Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    26/01/2015    4 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: dicembre 2015

 

24. Incontri inaspettati



Me ne sono andato senza una parola… ho sentito lo sguardo della signora trafiggermi e sono sicuro che è stata capace di intuire che il mio interesse non è puramente professionale… Maya… sei stata incredibile… se la tua Dea Scarlatta sarà così intensa il teatro potrebbe addirittura cambiare faccia…

Masumi sollevò le mani nel buio della camera silenziosa del ryokan. Era disteso sul futon rigido, sopra la coperta e non riusciva in alcun modo a prendere sonno. Nel pomeriggio lo aveva chiamato Mizuki e lui aveva ascoltato il suo rapporto senza aggiungere niente. Suo padre avrebbe dovuto raggiungere l’ospedale a Tokyo e invece voleva uscire già da quello di Nara.

Alla fine, quel fastidioso formicolio se ne era andato, tanto repentinamente quanto era venuto, nell’istante in cui Maya aveva ripreso coscienza del mondo. Si era spaventato per lei? O si era emozionato a tal punto che vederla trasfigurata nei panni della Dea lo aveva sconvolto fino a fargli saltare la pressione?

Sorrise nel buio e lasciò ricadere le mani. Cos’era quella luce che ho visto nei tuoi occhi? Ti sei spaventata? Ti ho distratto? Ti sei resa conto che ero io a guardarti? Forse all’inizio non hai realizzato, ma poi ho visto il tuo sguardo cambiare e so che hai compreso… non sono riuscito ad impedirmi di fissarti ed è la prima volta che lo faccio pubblicamente… no… la seconda… anche la sera della premiazione di Lande dimenticate… Quando torneremo a Tokyo, questo stato di cose deve cessare… Qui non c’è nessuno… ma là…

Si alzò innervosito e uscì sul terrazzo. Il gelo della notte lo colpì e gliene fu grato. Il cielo era ancora punteggiato di stelle. Il cellulare vibrò, costringendolo a tornare in camera. La luce dello schermo che si era acceso era proiettata verso l’alto.

Hijiri…

L’ora sul display mostrava le due e quarantasette. Aggrottò la fronte e rispose.

- Hayami - mormorò meccanicamente.

- Signore, mi scuso per l’ora, spero non si sia allarmato, ma ritengo che l’informazione appena acquisita sia molto importante - lo informò il suo più stretto collaboratore. Masumi avvertì un’apprensione insolita nella sua voce.

- Non preoccuparti, Hijiri - chiuse la porta del terrazzo e si sedette sul letto. In realtà quella telefonata lo aveva obbligato a smettere di pensare a ciò che era accaduto.

- Come da sua richiesta ho scoperto finalmente qual è la famiglia a cui suo padre vuole legare il vostro cognome - iniziò Hijiri mantenendo quella strana apprensione nella voce che insospettì immediatamente Masumi. Attese in silenzio che il collaboratore proseguisse.

- Takamiya - disse solamente, facendolo raggelare.

- Il gruppo Takatsu… avrei dovuto immaginarlo - sussurrò appena.

- Suo padre e il vecchio Takamiya sono  molto amici e sembra avere un debito di grande riconoscenza con lui, tanto da voler far unire in matrimonio suo figlio alla nipote Shiori per rafforzare economicamente le due famiglie - la voce di Hijiri riprese il suo consueto tono professionale e distaccato.

- Ti ringrazio, Hijiri, hai fatto un ottimo lavoro - acquisire informazioni era fondamentale e lui l’aveva imparato ben presto durante le noiose lezioni di management dell’università. Anche se quell’idea malsana del matrimonio sembra essersi allontanata, so che mio padre non mi lascerà in pace…

- Sono felice di esserle utile, signore -

- Adesso sai cosa devi fare. Voglio capire se Takamiya ha qualche altro interesse per voler unire il suo nome al nostro. I vantaggi sembrerebbero tutti a mio favore e del gruppo Hayami e mi sembra troppo semplice... - se ci fosse stata una minima possibilità di allontanare ancora quell’unione o magari di eliminarla, si sarebbe adoperato perché ciò avvenisse.

- Le darò un aggiornamento quanto prima -

- Grazie, Hijiri - Masumi chiuse la chiamata con un sospiro distendendosi sul letto. Ridacchiò nervosamente rendendosi conto di non avergli neanche chiesto che aspetto avesse quella ragazza. Ho pensato solo ed esclusivamente al lato economico della faccenda… forse sono veramente un mostro senza cuore come mi vede lei...



L’interpretazione di Maya nella valle dei susini aveva sconvolto tutti, ma principalmente Ayumi Himekawa. La giovane attrice si era resa conto che, nonostante i suoi sforzi e la sua abnegazione per il teatro, non avrebbe mai raggiunto il talento istintivo di Maya Kitajima. Quella ragazza non aveva tecnica, era grezza, ma aveva la capacità innata di arrivare al centro delle cose.

E’ questa l’abilità che serve alla signora Tsukikage… Maya potrà sempre imparare a danzare e a muoversi con eleganza, affinando sempre più quel talento che io invece non avrò mai…

Le lacrime scesero inesorabili sulle guance arrossate per la rabbia mentre ficcava nella valigia tutti i suoi vestiti. Non sarebbe rimasta un attimo di più in quel posto, era stata sconfitta e anche la signora se ne era accorta.

Ieri, alla valle, non mi ha neanche fatto dire le battute della Dea Scarlatta… Ne ho abbastanza!

La signora Tsukikage osservava la scena poco fuori la stanza, dal fusuma, la cui parte scorrevole era leggermente aperta. Era cosciente che Ayumi era rimasta colpita dall’interpretazione di Maya, come lo era stata lei e sapeva che questo avrebbe generato del malumore. L’attrice doveva necessariamente superare questo scoglio da sola, altrimenti veramente non sarebbe stata degna della Dea Scarlatta. Qualche minuto prima aveva trovato Maya nel bagno, immersa nell’acqua, i capelli tirati su, lo sguardo assente. Aveva le guance arrossate e le mani abbandonate nell’acqua. Era certa che stesse ripensando al momento in cui lo spirito della dea l’aveva pervasa in quegli istanti meravigliosi, quando le battute erano uscite perfette dalle sue labbra.

Subito dopo l’esibizione, Ayumi era fuggita, seguita dal fedele fotografo, mentre Masumi Hayami aveva continuato a fissare Maya ben oltre il tempo necessario ad esprimere una concreta meraviglia, diventando di palese interesse. Ed era stata solo una semplice conferma ai suoi sospetti. In un modo che le risultava incomprensibile, il figlio di Eisuke Hayami e Maya erano legati. Poi, contemporaneamente, avevano abbassato lo sguardo, meravigliati entrambi per quanto si fosse prolungato quel contatto visivo.

Fuori, il sole della mattina si stava alzando. Lasciò Ayumi alla sua tempesta interiore, non si sarebbe intromessa e raggiunse la stanza della veste, gioendo del fatto che era davvero vicina a realizzare il sogno di Ichiren e trasmettere eternità alla “Dea Scarlatta”. L’attrice che l’avrebbe impersonata sarebbe stata in grado di insegnarlo a sua volta alla prossima erede.

Ichiren, manterrò la promessa che ti feci e darò vita ad una nuova Dea Scarlatta!



Ayumi uscì dalla camera mentre la luce debole del primo mattino inondava il tempio. Camminò lungo il corridoio e sentì qualcuno in bagno, sbirciò e vide Maya che si stava asciugando sul bordo della vasca. Un gelo improvviso l’avvolse, attanagliandole il cuore in una morsa serrata.

Basterebbe una semplice spinta… batterebbe la testa e…

Quando si rese conto di ciò che aveva pensato si ritrasse inorridita dal fusuma socchiuso. Strinse forte il manico della valigia e digrignò i denti.

Non sono io questa! Anche se ciò che sento dentro mi devasta, anche se mi sento una fallita, non posso pensare di fare un atto così impuro sapendo ciò che il teatro rappresenta per me… e per lei…

Si voltò di scatto e lasciò il tempio, incamminandosi sulla strada che quasi un mese prima aveva percorso al contrario per giungere in quella valle incantata. Aveva trascorso tutto il pomeriggio precedente a litigare con Peter Hamil, era nervosa, arrabbiata con sé stessa e lui non aveva fatto altro che irritarla di più con l’intento, fallito, di smuoverla da quel suo stato autodistruttivo.

Come se quei pensieri fossero stati un desiderio espresso a un genio, quando sollevò lo sguardo lui era immobile poco più avanti, in mezzo alla strada, la fedele macchina fotografica a tracolla. Lo fissò corrugando la fronte e stringendo forte la mano libera e quella che teneva la valigia.

- Buongiorno - la salutò in giapponese e fece un lieve inchino con la testa. Ayumi rimase a guardarlo ingoiando almeno tre valide rispostacce che le erano salite alla lingua.

- Perché è qui? - gli chiese invece.

Il francese la fissò mettendosi una mano sul fianco, come se fosse completamente rilassato quando invece avrebbe voluto correre da lei e abbracciarla.

- Ci sono alcuni momenti della giornata in cui la luce è particolare e posso catturare immagini incredibili - spiegò in giapponese inserendo qualche parola in inglese. Ayumi abbassò lo sguardo e sorrise: nonostante tutto riusciva sempre a sorprenderla.

Ieri non si è arreso, ha lottato contro di me senza avvicinarsi, con la sua voce, i suoi gesti, i suoi modi diretti da occidentale…

Si avvicinò a passo lento e si fermò davanti a lui.

- Ed è riuscito nel suo intento? - indagò ancora Ayumi con la tristezza che prendeva il posto della rabbia e tornava a sconvolgerla.

- Sì - le sorrise lui mantenendo sempre quella distanza formale e dialettica - E lei perché è qui? - aggiunse, facendola sussultare. Vide la sua espressione cambiare drasticamente: la Ayumi sicura e distaccata dal mondo era scomparsa e ora aveva davanti solo una ragazza delusa e profondamente amareggiata.

- Io… - replicò, ma la voce si spense in un sussurro.

- Non le permetterò di passare - le disse in inglese e quando Ayumi sollevò lo sguardo trovò il suo, serio e duro, gli occhi chiari erano assottigliati e indagatori.

Sa già tutto… come può leggermi così dentro?

- Cosa ne sa lei? - lo attaccò Ayumi, ben sapendo che avrebbe dovuto lottare ancora, anche per fuggire, anche per lasciare quel posto odioso e quella rivale così talentuosa. Perché non mi lasciate in pace?!

- Vuole davvero lasciare tutto e abbandonare la sfida? - la provocò Hamil facendo un passo avanti e dimostrandole che non la temeva affatto.

- Quale sfida? Ha visto anche lei l’interpretazione di Maya Kitajima! - gridò sporgendosi in avanti e sentendo gli occhi inumidirsi.

- Sì, l’ho vista, tutti l’hanno vista - replicò impietoso lui - Lei ha idea di quanta gente ho fotografato nel mondo? E se c’è una cosa che ho imparato è che il percorso non è mai lo stesso - le disse, attendendo che le stentate parole in giapponese facessero breccia nella sua testa confusa.

- Percorso? - indagò Ayumi, calmandosi. Com’è possibile che riesca sempre ad attirare la mia attenzione?

Hamil annuì - Ognuno di noi ha un modo diverso per giungere alla conclusione delle cose. Lei pensa davvero che alla signora Tsukikage interessi quanti minuti sono occorsi a lei e quanti a Maya Kitajima? - fece un altro passo avanti - Alla signora interessano i risultati, se si trova in difficoltà, chieda aiuto. Oppure - e sorrise - Visto il suo stato sociale, lei non è in grado di farlo? -

Ayumi si raddrizzò indispettita.

- Lei non sa niente di me - gli rispose glaciale, fissandolo.

- Chieda aiuto - insisté lui senza muoversi di un millimetro. Ayumi sostenne il suo sguardo, severo e freddo, e si rese conto che non l’avrebbe davvero lasciata passare a costo di riportarla a forza al tempio.

- Lei non oserebbe… - mormorò, spalancando gli occhi a quella prospettiva inespressa ma lampante.

- Mi metta alla prova - sogghignò lui, che assomigliava ad una roccia granitica in mezzo al sentiero. Ayumi espirò e abbassò lo sguardo fino a terra. Senza aggiungere altro si voltò e tornò al tempio, le spalle abbassate, sconfitta sotto ogni punto di vista.

Hamil la seguì con lo sguardo, costretto ad uno sforzo notevole per mantenere quell’immobilità e quell’apparente sicurezza quando avrebbe voluto seguirla e rassicurarla.

Siete uno strano popolo, voi giapponesi, costretti in queste filosofie, pensate sempre troppo e mostrate troppo poco… sembrate freddi e distanti invece dentro di voi ci sono animi turbolenti e colorati… Non demordere, Ayumi…

L’attrice camminava lentamente, ma qualcosa cambiò nella sua postura e Hamil sperò che alcune delle sue parole avessero davvero fatto breccia e l’avessero spinta a riflettere e a non abbandonare tutto per una delusione. Le spalle si raddrizzarono, la testa tornò su, le braccia diritte e le dita delle mani si rilassarono.

Si fermò e Hamil trattenne il respiro, si girò, gli sorrise, poi prese a correre verso il tempio e lui scoppiò a ridere rilasciando tutta la tensione.

Ayumi raggiunse le scale e le salì in fretta, rientrò in camera, era vuota, Maya probabilmente era uscita. Il lato dove dormiva era tutto disordinato e un sorriso le increspò le labbra. Si tolse il cappotto, disfece la valigia, si mise la tuta e volò letteralmente fuori. Se c’è qualcosa su cui posso fare leva per capire la Dea Scarlatta è proprio la mia capacità di analizzare le cose… non mi sono mai tirata indietro davanti a niente e anche se Maya Kitajima è una rivale pericolosa, io sono sempre Ayumi Himekawa e se lei potrà supplire alla sua scadente tecnica io potrò colmare le mie lacune tornando dalla signora Tsukikage e combattendo lealmente con Maya per la Dea Scarlatta!

Sentì delle voci e sbucando sul corridoio esterno, si rese conto che la signora aveva radunato i ragazzi e Maya subito fuori dal tempio.

- Ayumi - la chiamò e lei rimase congelata per l’occhiata penetrante che le lanciò - Stavamo aspettando te, sei in ritardo - la redarguì incrociando le braccia al petto.

- Sì, signora! - rispose lei dopo un attimo e si affiancò a Maya che la guardava stranita.

- Ragazzi, desidero che continuiate con i vostri esercizi e fra sette giorni Ayumi e Maya interpreteranno la Dea Scarlatta nella valle dei susini. Dato che siete qui ho intenzione di utilizzarvi per lo spettacolo, siete d’accordo? - espose la signora guardandoli uno a uno, per ultime le due attrici.

Un silenzio teso e imbarazzato piombò sul gruppo finché la voce di Rei riscosse tutti.

- Ma certo, signora! - esordì felice - Andiamo, ragazzi! - e il gruppo, esaltato per tale privilegio, si diresse ridente verso il fiume per iniziare le loro prove.

Maya, ancora scossa per l’interpretazione del giorno precedente, accettò quei settee giorni come una condannata al patibolo. Ieri è stato incredibile, come se io non fossi stata più io… chi sarà mai la Dea Scarlatta? Ci sono vicina, ma non la capisco ancora del tutto… anche se da qualche parte nel mio cuore ho come la sensazione di conoscerla…

Lasciò Ayumi da sola all’ingresso insieme alla signora e si diresse verso il bosco, sperando di trovare l’ispirazione giusta.

Ayumi osservò la signora risalire le scale e, ancora titubante, rimase immobile finché le parole di scherno di Hamil riaffiorarono fra i suoi ricordi. Strinse i pugni e la chiamò.

- Signora Tsukikage? -

- Cosa c’è, Ayumi? - la interrogò voltandosi, sperava che l’avrebbe fatto, in fondo era tornata indietro…

- Vorrei chiederle una cosa… - iniziò mormorando - Chi è la Dea Scarlatta? So che è lo spirito millenario dell’albero di susino, ma non l’ho ancora capita realmente… C’è qualcosa che non riesco ad afferrare - le confidò.

- A quest’ora dovresti averla già compresa - rispose pacata la signora socchiudendo gli occhi - Prova a pensare al perché vi abbia fatto affrontare i temi di vento, fuoco, acqua e terra - le suggerì, voltandosi e continuando a camminare.

Ayumi si sentì svuotata al pensiero che non l’avrebbe aiutata.

- La prego, signora Tsukikage! Mi dica chi è la Dea Scarlatta! La prego! - insisté salendo le scale, il cuore che batteva all’impazzata, ma ormai convinta a non mollare anche se questo le sarebbe costato chiedere aiuto.

Chigusa si fermò, restando di spalle e Ayumi rimase nel dubbio fino all’ultimo.

- D’accordo, usciamo, Ayumi - le rispose alla fine, voltandosi.

Nell’ora seguente la signora la interrogò senza sosta, facendole rievocare tutti i ragionamenti che aveva fatto per trovare i suoi temi degli elementi, la redarguì, gridò e lei non sapeva davvero cosa volesse farle capire.

Ho espresso il vento invisibile con il movimento del corpo, per il fuoco il ritmo senza forma, la vita e l’amore per l’acqua, e l’energia invisibile della terra…

Si era fermata a riflettere in mezzo al campo spazzato dal vento in cui l’aveva portata. Era vicina, lo sentiva.

- Energia che muove le cose… tutte le cose… - sussurrò spalancando gli occhi. Si accucciò in mezzo all’erba e passò la mano sugli steli che si piegavano sotto il vento, poi sollevò lo sguardo stupefatto e consapevole, quando si rese conto di aver capito la connessione.

La signora vide la rivelazione nei suoi occhi e, ansimante per le domande serrate che le aveva posto e che l’avevano portata finalmente a quella comprensione, si erse appoggiandosi al bastone protendendo una mano verso di lei.

- Avanti! - gridò - Pronuncia le battute della Dea Scarlatta! - le ordinò finalmente, dandole la stessa possibilità che Maya aveva raggiunto il giorno precedente. Il percorso non è lo stesso per tutti…

Ayumi si alzò, lo sguardo vacuo e con voce profonda e ultraterrena dette vita al risveglio del suo spirito.

- La mia forza sale al cielo come spirale e si prende cura degli esseri di superficie! - esplose Ayumi - La Dea Scarlatta dà vita e amore agli esseri viventi, emana dalla terra un’energia a spirale che, anche se invisibile, possiede la forza di muovere le cose sulla superficie! - realizzò, trovando finalmente la sua Dea Scarlatta.

Fa crescere gli esseri sulla superficie… l’albero è lo spirito, lo spirito degli dei della terra che cresce e si manifesta sulla superficie… questa è la Dea Scarlatta, lo spirito dell’albero di susino millenario!

- La Dea Scarlatta - la voce della sensei, profonda ed emozionata, la riportò alla realtà.

- Ho capito, signora… - mormorò ancora scossa e stupefatta - Ho capito… -  e la signora Tsukikage le sorrise benevola annuendo.



Maya si addentrò nel bosco fino a raggiungere quell’albero a cui si era appoggiata il giorno in cui aveva intuito come interpretare il vento. Riassunse la stessa posizione, appoggiò la schiena al tronco ruvido e immediatamente ricordò l’affinità con lo spirito avuta il giorno precedente, il calore che aveva sentito nell’albero, quegli intensi occhi azzurri che la fissavano meravigliati quando era tornata in sé.

Arrossì e abbassò lo sguardo portandosi una mano al petto.

Il mio cuore… come batte… ma che ci faceva lì? Avrà visto ogni cosa? Però se ne è andato… avrà trovato la mia interpretazione noiosa? Eppure… il suo sguardo era così stupito...

Lo stesso vento che stava aiutando Ayumi nel campo insieme alla signora Tsukikage, spazzò erba, fiori e il polline giallo creò una scia nell’aria. Maya sbatté le palpebre più volte.

Il vento porta lontano il polline per favorire la riproduzione dei fiori… il cuore del vento!

Si alzò in piedi, come folgorata e si guardò intorno.

Anche l’acqua ha un cuore! Il cuore di Ryujin! E… e il fuoco! E la terra! Hanno tutti un cuore! Il cuore della Dea Scarlatta!

Corse verso il piccolo fiume che sentiva gorgogliare e che era lo stesso che attraversava la valle dei susini.

Il vento… l’acqua, il fuoco, la terra… i loro movimenti sono il cuore della Dea Scarlatta! In quel cuore, uno a uno, si rivelano il dio del vento, il dio del fuoco, il dio dell’acqua e il dio della terra! E’ lei! E’ la Dea Scarlatta! Anche se non si può vederla, udirla o toccarla, vive sulla superficie e fa muovere la vita! Gli elementi sono manifestazioni del suo cuore!

Maya schizzò in piedi, elettrizzata, con il cuore che batteva furiosamente per quella semplice consapevolezza che le stava squassando l’anima. La riflessione che aveva fatto sul cuore della Dea non faceva una piega ed era certa che avrebbe potuto convertire quella rivelazione in una interpretazione veramente speciale. Ma non si fermò, come invece aveva fatto Ayumi, a quel pensiero. Il folle battito del suo cuore le fece fare un nuovo, strabiliante, collegamento.

Amore… Perché la Dea Scarlatta si sarà innamorata di un uomo? Che tipo sarà stato il suo Isshin?

Nell’istante in cui formulò quella domanda rivide il volto del signor Hayami che la fissava dopo aver interpretato il risveglio della Dea. E udì la sua voce. Così vicina che si girò di scatto. E’ la mia immaginazione…

- … nei teatri Daito - disse la sua voce, profonda e pacata come sempre. Maya sussultò e si nascose dietro un albero.

- Sono certo che qualsiasi cosa tu abbia in mente darà i suoi frutti a breve! - e l’uomo che aveva parlato rise.

E’ il regista Ajime Onodera!

- E’ un capolavoro che porterà miliardi di yen nelle tasche di chi riuscirà ad accaparrarsi i diritti - aggiunse una voce più tranquilla.

Questo è Kei Akame, l’attore che impersonerà Isshin con Ayumi!

- Il capolavoro di Ichiren Ozaki merita di essere preservato e salvaguardato - disse Masumi Hayami e Maya sussultò a quell’affermazione - E naturalmente la storia si ripete esattamente come trenta anni fa. Genera un tale indotto di soldi che perfino Ozaki non riuscì a gestire -

Signor Hayami…

I passi si avvicinarono e le voci si fecero più distinte.

- E di sicuro meglio in mano alla Daito Art Production che non all’Associazione Nazionale, vero Masumi? - e il regista scoppiò a ridere, imitato dall’attore.

Maya si accucciò e li lasciò passare. Il signor Hayami non aveva risposto a quell’ultima frase, lasciandole il dubbio su ciò che quell’uomo complicato pensasse davvero. Sbirciò oltre il tronco e appena lo vide di spalle, arrossì completamente mentre il suo cuore continuò a battere incessantemente.

Vanno verso la valle… se ne sta andando… avrei tanto voluto stare un po’ con lui! Cos’è questa malinconia che mi prende? Ho in petto una sensazione di freddo, mi duole per la tristezza... così vicino e non potergli neppure parlare… la Dea Scarlatta… era invisibile e si era innamorata di un uomo… per quanto lo amasse non poteva farsi vedere da lui! Governava la natura eppure amava un uomo, chissà quanto avrà sofferto! Quanto sarà stata triste! Questo è… questo è l’amore della Dea Scarlatta!

Si addentrò ancor più nel bosco, allontanandosi da lui e da quella spietata sensazione di malinconia che l’aveva colta.

Gli elementi sono manifestazioni del cuore del Dea Scarlatta… significa che la sua sofferenza e la sua tristezza diventano moti del cuore… Si ripercuoteranno sulla natura? I movimenti della natura sono i movimenti del cuore della Dea…. felicità, tristezza, rabbia, speranza… Quando la Dea Scarlatta si è innamorata di un uomo, come sarà stato l’aspetto della natura? Come trascorreva ogni giorno? Si divertiva a farsi portare dal vento? A danzare con la luce? A disegnare l’arcobaleno nel cielo? Divertirsi…

Spostò lo sguardo sui grandi alberi del bosco intorno a lei. Erano enormi e spettacolari, preludio di quella valle magica che si apriva poco più avanti. Il sentiero era ben tracciato e se non ricordava male confluiva nella strada battuta che portava al tempio. Non c’era nessuno intorno, così si lanciò in una corsa folle e sfrenata sentendo il vento fra i capelli, il sangue che correva veloce, il respiro serrato e tutta la natura intorno a lei che sembrava riecheggiare. Scoppiò a ridere pensando alla Dea che giocava a nascondino in quei boschi finché qualcosa si frappose fra lei e il sogno che stava vivendo. Rotolò a terra mescolando lamentele e grida e quando si rialzò si rese conto di avere sbattuto in qualcuno.

- Sakurakoji! -

- Ohi… ohi… - si lamentò il giovane - Maya! Ma che stai facendo?! - le chiese rialzandosi dolorante e spolverandosi da foglie e terra.

- Ehm… io… - balbettò imbarazzata - Era un esperimento di recitazione - gli disse scuotendosi.

- Recitazione? - Yu la osservò un istante, era davvero carina un po’ sporca e imbarazzata in quel modo. Che razza di Dea Scarlatta avrà mai intenzione di interpretare… Maya… com’è possibile che io ti abbia incontrato qui in questo modo?

- Come mai sei qui? - gli chiese Maya di rimando mentre lui raccoglieva il suo zaino da viaggio.

- Volevo visitare la valle della Dea Scarlatta e salutare la signora Tsukikage - spiegò il giovane rendendosi conto che lei evitava di guardarlo.

- Sai… sono accadute un po’ di cose qui… Ed è arrivata della gente da Tokyo… anche dei giornalisti… - mormorò lei - Vieni, ti porto dalla signora Tsukikage! - aggiunse poi piena d’energia e sorridendogli.

Lo afferrò per la manica e lo tirò lungo il sentiero. Yu si lasciò trasportare, incapace di far smettere il martellare del suo cuore. L’idea di fronteggiarsi con Maya sul palco e di essere Isshin lo aveva accompagnato in tutte quelle settimane ed era stato proprio quel senso di sfida a farlo andare avanti. Io sarò Isshin, Maya, e sul palco amerò la tua Akoya, qualunque sarà la tua interpretazione, esattamente come nella realtà amo te… anche se non vorrai ricambiarmi, i miei sentimenti non cambieranno...

Un coniglio attraversò il sentiero all’improvviso sbucando dai cespugli, seguito da una volpe che lo inseguiva. Maya si fermò e gridò spaventata, trovandosi fra le braccia protettive di Yu.

- Va tutto bene, Maya? - le domandò apprensivo. Lei annuì, fissando stupita il punto in cui i due animali erano spariti. Un rumore li fece voltare verso il lato da cui erano sbucati i due animali e un’ombra scura occupò la loro visuale. Maya gridò di nuovo intuendo la sagoma di un orso, ma quando la forma scura uscì dalla foresta fu costretta a soffocare un altro grido, ma di meraviglia.

- Signor Kuronuma! - esclamarono all’unisono i due ragazzi.

- Ragazzi! Anche voi qui? - li salutò gioviale il regista, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Maya e Sakurakoji si guardarono, poi scoppiarono a ridere.

- Inseguivo quel coniglio, ma a quanto pare quella volpe è stata più lesta… - commentò mestamente osservando il cespuglio in cui erano sparite le due bestie.

- Come mai si trova qui? - gli chiese Maya avvicinandosi insieme a Yu.

- Ho deciso di avvicinarmi a questo luogo per capire meglio la Dea Scarlatta - spiegò brevemente - Venite, vi faccio vedere - aggiunse e si incamminò nel folto della foresta seguito dai due giovani.



Esattamente come da sue previsioni, lo staff manageriale al completo della Daito Art Production aveva raggiunto il ryokan dove Eisuke Hayami aveva deciso di soggiornare una volta uscito, quella mattina, dall’ospedale, contro il parere di tutti i medici che avrebbero voluto trasferirlo a Tokyo. Erano giunti anche il regista Onodera e l’attore Akame. Proprio tutti qui, come se ci fosse una calamita...

Osservò in silenzio gli uomini che si affannavano intorno all’anziano Presidente, cercando di compiacerlo il più possibile, finché lui, irritato, li cacciò tutti fuori dalla stanza, strappandogli un sorriso tirato.

- Avvoltoi, ma io non mi lascio incantare - borbottò, agitando un pugno dalla posizione distesa sul futon.

- Eri stato dato per morto, si preoccupano per te - mormorò Masumi avvicinandosi. Suo padre si voltò a guardarlo con un’espressione schifata sulla faccia.

- Si preoccupano dei dividendi a fine trimestre e dell’andamento delle azioni in borsa, non certo di me! - gracchiò mettendo da parte il giornale finanziario che uno dei collaboratori gli aveva portato.

- Dovresti tornare a Tokyo - gli suggerì il figlio inginocchiandosi accanto al suo letto. Eisuke lo fissò qualche istante.

- Ora sto bene, tu dovresti tornare a Tokyo - rispose con acredine aggrottando la fronte. Masumi annuì lentamente.

- Ho intenzione di salutare la signora e partire quest’oggi - concordò trattenendo lo sguardo su uno dei titoli del giornale che riportava i violenti nubifragi dei giorni precedenti.

- E’ vero che è stata lei ad avvisarti? - gli chiese d’improvviso distendendosi e guardando il soffitto.

- Sì - rispose semplicemente - Perché stavi andando alla valle, padre? - aggiunse poi realmente curioso. Eisuke rimase in silenzio e Masumi gli lasciò tutto il tempo. Sapeva già che perché lui stava andando lì, ma era curioso di sapere che risposta gli avrebbe dato. Non gli avrebbe mai rivelato di aver incontrato Maya diverse volte in quei giorni.

- Volevo vedere lei - rispose infine Eisuke, lo sguardo fisso in alto. Masumi sollevò un sopracciglio perplesso.

- La signora Tsukikage? Ma sai che non ti avrebbe mai… - ma suo padre lo interruppe con un gesto stizzito della mano e un debole grugnito.

- Maya Kitajima - puntualizzò voltandosi - Volevo vedere le sue prove. Vedo che sei stupito - e ridacchiò.

- Concedimelo, padre, non è da te interessarti di attrici che non siano Chigusa Tsukikage - replicò il figlio alzandosi. Eisuke sbuffò e si appoggiò su un gomito.

- L’ho incontrata qualche giorno fa, le ho dato un suggerimento su come interpretare il fuoco e lei l’ha fatto davvero! - e scoppiò a ridere costringendo Masumi a sorridere a sua volta - Che carattere! - aggiunse tossendo. Il figlio gli porse un bicchiere pieno d’acqua che lui trangugiò immediatamente.

- E’ una ragazza reattiva - commentò cercando di mantenere la voce neutra - Io vado, se hai necessità puoi chiamarmi sul cellulare o chiamare Mizuki - e si diresse verso la porta.

- Masumi? - lo chiamò quando stava già per richiudere il fusuma.

- Sì? -

- La proprietaria del ryokan ha un pacco, dallo alla signora - mormorò Eisuke.

Masumi sporse la testa nella stanza e lo vide disteso sul futon, gli occhi al soffitto.

- Lo farò, padre - lo rassicurò e chiuse la parete.

Discese le scale e raggiunse la hall dove Onodera e Akame lo attendevano per seguirlo alla valle e dalla signora Tsukikage. La proprietaria gli consegnò il pacco, confezionato in una elegante carta rosata. Chissà cosa contiene...

Il viaggio fu breve e parlarono soprattutto il regista e l’attore mentre Masumi si limitò a dare qualche risposta breve o a commentare rapidamente qualche discorso, ma i due uomini si accorsero che era assente e guardava il paesaggio fuori dal finestrino.

Prima di recarsi dalla signora avevano fatto due passi nel bosco fino a raggiungere la valle. All’arrivo al tempio vennero ricevuti da Genzo che li annunciò alla signora e li fece accomodare in un’ampia stanza. C’era silenzio tutt’intorno quindi era probabile che né Ayumi né Maya fossero lì. Saranno in giro per i boschi a cercare la loro Dea Scarlatta… anche se... mi domando… cosa voglia realmente la signora da quelle ragazze dopo ciò che ho visto ieri…

La signora Tsukikage fece il suo ingresso distogliendolo dai suoi pensieri e i tre uomini salutarono presentando l’attore che avrebbe interpretato il ruolo di Isshin. Chigusa lo fissò a lungo, tanto da metterlo a disagio, poi, ignorando il suo imbarazzo e quello degli altri due uomini, prese parola.

- Buongiorno a tutti, signori, vi do il benvenuto in questo tempio di montagna - esordì con un sorriso enigmatico.

- Le sono molto obbligato per quello che ha fatto per mio padre - Masumi si inchinò lievemente e le mise davanti il pacco di Eisuke - Questo è solo un dono modesto, ma è fatto col cuore, la prego di accettarlo -

- Io ho semplicemente aiutato un uomo ferito in una baita di montagna - replicò la signora con lo sguardo duro - La prego di riprendersi il suo dono, non intendo accettarlo! -

- Immaginavo che avrebbe risposto così, ma le chiedo di accettarlo come un ringraziamento fatto da un uomo ferito. Se l’uomo che lei ha aiutato non è Eisuke Hayami, deve accogliere il suo dono di ringraziamento, non crede signora Tsukikage? - replicò Masumi senza subire l’attacco dell’anziana attrice.

- Un punto per lei! - sorrise la signora accettando il pacco - A quanto pare oggi mi ha sconfitto, signor Masumi! - aggiunse scoppiando a ridere.

- La ringrazio, signora Tsukikage - rispose Masumi con un lieve cenno del capo.

- Quello che conta è che lei stia bene, signora Tsukikage! - Onodera si unì all’ilarità scatenata dalla battuta dell’attrice - Perché, man mano che riprenderà le energie, dovrà portare a termine la Dea Scarlatta! - esordì ridendo - A proposito, procedono bene le prove delle due candidate? Non vedo l’ora di vedere la loro Dea dalla incomparabile bellezza! -

Una voce squillante li costrinse a voltarsi verso il cortile esterno. La signora sorrise riconoscendola. Anche Masumi si mosse leggermente e a lei non sfuggì il gesto. Lei è sempre così controllato signor Masumi… allora c’è qualcosa che smuove quel suo cuore di ghiaccio...

- Signora Tsukikage! Sono tornata! - urlò Maya con voce allegra - Abbiamo ospiti! Il signor Kuronuma e Sakurakoji! - gridò senza alcun ritegno correndo in mezzo al cortile e dirigendosi all’entrata della grande sala.

In quell’istante, Ayumi rientrò a passo lento e vide Maya. Erano entrambe sporche per le loro escursioni nella foresta, ma a nessuna delle due sembrava importare.

Il fusuma si aprì e ne uscì la signora che posò il suo sguardo dolce sulle due candidate. Dietro di lei avanzarono il regista Onodera, con lo sguardo scuro, l’attore Kei Akame, con la fronte corrucciata, e Masumi Hayami.

Oh santo cielo! Il signor Hayami! Che ci fanno qui?

Maya si bloccò congelata, sentendosi improvvisamente inadeguata e sporca.

- Signor Kuronuma, Sakurakoji - li salutò Ayumi con un sorriso sincero.

- Ciao, Ayumi - Yu sollevò una mano e le sorrise gentilmente.

- Signor Onodera, signor Akame, cosa ci fate qui? - domandò la giovane attrice per nulla sconvolta dalla situazione mentre Genzo le porgeva un asciugamano.

Sia il regista che l’anziano attore rimasero sconvolti nel vedere le condizioni in cui versava la solitamente bellissima Ayumi.

- Passi per quella ragazza... - esclamò Onodera lanciando un’occhiata fugace a Maya - Ma… Ayumi… come sei ridotta? Che ne è della Dea dalla incomparabile bellezza? - il regista si passò una mano fra i capelli finché il suo sguardo non cadde su Kuronuma e i loro occhi si incrociarono.

Maya fissò il regista stringendo i pugni e non replicò al suo commento offensivo né tanto meno ebbe il coraggio di guardare il signor Hayami che era rimasto in silenzio sul porticato accanto alla signora. Ayumi è bellissima anche sudata e sporca di terra, io devo sembrare una talpa… Sospirò e abbassò lo sguardo sentendo la gola bruciarle per l’oppressione.

- Pare che ci siamo proprio tutti - valutò la signora Tsukikage con un sorriso misterioso stampato sulla faccia.

- Kuronuma, sembri un samurai senza padrone o un brigante - commentò offensivo Onodera, alzando un sopracciglio e ridacchiando - Sapevo che ti eri ritirato da queste parti per pianificare lo spettacolo, ma vedo che alla fine ti sei adattato perfettamente! Vivere qui ti si addice più che in una metropoli! - e scoppiò a ridere seguito da Akame.

- Può darsi, almeno qui le volpi sono volpi e non come quelle di città che a volte sono travestite da persone - replicò pungente il regista rifacendosi alla leggenda della volpe trasformista.

- Kuronuma, ci prendi in giro? - ringhiò Onodera, offeso - Come sempre dici cose che sarebbe meglio tacere, ma ora te le faremo rimangiare! -

- Calma, signor Onodera e signor Akame - si intromise Masumi Hayami e Maya notò il modo con cui lo fece, deciso ma fermo, impedendo così il litigio che sarebbe sicuramente scaturito - Ne è passato di tempo, signor Kuronuma, pare in forma come sempre. Sono felice di rivederla -

- Grazie, anch’io giovane Presidente della Daito - rispose il regista cogliendo al volo l’occasione di tagliare corto con gli altri due personaggi.

- Ha problemi a vivere qui? Come fa a mangiare? - gli domandò Masumi realmente interessato. Quel regista era un uomo davvero singolare e gli piaceva molto.

- Sono diventato un buon pescatore e la verdura me la fornisce un agricoltore vicino - replicò Kuronuma facendo spallucce.

Maya seguì lo scambio di battute ripensando al luogo dove il regista li aveva portati dopo averli incontrati nella foresta. Viveva in una vecchia carbonaia, si era adattato perfettamente e aveva raccontato che essersi avvicinato così alla natura di quei luoghi lo aveva aiutato immensamente a capire meglio la “Dea Scarlatta”. Alla fine aveva convinto Yu a trattenersi a dormire da lui per condividere quel tipo di vita.

Come è accaduto a noi… la vicinanza con la valle ci ha stimolato... Valutò Maya osservando per un attimo Ayumi.

- Me ne rallegro - annuì Masumi - Così anche il piano di regia procede senza difficoltà - poi si voltò verso Maya e Ayumi, facendole arrossire - Anche le prove pare procedano regolarmente... -

Dopo la prova nella valle in cui aveva interpretato l’albero di susino, rivide quegli occhi azzurri che l’avevano fissata stupiti. Chissà perché era lì… e perché se ne è andato in quel modo? Sono giorni che mi faccio le stesse domande, ma non avranno mai risposta…

- Ciao, Sakurakoji, quando sei arrivato? - il signor Hayami cambiò bersaglio. Sembrava condurre il dialogo, come sempre d’altronde quando era presente, eppure Maya sapeva che in altri ambiti era completamente diverso, come la notte nel tempio nella valle, durante il temporale.

- Oggi, signor Hayami - rispose Yu gentilmente.

- Per vedere la signora Tsukikage? - indagò ancora cercando di mascherare il suo reale interesse.

- Anche per la signora, certo, ma sono venuto per vedere la valle dei susini, penso possa aiutarmi per interpretare il ruolo di Isshin - spiegò il giovane attore spostando per un attimo lo sguardo su Maya.

- Anche il signor Akame è qui per la stessa ragione - quella frase sembrò congelare l’area intorno a loro. Masumi notò lo sguardo di ghiaccio fra i due attori seguito da quello fra i due registi e, infine, fra le due attrici.

Un secco battito di mani interruppe la tensione e tutti si voltarono verso la signora che impassibile li guardava.

- Abbiamo due Dee Scarlatte, due Isshin e due registi. Dato che siete tre coppie rivali vi farò assistere alla Dea Scarlatta! - rivelò la signora Tsukikage incrociando le braccia al petto e posando lo sguardo per ultimo su Masumi Hayami.

- Ma vorrei che Ayumi e Maya vi mostrassero i risultati delle loro prove - aggiunse spostando l’attenzione sulle due giovani che erano terree.

- Ma… signora Tsukikage! - protestarono all’unisono le due attrici.

- Fra una settimana vi attendo alla valle - proseguì Chigusa ignorandole e rivolgendosi agli ospiti - Signor Masumi, le chiedo di estendere l’invito ai suoi collaboratori e al Presidente dell’Associazione Nazionale che dimora presso il vostro ryokan - si voltò e fece per rientrare nella sala insieme a Genzo, ma si fermò - E a chiunque pensi possa gradire uno spettacolo del genere - aggiunse tornando a guardarlo. Masumi annuì, fra i mormorii di stupore dei presenti, intuendo che, stranamente, si stesse riferendo a suo padre.

Maya e Ayumi si guardarono per un attimo, non era previsto che recitassero davanti a degli spettatori e per entrambe il dubbio era lo stesso: avevano davvero capito la Dea Scarlatta tanto da poterla interpretare davanti ad un pubblico?

Io… non so se sarò capace… La Dea Scarlatta… è così profonda… il suo amore verso la Terra e Isshin così misterioso e abnegante… e poi… ci sarà anche il signor Hayami… come posso fare… io non…

Ma le sue riflessioni, che le avevano fatto salire un’ansia crescente, vennero interrotte proprio dalla sua voce pacata.

- La Dea Scarlatta dovrebbe essere di una bellezza incomparabile ma… - Maya sollevò lo sguardo e se lo trovò davanti che la fissava con gli occhi del critico teatrale - Lei, piuttosto, sembra lo spirito delle radici dell’albero di susino a vedere come si è conciata - e allungò una mano sfilandole dai capelli un rametto e sorridendo in quel modo odioso. E così non posso lasciare questo posto come mi ero prefissato sebbene ogni volta che io la guardo rischi di mostrare ciò che provo...

Maya vide Ayumi che aveva sentito tutto e anche il signor Kuronuma, che l’avrebbe diretta, era proprio lì vicino e aveva seguito la battuta infelice. Perché è diverso ogni volta che lo incontro? Come può vivere una vita così complicata? E invece di provocarmi sempre, non potrebbe lasciarmi in pace?

Si voltò di scatto stringendo gli occhi per non far uscire quelle lacrime che sentiva emergere dal profondo della sua anima. Masumi rimase impietrito dato che si era aspettato una delle sue solite rispostacce. Piange… e sembra in imbarazzo… Perché? Mi ha sempre risposto per le rime… Che c’è? Che succede, ragazzina?

Maya fece qualche passo e trovò il conforto delle braccia di Yu, che aveva sentito a sua volta l’appunto del Presidente Hayami.

- Vieni, andiamo - le disse dolcemente e Masumi si accorse dello sguardo carico d’amore del giovane. Maya piangeva fra le sue braccia e ce l’aveva spinta lui in un modo che gli era sconosciuto. Mi sono comportato come ogni volta… cosa ho fatto di diverso? Devo tornare a Tokyo, qui c’è qualcosa di strano che mi induce ad abbassare la guardia e a commettere degli errori…

- Quanto è suscettibile… - borbottò Onodera avvicinandosi - E sembra che Akoya e Isshin se la intendano anche nella realtà - aggiunse, spostando lo sguardo su Ayumi e Akame che discorrevano pacatamente poco distanti.

- Sì, pare così - concordò Masumi in un sussurro appena udibile mentre li seguiva con lo sguardo e un velo gelido calava sul suo cuore accompagnato da ciò che avrebbe potuto fare quel ragazzo per consolarla.

Si voltò e tornò alla sua auto, seguito frettolosamente dal regista e dall’attore che salutò Ayumi con la promessa di rivedersi alla rappresentazione dopo una settimana.


   
 
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