C&N
Cafè
“What the
sin begun”
_Il mio
mascara! Dove hai messo il mio mascara! E il mio eye-liner! Dov'è il mio
eye-liner? Non ho niente da mettermi! Chiama il 113! L'89 24 24! L'892! Il 115! Il 187! Il 114! Il 112! Il direttore! Il
presidente! Il ministro delle pubbliche sfilate! Coco Chanel! Dolce e Gabbana!
Insomma qualcuno!_
Disperata, in
una corsa ad ostacoli in un labirinto di cumuli delle dimensioni di
grattacieli. Si buttò contro l'armadio, prendendo vestiti e mettendoli con la
delicatezza di un camion trita rifiuti negli spazi liberi (quei pochi che
restavano) a terra, sul pavimento ricoperto di moquette rosa antico.
_Certo Is,
chiamo la polizia per farti rubare qualche cappotto, l'89 24 24 per cercare un buon ristorante dove festeggiare il tuo
170° compleanno, i pompieri per spegnere il fuoco causato dal cibo troppo
piccante, la forestale per vedere se ci sono danni permanenti all'ambiente, il
direttore, il nostro caro Dio come se non avesse già abbastanza cose da fare e
infine il presidente, Lucifero addirittura! Mi dispiace davvero ma... il
ministro delle pubbliche sfilate non esiste, Coco Chanel sta cucendo la nuova
collezione primavera-estate in paradiso e Dolce e Gabbana non sono ancora
morti!_ urlò per risposta Cassie alle richieste dell'amica che per il suo
passaggio all'età superiore aveva deciso di festeggiare in grande. Per gli
ultraterreni a 170° si diventava maggiorenni (i nostri 17 anni) e così poteva
essere completamente indipendenti.
_Davvero lo
faresti?_ chiese lei seria. Un No deciso le arrivo alle orecchio. Raccolse uno
stivale spaiato, sconsolata. Cadde sul suo letto, tra cuscini eternamente rosa
e dalle tonalità pastello e strinse al petto un peluche di dimensioni gigantesche
di un pinguino scrutandolo negli altrettanto enormi occhioni di plastica
azzurri. Assunse la sua migliore espressione depressa e portò il labbro
all'ingiù.
_Catilina!
Come farò mai, Cati, a trovare un abito adatto per
questa giornata speciale!_ si lamentò con un cagnolino che le sostava ai piedi
avvolto da panni verdi e viola. Cassandra le si avvicinò lentamente,
inginocchiandosi per accarezzare il manto dorato del cucciolo di Labrador
Golden Retriver. Il pelo corto scorreva fra le dita come seta, sorrise a se
stessa.
_Ma se hai un
negozio intero! E ti lamenti!_ la rimproverò ammirando un corto vestito bianco
panna.
_Questo!_ il
volto dell'Asteri si illuminò di luce propria osservando il capo chiaro, appena
strappato dalla flebile presa della coinquilina che la guardava, lo sguardo
simile a quello di una fiera, di un rosso talmente scuro da avvicinarsi con un
accostamento terribilmente netto al nero.
Isabella
prese tra le mani tremanti due flute dalla credenza, alzandosi sulle punte dei
piedi per toccare con i polpastrelli lo scaffale in alto. Il vetro bianco
tintinnò pericolosamente tra le sue dite affusolate mentre lo poggiava,
delicata, sul rotondo tavolinetto basso di ciliegio. Si sedette sul parquet
sopra un morbido cuscino crema e grigio. Era stata Cassie a scegliere quei
mobili presi a basso prezzo con contrattazione ferrata in un negozietto di
anticaglie e moderni ad un angolo della St. Michelle Street. Era così diventata
amica del proprietario, un vecchio Flyed in pensione di nome Mathias Delacrois.
Le aveva raccontato la sua storia, Mathias. Sulle prime lei pensava fosse una
delle solite memorie degli Emissari soli che, non trovando la compagnia delle
persone, cercano quella dei pochi che hanno l'ardire di ascoltare. Le aveva
parlato di ciò che, da immobile spettatore della vita degli umani, gli era
capitato di sentire: stranezze, litigi, ladri e madri, sognatori e cinici,
sapienti e libertini. Le aveva sussurrato di aver incontrato poi le stesse
persone nell'Inferno e nel Paradiso, di averle salutate senza la speranza di
essere riconosciuto. Aveva visto di tutto il signor Delacrois. Aveva visto i
suoi occhi brillare di gioia viva. L'aveva guardata attraversare la strada,
stringere la tazza di cioccolata calda fra le mani fredde per ricavarne calore,
l'aveva stretta fra le braccia mentre la notte mormorava frasi sconnesse di
respiro affannato. Le aveva spiegato, gesticolando come suo solito, del nome
della donna umana: Irené.
Ma agli
abitanti del Regno non è concesso innamorarsi delle persone...
Da quel
momento
La moretta
annuì ricordando quella frase mentre portava le lunghe gambe sotto di sé.
Cassandra,
davanti a lei, era impegnata a riempire i due bicchieri di vino stando ben
attenta a completare il suo fino all'orlo.
_Beh?_
replicò all'espressione stralunata dell'altra _Devo avere una buona dose di
alcool in corpo se voglio resistere un intera nottata in tua compagnia!_
Alzò in aria
il calice e rise di gusto.
_A cosa
brindiamo?_ domandarono all'unisono.
_Al mio
centosettantesimo compleanno!_
_E a
sopravvivere a questa serata!_
_Sei sicura
che il posto sia... questo?_ chiese una giovane dai capelli bianchi simili al
colore della luna piena.
_Don't worry,
Cas! Questa serata è all'insegna della perdizione, tesoro_ decise esultante
rimirando la scritta al neon del locale.
"What
the sin begun" recitava il nome affibbiatogli "Che il peccato
cominci" e per dirla tutta, quel titolo gli calzava a pennello.
_Perché
essere santi se peccare è cosi divertente?_
Il suono che
pervadeva la pista era pulsante. Ritmo, musica, tono. Ferma, continua,
riprendi. Non c'era il bisogno di pensare. Sfida di corpi, a colpi di passi, non
importa chi vince perché alla fine perdere non è così male. Lucido, il
pavimento nero rendeva l'atmosfera più scura, ovattata. Sul gli sparsi tavoli
rossi disseminati attorno e al centro del luogo quelli e quelle che potevano
definirsi coloritamente "ballerini" muovevano lenti e sensuali i
fianchi stretti nei loro succinti e studiati abiti, gli occhi protetti da
maschere pece e cremisi lasciando spazio alle labbra scarlatte per catturare
lentamente in un bacio quelle di qualche habitué. Sorrisi di scherno e di
malizia. Giochi di sguardi e di perversione. Occhi offuscati dal troppo bere e
rossetto sbavato dagli sconosciuti sulla camicia scura.
Sotto il
sottofondo della vibrante e travolgente musica del Sin un rosso ballava, se si
poteva definire danza, una stretta coreografia del bacino con due diavolesse
dall'aria famelica.
_Mai detto
niente di più vero Lucas_ concordò una gelida voce femminile dietro le sue
spalle. Due dita, l'indice e il medio corsero a prenderlo per un orecchio sulla
pelle calda e sudata trascinandolo via dalla pista e conducendolo dritto verso
il barman. L'uomo, chiamato Pes poiché il vero nome era praticamente
sconosciuto, faceva giochi di altà abilità con le
bottiglie di liquori e alcolici mentre fumava senza riguardo una consumata sigaretta
alla liquirizia. Appropinquandosi ad estrarne attento un altra alla menta dal
semivuoto pacchetto da venti che fuoriusciva dal taschino della giacca cenere
ammiccò ai due stanchi avventori.
_Pes_ si
lamentò strenuamente il ragazzo, il lobo ancora ben stretto nella presa ferrea
_Questa donna mi tortura_ esclamò lagnandosi indicando la ragazza
dall'espressione severa e ammonitrice, decisa a fissare con insistenza
irritante lui ed Edward.
_Se tua
sorella è una forza della natura Lucas, prenditela con i tuoi genitori, non con
me_ fu la serafica risposta dell'uomo che prendendo per il collo una bottiglia
di Whisky stava facendo volteggiare un boccale, simili a quelli per la birra,
verso la suddetta riempiendolo in contemporanea con un misto di Vodka, Can
Berry e ghiaccio che avrebbero fatto divenire chiunque molto più che brillo. Il
Calsifer osservò apatico il livello di alcool salire e salire finché non si
decise a domandare scocciato _Non ti sembra di esagerare Alyson?_ con un tono
tutt'altro che preoccupato ma, piuttosto annoiato.
_Caro, una
Calsifer DOC come moi! E' un insulto alla categoria, di cui tu peraltro fai
parte, ma soprattutto alla mia persona. La sottoscritta regge i liquori meglio
di chiunque altro. Perfino meglio di nostra madre_ decretò la giovane
accavallando con grazia le gambe snelle. I capelli color caramello le
scendevano morbidamente in onde sottili sulle spalle e sulla schiena bagnata.
Sul viso ovale brillavano i due occhi grigi tipici della famiglia, uguali a
quelli del fratello, ugualmente freddi e caldi allo stesso tempo, ugualmente
calcolatori e sventati. Sorrise svelta, un sorriso inframmezzato da una
particolare luce indosso. Portava elegantemente una semplice maglietta bianca a
collo alto con sopra una mantella ocra, le gambe venivano fasciate da dei
pantaloni neri in modo perfetto come con una seconda pelle. Ai piedi delicate e
fini ballerine ocra calzate alla perfezione. Ne aggiustò una e chiese un altro
drink all'uomo.
_Ancora!_
_Ancora!_
_Ehi carina?
L'ho chiesto prima io!_
_Te lo sogni
tesoro! Sono cliente di questo locale da una vita. Merito di essere servita con
anticipo per diritto di anzianità!_
_Ahi ragione
cara, sbaglio mio. Sei di certo tu quella più vecchia! Fai qualcosa per quelle
zampe di gallina sotto gli occhi!_
Due gatte che
litigano sono lo spettacolo più ambito in un club di sbornie. E Isabella Asteri
vs Alyson Calsifer erano di certo uno show piacevole da guardare. Con tutti gli
amici nonchè angeli e sacerdoti della prima a tifare
per lei e i compagni della seconda nonchè diavoli ed
emissari accorsi per lei.
_Dai prendi
prima tu_ si offrì la sacerdotessa.
_Ma no, prima
tu_
_Insisto_
_Ma oggi è il
tuo compleanno!_
_Come lo
sai?_
_Ho le mie
fonti_
Possibile che
in presenza di Edward non si potesse neanche litigare decentemente! Lui e il
suo potere sulle emozioni riuscivano a controllare chiunque fosse nella sua
stessa stanza. La mora si alzò sulla sedia per poi salire direttamente sul
bancone stringendo fra le dita una bevanda di origini sconosciute di un particolare
colore aranciato. Barcollò per un attimo sui tacchi alti riuscendo a mantenersi
miracolosamente in equilibrio stabile. Sotto di lei un angelico sacerdote
castano pronto al placcaggio nel caso molto probabile di caduta. Implorante,
era sul punto di imprecarle contro (cosa a dir poco sconveniente per tale
rango) togliendo la giacca grigio-nera dalle spalle possenti e buttandola a
terra.
_Derek,
spostati!_ gridò lei al suo "salvatore" dalla sua alta posizione di
rivalsa _Io sto benissimo..._
Lui si allontanò
di pochi passi.
_10 crediti
all'Accademia se cade e si rompe l'osso del collo_ puntò allegro un diavoletto,
che avrebbe potuto avere al massimo 150 anni, con espressione di vittoria sul
volto dalle fattezze perfette.
_20 che cade
e si sloga una caviglia_
_30 che cade
e si rompe un braccio_
Per i demoni
ogni attimo è buono per fare scommesse...
In effetti i
tre non ebbero torto perché Is cadde.
Cadde però
sulle braccia del Vaiper posizionato esattamente sotto di lei e completamente
estraneo alla faccenda. La prese al volo poco prima che lei potesse toccare
terra e realizzare le profezie dei tre esserini demoniaci che lo guardavano
storto. Edward la fissò per un attimo negli occhi diversi. Lei ricambiò lo
sguardo intensificandolo di secondo in secondo. Quando interrusse il contatto
sembrò riprendere il senso della realtà come se tutto ciò successo prima fosse
scomparso dalla sua mente. Era il suo compleanno, per diamine! Non poteva
cedere così facilmente.
_Vaiper!
Maniaco pervertito che non sei altro! Si può sapere cosa stai facendo? Fammi vedere
le mani! Da bravo, ora mettile dietro la schiena e falle rimanere lì per l'amor
del cielo!_ gridò lei in preda da una crisi isterica _E mettimi giù! Giù, ho
detto!_ si ribellò accorgendosi di essere sollevata da terra. Il biondo però si
rifiutò di seguire il suo "consiglio" e la continuava a condurre da
una parte all'altra del locale infischiandosene delle sue proteste. Era un
Vaiper, come aveva detto lei e, insomma! Non si può darla vinta subito ad una
peste come Isabella.
La adagiò
delicato su un divanetto rosso all'angolo della sala da ballo. Fu presa da un
accesso di risa provocate da non-si-sa-quale vista ma, dopotutto, si poteva
asserire che stesse perlomeno bene avendo sorbito una quantità decisamente
esagerata di Cosmopolitan, Whisky, Margarita, Vodka e altre varietà di alcolici
vagamente pensabili da una qualsiasi persona. Lei non era di certo abituata
a... essere così. Era astemia, infondo. Si poteva capire la sua reazione a un
minimo quantitativo di alcool ma, una cosa era certa, non sarebbe riuscita a
tornare a casa sulle sue gambe. Ammesso che ci fosse riuscita.
_Facciamo un
gioco_ mormorò delicata con il tono di una piccola capricciosa. Edward sorrise.
_Che gioco
vuoi fare?_ chiese dolcemente lui staccando lieve le braccia intorno al suo
collo. Is sembrò riprendersi per poco _E' il mio compleanno! Decidi tu per
me..._ continuò convinta.
Sentì la
tenda crema intorno a loro spostarsi con un fruscio. _Oh, la piccola
sacerdotessa vuole divertirsi! Dì un po’ Ed ci pensi tu a lei? Non vorrai
badare ad una... così per tutta la nottata. Abbiamo delle emissarie che saranno
liete di riceverci_
Il biondino
scosse la testa guardandolo storto, non era dell'umore giusto per le battute di
Lucas.
_Calsifer...
Ho io un gioco da fare con te. Ora. Ti piace il nascondino? Tu ti nascondi. Per
sempre. E nessuno di noi dovrà più sopportare la tua insulsa e patetica vista
per l'intera durata della sua esistenza, siamo chiari?_ gli occhi rossi del
fuoco più ardente puntati con scherno sul demone. Stringeva i pugni molto più
che nervosa, i guanti neri calzati alla perfezione per ricoprire le mani
delicate fino all'inizio dell'avambraccio. Le iridi d'argento di lui sembravano
soppesare la sua presenza e le sue parole cercando di comprendere la loro
importanza. Fece scorrere lo sguardo lentamente, in un modo che aveva qualcosa
di arrogante, di lascivo. Simile a quello di un bambino davanti ad una vetrina
che si ferma un attimo ad osservare possessivo gli oggetti esposti prima di
entrare e farne razzia. Si soffermò sulle gambe slanciate fasciate alla
perfezione dai collant crema, le caviglie coperte dagli scuri stivali
arricciati. Alzò il viso verso il corto (su costrizione di Isabella) vestito
bianco panna a metà coscia dallo scollo a barca che tralasciava intravedere di
poco la sensuale curvatura delle chiare spalle e la linea della schiena. Cadde
per un secondo sulla scollatura immaginando... Portava al di sotto una leggera
sottoveste beige con le spalline fini ben visibili e con inserti di pizzo. La
chioma chiara cadeva in boccoli ed era trattenuta ordinatamente da un
cerchietto di seta nera.
_Ok, diavolo.
Hai finito di farmi la radiografia?_ domandò scocciata al ragazzo _Non sono in
vendita_ replicò ferma alle sue occhiate. Si sedette accanto a Is tenendola per
un braccio osservando il bicchiere lasciato dall'amica con avidità. Lo recuperò
guardando interessata il liquido e ne bevve l'intero contenuto con una sola
sorsata. I due la scrutarono perplessi. _Cosa fai?_ chiese il biondo.
_Non vedi?_
ribatté prendendone un altro _Ho bisogno di un alto livello di alcool e bevande
varie nel sangue per resistere_ asserì. Lucas cominciò ad avvicinarsi malizioso
_Per resistermi, volevi dire?_ la corresse prima che potesse replicare. La
moretta intanto continuava a cantilenare di voler giocare. _Ho io qualcosa da
proporti_ cominciò il Calsifer portando un braccio intorno alle spalle della
sacerdotessa brilla guadagnandosi un'occhiataccia di cattiveria da parte del
calmo Vaiper _Hai mai, scusa il gioco di parole, hai mai giocato ad "Io
non ho mai", tesoro?_
Edward non
approvava. Certo, per una moretta già mezza-ubriaca il divertimento migliore da
utilizzare nella notte del suo compleanno era senza dubbio "Io non ho
mai". Scopo del giochino: rendere ancora più alcolizzati di quanto già non
siano i partecipanti. Numero di partecipanti: indefinito. Caratteristiche dei
partecipanti: che abbiano possibilmente già tracannato 5 bicchieri di cocktail
diversi e attualmente abbiano una bottiglia di birra in mano. Caratteristiche
del gioco: uno dei presenti inizia con una frase (per esempio: io non ho mai
insultato il professore di fisica di nascosto!) e tutti quelli che, al
contrario, lo hanno fatto devono bere.
_Inizio io_
cominciò intraprendente Lucas fissando i diversi occupanti del angolo in cui si
erano riuniti. Descrivere coloro che si trovavano al momento sui quei divanetti
appartati era un compito difficile se non impossibile. Da una parte una fazione
decisamente alticcia formata dai giovani Celesti che, tentati dai clienti del
locale, si erano arrischiati. Ora nei loro eterei corpicini scorreva molto più
alcool del dovuto. All'opposto freschi Infernali con in mano varie bottiglie e
cocktail sconosciuti. Loro... beh, loro non avevano problemi.
_Vuoi venire
anche tu, Pes?_ domandò Isabella al barman, la voce impastata.
_Grazie di
avermelo offerto, cara, ma vedi io sono astemio_ si giustificò porgendole un
fazzoletto. Lei sbuffò infantile _Un barista astemio! Le ho viste davvero tutte
a questo mondo_ dopo questa affermazione si accasciò sul divano appoggiandosi
sulla spalla di Edward ascoltando estasiata il discorso abbozzato dal rosso.
_Vi confesso,
ragazzi, che non ho mai visto due categorie del genere opposto stare così a
contatto, direi..._
Da un'altra
parte una voce maschile impastata lo riprese _Taglia a corto. Vogliamo bere!_
Il giovane Calsifer sorrise di scherno vedendo la scarsa resistenza alle
bevande di quello ed annuì d'accordo.
_Vedo che sei
impaziente. Cominciamo allora. Io non ho mai fatto pensieri, com'è che dite voi
angioletti? Ah si, impuri! Io non ho mai fatto pensieri impuri su un angelo. E
su questo non c'è da discutere_ Si accasciò sui cuscini soddisfatto della
reazione dei componenti di quel gruppo male assortito: molti prendevano in mano
la loro bevanda e tracannavano lunghe sorsate disgustati. Non toccò il suo,
guardandolo con aria disgustata ma, inconsapevolmente, iniziò a far scorrere
gli occhi sul corpo della Asworth seduta composta a distanza di sicurezza da
lui. Allora si avvicinò al tavolo per portare il vetro alle labbra. Non era propriamente
immune al fascino di Cassandra come invece credeva. Fu salvato in extremis da
un emissaria latino - americana, Merrick Devon che avanzò un'altra domanda per
il gioco. Ancora si girò, un sorriso a fior di labbra. Lei lo vide farle un
cenno a cui però non rispose. Sfregò il polso contro il collo, la pelle troppo
calda, quasi bruciante ed una convinzione si fece strada "Lucas Calsifer
era il pericolo" ma, come tutti i bravi bambini, il pericolo l'attraeva
come l'ape col miele.
_Merrick?_
domandò la giovane carpendo un elastico per capelli dorato dalla borsa e legare
la chioma in una coda alta e sfatta. Alcune ciocche le scendevano in modo
perfetto attorno all'incantevole viso a cuore e gli occhi si assottigliavano
verso una figura intenta a chiacchierare amabilmente con Pes. Sedutale accanto
l'interessata si girò curiosa, nel viso un'espressione confusa. Vide la
direzione del suo sguardo plumbeo e giocherellò divertita con l'ombrellino
rosso del suo cocktail prima di voltarsi. Attraverso gli occhi neri della Devon
era passato un lampo. Una saetta di luce verde li aveva scossi come il sole del
mezzogiorno e resi vivi.
Cattiveria
era ciò che vi si leggeva.
La stessa che
lampeggiava nel sorriso forzato dell'amica. _Alyson?_ chiese, per accertarsi di
aver avuto la stessa intuizione. Dopo aver ricevuto uno stirato cenno d'assenso
si alzò, scosse i mossi capelli neri e sussurrò una frase in spagnolo prima di
annunciare un "Vamos Amiga. Divertirse esta noche, ok?" con il suo
sensuale e deciso accento messicano.
Il palco del
colore della pece aveva fatto posto alle "danzatrici" del Sin.
"Nere gazzelle dai costumi della notte" era la definizione del
presentatore all'entrata delle giovani diavolesse. Addosso, sopra a lucidi
stivali scuri sopra al ginocchio, corpetti e body neri di pizzo chiusi da
nastri rosso scuro in vita o sul seno, abiti che lasciavano davvero poco alle
fantasie degli avventori. Facevano ondeggiare i fianchi ritmicamente al suono
cantilenante di una canzone ossessiva senza parole. Gli uomini, che fossero
appoggiati al bar o seduti su una delle alcove, non potevano fare a meno di
posare la vista sulle forme ben in mostra di quelle donne. Invidia e
ammirazione invece erano ben leggibili sul volto di Cas. Il calice di vetro fra
due dita e i gomiti sulle ginocchia, le rosse iridi sulle giovani. Sul divano
semi-allungato vicino a lei stava il rosso demone.
_Anch'io mi
so muovere_ decise con convinzione giocando con il suo bicchiere. Il giovane si
alzò sfiorando la sua spalla con le labbra bagnate di scotch, sorridendo non
visto. Cercando di non muoversi la ragazza rabbrividì.
_Davvero?
Mostramelo. Perché non sali sul palco allora?_ chiese innocentemente Lucas
pregustando il dolce sapore della vittoria sulla lingua.
_No, dico
soltanto che mi so muovere_ replicò la biondina fissandolo, pensando
intensamente ad una scusa perlomeno plausibile "e che non ho bevuto
abbastanza bicchieri di Lime e Vodka per questo".
_Dai, sei
dieci volte più sexy di tutte le altre_ le lusinghe non avrebbero funzionato, e
lo sapeva, per questo...
_Non ci
casco, Calsifer_ asserì notando il suo comportamento, poi lo osservò di
sfuggita sorpresa _Tu non credi che io salirei sul palco?_
_Io so che
non lo farai_ continuò il rosso vincente con convinzione abbandonandosi di
nuovo sul divanetto di broccato bordeaux. Vide Cassandra sorseggiare ancora la
sua bevanda e poggiare il bicchiere sul basso tavolino davanti a sè con fare elegante. Sorrise, per una volta sicura di sé.
_Ti lascio il
drink_ annunciò, gli occhi brillanti. Si girò quasi "maliziosa" verso
la direzione di Lucas. E così la grande Asworth non reggeva l'alcool, eh?
Salì i
gradini che portavano al rialzo della ribalta. Si sentiva libera e potente,
molto, troppo potente. E quella sensazione le piaceva. La inebriava, sulle
rosse labbra morbide il sapore di chi sa che può avere tutto ciò che vuole solo
schioccando le dita. Sapeva di star facendo qualcosa di sbagliato per la sua
natura.
Ma infondo,
chi non aveva sbagliato quella sera? Lentamente tolse il cerchietto dai
capelli, ravvivandoli con una mano guantata e gettandolo tra la folla in
visibilio. Vedeva i volti ammaliati, sentiva gli sguardi intensi, tanto da
bruciarle la pelle. Non le importava. Voleva solo un gesto che le desse la completa,
totale certezza del suo successo.
Non voleva
essere al centro dell'attenzione degli altri, voleva avere la sua attenzione,
voleva togliere quell'odiosa maschera di superiorità e indistruttibile
sufficienza. E per farlo...
Vide il
diavolo alzarsi senza smettere di fissarla portando con sé il suo bicchiere.
Gettando la testa all'indietro ridendo, fece scendere a scatti la chiusura
dell'abito sul fianco destro seguendo il ritmo del i suoni e beandosi dei
sospiri udibili ad ogni scatto. Si voltò portando le braccia sulla testa,
ascoltando il fruscio velato del vestito che le cadeva ai piedi lasciandola in
sottoveste. Diede solo uno sguardo alle spalle. L'aria sorpresa di Lucas, la
bocca aperta per lo stupore, tutto ciò che le serviva.
Compiaciuta,
gli sorrise. In risposta Calsifer si sistemò la giacca compiaciuto.
Dietro di lui
una voce bassa _Sai chi è?_ domandò qualcuno dietro di lui.
_Non ne ho
idea_
_Vai così,
piccola Vamp!_ gridò quello o quella che fosse.
Ancora
accanto alle altre ballerine, scese su un ginocchio giocherellando con la
collana al collo. Davanti a sé, il giovane diede un'ultima sorsata e levò il
calice in segno di resa.
Soddisfatta,
Cassandra si rialzò.
_Sai Lucas?
Sono veramente meravigliato… Non credevo che “specie” del genere resistessero
così tanto al Sin_ decretò il Vaiper osservando la giovane sacerdotessa che
portava in braccio. Portò una dito freddo a sfiorare le labbra rosate
resistendo alla tentazione che, forte, gli martellava la testa da tutta la
serata. Fece scorrere i polpastrelli sulle guance arrossate, gli zigomi
pronunciati, le palpebre chiuse, sui lineamenti delicati del viso e del collo.
Voleva baciarla.
_Se fossi in
te, lo farei ora. Non penso avrai molte altre occasioni quando, beh… quando
l’adorabile sacerdotessa perfettina si risveglierà dal suo sonno. Il saggio
dice, “Cogli l’attimo prima che lei ti dia una cinquina”_
Calsifer
ammiccò spossato. Gettò un’occhiata alla sedia dietro di lui indicando la
giovane Asworth dormiente _Personalmente, al contrario di te, pensavo durassero
di più. Per poco l’angioletto qui dietro si era trasformata in una vera Fallen_
dal tono di voce sembrava dispiaciuto.
_E’ rimorso,
il sentore che avverto nella tua voce?_
_Rimorso? Se
sapessi cos’è, forse non sarei qui. Comunque no, non lo è_ Si riprese cercando
qualcosa, o qualcuno nel locale _Ad ogni modo, queste due santarelline mi hanno
fatto perdere le dolci, amorevoli emissarie che mi aspettavano per rivolgermi
tutte le loro attenzioni_ ringhiò in collera, il viso a pochi centimetri da
quello della Lighter, gli occhi dorati ricolmi di rabbia e confusione. Vaiper
sorrise, come in risposta ad una battuta che solo lui capiva rivolgendosi di
nuovo all’amico _Allora? Che ne facciamo di queste qui?_ chiese imperterrito.
_Cosa ne fai
tu di queste qui. Il plurale Maiestatis non mi piace per niente. Io non le
riaccompagno a casa. Non sono il loro autista. Non sono un buon samaritano. Non
so dove abitano. Devo riaccompagnare a casa mia sorella. Ti bastano come scuse
o ti serve qualche altra cosa?_ domandò dopo aver esposto le sue ragioni.
Ricevette un occhiata storta dal biondo che, toltosi la giacca, la avvolse
dolcemente attorno al corpo dell’Asteri e indicò un tavolino basso a cui erano
sedute due ragazze ed un ragazzo dall’aria spaesata. Una di loro era Alyson
che, occupata ad arricciare e toccarsi i capelli, conversava amabilmente con
gli altri. Da lontano si distinguevano gli occhi verdi di perfidia.
_Le porteremo
con noi. Tua sorella è impegnata ed è abbastanza adulta da farcela da sola:
ormai resiste a tre bottiglie di Martini, una di Champagne, quattro - cinque
Cosmopolitan e due lattine di birra. Inoltre c’è Merrick con lei_
Uscirono dal
Sin e montarono sulle motociclette nere che li attendevano lucide su un lato
della strada. Dietro di loro posizionarono Is e Cas.
_Perché essere santi se peccare è cosi
divertente?_
Perché dopo il peccato c’è qualcosa di
peggiore…
Beh, eccomi qua! (Dopo un’eternità di tempo… sei
resuscitata? Non è che sei un vampiro?) Grazie Becca del sostegno. Scusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusate
per averci messo tanto ma non disperate (e chi si dispera?) ho già pronti vari
pezzi per i prossimi capitoli!
Baci Piccola Ferr / Cassie
Angolo ringraziamenti:
S chan: sono contentissima che
ti piaccia! Comunque non ti preoccupare starò più attenta a legare i fatti da
ora in poi quando scrivo! Prometto! J
Alyce the Tinker: io
amo il tuo nickname! E’ favoloso! Spero che continuerai a seguirmi anche se
sono un po’ dispersiva…
PS: Il pezzo del palco è preso da una puntata di Gossip
Girl fra C e B!