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Autore: Martyx1988    25/11/2008    8 recensioni
Renesmee è cresciuta, secondo i suoi tempi, ed è ormai un'adolescente in età da liceo...ma è difficile affrontare il cambiamento senza la persona cui vuoi più bene al mondo...non sa però che il ritorno di Jacob dopo un anno di vagabondaggi potrebbe cambiare le cose più di quanto è cambiata lei in un solo anno...
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Sunrise

CAPITOLO 1

“Ahi!! Zia Alice, mi fai male con quegli spilli”
“È il tuo primo giorno al liceo, Renesmee, non vorrai andarci vestita come una barbona?”
“No, ma…”
“Niente ma, signorina. Ho già dovuto modificare il modello originale perché tua madre lo riteneva esagerato”
Abito lungo di seta e giacca di cachemire, l’avrei giudicato esagerato anche io, pensò la piccola Renesmee. Che poi tanto piccola non era, a vederla. In teoria andava per i quattro anni, in pratica aveva il corpo di una quattordicenne. Una crescita accelerata dovuta alla sua natura di mezza vampira, che in molti aspetti della sua vita aveva dovuto imparare a nascondere, per proteggere la sua famiglia. Ciò in cui aveva avuto maggiori difficoltà era stata l’alimentazione. Sin da quando era dentro sua madre l’avevano nutrita di sangue umano, che poi aveva imparato a sostituire con quello animale, come era tradizione nella sua famiglia.
In preparazione all’inizio della scuola era stata poi costretta da sua madre a mangiare del cibo umano. apprezzava molto la carne, specie se poco cotta, il gusto era molto simile al sangue, a fatica si faceva andare bene pasta e pizza, proprio non le andavano giù le verdure. Ma, le avevano sempre detto, era un difetto di molti suoi coetanei.
Il fatidico primo giorno di scuola era poi arrivato, e Renesmee era pronta. La sera prima in casa Cullen si era tenuta una piccola festa privata dove aveva ricevuto in regalo tutto ciò che le sarebbe servito durante il liceo.
“Il regalo più bello deve ancora venire” le aveva detto sua madre, suscitando la sua impazienza talmente tanto che la notte non era riuscita a dormire. Non che ne avesse molto bisogno, però un buon sonno ristoratore dopo una festa come quella non le avrebbe fatto male.

In quel momento era in camera con sua zia Alice, che le stava sistemando l’orlo dei pantaloni neri con cui era riuscita a sostituire, insieme ad una sobria camicetta, l’abito lungo precedentemente scelto da Alice. I morbidi boccoli ramati le ricadevano sulle spalle, tenuti indietro da una treccia che le passava intorno al capo e terminava dietro la nuca, un’opera di Rosalie. Zia Rose era tra tutte quella che le si era affezionata di più, che l’aveva amata come fosse sua figlia prima ancora che venisse al mondo e che la viziava di più, regalandole ogni giorno qualcosa di nuovo ed estremamente costoso – ovviamente non abiti, a quello pensava Alice.
“Tesoro, farai tardi a scuola!” chiamò sua madre Isabella dal piano di sotto, dove si erano riuniti tutti i Cullen e i Swan. In quella casa non serviva urlare per farsi sentire, erano tutti dotati di un udito finissimo.
“Zia Alice, hai finito??”
“Sì sì, quanta impazienza!”
Appena sentì Alice mollare la presa sui suoi pantaloni, Renesmee si fiondò fuori dalla stanza e giù per le scale, recuperando nel mentre giacca e borsa.
“Dove vai così di corsa? Fatti vedere bene, no?”. Sua madre l’afferrò per un braccio con forza e grazia allo stesso tempo, costringendola a voltarsi verso gli altri membri della loro numerosa famiglia, che subito si prodigarono in elogi sulla sua bellezza e il suo abbigliamento.
“Se continuate così, arriverà davvero in ritardo a scuola”.
Suo padre, Edward Cullen, il suo salvatore ogni volta che la situazione lo richiedeva. Forse perché riusciva a leggere nella sua mente. Non aveva mai abusato della sua capacità contro di lei, anzi le era sempre venuto in soccorso, così Renesmee aveva imparato a pensare la cosa giusta al momento giusto.
“Il tuo regalo ti sta aspettando” continuò Edward con voce suadente, ammiccando alla figlia.
“Dove?”. La voce di Renesmee tradì l’impazienza di un’intera notte.
“In garage” sorrise il padre, facendole strada con un gesto ampio. Renesmee lasciò cadere a terra la borsa e corse verso il garage, aprì la porta con foga e le trovò lì. Due splendide moto, forse un po’ datate ma completamente tirate a lucido, corredate di casco e tutto il resto.
“Sono fantastiche!”. Corse a toccarle, accarezzarle come degli animaletti, ci montò sopra. “Da dove vengono?”
“Da una persona speciale” rispose la madre, arrivata insieme al resto della famiglia nel grande garage già zeppo di macchine di lusso. Il suo tono lasciò trapelare una punta di emozione nel rispondere alla figlia, il cui sguardo si illuminò ulteriormente quando capì a chi si stesse riferendo Bella.
“Jacob…”. I genitori le sorrisero. “È qui?”. Sembrava più una supplica che una domanda.
“No, Nessie” rispose Edward a malincuore. Il sorriso svanì lentamente dalle sue labbra. In fondo, cosa poteva aspettarsi. Era ormai un anno che non aveva più sue notizie. Se n’era andato senza dare una spiegazione, lasciando il branco nelle mani di Leah. Era stata lei a informarli della sua partenza. Si ricordava di aver pianto per giorni e giorni, da sola o tra le braccia di sua madre o delle zie. Poi un giorno si era convinta che prima o poi sarebbe tornato da lei, dalla sua Nessie, dalla bambina che aveva visto nascere, crescere, di cui si era preso cura in onore dell’amore che lo aveva legato per tanto tempo a sua madre.
Aveva sperato in un suo ritorno per il giorno del suo “quarto” compleanno, poi in occasione della festa per l’inizio della scuola, il giorno prima, ma niente. Eppure continuava a sperare.
“È tardi, Renesmee, ti conviene andare”
“Sì” rispose apatica, senza neanche tentare di capire chi le avesse parlato. Suo padre le si avvicinò porgendole borsa e chiavi della moto, quindi premette il pulsante del piccolo telecomandino che apriva il garage e lasciò spazio alla figlia, la quale, indossato il casco, sfrecciò via lungo il vialetto.

Occhi, tanti occhi, troppi occhi le si erano appiccicati addosso appena aveva sollevato il casco. Occhi che la invidiavano e di conseguenza la odiavano, quelli delle ragazze del liceo di Forks, occhi che la ammiravano, la studiavano, la assaporavano, quelli dei ragazzi. Renesmee trasse un profondo respiro per calmarsi, quelle occhiate le davano sui nervi, scese dalla moto e si mise la borsa a tracolla, liberando i capelli da sotto la spallina, e si diresse a passo svelto verso l'entrata della scuola, seguita da quei mille volti nuovi. Andò a vedere quale fosse la sua classe e iniziò a cercarla per tutto l'edificio, senza neanche pensare di chiedere informazioni a qualcuno. Per fortuna trovò subito l'aula, non c'era ancora molta gente dentro, eppure anche quei pochi presero subito a squadrarla. Tirò dritta verso un banco in fondo e vi si sedette, poi passò i minuti prima dell'inizio della lezione a guardare fuori dalla finestra. Arrivò la professoressa e venne il momento delle presentazioni alla classe, come tradizione. Quando fu il suo turno, sapeva cosa doveva dire, erano giorni che si preparava il discorso.
"Mi chiamo Renesmee Cullen, sono una cugina dei Cullen che vivono qui a Forks. Mi sono trasferita qui dalla costa est dopo che i miei genitori sono morti in un incidente"
Per completare il patetico quadretto, ricevette condoglianze da quasi tutta la classe, poche delle quali veramente sentite. Solo una ragazza in primo banco rimase in silenzio al suo posto, guardandola da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali decisamente fuori moda - certe volte si sentiva un po' come Alice. Nella sua mente, ringraziò quella ragazza.
A mensa sembrò che in ogni tavolo ci fosse un posto libero per lei, ma Renesmee scelse un tavolo solitario vicino alla finestra, con vista sui boschi intorno a Forks. Un senso di malinconia la pervase, ma continuò a fissare quel verde orizzonte, nella speranza di trovare un qualche segno di movimento.
L'ora di biologia del pomeriggio passò velocemente e presto fu il momento di tornare a casa. Inforcò rapidamente la moto e si mise il casco, ma prima di abbassare la visiera notò la ragazza occhialuta della mattina osservarla da dietro un albero, forse impaurita o imbarazzata. Non ci fece molto caso, abbassò la visiera e sfrecciò sulla strada, finalmente verso casa. Passò velocemente dalla centrale di polizia a salutare Charlie, suo nonno, che ormai non faceva più caso alla sua rapida crescita, poi si immerse nei boschi che portavano a casa Cullen.
Mancavano ancora poche centinaia di metri quando un movimento nella boscaglia attirò la sua attenzione. Inchiodò all'istante, sollevando mucchietti di terra ed erba, e si tolse il casco per osservare meglio. Un altro movimento, più vistoso, e poi un pelo rossiccio in mezzo al verde della vegetazione. I battiti del cuore di Renesmee accelerarono. Lasciò casco e moto dov'erano e andò in direzione del movimento, a cui ne seguì un altro e un altro ancora, che la portarono sempre più nel fitto del bosco, fino ad una radura coperta dalle chiome degli alberi. Avanzò lentamente verso il centro dello spiazzo, guardandosi intorno. Possibile che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione, che avesse inseguito solo una speranza e niente di più? Il fruscio delle foglie dietro di lei la fece voltare, e il cuore le esplose nel petto.
"Jake..." sussurrò a fior di labbra, quasi avesse paura che il ragazzo svanisse al solo pronunciare il suo nome.
"Ciao Nessie" le rispose sorridente. Avanzava verso il centro della radura dove si trovava Renesmee, era a torso nudo, coi capelli lunghi neri che gli ricadevano disordinati sulle spalle, un paio di pantaloncini sfilacciati a coprirgli le gambe fino al ginocchio. Era esattamente come un anno prima, la barba tagliata da poco, segno che doveva essere a Forks almeno da quella mattina. A pensarci Renesmee montò su tutte le furie.
"Solo adesso spunti, eh? Beh, sai che ti dico? Potevi restare in mezzo ai boschi o dovunque tu fossi, non ci sei mancato neanche un po', anzi, siamo anche riusciti a mandare via quei tuoi amici pulciosi che ronzavano intorno a casa. Non puoi immaginare che liberazione, senza più la vostra puzza di cane a infestare la casa, puah!"
Jacob rise divertito alle ingiurie mandategli dalla ragazzina, che però cercò di fare ancora di più l'offesa e la stizzita. Il ragazzo cercò di calmarsi e la guardò dritta nei morbidi occhi nocciola.
"Mi sei mancata anche tu, Nessie"
A quelle parole la maschera imbronciata di Renesmee andò in frantumi e la ragazza si gettò fra le possenti braccia di Jacob, scoppiando in un pianto liberatore.

   
 
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