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Autore: GirlWithChakram    26/01/2015    1 recensioni
In una scuola in cui l'originalità ti può rendere popolare, due ragazze, per via di un malinteso, si troveranno a fingere di essere chi non sono... E se tutto ciò portasse alla luce una verità nascosta?
"Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO VII: Two is company, three(some) is a crowd
 
«Un threesome?» mormorò Santana «Gli hai proposto una cosa a tre?»
«Sì» rispose Brittany imbarazzata.
Era lunedì, la mattina dopo il disastroso bridal shower di Maribel. La latina, ricevuta la sveglia dall’amica con ben un’ora di anticipo rispetto al solito, si era dovuta precipitare a casa Pierce per risolvere un qualche problema, la cui natura le era rimasta ignota fino a pochi secondi prima.
«Un threesome!?» ribadì l’ispanica con tono duro.
«Ti ricordi quello che dicevo ieri? Che a Sam non interessavo, e cose così? Beh, a quanto pare gli interesso eccome! Poi, però, ha aggiunto che non ha intenzione di avere una storia finchè ci sei tu di mezzo per via del senso di colpa. Io a quel punto… Non so cosa mi abbia preso! Vederlo lì, così carino e abbattuto perché non trovava il modo di stare con me… Ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa!»
La Lopez ascoltava con lo sguardo fisso nel vuoto, ancora troppo sconvolta per degnare l’altra di un po’ di considerazione.
«Ma non preoccuparti, capisco che tutto si sia mosso un po’ troppo in fretta» continuò la bionda «Gli dirò che sono stata colta da un altro dei miei squilibri ormonali e ho lasciato che fosse la mia pazzia a parlare… Anche perché non potremmo… Sì, insomma, non vorremmo… Tu non vorresti… Sicura di non volere…?»
«No, Britt, non ci sarà nessun maledetto ménage à trois! Non cercare di convincermi!»
La conversazione si interruppe, perché Santana, sconvolta dalla proposta indecente, agguantò il proprio zaino e corse a recuperare la bicicletta, dirigendosi a scuola da sola.
Appena arrivata, legò la bici, recuperò un paio di libri dall’armadietto, poi cercò di contattare l’unica persona in grado di aiutarla.
«Blaine, dove diavolo sei?» strillò al cellulare, imprecando contro il ragazzo che non si decideva a rispondere «Ho bisogno di te!»
«Sono come il genio della lampada» esclamò Anderson, comparendo dall’aula del Glee «Mi hai evocato, mia signora?»
«Dobbiamo parlare… In privato» replicò San, guardando male Tina che si stava avvicinando.
«Andiamo a fare due passi attraverso il cortile, tanto devo passare in palestra per parlare con la Coach Beiste, nessuno ci darà fastidio» disse Blaine, facendo cenno all’asiatica di restare lontana.
Quando i due furono a debita distanza dalla torma studentesca del McKinley, la latina sganciò la bomba: «Brittany vuole una cosa a tre con Sam e la sottoscritta.»
L’amico, ad udire quelle parole, per poco non si strozzò con la barretta ai cerali che stava masticando. «Puoi ripetere?» bofonchiò.
«Un threesome. Brittany, Sam ed io.»
«Oddio! Quando!?»
«Mai!» rispose malamente lei «Non ho la minima intenzione di lasciarmi coinvolgere in una cosa simile!»
«Invece è la tua occasione!» esclamò lui «Devi assolutamente dire di sì!»
«Posso capire che Brittany abbia momenti di stupidità altalenante, soprattutto visto che le piace gente della risma di Bocca di Trota… Ma tu? Anche tu hai completamente perso il lume della ragione?»
«Santana, ti sei fermata solo un attimo a pensare a quello che la biondina ti ha proposto? Perché, se lo avessi fatto, avresti capito che questo è praticamente il più colossale indizio di bi-curiosità mai visto!» tentò di spiegarle il giovane.
L’ispanica corrugò la fronte, non riuscendo a cogliere appieno le parole dell’altro.
«Detto terra a terra: Brittany vuole fare sesso con te.»
«Con me e un ragazzo! E non uno qualunque, ma Sam “lo odio così tanto” Evans!»
«Senti: una persona non propone una cosa a tre con la propria migliore amica come se nulla fosse… Anche se probabilmente non se ne rende conto, devi piacerle, a livello di subconscio o qualcosa di simile. Te l’ho già detto che lei è interessata!»
«Piantala, non illudermi. Potresti sbagliarti» rispose San, sospirando.
«Se non provi non lo saprai mai, questa sarebbe la perfetta occasione…»
La ragazza lo fissò seria. «Stai davvero, dal profondo del cuore, suggerendo che io acconsenta a questo threesome? Insomma, mi sta bene Britt, ma Sam…»
«Non dovrai neanche toccarlo, se non vorrai. Lascia che sia la Pierce al centro di tutto e praticamente non ti renderai conto di avere uno sgradito ospite.»
«Come mai sei così esperto?» domandò Santana, senza celare una nota di biasimo.
«Quello che ho fatto o meno in passato, se non ti dispiace, è affar mio» replicò con una risata «Ma ti parlo da persona con esperienza.»
«Ok, non voglio indagare oltre. Tieniti per te le tue orge da Alpha Gay.»
«Torniamo al nocciolo della questione: è il miglior modo per scoprire cosa prova esattamente Brittany.»
«Non saprei… Insomma, abbiamo appurato che è piuttosto brava a fingere, come farò a capire?»
«Fidati» la rassicurò Anderson «Ci sono sempre dei segnali.»
«Segnali? Per cosa?» si intromise una voce.
Santana si paralizzò e Blaine si vide costretto ad inventare qualcosa sul momento: «Segnali stradali, Brittany, per capire quale uscita prendere sulla North Street così da non impelagarsi nei lavori in corso.»
«Ma perché parlate di queste cose?» chiese l’ultima arrivata «San neppure ha la macchina e non prende mai la North.»
«Io adesso devo andare in palestra» si dileguò il ragazzo, senza fornire ulteriori spiegazioni «Chiamami più tardi!» concluse rivolto alla latina, prima di mettersi a correre.
«Ma che gli è preso?» domandò la bionda, guardandolo andar via.
La Lopez cercò di borbottare qualcosa, ma aveva la gola secca e la mente annebbiata.
«Comunque» la tolse dall’imbarazzo l’amica «Volevo scusarmi per prima. Posso capire il perché della tua fuga, non me la sono presa, ne sarei rimasta spiazzata anche io… Però mia madre ti aveva preparato uno dei suoi muffin speciali e le sarebbe tanto piaciuto se tu…»
«Facciamolo» la interruppe San, con un filo di voce.
«Cosa?»
«Il nostro incontro a tre, con Sam» disse, quasi sussurrando.
«Lo faresti davvero? Per me? Ne sei sicura?» balbettò incredula Britt.
«Se tu sei ancora dell’idea…»
«Oh santi numi! Fantastico! Ti adoro! Ti prometto che non sarà per nulla strano o imbarazzante!» esclamò, abbracciando l’amica.
«Su questo, ho i miei dubbi» mormorò l’ispanica a denti stretti.
 
Blaine marciò fiero fin dentro la palestra del liceo. Doveva trovare la Coach per chiederle il permesso di utilizzare il sacco da pugilato e un paio di altri attrezzi, così da potersi allenare durante le ore di pausa in cui non era impegnato con il Glee. “Vox sana in corpore sano” era il suo nuovo motto. Aveva iniziato un corso di boxe da un paio di settimane e dunque voleva avere la possibilità di perfezionarsi anche a scuola.
«Coach?» domandò, udendo il rumore di colpi «Posso parlarle un momento?»
Raggiunse l’angolo degli attrezzi e capì subito di non aver a che fare con la Beiste. Davanti a lui c’era un ragazzo, forse di qualche anno più grande, che, armato di guantoni e sprovvisto di maglietta, colpiva con precisione il sacco.
«Oh, scusa… Non avevo idea…» balbettò, incapace di distogliere lo sguardo dal corpo marmoreo che gli si era parato davanti.
«Non farti problemi» rispose cortese lo sconosciuto «Sono io a dovermi scusare. Sto aspettando una persona, ma non ho resistito al richiamo del pugilato.»
Il misterioso intruso afferrò un asciugamano e se lo passò dietro il collo, dopo di che fece un paio di passi in direzione del ragazzo, tendendogli la mano. «Comunque piacere: Kurt Hummel.»
«Blaine Anderson» replicò a fatica il ricciolino «Stai aspettando la Coach Beiste?»
«Ah, no, le ho parlato poco fa, per chiederle il permesso di fare un po’ di boxe nell’attesa. Se hai bisogno di lei penso la troverai in aula insegnanti.»
Blaine avrebbe voluto rispondere che non gli importava minimamente dell’insegnante, avrebbe molto più volentieri chiacchierato con lui, ma tutto ciò che fu in grado di dire fu: «Certo, adesso vado.»
«E sarebbe meglio così» lo richiamò una voce femminile «Tieni le tue zampacce lontane dal mio amico Kurt.»
«Quinnie!» esclamò Hummel vedendo arrivare la bionda «Che fine avevi fatto?»
«Finn mi ha trattenuta per farmi vedere l’ennesimo video di quello stupido criceto parlante… Meglio che non te lo racconti» rispose «Ma non stiamo a perderci in chiacchiere, abbiamo del lavoro da fare. E mettiti una maglietta! Non siamo mica in spiaggia!»
Kurt si rivestì, con sommo dispiacere di Blaine che, dal canto proprio, era meno intenzionato che mai a levare le tende.
«Cosa ci fai ancora qui, Anderson?» sibilò la Fabray «Non avevi detto di essere sul punto di uscire?»
«Ho cambiato idea» disse, poggiando per terra la borsa e tirandone fuori i propri guantoni «Credo che alla Beiste non dispiacerà se mi alleno anche senza permesso.»
«Va bene» sbuffò Quinn «Purchè tu lo faccia in silenzio. Noi abbiamo del lavoro da fare.»
«In cosa consiste esattamente questo “lavoro”?» chiese, incuriosito.
«Q. si deve preparare per una competizione di ballo di coppia» gli spiegò Hummel «E io, si dà il caso, che, di solito, sia il suo compagno, ma…»
«Ma!?» sbottò la bionda, colta di sorpresa «C’è un “ma”!?»
«Sì, sono venuto per dirti che ho un incontro di kendō a Columbus quel pomeriggio e non ho trovato un valido sostituto, quindi dovrai procurarti, non so dove, un ballerino di riserva.»
La Fabray sbiancò e per poco non si accasciò a terra. «Come puoi farmi questo K? Io mi fidavo di te!»
«Scusami» cercò di consolarla «Ma lo sai che la carriera sportiva è tutto ciò che ho, non posso saltare le gare.»
«Che cosa pratichi?» si intromise Blaine, ignorando completamente le lamentele di Quinn.
«Un po’ di tutto» replicò l’altro «La boxe è il mio principale interesse, insieme al ballo, poi, da quando ho finito il liceo, lo scorso anno, mi sono dedicato anche ad alcune arti marziali.»
«Ehi, Anderson» brontolò la ragazza «Non ti azzardare a flirtare con il mio amico! Non gli interessi!»
«Oh, che sorpresa!» esclamò lui «Non avevo idea che tu potessi essere in grado di avere amici.»
«Hai poco da fare lo spiritoso» ribattè lei «Kurt ed io ci conosciamo da sempre e lui sarà pronto a picchiarti ad un mio comando nel caso mi offendessi un’altra volta, giusto Kurt?»
Il malcapitato si limitò a sorridere all’amica, per poi fare l’occhiolino a Blaine.
«Non ti converrebbe farmi malmenare» riprese Anderson «Si dà il caso che io possa aiutarti con il tuo problema.»
Gli altri due lo fissarono, incuriositi.
«Sai bene che sono il leader del Glee Club e, come saprai, nelle esibizioni non c’è solo la componente canora, ma anche una buona dose di danza. Ho delle ottime basi e credo che potrei aiutarti a vincere la competizione.»
A Quinn cadde la mandibola.
«Ma se vuoi cercarti un partner e prepararlo da zero in modo che sia pronto in tempo… Beh, fai pure» concluse con un sorrisetto compiaciuto.
«Quinnie, penso che dovresti prendere in considerazione l’idea di sfruttare le sue abilità, almeno per questa volta» si espresse Hummel «Scommetto che è davvero in gamba.»
«Ma… Ma… Io… Lui… Noi…» balbettò la Fabray «Dannazione. Ho troppa voglia di vincere quella gara e dimostrare a quella spocchiosa di Missy Gunderson che esiste qualcuno più bravo di lei.»
«Allora il tuo nuovo amico qui» disse Kurt, indicando Blaine «È la migliore possibilità che hai.»
La bionda e il ricciolino si scambiarono uno sguardo di profondo disprezzo, ma alla fine si sorrisero e, tutti e tre, iniziarono un’improvvisata e alquanto particolare sessione di ballo.
 
Nel frattempo, all’interno dell’edificio del McKinley, Santana e Brittany, tenendosi per mano per fare contenti i loro ammiratori, si muovevano tra i gruppi di studenti, alla ricerca di Sam.
Lo trovarono intento, come quasi sempre, a strimpellare la propria chitarra nella sala prove del Glee.
«Ciao» esordirono in coro.
Il biondo staccò gli occhi dallo spartito e li strabuzzò. «Brittany… Santana… Ciao… Che cosa ci fate qui?»
«Tagliamo corto, Evans» prese la parola la latina «Ci stai?»
«Come? Cosa?» farfugliò il giovane.
«Per il threesome» continuò l’ispanica, abbassando la voce.
«Pensavo che scherzassi, Britt!» disse rivolto all’altra ragazza «Mi è già capitato che qualcuna mi proponesse cose simili, ma nessuna è mai andata fino in fondo.»
«Beh, siamo lesbiche» rispose la Pierce, come se quella fosse una spiegazione logica «Le persone come noi prendono molto seriamente le cose a tre.»
«Non ne avevo idea» ammise Bocca di Trota «Ma siete sicure?»
«Noi sì» intervenne Santana «E tu?»
Nel profondo del proprio cuore si augurava che Evans si tirasse indietro, però non rimase sconvolta quando lui rispose: «Ovvio! Certo che sono sicuro!»
Solo un cretino totale si disse la Lopez avrebbe rifiutato una simile offerta.
«Vorrei mettere in chiaro una cosa, se non vi dispiace» continuò il ragazzo «Non voglio che pensiate che io sia un donnaiolo come tanti che coglie occasioni del genere al volo, preferisco definirmi un “esploratore di diversi orizzonti sessuali”.»
«Non suona per niente come un maniaco» borbottò Santana tra sé e sé.
«Allora, quando e dove?» domandò Brittany per coprire le parole dell’amica.
«Oh, decidiamo adesso?» chiese Sam.
«C’è qualche problema?»
«No, no, fatemi dare un’occhiata ai miei prossimi impegni…» proseguì, tirando fuori un’agenda dalla custodia della chitarra.
«Oggi non si può fare. Russell mi ha messo in punizione per la storia di ieri. Devo passare la serata a fare una “riunione di famiglia” durante la quale mi toccherà leccare i piedi a Quinn» spiegò la latina con una smorfia.
«Hm…» mormorò pensoso Evan «Io ho una serie di impegni nei prossimi giorni… Venerdì? Vi sta bene?»
«Ah, peccato» riprese l’ispanica «Siamo già impegnate: è il giorno della nostra maratona di serie tv.»
«Sabato!» intervenne Brittany «Sabato sarebbe perfetto.»
«Io sono libero» confermò Bocca di Trota.
Santana cercò di opporsi, ma non trovò nessuna valida scusa.
«Allora… Devo portare… Qualcosa?» domandò Sam.
«Qualcosa da mangiare, magari di mortalmente fritto» replicò la Lopez.
«Ah ah ah» rise falsamente Britt «La solita Sannie, che burlona… Porta solo la tua affascinante persona.»
«E le protezioni» aggiunse Santana, guardando storto l’amica «Non si scherza con la sicurezza.»
«Certo, mi occuperò di tutto» rispose lui «Vi farò sapere il luogo… E ti vedrò là» continuò rivolto alla bionda «E vedrò anche te» proseguì guardando Santana «Perché ci saremo tutti e tre.»
«Allora, ciao» concluse San, aggrappandosi a Brittany e trascinandola fuori dall’aula «A sabato.»
Sam rimase un attimo imbambolato, poi si riscosse, realizzando di non stare sognando. La prima e più sensata cosa da fare era certamente parlarne con qualcuno, quindi iniziò a tempestare Blaine di telefonate.
«Credo di aver fatto un errore» iniziò a parlare alla segreteria telefonica, dirigendosi verso l’ufficio della consulente scolastica, dove avrebbe, coma al solito, sgraffignato tutti i preservativi di cui poteva avere bisogno «Brittany mi ha proposto una cosa a tre con Santana e io ho acconsentito. Mi servono i tuoi consigli!»
«Amico» gli gridarono due ragazzi, che erano appoggiati agli armadietti in corridoio e avevano sentito il suo messaggio.
«Ahm, amici…» replicò, cercando di capire con chi avesse a che fare.
«Sei Sam Evans, vero?» gli chiese uno dei due. Era un ragazzo non molto alto, con la pelle scura e la chioma acconciata in ridicole treccine. «Sono Phillip Lipoff.»
«Josh Coleman» si intromise l’altro, un giovanotto ben piazzato, con i capelli sparati e un’espressione sprezzante «Siamo due sophmore, entrambi nella squadra di rugby.»
«Bene, ragazzi… Cosa posso fare per voi?» disse Sam, ancora incerto su dove dovesse portare quella situazione.
«Non abbiamo potuto fare a meno di sentirti parlare di… Una certa cosa» continuò Josh «Eri serio al telefono?»
«Davvero ti porterai a letto due tipe insieme?» gli fece eco il compagno «E poi non due qualunque, ma le reginette dell’homecoming! Io me le sogno tutte le notti!»
Sam si sentiva imbarazzato. Solitamente non si preoccupava e faceva vanto delle proprie prodezze tra le lenzuola, ma, in quel caso, aveva ancora troppe variabili da mettere a fuoco e, inoltre, non era poi così certo che l’affare sarebbe effettivamente andato in porto.
«Sì, è vero» trovò il coraggio di rispondere.
«Amico!» esultarono i due rugbisti, abbracciandolo «Sei il nostro eroe!»
«Calmatevi, devo ancora trovare un posto e… Non saprei… Scegliere la musica per la giusta atmosfera… Non sono poi così sicuro…»
«Amico» lo riprese Phillip «Un threesome con due lesbiche sexy è il sogno di qualsiasi ragazzo etero! Non puoi avere dubbi! Fallo per tutti i tuoi “fratelli” meno fortunati!»
«Ti aiuteremo a sistemare i dettagli» offrì Coleman «Poi ci racconterai tutto. Ogni. Singolo. Istante» scandì.
Ad Evans non restò che annuire, venendo dirottato lontano dall’ufficio della Pillsbury.
«Fidati di noi» continuarono, ancora una volta all’unisono «Sarà l’esperienza migliore della tua vita.»
 
Al trillo dell’ultima campanella, che segnava la fine di un’altra interminabile giornata di scuola, Quinn, Blaine e Kurt si ritrovarono ancora in palestra, per proseguire con le lezioni di ballo.
Al ritmo della base, Anderson si muoveva sicuro, giostrando con le braccia per far eseguire alla compagna le diverse coreografie, fatte di prese, giravolte e riprese.
«Ricordate che il Paso Doble è pura passione» disse Hummel, osservando la coppia esibirsi «Si basa sull’idea della corrida spagnola. In qualità di uomo, Blaine, tu sei il matador
«E Quinn è il toro che alla fine posso uccidere? Perché mi faresti molto felice!» rispose il ricciolino, con un sorriso beffardo.
«No, cretino, sono la tua cappa. Quel drappo rosso che si fa svolazzare davanti alla bestia, nel caso fossi troppo stupido per capire» replicò la bionda, inacidita.
«Meno chiacchiere, più coordinazione» li riprese Kurt «Non distraetevi.»
Anderson e la Fabray andarono avanti a ballare fino a che la musica non si fermò.
«Bene» si complimentò lo spettatore «Direi che, per averci lavorato insieme per poche ore, avete ottenuto un ottimo risultato. Ora di sabato sarete perfetti.»
Quinn si ritirò per andare a farsi una doccia, pronta per tornare a casa. Blaine invece, ne approfittò per parlare un po’ con Kurt: «Allora… Non ho dimenticato che in primo luogo sei un pugile… Io prendo lezioni da poco, ma il mio insegnante non mi piace gran che. Saresti disposto a farmi da mentore? Hai visto che posso essere un bravo studente.» Aveva tirato fuori un po’ della propria proverbiale spavalderia.
«Audace questa richiesta da parte tua» commentò infatti Hummel «Sicuro che sia una buona idea?»
«Oh, direi proprio di sì» replicò Anderson «Si vede che sei un tipo deciso e severo, il genere di maestro di cui ho bisogno…» continuò, senza smettere di osservare i bicipiti scolpiti di Kurt.
«Per me va bene, ma dovremo tenere la cosa nascosta a Q, temo.»
«Non preoccuparti di lei. Non lo verrà mai a sapere» assicurò il ricciolino «Allora, quando ci vediamo per gli allenamenti?»
«Quando vuoi, ormai hai il mio numero. Avvisami e mi farò trovare pronto.»
Blaine sorrise. Quel ragazzo gli piaceva ed era avvolto da un’aura di mistero che lo intrigava molto. Era quasi sicuro di averlo già incontrato e ciò lo spingeva ancora di più ad indagare su di lui.
«Ehi, “Piedi di Fata”!» urlò Quinn dallo spogliatoio «C’è il tuo cellulare che non la smette di squillare!»
Anderson sospirò e si congedò dal nuovo amico con una stretta di mano e un’occhiata che celava molto più di quanto si potesse pensare.
 
Santana aveva scaricato il proprio telefono a furia di tentare di mettersi in contatto con Blaine. Brittany l’aveva trascinata in un negozio di intimo e le stava sfilando davanti da un’ora buona. Stava facendo una fatica immane per non esprimere in modo troppo chiaro il proprio apprezzamento per quelle belle forme, messe in risalto dalla biancheria che, di volta in volta, la bionda indossava.
«Sannie, mi stai a sentire?» domandò Britt, comparendo da dietro la tenda del camerino.
«Che?» balbettò la latina, perdendosi ad osservare la pelle di alabastro esposta praticamente in ogni suo centimetro per via dell’intimo striminzito.
«Dici che è troppo?»
«Io… Io penso che sì, sia un po’ esagerato. Insomma, non lasci nulla all’immaginazione!»
Si fissarono senza trovare il coraggio si esprimere quanto poco a loro agio fossero in quel momento. «Lo so che è abbastanza imbarazzante come cosa, quindi… Voglio darti un’ultima possibilità per tirarti indietro» disse la Pierce dopo un po’.
«No, non ho intenzione di farlo!» esclamò la Lopez, con forse un po’ troppa enfasi dovuta alle migliaia di immagini che la sua testa andava sovrapponendo alla vista dell’amica praticamente nuda «A meno che tu non mi voglia.»
«Ma certo che no, non c’è nessun altro con cui sarei disposta a farlo» replicò Brittany.
«Davvero?»
«Certo! E, d’altronde, siamo entrambe così brave a fingere.»
«Anche troppo brave» mormorò la mora.
«Non si è mai troppo bravi» obiettò l’altra «Ed è proprio per questo che magari dovremmo… Come dire… Provare, così da essere credibili per sabato.»
«Come vuoi tu» sussurrò a fatica Santana, incredula «Quando?»
«Lasciamo passare qualche giorno, poi ti farò sapere.»
 
Arrivò sabato senza che nessuno degli individui coinvolti nel ménage à trois avesse profonde interazioni con gli altri. Brittany e San continuarono a vedersi e a sentirsi, ma le loro conversazioni vertevano su temi leggeri e non riguardavano mai la natura del loro rapporto o il coinvolgimento di Sam.
Quello messo peggio era proprio il biondo, che si era trovato assorbito nel piano di Josh e Phillip per far sì che la serata di sabato risultasse la più eccitante di tutta la sua vita. Aveva, inutilmente, cercato di fare un discorso coerente con il proprio migliore amico, ma Anderson era sempre impegnatissimo con gli allenamenti. Più propriamente, Blaine era molto preso dal pugilato per via del suo nuovo insegnante, che, a suo parere, ancora nascondeva qualcosa, ma era allo stesso modo molto preso dal ballo perché Quinn lo torturava, spingendolo fino allo stremo pur di ottenere la perfezione.
Il cellulare di Santana, comunque, suonò alle solite 7:28, come se si trattasse di un giorno qualunque, ma la conversazione che ebbe luogo con la bionda fu molto diversa dalle solite.
«Buongiorno» salutò la latina, stiracchiandosi sotto le coperte.
«Oggi, Sannie. È oggi» rispose l’amica dall’altra parte.
«Sì, Britt, oggi è oggi, come ogni giorno.»
«No, intendo che oggi è oggi. Il sabato che stavo, beh, che stavamo aspettando.»
L’ispanica represse un’imprecazione. «Certo, come potrei dimenticarmene?»
«Allora…» replicò l’altra, con tono di chiaro imbarazzo «Che ne dici di trovarci per fare le prove?»
Se la Pierce avesse potuto vedere il modo in cui l’altra arrossì a quelle parole avrebbe certamente intuito che Santana nascondeva qualcosa.
«Ahm, sicuro» balbettò, poco convinta «Come proponi di fare?»
«Vieni da me appena puoi» disse Brittany «Farò trovare già tutto pronto.»
La Lopez rimase per dieci minuti buoni con l’apparecchio ancora portato all’orecchio, nonostante il dialogo si fosse concluso. Stava cercando di fare chiarezza all’interno della propria mente, con il solo risultato di rimanere sempre più confusa.
Era vero quello che Blaine aveva insinuato? La bionda era davvero interessata a lei in quel senso? La presenza di Sam poteva essere solo una scusa per, in realtà, sperimentare?
«Che cosa sarebbe quella smorfia?» la riportò con i piedi per terra la voce di Quinn.
«Quale smorfia!?» esclamò, cercando di mascherare l’aria serafica che aveva assunto pensando al fatto che avrebbe, come minimo, ottenuto di nuovo il permesso di baciare la propria migliore amica.
«Quella che stavi facendo fino ad un secondo fa» ribattè la Fabray «Stavi pensando a Brittany, vero?» ghignò.
«No! Ma come ti viene in mente!?» tentò inutilmente di difendersi.
«Senti, è inutile che neghi, ma onestamente ora non voglio tirare fuori questa faccenda… Piuttosto: sai che fine ha fatto Anderson? Tra mezz’ora deve passare a prendermi per andare a Dayton per la gara, ma ancora non mi ha fatto sapere.»
«Non l’ho sentito» rispose la mora «Anche io avrei bisogno di lui…»
«Avrai il tuo amico gay domani, oggi è il mio cavaliere, o meglio, matador… A tal proposito, sarà meglio che vada a finire di prepararmi, tu torna pure a sbavare sognando la Pierce.»
San osservò la sorellastra allontanarsi con passo fiero. C’era poco da fare, quella ragazza era molto più furba e perspicace di quanto non apparisse.
Il continuo vibrare del cellulare le ricordò di avere un appuntamento a cui non poteva mancare. Si vestì in fretta, sperando che Britt non le facesse troppe storie per la solita mancanza di attenzione ai particolari.
Una corsa in bicicletta non era esattamente l’ideale in previsione di ciò che l’attendeva, ma non aveva altra possibilità, così, dopo essere balzata in sella al fidato mezzo, si lanciò a perdifiato lungo il viale, pedalando con foga per raggiungere casa Pierce.
Per la prima volta, mettere piede nell’abitazione che tanto le era familiare le fece venire i brividi. Brittany l’accolse con un sorriso luminoso e, prendendola per mano, la condusse nella propria camera.
«I miei non dovrebbero tornare prima dell’una» comunicò «Ma per sicurezza…» E così dicendo provvide a chiudere a chiave la porta.
Santana deglutì rumorosamente. Non riusciva a capire se la sua amica fosse completamente impazzita o se, finalmente, il mondo avesse deciso di concedere loro una possibilità per essere felici insieme.
«Allora…» continuò la bionda «Da dove cominciamo?»
La latina sentiva la pelle andarle a fuoco a mano a mano che l’altra si faceva più vicina.
«Ricorda che dobbiamo apparire naturali, come se lo avessimo fatto già altre mille volte» disse Britt mentre faceva scivolare lentamente le dita lungo il bordo della t-shirt dell’ispanica. «Questa via» mormorò, sfilandole l’indumento con un movimento fluido.
«E adesso questi» continuò, picchiettando con l’unghia sul bottone dei jeans.
La Lopez aveva perso ogni capacità di reazione. Sentì i pantaloni scivolare fino a terra, ma le parve quasi che non stesse accadendo realmente.
Si era creata un’aura carica di tensione, c’era qualcosa nell’aria che rendeva quel momento nuovo per entrambe e profondamente emozionante.
Nell’istante in cui Santana si convinse che, per una volta, la fortuna le avesse sorriso, l’incantesimo si spezzò.
«“You shall not pass”?» commentò Brittany allibita, notando la scritta sull’intimo dell’amica «Sul serio, Gandalf?»
«Era il primo paio di mutande che avevo nel cassetto» tentò di giustificarsi «Non pensavo che avesse importanza! Che differenza vuoi che faccia?»
La bionda sbuffò, ma decise di non iniziare un dibattito per una cosa tanto stupida. A quel punto iniziò a sbottonarsi la camicetta.
«Vuoi farlo tu?» domandò alla latina con un sorriso malizioso.
Le mani di San si mossero quasi di volontà propria, arrivando a sfiorare la pelle chiara e liscia di Britt. In pochi istanti anche lei fu svestita.
«E per finire…» riprese la Pierce, facendo aderire il proprio corpo a quello dell’altra «Un bel bacio.»
Le loro labbra si incontrarono appena per un istante, poi lei si staccò. «E a questo punto tu inventerai una scusa e andrai via, lasciandomi sola con Sam.»
Santana spalancò la bocca, incapace di trovare le parole giuste per chiedere spiegazioni.
«Non avrai pensato che intendessi davvero avere un rapporto a tre, giusto? Ho bisogno di te per portare la faccenda al punto più… Delicato, poi, ovviamente, voglio restare sola con lui.»
«Io… No… Certo… Avevo intuito che pensassi a qualcosa del genere» mentì San «Mi sentirò improvvisamente male, tipo intossicazione alimentare causa Breadstix o qualcosa di simile.»
«Sapevo che la tua abilità di improvvisazione ci sarebbe tornata utile» trillò la bionda, schioccando un bacio sulla guancia dell’altra «Ottimo lavoro.»
«E quindi adesso?» chiese la mora, guardandosi intorno quasi spaesata.
«Pensavo» rispose l’amica, arrossendo per l’imbarazzo «Che mi avresti dato una mano a prepararmi psicologicamente… Magari troviamo qualche video…»
«No!» esclamò l’ispanica «No, ti prego! Risparmiami questa tortura!»
«Ma… Non posso andare impreparata!»
«Però non hai bisogno di coinvolgere anche me! Vorrei conservare la mia innocenza, se non ti dispiace!»
«Ma, Sannie…» mugolò la bionda.
«“Sannie” un corno! Non se ne parla!»
Brittany si lanciò sul letto abbattuta. «Allora, dato che abbiamo ancora tanto tempo da fare passare, vieni qui ad abbracciarmi? Devi infondermi tutto il coraggio che hai.»
Santana non se lo fece ripetere due volte e si abbandonò sul materasso al fianco dell’amica.
Passarono il resto della mattina a chiacchierare come loro solito e poi a guardare i video degli stupidi animali parlanti con cui Finn aveva contagiato l’intero McKinley.
Venuta l’ora di pranzo, la latina tornò a casa propria, che trovò sorprendentemente silenziosa. Poi si ricordò che Quinn era a Dayton per la gara, mentre i genitori si erano presi il weekend per andare a trovare i parenti di Russell a Fairbrook.
«Perché l’unico momento in cui ho bisogno di qualcuno con cui potermi confidare, l’intera famiglia si dissolve nel nulla?» sbottò.
«Devo trovare qualcuno con cui parlare… Pensa Santana, pensa…» andò avanti a ripetersi per svariati minuti.
«Blaine!» esclamò ad un tratto «Sarà pure impegnato con quella stupida competizione, ma troverà cinque minuti da dedicarmi!»
Inoltrò la chiamata alla velocità della luce ed attese.
Rispose la segreteria telefonica.
«Senti, Anderson» iniziò a sfogarsi dopo il beep «Ho bisogno di te. Tu mi hai convinto ad assecondare questa storia del threesome per cercare dei segnali. Bene, sai cosa mi ha mostrato Brittany? Un colossale “STOP”! E lo so che se tu fossi qui mi diresti di infischiarmene e andare comunque fino in fondo perché questo è l’unico modo che ho per capire se potremo mai essere più che semplici amiche. A quel punto io ti guarderei storto, magari aggiungerei una battuta sarcastica per poi realizzare che…» fece una breve pausa durante la quale soppesò le parole appena pronunciate «Avresti ragione! Devo prendere in mano il mio destino! Se Britt si aspetta che me ne vada lasciandola tra le braccia di Bocca di Trota, allora devo solo fare sì che lei voglia farmi restare! Devo farle desiderare di avermi lì!» concluse «Grazie, Blaine, sei un vero genio!»
Trascorse buona parte del pomeriggio a fissare il soffitto della propria camera, in attesa del messaggio fatidico di Evans, che arrivò verso le quattro: “18:30 Love Shack Motel”
«Fatti forza, Lopez» si auto-incoraggiò «Potrebbe essere la tua grande serata.»
Visto che Maribel e Russell erano andati via, lasciando la macchina della signora Lopez in garage, Santana stabilì di poterla prendere in prestito per quella piccola gita, così, puntuale, si ritrovò davanti allo sgangherato edificio in cui aveva appuntamento con gli altri due.
Brittany arrivò poco dopo di lei ed insieme si diressero alla stanza 216.
Entrando, furono investite da un profumo stucchevole di essenza floreale e deodorante per ambienti di pessima qualità. Sam si trovava in piedi, al centro dello spazio, già senza maglietta e con due mazzi di rose in mano.
«Pensavo che fosse galante» esordì porgendoli alle ragazze «Ho anche un po’ di musica, per creare la giusta atmosfera…» Aveva seguito molti dei consigli datigli dai due giocatori di rugby, che sembravano non aver fatto altro nella loro adolescenza che sognare ed organizzare rapporti a tre.
“Ricordati di dare spazio ad entrambe; bacia per prima quella che ti piace di meno; vedi di essere pronto a resistere per diversi round; agisci da gentiluomo” erano solo alcune delle indicazioni che ancora gli rimbombavano nel cervello.
Il trio rimase a fissarsi per un lungo momento. Nessuno aveva il coraggio di dire qualcosa o fare la prima mossa.
L’ispanica, colta da un inaspettato attacco di spavalderia si decise a parlare: «Questo è un threesome o una gara a chi distoglie lo sguardo per ultimo? Forza, facciamolo!» E detto ciò scivolò fuori dai propri abiti con una naturalezza che neppure lei stessa si sarebbe aspettata.
Evans strabuzzò gli occhi e a Brittany per poco non venne un colpo.
«Britt» sussurrò San, rompendo nuovamente il silenzio «Avvicinati.»
La bionda fece quanto le veniva ordinato, portandosi a pochi centimetri di distanza dall’amica.
«Tranquilla, ci sono qui io» bisbigliò ancora la latina, sbottonandole la camicetta, come provato, e facendole scivolare gli shorts lungo le gambe «Andrà tutto bene, rilassati» aggiunse, toccandole dolcemente il viso e i capelli.
A quel punto, i loro volti si avvicinarono piano, fino a che le loro bocche non iniziarono a fondersi in bacio, dapprima timido, poi sempre più acceso di passione. Sam si era accostato, ancora sconvolto dalla velocità con cui tutto era avvenuto, e non riusciva a staccare gli occhi dai corpi delle due fanciulle che sembravano percossi da deboli tremiti di piacere ogni volta che le loro labbra si riunivano.
«Wow» ebbe la forza di mormorare la bionda, dopo che l’ispanica si fu staccata da lei.
«Già, wow» rispose l’altra, sorridendole.
Sarebbero potute restare a fissarsi per l’eternità, azzurro nel nero, alla ricerca di risposte alle domande sollevate da quel contatto, ma Bocca di Trota scelse di intervenire proprio in quel momento. Si portò alle spalle di Santana e le lasciò una scia di baci lungo il collo, portandola a voltarsi.
Vedere la propria migliore amica e il ragazzo per cui aveva una cotta baciarsi con tanta passione distrusse tutta la fiducia che Brittany aveva in se stessa. Il cuore le faceva male a vedere quella scena in cui c’era, chiaramente, qualcosa di sbagliato. Uno di loro era di troppo.
«Non posso farlo» disse, rivestendosi in un lampo «Non posso.»
«Britt, aspetta!» cercarono di fermarla, ma lei corse via senza sentire ragione.
La mora e il biondo non si scambiarono più una sola parola. Ognuno si risistemò e tornò a casa propria, solo.
 
Blaine e Quinn accolsero con un sorriso il premio e gli applausi del pubblico. Le esibizioni si erano concluse verso le sette di sera, ma la premiazione era andata avanti fin oltre le nove. Si erano piazzati secondi, dopo una tale Sugar Motta che aveva subito palesato di aver corrotto i giudici per assicurarsi la vittoria.
Stranamente la Fabray non sembrava essersela presa poi troppo. «Almeno ho battuto la Gunderson, questo è quello che conta. E poi non mi interessava arrivare fino alle regionali, questo secondo posto mi soddisfa pienamente.»
Rientrarono a Lima contenti.
Appena fu solo, Anderson accese il proprio cellulare, che la compare gli aveva imposto di tenere spento durante tutto il corso della giornata.
Sorrise nel leggere un paio di messaggi di Kurt, che era dispiaciuto per essere mancato alla gara. Gli avrebbe risposto all’istante, se non avesse notato, con orrore, una ventina di chiamate perse, tutte da parte di Sam e Santana.
Intuì immediatamente che qualcosa dovesse essere andato storto con il threesome.
«Maledizione, Blaine» si disse «Quando ti deciderai a trovarti degli amici meno problematici?»
Non ebbe tempo di darsi una risposta perché il telefono squillò.
Quello sarebbe stato l’inizio di un colossale dramma.

NdA: taa da! Non pensavo di riuscire a finirlo così presto, ma questo capitolo si è abbastanza scritto da sè. Come sempre, la trama segue a grandi linee quella del telefilm, ma mi sono presa la libertà di "cambiare le carte in tavola" con Kurt, che risulterà essere la fusione di diversi personaggi incontrati nella serie. E niente, porgo i miei soliti ringraziamenti a wislava e WankyHastings per le recensioni e a tutti gli altri lettori per continuare a seguire la storia. Il prossimo aggiornamento arriverà, prima o poi, fino ad allora, un saluto.
   
 
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