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Autore: Zenya Shiroyume    18/01/2015    6 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo non è un videogioco! O forse sì?

Sul pacifico regno di Mistral, il sole brillava alto in un cielo azzurrissimo, tanto da mescolarsi perfettamente con i vari specchi d'acqua tipici della nazione, mentre gli uccellini cinguettavano allegri danzando tra le nuvole.
Sembrava una giornata come tante, semplice, all'insegna di raccolti e pascoli, di feste e ricevimenti, ma nonostante ciò, quella giornata d'estate era iniziata nel più improponibile dei modi per gli abitanti del Palazzo Reale, la cui Ala Ovest aveva assistito all'ennesima esplosione.
La calma, che fino a poche ore prima aleggiava tra le spesse mura di pietra del castello, era stata spazzata via da due bigliettini e una brodaglia color ciliegia.
“IO SAREI COSA?!” ripeté ancora Anthel, confuso e spaventato, con la voce di qualche ottava più acuta.
Elorin lo fissò per un altro paio di secondi, scocciato da quella reazione, e batteva il piede destro in attesa che lo stregone si desse una calmata o per lo meno smettesse di urlare. Odiava a morte quel comportamento, voleva semplicemente che il suo caro amico d'infanzia facesse come diceva lui e basta, senza se e senza ma. Purtroppo quello era il carattere del giovane apprendista e nulla lo avrebbe cambiato.
“Hai finito? La vuoi questa spada?” fece il Principe indispettito.
“A-Aspetti, non mi sembra una buona idea!”
“E perché no?”
Il giovane stregone iniziò a guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno che lo aiutasse a uscire da quella situazione. L'araldo era indietreggiato di pochi passi, così come l'uomo alle spalle dello stesso apprendista (non sembrava più tanto convinto, semmai lo fosse stato, riguardo alla sua richiesta di un'udienza), mentre il paggetto sembrava cedere sotto al peso delle armi del cosiddetto Eroe.
“E-Ehm, la Principessa è vostra sorella e credo sia compito vostro salvarla... P-Poi io potrei essere considerato solo un mero messaggero, viste le mie capacità...” si azzardò quindi Anthel, con la speranza che le sue argomentazioni fossero quantomeno valide di fronte al capriccioso principe. E effettivamente lo sembravano, qualsiasi persona normale non avrebbe trovato modo di opporsi, ma Elorin faceva eccezione. Nel suo bel castello in aria, lui aveva ragione e tu torto, chiaro e semplice come l'acqua.
Il biondino si schiarì la voce, con fare autoritario: “Tecnicamente sì, ma in sua assenza devo prendere le redini del regno!”
Nei suoi grandi occhi azzurri, identici a quelli di Sefia, scaturì un piccolo scintillio. Anthel lo interpretò come eccitazione, in quanto quella poteva essere l'unica possibilità che il Principino aveva per governare su Mistral, perché secondo sulla linea di successione.
“E poi non possiamo attendere che un vero Eroe si presenti, la sicurezza della principessa è la nostra priorità!”
“Quindi manderesti uno stregone, privo di esperienza nell'arte della spada, a salvare la vita della nostra futura regina? Non sarebbe meglio mandare qualche soldato più forte di me?”
Avanti, come fai a non darmi ragione?, pensò Anthel, in attesa della risposta di Elorin a cui sicuramente non avrebbe potuto controbattere, C'è tanta gente più forte di me!
Elorin si spostò a passo lento alla sua destra, per poi tornare indietro, con la schiena leggermente irrigidita a causa della posizione di disagio in cui lo aveva messo l'amico dai capelli arancioni. Era stato giustamente colto in fallo, lo stregone aveva esposto le sue ragioni in quella specie di arringa da corte di giustizia e lui, in quanto Principe, doveva trovare una risposta degna dei grandi sovrani di Mistral. Ma ovviamente gli mancavano le parole e non poté far altro che continuare ad arrampicarsi sugli specchi.
“N-Non posso però privare l'esercito dei suoi migliori elementi! E poi credo tu sia più che capace...”
“Non ci credi affatto, vero?” borbottò Anthel pedante, guardando il Principe di sottecchi.
“Affatto...”
“Quindi perché?”
Elorin fece spallucce: “Perché dovrei pagarlo di più, un soldato! Invece tu sei mio amico e so che puoi benissimo essere un Eroe... Anche se non si è mai visto un eroe con quei capelli!”
“LASCIA STARE I MIEI CAPELLI! E POI NON SONO UN EROE! E NON SONO NEMMENO PAGATO!”
“Prima di tutto, dammi del 'voi' e smettila di urlare... Poi vogliamo andare avanti così tutto il giorno? Vuoi continuare a discutere sapendo benissimo che farai come ho detto io? -chiese il biondino inarcando il sopracciglio destro- Mi sto un po' stufando di questa conversazione...”
“Nossignore...” Anthel trattenne l'urlo disumano che voleva tanto rivolgere all'amico e si morse il labbro. Capitava sempre così, sin da quando erano piccoli: Elorin voleva giocare con la palla e finiva per lanciarla troppo lontano, oppure faceva cadere qualcosa di prezioso nel ruscello, benissimo! Tanto c'era il caro vecchio stregone a risolvere la situazione! Ma quelli erano problemucci di poco conto, ora si parlava di dover salvare una principessa rapita da chissà che cosa! Quello andava ben oltre il concesso!
“Bene! Allora ascoltami attentamente! Quello che sto per dirti ti sarà di vitale importanza!”
“C-Che vuoi dire con vitale?!” chiese l'appena nominato Eroe, cadendo dalle nuvole.
“È solo un modo di dire! Non significa che tu possa rimanere ucciso in questa impresa...”
Il volto dell'apprendista sbiancò di botto, abbandonando quella strana colorazione arancione che lo aveva caratterizzato nelle ultime ore. Si sentì mancare la terra da sotto ai piedi, ma la risata beffarda e poco convinta del Principe lo trattenne dallo svenire e cadere come una pera.
“Ok, se non hai altre obiezioni (e vorrei che non ne avessi), iniziamo il tutorial!”
Al battito delle mani di Elorin, accorse trafelato un altro paggetto, di qualche anno più grande del primo, con una pesante lavagna su rotelle su cui erano tracciati malamente numerosi scarabocchi, che ad un occhio distratto sarebbero sembrati degli orsacchiotti storpi, quando alla fine erano delle ridicole caricature dello stesso stregone.
“E quella cosa sarebbe?” chiese questo, mentre il suo corpo cercava di riprendersi dalla quasi mancata perdita di sensi.
“Il tutorial, ovvio!”
“Sembra che vi ci siate divertito a disegnarlo... Quasi come se avesse programmato tutto...”
Elorin rise sguaiatamente, esattamente come non ci si aspetterebbe da un principe che ha appena nominato il salvatore del proprio regno: “Ma che vai a pensare! Ahahaha!”
Anthel sospirò, ormai totalmente in balia dei capricci del suo amico d'infanzia: “Va bene, proceda...”
“Bene, prima di tutto la tua classe! A guardarti, direi che il guerriero ti s'addice! Infatti le armi le hai già!”
“Perché? Perché dovrebbe decidere una cosa simile? -chiese alzando la mano, come volesse chiedere spiegazioni al proprio mentore- Ho studiato per anni le arti magiche, non sarebbe il caso di farmi procedere su questa strada? E poi, in riferimento a quei numeri, io non avrei nemmeno la forza per tenere in mano quel tipo di arma...”
“Ma che vai dicendo? Sei veramente pedante, certe volte... Abbi fiducia in te stesso!”
Ci fu un tonfo ad interrompere il discorso del Principe che, assieme al suo campione, si voltò per trovarne la causa. Il paggetto incaricato di tenere in bella mostra lo scudo e la spada recanti lo stemma della Famiglia Reale era a terra, il cuscino a schiacciargli le mani incastrate sotto all'elsa dell'arma.
“Come volevasi dimostrare! Poi da dove diavolo ha preso quei dati?!”
Elorin alzò l'indice, con fare malizioso: “Il Gran Mago Bepharis sa più cose di te di quanto immagini!”
“I-Il Maestro?! C-Cosa sa di preciso?” chiese guardingo Pel di Carota, sorpreso da quella strana rivelazione riguardante il suo anziano mentore e tutore.
“Su questo non ha voluto divulgare altro... Ha parlato di alcuni esperimenti che ha svolto mentre dormivi... Ma tornando a noi! L'Eroe non è mai uno stregone, semmai la magia la impara col tempo!”
Questa volta, Elorin non permise ad Anthel di dire qualcosa a riguardo, voleva concludere abbastanza in fretta quella pantomima, anche perché poi non aveva altro tipo di equipaggiamento da consegnare al suo Eroe. Quindi, con un ampio gesto della mano, indirizzò lo sguardo dello stregone al centro della tavola di ardesia, su cui era disegnata una figura più grande e dettagliata nella quale si poteva riconoscere qualche tratto appartenente al vero Anthel.
“Questo sei tu e, come puoi ben notare, sei ad un misero livello uno...”
Livello uno? Che diavolo significa? pensava intanto il diretto interessato, ascoltando una parola su tre di quello strano monologo.
“Qui puoi vedere i tuoi punti vita... Non ti conviene che arrivino a zero, altrimenti... Beh, lo puoi immaginare! Ma puoi ovviare a questo problema usando delle normali pozioni di vita.”
“Questo lo so! Sono io che le produco per l'esercito! Mi sembrava che almeno questo lo sapesse!” fece con una leggera nota di amarezza nella voce, che cercava di mantenere costante e bassa.
“Beh, visto che fai tanto il saputello e conosci le basi, direi che conviene passare alla parte più interessante!”
Il secondo paggetto ricevette l'ennesima occhiata autoritaria e quasi tirannica di Elorin, che lo convinse a girare velocemente la lavagna, mostrando un'altra serie di strani disegni che dovevano rappresentare (sempre con molta fantasia) dei mostri tipici delle province di Mistral.
“Quindi, Anthel. Conosci i compiti dell'Eroe?”
“N-Non dovevo solo salvare la principessa?” chiese come se non si aspettasse ulteriori mansioni.
“E come pensi di fare da solo? Ovvio che prima dovrai crearti una certa reputazione tra la gente, cosicché poi decidano di aiutarti!”
“Ora capisco perché non hai voluto fare tu l'Eroe... Non piaci molto alle persone...” fece a bassa voce il giovane dai capelli arancioni, insinuando le vere ragioni delle decisioni dell'amico.
“Hai detto qualcosa?!” borbottò Elorin, con una piccola vena che pulsava sulla tempia destra. Anthel si limitò a sorridere imbarazzato e a scuotere le mani per aria, con l'intento di far tornare il discorso sulla via precedente.
“In ogni caso, dovrai aiutare chiunque abbia bisogno di una mano, così che siano in debito con te e decidano di accompagnarti in questa impresa. Ed è per questo che non dovrai mai negare i tuoi servigi a nessuno... Poi c'è la faccenda dei mostri e dei Boss...”
Il principe, con le braccia conserte sotto alla sua stuola di velluto rosso, iniziò a scuotere piano la testa, schioccando ritmicamente la lingua contro il palato. Sembrava stesse meditando sulle sue parole, valutandole superficialmente, in quanto tutto era già stato deciso. Appena smise di rimuginare, di fronte allo spazientito stregone, riprese a parlare con la stessa poca convinzione di prima.
“Quella sì, che è una bella gatta da pelare. Non sappiamo esattamente dove sia il castello in cui è rinchiusa mia sorella, ma ci saranno orde di mostri ad ostacolarti... Non vorrei essere proprio nei tuoi panni!”
Vorrei ben vedere!
“Proprio riguardo ai mostri non ha nulla da dirmi?! Sa, credo siano la parte più importante, visto che potrei lasciarci la pelle!” replicò Anthel, la cui voce si faceva sempre più tremolante.
“Effettivamente non ne so molto... Credo che determinati tipi di attacchi, in base al loro 'tipo', dovrebbero essere efficaci! Ti faccio un esempio: un mostro di tipo fuoco sarà debole ad attacchi e magie d'acqua...”
“QUESTO ME LO HA Già SPIEGATO IL MAESTRO BEPHARIS A LEZIONE! NON PUò DIRMI ALTRO?!” sbraitò il giovane, riuscendo a trattenere almeno le irripetibili imprecazioni verso il suo non-più-così-caro amico d'infanzia, in favore di un'obbiezione più che lecita.
Elorin scosse la testa, schioccando ancora la lingua, con un ritmo incalzante e irritante: “Mi dispiace, non so altro... Per il resto devi solo acquisire sempre più esperienza! YES! L'ESPERIENZA è LA CHIAVE!”
Il biondino si lasciò sfuggire di nuovo quella sua risata molto poco principesca e si voltò verso il trono del padre, lasciando che l'Eroe assimilasse tutte le informazioni appena raccolte senza doverne vedere la faccia iraconda e isterica.
“Beh, direi che è tutto! Buona fortuna, Anthel!”
Lo stregone sospirò abbattuto, senza poter dire nulla che potesse cambiare il proprio destino e si mise in marcia, afferrando le pesanti armi che lo avrebbero identificato come un Eroe in partenza per un'epica impresa di salvataggio. Se epica si può definire.
“Mi raccomando! Uccidi tutti quegli orribili mostri e torna a casa con Sefia!”
“Sì, sì, come ti pare...” borbottò questo, senza guardare il proprio sovrano, pensando che se si fosse girato, avrebbe utilizzato quelle armi su di lui. Mosse qualche passo verso la grande porta di legno massiccio, che si stava lentamente aprendo sul cortile del Castello, mentre i i suoi piedi iniziavano a rallentare. Voleva girarsi, e così fece, sperando che il Principe avesse cambiato idea e che decidesse di mandare qualcuno di più capace a salvare Sefia. Purtroppo per lui, quello che vide fu completamente diverso da quello che si era aspettato.
Il Principe sedeva di nuovo sul trono della sorella, con le gambe che ciondolavano dal bracciolo alla sua sinistra e lo scettro che aveva ripreso la sua corsa di giostra accanto la testa dell'araldo. Sul viso aveva un sorrisetto di pura soddisfazione che nessuno avrebbe potuto strappargli, nemmeno l'uomo che lo affiancava riusciva a fargli capire la gravità della situazione, tanto meno il cittadino che era venuto in cerca dell'aiuto della Famiglia Reale.
“Va' al diavolo, Principe dei miei stivali...”
“Hai detto qualcosa?” chiese questi distrattamente.
“A-Assolutamente no!”

*****

“Cavoli, se pesano!” boccheggiò Anthel, con la spada poggiata sulla spalla e lo scudo sulla schiena, a mo' di borsone da campeggio.
L'aria era calda e umida, difficile da sopportare in quelle condizioni. Inoltre, come se non bastasse, numerosi animali da fattoria sfrecciavano divertiti tra la gambe del poveretto.
Il villaggio brulicava di vita, i mercanti urlavano da un capo all'altro della strada, cercando di attirare quanti più clienti possibili per vendere oggetti dall'aspetto esotico, i bambini correvano per le affollate vie, scontrandosi spesso coi passanti (tra cui l'appesantito stregone), mentre le donne giravano con acqua e provviste, spettegolando tra loro su argomenti di varia natura.
“Meno male che la notizia non si è ancora diffusa... Se sapessero di Sefia, si scatenerebbe il putiferio... Speriamo però che quell'uomo venuto in udienza non dica nulla...”
Hai finito di ciondolarti? Saranno passate due ore e non hai ancora combinato niente di buono...” fece una vocetta famigliare e fastidiosa, interrompendo il flusso dei pensieri di Anthel.
“M-MA CHE DIAVOLO?! D-D-DOVE SEI?!”
Il giovane balzò di circa dieci centimetri per lo stupore, cercando terrorizzato il principino pronto ad affibbiargli altri compiti poco felici, sotto lo sguardo interdetto del popolo. Come avrebbe potuto sentire quella voce, quando lui era già parecchio lontano dal Castello in cui era cresciuto? Doveva trovare una risposta o molto probabilmente avrebbe finito per dare di matto.
Certo che urli parecchio... E poi dov'è finito il rispetto per il tuo sovrano? Lo hai lasciato sotto al letto?”
Lo stregone raccattò baracca e burattini e corse in un vicoletto, gettando a terra la sua sacca da avventuriero con la grazia di un cinghiale. Si guardò dapprima intorno, confuso e agitato, per poi iniziare a parlare al nulla non appena si rese conto di essere completamente da solo.
“P-Perché sento la vostra voce? Sto diventando pazzo?” chiese in un sussurro.
Nah, non credo tu stia impazzendo, anche se con tutte le esplosioni che provochi mi stupisce il fatto che tu sia ancora vivo...”
“LA VUOLE SMETTERE DI INSULTARE?! E MI DICA PERCHé LA SENTO!”
Ehi, stai calmo! Ti sto parlando con un amuleto che ho trovato nel laboratorio di magia... Non so esattamente come funzioni, ma la tua reazione è stata divertente!”
“Che cosa vuole ancora da me?” nella voce di Anthel era chiara l'esasperazione, dovuta soprattutto al nuovo intervento del giovane Principe. Non si era di certo aspettato un titolo importante come quello di Eroe, ma meno ancora un intervento a distanza. Che diamine! Addirittura gli ordini via 'etere'.
Voglio istruirti sulla città e le varie quest!”
“Ques-cosa?!”
“Quest! Missioni secondarie! Pensavo avessi studiato!”
Anthel digrignò i denti, sull'orlo di una crisi di nervi, e iniziò a grattarsi nervosamente la testa: “E cosa dovrei fare?”
Vedi quella vecchietta vicino al recinto dei maiali? Vai a chiederle se ha bisogno di aiuto!”
Come fa a vederla?,
si chiese, per poi lasciar stare le varie obiezioni che gli ronzavano in testa.
“Non c-credo possa aiutarmi a salvare la principessa...”
Tu fallo e basta!”
Questi obbedì non senza riserve, attaccando il fodero della spada alla cintola e abbandonando il pesante scudo di ferro rosso e blu.
E quello lo lasci là?”
Elorin venne bellamente ignorato in favore, a detta di Anthel, di un momento di pace (e di leggerezza) più che meritata. Ma ovviamente per un eroe non esiste la tranquillità.
Infatti, non appena entrò nel raggio visivo della vecchia signora, questa iniziò ad inveire verso il povero Pel di Carota, che sobbalzò nuovamente.
“Giovanotto! Vieni immediatamente qui!” gracchiò come una vecchia strega delle favole.
“D-Dica signora!”
“Come ti chiami, caro?”
“A-Anthel...”
“Bene... Allora vai a recuperare i maiali che sono fuggiti!”
“COSA?! Perché?”
La vecchina dondolò sul posto, con un grosso gatto steso sulle ginocchia, e ridacchiò come farebbe uno psicopatico: “Sei un cacciatore, no? Allora vai a prendermi i maiali!”
Anthel piegò la testa di lato, incuriosito da quella fantasiosa associazione di idee, mentre Elorin (ancora ignorato come una noiosa lezione di filosofia) continuava a dirgli di obbedire alla strana signora.
“Ah, ho capito! Non ho detto Hunter, non sono un cacciatore; mi chiamo Anthel! Non Hunter!”
“Come hai detto, figliolo? Dove sono i miei maiali?”
Hai sentito la signora? Avanti, march!”
“N-Non mi sembra il compito di un E-Eroe...” cercò di replicare.
Avanti, march!” ripeté Elorin entusiasta tramite il suo bizzarro strumento di comunicazione.
Il giovane emise l'ennesimo sospiro e obbedì, sperando in un finale quantomeno accettabile e a una ricompensa ai limiti dell'umano. La piazza era affollata, la vecchia continuava a gracchiare e dare istruzioni confuse, accompagnata ovviamente da Elorin che aveva da dire la sua, accomodato su un trono che non gli apparteneva, mentre delle bestie, di un numero imprecisato, non si vedeva l'ombra.
Si mise in marcia, ignorando altre richieste d'aiuto che avrebbe (o forse no) accolto in seguito, poi, nascosto sotto ad un banchetto di amuleti elfici, vide una piccola coda riccioluta e rosa.
“Beh, non è stato così difficile!” disse avvicinandosi, per poi incontrare l'olezzo di escrementi e cibo marcio proveniente dal maiale, che lo fece tossire talmente forte da far fuggire il piccolo suino.
“Ti odio, Elorin...” borbottò stramazzando a terra.
Gli Eroi non provano odio! Gli Eroi sono puri di cuore! E poi è colpa della signora, che non ti ha detto del maiale flatulente...”
“Ho sempre più chiaro il motivo per cui non hai voluto fare tu l'Eroe...” fece rialzandosi e partendo all'inseguimento della sua preda.
Si ritrovò a correre per diversi minuti tra bancarelle e mercanti, con la spada che sbatteva dolorosamente contro la gamba e i ragazzini del villaggio che tentavano di ostacolarlo per divertimento, fino a che riuscì a riportare dalla sua proprietaria il piccolo fuggitivo.
“Ohh, vedo che lo hai acciuffato! Che bravo, tieni questa mela come ricompensa... Poi vai a prendere gli altri due!”
Anthel si ritrovò tra le mani un frutto acerbo, dalla buccia talmente verde da ricordargli la sua tinta precedente di capelli e lo fissò con frustrazione. Non osò dire una parola, in quanto un 'Eroe è puro di cuore' e altre stupidaggini di quel genere, stupidaggini tipiche forse di Elorin.
Non appena si voltò, vide il secondo porcellino sguazzare nella fontana della piazza e una parte di lui si sentì sollevato nel non doverlo cercare in altre aree del villaggio, ma ovviamente non poteva abbassare la guardia.
Si avvicinò guardingo, con la paura che il maiale fosse puzzolente o scatenato come il fratello, ma invece questo si lasciò prendere senza problemi.
“Oh, ottimo! Se l'ultimo è come te, potrò liberarmi di quell'inquietante vecchina...”
Sorrise a quel pensiero e il suo sorriso s'allargò ulteriormente quando poggiò l'animale a terra, che rimase accanto ai suoi piedi aspettando qualche bocconcino di frutta o cereali.
“A questo punto andrei a cercare anche l'ultimo! Così non dovrò fare più viaggi...”
In quell'istante, numerose donne iniziarono ad urlare e alle spalle dello stregone si udì un boato e un ruggito; sotto di lui la terra iniziò a tremare e il secondo porcellino si rifugiò tra le sue gambe, rischiando di farlo cadere, poi un oggetto sferico lo colpì alla testa. Per terra rotolò un'arancia del medesimo colore dei suoi capelli e un'ombra s'allungò sempre più, nascondendo l'eroe dalla calda luce del sole.
Il piccolo suino grugnì spaventato, mentre un'enorme mano verdognola lo sollevava per aria.
No, non mi giro! No! È fuori discussione che mi giri!, pensava intanto Anthel tremando come una foglia, mentre Elorin lo chiamava insistentemente, allarmato dal baccano.
Il giovane dai capelli arancioni si fece coraggio (come preferiva definirlo lui, quando alla fine era semplice desiderio di autoconservazione) e si voltò, dinnanzi all'orribile creatura.
Di fronte a lui c'era un enorme orco, alto intorno ai tre metri e mezzo, che soverchiavano i miseri uno e sessantotto dell'Eroe, il cui naso venne attaccato da un olezzo ancora peggiore di quello del primo maialino. L'essere aveva le spalle grosse e muscolose, così come il resto del torace lasciato in bella vista da stracci logori e sudici. La testa era piccola, molto rotonda e coperta di peluria marrone, nonché da pustole e strane escrescenze, che un po' si mimetizzavano al naso e alla orecchie. Nella mano destra teneva un pesante randello di legno, decorato da piccole chiazze di sangue rappreso.
Questi sorrise al ragazzo che gli arrivava appena sopra la cintola, mostrando due file di denti dall'aspetto marcescente.
Anthel ebbe un conato di vomito, misto alla paura che gli faceva ballare le ginocchia e sbiancò.
Ehi, fa' qualcosa! -intimò Elorin nel peggiore dei momenti- Sei un Eroe o no?”
Se vuoi, puoi combattere tu...
questa fu l'unica cosa che il giovane riuscì a pensare.
Il bestione parlò, con una voce talmente cavernosa da far tremare ancora la terra: “Questo sarà il mio spuntino! Ahahaha!”
“R-R-R-R-R-R-Ridammelo e v-v-v-vattene dalla c-c-città...” balbettò l'Eroe con tutto il coraggio che aveva a disposizione. Effettivamente non era poi così coraggioso.
“Hai detto qualcosa, gamberetto?”
NOSSIGNORE! La prego, non mi uccida, volle rispondere, ma disse, questa volta cercando di limitare la balbuzie e il tic all'occhio ballerino: “V-Vattene im-immediatamente o...”
“O cosa, gamberetto? -fece alitando in faccia al valoroso eroe- Mi ucciderai?”
Il mostro non attese la risposta e si mise a ridere fragorosamente, spaventando ancor di più il resto del villaggio.
Credo mi serva un cambio di pantaloni...
“Levati dai piedi!”
Il giovane venne scaraventato su una montagna di cassette di frutta con un calcio e l'orco si girò, per dirigersi verso la sua tana, situata poco fuori il villaggio, per godersi il suo spuntino a base di maiale. Poi, oltre al danno anche la beffa: legato alla cintola, appeso come un salame, dondolava impaurito il terzo maialino della vecchina.
“Non ci sto credendo...”
A cosa? All'orco che ha attaccato il villaggio o alla tua sonora sconfitta?”
“Noto una vena di sarcasmo?” chiese intontito il giovane mago.
Affatto, ma hai un dovere verso la signora dei maiali! E poi mi pare di aver sentito da quel signore dietro di te che quel mostro ha rapito un sacco di ragazze!”
Anthel mugolò, quasi inorridito all'idea di quello che stava per dirgli Elorin.
Sai cosa significa? È L'ORA DELL'AVVENTURA!”
“Non hai idea di quanto ti odi...”



   
 
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