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Autore: Danail    22/01/2015    1 recensioni
“Uno col simbolo dell'Inizio, che l'Oceano ritrova.
Uno col simbolo della Fine, che la Terra reclama.
Una che col canto ammalia e nel mare dimora.
Una che brucia e rigenera nel Cielo infinito.
Un fratello con un'armatura d'acciaio, che inganna e schiaccia negli antri marini.
Un fratello con una pelliccia di rame, che sbrana e dilania nella notte più chiara.
Solo essi salveranno Raqalis e il mondo dall'incombente Oscurità”.
Con quest'oscura profezia, il pokemon Luxor si ritira nel suo mondo oscuro. La Terza Guerra di Raqalis sembra ormai finita: il mondo pokemon può ora tirare un sospiro di sollievo, la pace si instaura presto. Ma il Team Kigen si risveglia ancora: il suo capo riesce a scampare a Luxor e a rievocare i Demoni. Il Caos dilaga, e la Coalizione si ricostituisce: Raqalis, Altyerre, Sereal e Teyrnas sono ancora insieme. Morenti, ma insieme. Kanto, Jotho, Hoenn, Sinnoh, Unima e Kalos rispondono alla richiesta di aiuto, e tutte le persone venute a contatto con leggendari vengono invitate a combattere. Compresi i Team.
Attraverso gli occhi di Max, Ivan e i loro Team, la violenza e la disperazione della guerra raggiunge il suo apice.
Riusciranno a
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Cyrus, Max, N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Capitolo 2

"Max, corri".

Il Monte Pira stava franando dietro di loro. La furia cieca che li aveva posseduti prima era sparita. Groudon e Kyogre stavano combattendo tra loro, causando il caos totale. Il Monte stava implodendo. Ivan cercava una via d'uscita tra i cunicoli creati dal Team Magma. Era addolorato per la perdita di Ada e Alan, finiti chissà dove. Max, dietro di lui, cadde per non rialzarsi. "MAX!!" lo chiamò Ivan, inutilmente. Un altro terremoto. Ivan raccolse Max da terra: non era molto pesante. Se lo caricò sulla spalla e ricominciò a correre. Vedeva la luce in lontananza. Un altro terremoto, più forte ora. Il tetto del cunicolo cominciò a sgretolarsi e spaccarsi. Ivan, con uno scatto, raggiunse l'uscita. Un secondo dopo il cunicolo franò. Si allontanò per sicurezza, e posò Max per terra, sulle macerie del vulcano.

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Sembrava addormentato. Ivan tremava per lo sforzo compiuto, ma era riuscito a salvarsi la pelle. Represse un sospiro di sollievo. Ma Max non si risvegliava. Era pallidissimo. Ivan gli toccò il viso per svegliarlo. Non poteva... Il suo rivale era freddo, freddo e bianco come il marmo. E come la morte. Un filo di sangue, rosso come i suoi capelli, scorreva dalla bocca. Gli occhi, un tempo verdi, ora erano vuoti, senza vita. Come il resto del corpo: senza vita.

Ivan gridò, un grido di pura disperazione, e si svegliò.

Scosso dal sogno, troppo realistico per essere tale, cominciò a riprendere possesso di sé. Anche se erano passati dieci anni, la morte di Max continuava a perseguitarlo. Appena riuscì a calmarsi, guardò fuori alla caverna dove si era rifugiato: i primi raggi solari tingevano il cielo notturno. Piano piano, i ricordi riaffioravano: si era accampato lì per la notte insieme ai suoi pokemon. Mightyena, Sharpedo e gli altri dormivano ancora, in fondo alla caverna. In lontananza si vedeva il mare. Ivan si trovava a Sereal, una regione ancora sconosciuta per lui, ma non per molto. Appena avesse trovato del tempo, l'avrebbe esplorata come si deve.

Ma dopo la Terza Guerra, non ne aveva avuto, di tempo. Hoenn si era impegnata ad aiutare le regioni distrutte, mandando il Team Idro ad aiutarle. Ivan andava orgoglioso di questo: in quanto Corsari, erano abituati alla vita di mare, ed erano ottimi navigatori. In più, i suoi amati Okeanos stavano aumentando, e ciò gli permetteva di introdurli nel suo Team. Ivan non sapeva da dove venissero quei pokemon, ma non gli importava più di tanto.

Mentre i suoi pokemon pian piano si svegliavano, Ivan ripeté mentalmente le distinzioni tra Okeanos, per rilassarsi:

sono creature che abitano vicino a bacini d'acqua, principalmente mari, laghi e grandi fiumi. Gli Okeanos che abitavano il mare venivano chiamati Leviatani: agili e veloci, avevano un corpo serpentiforme senza zampe. Per compensare questa loro mancanza, potevano circa otto o nove paia di ali, tutte distribuite lungo il corpo. Sulle ali c'erano delle piccole zampette munite di quattro dita, che permettevano all'essere di poggiarsi a terra o di aggrapparsi a qualcosa. In guerra si usavano per attacchi veloci, ma non prolungati, in quanto i Leviatani sono fragilissimi. In tempo di pace, si usano per il trasporto leggero e veloce.

Quelli di lago invece erano terribilmente resistenti. Venivano chiamati Dragoni perché più simili a molti pokemon Drago. Dotati di quattro zampe massicce, di una testa resistente e di un corpo lento ma resistente, erano adatti per attacchi pesanti e continui. Le due ampie ali gli permettevano di stare in volo anche per giorni. Si usavano anche per il trasporto pesante e come guardiani.

Il terzo gruppo era quello degli Okeanos di fiume, più rari sa trovare degli altri due. Non avevano un nome specifico, e molti si riferiscono a questa specie chiamandoli semplicemente Okeanos. Si presume che siano un incrocio tra Leviatani e Dragoni, in quanto presentano i corpi e le ali leggeri e veloci come quello dei Leviatani e la resistenza dei Dragoni: muniti di una struttura relativamente minuta e zampe corte con ali immense, potevano volare poco meno velocemente dei Leviatani e poco meno dei Dragoni. Un ottimo mix, insomma. Peccato che era difficile da ottenere.

Mightyena lo distolse dai suoi pensieri leccandogli gioiosamente il viso.

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“Ehi Migthy, va bene basta così” disse ridendo Ivan, cercando di togliersi di dosso il pokemon che gli faceva le feste. Dopo che ritirò Mightyena, Sharpedo e Weezing nelle loro Pokeball, si avvicinò alla sua Crobat per mandare un messaggio. Il pokemon, intuendo i pensieri del suo allenatore, cominciò a lamentarsi.

“Lo so, lo so che non sei un pokemon diurno, ma devi portare questo messaggio alla base. È per avvertire tutti che sto arrivando”

Crobat emise un flebile lamento per poi partire. Il sole era già alto quando Ivan sganciò dalla cintura uno strano flauto di legno dipinto e si mise a suonarlo.

Sembrerebbe un comportamento strano, ma in realtà la musica di quello strumento particolare è un richiamo per gli Okeanos, unico per ogni creatura. Di lì a poco, infatti, un Dragone annunciò il suo arrivo ruggendo. Era un essere immenso: era alto circa quattro metri, le dure scaglie sfumavano dal blu chiaro al nero, e le ali blu screziate di bianco e viola arrivavano ai tre metri d'apertura. Gli occhi giallo-arancio erano grandi come la mano di Ivan. Lo spettacolo era terribile e magnifico allo stesso tempo. Il Dragone s'aggrappò sul pendio del monte, vicino all'apertura della grotta e al suo padrone.

“Buono, Thuban, buono” gli disse con affetto, mentre il Drago lo leccava con la lingua biforcuta.

“Max sarebbe sorpreso vedendomi accarezzare una creatura così bella” pensò. Ma Max non era lì...

Ivan s'arrampicò sul collo di Thuban e si mise in sella. Afferrate le scaglie sporgenti davanti a lui, cominciò a condividere i suoi pensieri col drago. La simbiosi era una delle caratteristiche degli Okeanos: le loro menti potevano unirsi a quelle umane per creare un'entità unica, condividendo i pensieri ed emozioni.

Volare aveva sempre appassionato il Corsaro. Era la sua attività preferita, dopo il nuoto. Mentre volava insieme a Thuban, riscaldato dai giovani raggi solari, gli era difficile ripensare agli incubi, anche se in un certo senso gli mancava Max e i suoi discorsi troppo lunghi. Dopo la sua morte, il nuovo Capo Magma dovrebbe essere Ottavio, e la sua vice Rossella... ripensando alla ragazza, Ivan si sentì avvampare. Thuban lo richiamò alla realtà con un pizzico di divertimento.

Attraversarono Sereal in un'ora, puntando verso sud est, dritti a Hoenn. L'oceano che separava le due regioni sembrava immenso. La calma che regnava in quella parte di pianeta era quasi innaturale, se si pensava che solo un anno prima una guerra infuriava proprio sopra quel mare.

Dopo circa tre ore di viaggio, finalmente Hoenn apparì all'orizzonte.

Thuban fece uno scatto in avanti, ansioso di rivedere i suoi amici Eltanin, il Leviatano di Ada, e Rasta, l'Okeanos di fiume di Alan. Hoenn si avvicinava sempre di più, finché Ivan non scorse il faro di Porto Selcepoli, le navi del Team Idro e gli abitanti che si affaccendavano al mercato. Thuban fece due larghi giri sulla città per poi atterrare sulla spiaggia. Le persone non ci facevano caso, ormai si erano abituate ai traffici del Team Idro. Ma la cosa che sorprese Ivan, quando scese dal dragone, era la totale assenza delle sue reclute dalle navi. Doveva essere successo qualcosa di grave, o di straordinario. O forse entrambe le cose: Ivan aveva imparato ad aspettarsi di tutto dalla vita. Era probabile che il Team si fosse riunito provvisoriamente al Museo Oceanografico, e Ivan si diresse al edificio. Non si sbagliava: il Team era stipato tutto lì dentro, e c'era molta confusione. Ma quando Ivan fece il suo ingresso, le reclute tacquero all'istante e gli facevano spazio per farlo passare. Sapeva che al piano di sopra Ada stava tenendo un discorso, perché sentiva la sua voce tesa dalle scale.

Quando Ivan comparve, calò un silenzio di tomba.

“Alla buon'ora, Ivan” gli disse irritata Ada. Dietro di lei, Alan salutò con un sorriso il suo capo.

“Che succede?” chiese agitato Ivan. Ada portava dietro la schiena le sue due falci, un'arma che aveva imparato ad usare di recente, ma se le portava dietro solo quando un pericolo era alle porte.

“E' quello che ho appena detto al nostro Team”. Ada inspirò profondamente, per alleviare la tensione. Dopo un attimo di silenzio che parve un'eternità, la donna rispose tremando.

“Raqalis ha chiamato. La Terza Guerra non è finita affatto, Ivan. Kelsett è ancora vivo, con i suoi seguaci d' ombre”.

Ivan spalancò gli occhi per il terrore. Kelsett era il fanatico che comandava il Team Kigen, che aveva provocato un olocausto solo per perseguire un folle ideale. Si sentì morire dentro.

“Ivan, hai capito bene. Siamo stati chiamati a combattere, ma non da soli: i gruppi delle altre regioni ci aiuteranno...”

Ada poggiò una mando sulla spalla destra di Ivan, per fargli sentire il suo appoggio. Ivan aveva perso la sua famiglia a causa delle Ombre, le aveva viste mentre bruciavano la sua casa, mentre uccidevano i suoi genitori e suo fratello quando lui aveva solo quattro anni. Le reclute assistevano in silenzio. Alan lo osservava con curiosità, Ada con tristezza. Aspettavano una risposta da lui. Ivan sapeva di non aver scelta, anche se più avanti se ne sarebbe pentito.

“Aiutiamo Raqalis. Questa è anche la nostra guerra. Partiamo” mormorò.

Le reclute esultavano, ansiose di rendersi utili.

“E' quello che mi aspettavo, Capo” gli disse Alan, dandogli una manata sulla spalla.

“Partiremo tra tre giorni, Ivan” lo informò Ada “Una piccola parte del Team resterà qui ad Hoenn, mentre il resto s'imbarcherà sulle nostre navi. Noi li guideremo, come al solito”. Ada sorrise per tirar su di morale il suo Capo, ma con scarso successo. Anche se cercava di non darlo a vedere, Ivan si sentiva morire. Prima gli incubi su Max, poi questo...


Con gran sorpresa di tutti, il Team Idro era già pronto dopo due giorni, così Ivan pensò di dare il terzo giorno libero alle sue reclute. La mattina della partenza una folla si era riunita a Porto Selcepoli: da Iridopoli a Ferrugipoli, da Bluruvia a Forestopoli, tutta Hoenn era venuta a dare il suo sostegno. I tre Okeanos erano eccitati, non riuscivano a star fermi. Le persone riunite intonavano canti e suonavano: la tradizione voleva che le partenze per lunghi viaggi fossero accompagnate da feste gioiose.

Da sopra Thuban, Ivan poteva osservare le navi ormeggiate e allo stesso tempo il Porto.

Dopo un po', i canti si smorzarono e la gente si divise per far passare il Campione Rocco, che si avvicinò al Corsaro.

“Ivan” gli gridò, per farsi capire anche dalla folla dietro di lui.

“Il Team Magma è già partito, ma noi auguriamo anche al Team Idro buona fortuna. Che Kyogre e Reminas sostengano le tue navi e Sira i tuoi Dragoni, Ivan”.

Ivan sorrise. Gli auguri dei Corsari. Tipico di Rocco.

“Altrettanto, Campione” gli rispose.

“Avanti, andiamo” gridò Ivan al suo Team, e si collegò a Thuban. Il Dragone ruggì e si sollevò in aria seguito a ruota da Eltanin e Rasta. Le navi tirarono le ancore, issarono le vele e partirono con loro. Il viaggio sarebbe durato tutto giorno: Raqalis era più a nord di Sereal, e le navi non erano veloci come gli Okeanos. Ivan liberò la sua Crobat, ripresa due giorni fa. Ada e Alan liberarono i loro pokemon volanti, e lo stesso fecero le reclute sulle navi. Ben presto l'aria si riempì di versi di pokemon alati, e le imbarcazioni di quelli terrestri. Il mare intorno a loro si popolò dei pokemon acquatici, come lo Sharpedo di Ivan.

Quei suoni familiari rilassarono un poco il Corsaro, ma non gli tolsero il peso che si portava in cuore.

Il viaggio durò come previsto, ma non fu noioso. Era raro che il Team viaggiasse compatto, e questo permetteva di scambiarsi informazioni più o meno recenti da ogni angolo del mondo conosciuto. Alan riuscì a scoprire che cosa ne fosse di Elisio, grande amico d'infanzia dei tre: dopo il crollo della sua arma (“ma perché deve crollarci tutto in testa?” borbottò Ivan) Elisio era riuscito a salvarsi cadendo in una trappola che aveva costruito tempo fa e che si era dimenticato.

Il Team Flare era già arrivato a Raqalis, insieme al Plasma.

Ivan sorrise: si ricordava del piccolo N, affezionato ai pokemon quanto lui. In un certo senso gli ricordava suo fratello. Sapeva che il ragazzo per un periodo si era fermato a Raqalis insieme a un bambino chiamato Lino, che pareva essere il fratellino.

Cyrus e il suo Team non si erano ancora decisi a partire. Con lui Ivan non aveva legato molto, forse perché troppo simile a Max, mentre Giovanni e il Team Rocket sembravano letteralmente spariti dalla faccia del pianeta.

Il resto delle notizie non interessavano al Corsaro, riguardavano le Leghe delle varie regioni e a Ivan non interessavano, in quel momento.

Il sole tramontò, inondando il cielo con la sua luce rossa, e le stelle s'accesero pian piano. Un quarto della luna risplendeva già. Scese la sera, e sulle navi le lucette delle lanterne ricordavano tanti Lampent. Dopo due ore dal tramonto, Ada riuscì a vedere le primi luci delle città costiere di Raqalis. Dato che lei ed Eltanin erano avanti alla flotta, la notizia ci mise un po' a circolare. Il porto fissato per l'arrivo è quello di March Brume, una città divisa in due: la parte alta su un promontorio e quella bassa, dove si trovava il porto, davanti alla baia. Le due parti erano collegate da una seggiovia.

Eltanin cominciò a compiere dei giri sopra la città, in attesa del resto della flotta. Intanto molti abitanti della città uscirono dalle loro abitazioni: dopo i primi attimi di sgomento, riuscirono a riconoscere la creatura e la acclamarono. Eltanin ruggì festoso. Ai suoi ruggiti si unirono quelli di Thuban e Rasta, e finalmente il resto del Team Idro entrò a March Brume.

Eltanin e gli altri due Okeanos atterrarono appena fuori dalla città, poco prima dei campi.

I tre capi del Team entrarono velocemente in città, lasciando i loro destrieri liberi per i cieli.

Nonostante le acclamazioni della folla, Ivan riuscì a sussurrare ai suoi due Tenenti

il luogo dove verranno accolti.

“Ci vediamo con la Campionessa Damson al Museo Navale domani” e indicò un edificio imponente.

“Dormiamo li?” disse eccitato Alan. Tutti e tre erano appassionati di mare, ma il gigante più di tutti.

“Certo Alan! Hanno preparato tutto”.

I tre si avviarono verso il museo, mentre la gente si disperdeva, sicura che la guerra finisse presto. Anche Ivan lo sperava, ma non si sentiva affatto rassicurato.

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“Ivan, Capo, svegliati” disse una voce allegra, mentre qualcuno lo scuoteva. Ivan brontolò e si girò dall'altra parte. L'altro sospirò.

“Uh guarda, il Team Magma”.

“Cosa? Dove?” esclamò Ivan, alzandosi di scatto. L' idrofilo si guardò intorno. Erano ancora al museo, e le reclute del Team Idro erano già uscite dai loro sacchi a pelo e stavano finendo di prepararsi. A svegliarlo era proprio una recluta, che ridacchiava.

“Be, finalmente ti sei svegliato. Comunque, sono Hana, una delle ultime arrivate”

“Piacere di conoscerti, Hana” rispose assonnato Ivan.

“Partiremo fra poco per Asan, la capitale. Le navi resteranno qui a March Brume, gli Okeanos ci seguiranno volando. Raggiungeremo la capitale con il treno.” continuò Hana.

“La capitale non era Rilian?” disse Ivan, massaggiandosi la testa, confuso.

“E' un capoluogo, una seconda capitale. Asan è la città maggiore di Raqalis e di Felimath, l'isola più grande. Rilian è la città principale di Doorn, la seconda isola più importante. Ora però preparati”. E Hana se ne andò lasciandolo solo.

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Ivan si preparò in fretta, raccattando le poche cose fuori dal suo bagaglio. Già mezz'ora dopo erano tutti sul treno verso Asan.

Alan, Ada e Ivan erano nello stesso vagone, insieme a qualche altra recluta. Scherzavano e ridevano come al solito, ma Alan percepiva una sottile tensione. Ivan era nervoso, e questo lo aveva capito da tempo, ma l' Idrotenente non poteva farci niente. Anche se erano stati educati a combattere, a nessuno dei tre piacevano i conflitti. Ada, come al solito, si era portata dietro le sue due falci d'acciaio, che ogni tanto tintinnavano. Sembravano le falci di alcuni dipinti che raffiguravano la Morte.

Arrivarono ad Asan prima del previsto. La stazione era proprio davanti uno dei tanti ponti della metropoli, il Paxbird Bridge, in onore dell'omonimo pokemon. Era bianco e aerodinamico, proprio come il Pokemon Pace. Alla fine del ponte c'era uno strano edificio rosso che sembrava un ristorante. Aveva ampie vetrate, e all'interno si scorgevano tavoli e piattaforme su cui gli allenatori combattevano. Due bracieri accesi decoravano l'ingresso. Doveva essere la Palestra di Asan di tipo Fuoco, pensò il gigante.

“Alan, di qua” lo richiamò Ivan. Alan si mise vicino tra Ada e Ivan, e il Team li seguiva nel loro modo chiassoso ma ordinato. Le persone si fermavano ad osservarli, curiosi ed ammirati, per poi riprendere le loro faccende.

Dopo una breve camminata tra le vie della città, arrivarono alla Sede della Coalizione: un edificio bianco ed immenso, assomigliava a quello che si trovava nella capitale di Altyerre, di Teyrnas e di Sereal. Tre elementi simili a vele erano accostati insieme per formare un'unica cosa.

L' entrata era ampia, così il team poté entrare senza fatica e senza scomporsi.

L' interno sembrava più piccolo a causa della gente che lo riempiva.

“Ivan! Ragazzi!”. Alan riconobbe subito il Capo Flare.

“Elisio, da quanto tempo” esclamò Ivan felice. I due si abbracciarono calorosamente, per poi cominciare a parlare.

“Guarda, c'è Cyrus” mormorò Ada. Alan guardò nella direzione da lei indicata: il Capo del Team Galassia parlava con i suoi Tenenti.

Alan sentì qualcuno toccarlo timidamente. Si girò e si accorse che era N, il figlio di Ghecis.

“Ehi, ciao”. Il gigante era costretto ad abbassarsi per farsi sentire dal ragazzo.

“Da quanto siete qui?” chiese curioso N.

“Siamo arrivati oggi. Vuoi andare a salutare Ivan?”

“Certo!” rispose entusiasta il ragazzo. Alan gli indicò dov'era, e N lo raggiunse di corsa.

Ivan aveva accolto per un po' di tempo N quando questo era partito con i suoi pokemon da Unima, insegnandogli molte cose.

Alan, da quando N se n'era andato da Hoenn, non aveva più avuto sue notizie, tranne che si fosse recato a Raqalis.

E infatti eccolo lì.

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All'improvviso Ada diede una gomitata ad Alan, che sussultò per la sorpresa.

“Ahia, Ada! Che succede?”

La Corsara gli indicò un punto vicino alla parete di destra. Alan rimase come pietrificato.

Rossella e Ottavio erano lì in disparte, soli, senza parlare con nessuno se non con tra loro. Ottavio si voltò e li vide.

“No, no...” il gigante indietreggiò di qualche passo, mentre i due Magmatenenti li raggiungevano. Max era morto, e non volevano parlarne, soprattutto con i due Tenenti. Non voleva che la colpa venisse addossata ancora al Team Idro.

Ma i due li raggiunsero in fretta.

“Ciao” disse allegramente Ottavio. Alan e Ada si guardarono.

“Ehm... “ cominciò il Magmatenente. Era ben diverso dall'Ottavio che Alan ricordava, ma non cambiava molto per il gigante.

“Ci dispiace per Ivan, ma noi non c'entriamo niente. Ve lo assicuriamo” completò timidamente Rossella.

“Ma di cosa state parlando?” disse confusa Ada.

“Bhe, Ivan... è morto” rispose pazientemente Ottavio. Forse pensava che, per il dolore, i due idrofili fossero impazziti.

“Morto?” risposero insieme i due Idrotenenti. La situazione stava diventando surreale: era Max quello morto, non Ivan.

Ottavio e Rossella ne erano certi: Alan e Ada erano pazzi.

“Si, certo, e io cosa sono? Uno zombie, forse?” urlò Ivan, che si sistemò tra i suoi Tenenti.

I due magmosi erano profondamente sorpresi, ma Ivan cambiò discorso.

“Bene, Ottavio, immagino che dovrei congratularmi con te”

“Per cosa?” chiese cauto Ottavio.

“Ovvio. Max è ormai passato all'altro mondo, quindi tu sei il Capo Magma, al posto suo” insisté Ivan.

“Veramente io...” ma Ottavio venne interrotto da una voce fredda e familiare.

“Vedo che la Morte ci ha risparmiati entrambi” e Max comparve a fianco dei suoi collaboratori.

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