Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: SSJD    19/01/2015    4 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Come Fratelli, pubblicato qualche mese fa. La storia è ambientata nel periodo successivo alla scomparsa di Goku, a causa di Cell. Chichi è incinta di Goten e sta per partorire.
Dal testo:
Dopo che Mirai Trunks era tornato nel futuro, Vegeta aveva perso, oltre a Goku, anche la voglia di vivere e di combattere. Era riuscito con fatica a ritrovare la serenità perduta grazie a Bulma, il piccolo Trunks e, motivazione non trascurabile, la promessa che aveva fatto a Goku, prima dell’arrivo dei Cyborg, quella cioè di prendersi cura della sua famiglia nel malaugurato caso in cui gli fosse successo qualcosa.
Trascorso un mese, da quel terribile scontro, Vegeta sentì che era giunto il momento di mantenere la promessa fatta a colui che, ormai, considerava suo fratello e, in una fresca mattina di primavera, uscì di casa e prese il volo verso il monte Paoz, per andare a far visita a Gohan e Chichi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Chichi/Vegeta
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~
Il mattino dopo, Bulma fu svegliata dal campanello della porta d’ingresso. Si alzò e si rese conto di aver dormito completamente nuda e di non aver sentito freddo solo perché Vegeta emanava una quantità di calore che avrebbe potuto scaldare l’intera abitazione. Si stupì nel vedere che il sayan si era già alzato; non si era accorta di nulla. L’aveva lasciata a dormire con il suo amatissimo plaid addosso sgattaiolando via come una piuma per non svegliarla. Si infilò velocemente la biancheria intima e indossò la vestaglia di raso che aveva addosso la sera prima, ringraziando il cielo che Vegeta non gliela avesse strappata di dosso come aveva fatto in alcune occasioni di impeto irrefrenabile. Infilò le pantofole e si diresse a grandi passi verso la porta per andare ad aprire.
Mentre maneggiava il mazzo di chiavi per cercare quella giusta, sentì di nuovo suonare il campanello e allora chiese scocciata:
“Sì, un momento, chi è?”
“Sono il dottor Kami, mi manda l’ospedale” rispose una voce maschile dall’altra parte della porta.
“Ah! Sì, un attimo solo…” disse Bulma riuscendo finalmente ad infilare la chiave nella toppa. Si diede una sistemata veloce ai capelli, si guardò allo specchio appeso nell’atrio per vedere di non avere evidenti tracce del passaggio di Vegeta la sera prima e commentò a se stessa:
‘Si vede lontano un miglio…mi ci vuole una doccia e un caffè...il più presto possibile’
Poi aprì la porta e si trovò di fronte un uomo alto, molto robusto che teneva in una mano, ricoperta da un costosissimo guanto in pelle, una valigetta tipica da medico. Senza aspettarsi un “avanti” o un “prego entri pure”, l’uomo entrò in casa, appoggiò la valigetta a terra, si tolse i guanti e allungò la mano destra:
“Buongiorno, è lei la signora Son?”
“Oh, buongiorno…no, non si lasci ingannare dal mio aspetto…sono molto poco presentabile al mattino…ehehe, sembra che sia io ad aver appena partorito…Io sono Bulma Brief, la mia amica è di sopra” tentò di giustificarsi Bulma stringendogli la mano e accorgendosi che l’uomo la stava squadrando da capo a piedi.
“La signora è sveglia?” chiese lui con aria d’insufficienza, come se si stesse chiedendo dove fosse capitato.
“Ehm…non lo so…lasci il cappotto, venga, l’accompagno” disse Bulma infilando le scale dopo aver appeso il cappotto del medico all’attaccapanni all’ingresso.
L’uomo la seguì su per le scale e, per tutto il tragitto, Bulma si chiese che fine avesse fatto suo marito. ‘Quel sayan non c’è mai, quando c’è bisogno di lui’ pensò sapendo di mentire a se stessa con questa affermazione. La realtà era che quell’uomo non le piaceva, per non dire che le faceva anche un po’ paura. Pensò che sarebbe stato decisamente meglio trovare Vegeta e metterlo a guardia della camera di Chichi, durante la visita medica.
Non ci mise molto a capire che fine avesse fatto. Quando bussò alla porta della camera di Chichi e l’aprì, lo trovò lì, seduto sul bordo del letto, vestito con la sua immancabile tuta blu. Subito si voltò verso il dottore che era alle sue spalle e gli disse:
“Ehm…mi scusa un secondo?”
“Certo” disse l’uomo senza scomporsi.
Bulma entrò, richiudendosi la porta alle spalle, si avvicinò al letto nel quale l’amica si era appena svegliata e disse:
“Tutto bene? Che ci fai tu qui, Vegeta?”
“Buongiorno, Bulma…sono venuto a vedere come stava Chichi e, visto che sta benone, me ne stavo andando a fare colazione…tu? Tutto bene?” rispose lui con una naturalezza disarmante.
“Ehm…sì…cioè…non proprio…è…è arrivato il dottore…ma non è proprio come me lo aspettavo…mi sembra un po’ troppo…puntiglioso…non so come dire. Non mi va di lasciarlo da solo con Chichi, potresti aspettare fuori dalla porta fino alla fine della visita? Eh, Vegeta? Per favore!” chiese Bulma parlando loro con voce bassissima per non farsi sentire dal medico.
“Non lo devi nemmeno chiedere, Bulma, sai che non mi fido di quelli lì. Sarei rimasto qui fuori comunque…prega per lui che si comporti bene…altrimenti…lo sai, no?” rispose Vegeta scocciato.
“Ok, allora vado a chiamarlo, va bene Chichi?”
“Se è proprio necessario…” rispose la neomamma abbozzando appena un sorriso.
Bulma e Vegeta uscirono dalla camera e il principe, squadrando l’uomo da capo a piedi, potè finalmente capire a cosa si stesse riferendo Bulma con la definizione di ‘puntiglioso’. Si mise con le braccia conserte appoggiato al muro del corridoio e lo vide sparire con Bulma dentro la camera.

“Chichi, è arrivato il medico per…visitarti…Venga pure dottore” disse Bulma appena entrata “Io purtroppo devo prepararmi per andare a lavoro, i bimbi dormono e Gohan viene con me in laboratorio…”
“Ah, ho capito…” rispose Chichi un po’ sconsolata. Non se la sentiva proprio di stare da sola con quell’uomo.
“Oh, non ti preoccupare, ricordati che Vegeta è qui fuori, se hai bisogno di qualcosa” le rispose Bulma facendole l’occhiolino. L’amica rispose facendole un sorriso di gratitudine per aver permesso a Vegeta di restare.
“Bene, io vado, ti lascio nelle mani del dottore e ci vediamo più tardi. Arrivederla dottore, passi da me più tardi per la parcella”
“Naturalmente, a dopo” rispose il dottore con un fare che a Chichi parve veramente odioso.
“A dopo!” le gridò Chichi prima che l’amica sparisse dalla sua vista.
Appena Bulma fu uscita dalla camera, il dottore andò a chiudere la porta. A Chichi passò un brivido nella schiena quando lo vide girare la chiave nella toppa. Si chiese quale motivo potesse avere un dottore di chiudere una porta a chiave per visitare una paziente. Oltretutto, nel suo caso, la mossa sortì solo l’effetto di metterla ancora di più a disagio visto che, chiave o non chiave, se solo avesse chiamato Vegeta, avrebbe fatto sparire la porta con un solo dito. Questo pensiero la tranquillizzò un pochino e cercò di rilassarsi il più possibile.
 Il medico si avvicinò al letto ed esordì allegro:
“Buongiorno, io sono il dottor Kami, mi è stato detto che lei ha appena partorito un bellissimo bambino! Congratulazioni! Sono passato per visitarla e, se vuole, posso anche dare un’occhiata al neonato”
A Chichi sembrò che l’uomo avesse uno strano modo di fare. Era gentile, educato e, ad una prima occhiata poteva sembrare anche attraente. Era vestito in modo molto elegante, un po’ troppo per la circostanza e sembrava una di quelle persone che non esce di casa se non ha curato, nel minimo dettaglio, ogni particolare del suo vestire, della pettinatura e della cura del corpo. Aveva decisamente messo troppo dopobarba che la infastidiva parecchio. Era anche evidente che fosse passato da poco da una manicure e, cosa ancora più sconcertante, aveva senza dubbio trascorso almeno un’ora da qualche barbiere, prima di arrivare lì, per avere un taglio della barba come quello. C’era qualcosa che non andava in lui. Chichi pensò che forse quell’uomo le stava antipatico solo perché, praticamente, era l’esatto opposto di Goku. Decise di tralasciare le apparenze e, per non sembrare turbata, gli rispose distrattamente:
“Buongiorno a lei. Sì, le hanno detto bene, ho partorito l’altro ieri. Sto molto bene, però. Non so perché all’ospedale abbiano insistito tanto per farla venire qui. Mi spiace che si sia scomodato…con questa nevicata poi…”
“Oh, non si preoccupi per questo, è il mio dovere! Nevicata o meno, se c’è bisogno di un medico, io devo prendermi cura dei miei pazienti. Forza, si spogli, così le do un’occhiata” rispose lui togliendosi la giacca e infilandosi un paio di guanti in lattice.
“Ehm…guardi, veramente, non ce n’è bisogno, sto bene…” cercò di persuaderlo Chichi che, primo, non voleva farsi mettere le mani addosso da quell’uomo e, secondo, non voleva dirgli che non solo Goten era nato con un parto cesareo, ma oltretutto, a farlo nascere, era stato Gohan che aveva solo dieci anni.
“Suvvia, non si faccia pregare, non avrà mica paura di me…non ho mai ucciso nessuno sa?” insistette il dottore che proseguì: “Partorire in casa non è molto sicuro, è sempre meglio accertarsi che tutto sia tornato alla normalità”
A Chichi venne da ridere…lui non aveva mai ucciso nessuno, mentre invece Gohan e, soprattutto, Vegeta, che avevano fatto nascere Goten, di cadaveri ne avevano già sparsi parecchi in giro per l’universo. Chichi capì che doveva inventarsi qualcosa. Il dottore non sembrava o, più semplicemente, non voleva proprio capire che lei non aveva decisamente bisogno di nulla. Tantomeno sentire le sue mani infilate nelle sue parti intime. Cercò quindi di opporsi e gli disse gentilmente:
“Ehm...no, non ho paura, il fatto è che non ho avuto un parto normale. Il bambino non si era girato e mi è stato fatto un parto cesareo…È passato un dottore e…” cercò di spiegare mentendo spudoratamente.
“Mhmm…ah sì? Non ero stato informato di un cesareo in trasferta…posso vedere la cicatrice?” chiese il medico che sembrava non volersi arrendere.
“Sì, guardi” rispose Chichi alzandosi malvolentieri la camicia da notte che aveva addosso.
Il medico la guardò sgranando gli occhi come se non ne avesse mai vista una in vita sua e poi disse:
“Quando ha detto che ha partorito?”
“L’altro ieri, perché?” chiese Chichi un po’ preoccupata.
Il medico non le rispose, prese la sua borsa e, voltandole le spalle, si mise prima a cercare e poi ad armeggiare con qualcosa che sfuggiva completamente alla vista di Chichi. Quando finalmente si girò, alla povera neomamma si gelò il cuore. Il medico teneva in mano una grossa siringa ripiena di un liquido trasparente.
“C-cos’è quello? E’ un antibiotico? La mia ferita si è infettata?”
Silenzio
“Scusi, potrebbe dirmi che cos’ho?!” insistette Chichi alzando la voce.
Il medico si avvicinò e, quando cercò di prenderle il braccio per metterle il laccio emostatico per poi iniettarle il liquido sconosciuto, lei si ritrasse e gli impedì di proseguire nel suo intento. A quel punto, il medico scocciato le disse:
“Ma insomma, signora, non faccia la bambina, su! Lei non sta affatto bene. Temo che abbia subito la perdita della memoria per il trauma del parto. Certo partorire in casa non giova affatto alle donne nelle…sue condizioni…La ferita che ha non può essere di ieri, è una cicatrice vecchia di almeno due anni. Ergo, lei ha avuto un parto normale e non se lo ricorda. Quindi le devo fare questa iniezione di calmante per poterle fare una accurata visita ginecologica. Per favore, non si opponga e cerchi di rilassarsi. E non sia imbarazzata, io sono un medico, le visito tutti i giorni donne come lei, sa?”
“CHE COSA????” gridò Chichi spaventando il dottore e mettendo in allarme Vegeta che, fino a quel momento, era stato nervosamente fuori ad aspettare, senza però poter sentire nulla di ciò che accadeva in camera.
“Non ci pensi neppure a darmi un calmante, sa? Io non sono né agitata, né depressa, né tantomeno pazza. Le ho detto che ho fatto un cesareo e la mia cicatrice non può avere due anni visto che mio figlio maggiore ne ha dieci. Non si permetta di toccarmi con quella roba. Ha capito?”
Poi, vedendo che le sue parole non avevano sortito alcun effetto sul medico che stava cercando di nuovo di prenderle il braccio, continuò:
“Ok, ok…senta. Metta via quell’arnese. Mi farò visitare, così vedrà anche lei che non ho avuto un parto normale, ok?”
A quel punto l’uomo appoggiò la siringa sul comodino e attese che la sua paziente si togliesse le mutandine. Chichi le prese e le buttò a terra scocciata, aprì le gambe e disse:
“Avanti, così si convincerà che non le sto mentendo”
Vide l’uomo avvicinare le sue dita guantate al luogo del presunto parto e sperò, con tutta se stessa, che si sbrigasse in fretta e che se ne andasse il più presto possibile. Mai più avrebbe pensato che un medico le potesse procurare il dolore più allucinante che avesse mai provato in vita sua.
Chichi resistette solo pochi secondi, si mise a piangere sperando che quel demone smettesse di torturarla. Dopodiché, prese tutto il fiato che aveva in corpo e gridò:
“ODDIO BASTA!!!! NOOOOO!!!”
Chiuse gli occhi, pregando che finisse tutto e, solo un istante dopo, le sue preghiere furono esaudite quando le dita ignobili di quell’uomo crudele sparirono per sempre da dentro di lei, lasciandola libera. Chichi sentiva un dolore pulsante nella sua pancia e si rannicchiò sul letto in posizione fetale, coprendosi con la sua camicia da notte e continuando a piangere. Poco prima che il pianto diventasse disperato non facendole capire più nulla di quanto le stesse accadendo attorno, riuscì solo a sentire l’uomo che diceva:
“Mi metta giù, per favoreee”
“No, muori”
“Cosa? Mi vuole lasciare? Non ho ancora finito di visitare la signora”
“Invece hai proprio finito…anche di vivere…addio”
Così dicendo, Vegeta gli strinse una mano intorno al collo e lo sollevò a dieci centimetri da terra. Lo vide dimenarsi, per alcuni interminabili secondi e lo lasciò andare solo quando l’uomo svenne, cadendo a terra come un sacco di patate. Poi si voltò verso il letto e vide Chichi che continuava a piangere e che si era raggomitolata in quella strana posizione, con le braccia che le stringevano forte la vita. Le mise una mano sulla spalla e le disse:
“Chichi…”
“No, vada via…lei è un mostro…” rispose lei tra un singhiozzo e l’altro.
Vegeta si preoccupò molto quando la vide ritrarsi e iniziare a tremare come una foglia per poi continuare a piangere disperatamente.
“Chichi, calmati…tranquilla, te l’ho tolto di dosso quel pazzo. Cosa ti ha fatto?”
Quando si rese conto che era la voce di Vegeta quella che le stava parlando, smise di piangere per qualche secondo e rispose solo:
“Io…perdo…esce sangue…dalla ferita”
“Oddio no, fammi vedere, per favore” la supplicò Vegeta che voleva cercare di rimediare agli errori del dottore.
“Nooo…fa…fa male” rispose lei continuando a piangere.
“Chichi, ti prego…non voglio farti male, ma devi farti richiudere la ferita. E’ importante, fidati di me”
Vegeta aveva ragione, doveva farsi curare il più velocemente possibile e lui aveva già dimostrato di essere  in grado di farlo. Chichi smise di piangere e fece cenno di sì con la testa.
Lui riuscì a liberarle la pancia dalla morsa delle braccia, che la cingevano tenacemente. Poi cercò di alzarle la camicia da notte sporca di sangue, per vedere il disastro che quell’idiota del medico aveva combinato, ma lei, involontariamente, si oppose, scacciandogli la mano.
Vegeta capì subito il motivo del suo gesto. Le fece un sorriso, per farle capire che non se l’era presa per averlo respinto in malo modo. Ritrasse la mano e si guardò in giro. Quando vide le sue mutandine per terra, si alzò, andò dall’altra parte della camera, dove si trovava una cassettiera e prese un paio di slip nuovi da un cassetto. Tornò al letto e porgendoglieli le disse:
“Tieni, così non sei a disagio”
Poi si voltò dall’altra parte, aspettando che Chichi se le rimettesse. Lei si sorprese del gesto del sayan. Non solo aveva capito che lei si sarebbe imbarazzata nel farsi vedere nuda da lui, ma si era anche preoccupato di risolvere la cosa con la maggiore cura e naturalezza possibile.
Chichi si infilò gli slip e, non senza dolore, riuscì a levarsi la camicia da notte ormai zuppa di sangue, rimanendo con addosso la sola biancheria intima.
“Ho fatto” disse pochi secondi dopo riadagiandosi lentamente sul letto.
Quando Vegeta si voltò e vide la ferita sulla pancia ormai quasi piatta di Chichi, non riuscì a trattenersi:
“Merda…” disse tra i denti.
“È così grave?” chiese Chichi preoccupata.
“La ferita si è in parte riaperta, devo assolutamente richiuderla. Tienila premuta con una mano, intanto che preparo una cosa” spiegò lui che, nel contempo, aveva messo sulle gambe la borsa del dottore. Tirò fuori una boccetta per volta lanciandole sulla moquette dopo aver letto l’etichetta, fino a quando non trovò ciò che stava cercando. Poi prese una siringa, molto più piccola di quella che aveva caricato precedentemente il dottore e la riempì con il liquido della boccetta. Fece uscire poi due gocce, tenendola con la punta verso l’alto, eliminando così due piccole bolle d’aria che si erano soffermate poco prima dell’imboccatura interna dell’ago.
“Cosa fai, Vegeta?” chiese Chichi più incuriosita che preoccupata.
“Ho trovato un po’ di anestetico. Credo che per oggi tu ne abbia avuto abbastanza di sentire male. O sbaglio?” rispose il sayan.
Chichi fece cenno di sì con la testa e pensò a quanto più professionale fosse quell’alieno che si stava prendendo cura di lei rispetto a quell’idiota di dottore che l’aveva ridotta in quel modo poco prima.
“Pronta? Ti prometto che questa puntura sarà l’ultimo fastidio che sentirai oggi” le disse con un sorriso.
“Sì, sono pronta…grazie, Vegeta”
Lui, senza dire più nulla, si tolse i guanti e le anestetizzò il punto in cui, poco dopo, le avrebbe ricauterizzato la ferita con una piccolissima sfera luminosa, creata sul suo dito indice. Quando estrasse l’ago la sentì sospirare e le disse:
“Fra poco non sentirai più nulla. Dimmi quando non hai più dolore dovuto alla riapertura della ferita”
“Ok” rispose lei estasiata dalla dolcezza con cui il suo salvatore le stava parlando.
Dopo qualche minuto, il principe potè finalmente iniziare il suo lavoro. Chichi si sentiva veramente rilassata, il dolore era completamente sparito ed era estremamente incuriosita dalla luce violetta che usciva dal dito di Vegeta, tanto che, ad un certo punto, si mise un braccio sotto la testa per sollevarla leggermente e poter osservare meglio e chiese:
“Posso parlare o ti disturbo?”
“No figurati, non è un grande impegno questo, per me. Dimmi pure”
“È difficile da fare?”
“Cosa?”
“Quella sfera? Voglio dire, è capace anche Gohan di farla ed è solo un bambino…”
“Tu non hai idea di che cosa tuo figlio sia stato in grado di fare…contro Cell, voglio dire. Comunque la risposta è no, non è difficile da fare, per niente. Questa così piccola deve solo essere un po’ controllata…la potenza, dico. Se mi dovessi distrarre potrei passarti da parte a parte in un attimo!” spiegò il sayan facendole un sorriso.
“Ah, è meglio che stia zitta, allora…”
“Ma no, mica mi distraggo solo a parlare con te. È come parlare al telefono e intanto cucinare. Chiunque ne è capace…vuoi sapere altro?” le chiese gentilmente. Al sayan piaceva parlare con Chichi e rispondere alle sue domande. Da quando era nato Goten, ai suoi occhi appariva così dolce, curiosa e ingenua, proprio come Goku. Parlare con lei era un po’ come stare a chiacchierare con lui, o almeno Vegeta pensava fosse così.
“Ok…Ho una domanda più stupida di quella di prima: perché la tua sfera è viola e quella di Gohan no?”
“Eheh, che domanda! È la cosa più buffa che mi sia mai stata chiesta” rispose il principe senza però perdere la concentrazione.
“Comunque il perché è semplice. Gohan è buono, come lo era Goku. Io sono cattivo. Chi ha fatto ciò che ho combinato io in passato non finirà in Paradiso, quando passerà a miglior vita…”
“Oh, capisco…” disse Chichi un po’ amareggiata.
“Ma?” chiese Vegeta che aveva intuito ci fosse un seguito.
“Ma penso che, da quando vivi qui sulla Terra, tu il Paradiso te lo sia più che riguadagnato…Hai, hai finito?” chiese vedendolo far scomparire la sfera dal suo dito e sollevare lo sguardo dal suo ventre.
“Sì, ho finito. Spero sia l’ultima volta che io debba ricucire questa ferita, ammesso che non arrivino altri medici…”
“Ah già…il medico…è…è morto?” chiese Chichi voltandosi per guardare il corpo immobile che giaceva lì vicino.
“No, se lo vuoi morto me lo devi chiedere e per me sarà solo un piacere eliminarlo dalla faccia della Terra” rispose Vegeta ripetendo la stessa cosa che aveva spiegato a Bulma quasi due anni prima, quando l’aveva salvata da Yamko.
“Vegeta! Se fai così il Paradiso si allontana di nuovo, sai? Comunque no, non lo voglio morto. Lasciamolo lì. Quando si riprenderà, scapperà a gambe levate, vedrai. Mi dispiace solo che possa far del male ad altre donne…” concluse Chichi un po’ sconsolata.
“Oh, non ti preoccupare di questo. Quando si sveglierà lo convincerò io a cambiare metodi…e guarda che so essere molto persuasivo, sai?” le rispose Vegeta facendo un sorrisetto sadico. Poi, dopo qualche istante di pausa le disse: “A proposito, si può sapere come ha fatto a riaprirti la ferita? Era perfetta, porca miseria”
“Guarda, è meglio che tu non lo sappia, prima che ti venga in mente di staccargli entrambe le mani, per come le ha usate…”
Vegeta guardò per un istante il dottore e non gli restò altro che fare due più due e, preoccupato, le chiese:
“Chichi, il dottore ha entrambi e guanti sporchi di sangue. Questa non è l’unica ferita che ti ha fatto, vero?”
Gli occhi di Chichi si riempirono di nuovo di lacrime e prendendo atto del forte bruciore che proveniva proprio da dove, poco prima, erano malamente infilate le dita del dottore, scosse la testa velocemente facendo capire a Vegeta tutta la sua sofferenza.
Il sayan scosse la testa sbuffando. Poi tornò a guardare il dottore e disse:
“Avrei fatto meglio ad ucciderlo prima che entrasse in questa camera”
Poi si passò una mano sulle tempie e strizzò gli occhi, come per pensare a cosa fare. Un minuto dopo, fece a Chichi l’unica domanda che non avrebbe mai dovuto fare. Quella domanda, in quel momento, fu per lei come la parola d’ordine per aprire definitivamente le porte dell’inferno.




 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: SSJD