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Autore: Erule    24/01/2015    2 recensioni
Seguito di "Anchor".
Lydia si guardò intorno circospetta. Quel pomeriggio, Stiles era uscito con Scott ed Allison, mentre lei era rimasta a casa perché si era presa un bel raffreddore di stagione e con il naso che gocciolava, le ombre sotto gli occhi, le gambe tremolanti, non se l’era sentita proprio di uscire. Lydia Martin doveva essere sempre impeccabile, quindi tanto valeva non mettere nemmeno il naso fuori di casa. Ma poi, circa cinque minuti dopo che Stiles era uscito, nella sua camera l’aveva visto: un enorme ragno nero e peloso con otto zampe. Voi direte: che schifo! Invece, tutto quello che pensò Lydia fu: CHE ORRORE! La natura non aveva avuto il minimo gusto con quegli orribili animaletti. Così, aveva preso la mazza da baseball di Stiles e si era diretta a passo deciso nella stanza, convinta che sarebbe bastato un solo colpo per metterlo K.O.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
The Desert Wolf


  << Potresti smettere di fissarmi così? >>
<< Così come? >>
<< Come se volessi strapparmi la pelle di dosso. >> rispose Ades, poi si voltò verso di lui. << Okay, senti, so che pensi che io sia una potenziale minaccia per la tua ragazza, ma, notizia dell’ultima ora: non lo sono. >> replicò il ragazzo, allargando le braccia.
Stiles stette per aprire la bocca, gli occhi infuocati, ma Lydia s’intromise.
<< Okay, okay, che ne dite se ci diamo tutti una calmata? Sono solo le nove del mattino e non ho ancora preso il caffè. >>
Stiles si alzò da tavola con un’espressione irata sul volto e si diresse in salotto. Lydia roteò gli occhi, poi lo seguì. Sembrava una sciocca ragazzina in piena crisi ormonale. La faceva tanto lunga per niente. Insomma, la storia di Ades era abbastanza strana e fidarsi di lui o di Jackson era come fare un salto nel buio, ma loro ne avevano parlato insieme apposta. E probabilmente conosceva ciò che lo spaventava di più.
<< Tu pensi che questo sia tutto un piano di Jackson per tornare qui. >>
<< Correggiti, Lydia: io penso che questo sia tutto un piano di Jackson per rimettersi con te. >> replicò Stiles sarcastico, girandosi. Gli occhi grandi di Lydia si spalancarono, facendo risaltare quel meraviglioso verde oliva dei suoi occhi.
<< Non puoi essere così geloso. >>
<< Oh, direi che posso eccome, invece. Vogliamo elencare tutti i tuoi fidanzati? Perché avrei da fare. >>
<< Stiles, che ti prende? Neanche sei tornato, che già stiamo litigando. E noi non litighiamo mai per davvero. >>
Stiles buttò fuori l’aria, le mani che sfregavano spasmodicamente la faccia. Era stanco morto per il viaggio e per tutto quello che era accaduto, come l’apparizione di Peter o Scott che non reggeva più il peso del mondo,  per non parlare della storia assurda di quella fantomatica divinità greca che aveva dormito sul divano quella notte. Il problema era che non riusciva a mettere insieme una fila di parole, una frase che avesse significato, per poter spiegare tutto razionalmente a Lydia.
<< Hai ragione. Mi dispiace. È solo che… ero preoccupato per te. Credevo che questo tizio potesse farti del male o portarti via da me e… Lydia, io davvero non potrei sopportarlo. >> replicò Stiles. Lydia si avvicinò a lui e gli accarezzò una guancia con la mano. Era bello sapere che lei stava bene, che era lì, in piedi, di fronte a lui e respirava piano.
<< Ti amo. >> disse Lydia, come se pronunciare quelle due parole fosse la cosa più semplice del mondo, come se avesse imparato a dire quelle al posto di Mamma come prima parola. E Stiles sentì una stretta al cuore, come un battito mancante che gli toglieva il respiro, ma allo stesso tempo glielo ridava.
<< Grazie. >>
Lydia alzò un sopracciglio, sorridendo.
<< Sai, a questo punto tu avresti dovuto rispondere… >>
<< Ti amo anch’io. >> la interruppe Stiles.
Lydia annuì soddisfatta.
<< Esatto. >>
<< Volevo solo ringraziarti per il tuo amore, per tutto quello che fai per me anche se sono a miglia di distanza e puoi parlarmi solo attraverso un telefono e per darmi la sicurezza di cui ho bisogno nei momenti in cui non la chiedo. >> fece Stiles e Lydia vide in lui che qualcosa era cambiato. Era più maturo, più umano che mai in un mondo che di umano non aveva più che carne e sangue.
<< Non c’è di che. >> disse Lydia, con un’alzata di spalle. Stiles la baciò sulla fronte, le labbra più delicate di un fiocco di neve, dolci come il sapore del miele. Forse la sua parte romantica era Stiles. La sua parte migliore.
<< E sono anche preoccupato per Scott. >> aggiunse Stiles, inumidendosi le labbra. << Ho paura che sia molto provato, dopo l’ultima volta. È molto spaventato. >>
<< Ha paura per sé o per Allison? >> chiese Lydia.
<< Non chiedermelo, se conosci già la risposta. Sarebbe un insulto alla tua intelligenza. >>
<< Oh, per una volta che cerco di farti sembrare più perspicace di me! >> scherzò Lydia. Stiles le strinse la mano. << Lui si preoccupa sempre per tutti noi. Non so come faccia a sopportarci. >>
<< Ha paura che qualcun altro muoia per lui. Non vuole che accada di nuovo ciò che è successo a Boyd, ad Erica, a Eiden o… be’, ad Allison. >>
Lydia buttò fuori l’aria. Sapeva che Scott era preoccupata quanto lei per Allison e per tutti gli altri, ma non poteva non raccontargli quello che aveva sognato. Non poteva fare finta di niente ed andare avanti. Aveva giurato a se stessa che li avrebbe sempre protetti tutti, se avesse potuto. Ed ora poteva. Doveva.
<< Stiles, quello che dice Ades è vero. >> affermò lei. Stiles corrugò la fronte. << Cosa? Credevo che tu fossi dalla mia parte. >>
<< Stanotte le voci mi hanno svegliata. Non voglio dire che mi abbiano raccontato una profezia, ma potrebbe esserlo. >> continuò Lydia. Stiles serrò la mascella. << E non so come, ma credo che Ades c’entri in tutto questo fino al collo. >>
 
<< Dimmi che mi credi! >> esclamò Peter, tirandola verso di sé per un polso.
<< No! E mai lo farò! >>
<< Sai che ho ragione! >>
<< No! Tu vuoi solo qualcuno che cada giù con te! >>
<< Menti, sapendo di mentire! >>
<< Lasciami! >>
Paige cercò di divincolarsi, ma la presa di Peter si faceva sempre più stretta. Le vene risaltavano sulla sua mano come le increspature sulla carta argentata. Paige pensò che sarebbe persino riuscita a vedere il movimento dei muscoli, se ci avesse fatto più attenzione. Anche se era più magro e malconcio, lui era pur sempre più grande di lei ed allenato, quindi non si stupì di avere qualche difficoltà ad imporsi. In più, aveva cercato per tutta la mattina di fare piano per non svegliare Derek, che non aveva dormito per tutta la notte, ma ormai doveva essersi svegliato per le urla.
<< Sai benissimo che sto dicendo la verità. Mi hanno minacciato. Ho dovuto rispondere. >>
<< E cosa diavolo vuoi da noi, adesso? >>
<< Protezione. Fiducia. Aiuto. >>
<< Non avrai niente di tutto questo. >>
<< In nome di tua madre… >> disse Peter, poi la mano libera di Paige lo colpì. La sua guancia era rossa come il sole al tramonto. Peter strinse i denti, gli occhi lucidi.
<< Non chiedermi niente per lei. Non pronunciare il suo nome. E non credere che ti aiuterò, solo perché lei una volta ti amava. Se ti vedesse adesso, ti odierebbe. Derek ti odia. >> disse. Lo sguardo di Peter rimase fisso nel suo, ma la mascella gli tremava. << Gli hai fatto troppo male. E sai qual è la cosa peggiore? Lui non ti avrebbe mai abbandonato. Persino dopo tutto quello che gli avevi fatto. >>
Peter abbassò lo sguardo.
<< Tu perdoneresti te stessa per tutte le cose orribili che hai fatto? >> chiese. Paige boccheggiò, senza sapere come rispondere. << Dimmi Paige, ti perdoneresti se avessi ucciso tante persone innocenti? >>
<< Non dirmi che adesso vuoi redimerti ai nostri occhi, perché lo stai facendo nel modo sbagliato. >> fece la voce di Derek dietro di lui, uscendo a piedi scalzi dalla camera da letto. << In primo luogo, lasciala. Secondo: rivolgiti a me quando parli e non a lei. Vedo che non hai ancora fatto la prima cosa che ti ho detto di fare. Lasciala. >>
Peter allentò la presa e Paige si divincolò. Il suo polso era tinto d’un rosa scuro, che le ricordava lo stesso colore che vedeva quando la malattia la stava per uccidere lentamente, dopo essersi grattata a sangue le braccia.
<< Mi hanno torturato. Sai come sono fatto. Ho preferito tornare indietro vivo. >>
<< Certo, perché tradire chi ti è sempre stato accanto è normale, vero? >> chiese Paige, ironica. Peter deglutì. << Perché dovrei aiutarti? Tu vuoi uccidere Scott e mi pare che sia un nostro amico. >>
<< Avete bisogno di me, okay? Avete sempre bisogno di me, perché non siete che quattro lupi inesperti, una Banshee che non sa fare il proprio dovere ed una che se la cava con arco e frecce, che sa solo farsi ammazzare. >> disse. Derek strinse la mano destra a pugno e l’avrebbe colpito, se la mano di Paige non fosse scivolata lungo il suo braccio, facendogli capire che non avrebbe dovuto. << Avrei potuto comunque uccidervi tutti durante l’ultimo scontro, ma non l’ho fatto. Vi ho lasciato in pace anche dopo, vi ho lasciato ricostruire le vostre vite e tornare forti. Potete non fidarvi dei miei motivi, ma dovete darmi una chance. >>
<< Quali sono i tuoi motivi? >>
Peter deglutì.
<< Mi sono ricordato di aver fatto una promessa. Credo di doverla rispettare. >>
<< A chi l’hai fatta? >>
<< Non importa, adesso quella persona non c’è più. >>
<< Era mia madre? >> chiese Paige. Peter scosse impercettibilmente il capo.
<< No. Non la conoscevate. >> replicò. << Sentite, se non volete avermi fra i piedi lo capisco, ma io ho bisogno della vostra protezione o mi uccideranno. Ho fatto una promessa ed intendo rispettarla. Vi aiuterò. Dovete solo decidere se ne vale la pena. Aspetterò la sentenza. Avete due ore. >>
 
<< Devo andare, adesso. Ho il corso di chimica e non me lo voglio perdere. >> disse Scott, uscendo di casa con lo zaino in spalla.
<< Scott, non ti è mai piaciuto il corso di chimica. Smetti di scappare da me e dimmi cos’hai. >> replicò Allison, inseguendolo fuori di casa.
<< Sto bene, è solo che sono in ritardo. >>
<< Scott, per favore. >>
Il ragazzo si fermò a pochi passi da lei.  Guardò la strada di fronte a sé, le case vicine tanto solitarie da farlo sentire ancora più triste, il cielo dietro completamente azzurro. Sarebbe stato il paesaggio più bello del mondo, se non fosse stato per quel piccolo nodo in gola che non lo lasciava in pace dalla sera prima. Non sapeva dire da quanto tempo lui ed Allison si fossero allontanati così tanto. Deglutì piano, avvertendo tutti i suoni più vicini, le voci che si accalcavano nelle sue orecchie, che risalivano sulle sue braccia, che gli toccavano le guance calde… Scosse la testa, tornando in sé. Stava impazzendo lentamente e non sapeva neanche lui perché.
<< Non lo so, Allison. >> rispose. Sentì il suo respiro dietro di sé, persino il battito del suo cuore sembrava ansioso. << Forse è solo che pensavo che fosse finita e invece i miei peggiori incubi si sono rifatti vivi e… non so se saremo in grado di combattere contro tutto questo. >>
Scott si voltò ed Allison continuò ad osservarlo. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui, abbracciarlo, stringerlo tanto forte da farsi male alle mani, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Socchiuse le labbra, non se ne accorse nemmeno.
<< Hai paura. >> disse. Scott abbassò lo sguardo. << Scott, siamo solo dei ragazzi, okay? È assolutamente umano avere paura, anche se si è lupi. Non devi… >>
<< Ho paura per te. >> la interruppe Scott, guardandola dritto negli occhi. Il cuore di Allison cominciò a batterle all’impazzata nel petto. Sapeva cavarsela da sola, sapeva combattere e badare a se stessa, ma sentire quelle parole le provocava sempre lo stesso effetto. La facevano sentire al sicuro. << Non voglio che ti facciano del male. >>
Allison sapeva che avrebbe dovuto tranquillizzarlo in qualche modo, che avrebbe dovuto dirgli che lei sapeva badare a se stessa, che stavolta se la sarebbe cavata bene perché era più forte, ma le parole le si bloccarono in gola. Era come sentire gli spigoli delle lettere pungerle la pelle dall’interno, avvertire quelle N di Non e quella R di Paura ucciderla dentro. Ricordava quello che aveva confessato una volta al padre di Stiles: “Io non sono senza paura. Io ho paura tutto il tempo”. Ed ora, era come se le sue stesse parole la stessero punendo.
Io non sono senza paura.
<< Vorrei prometterti qualcosa, ma non posso. >> disse Allison, le guance pallide e gli occhi arrossati. Scott si sentì male per lei. << So solo che senza di te io cado a pezzi e quindi ti prego, ti prego Scott, non abbandonarmi adesso. So che hai paura, anche io ho paura, ho così tanta paura di perderti che certe volte mi sveglio e mi fa male la gola per quanto ho urlato nel sonno, ma mi faccio forza perché altrimenti so che non reggerei. Quindi, fallo per me, non cedere. >> replicò Allison, con le labbra rosse come la notte in cui era morta. Scott non avrebbe voluto pensarlo, ma era il primo pensiero che gli era venuto in mente. E non voleva che accadesse di nuovo. << Per favore, non cedere. >>
 
<< Jackson, chiudi quel becco da gallina. Dannazione, parli più di una donna! >> esclamò Ades, inveendo contro il telefono. << Non so se mi aiuteranno. Sì, Lydia è davvero simile a lei. Già. Vedrai che accetteranno. Persefone l’ha fatto, dopotutto. Lei mi ha sempre aiutato quando ne ho avuto bisogno. Sì, comunque avevi ragione: Stiles è davvero un idiota. >>
<< Ehi biondino, attento a come parli. >> lo rimbeccò Stiles, entrando nel salotto con Lydia al suo fianco.
<< Jackson ti devo lasciare, è arrivato l’ex posseduto. >> disse Ades. Stiles impallidì. Il ragazzo finì la telefonata. << Allora? Cos’avete deciso? >>
<< C’è una cosa che dovresti sapere, prima. >> rispose Lydia, incrociando le braccia. << Conosco la Profezia dei Morti e non intendo aiutarti, a meno che tu non mi dica tutto ciò che sai riguardo ad essa. >>
Il volto di Ades si trasformò in una maschera di cera. Deglutì piano, rigirandosi il telefono fra le mani.
<< Cosa volete sapere? >>
 
Peter sbuffò, roteando gli occhi per la terza volta in dieci minuti. Paige e Derek non smettevano di discutere riguardo a quello che dovevano fare con lui e dopo aver riascoltato la stessa pantomima per quattro o cinque volte (Dovremmo dirlo a Scott, Buttiamolo in un burrone, Cosa facciamo? Non possiamo fidarci di lui), Peter aveva perso quasi tutta la pazienza rimastagli. Si alzò dalla sedia e dalla cucina si diresse nel salotto.
<< Ehi, le due ore sono passate. Sembrate due genitori che stanno discutendo del loro figlio scapestrato. Sono abbastanza grande per queste cose, ormai. >>
<< Come puoi pretendere che non ci fidiamo di te ancora una volta, Peter? >> chiese Paige, le braccia incrociate.
<< Infatti ve l’ho solo chiesto. Se l’avessi preteso, probabilmente a quest’ora vi avrei già azzannati alla gola. >> rispose Peter, alzando le spalle. Derek assottigliò gli occhi, minaccioso. << Non fai paura a nessuno, cucciolotto. Sentite, dovete solo dirmi cosa volete fare. Avanti. Non mi metterò a piangere e non vi attaccherò. Ditemi solo se vi fidate o se me ne devo andare. >>
Paige guardò Derek. Credeva che solo in quel modo, fissando i suoi occhi, avrebbe potuto capire cosa fare, ma non fu così. Quando lui si girò per guardarla, non vide che il vuoto. Le sue iridi verdi rispecchiarono due immagini di lei, ferme e tristi, quasi senz’anima. Era quello l’effetto che Peter aveva su di lui? L’aveva sempre avuto? Non se n’era mai accorta?
<< La decisione spetta a te. >> disse solo.
<< Cosa? Perché? >>
<< Perché io mi fido di te. Io sono troppo coinvolto, rischierei di sbagliare. Ti appoggerò in ogni caso. >>
Peter alzò gli occhi al soffitto.
<< Che sentimentali. >> mormorò.
Paige buttò fuori l’aria, indecisa. Si mordicchiò il labbro inferiore, cercando di pensare attentamente, vagliando ogni ipotesi, valutando ogni scenario possibile, pensando a quello che sarebbe potuto andare storto, alle ripercussioni, ma si sa, il futuro non va mai come preannunciamo a noi stessi. E così, la sua decisione fu la più inaspettata.
<< Ci fideremo di te, Peter. >> affermò Paige alla fine. Peter ghignò soddisfatto, mentre Derek sospirava. << Ma ad una condizione. >>
<< Vi darò la chiave per distruggerli, cosa volete ancora? >> chiese Peter, stizzito. Derek non riusciva ancora a capire.
Il sorriso maligno che si fece strada sul volto di Paige non faceva presagire nulla di buono.
<< Dovrai proteggere Scott ad ogni costo. >>
 
***
 
Dopo che Lydia ebbe terminato il racconto, tutti rimasero in silenzio per una manciata di minuti. Era difficile elaborare le sue ultime parole ed era inevitabile indovinare a chi fossero rivolte. Erano tutti seduti sui divano nel loft di Derek, tranne Ades che se ne stava sul tavolo con una gamba penzoloni e Peter appoggiato allo stipite della porta. Malia e Kira erano presenti, ma sembrava che fossero più preoccupate per altro che per le parole di Lydia. Ad un certo punto, Malia allungò il collo come fa una giraffa e controllò la porta principale.
<< Non riesco nemmeno ad immaginare di chi possa parlare. >> disse Stiles, rompendo il silenzio.
<< Potrebbe essere chiunque. >> replicò Scott.
<< Non aprite. >> ordinò Malia, alzandosi dal divano.
<< Cosa? >> chiese Lydia, confusa.
Bussarono alla porta. Paige fece per avanzare, ma Derek la bloccò con una mano. Scosse la testa un paio di volte, poi si diresse verso la porta. Scott e Peter si prepararono all’attacco. La mano di Derek si posò lentamente sulla porta blindata, avvicinando le dita alla superficie.   
 
C’erano una volta tre amici.
Ognuno di loro aveva un talento,
ma anche una debolezza.
 
<< Derek, NO! >> urlò Malia, slanciandosi verso di lui.
Il suono della sua voce incrinata volteggiò nella mente di Lydia come il rumore che fanno i pezzi di un vaso rotto quando cadono a terra.
 
Il primo era forte come il busto di un albero,
ma allo stesso tempo fragile come un tavolo di cristallo.
Il secondo era gentile come una madre,
ma non poneva mai se stesso prima degli altri.
Il terzo era fedele come un soldato,
ma aveva la debolezza di un amante.
 
Derek aprì la porta. Si avvertì un cigolio leggero che rese l’aria ancora più tesa. Peter sbiancò e si dovette reggere allo stipite per evitare di cadere in ginocchio. Kira spalancò la bocca, incredula. La donna che si stagliava di fronte a loro era bella, doveva avere più o meno l’età di Peter, dai capelli color del miele, gli occhi castani e brillanti, il viso affilato, alta e molto magra, con un paio di uomini robusti al suo seguito.
<< Buonasera. Io sono Cecily, la madre di Malia. Posso entrare? >>
 
Uno di loro morì per potere.
L’altro per amore.
L’ultimo per lealtà.
 
Derek deglutì, annuendo.
<< Cecily, ma che piacere rivederti. >> disse Peter, andandole incontro a braccia aperte.
<< Non fare quel sorrisetto falso con me, Peter. >> replicò Cecily. Il sorriso di Peter si spense sulle sue labbra sottili. << Sono venuta per riportarti all’Inferno. >>
 
Promettimi che li salverai.
 
 
 
 



Angolo dell'autrice:
Ciao :)
Cosa ne pensate del finale del capitolo? Oltre al fatto che è entrata in scena la madre di Malia, c'è anche la scoperta dell'intera profezia. Avete già un'idea dei possibili personaggi collegati a quelle sentenze? 
Non credo ci sia molto da dire su questo capitolo, perché le parti più importanti sono quelle finali. Questo passaggio è molto importante per quello che accadrà nella storia, comunque. E il capitolo seguente mi piace davvero molto *_* In ogni caso, fino a questo momento oltre a mostrare i problemi delle varie coppie, uno dei personaggi che sta risaltando davvero è Peter. Vi sta piacendo? Vi sembra che il suo atteggiamento sia sempre il solito, che stia tramando qualcosa o che si sia davvero convertito? E Ades, invece? 
Grazie come sempre a tutte le persone che recensiscono, leggono, inseriscono la storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Alla prossima!
Erule
  
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