Lasciamo
ora Kaoru a cuocere un po’ nel suo brodo ed
occupiamoci di altri…
Atzlith: innanzitutto grazie per la
recensione, poi se rispondessi alla tua domanda potrei arrivare a rovinarti la
sorpresa, anche se non so bene quando questa sorpresa si concretizzerà, sii
fiduciosa e continua a seguirmi.
- Harui?
- Senpai, cosa ci fai qui di domenica?
- Ho fatto
quattro passi.
Harui non
disse nulla, sapeva che dalla casa di Tamaki alla sua
non c’erano quattro passi, ma un’intera città.
- Dove hai
lasciato l’autista?
- A dire il vero
mi sono fatto accompagnare fino all’inizio della strada, poi gli ho detto di
tornarsene a casa, così sei costretta ad accompagnarmi se non vuoi che mi
perda.
Harui
sorrise: - Vedremo.
Poi
aggiunse: - Stavo andando al supermercato a fare la spesa, vuoi venire con me?
Il ragazzo
la osservò sorridendo come se il Natale fosse arrivato in anticipo: - E posso
comprare tutti i cibi plebei che voglio? Poi me li cucini?
- Non
allargarti troppo, senza contare che io ho i soldi contati, quindi non compro
nulla di più di ciò che mi serve per la dispensa.
- Non
preoccuparti, ho la carta di credito, pago io oggi!
Harui
osservò Tamaki basita: possibile che stesse
diventando una persona coscienziosa?
Appena lo
vide entrare nel supermercato si ricredette immediatamente: il ragazzo correva
come un matto avanti e indietro mostrandole cose del tutto banali come se
fossero rarità.
La ragazza
cominciò a fare acquisti scorrendo la lista della spesa che aveva preparato
preventivamente a casa, ma quando arrivò ad un certo punto si bloccò e divenne
rossa.
Dopo di che
sparì dalla vista di Tamaki per alcuni secondi, il
tempo necessario per effettuare quel particolare tipo di acquisto e ricomparve
un attimo dopo nascondendo l’oggetto sotto gli altri prodotti.
Pensò di
averla scampata fino a quando giunsero alla cassa e Tamaki,
prendendo in mano la confezione chiese: - E questo cos’è?
Harui
assunse una tonalità violacea strappandogli l’involucro dalle mani e mettendolo
sul nastro.
Mentre Tamaki recuperava le borse si rese conto che qualcosa
turbava la ragazza.
- Harui, dì al tuo paparino qual è il problema, dai.
La ragazza
lo fulminò con uno sguardo assassino.
- Ma vuoi
piantarla di far finta di essere mio padre? Ne ho già uno ed è anche
abbastanza!
Rispose
quasi urlando.
Tamaki
sbarrò gli occhi e spalancò la bocca: Harui non aveva
mai reagito male, era indeciso se rincanttucciarsi in
un angolo a deprimersi con le borse della spesa o proseguire verso casa di Harui.
Visto il
nervosismo della ragazza pensò che forse acquattarsi in mezzo alla strada non
era l’ideale, per cui la seguì in silenzio.
- Harui, mi dispiace, ma prima eri così tranquilla ed ora sei
arrabbiata, non capisco.
La ragazza
sospirò: - Lascia perdere, sono tante le cose che non capisci.
Questa volta
Tamaki proprio non poté farne a meno e si accucciò
sotto la scala che portava all’appartamento di Harui
a coltivare funghi.
- Senpai, puoi smettere di coltivare funghi davanti alla
porta della signora che abita sotto casa mia? Sai, potrebbe non gradire. E poi
entra, devi darmi una mano a ritirare la spesa, no?
Il ragazzo
salì trotterellando felice su per le scale.
- Scusami
per prima, mi sono arrabbiata per una cosa assurda.
Tamaki la
osservò con sguardo interrogativo.
- E’ che mi
vergognavo.
Tamaki continuava
ad osservare Harui con espressione sempre più stupita
sul volto.
- Senpai, tu sai che sono una ragazza.
Il ragazzo
annuì.
- E sai
anche che a volte le ragazze soffrono di particolari malesseri…
Lo sguardo
vacuo del giovane permise ad Harui di comprendere che
lui non aveva la benché minima idea di cosa fosse quel pacco che aveva preso in
mano.
- Harui, stai male?
Domandò Tamaki allarmato.
- No, lascia
perdere, dammi una mano a preparare il pranzo.
Il ragazzo
la guardò stupito e felice: era la prima volta che Harui
gli proponeva di fare qualcosa insieme.