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Autore: MillyMalfoy    27/11/2008    3 recensioni
“Ma tu saresti?” le chiese. “Hinata, la maestra di Minaku!”rispose lei timida come al suo solito, ma lui le afferrò la mano e la scosse energicamente. “Piacere io sono Naruto..” incominciò a dire lui, ma Hinata lo interruppe In un asilo due anime sole, ma complementari s'incontrano, ma per imparare ad amare ci vorranno i colori giusti. Scritta per celebrare la giornata di oggi, per rendere onore al NaruHina Day! NaruHina is love! Pubblicato l'ultimo capitolo!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ritratto di Famiglia. Rembrandt

 

 

 Il tempo ha la proverbiale caratteristica di riuscire a trascorrere così rapidamente, che molto spesso non si riesce nemmeno a ricordare e capire dove si sono sprecate tutte le ore che appartengono ad un giorno.

Così  fu anche per Hinata. Erano oramai passate due settimane dall’ultimo giorno in cui aveva visto Minaku.

 sera in cui si era gettato fra le sue braccia disperato, non si era più presentato a scuola. I primi giorni Hinata sospettava che fosse semplicemente malato, ma più il tempo trascorreva più Hinata si preoccupava.

Sospettava che la prolungata assenza di Minaku fosse causata dalla reazione del bambino.

A scuola cercava di aiutare le sue colleghe con gli altri bambini, ma lei era lì principalmente per il sostegno a Minaku e la sua mancanza la faceva sentire di troppo.

Sicuramente un paio di occhi in più non guastavano alla salvaguardia della saluta di quelle piccole pesti, ma nessun bambino era riuscita a conquistare il suo affetto come aveva saputo fare Minaku in così poco tempo.

“Hinata” la chiamò Ino, fasciata dal suo grembiule rosa, due eleganti scarpe alla moda le ricoprivano i piedi, era davvero una ragazza affascinante e elegante. Hinata si girò verso di lei e le rispose: “Sì Ino?”.

“Ti ricordi che questa sera abbiamo la riunione e che verranno anche l’assistente sociale  e la psicologa?” chiese Ino.

“Sì, mi ricordo” le rispose, confusa sul perché una psicologa e un assistente sociale dovessero partecipare alla riunione. In fin dei conti non vi era nessun caso particolare fra i bambini che accudivano, sì qualcuno più vivace, qualcuno più timido, ma nessun grave caso da presentare all’attenzione di una psicologa e tanto meno di un’assistente sociale, poi  all’improvviso un illuminazione: Minaku.

“Hinata che cosa sai della questione familiare di Minaku?” le chiese Ino, resasi finalmente  conto dell’ingenuità di Hinata e soprattutto della sua ignoranza sul caso Uzumaki.

“So che ha perso la madre, non la disegna mai, e quando lo fa solitamente è una delle persone che conosce, ma mai la sua madre naturale. Poi c’è suo padre Naruto che si prende cura di lui. Devono averlo avuto molto presto i suoi genitori contando che Naruto è così giovane, non avrà più d 24 anni, io credo. Poi c’è Minaku un bambino dolcissimo e intelligente, vivace e divertente. Ma anche solo e ferito, spaventato e insicuro, ma sta migliorando, sta incominciando a socializzare” spiegò Hinata.

Ino le sorrise e le disse prima di dileguarsi oltre la porta del cortile dove oramai i bambini si stavano dirigendo: “Credo che non dovresti proprio mancare questa sera”.

 

Due ore dopo…

 

Il telefono in mano e un agenda nell’altra.

Un sospiro e poi un altro.

Hinata chiusa in bagno, il suo luogo preferito in quella scuola e anche quello più isolato.

Le parole ed il sorriso sconsolato di Ino continuavano a ritornarle in mente e ossessionarla.

Aveva così deciso, o meglio pensato di chiamare Naruto e assicurarsi che Minaku stesse bene, o meglio male. Che la sua assenza da scuola fosse dovuta da un attacco di febbre o da una malattia  contagiosa. Perché questo era meglio di un rifiuto di venire a scuola per paura o ansia, perché questo, avrebbe significato l’annullamento di tutti i progressi che Hinata era riuscita a far fare a Minaku.

Inoltre continuava a domandarsi per quale motivo una psicologa e un assistente sociale fossero così interessate a Minaku e Naruto, ma più di tutto, Hinata sentiva la mancanza dei due.

Decise così finalmente di aprire l’agenda con i numeri dei parenti.

Sfogliò la rubrica fino a giungere alla pagina della lettera “U” e lasciò scorre il dito fino ad incontrare il cognome Uzumaki.

Accese il cellulare e incominciò a digitare il numero.

Uno squillo, poi due, poi tre, al decimo il cellulare fischiò e sullo schermo apparve una scritta: “Chiamata terminata, senza risposta”.

Hinata sospirò, prima di sedersi sul gabinetto e portarsi le mani fra i capelli.

Continuava a non capire perché le mani le tremassero mentre aspettava che qualcuno rispondesse e perché il suo cuore batteva così forte alla sola idea di sentire  quella voce rispondere e perché ora era così delusa da quel fallimento.

Imputò ancora una volta tutto questo alla sua innata insicurezza e al fatto che era terrorizzata di poter sbagliare qualcosa con Minaku e peggiorare una situazione già critica.

 

Quattro ore dopo…

 

“Salve” disse Hinata due volte stringendo la mano di una ragazza dai capelli castani raccolti in due buffi codini, presentatasi come la psicologa, il cui nome era Tenten, particolare come il suo aspetto e il suo abbigliamento. Per poi afferrare la mano di una altra donna più grande, alta e bionda, i capelli crespi, un lungo vestito nero a fasciarle le forme mature, il suo nome era invece Temari ed era l’assistente sociale.

Tutte e cinque le donne presero posto ad un tavolo, ognuna davanti a sé aveva una serie di fogli e biro, nel centro del tavolo un vassoio con una teiera fumante e cinque tazze.

“Ben arrivate” disse allora Ino.

“Credo che ora possiamo incominciare a parlare del caso Uzumaki, per cui vi abbiamo convocate.” disse Sakura, ed Ino aggiunse: “Credo che sia giusto raccontarvi la storia del piccolo Minaku”.

Le due donne si sistemarono sulla sedia, Temari appoggiò i gomiti sul tavolo e con le dita intrecciate posò il mento sulle mani, mentre Tenten appoggiò la schiena alla sedia e pose le braccia sul petto incrociandole.

“Bene, Minaku Uzumaki nato cinque anni fa nemmeno, da Minato  Namikaze e Kushina Uzumaki. Lei una famosa violinista, lui un noto avvocato. Naruto primogenito degli Uzumaki, il cognome lo presero dalla madre entrambi i figli per volontà del padre. Minaku secondo genito.

Sei mesi fa durante un incidente stradale Minato e Kushina sono rimasti uccisi, lasciando così soli i figli.

I nonni materni vivono lontano dai nipoti, anche se cercano di essere il più presente possibile. Naruto ha 24 anni e lavora in un bar che avevano aperto i genitori e che gestiva e gestisce un amica di famiglia, la signorina Tsunade. Naruto cerca di sopperire al meglio la mancanza dei genitori, ma Minaku è un bambino piuttosto problematico, per questo motivo è stata richiesta la presenza di Hinata” spiegò Ino.

Hinata non perse nemmeno una pausa nel respiro di Ino, e finalmente capì quanto la sua fantasia fosse lontana dalla tragica realtà di quei due ragazzi. Alla sola menzione del nome Naruto il cuore di Hinata sussultò, ma cercò di mantenere il contegno e nessuno si accorse del suo leggero rossore.

 “Minaku è un bambino eccezionale, sicuramente bisognoso di attenzione e di aiuto, ma ha già fatto diversi progessi” incominciò a dire Hinata, tornando alla sua carnagione pallida, ma Sakura la interruppe bruscamente: “Sì, vero, ma litiga spesso con gli altri bambini, non instaura rapporti con i suoi compagni e tende a essere umorale e lunatico, ad esempio l’altra sera è scoppiato in lacrime dal nulla, nessun motivo apparente”.“Sì, ma” cercò d’intervenire Hinata, ma Sakura sovrastò le sue parole alzando il volume della voce: “Oltre al fatto che sono due settimane che non si presenta a scuola “.

“Credo che abbiamo sentito abbastanza, entro la fine della settimana faremo una visita al signor Uzumaki e cercheremo di fissare un colloquio con il bambino”esclamò l’assistente sociale, la psicologa al suo fianco allora prese la parola: “Sì esattamente. Non lasceremo nulla al caso” e detto questo la riunione fu sciolta. Hinata disgusta e avvilita dalla sua solita mancanza di coraggio si rivestì velocemente e salutando le colleghe uscì dalla scuola alla volta del suo ordinato appartamento.

Un buon the caldo, un buon bagno caldo avrebbero come sempre sciolto le sue tensioni e l’avrebbero aiutata a chiarirsi le idee.

Ma ogni volta che provava a chiudere gli occhi in cerca di concentrazione vedeva il volto sorridente di Minaku e quello fiducioso di Naruto, sapeva che l’assistente sociale avrebbe messo a dura prova le capacità di Naruto ed era ben consapevole che l’ultima cosa  di cui al momento avevano bisogno i fratelli Uzumaki era di un ulteriore trauma, di un ulteriore attentato di distruzione della loro famiglia.

Hinata  immersa nella schiuma, cullata dal ritmico rumore dell’acqua decise che l’indomani sarebbe andata personalmente a trovare Minaku e Naruto, anche se questo la terrorizzava a morte.

 

 

 

Terzo capitolo, eccolo qui!!!

 

 

NaruHina forever!

 

Stezzietta: Hai ragione non ci si può proprio comportare così con un bambino, ma c’è sempre Hinata a salvare la situazione!!

 

 

  
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