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Autore: lostinpercyseyes    22/01/2015    0 recensioni
All'inizio vidi solo delle ombre che si muovevano, ma presto si trasformarono in sagome di corpi.
Qualcuno calò dentro la stanza. Volevo strillare, piangere, vomitare. La presenza che avvertivo si stava avvicinando, quando mi fu di fronte si chinò su di me. Sentii un sussulto provenire dalla figura e poi un'esclamazione in un gergo che non capii: -Caspio...-
Era sicuramente un ragazzo, lo capivo dal tono della sua voce, ma non riuscivo a vedere i lineamenti del suo volto, solo a distinguere il colore dei suoi capelli, biondo sporco.
-Che c'è che non va, Newt?- chiese una voce dall'alto.
Il ragazzo di fronte a me, Newt evidentemente, mi guardò un attimo e poi si girò verso la folla.
-È una ragazza.-
Dall'esterno sentii provenire un gran vociare, di cui riuscivo a cogliere solo poche frasi sparse.
Mi sentivo confusa, infondo una ragazza non doveva essere un così grande stupore, o forse sì?
{Sequel: "Into The Scorch"}
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. 
Provai a mettermi in piedi, circondata da un buio freddo. Udivo un rumore sferragliante, metallico. Avvertii un fremito violento sotto i miei piedi, che mi fece cadere. Tentai di rialzarmi, ma invano, così trovai un angolino e mi tirai le gambe al petto, stringendole forte. La stanzetta buia iniziò a salire, oscillando avanti e indietro, facendomi venire la nausea. Riuscivo soltanto a starmene qui seduta, da sola e in attesa. 
Mi chiamo Anna, pensai.
Era l'unica cosa che riuscivo a ricordare e non capivo come potesse essere possibile. 
La stanza, intanto, stava proseguendo la sua oscillante ascesa e ormai non mi accorgevo più del continuo oscillare. Era passata forse mezz'ora, quando con un cigolio e un tonfo sordo, la stanza si fermò.
Un rumore secco, forte, risuonò sopra la mia testa e ad un tratto la luce squarciò il soffitto della stanza. Dopo tutto quel tempo passato al buio, la luce era come una pugnalata agli occhi. Mi coprii il viso con le mani. 
Sentii dei rumori provenire dall'alto, delle voci. Mi raggomitolai ancora di più su me stessa, la paura mi attraversava da capo a piede. 
All'inizio vidi solo delle ombre che si muovevano, ma presto si trasformarono in sagome di corpi.
Qualcuno calò dentro la stanza. Volevo strillare, piangere, vomitare. La presenza che avvertivo si stava avvicinando, quando mi fu di fronte si chinò su di me. Sentii un sussulto provenire dalla figura e poi un'esclamazione in un gergo che non capii: -Caspio...- 
Era sicuramente un ragazzo, lo capivo dal tono della sua voce, ma non riuscivo a vedere i lineamenti del suo volto, solo a distinguere il colore dei suoi capelli, biondo sporco.
-Che c'è che non va, Newt?- chiese una voce dall'alto.
Il ragazzo di fronte a me, Newt evidentemente, mi guardò un attimo e poi si girò verso la folla.
-È una ragazza.-
Dall'esterno sentii provenire un gran vociare, di cui riuscivo a cogliere solo poche frasi sparse.
Mi sentivo confusa, infondo una ragazza non doveva essere un così grande stupore, o forse sì?
Sentii qualcun'altro entrare nella stanza e avvicinarsi a quello che doveva essere Newt.
Stavolta riuscii a vedere il suo volto, ma non mi ci si soffermai molto, troppo presa dalla sua corporatura, alto e muscoloso.
-Ciao, io sono Gally- mi disse con un sorriso forzato -stai tranquilla, qui sei al sicuro.- e mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi. La guardai per un attimo e poi l'afferrai.
Gally mi mise in piedi, ma non durai neanche cinque secondi. Le mie gambe cedettero, ma per fortuna il ragazzo aveva i riflessi pronti, e con estrema agilità mi prese in braccio. Arrossii di botto, pregando che non si notasse più di quanto avrei voluto. Mi portò fuori da quella sorta di stanza sempre in braccio e non mi appoggiò a terra neanche quando fummo usciti, mentre io sgranavo gli occhi. Riuscii a mettere a fuoco diversi visi davanti a me. Tutti ragazzi. Tutti, chi più piccolo, chi più grande. Adolescenti. Ragazzini. Una cinquantina.
Finalmente Gally si decise a mettermi giù e un ragazzo dalla pelle scura mi si avvicinò studiandomi, poi parlò, marchiando quelle parole nella mia mente a fuoco: -Piacere di conoscerti, pive. Benvenuta nella Radura.-
   
 
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