Moment Two:
-∫Perdono
Famiglia Beifong


 

La neve, candida nella sua leggerezza, arrivava a toccare la terra lentamente, come se mille piume stessero invadendo l’aria fredda che li circondava.
Suyin emise un sospiro e l’aria calda dalla sua bocca si condensò immediatamente a contatto con l’esterno, quasi mascherando la piega che le labbra della donna avevano assunto.
Le giunse all’orecchio il battere ritmico e nervoso del piede di Opal in preda al freddo che il metallo sulla sua veste non faceva che aumentare, a contatto con la lieve stoffa al di sotto del lungo e pesante cappotto verde. Era un’ora esatta, aveva osservato Lin, che aspettavano quel dannato dirigibile ed i loro piedi, oramai erano immersi in tre centimetri buoni di neve, ma Su non si era lasciata scoraggiare e, quando aveva udito in lontananza il rumore delle pale del dirigibile, si era stretta al braccio del marito, emozionata, tanto che le veniva da piangere.
I gemelli, invece, guardavano l’immensa macchina volante con un misto di curiosità e repulsione per colui che presto sarebbe sbarcato dalla nave del cielo.
 
Ebbero il tempo di sbuffare e rivolgere ai genitori un solo sguardo di quello che ai loro occhi parve essere rimprovero oppure semplicemente rammarico, perché Su lo sapeva quanto ai gemelli ancora bruciasse la ferita che Bataar Jr. aveva inferto loro, che il dirigibile posò gli enormi sostegni a terra, e sbuffò, aprendo le porte e posando la scala che dava accesso al ventre della bestia di metallo.
 
Il clangore di metallo contro metallo riportò l’attenzione di tutti su quella scala, che a piccoli, stanchi passi era percorsa da lui, Bataar Jr., dopo tre anni di prigionia. Nell’immediato, Suyin corse incontro a quel figlio che tempo prima aveva temuto d’aver perso per sempre e l’abbracciò stretto e quand’anche sentì le braccia di quel ragazzo che lontano da lei s’era oramai fatto uomo, Su lasciò libere le lacrime salate di scorrere e congelarsi sulle sue guance calde.
 
Lentamente, uno ad uno, anche i suoi fratelli allargarono quell’abbraccio che, senza che l’ammettessero, gli era mancato come l’aria nei polmoni. Prima Opal, poi Huan e l’uomo che gli aveva dato la vita e il nome e poi, assieme per ultimi, Wei e Wing s’unirono a quella stretta che tanto voleva dire per ognuno di loro e che trasmetteva un messaggio chiaro, forte, caldo e rassicurante a tutti coloro che li osservavano dall’esterno e che non fiatavano per paura di rovinare quel momento speciale, dove nell’aria aleggiavano parole che per troppo tempo erano state taciute e represse.
 
«Bentornato a casa, figlio mio.»
«Ci sei mancato.»
«Abbiamo aspettato tanto il tuo ritorno»
 
«Anche voi mi siete mancati. Perdonatemi.» e calde lacrime che bagnano quei volti distesi in sorrisi troppo a lungo mascherati dal rancore e dall’odio.

 

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