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Autore: bimbaemo    26/11/2008    3 recensioni
La storia è ambientata 5 mesi dopo Eclipse. Bella ha lasciato Edward e ora sta con Jacob. Ma Bella soffre, non riesce a vivere senza il suo Edward... e lui di certo non si lascerà sfuggire l'occasione di riprendersela..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Avevo deciso di far finire la storia con il capitolo 8, ma vorrei arrivare almeno fino al 10. Spero non vi dispiaccia… xD In questo capitolo Edward e Bella avranno l’occasione di parlare e stare un po’ insieme… Nel capitolo 9 invece ci saranno tutte le spiegazioni di quello che Bella è riuscita a fare contro i Volturi. Il 10 sarà un semplice epilogo, non so ancora se visto dalla prospettiva di Edward o di Bella, o da tutte e due… oppure in terza persona…. Sono un po’ indecisa xD Volevo dire a tutti  che mi dispiace di averli fatti aspettare così tanto per gli aggiornamenti. Ringrazio di cuore Wind,  che recensendo il mio avviso mi ha aperto gli occhi e mi ha convinta a continuare ad aggiornare. Spero che questo capitolo possa piacervi. Un bacio a tutti. Cecilia.

 

 

 

Edward mi prese per mano. Non mi sembrava neanche di correre a quella velocità, era così… naturale. Eravamo in mezzo a una foresta, non avevo idea di dove. E la cosa più semplice che mi venne in mente di fare fu di chiederlo a Edward. Rallentò, senza fermarsi e mi rispose con un sussurro:

«Quasi a casa, amore.»

Aggrottai le sopracciglia.

«A casa? A Forks?»

Lui sghignazzò.

«E dove sennò?!»

«Ma.. pensavo che fossimo in Italia! Eravamo sulla torre dei Volturi….!»

Mi guardò per capire se fossi seria. Poi scoppiò a ridere.

«Ma che Italia! Eravamo nella periferia di Seattle… Nel castello*…»

«oh!» dissi… poi tornò il silenzio, fino a quando Edward non si fermò e mi prese entrambe le mani.

«Bella… io…» Cominciò a piovere. Tipico segnale che ormai eravamo nella foresta di Forks.

Mi accorsi che non percepivo più i suoi pensieri. Ma non me ne preoccupai. Ero troppo impegnata a guardarlo negli occhi, dapprima sfuggenti e ora seri e profondi.

«Bella, io ti amo.» disse.

«Anche io ti a…» stavo dicendo, ma mi interruppe.

«Lasciami finire, per favore. Io ti amo e ti amerò per sempre. E… non hai idea… di quello che ho provato quando ti ho vista lassù, indifesa, circondata da quei… mostri, con Jane che ti torturava con lo sguardo. Stavi per morire, era chiaro, anche se avessi fatto in tempo a completare la trasformazione non saresti mai riuscita a tener testa a tutti loro, anche se i neonati sono più forti, loro erano una ventina, troppi. E invece… quando ti sei alzata ti ho guardata, pensando che sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto il tuo viso… e invece sei scattata… non sentivo più i tuoi pensieri, non capivo cosa stesse succedendo, poi ho visto Jane che provava ancora a torturarti, e subito dopo l’ho vista a terra. E quando quelli che mi trattenevano mi lasciavano per andarti contro, sono rimasto immobile, a guardarti, mentre uccidevi i Volturi, con assoluta facilità. E non eri più tu, i tuoi occhi avevano una strana luce… e poi ti sei fermata. e io…. Bella, io sono stato sul punto di scappare. Avevo paura. Paura di te. Ma appena ho visto che ti guardavi intorno per cercarmi, un’espressione ansiosa sul tuo viso, sono tornato in me e ti ho portata via. E ora io… Bella  m dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti è successo, è solo colpa m…»

Gli posai un dito sulle labbra per non farlo continuare.

«Non è colpa tua. Non dirlo.»

Sospirò sul mio dito. Poi prese la mia mano e baciò il palmo. Mi guardò negli occhi e sorrise:

«Sai, non sei cambiata molto. Anche gli occhi, sono così scuri che sembrano marroni, non rossi.»

Fui io a sospirare stavolta.

«vuol dire che sono rimasta la Bella goffa e umana

Ridacchiò abbracciandomi.

«No, vuol dire che sei rimasta la mia Bella, dolce e bellissima. E il tuo profumo non è cambiato per niente… solo che ora non provo il desiderio di morderti… perché se lo facessi probabilmente mi faresti un occhio nero!»

Rise e io mi unii a lui. Poi mi guardò dolcemente e mi accarezzò una guancia, come all’inizio, la prima volta che mi aveva sfiorata, la prima volta che mi ero accorta di amarlo.

«Ti amo.» gli dissi.

Mi rispose avvicinandosi al mio viso e baciandomi. Era totalmente diverso da qualsiasi bacio precedente. Era più semplice, nessuno dei due doveva tentare di concentrarsi per salvarmi la vita, seguivamo semplicemente i nostri sentimenti. E la pioggia scorreva, ci bagnava i vestiti, ma non aveva importanza, di certo nessuno dei due si sarebbe preso un raffreddore. Percorse il contorno delle mie labbra con la lingua, un sorriso malizioso sul viso. Poi riprese a baciarmi infilando le sue mani sotto la mia maglia, sulla schiena, e quelle mani non mi sembravano più fredde, anzi, erano piacevolmente calde. Lasciandomi andare feci lo stesso con lui, accarezzandogli il petto scolpito. Gemetti in protesta quando staccò le sue labbra da me per fare una cosa stupida quale “parlare”.

«Sta piovendo…»

Alzai le spalle.

«Sai che novità!» tagliai corto.

Cercai di baciarlo di nuovo, ma mi allontano, sfoderando il suo sorriso sghembo.

«Calmati amore… c’è tempo…»

«Anche ora abbiamo tempo.» m’’imbronciai.

«No, ora non possiamo… Dobbiamo andare a casa ad avvertire che siamo vivi… e a raccontare tutto agli altri…» Sbuffai. Lui iniziò a incamminarsi.

«Per questo non c’ è tempo, Bella, dobbiamo andare a sprecare il tempo a parlare con gli altri…» lo imitai. Si girò sorridendo. Mi mostrò i denti e si mise a ringhiare per gioco. Lo guardai, altezzosa.

«Tanto non mi fai più paura!» gli dissi. Scattò talmente velocemente che non lo vidi neanche. Mi ritrovai schiacciata su un albero con lui addosso.

«Chi dice che voglio farti proprio  paura?» sussurrò sul mio collo.

«E… e allora che cosa vuoi farmi?» Mi guardò, sempre con quel sorriso malizioso.

«Indovina…» comincio a baciarmi il collo accarezzandomi sotto i vestiti. Gemetti lievemente… Stavo chiudendo gli occhi, quando sentii che si era allontanato. Li aprii guardandolo interrogativa.

Sorrise.

«Dobbiamo andare dagli altri.» disse, prima di mettersi a correre. Rimasi immobile con la bocca spalancata, per circa cinque minuti. Poi mio marito tornò indietro, rise nel trovarmi ancora in quella posizione, mi prese la mano e mi trascinò via.

 

 

 

 

 

 

 

*non so se ci siano castelli nella zona di Seattle, ma se avessi spostato i protagonisti in Italia sarebbe stato un casino… xD

GIURO  che aggiornerò presto… un bacio!

  
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