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Autore: Calice    26/11/2008    2 recensioni
Ben arrivati Signore e Signori al C&N Cafè, bar di sosta per angeli e demoni in licenza!
Volete entrare a riposarvi un pò? E, perchè no, volete prendere esempio da quel furbo dell'Alighieri che ne ha approfittato per prendere parte ad uno speciale tour "Inferno-Purgatorio-Paradiso" tutto compreso? Ancora non vi basta? Che ne dite però di passare prima per l'Accademia Ultraterrena? Se visitiamo anche le discoteche della De Ava la città del purgatorio? Che ne dite? E chissà potreste perfino innamorarvi nel viaggio!
Ma state attenti... anche l'oltretomba ha le sue regole.
Introduzione modificata. è vietato usare il tag p nelle introduzioni. Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C&N Cafè

 

 

 

C&N Cafè

“What the sin begun”

 

_Il mio mascara! Dove hai messo il mio mascara! E il mio eye-liner! Dov'è il mio eye-liner? Non ho niente da mettermi! Chiama il 113! L'89 24 24! L'892! Il 115! Il 187! Il 114! Il 112! Il direttore! Il presidente! Il ministro delle pubbliche sfilate! Coco Chanel! Dolce e Gabbana! Insomma qualcuno!_

Disperata, in una corsa ad ostacoli in un labirinto di cumuli delle dimensioni di grattacieli. Si buttò contro l'armadio, prendendo vestiti e mettendoli con la delicatezza di un camion trita rifiuti negli spazi liberi (quei pochi che restavano) a terra, sul pavimento ricoperto di moquette rosa antico.

_Certo Is, chiamo la polizia per farti rubare qualche cappotto, l'89 24 24 per cercare un buon ristorante dove festeggiare il tuo 170° compleanno, i pompieri per spegnere il fuoco causato dal cibo troppo piccante, la forestale per vedere se ci sono danni permanenti all'ambiente, il direttore, il nostro caro Dio come se non avesse già abbastanza cose da fare e infine il presidente, Lucifero addirittura! Mi dispiace davvero ma... il ministro delle pubbliche sfilate non esiste, Coco Chanel sta cucendo la nuova collezione primavera-estate in paradiso e Dolce e Gabbana non sono ancora morti!_ urlò per risposta Cassie alle richieste dell'amica che per il suo passaggio all'età superiore aveva deciso di festeggiare in grande. Per gli ultraterreni a 170° si diventava maggiorenni (i nostri 17 anni) e così poteva essere completamente indipendenti.

_Davvero lo faresti?_ chiese lei seria. Un No deciso le arrivo alle orecchio. Raccolse uno stivale spaiato, sconsolata. Cadde sul suo letto, tra cuscini eternamente rosa e dalle tonalità pastello e strinse al petto un peluche di dimensioni gigantesche di un pinguino scrutandolo negli altrettanto enormi occhioni di plastica azzurri. Assunse la sua migliore espressione depressa e portò il labbro all'ingiù.

_Catilina! Come farò mai, Cati, a trovare un abito adatto per questa giornata speciale!_ si lamentò con un cagnolino che le sostava ai piedi avvolto da panni verdi e viola. Cassandra le si avvicinò lentamente, inginocchiandosi per accarezzare il manto dorato del cucciolo di Labrador Golden Retriver. Il pelo corto scorreva fra le dita come seta, sorrise a se stessa.

_Ma se hai un negozio intero! E ti lamenti!_ la rimproverò ammirando un corto vestito bianco panna.    

_Questo!_ il volto dell'Asteri si illuminò di luce propria osservando il capo chiaro, appena strappato dalla flebile presa della coinquilina che la guardava, lo sguardo simile a quello di una fiera, di un rosso talmente scuro da avvicinarsi con un accostamento terribilmente netto al nero.

 

Isabella prese tra le mani tremanti due flute dalla credenza, alzandosi sulle punte dei piedi per toccare con i polpastrelli lo scaffale in alto. Il vetro bianco tintinnò pericolosamente tra le sue dite affusolate mentre lo poggiava, delicata, sul rotondo tavolinetto basso di ciliegio. Si sedette sul parquet sopra un morbido cuscino crema e grigio. Era stata Cassie a scegliere quei mobili presi a basso prezzo con contrattazione ferrata in un negozietto di anticaglie e moderni ad un angolo della St. Michelle Street. Era così diventata amica del proprietario, un vecchio Flyed in pensione di nome Mathias Delacrois. Le aveva raccontato la sua storia, Mathias. Sulle prime lei pensava fosse una delle solite memorie degli Emissari soli che, non trovando la compagnia delle persone, cercano quella dei pochi che hanno l'ardire di ascoltare. Le aveva parlato di ciò che, da immobile spettatore della vita degli umani, gli era capitato di sentire: stranezze, litigi, ladri e madri, sognatori e cinici, sapienti e libertini. Le aveva sussurrato di aver incontrato poi le stesse persone nell'Inferno e nel Paradiso, di averle salutate senza la speranza di essere riconosciuto. Aveva visto di tutto il signor Delacrois. Aveva visto i suoi occhi brillare di gioia viva. L'aveva guardata attraversare la strada, stringere la tazza di cioccolata calda fra le mani fredde per ricavarne calore, l'aveva stretta fra le braccia mentre la notte mormorava frasi sconnesse di respiro affannato. Le aveva spiegato, gesticolando come suo solito, del nome della donna umana: Irené.

Ma agli abitanti del Regno non è concesso innamorarsi delle persone...

Da quel momento la Asworth aveva deciso cosa diventare. Fin da piccola aveva sempre ripetuto di voler essere una custode in modo da poter visitare quel mondo che tanto l'affascinava. Le parole dell'anziano però le ritornavano in mente come una filastrocca imparata a memoria e le avevano fatto cambiare idea. Così il suo obiettivo era stato quello di essere un angelo, scelta non condivisa da Is che l'aveva destinata a ben altro ruolo. Le aveva perfino domandato se avesse visto qualcosa nel suo futuro, dato che possedeva la veggenza, ma lei soleva menzionare il solito ritornello _A volte è meglio non sapere cosa ci aspetta. Potresti essere delusa_

La moretta annuì ricordando quella frase mentre portava le lunghe gambe sotto di sé.

Cassandra, davanti a lei, era impegnata a riempire i due bicchieri di vino stando ben attenta a completare il suo fino all'orlo.

_Beh?_ replicò all'espressione stralunata dell'altra _Devo avere una buona dose di alcool in corpo se voglio resistere un intera nottata in tua compagnia!_

Alzò in aria il calice e rise di gusto.

_A cosa brindiamo?_ domandarono all'unisono.

_Al mio centosettantesimo compleanno!_

_E a sopravvivere a questa serata!_

 

_Sei sicura che il posto sia... questo?_ chiese una giovane dai capelli bianchi simili al colore della luna piena.

_Don't worry, Cas! Questa serata è all'insegna della perdizione, tesoro_ decise esultante rimirando la scritta al neon del locale.

"What the sin begun" recitava il nome affibbiatogli "Che il peccato cominci" e per dirla tutta, quel titolo gli calzava a pennello.

 

_Perché essere santi se peccare è cosi divertente?_

Il suono che pervadeva la pista era pulsante. Ritmo, musica, tono. Ferma, continua, riprendi. Non c'era il bisogno di pensare. Sfida di corpi, a colpi di passi, non importa chi vince perché alla fine perdere non è così male. Lucido, il pavimento nero rendeva l'atmosfera più scura, ovattata. Sul gli sparsi tavoli rossi disseminati attorno e al centro del luogo quelli e quelle che potevano definirsi coloritamente "ballerini" muovevano lenti e sensuali i fianchi stretti nei loro succinti e studiati abiti, gli occhi protetti da maschere pece e cremisi lasciando spazio alle labbra scarlatte per catturare lentamente in un bacio quelle di qualche habitué. Sorrisi di scherno e di malizia. Giochi di sguardi e di perversione. Occhi offuscati dal troppo bere e rossetto sbavato dagli sconosciuti sulla camicia scura.

Sotto il sottofondo della vibrante e travolgente musica del Sin un rosso ballava, se si poteva definire danza, una stretta coreografia del bacino con due diavolesse dall'aria famelica.

_Mai detto niente di più vero Lucas_ concordò una gelida voce femminile dietro le sue spalle. Due dita, l'indice e il medio corsero a prenderlo per un orecchio sulla pelle calda e sudata trascinandolo via dalla pista e conducendolo dritto verso il barman. L'uomo, chiamato Pes poiché il vero nome era praticamente sconosciuto, faceva giochi di altà abilità con le bottiglie di liquori e alcolici mentre fumava senza riguardo una consumata sigaretta alla liquirizia. Appropinquandosi ad estrarne attento un altra alla menta dal semivuoto pacchetto da venti che fuoriusciva dal taschino della giacca cenere ammiccò ai due stanchi avventori.

_Pes_ si lamentò strenuamente il ragazzo, il lobo ancora ben stretto nella presa ferrea _Questa donna mi tortura_ esclamò lagnandosi indicando la ragazza dall'espressione severa e ammonitrice, decisa a fissare con insistenza irritante lui ed Edward.

_Se tua sorella è una forza della natura Lucas, prenditela con i tuoi genitori, non con me_ fu la serafica risposta dell'uomo che prendendo per il collo una bottiglia di Whisky stava facendo volteggiare un boccale, simili a quelli per la birra, verso la suddetta riempiendolo in contemporanea con un misto di Vodka, Can Berry e ghiaccio che avrebbero fatto divenire chiunque molto più che brillo. Il Calsifer osservò apatico il livello di alcool salire e salire finché non si decise a domandare scocciato _Non ti sembra di esagerare Alyson?_ con un tono tutt'altro che preoccupato ma, piuttosto annoiato.

_Caro, una Calsifer DOC come moi! E' un insulto alla categoria, di cui tu peraltro fai parte, ma soprattutto alla mia persona. La sottoscritta regge i liquori meglio di chiunque altro. Perfino meglio di nostra madre_ decretò la giovane accavallando con grazia le gambe snelle. I capelli color caramello le scendevano morbidamente in onde sottili sulle spalle e sulla schiena bagnata. Sul viso ovale brillavano i due occhi grigi tipici della famiglia, uguali a quelli del fratello, ugualmente freddi e caldi allo stesso tempo, ugualmente calcolatori e sventati. Sorrise svelta, un sorriso inframmezzato da una particolare luce indosso. Portava elegantemente una semplice maglietta bianca a collo alto con sopra una mantella ocra, le gambe venivano fasciate da dei pantaloni neri in modo perfetto come con una seconda pelle. Ai piedi delicate e fini ballerine ocra calzate alla perfezione. Ne aggiustò una e chiese un altro drink all'uomo.

 

_Ancora!_

_Ancora!_

_Ehi carina? L'ho chiesto prima io!_

_Te lo sogni tesoro! Sono cliente di questo locale da una vita. Merito di essere servita con anticipo per diritto di anzianità!_

_Ahi ragione cara, sbaglio mio. Sei di certo tu quella più vecchia! Fai qualcosa per quelle zampe di gallina sotto gli occhi!_

Due gatte che litigano sono lo spettacolo più ambito in un club di sbornie. E Isabella Asteri vs Alyson Calsifer erano di certo uno show piacevole da guardare. Con tutti gli amici nonchè angeli e sacerdoti della prima a tifare per lei e i compagni della seconda nonchè diavoli ed emissari accorsi per lei.

_Dai prendi prima tu_ si offrì la sacerdotessa.

_Ma no, prima tu_

_Insisto_

_Ma oggi è il tuo compleanno!_

_Come lo sai?_

_Ho le mie fonti_

Possibile che in presenza di Edward non si potesse neanche litigare decentemente! Lui e il suo potere sulle emozioni riuscivano a controllare chiunque fosse nella sua stessa stanza. La mora si alzò sulla sedia per poi salire direttamente sul bancone stringendo fra le dita una bevanda di origini sconosciute di un particolare colore aranciato. Barcollò per un attimo sui tacchi alti riuscendo a mantenersi miracolosamente in equilibrio stabile. Sotto di lei un angelico sacerdote castano pronto al placcaggio nel caso molto probabile di caduta. Implorante, era sul punto di imprecarle contro (cosa a dir poco sconveniente per tale rango) togliendo la giacca grigio-nera dalle spalle possenti e buttandola a terra. 

_Derek, spostati!_ gridò lei al suo "salvatore" dalla sua alta posizione di rivalsa _Io sto benissimo..._

Lui si allontanò di pochi passi. La Asteri convinta poggiò il piede in un piatto guardando il possessore dall'alto in basso (considerando che non c'era altro modo di vedere le cose da sopra il tavolo).

_10 crediti all'Accademia se cade e si rompe l'osso del collo_ puntò allegro un diavoletto, che avrebbe potuto avere al massimo 150 anni, con espressione di vittoria sul volto dalle fattezze perfette.

_20 che cade e si sloga una caviglia_

_30 che cade e si rompe un braccio_

Per i demoni ogni attimo è buono per fare scommesse...

 

In effetti i tre non ebbero torto perché Is cadde.

Cadde però sulle braccia del Vaiper posizionato esattamente sotto di lei e completamente estraneo alla faccenda. La prese al volo poco prima che lei potesse toccare terra e realizzare le profezie dei tre esserini demoniaci che lo guardavano storto. Edward la fissò per un attimo negli occhi diversi. Lei ricambiò lo sguardo intensificandolo di secondo in secondo. Quando interrusse il contatto sembrò riprendere il senso della realtà come se tutto ciò successo prima fosse scomparso dalla sua mente. Era il suo compleanno, per diamine! Non poteva cedere così facilmente.

_Vaiper! Maniaco pervertito che non sei altro! Si può sapere cosa stai facendo? Fammi vedere le mani! Da bravo, ora mettile dietro la schiena e falle rimanere lì per l'amor del cielo!_ gridò lei in preda da una crisi isterica _E mettimi giù! Giù, ho detto!_ si ribellò accorgendosi di essere sollevata da terra. Il biondo però si rifiutò di seguire il suo "consiglio" e la continuava a condurre da una parte all'altra del locale infischiandosene delle sue proteste. Era un Vaiper, come aveva detto lei e, insomma! Non si può darla vinta subito ad una peste come Isabella.

La adagiò delicato su un divanetto rosso all'angolo della sala da ballo. Fu presa da un accesso di risa provocate da non-si-sa-quale vista ma, dopotutto, si poteva asserire che stesse perlomeno bene avendo sorbito una quantità decisamente esagerata di Cosmopolitan, Whisky, Margarita, Vodka e altre varietà di alcolici vagamente pensabili da una qualsiasi persona. Lei non era di certo abituata a... essere così. Era astemia, infondo. Si poteva capire la sua reazione a un minimo quantitativo di alcool ma, una cosa era certa, non sarebbe riuscita a tornare a casa sulle sue gambe. Ammesso che ci fosse riuscita. La Asteri avvicinò il suo volto all'orecchio del biondo posando un soffice bacio sulla guancia del ragazzo, il viso aveva assunto una sfumatura che variava dal rosso acceso al rosa salmone.

_Facciamo un gioco_ mormorò delicata con il tono di una piccola capricciosa. Edward sorrise. La Vodka le dava veramente alla testa.

_Che gioco vuoi fare?_ chiese dolcemente lui staccando lieve le braccia intorno al suo collo. Is sembrò riprendersi per poco _E' il mio compleanno! Decidi tu per me..._ continuò convinta.

Sentì la tenda crema intorno a loro spostarsi con un fruscio. _Oh, la piccola sacerdotessa vuole divertirsi! Dì un po’ Ed ci pensi tu a lei? Non vorrai badare ad una... così per tutta la nottata. Abbiamo delle emissarie che saranno liete di riceverci_

Il biondino scosse la testa guardandolo storto, non era dell'umore giusto per le battute di Lucas.

_Calsifer... Ho io un gioco da fare con te. Ora. Ti piace il nascondino? Tu ti nascondi. Per sempre. E nessuno di noi dovrà più sopportare la tua insulsa e patetica vista per l'intera durata della sua esistenza, siamo chiari?_ gli occhi rossi del fuoco più ardente puntati con scherno sul demone. Stringeva i pugni molto più che nervosa, i guanti neri calzati alla perfezione per ricoprire le mani delicate fino all'inizio dell'avambraccio. Le iridi d'argento di lui sembravano soppesare la sua presenza e le sue parole cercando di comprendere la loro importanza. Fece scorrere lo sguardo lentamente, in un modo che aveva qualcosa di arrogante, di lascivo. Simile a quello di un bambino davanti ad una vetrina che si ferma un attimo ad osservare possessivo gli oggetti esposti prima di entrare e farne razzia. Si soffermò sulle gambe slanciate fasciate alla perfezione dai collant crema, le caviglie coperte dagli scuri stivali arricciati. Alzò il viso verso il corto (su costrizione di Isabella) vestito bianco panna a metà coscia dallo scollo a barca che tralasciava intravedere di poco la sensuale curvatura delle chiare spalle e la linea della schiena. Cadde per un secondo sulla scollatura immaginando... Portava al di sotto una leggera sottoveste beige con le spalline fini ben visibili e con inserti di pizzo. La chioma chiara cadeva in boccoli ed era trattenuta ordinatamente da un cerchietto di seta nera.    

_Ok, diavolo. Hai finito di farmi la radiografia?_ domandò scocciata al ragazzo _Non sono in vendita_ replicò ferma alle sue occhiate. Si sedette accanto a Is tenendola per un braccio osservando il bicchiere lasciato dall'amica con avidità. Lo recuperò guardando interessata il liquido e ne bevve l'intero contenuto con una sola sorsata. I due la scrutarono perplessi. _Cosa fai?_ chiese il biondo.

_Non vedi?_ ribatté prendendone un altro _Ho bisogno di un alto livello di alcool e bevande varie nel sangue per resistere_ asserì. Lucas cominciò ad avvicinarsi malizioso _Per resistermi, volevi dire?_ la corresse prima che potesse replicare. La moretta intanto continuava a cantilenare di voler giocare. _Ho io qualcosa da proporti_ cominciò il Calsifer portando un braccio intorno alle spalle della sacerdotessa brilla guadagnandosi un'occhiataccia di cattiveria da parte del calmo Vaiper _Hai mai, scusa il gioco di parole, hai mai giocato ad "Io non ho mai", tesoro?_

 

Edward non approvava. Certo, per una moretta già mezza-ubriaca il divertimento migliore da utilizzare nella notte del suo compleanno era senza dubbio "Io non ho mai". Scopo del giochino: rendere ancora più alcolizzati di quanto già non siano i partecipanti. Numero di partecipanti: indefinito. Caratteristiche dei partecipanti: che abbiano possibilmente già tracannato 5 bicchieri di cocktail diversi e attualmente abbiano una bottiglia di birra in mano. Caratteristiche del gioco: uno dei presenti inizia con una frase (per esempio: io non ho mai insultato il professore di fisica di nascosto!) e tutti quelli che, al contrario, lo hanno fatto devono bere.

_Inizio io_ cominciò intraprendente Lucas fissando i diversi occupanti del angolo in cui si erano riuniti. Descrivere coloro che si trovavano al momento sui quei divanetti appartati era un compito difficile se non impossibile. Da una parte una fazione decisamente alticcia formata dai giovani Celesti che, tentati dai clienti del locale, si erano arrischiati. Ora nei loro eterei corpicini scorreva molto più alcool del dovuto. All'opposto freschi Infernali con in mano varie bottiglie e cocktail sconosciuti. Loro... beh, loro non avevano problemi.

_Vuoi venire anche tu, Pes?_ domandò Isabella al barman, la voce impastata.

_Grazie di avermelo offerto, cara, ma vedi io sono astemio_ si giustificò porgendole un fazzoletto. Lei sbuffò infantile _Un barista astemio! Le ho viste davvero tutte a questo mondo_ dopo questa affermazione si accasciò sul divano appoggiandosi sulla spalla di Edward ascoltando estasiata il discorso abbozzato dal rosso.

_Vi confesso, ragazzi, che non ho mai visto due categorie del genere opposto stare così a contatto, direi..._

Da un'altra parte una voce maschile impastata lo riprese _Taglia a corto. Vogliamo bere!_ Il giovane Calsifer sorrise di scherno vedendo la scarsa resistenza alle bevande di quello ed annuì d'accordo.

_Vedo che sei impaziente. Cominciamo allora. Io non ho mai fatto pensieri, com'è che dite voi angioletti? Ah si, impuri! Io non ho mai fatto pensieri impuri su un angelo. E su questo non c'è da discutere_ Si accasciò sui cuscini soddisfatto della reazione dei componenti di quel gruppo male assortito: molti prendevano in mano la loro bevanda e tracannavano lunghe sorsate disgustati. Non toccò il suo, guardandolo con aria disgustata ma, inconsapevolmente, iniziò a far scorrere gli occhi sul corpo della Asworth seduta composta a distanza di sicurezza da lui. Allora si avvicinò al tavolo per portare il vetro alle labbra. Non era propriamente immune al fascino di Cassandra come invece credeva. Fu salvato in extremis da un emissaria latino - americana, Merrick Devon che avanzò un'altra domanda per il gioco. Ancora si girò, un sorriso a fior di labbra. Lei lo vide farle un cenno a cui però non rispose. Sfregò il polso contro il collo, la pelle troppo calda, quasi bruciante ed una convinzione si fece strada "Lucas Calsifer era il pericolo" ma, come tutti i bravi bambini, il pericolo l'attraeva come l'ape col miele.

 

_Merrick?_ domandò la giovane carpendo un elastico per capelli dorato dalla borsa e legare la chioma in una coda alta e sfatta. Alcune ciocche le scendevano in modo perfetto attorno all'incantevole viso a cuore e gli occhi si assottigliavano verso una figura intenta a chiacchierare amabilmente con Pes. Sedutale accanto l'interessata si girò curiosa, nel viso un'espressione confusa. Vide la direzione del suo sguardo plumbeo e giocherellò divertita con l'ombrellino rosso del suo cocktail prima di voltarsi. Attraverso gli occhi neri della Devon era passato un lampo. Una saetta di luce verde li aveva scossi come il sole del mezzogiorno e resi vivi.

Cattiveria era ciò che vi si leggeva.

La stessa che lampeggiava nel sorriso forzato dell'amica. _Alyson?_ chiese, per accertarsi di aver avuto la stessa intuizione. Dopo aver ricevuto uno stirato cenno d'assenso si alzò, scosse i mossi capelli neri e sussurrò una frase in spagnolo prima di annunciare un "Vamos Amiga. Divertirse esta noche, ok?" con il suo sensuale e deciso accento messicano. 

 

Il palco del colore della pece aveva fatto posto alle "danzatrici" del Sin. "Nere gazzelle dai costumi della notte" era la definizione del presentatore all'entrata delle giovani diavolesse. Addosso, sopra a lucidi stivali scuri sopra al ginocchio, corpetti e body neri di pizzo chiusi da nastri rosso scuro in vita o sul seno, abiti che lasciavano davvero poco alle fantasie degli avventori. Facevano ondeggiare i fianchi ritmicamente al suono cantilenante di una canzone ossessiva senza parole. Gli uomini, che fossero appoggiati al bar o seduti su una delle alcove, non potevano fare a meno di posare la vista sulle forme ben in mostra di quelle donne. Invidia e ammirazione invece erano ben leggibili sul volto di Cas. Il calice di vetro fra due dita e i gomiti sulle ginocchia, le rosse iridi sulle giovani. Sul divano semi-allungato vicino a lei stava il rosso demone.

_Anch'io mi so muovere_ decise con convinzione giocando con il suo bicchiere. Il giovane si alzò sfiorando la sua spalla con le labbra bagnate di scotch, sorridendo non visto. Cercando di non muoversi la ragazza rabbrividì.

_Davvero? Mostramelo. Perché non sali sul palco allora?_ chiese innocentemente Lucas pregustando il dolce sapore della vittoria sulla lingua.

_No, dico soltanto che mi so muovere_ replicò la biondina fissandolo, pensando intensamente ad una scusa perlomeno plausibile "e che non ho bevuto abbastanza bicchieri di Lime e Vodka per questo".

_Dai, sei dieci volte più sexy di tutte le altre_ le lusinghe non avrebbero funzionato, e lo sapeva, per questo...

_Non ci casco, Calsifer_ asserì notando il suo comportamento, poi lo osservò di sfuggita sorpresa _Tu non credi che io salirei sul palco?_

_Io so che non lo farai_ continuò il rosso vincente con convinzione abbandonandosi di nuovo sul divanetto di broccato bordeaux. Vide Cassandra sorseggiare ancora la sua bevanda e poggiare il bicchiere sul basso tavolino davanti a con fare elegante. Sorrise, per una volta sicura di sé.

_Ti lascio il drink_ annunciò, gli occhi brillanti. Si girò quasi "maliziosa" verso la direzione di Lucas. E così la grande Asworth non reggeva l'alcool, eh?

 

Salì i gradini che portavano al rialzo della ribalta. Si sentiva libera e potente, molto, troppo potente. E quella sensazione le piaceva. La inebriava, sulle rosse labbra morbide il sapore di chi sa che può avere tutto ciò che vuole solo schioccando le dita. Sapeva di star facendo qualcosa di sbagliato per la sua natura.

Ma infondo, chi non aveva sbagliato quella sera? Lentamente tolse il cerchietto dai capelli, ravvivandoli con una mano guantata e gettandolo tra la folla in visibilio. Vedeva i volti ammaliati, sentiva gli sguardi intensi, tanto da bruciarle la pelle. Non le importava. Voleva solo un gesto che le desse la completa, totale certezza del suo successo.

Non voleva essere al centro dell'attenzione degli altri, voleva avere la sua attenzione, voleva togliere quell'odiosa maschera di superiorità e indistruttibile sufficienza. E per farlo...

Vide il diavolo alzarsi senza smettere di fissarla portando con sé il suo bicchiere. Gettando la testa all'indietro ridendo, fece scendere a scatti la chiusura dell'abito sul fianco destro seguendo il ritmo del i suoni e beandosi dei sospiri udibili ad ogni scatto. Si voltò portando le braccia sulla testa, ascoltando il fruscio velato del vestito che le cadeva ai piedi lasciandola in sottoveste. Diede solo uno sguardo alle spalle. L'aria sorpresa di Lucas, la bocca aperta per lo stupore, tutto ciò che le serviva.

Compiaciuta, gli sorrise. In risposta Calsifer si sistemò la giacca compiaciuto.

Dietro di lui una voce bassa _Sai chi è?_ domandò qualcuno dietro di lui.

_Non ne ho idea_

_Vai così, piccola Vamp!_ gridò quello o quella che fosse.

Ancora accanto alle altre ballerine, scese su un ginocchio giocherellando con la collana al collo. Davanti a sé, il giovane diede un'ultima sorsata e levò il calice in segno di resa.

Soddisfatta, Cassandra si rialzò.

 

_Sai Lucas? Sono veramente meravigliato… Non credevo che “specie” del genere resistessero così tanto al Sin_ decretò il Vaiper osservando la giovane sacerdotessa che portava in braccio. Portò una dito freddo a sfiorare le labbra rosate resistendo alla tentazione che, forte, gli martellava la testa da tutta la serata. Fece scorrere i polpastrelli sulle guance arrossate, gli zigomi pronunciati, le palpebre chiuse, sui lineamenti delicati del viso e del collo. Voleva baciarla.

_Se fossi in te, lo farei ora. Non penso avrai molte altre occasioni quando, beh… quando l’adorabile sacerdotessa perfettina si risveglierà dal suo sonno. Il saggio dice, “Cogli l’attimo prima che lei ti dia una cinquina”_

Calsifer ammiccò spossato. Gettò un’occhiata alla sedia dietro di lui indicando la giovane Asworth dormiente _Personalmente, al contrario di te, pensavo durassero di più. Per poco l’angioletto qui dietro si era trasformata in una vera Fallen_ dal tono di voce sembrava dispiaciuto.

_E’ rimorso, il sentore che avverto nella tua voce?_

_Rimorso? Se sapessi cos’è, forse non sarei qui. Comunque no, non lo è_ Si riprese cercando qualcosa, o qualcuno nel locale _Ad ogni modo, queste due santarelline mi hanno fatto perdere le dolci, amorevoli emissarie che mi aspettavano per rivolgermi tutte le loro attenzioni_ ringhiò in collera, il viso a pochi centimetri da quello della Lighter, gli occhi dorati ricolmi di rabbia e confusione. Vaiper sorrise, come in risposta ad una battuta che solo lui capiva rivolgendosi di nuovo all’amico _Allora? Che ne facciamo di queste qui?_ chiese imperterrito.

_Cosa ne fai tu di queste qui. Il plurale Maiestatis non mi piace per niente. Io non le riaccompagno a casa. Non sono il loro autista. Non sono un buon samaritano. Non so dove abitano. Devo riaccompagnare a casa mia sorella. Ti bastano come scuse o ti serve qualche altra cosa?_ domandò dopo aver esposto le sue ragioni. Ricevette un occhiata storta dal biondo che, toltosi la giacca, la avvolse dolcemente attorno al corpo dell’Asteri e indicò un tavolino basso a cui erano sedute due ragazze ed un ragazzo dall’aria spaesata. Una di loro era Alyson che, occupata ad arricciare e toccarsi i capelli, conversava amabilmente con gli altri. Da lontano si distinguevano gli occhi verdi di perfidia. 

_Le porteremo con noi. Tua sorella è impegnata ed è abbastanza adulta da farcela da sola: ormai resiste a tre bottiglie di Martini, una di Champagne, quattro - cinque Cosmopolitan e due lattine di birra. Inoltre c’è Merrick con lei_

Uscirono dal Sin e montarono sulle motociclette nere che li attendevano lucide su un lato della strada. Dietro di loro posizionarono Is e Cas.

 

_Perché essere santi se peccare è cosi divertente?_

Perché dopo il peccato c’è qualcosa di peggiore…

 

Beh, eccomi qua! (Dopo un’eternità di tempo… sei resuscitata? Non è che sei un vampiro?) Grazie Becca del sostegno. Scusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusate per averci messo tanto ma non disperate (e chi si dispera?) ho già pronti vari pezzi per i prossimi capitoli!

Baci Piccola Ferr / Cassie

 

Angolo ringraziamenti:

S chan: sono contentissima che ti piaccia! Comunque non ti preoccupare starò più attenta a legare i fatti da ora in poi quando scrivo! Prometto! J

Alyce the Tinker: io amo il tuo nickname! E’ favoloso! Spero che continuerai a seguirmi anche se sono un po’ dispersiva…

 

PS: Il pezzo del palco è preso da una puntata di Gossip Girl fra C e B!

  
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