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Autore: Gobbigliaverde    19/01/2015    1 recensioni
- Possibile che ho passato tre anni della mia vita a cercare di credere alla magia, e ora tutti mi dicono l'inverso? -
C'è chi perde la persona che ama, chi perde la strada, chi la famiglia, e chi la memoria. In questo mondo c'è di tutto. Ma siamo qui tutti assieme, su questo pianeta, per aiutarci a vicenda a ritrovare quel pezzettino di noi che abbiamo perso. In questa vita l'unica regola è rompere le regole... e queste regole sono dettate dalla magia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA PECCA NEL PIANO

 

 

— David — sussurro io. — Ti ricordi di me
    — Cielo, Emma! Ti ho cercata ovunque! Come potrei dimenticarmi di mia figlia? — risponde con gli occhi lucidi.
    Sorrido. Più di una persona si è scordata di me, tra cui mio figlio e mia madre. Non è una cosa impossibile. Abbraccio David, e un’ondata di emozioni mi travolge. Sembrano passati secoli dall’ultima volta che qualcuno mi ha abbracciata con sincerità, dall’ultima volta che qualcuno mi ha seriamente capita. Non importa se Killian dice di amarmi, non importa se ho una figlia ad aspettarmi. Ora mi importa solo di rimanere aggrappata alla giacca di quell’uomo come se fosse l’unico appiglio per salvarmi da questa specie di falsa realtà.
    — Papà — sussurro ancora. Ora mi sento davvero amata, davvero in una famiglia. Cosa comporterà la scelta di accettare le mie vere origini in un mondo che non distingue più il bene dal male non lo so, ma dentro di me, sento che questa è la decisione più giusta che abbia mai preso.
    — Emma, abbiamo un problema. — La sua voce trema. Non lo avevo mai sentito così spaventato. Le sue braccia si stringono forti attorno a me, e mi pare quasi di essere tornata una bambina indifesa. Solo che questa volta c’è mio padre a proteggermi. E sono certa che non mi lascerà mai andare. Mai.
    La presa si affievolisce, e io riesco a scorgere un lampo di terrore passargli negli occhi azzurri.
    — Che succede? — chiedo con aria innocente, quella di una bambina strappata dal mondo delle fiabe.
    — Sandman… Non ricordi proprio nulla, eh? — sospira grattandosi la nuca.
    — Rinfrescaci la memoria, allora — sbotta seccato Uncino, che sembra sentirsi fuori posto. Ed effettivamente non ha tutti i torti.
    David lo rimprovera con lo sguardo, poi inizia a raccontare.

Foresta Incantata, tempo prima.
Gemma era lì, distesa, con i suoi bellissimi capelli mori che piano piano sfumavano in mille tonalità di oro pallido, e il suo corpicino esile era cinereo, freddo come il ghiaccio, sembrava quasi morto. Sarebbe successo, Killian lo sapeva. Avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di tenerla in vita a tutti i costi, e probabilmente Gold conosceva questa sua debolezza, ecco perché aveva fatto ciò che aveva fatto. Fa sì che loro stiano bene per sempre. Era l’unica cosa che aveva chiesto a Tremotino. Fa sì che loro stiano bene per sempre. Glie lo aveva chiesto con una tale disperazione che Gold si era persino abbassato a fare un accordo con lui. Chiaramente, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, ma non lo fece. Chiese solamente di essere implorato. E tutta la forza del pirata svanì in un solo battere di ciglio, in un solo respiro.
    Ma tutto rimase com’era. Uncino chino sulla bambina addormentata in un sonno così profondo da non potersi più svegliare, la folla che sembrava muoversi a rallentatore, l’atmosfera ovattata e la luce quasi accecante agli occhi di chi non voleva guardare. C’era un’unica cosa che David non capiva. Emma non si era mossa di un centimetro da quando era cominciato tutto quel trambusto. All’inizio aveva pensato che fosse scioccata, ma poi, guardando meglio, il principe notò che sua figlia era concentrata su quel bicchiere che teneva in mano. Le dita affusolate strette convulsamente attorno al vetro facevano roteare il liquido lentamente, mentre la ragazza lo osservava con aria molto attenta, forse troppo, come se potesse rivelargli tutti i segreti della sua esistenza.
    David le si avvicinò lentamente, e sfiorò il gomito di Emma che si voltò di soprassalto. — Ho visto solo una volta qualcuno che osservava un oggetto in quel modo, e non è finita poi così bene… Ti ricordi quel film che mi hai fatto vedere tempo fa? Un po’ surreale, ma carino.
    — Mi hai spaventata — sorrise lei. — Mi piacerebbe davvero sapere cosa intende per “surreale” uno che viene dalla foresta incantata — sbuffò ritornando a mescolare il suo drink.
    — Emma, non era uno scherzo, hai davvero la stessa aria di Gollum con il suo anello… Solo che quella roba non ti darà alcun potere, oltre una bella sbornia — la rimproverò lui cercando di comprendere il comportamento della figlia. David allungò una mano verso il bicchiere quasi vuoto, ma lei lo scostò con uno scatto, rischiando di rovesciarne il contenuto.
    — Non è per te — rispose secca, e si avvicinò alla folla che si stringeva sempre di più attorno alla piccola principessa.
    Killian in ginocchio malediceva il giorno in cui aveva fatto torto a Tremotino, malediceva se stesso e tutto il resto. Avrebbe dovuto esserci lui in quella situazione, non la bambina. Non sua figlia. Avrebbe preferito essere trapassato dalla spada di Gold piuttosto che assistere a quella scena. Ma le sue lacrime non lo avrebbero portato a nulla.
    Per un istante vide la moglie percorrere a grandi passi la sala, e credette di essere su un altro pianeta, perché sembrava così leggiadra da volare a pochi centimetri dal tappeto rosso, ma le lacrime gli offuscavano la vista e la mente era riempita di tutt’altro per preoccuparsi di questo. Poi notò anche quel bicchiere. Era tutta la serata che girava con quel liquido, ma probabilmente ne aveva bevuto sì e no qualche goccia. Emma si fermò sorridente di fronte al marito in preda allo sconforto, inginocchiato e debole. Gli occhi gonfi di Killian colsero un’ombra di malvagità in quelli della Principessa.
    — Era esattamente così che doveva andare. — sospirò lei, quasi compiaciuta.
    — Swan, che stai dicendo? Tu… Sei per caso impazzita? — esclamò il pirata sbarrando gli occhi terrorizzato.
    L’ultima cosa che riuscì a sentire, fu il grido spaventato di Tremotino che si stagliava sul vociare stupito del pubblico. — Non ho potere su questa sabbia!
    Poi Emma lasciò cadere il bicchiere, e tutto si infranse come se non ci fosse cosa più fragile di quella realtà.

Manhattan, oggi.
In sostanza è colpa mia — sussurro io cercando di allontanare sia mio padre sia Killian da me. Se ho davvero fatto quello che mi hanno raccontato, sono un mostro…
    — No Emma… Non è colpa di nessuno — cerca di rassicurarmi David. Non c’è nulla da dire, sono un mostro, ho distrutto la vita di tutti. — Emma, eri solo una pedina del gioco di Sandman, non c’entri nulla. — Tutti i tentativi di mio padre non servono a nulla. Se quel liquido non avesse toccato terra, io sarei a casa. Loro sarebbero a casa.
    — Cosa conteneva il bicchiere? — chiedo freddamente. I due si guardano con aria perplessa.
    Uncino non sapeva nulla di questa storia, glie lo si legge negli occhi. — Una cosa è certa, non era un super alcolico — azzarda, lanciandomi un’occhiataccia. — Ma da quello che ha detto Gold, non eri proprio tu ad agire, ma la sabbia.
    — E per sabbia si può intendere “Sandman”, visto quella che ha usato su mia nipote — aggiunge David calcando il tono sulla parola “mia”.
    Passano alcuni secondi. Credo di avere la risposta. — Incubi — azzardo.
    — Cosa? — Si voltano a guardarmi senza capire di cosa stia parlando.
    — Incubi — ripeto con calma fredda. — Il liquido nel bicchiere erano incubi! — esclamo. Tutto torna. Se ero in quello stato semi incosciente, era a causa degli incubi. Chissà che situazione stavo vivendo nella mia mente in quel momento! Sandman aveva programmato tutto. Il suo piano era far cadere tutta la colpa su Tremotino, e se lui non fosse caduto nell’inganno, su di me. Ma per sua sfortuna non aveva tenuto conto del fatto che in questo tipo di sortilegi c’è sempre qualcuno che ricorda tutto. L’unica domanda che resta, è… — Ma che diavolo vuole da noi un pazzo che mette la sabbia negli occhi dei bambini per farli dormire?
    I due sembrano rimasti basiti dal mio scatto di ira, ma non ce la faccio più. In questo mondo nulla ha un senso logico, le cose sembrano accadere per caso, ma in realtà scorre tutto attorno ad un disegno preciso, gli indizi piovono dal cielo, ma la metà portano a false piste, la gente sparisce senza lasciare traccia, i fantasmi non sono morti, e punto più importante, nessuno sa chi cavolo sono io realmente o che diamine ci sto a fare qui. Sembra proprio un incubo. Esattamente come quel drink. E ora sto realizzando che ci sono infinite probabilità che noi stiamo vivendo per davvero in quel drink. Ovvero l’incubo. D’un tratto tutto si fa chiaro. Sandman ci ha portati nel suo incubo.
    — Complimenti Swan. Non pensavo ci saresti arrivata così in fretta — sbotta la sua voce, mentre il cielo inizia a riempirsi di nuvoloni neri e l’aria di terrore puro.

  
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