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Autore: Niky_94    28/01/2015    2 recensioni
Una piccola storia su Lupin e Niky... questa volta raccontata in prima persona da Niky e Remus
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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<< Tornare a casa... >> borbottai, arrabbiata << Pensa te! Spedita via come una pivellina del primo anno! >> Diedi un calcio ad una zolla di terra e continuai a camminare, lasciandomi la Tana alle spalle. Poi inforcai la scopa e volai via; volevo stare sola.

Atterrai a qualche chilometro di distanza, e mi addentrai in uno dei campi di grano li vicino, cerca che nessuno mi avrebbe trovata.

<< Niky! >> la voce di mio padre mi raggiunse all'improvviso, facendomi sobbalzare. Sentii in lontananza il fruscio dei suoi passi tra il grano, ed iniziai a correre. L'ultima cosa che volevo in quel momento era ricevere una predica. Corsi sempre più veloce, fino a quando le spighe di grano non furono più alte di me, e tanto fitte che non riuscii più a vedere dove stavo andando. Mi guardai attorno soddisfatta, complimentandomi con me stessa per averlo seminato. Certo, mi avrebbe aspettata una bella lavata di capo, una volta tornata a casa, ma ci avrei pensato in seguito.

All'improvviso, però, sobbalzai: qualcosa si era mosso tra le spighe, poco lontano da me. Frugai nella tasca della felpa per trovare la bacchetta, ed impallidii, ricordando di averla lasciata alla Tana. Maledicendo la mia brutta abitudine di uscire disarmata, tesi le orecchie e mi guardai attorno. Le alte spighe di grano mi impedivano la visuale. Se prima avevo pensato che mi avrebbero nascosta da papà, ora mi rendevo conto che non sarei stata n grado di individuare un possibile aggressore.

Poi, sentii un suono lontano. Aguzzai la vista e scorsi qualcosa di luminoso che sfrecciava verso di me. Man mano che si avvicinava, il sibilo che l'accompagnava aumentava sempre più di volume, fino a diventare quasi assordante.

“Oh, cavolo...!” pensai, notando che la sfera di luce stava per colpirmi. Mi buttai a terra, e la palla infuocata mi mancò per un soffio. Evidentemente, i padroni dei campi non erano molto entusiasti della mia intrusione, e avevano deciso di polverizzarmi. Dovevo trovare un modo per fuggire da li. Iniziai a correre a perdifiato, cercando un modo per raggiungere i confini del campo. Le spighe mi sferzavano con forza le braccia ed il viso, ma ero troppo spaventata per far caso al dolore. Improvvisamente, vidi qualcosa. Mi fermai per un secondo ad osservare con più attenzione, e vidi che di fronte a me le spighe diventavano sempre più rade, e compresi di aver trovato l'uscita. Senza perdere un secondo, iniziai a correre in quella direzione, sempre più veloce. Non sono un gran corritrice, ma, sapete, la paura mette davvero le ali. Cercando di ignorare il dolore lancinante alla milza, mi precipitai a rotta di collo verso la salvezza. O meglio, verso ciò che sarebbe stata la mia salvezza; poco prima di raggiungere il limitare del campo di grano, infatti, inciampai in una radice che sporgeva dal terreno, e caddi a terra. Mi voltai di scatto, e vidi una palla di fuoco che precipitava dal cielo, dritta verso di me. Non ebbi il coraggio di guardare: chiusi gli occhi, aspettando da un momento all'altro di essere schiacciata.

<< Protego! >> esclamò una voce all'improvviso, e sentì lo schianto della sfera infuocata che si abbatteva contro lo scudo dell'incantesimo di protezione. Confusa, aprì gli occhi.

<< P-papà! >> esclamai con voce strozzata. Era in piedi di fronte a me, e mi dava le spalle. Teneva la bacchetta levata, e respingeva con un incantesimo le palle di fuoco.

<< Ti sei fatta male? >> mi domandò ad alta voce, dopo aver respinto l'ennesimo attacco.

<< N-no >> risposi, scattando in piedi e avvicinandomi.

Lui si girò di scatto e mi afferrò per un braccio, trascinandomi via. Uscimmo dal campo, montammo sulle scope e sfrecciammo verso casa, mentre l'aria fredda della notte ci scompigliava i capelli.

 

*** *** *** ***

 

<< Entra >> disse papà in tono perentorio, tenendo aperta la porta della Tana.

Mi affrettai ad obbedire, con gli occhi bassi. Non osavo incrociare il suo sguardo.

<< Niky! >> esclamò Tonks, balzando in piedi. Mi corse incontro e mi abbracciò forte << Stai bene? Ci hai fatto preoccupare moltissimo! >>

Ricambiai l'abbraccio, timidamente. Detestavo che le persone si preoccupassero per me.

<< Per fortuna sei tutta intera, >> continuò lei << a Remus sono diventati i capelli bianchi quando sei volata via >>

Sobbalzai, e lanciai un'occhiata colpevole a mio padre. Era in piedi dietro di me, con le mani nelle tasche, e mi guardava con un'espressione severa. Non aveva detto una parola per tutto il viaggio. Brutto segno. Presi coraggio, e decisi di parlare.

<< Papà, io - >>

<< Va' in camera tua >> mi interruppe lui in tono brusco.

<< S-si... >> risposi, e corsi su per le scale. Mio padre era sempre dolce, gentile e premuroso, ma quando si arrabbiava sul serio era meglio non discutere. Entrai in camera e mi chiusi la porta alle spalle. Mi sdraiai sul letto a pancia in su, e sospirai. Dopo pochi minuti, qualcuno bussò alla porta.

<< Avanti... >> dissi, e guardai la porta con aria preoccupata.

Mio padre entrò, e si mise in piedi di fronte a me. Mi guardò intensamente, poi si avvicinò. << Come stai? >>

Deglutii << Ehm... Sto bene... Non preoccuparti... >> risposi timidamente.

La sua espressione si distese un pochino. << Che ti è saltato in mente, si può sapere? >> mi domandò, secco.

Abbassai il capo << Scusa, papà... Ero arrabbiata, volevo starmene un po' da sola... >>

<< Non è un buon motivo per scappare in quel modo! >> mi sgridò papà, arrabbiato.

Sapevo che aveva ragione, e mi dispiaceva davvero molto di averlo fatto stare in pensiero. Arrossii un poco << Hai ragione... Mi dispiace... >> mormorai.

Lui sospirò, e si sedette accanto a me. << Sei una ragazza intelligente e responsabile... ma certe volte dimostri una totale mancanza di giudizio! >> mi disse, in tono stanco << Scappi senza avvertire nessuno riguardo dove sei diretta o quando intendi tornare, lasci a casa la bacchetta... Ora capisci perché non voglio lasciarti entrare nell'Ordine? >>

Non replicai, ma mi limitai a tenere la testa bassa. Mi sentivo terribilmente in colpa. La cosa che più desideravo era stare al fianco di mio padre, dovunque andasse... Ma il mio essere così irresponsabile era un ostacolo, per lui, e la logica mi suggeriva di ascoltare la sua richiesta e tornare a casa, al sicuro... Ma il cuore mi gridava di restare al suo fianco, qualunque cosa fosse successa. Ed io intendevo ascoltarlo.

<< Scusa, papà... >> risposi, scuotendo la testa << Non posso obbedirti... Non posso lasciarti... >>

Lui mi mise le mani sulle spalle << Tesoro, >> rispose in tono fermo, guardandomi negli occhi << voglio solo tenerti al sicuro... Non me lo perdonerei mai se ti accadesse qualcosa... Io... >> La sua espressione si rabbuiò << ...non posso perderti... non lo sopporterei... Sei la cosa più importante che ho, Niky... Io... non posso... perderti... >> sussurrò, prendendomi il viso tra le mani.

Iniziai a tremare. Era triste, e preoccupato, ed era solo colpa mia!

<< P-papà... >> mormorai, e gli strinsi le braccia al collo. Inspirai profondamente il suo profumo, e mi lasciai sprofondare nel suo calore. Mai, per nessuna ragione al mondo, lo avrei abbandonato. Sarei stata al suo fianco per sempre, ci sarei stata ogni volta che avesse avuto bisogno di me. Era una promessa che avevo fatto a me stessa molto tempo prima, e che ora più che mai sentivo di dover mantenere. Mi scostai solo un pochino, restando tra le sue braccia, e lo guardai negli occhi << Non posso lasciarti, papà... >> mormorai.

Lui scosse la testa << Niky... >>

<< So che cerchi di proteggermi... E che sono... troppo pasticciona, ma... posso cambiare, davvero! >> lo guardai, supplicante << Ti prego, non mandarmi via... Non posso abbandonarti... >>

Papà mi abbracciò forte, e mi accarezzò i capelli << Solo se giuri di starmi vicino... >> disse in un sussurro.

Annuii. Avrei fatto qualsiasi cosa per restare insieme a lui. Lo amavo più della mia stessa vita. << Te lo giuro >>

Mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio sulla fronte, sorridendo.

Risposi al sorriso: impossibile non farlo. << Grazie per... avermi salvato... >> sussurrai, dopo un attimo di esitazione.

<< Non c'è di che... >> rispose dolcemente, e sfregò il naso contro il mio << Non ti lascerò mai, lupetto... >>

Sorrisi, e lo abbracciai forte << Non ti lascerò mai, papà... >>

 

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Ok, ehm... questa volta ho voluto fare un esperimento, cioè usare un tipo di narrazione in prima persona (che sto usando anche per un'altra FF che sto scrivendo – ma questa è un'altra faccenda... xD )

Onestamente, mi sento molto più sicura a scrivere usando la terza persona, ma... che ne pensate? :/ Critiche assolutamente ben accette!!!!!!!!!!!

Un saluto a tutti! :3

   
 
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