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Autore: calmali    28/01/2015    3 recensioni
È possibile innamorarsi di una persona solo ed esclusivamente attraverso il suono della sua voce?
È irrazionale crederlo?
Ho sempre sentito dire che si può parlare d’amore solo quando si è davvero a conoscenza di tutto ciò che fa parte di quella persona, dei difetti e dei pregi ma quella voce riusciva a scavarmi l’anima.
Era una voce femminile, leggermente roca ed estremamente profonda.
Non ero mai stata attratta da una donna ed, in fin dei conti, anche quella non si poteva classificare come vera attrazione era semplice e puro amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Brittany-
Mi era sempre piaciuto particolarmente sognare, sogni ad occhi aperti o ad occhi chiusi, non c’era differenza, entrambi riuscivano a portarmi in un mondo tutto mio in cui ero immersa la maggior parte del tempo.
Spesso i miei sogni erano caratterizzati da creature fantastiche come: fatine, elfi, unicorni e quasi sempre, o per lo meno molto spesso, un arcobaleno appariva sullo sfondo.
Ero consapevole che tutto ciò fosse estremamente infantile ma lo ero sempre stata, al liceo molti mi prendevano in giro per questo, per quanto potessi essere popolare ogni dispregiativo mi veniva affibbiato, tra i tanti, però, quello che davvero riusciva a ferirmi di più era “stupida”, mi tagliava l’anima in tanti piccoli pezzettini, nel corso degli anni me l’ero sentito ripetere così tante volte che per un lungo periodo avevo creduto di esserlo.
Fino a pochi anni prima avevo creduto a cose come:
-Babbo Natale
-Magia
-Leprecauni
Questa era senza dubbio la mia top 3
Poi ero cresciuta, ero maturata, qualcuno mi aveva aperto gli occhi e avevo smesso di crederci ma mai e poi mai avrei smesso di sognare, ero una sognatrice provetta, sarebbe stato tutto talento sprecato.
Comunque questa digressione infinita solo per dirvi che mentre il mio telefono cellulare continuava a squillare lamentevolmente io me ne stavo sotto le coperte cullata dalle dolci braccia di Morfeo.
Non ricordo precisamente cosa stessi sognando ma senza dubbio qualcosa di davvero figo perché neanche l’ennesimo squillo mi svegliò.
La segreteria telefonica rispose al mio posto ed io continuai a dormire per diverse ore, mi svegliai solo nel cuore della notte quando quel sogno si trasformò in un incubo e sudore freddo iniziò a bagnarmi la pelle.
Aprii gli occhi spalancando le palpebre e mettendomi subito a sedere, le mani aggrappate alle coperte segno che avevo cercato subito appiglio.
Il fiato mi si stabilizzò dopo diversi minuti così come il battito del mio cuore, neanche da bambina avevo mai fatto un sogno tanto brutto, non ricordavo i particolari ma ero certa che fosse terrificante, era ovvio in effetti, non era un momento facile per me, scaricavo tutto nei sogni.
Mi alzai infilandomi la felpa verde acqua che aveva poggiato prima di addormentarmi sul bordo del letto.
I pantaloni del pigiama troppo corti per la mia altezza fecero passare lungo la mia pelle l’aria fredda e rabbrividii senza poter far niente.
Andai in cucina per bere un bicchiere d’acqua cosa che alla fine non feci, mi fermai infatti davanti al bancone dove era poggiato il cellulare, chissà per quale assurdo motivo.
Lampeggiava di blu, avevo impostato personalmente ogni lucina così da poter capire immediatamente cosa mi ero persa, se un messaggio, una chiamata o cose simili, ed ero convinta che il blu fosse associato alle chiamate.
Posai l’indice sul tasto centrale del telefono che segnava le due e mezzo di mattina, la chiamata era stata fatta qualche ora prima ma non più di due.
Osservai il numero a me sconosciuto, in piccolo l’orario “00:38” fece balenare nella mia mente una domanda, in effetti, parecchio logica.
Chi accipicchia può avermi chiamata a quell’ora?
Mi raccolsi i capelli biondi in una coda di cavallo con il laccio che tenevo perennemente al polso, quando ovviamente non stava a tenere i capelli.
Decisi di sentire immediatamente i messaggi in segreteria, posai nuovamente il telefono sul bancone mentre quello in vivavoce mi fece sentire il primo messaggio risalente al pomeriggio.
Era Mike, un mio vecchio compagno di scuola, eravamo sempre stati parecchio amici, nell’ultimo anno lui era partito per un tour come ballerino al fianco di un cantante, per lui era stato parecchio importante, a me mancava la sua compagnia e, infatti, quanto sentii la sua voce annunciare il suo ritorno sorrisi entusiasta, l’avrei chiamato il giorno dopo e ci saremmo messi d’accordo per vederci.
Presi un bicchieri dallo sportello più in alto della cucina e mentre il secondo messaggio partiva accesi l’acqua.
Posai il bicchiere sotto al lavandino, una volta pieno chiusi l’acqua e mi volta, la voce di mia madre lasciò la stanza, mi ero scordata di chiamarla, di solito lo facevo spesso ma proprio mi era passato di mente, forse volevo solo far finta che mi fosse passato di mente per evitare di dire un'altra bugia, per evitare di dire che stavo bene, che ero felice, che New York è una figata.
Il terzo ed ultimo messaggio prese possesso della stanza mentre io mi apprestavo a portare il bicchiere alle labbra leggermente screpolate.
Tempo tre secondi, nell’istante in cui riconobbi Quella voce il bicchiere mi scivolò dalle mani cadendo fragorosamente a terra e rompendosi in mille pezzi, non impreco spesso ma, in quel caso, fu inutile trattenermi.
Lasciai perdere il disastro che avevo appena fatto e che mi aveva reso parte del pigiama bagnato e corsi verso il telefono, rischiando di cadere per il pavimento bagnato (adoro gli sport estremi!).
Feci ripartire il messaggio e lo ascoltai una seconda volta.

“Oh cacchio!”

Fu l’unica cosa che mi uscì dalla bocca, Santana mi aveva contattato; Santana! La tizia della radio che quella mattina avevo chiamato; Santana, la voce che sentivo ogni singolo giorno e per la quale mi scioglievo, quella che ormai non temevo a definire il mio “nuovo sogno” anche se definitivamente era assurdo farlo.
Presi il telefono e andai di nuovo in camera da letto, mi sdraiai fregandomene del pigiama e feci ripartire il messaggio.
Quella notte o meglio, quella mattina ascoltai quel messaggio non stop come si fa con una canzone che ti piace particolarmente, perché è bella, perché ti fa salire un brivido lungo la schiena e ti crea le farfalle nello stomaco, perché ogni nota è unica.
Chiusi gli occhi e mi limita ad apprendere ogni sfumatura di quella voce, sorrisi più volte, la trovavo sexy da morire, senza dubbio percepii quel nervosismo evidente che la rendeva adorabile, mi addormentai con la voce roca di Santana a farmi da ninna nanna senza che questa volta un sogno potesse disturbare il mio sonno.
Fu la radio a svegliarmi.
Nella mano destra, ben saldo, stava ancora il cellulare, la voce di Santana ormai era diventata la mia melodia preferita.
Posai lo sguardo sulla sveglia, segnava le 7:00, non riuscii, a quel punto, a trattenermi da uno sbuffo rumoroso.
Dovevo alzarmi, dovevo alzarmi ed affrontare diversi punto.
Spensi la sveglia, non potevo sentire ciò che Santana quella mattina avrebbe detto, assolutamente no, non avrei retto.
Mi feci una lista mentale cercando di mettere a posto ogni singola necessità della giornata.
1°- Fare Colazione.
Okay, magari questo punto non era proprio il punto principale della giornata, per lo meno poteva sembrare “non necessario” per molti ma per me era di vitale importanza, dovevo assolutamente assimilare qualche zucchero, in caso contrario non sarei riuscita a mettere in moto il mio cervello.
2° - Chiamare Santana.
Era senza dubbio la cosa che volevo più fare, perché quella voce mi aveva conferito speranza e anche parecchia gioia, volevo sentirla ancora una volta. Poi però ci ripensai, una morsa iniziò ad attanagliarmi lo stomaco e, allora, a quel punto, decisi di cambiare l’ordine delle necessità.
2° -Chiamare Santana Mike.
Lui senza ombra di dubbio sarebbe stato in grado di aiutarmi, era un ragazzo a posto e, in generale, saperva farci con le ragazze.
Quando quelle ultime parole solcarono la mia mente un'altra necessità venne a galla.
3° - Interrogarsi sul proprio orientamento sessuale.
Non mi ero ancora posta questo problema. Inizialmente avevo sottovalutato la cosa poi ero stata troppo presa dal momento.
Avevo bisogno di fare chiarezza nella mia mente incasinata.
Ero lesbica?
Insomma… non avevo mai avuto niente contro le persone omosessuali, credevo nell’amore e avevo la convinzione che fosse l’unico fattore importante. Probabilmente dovevo solo ed esclusivamente basarmi su questo punto.
Dovevo credere nell’amore e basta ma allora… Ero innamorata?
Dio mio! Stavo dando i numeri, non potevo essere cotta di una voce, non potevo provare quel genere di sentimenti per una persona che non avevo neanche mai visto di persona.
Diamine no! Mi passai una mano tra i capelli biondi che ricadevano leggeri sulle mie spalle. Scossi la testa come si fa quando, dopo aver fatto la doccia, sembra di avere l’acqua nelle orecchie, allo stesso modo cercai di togliere ogni tipo di pensiero dalla mia mente.
4° Andare a lavoro.
Aveva un turno abbastanza tardo. Non era di certo qualcosa che mi andava di fare ma si poteva classificare come “necessità” semplicemente perché senza non sarei riuscita a pagare l’affitto di quel mese.
5° Chiamare Santana.
Il punto che avevo messo all’inizio era finto rovinosamente in fondo alla lista, non perché fosse il meno importante ma perché era quello che mi metteva più agitazione, non sarei stata in grado di parlarle.
Mi alzai dal letto e andai in cucina, decisi di coniugare il punto 1 e 2, quindi chiamai Mike per invitarlo fuori per colazione. Mi fece davvero piacere sentire la sua voce e ancora di più scorgere il suo volto simpatico un’ora dopo nel cafè poco vicino da casa.

“Britt! Quando mi sei mancata!”

Corsi tra le sue braccia stringendomi a lui.
Non dissi niente ma il mio sorriso raggiante e la mia stretta parlavano senza dubbio per me.
Mi era mancato; Mi era mancato perché era il mio migliore amico e adesso che potevo stare nuovamente tra le sue braccia mi sentivo al sicuro e, senza dubbio, non più sola.
lo guardai per dversi istanti, i miei occhi cercavano di abituarsi nuovamente a quella figura che per diversi anni era stata un pilastro fondamentale della mia vita e che senza dubbio sarebbe ornata ad esserlo.

“Hai fatto palestra? Sembri più muscoloso!”

Ridacchiai di gusto mentre prendevo posto al piccolo tavolino scelto dall’asiatico.
Posai gli occhi azzurri su di lui per diversi istanti prima che lui, con una risata, mi rispose.
Decisi di togliermi il cappotto scuro, la temperatura all'interno del locale era piacevole.
Come ogni mattina non avevo dedicato molto tempo alla scelta dei vestiti, sceglievo sempre ciò che mi andava al momento, spesso anche ciò che i miei occhi individuavano per primi e qualche ora prima, ancora mezzi assonnati e appannati dalla voce di Santana, si erano soffemai su un maglione con un unicorno ricamato.
Fantastico!

“Sai com’è! Alle ragazze piacciono i muscoli!”

Mi fece un occhialino ed io scossi la testa fintamente contrariata.
Sapevo bene che Mike era un tipo abbastanza serio, non era davvero un donnaiolo anche se gli piaceva farmelo credere.

“Mi sono innamorata Mike!”

Buttai la bomba senza un minimo di preavviso, lo dissi con così tanta convinzione che mi stupii di me stessa.
Lui, in risposta, aprì bocca poi la richiuse, non sapeva cosa dire probabilmente e a quel punto fu salvato dalla cameriera che ci chiese le ordinazione, qualche minuto di riflessione per Mike e poi, quando la cameriera se ne andò, fu costretto a dirmi qualcosa.

“Da quand’è che hai iniziato a bere di mattina?”

Si buttò sul sarcastico forse per tastare il terreno e per capire se lo stavo prendendo per il culo o se, invece, stavo dicendo davvero sul serio.
Non potevo biasimarlo, stavo rivoluzionando delle certezze.

“Mike! Dico sul serio, mi sono innamorata ed è assurdo perché non la conosco neanche, è diversi mesi che la sento alla radio, l’ho chiamata ieri in diretta e ho detto una roba smielata che non so neanche da dove mi è uscita, ho fatto la figura di merda più brutta della storia, ne ero sicura e consapevole ma ieri notte mi ha chiamato, io non ho risposto e allora mi ha lascia un messaggio in segreteria e ho ascoltato la sua voce ancora e ancora e ancora, senza interruzioni. Sto impazzendo, voglio conoscerla e…”

Parlai senza neanche prendere fiato, lo facevo spesso nei momenti di panico, fu Mike a fermare quel flusso incontrollabile di parole sconnesse.

“Alt! È una ragazza?”

Alzò la mano destra  la figra del mio amico asiatico con una paletta da poliziotto e un fischietto in bocca ce cerca disperatamente di dare un ordine al traffico, mi balenò nella mente.
Cacciai subito quell'immagine, non era il caso di scoppiare a ridere per nessun motivo apparente.
Mi mordicchiai il labbro inferiore nervosamente, avevo la gola secca, mi sentivo presa in flagrante.

“Sei sconvolto? Si sei sconvolto!”

Non lo lasciai neanche rispondere, aveva uno sguardo illeggibile ed io, fino a quel momento, mi ero sempre vantata di poterlo leggere perfettamente.
Le mie certezze stavano crollando, l'ho già detto?
non fa male ripeterlo.
Presto mi sarei ritrovata sovrastata dalle maerie delle mie certezze.

“Non è una cosa brutta, insomma se è amore è amore no? Non ho mai provato niente per una ragazza ma forse è perché non avevo mai incontrato la persona giusta e…”

Fui nuovamente io a parlare.
Mi guardò ancora più interrogativamente e solo a quel punto decisi di tapparmi la blocca così da lasciarlo parlare.
La cameriera ci portò le ordinazioni, iniziai a bere il mio cappuccino e così fece anche il mio amico.
Un silenzio imbarazzante prese posto tra noi due, almeno imbarazzante per me, non ero certa che per Mike fosse lo stesso, sembrava tutto fuor che imbarazzato.

“Esiste la regola dei tre giorni. Lei ti ha richiamata dopo neanche un giorno, questo sta a significare solo due cose: o è disperata oppure è interessata a te, molto interessata”

Gli sorrisi grata, non mi stava tormentando di domande, aveva semplicemente lasciato perdere il fattore “donna” come se non fosse stato un punto importante in quel discorso, era ciò di cui avevo bisogno, avrei affrontato quel piccolo dettaglio in un altro momento.
“Sai almeno come si chiama?”
Buttai giù il sorso di cappuccino che mi riempì lo stomaco ormai caldo. 
A quella domanda sapevo rispondere e mi sentivo anche abbastanza orgogliosa di ciò.

“Santana. Conduce il programma radiofonico ND”

Annuii pensieroso, fece mente locale, lo potevo vedere da quella ruga che gli era spuntata sulla fronte, si stava concentrando più del solito.

“Santana Lopez!”

Disse lui convinto, come se avesse appena trovato la soluzione ad un problema di trigonometria quantistica(?).
Per caso la conosceva?
Mi passai una mano tra i capelli legerùnte titubante.

"Non so come si chiama di cognome ma presumo sia lei, non ci sono molte "Santana" in giro, soprattutto non molte che conducono un programma radiofonico a New York"

Forse aveva sentito anche lui il programma, non era sconosciuto o forse lo pensavo soo ed esclusivamente perchè per me era il solo ed unico programma radiofonico interessante che ci cosse in circolazione?!

"Britt! Quella donna riuscirebbe a rendere lesbica anche la donna più etero di questo pianeta"

Rise, rise di gusto quando io non ci trovavo niente da ridere.
Sembrava saperla lunga Mike ed io, all'oscuro di chi fosse veramente Santana, rimasi in silenzio con il cuore in gola.
Non parlai più per il resto della mattinata, il mio amico mi mise in guardia.
Quella non era la ragaza per me, almeno così la pensava lui, sembrava preoccupato che potesse spezzarmi il cuore ma io ero abbastanza certa che non ne fosse capace.
Ero riuscita a leggerle l'anima, probabilmente il mio era egocentrismo, puro e semplice.
Le ore passarono senza che io neanche me ne accorgessi.
pnsai tanto tra le strade di New York, mi aiutava camminare per far circolare meglio ogni preoccupazione ma quel pomerggio non funzionò davvero.
Entrai nella copisteria con il doppio di domande che mi avevano assillato una volta uscita dal bar.
Presi posto dietro al bancone e cercai di concentrarmi solo ed esclusivamente sul lavoro, non che fosse necessaia una grande concentrazione per quel tipo di impiego.
Non avevo grandi compiti, mansioni o responsabilità e di clienti, a New York, in una copisteria beh... ne entravano davvero pochi.
Spesso chi entrava lo faceva per comprare dell'inchiostro o cose simili ma al massimo ruscivo a vedere tre o quattro clienti per turno i lavoro,ero certa che sarebbe fallito tutto nel giro di poco.
Il rumore del campanello mi distolse dalla lettura che mi ero portata da casa: "il giovane Holden".
Posai il libro sul bancone, il tempo di mettere a fuoco la figura che mi tava davanti e sorrisi di circostanza.
Ero pronta a ripete la classica frase convenzionale "posso esserle utile" ma il moro davanti a me mi precedette.

"Il bagno?"

Mi limitai a fare un cenno con la mano verso il piccolo corridoietto sulla mia sinistra e lui in un lampo svanì.

"Puck datti una mossa! non ho tempo da perdere per un inetto come te"

I miei occhi rapidi scattarono sulla seconda figura che non avevo visto entrare.
Mora, capelli lunghi che ricadevano sulle spalle, pelle ambrata, fisico perfetto e due occhi tanto scuri da poter definire infiniti.
Rimasi a bocca aperta, non solo per tutta quella bellezza che in una volta mi sconvolse ma perchè...
io quella voce la conoscevo.



Serendipity's space.

Eccomi co un nuovo capitolo!
mi scuso per il ritardo, chiedo venia ma purtroppo la mia connessione è stata assente fino a qualche ora fa.
Comunque prometto che preso arriverà un nuovo capitolo :3
Grazie a tutti per le recensioni, ogni commento mi fa sempre molto piacere.
Ringrazio anche coloro che seguono la storia <3
   
 
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