Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: _EucliffeRedHot_    27/01/2015    0 recensioni
Sono anni che avevo in mente questa storia, ma la voglia di scrivere era nulla. Così allora, questa fics parlerebbe di Airi -personaggio inventato da me, sorella maggiore di Tsuna- che prima faceva parte del nostro mondo -si chiamava Freddie lì- che a causa di varie cose finisce nella trama per proteggere il suo fratellino. Spero che vi interessi. Metto alcuni accenni di frasi:
Prologo: - Puoi contare su di me, vecchio. Proteggerò ad ogni costo la Famiglia! –
Capitolo 1: E sapevo che avrei preferito essere pazza.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Hibari, Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Finché stiamo insieme, possiamo essere felici.
Capitolo 1 – Per essere una parte di te, ucciderei.

 
Da quando ho aperto gli occhi in questo mondo, l’ho saputo.

Sapevo cosa mi stava succedendo, sapevo dove ero nel momento in cui vidi l’enorme volto che si avvicinava al mio con una curiosità infantile negli occhi. Sapevo chi era anche.

E sapevo che avrei preferito essere pazza.

Ricordavo il momento esatto in cui quel camion si avvicinava al mio corpo non appena camminavo sulle strisce pedonali. Ricordavo persino di avere avuto stretta nella mano sinistra un sacchetto di plastica con dentro generi alimentari.

Ricordavo il rumore sordo di freni stridere, le urla di sconosciuti, l’impatto duro, le ossa scricchiolare, il sangue colare facendomi rabbrividire dalla viscosità e l’odore. Poi le sirene di un’ambulanza, mani che mi toccano delicatamente ma con fermezza. E ricordavo il cielo. Un grande, spazioso cielo privo di nuvole. Limpido come acqua cristallina. Occupava tutta la mia visione periferica e sono sicura che anche se avrei provato a girare il volto, non ci sarei riuscita. Quindi lo fissavo, volendo immergermi dentro. Contemplarlo, farne parte.

Sapevo cosa stava succedendo, sapevo quello che sarebbe arrivato. Lo sentivo nel debole battito che pian piano era sempre più debole e negli occhi che stavano perdendo la propria vacuità.

Era strano. Anche se sapevo di stare morendo era molto calma. Forse era lo shock oppure no. Sapevo, però, di non avere rimpianti. Ero soddisfatta della vita che ho avuto. Avevo genitori amorevoli e un piccolo fratello. Avevo finito la scuola con voti sulla media, ma mi andava bene. Avevo imparato tante cose, conosciuto molte persone sia desiderabili che no.

E mi bastava. Non ero mai stata una ragazza che ha avuto standard elevati.

E mentre chiudeva gli occhi nascondendo il brillante verde bosco al mondo, Freddie Ackerman era soddisfatta.

 
***

Ho sempre pensato che quando sarei morta mi sarei trasformata in un fantasma e magari avere la scelta di andare in Paradiso o restare sulla Terra e perseguitare le persone vive.

Quelle erano solo sciocche illusione di una ragazzina che leggeva troppo.

La morte non aveva niente. Era improvvisa. Così veloce che non potevi nemmeno sentire un debole dolore o agonia. La vita non ti passava davanti come raccontavano nei film. Erano solo ultimi e stupidi pensieri fugaci per dare un senso alla nostra vita.

Anche la rincarnazione non sapeva di niente. Non sai che la tua anima è stata cambiata, quando è stata messa nel nuovo corpo, non ricordi come avviene il tutto.

E’ come un sogno. Come quando ti addormenti un attimo e aprendo gli occhi hai solo deboli accenni di quello che è avvenuto.

Anche ora, aprendo gli occhi, Freddie ricordava quello che era, chi era.

Freddie ci ripensava a volte sul perché fosse in quel posto e non in un altro.

E’ arrivata alla conclusione che deve essere stato il cielo che fissava con adorazione oppure qualcosa nel suo subconscio.

Non importava. Perché da quando la luce del sole ha baciato la sua nuova esistenza, Freddie Ackerman è scomparsa e al suo posto arrivò Sawada Aèrienne.


Conosceva i Sawada come persone determinate, forti, di buon cuore, fedeli e protettive. Li conosceva, però, come carta e inchiostro.
Erano un’ interessante lettura nei suoi giorni di adolescente stressata.
Ricordava il figlio, Sawada Tsunayoshi, e i suoi fedeli guardiani. Le lotte con persone e Famiglie sempre più forti. Le perdite, il dolore, il divertimento, l’amore e la fiducia.


Li ammirava segretamente. Erano, probabilmente, i suoi eroi fantastici.

Per questo vedendo il viso di Iemitsu, in primo piano, sapeva di essere al sicuro. Sbadigliò pigramente, prima di raggomitolarsi nella coperta che l’ avvolgeva.

Così ecco, la vita di Sawada Aèrienne come incominciò.

 
***

Come il tempo passava iniziai a pensare che con la mia nascita Sawada Tsunayoshi non avrebbe visto questo mondo, ma quando girai un anno, Sawada Nana proclamò di essere incinta.

Ero sollevata di non avere ucciso per sbaglio il successore della Vongola e ansiosa per avere un fratello. Un fratello piccolo come nella mia altra vita.

Papà era felicissimo, ovviamente. Notavo già, però, che cercava di allenarmi in qualche modo. Come avere riflessi rapidi, correre molto e darmi oggetti pesanti. Magari cercava anche di fare uscire la Fiamma dell’ultimo desiderio, ma invano.

Con l’ottavo mese quasi per finire, ci furono complicazioni. Sembrava che il piccolo Tsuna ne abbia avuto abbastanza di essere rinchiuso. Mamma iniziò ad avere le doglie e le acque si ruppero. Papà sembrava un ragazzino alla sua prima confessione d’amore. Spaventato e tremante.

Chiamò l’ambulanza e mi prese con sé. Erano state tre lunghissime ore di ansia palpabile. Non appena il dottore uscì dalla sala operatoria, si rivolse a noi. Iemitsu freneticamente chiedeva come era andata e il dottore rispose che era un bellissimo maschio sano.

Come le spalle si sono abbassate con sollievo, avevo paura che stesse per svenire da un momento all’altro.

Quando ci fu dato il permesso di andare a visitare Nana, la trovammo che respirava affannosamente, con i capelli sudati attaccati alla fronte e al collo e le gote rosse, ma aveva un sorriso felice sul viso.

Iemitsu corse a baciarla mentre mi sedevo su letto, abbracciando leggermente la mamma per non farle male.

Dopo pochi minuti l’infermiera tornò con un bambino avvolto in una copertina azzurra e lo porse a Nana. Guardando da sopra, la prima cosa che notai furono gli occhi. Erano un arancione intenso.

“Assomiglia così tanto a Primo.” Mi dissi quella volta.

Sapevo che quel colore tramonto sarebbe poi sbiadito in un miele dolce.

Assorta nel pensiero, non notai la piccola mano raggiungere per i mio volto. Quando sentì un tocco leggero e maldestro, misi di nuovo a fuoco e sorrisi ampiamente al mio piccolo fratellino. Lui in risposta ridacchiò felice.

Nana poi lo chiamò Tsunayoshi, perché per lei ora era il suo piccolo Tsu-kun.

Iemitsu era d’accordo ed io - di certo - non mi lamentavo sul Tonno.

 
***

Passarono alcuni anni di semplice serenità. Ma era tutto troppo normale. Sapevo che stava per succedere qualcosa. Non era l’intuizione Iper del Primo, ma ho avuto la sensazione che c’entrasse Nana, o meglio Iemitsu. Magari nascere dalla loro unione mi ha dato qualche leggera percezione.

Il nonno ci faceva spesso visita, o meglio Nono, e ci raccontava storie fantastiche di combattenti coraggiosi e il valore dell’amicizia e ci parlava molte volte del suo unico figlio.

Ne parlava con affetto e potevo vedere la leggera striscia di tristezza che adornavano quegli occhi nocciola caldi. Le persone perdono sempre la loro maschera davanti ai bambini, pensando che non ricordano.

E’ stato in uno dei suoi incontri che nonno notò la grande fiamma Cielo che possedeva Tsuna.

Decise, quindi, di bloccarla fino a quando avrebbe saputo padroneggiarla, così da non fare male né a sé stesso né alle persone accanto a lui.

Non ero delusa di non avere Fiamme. Così facendo, pur essendo la primogenita e con i futuri pretendenti al titolo di Boss deceduti, il posto sarebbe ricaduto su Tsuna.

Questo è quando il mio intuito andò folle.

Era una normale giornata, come sempre. Nana stava preparando la colazione e Iemitsu era uscito per la sua corsa mattutina. Tsuna stava ancora facendo sonni tranquilli, ma sapevo che se qualcosa stesse per succedere, avrebbe riguardato lui. Così mi affrettai verso la camera dove c’era la culla.

Aperta la porta pensai “avevo ragione, cazzo!”.
Non ebbi però il tempo di fare un passo, che lo stronzo vestito di nero e armato di coltelli, mi spinse verso il muro sbattendo il mio debole corpo. Urlai con tutto il fiato in gola e –siano ringraziati tutti gli Dei- in quel momento Iemitsu tornò a casa e riuscivo a sentire la pausa fatta e l’improvvisa corsa di piedi pesanti verso il piano superiore.

Non riuscivo a capire come cazzo aveva fatto, ma il momento che papà calciò la porta, il bastardo mi prese e dopo il nero mi salutò.


Mi risvegliai in una camera senza finestre, tutta bianca e una porta metallica, con piccole spranghe per fare vedere a malapena gli occhi.

Il mio piede e mano sinistra erano incatenati alla parete. Non provai nemmeno a forzarle con qualche speranza che si sarebbero staccate. Sapevo che non sarebbe successo.

Aspettai allora. Qualcuno arrivava ogni tanto, guardando nella piccola fessura.

Le ore passavano – o erano giorni?- e di cibo neanche l’ombra. Il silenzio era così assordante da fare paura. Ero spaventata. Questo non sarebbe dovuto succedere. Avevano mirato a Tsuna, ma hanno preso me. Perché ? Perché non uccidermi. Perché tenermi incatenata? Ah, forse vogliono una specie di riscatto. La mia vita in cambio di Tsuna. Ma questo era ancora strano. Perché volevano Tsuna? In questo momento era soltanto un dolce bambino indifeso. Quindi perché? Ma poi ancora, chi erano? Quale Famiglia mi aveva rapito? Erano anche una Famiglia?

Queste domande si susseguivano nella mia mente, non ricevendo risposte.

Poi arrivò un cambiamento. Si sentiva nell’aria, anche. Sangue.

Poi passi silenziosi, quasi fossero imbarazzati a toccare per terra, si avvicinavano alla mia cella.

Non riuscivo a vedere nessuno oltre le sbarre, o forse era troppo basso per anche arrivarci.

Una voce fredda e vellutata allo stesso tempo mi accarezzò le orecchie.

-Sto per lasciare questo posto. Vuoi essere libera?-
Quella voce. Sapevo chi era. Non riuscì a fermare una debole risata isterica.
-Non c’è bisogno nemmeno di chiedere. Fammi strada.- La mia voce era secca, ruvida e grottesca.

Poi la porta si aprì e capelli blu, coperti di sangue, e occhi etero cromatici furono le cose che si stabilirono nella mia mente spenta.

***

Quando sollevai le palpebre, la prima cosa che notai era la morbidezza su cui mi posavo, poi il soffitto ammuffito e girando leggermente il viso, una testa di capelli biondi sporchi.

Ci fissammo per un po’ prima che io cercai di alzarmi trasalendo al dolore nel petto. Portai velocemente una mano al cuore, sentendolo pulsare forte. Guardai di nuovo il ragazzo che ora si era nascosto dietro ad un altro con i capelli e occhi blu impassibili.

Cercai di dire qualcosa, ma uscì solo qualcosa di incomprensibile.

Il ragazzo serio allora mi porse un bicchiere d’acqua che inghiottì come se non avessi bevuto in anni – e che forse avevo.-

Riprovai di nuovo poi e uscì un flebile sussurro.

-Dove sono?-

Il ragazzo pauroso urlò che Mukuro-sama mi aveva salvato e che quindi dovevo ringraziarlo, mentre il ragazzo serio cercò di zittirlo.

-Questo non risponde alla mia domanda, ancora.-

La mia pazienza si stava esaurendo.

-Kufufu, ma che lingua tagliente abbiamo qui.- La voce proveniva da dietro di me. Mi girai di scatto non vedendo nessuno.

-Kufufu, sono qui sciocca ragazza.-

Mi girai di nuovo. Eccolo. Rokudo Mukuro in mezzo ai due ragazzi che lo guardavano con ammirazione.

“Mukuro? Questo non stava facendo più alcun senso. Sembra sette o otto anni. Gli altri due ancora più piccoli, soprattutto Ken. Se mi hanno salvato, significa che ero prigioniera della Famiglia Estraneo. Capisco perché Iemitsu non mi ha trovata in tutto questo tempo. Tempo.. Quanto tempo era passato?”

-Per caso sapete da quanto tempo ero rinchiusa?- Dimenticando temporaneamente la mia domanda precedente.

-Abbiamo la stessa età. Ho confermato nei file a tuo nome che avevano. Il tuo progetto di sperimentazione è iniziato due anni fa. E’ stato chiamato Progetto Notte.-

Il ragazzo mi stava dando uno sguardo strano. Iniziavo ad irritarmi.

-Che c’è? Cosa cazzo guardi?- Sbottai non sopportando più di essere fissata come un qualcosa di anomalo – che forse ero.-

Il ragazzo ananas –per la sua acconciatura- mi regalò uno sorriso sinistro e avido.
-Non riesco ad entrare nella tua mente. E’ come se ci fosse un muro. Uno veramente forte.-
-Hai provato a leggermi i pensieri?- Ero metà spaventata, perché se fosse riuscito nel suo intento avrebbe scoperto i miei mille e più segreti, e metà felice che non possa farlo.
-Ho cercato da quando hai aperto gli occhi, mia bella addormentata.- Rispose.
-Dove sono?- Chiesi confusa. Mukuro mi diede un lungo sguardo, come se stese soppesando dare una risposta.
-In una baracca abbastanza lontano dal laboratorio.-

La mia mente si fermò.

 “Famiglia Estraneo significa..-”

-Sono in Italia, cazzo?- Mi alzai dal divano come se avessi fuoco sotto il culo.

Ken e Signor Ananas ridacchiarono. Ovviamente mi trovavano divertente.

-Ci sei arrivata finalmente! E se te lo stessi chiedendo, stiamo parlando giapponese.-

Quel bastardo mi ha dato uno sguardo arrogante, come se fossi stupida.

“Ok, calma, sono in Italia, non so la lingua, ho fame e sono in balia di tre mocciosi con super poteri e che potrebbero schiacciarmi con un dito, ed è tutta colpa di quei bastardi dell’Estraneo e- Porca puttana! Mukuro prima ha citato esperimenti? Esperimenti su di me? Che cazzo mi avevano fatto quei malati perversi?”

-Prima hai detto esperimenti?- La mia voce era esitante e speravo di aver sentito male.

-Forse non riesco a vedere la tua mente, solo perché un cervello non ce l’hai.- Mi disse il tappo bastardo con capelli alla frutta e che- cazzo era quello divertimento negli occhi?

-O forse sei così patetico da non saper leggere una mente brillante come la mia.- Ok, questo era infantile, ma dannazione l’avrei ridetta cento volte solo per vedere la sua faccia cadere come se gli avessi detto che avevo stuprato il suo gatto.

Sembrava che Ken stesse cercando di balzare su di me, mentre Chikusa lo teneva per il braccio.

-Tu, cazzo di puttana, non osare parlare a Mukuro-sama in questo modo! Ti ha salvato da quel buco di merda!-

Socchiusi gli occhi. Poi mi girai verso l’ananas e chinai leggermente il busto.

-Bene. Ti ringrazio per aiutarmi.-
-Così va meglio, kufufu.- Notai leggera sorpresa nei suoi occhi con la coda dell’occhio.

Mi raddrizzai e domandai se avesse portato con sé il file a mio nome.

Fece un cenno a Chikusa, che camminò fuori dalla stanza e ritornò poco dopo con una cartellina marrone chiaro. Me la porse bruscamente. Lo fulminai con lo sguardo.

Mi sedetti di nuovo e iniziai a leggere i rapporti fatti.

‘La ragazza oppone sempre meno resistenza- I test stanno migliorando, forse abbiamo trovato il test finale- Sembra che il soggetto 06 non abbia ricordi di ciò che succede- Si parla di mente congelata- Un effetto collaterale forse- E’ l’unica che sia riuscita per ora.- I campioni di sangue non rivelano nessuna anomalia sul perché lei sia riuscita ad arrivare almeno alla metà del test e altri no .- La fiamma sembra in sintonia con il corpo, dovremo iniziare a combaciarlo con la mente anche.- Abbiamo provato qualcosa di nuovo oggi e due colleghi sono stati ridotti in polvere.- E’ fuori controllo.- L’esperimento è un fallimento.

Leggevo velocemente. Spezzoni di frasi qui e là. Ricordi, Effetto collaterale, sangue, fallimento, fiamma.

-Hai capito, bambina?- La voce profonda di Mukuro mi raggiunse, facendomi fermare il tremolio delle mani. Non me ero resa nemmeno conto. Sospirai piano.

-Si. Io non so cosa fare ora. La mia testa gira. In pratica hanno messo una fiamma dentro di me .- Parlai più a me stessa che a loro.-
-Sai di cosa si tratta?- Questa volta la voce proveniva da Chikusa.
-Penso di sì .- Risposi.

“Se il progetto è stato denominato notte, probabilmente qui stiamo parlando della Fiamma Notte –e cazzo non ci voleva.- E’ anche possibile? Questo tipo non lo avevano solo i Vindice? Mi hanno messa roba morta dentro? No, ci sarebbe stato scritto nei fogli. Ah, non sono più sicura di niente. Calma. Devo pensare al prossimo passo d’azione. E’ impossibile per me tornare in Giappone. Non ho soldi, sono sporca, i miei vestiti sono tutti stretti e brevi e non so un cazzo di italiano. Potrei restare con Mukuro e la sua banda. In qualche modo finiranno in Giappone a combattere Tsuna, ma ci vorranno anni prima che accada. Pensa, pensa,dannazione!”

Sentì il debole dolore alla fronte. Rimisi a fuoco e trovai Ananas che mi torreggiava e un dito sospeso in aria. Il suo sguardo era penetrante.

-Smettila di corrugare la fronte. Sei brutta.-

Aggrottai la fronte inconsapevolmente. Non sapevo che lo stavo facendo. Guardai Mukuro negli occhi. Ero questo il suo modo contorto di confortarmi? Beh, almeno ci stava provando.

Poi una realizzazione mi colpì.

“Potrei andare alla basa Vongola! Perché non è stata la prima cosa che ho pensato? Italia è uguale a Vongola! Ah, ma c’è il problema che non so in che regione mi trovo. Devo andare in Sicilia.”

-Voglio vendicarmi della Mafia. Vuoi venire con noi?-

Non mi aspettavo davvero Mukuro a dire il suo obiettivo. Probabilmente sta solo essendo arrogante.

-Sicilia. Questo è dove devo andare. Ho parenti lì.- Mi guardò con espressione indecifrabile. Non mi ero accorta che Ken si era seduto per terra, mentre Chikusa era appoggiato al muro sporco e pieno di insetti.

-Siamo in Molise.- Spalancai gli occhi.
–Sai, per una persona che non può sapere cosa penso, mi sai leggere bene.- Mi complimentai.

Lui sorrise in modo sinistro in risposta.

Proprio in quel momento il mio stomaco tremò. Mi sentì le guance diventare calde.

Ananas solo rise –kufufu- in risposta. Poi disse a Ken di portarmi qualcosa.

Tornò minuti dopo con pane, mela e acqua. Non volevo sapere come si erano procurati questa roba.

Mangiai lentamente, paura per la troppa fretta di vomitare – siccome non avevo mangiato da non so quanto tempo.-

Mukuro mi guardò per tutto il tempo con sguardo interessato come se fossi un puzzle complicato che non aspetta altro di risolvere. Ken mi dava spesso sguardi arrabbiati e di scherno. Chikusa, beh, guardava nel vuoto.

-Possiamo accompagnarti. Dopotutto non abbiamo molto da fare. Sarà divertente.- E con questo mi regalò un enorme sorriso inquietante.

Sospirai. Non so proprio cosa si aspettava di conoscere. Non sapevo niente. Da quanto so, mi hanno sperimentata ma non ricordo un cazzo. Ho mille domande. Forse Timoteo potrà aiutarmi.

Mentre rimuginavo sull’offerta del moccioso ananas, potevo sentire i lamenti arrabbiati di Ken e guardando da sotto le ciglia notai lo sguardo sconvolto di Chikusa. Mukuro solo li ignorò. Mi fissava per una risposta.

Mi alzai e tesi gli tesi la mano.

-Sono Airi. Prenditi cura di me .-

Ancora con quel sorriso strano, mi strinse con fermezza la mano.

-Rokudo Mukuro. Il ragazzo animale è Joshima Ken mentre quello silenzioso è Kakimoto Chikusa. Sarà un piacere averti tra noi, Sawada Aèrienne.-

Giuro di aver sentito un brivido attraversarmi la schiena.


*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.
Heilà miei piccoli mafiosi!!
Eccoci con un altro capitolo vagamente lungo – forse un po’ troppo.-
Qui si spiega un po’ del passato di Airi, e nel prossimo capitolo penso –spero- di concludere per arrivare finalmente al centro della storia.
Spero che come interazioni siano state il più fedeli al manga, anche se non so.
Cosa ne pensate di Airi? Fatemi sapere ^^

Ah, per le sedi della Famiglia Estraneo ho tirato a caso. Non so dove il laboratorio fosse. Non penso nemmeno lo dica. Se qualcuno sa qualcosa, per favore mandatemi un messaggio o recensione. La stessa cosa per la Famiglia Simon –oops spoiler di brutto.-

La Vongola è in Sicilia, no? Spero di si.

Un’altra cosa è che nel manga Mukuro e Banda sono scappati cinque anni prima degli eventi essere messi in moto, quindi avrebbero avuto 10 e 9 anni. Solo che non posso rinchiudere Airi per 6 anni (Quando è stata rapita ne aveva 5 e Tsuna 4). Così ho fatto passare due anni. Penso che sia accettabile. Ho bisogno di far fare cose ad Airi prima di rincontrare Tsuna.
Un'altra cosa: Tsunayoshi significa Tonno, quindi ecco il riferimento per chi non lo sapesse.

Beh come sempre fatemi sapere un vostro parere sulla storia.
Al prossimo capitolo! ^^

 
_EucliffeRedHot_
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: _EucliffeRedHot_