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Autore: Lily Liddell    29/01/2015    3 recensioni
Effie's POV | Hayffie
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Prequel di Petrichor.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Tutti gli Hunger Games che Effie ha vissuto da accompagnatrice. Dal 60th al 73rd.
E' sostanzialmente l'evoluzione di Effie e del suo rapporto con Haymitch e con alcuni degli altri vincitori/accompagnatori.
In particolare immagino Finnick, Chaff e Johanna.
Alcuni di questi capitoli sono presenti anche all'interno di altre mie raccolte, quando sarà così, lo farò presente all'inizio o alla fine, in una nota d'autore.
Quando sarà finita, comincerò Rain, gli avvenimenti più importanti dei 74th Hunger Games dal POV di Effie.
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Capitolo 1:
Esattamente dieci anni dopo aver preso la mia decisione, dopo aver affrontato la scuola, le selezioni, le graduatorie e la forte opposizione di mia madre, finalmente sono riuscita a diventare un’accompagnatrice.
Sapevo che avrei dovuto cominciare dal basso, ma non immaginavo che il basso fosse così profondo.
La delusione che ho provato nell’incontrare finalmente di persona il Vincitore del mio Distretto, Haymitch Abernathy, è stata immensa.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Portia, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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A/N: questo capitolo all’interno presenta alcune parti riprese da una precedente one shot.
Alastor sta giocherellando con la cannuccia che galleggia nel suo drink, mentre fa finta di ascoltare il monologo di Venia riguardo i suoi nuovi tatuaggi.
Velvet sembra veramente interessata invece, e ogni tanto la interrompe per farle qualche domanda in più.
Ha già cambiato tinta alla pelle, e adesso è di un rosso opaco, l’ultima cosa che le serve sono dei tatuaggi verdi sul viso e sembrerà definitivamente un gigantesco pomodoro.
Non capisco come facciano certe persone a non accorgersi che il troppo stroppia.
« Effie, » interviene l’accompagnatore del Distretto 5, quando è evidente che non ne può più di sentir parlare di tatuaggi « ho incontrato il tuo fidanzato ieri sera, lasciami dire che sei una donna fortunata ».
Mh. Possiamo tornare ai tatuaggi di Venia?
« Lo so » gli sorrido, ma non aggiungo altro. Vorrei che la mia vita privata restasse tale, e conoscendo Alastor, se dicessi anche solo due parole, nel giro di un quarto d’ora l’intero Centro di Addestramento saprebbe tutto – con le sue aggiunte fantasiose. Per non dare a vedere che sono leggermente in imbarazzo, non distolgo gli occhi da lui, e con un sorriso mi concentro su altro, come il suo aspetto fisico, per distrarmi.
Al contrario di molti uomini che conosco, lui ha preferito lasciarsi inalterato.
È una qualità che apprezzo, sinceramente.
Adoro la moda e adoro indossare e vedere indossati vestiti eccentrici e coloratissimi, ma mi piace anche tornare a casa ed avere la possibilità di spogliarmi di tutto.
Vedere come cambia il mio viso quando lo trucco.
E nonostante i miei capelli siano la cosa più insulsa che possa esistere a questo mondo, non credo li tingerò mai, non potrei più provare ogni giorno un tipo di colore diverso, abbinandoli a quello che indosso.
A quanto pare, però, ora che Alastor ha cambiato con successo l’argomento della conversazione, i volti di tutti i presenti sono su di me e il mio metodo di distrazione non funziona poi tanto bene.
« Da quanto tempo state insieme? » mi chiede Venia, sollevando il bicchiere alle labbra.
Io la imito e sento il sapore dolce della fragola invadermi la bocca. « Poco più di due anni » rispondo dopo un piccolo sorso.
Velvet sembra molto sorpresa e mi poggia una mano sul braccio, con un largo sorriso sulle labbra. I denti incredibilmente bianchi spiccano sul rosso del viso. « Non pensavo da così tanto. E non avete pensato di sposarvi? »
Una risata spontanea mi sfugge dalle labbra e lei si siede composta. Scuoto la testa, bevendo un altro sorso e cercando di non ridere troppo. « No, no… è troppo presto ».
« Ma perché? » insiste Alastor, i suoi capelli neri scintillano sotto la luce a causa della brillantina.
A questo punto non posso tirarmi indietro, attirerei troppo l’attenzione; la loro curiosità crescerebbe e peggiorerei solo le cose. Mi tocca rispondere, tentando di rimanere vaga. « È troppo impegnato con il lavoro al momento per permettersi di pensare ad altro ».
« Di cosa si occupa? » chiede subito Venia.
« Sta cercando di separarsi da suo padre per aprire una sua casa di moda » questo ci tengo a precisarlo, perché è un progetto che ho preso molto a cuore e mi ritrovo a sorridere mentre ne parlo. « Se dovesse andare tutto come previsto, mi ha detto che potrei anche tornare a lavorare come indossatrice per lui ».
L’espressione di Velvet diventa confusa, mentre si porta il pugno sotto il mento, senza staccarmi gli occhi di dosso. « Alla tua età? » chiede, alla fine, e io mi irrigidisco sullo sgabello. « E su cosa sta lavorando? »
« Una linea di intimo » mi affretto a rispondere, con una certa risolutezza.
Da quando mia madre ha preso il posto di mio padre come sponsor, le cose fra me e Velvet sono leggermente cambiate.
Mia madre ha immediatamente firmato un contratto di sponsorizzazione con il Distretto 1, senza nemmeno volersi consultare prima con i mentori del Distretto 4 con i quali trattava mio padre.
Velvet, una volta ottenuto quello che voleva, non mi ha voltato le spalle ma ha decisamente cambiato atteggiamento.
Non mi piace per niente il modo in cui mi sta guardando adesso, quindi fingo di preoccuparmi improvvisamente, abbassando le spalle. « C’è una cosa che un po’ mi preoccupa, in effetti ».
Alastor mi poggia una mano sul braccio, per confortarmi. « Che cosa? »
Sollevo lo sguardo e faccio passare gli occhi su tutti e tre, prima di fermarli sull’accompagnatrice del Distretto 1. « Io e Lysander siamo felici, molto felici… la mia paura è che possa fare come quel tuo ex-fidanzato. Com’è che si chiamava? Maximilian? »
« Maximus » mi corregge subito lei, tirando le labbra nel più falso dei sorrisi. È sicuramente imbarazzata, ma se pensa che sia finita, si sbaglia.
« Non è che non mi fidi di Lysander, anzi. È solo che certe cose succedono proprio quando non te le aspetti » comincio, con una voce affranta e prendo un sorso dal mio drink, come per far vedere che ne abbia bisogno, quando in realtà devo solo guadagnare un secondo per coprire un sorriso che difficilmente riesco a nascondere. « Insomma, farsi trovare in una posizione tanto compromettente… mentre tu poi lavoravi così duramente qui per il programma! »
Venia e Alastor annuiscono seri, è l’accompagnatore a intervenire per primo. « Assolutamente, il tradimento è inconcepibile ».
La preparatrice, poi, guarda prima Velvet e poi me. « Immagino l’imbarazzo ».
Mi porto una mano al petto, scuotendo piano la testa. « Io personalmente non credo resisterei ad un’umiliazione tale » dico in tono grave, guardando con compassione l’accompagnatrice, che se potesse mi pianterebbe una forchetta negli occhi.
Finalmente la curiosità di Alastor prevale, e accavallando le gambe si volta del tutto verso Velvet. « Che ne è stato poi del tuo ex? »
L’accompagnatrice respira attraverso le narici, i suoi occhi sono ancora fissi su di me, ma poi si rivolge a lui, ignorandomi. « Non ne ho idea, non l’ho più visto ».
« Oh, ma io sì! » trillo contenta, felice di poter rendere pubblica quest’informazione.
Adesso Venia e Alastor pendono praticamente dalle mie labbra.
Alle mie spalle avverto un movimento e registro la presenza di Portia accanto a me, che pur essendosi avvicinata, non s’intromette nella conversazione.
« Io e Portia l’abbiamo visto qualche settimana fa, alla festa annuale prima dell’inizio degli Hunger Games » dico, e mi rivolgo direttamente alla mia amica, che però mi rifila uno sguardo un po’ confuso. « Ma sì! Maximus, l’ex-fidanzato di Velvet, quello che si è fatto trovare a letto con quella ragazzina… l’abbiamo visto di sfuggita, era con quell’attrice, come si chiamava? »
Portia sembra rifletterci per qualche momento, prima di ricordare e di battersi una mano contro la fronte. « Vera Ballyregan! »
« Vera Ballyregan » ripeto subito io, ottenendo immediatamente dei cenni di approvazione da parte degli altri.
« Effie, c’è bisogno di te di sopra… » Portia mi prende per un braccio, appena può e io sono costretta a salutare i miei colleghi, proprio adesso che cominciavo a divertirmi.
Venia fa per alzarsi, ma la stilista la ferma, dicendole che la sua presenza non è necessaria.
Appena siamo sole, in ascensore, mi rifila uno sguardo di rimprovero.
« Prima di pretendere che io me ne esca con un nome o una storia, dovresti chiedere. Così almeno possiamo essere sicure che le nostre versioni combacino ».
Io scuoto la testa, senza più dover trattenere un sorriso. « È l’improvvisazione che rende tutto più credibile ».

Non appena arriviamo al nostro piano, Portia mi spiega che Haymitch ha fatto a pugni con Chaff, per ragioni assolutamente sconosciute.
Ha un taglio sullo zigomo e il colletto della camicia strappato, ma oltre a questo non ha nulla che non vada.
È ubriaco e continua a dire che è stato l’amico a cominciare. Cerco di ignorarlo e di mandarlo a letto, ma non si sposta dal divano; comincia a blaterare. Dalle sue labbra escono solo insulti, rivolti a me, alla Capitale, al Presidente Snow.
Lascio che si sfoghi e non batto ciglio, qui non può sentirlo nessuno. Ho imparato a gestire i suoi attacchi di rabbia; dopo un po’ tace.
Mi avvicino di nuovo e cerco di aiutarlo a mettersi in piedi per andare a letto, ma scaccia via la mia mano in malo modo.
Nello stato in cui è non ho nessuna voglia di stargli seduta vicino, quindi lo lascio di nuovo in pace e me ne torno in camera, cominciando a struccarmi.
Dopo un attimo anche Portia mi raggiunge e ci sistemiamo sul mio letto per continuare a vedere i Giochi.
Sono cominciati da mezza giornata e la ragazza era riuscita a superare il bagno di sangue, ma è rimasta in vita solo poche ore.
Rocky aveva solo tredici anni, e non aveva alcuna speranza.
Daisy invece ne aveva diciassette, era anche riuscita a prendere uno zaino dalla Cornucopia, e se non fosse stato per l’incontro con il tributo maschio del Distretto 8, forse sarebbe ancora in gara. E dire che avevo anche convinto mia madre a sponsorizzare il Distretto anonimamente al posto di mio padre.
Ovviamente con la promessa di ridarle tutti i soldi spesi alla fine di quest’edizione del programma.
Adesso le immagini stanno riprendendo la Cornucopia dove si sono stabiliti i Favoriti.
È ancora imbrattata di sangue e si trova al centro di una splendida piazza. Scintilla sotto la luce del tramonto; l'arena è un paesino fantasma.
Decisamente particolare.
Appena l’ho vista, questa mattina, sapevo che ci sarebbero state delle sorprese.
Casette si susseguono l’una all’altra.
Sono tutte vuote, silenziose e tetre. Sono ottime per nascondersi, ma la mia esperienza da spettatrice mi ha detto da subito che nascondevano terribili trappole.
Avevo ragione, perché non appena il ragazzo del Distretto 8 ha messo piede all’interno di una delle casette, la porta si è sbarrata e la casa si è riempita di fumo.
Non tutte le case sono trappole mortali, la ragazza del Distretto 10, ignara della sorte del suo avversario, proprio adesso si addentra ad ispezionare una delle altre casette. Dopo essere entrata si chiude la porta alle spalle e apre lo zaino che è riuscita a conquistare.
Dentro non c’è molto. Carne essiccata e acqua. Trovare cibo sarà impossibile in un’arena come questa.
Quasi tutti stanno cercando riparo al chiuso.
Alcuni sono fortunati, altri meno. Nel giro di mezz’ora se ne vanno entrambi i tributi del 5 e la ragazza del 9. Rispettivamente: ratti carnivori, gas velenoso e uno scontro con il ragazzo dal Distretto 11.
Io e Portia ci scambiamo solo qualche battuta veloce, mentre l’inno di Panem invade la stanza e l’arena.
I volti dei tributi caduti si susseguono nel cielo e in sovraimpressione.
Appena cala la notte capisco il motivo per cui è possibile chiudere le porte e le finestre delle case: durante le ore notturne la temperatura scende vertiginosamente e le strade sono battute da enormi ibridi dalle sembianze di sciacalli affamati.
I Favoriti vengono attaccati.
Gli sciacalli sbranano entrambi i ragazzi del 2 e la ragazza del 4. Gli altri riescono a uccidere il branco e accendono un fuoco poco dopo per nutrirsi della loro carne.
« È la prima volta da quando ho cominciato a lavorare come accompagnatrice che il gruppo dei Favoriti non arriva intatto al secondo giorno » commento, un po’ assente, mentre osservo le immagini proiettate dalla televisione.
Portia, accanto a me, si stende sul materasso coprendosi il volto e inspirando lentamente. « Immagino che gli strateghi si siano stufati di proporre sempre la stessa cosa ».
Annuisco appena, senza distogliere lo sguardo e non sono sicura che la stilista possa vedermi. « Non piacerà al pubblico. Sanno che sarà uno di loro a vincere, ci si affezionano subito ».
La voce di Haymitch proviene da fuori la mia porta, sta urlando oscenità e io mi ritrovo a chiudere gli occhi, sperando che la smetta in fretta.
Non so per quale motivo, ma oggi è particolarmente su di giri. Forse è il litigio con Chaff, o forse quello che lo ha provocato… non posso saperlo, e dubito che lui me lo dirà.
Non appena lui la smette di sbattere pugni contro la mia porta, Portia decide che è il momento di ritirarsi, chiedendomi se voglio passare la notte nel suo appartamento, ma le rispondo che starò bene qui.
Da quando la mia amica mi lascia sola, a quando mi metto a letto per dormire, passa veramente poco.
Mi addormento, ma vengo svegliata da delle grida strazianti. Ci metto un attimo a capire che non vengono dalla televisione ancora accesa, ma dal salotto dell’attico.
Mi alzo e vado ad aprire la porta, Haymitch però non è in piedi, ma sul divano.
La luce è ancora accesa, così come la televisione.
Mi stringo nella vestaglia e lascio la mia stanza, un po’ incerta.
Non è la prima volta che lo sento urlare così durante la notte, ma in genere lui è chiuso nella sua stanza e io non posso intervenire in alcun modo per aiutarlo.
Ora che è a nemmeno un metro da me non posso ignorarlo.
Mi avvicino e provo a svegliarlo, ma non succede niente. Ci riprovo ancora, lo chiamo, gli scuoto la spalla più vigorosamente.
Finalmente i suoi occhi si aprono, ma sono diversi. In un lampo me lo ritrovo addosso, si è rivoltato dal divano e mi sta inchiodando a terra, sento qualcosa di freddo contro la gola e mi rendo conto di avere una lama puntata al collo.
I suoi occhi sono offuscati, non mi riconosce.
Sono paralizzata dalla paura.
Grido, cerco di togliermelo di dosso, ma lui è più grande di me, è molto più forte.
« H-Haymitch! » La mia vista comincia ad annerirsi perché la presa attorno al mio collo è strettissima. « Sono io… » Non ho più voce quasi, riesco a sentire i battiti del mio cuore che martellano contro la cassa toracica. « Ti prego, lasciami… »
Mille luci ballano dietro ai miei occhi, le orecchie fischiano e i miei polmoni chiedono disperatamente ossigeno. Vorrei potermi muovere, difendere, ma ho le braccia bloccate dal suo corpo.
Improvvisamente, così come aveva cominciato, finisce.
Haymitch mi lascia andare e la lama cade per terra con un tonfo sordo, in un attimo è in piedi, ma non abbastanza velocemente da non farmi notare il cambiamento nei suoi occhi.
Si ritira subito nella sua stanza.
Io sono ancora a terra, tossisco mentre faccio entrare più aria possibile nei miei polmoni e poggio la testa ai cuscini del divano, troppo pesante perché riesca a tenerla sollevata.
Non so quanto tempo io abbia passato in questa posizione, ma quando cerco di alzarmi mi accorgo che le mie mani e le mie gambe tremano.
Devo sedermi.
Passo tutta la notte sul divano, senza riuscire a muovermi o a fare altro che non sia guardare la televisione, ma non ricordo assolutamente nulla di quello che è successo nell’arena quando il sole comincia a filtrare attraverso le finestre.
Trovo il coraggio di alzarmi e mi ritiro di nuovo in camera mia.
Mi metto di fronte allo specchio e con orrore mi rendo conto di avere il collo pieno di lividi violacei.
Riesco addirittura a tracciare con la punta delle dita la sagoma delle mani di Haymitch e in un punto della gola – esattamente sopra la giugulare – c’è un piccolo graffio, un punto, ricoperto si sangue secco.
Senza che me ne accorgessi, ho cominciato a piangere, non riesco a controllare le lacrime che scorrono dai miei occhi mentre il respiro diventa incontrollato e finisco per poggiare la testa contro le braccia, semidistesa sulla mia toletta.
Come ho potuto lasciare che accadesse una cosa del genere? Sapevo perfettamente di non doverlo svegliare, eppure non sono riuscita a stare ferma.
Sono così incredibilmente stupida e ho rischiato molto.
Se Haymitch non si fosse fermato, non voglio nemmeno pensarci.
Non credo di essermi mai spaventata tanto in vita mia, e spero di non trovarmi mai più in una situazione simile.
Ora che chiudo gli occhi rivedo il viso di Haymitch: primitivo, rabbioso e con uno sguardo carico di un odio profondo e viscerale, interamente rivolto verso di me e fa male.
Fa incredibilmente male.

Qualcuno bussa incessantemente alla porta della mia camera da letto. La maniglia si gira e la porta si muove, ma non si apre.
Non mi ero resa conto di averla chiusa a chiave.
« Effie? » è Portia, ma io sono ancora seduta di fronte al mio specchio. Ho smesso di piangere, ma non mi sento affatto meglio. « Effie, per favore apri… Haymitch mi ha detto cosa è successo ».
Con fatica, mi costringo ad alzarmi e vado ad aprire la porta, assicurandomi che la vestaglia sia ben chiusa e non lasci intravedere i lividi e il graffio.
Portia entra nella stanza e subito mi chiede di voler vedere il mio collo.
Senza poterle dire di no, lascio che esamini la situazione e senza dire una parola sparisce in bagno e torna con una cassetta del pronto soccorso.
Mi disinfetta il graffio, lo copre con un piccolo cerotto imbevuto in non so che cosa e passa una crema su tutti i lividi.
« Entro domani saranno spariti, non rimarrà nulla » mi abbraccia e io ricambio immediatamente.
« Non avrei dovuto svegliarlo » le dico, a bassa voce. « Non era in lui, non è stata colpa sua ».
Non so perché io le stia dicendo questo, ma so che è vero.
Quegli occhi, non erano di Haymitch. Erano occhi di un pazzo furioso, non li avevo mai visti così e mi hanno spaventata, ma non erano i suoi.
« Va tutto bene, tesoro. Non c’è bisogno di dirlo a me » sospira, lasciandomi andare e mi sorride benevola, io però non riesco a fare lo stesso.
« Perché te lo ha detto? » è l’unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento, mi sembra strano che Haymitch le abbia riferito una cosa del genere… a meno che non ci sia qualcosa sotto.
Portia si alza e si passa una mano sulla testa, per sistemarsi meglio la parrucca.
Io sono ancora completamente struccata eppure dovrei essere di sotto.
« Quando sono arrivata mi hanno detto che questa mattina presto c’è stato un po’ di movimento ».
Automaticamente mi alzo in piedi anche io.
Non posso credere che si sia venuto a sapere così in fretta.
Sono rovinata… e Haymitch…
I miei occhi si riempiono di orrore quando penso a cosa potrebbero fargli.
Ha aggredito una capitolina, non voglio nemmeno pensare a quello che succederà adesso.
Mi manca il respiro, credo che potrei sentirmi male. Devo assolutamente fare qualcosa. « Dov’è adesso? » chiedo, e la mia voce trema terribilmente.
Portia si volta, colta di sorpresa dal mio tono di voce e i suoi occhi si allargano.
Mi porta le mani alle spalle e le stringe forte. « No, no… Effie non- » inspira lentamente e mi fa sedere, sono confusa. « No, perdonami. Non mi sono espressa bene ».
« Cosa? » la mia testa è pesante, sento l’adrenalina che comincia a lasciare le mie gambe e queste mi fanno quasi male.
Portia si siede composta, guardandomi in faccia e cercando di sembrare rassicurante. « Questa mattina ha fatto un’altra scenata di sotto. Ha cercato di lasciare il Centro di Addestramento e quando lo hanno fermato ha steso a pugni due Pacificatori prima che lo sedassero… sono andata a vedere come stava e quando gli ho detto che sarei andata a chiamarti mi ha dovuto raccontare quello che era successo… »
Le mie spalle si abbassano e tiro un sospiro di sollievo.
In altre circostanze sarei furiosa e anche umiliata per l’ennesima figuraccia fatta fare a me e al Distretto, ma viste le idee che mi ero fatta prima, questa è una bellissima notizia.
« Ti hanno detto quando lo lasceranno uscire? » c’è una zona del centro di Addestramento dove vengono presi in custodia gli elementi di disturbo durante i Giochi.
Haymitch – sempre in compagnia di Chaff – ci ha passato diverse notti prima che arrivassi io a tenerlo al guinzaglio.
Portia annuisce, ma il suo sguardo non mi piace per niente. « Vogliono tenerlo fino alla fine dei Giochi ».
Non posso permettere una cosa del genere. Mi sento responsabile, avrei dovuto sapere di non avvicinarmi.
Senza contare che farlo rimanere fino alla fine dei Giochi senza una goccia di alcol lo porterà alla pazzia, questa volta sul serio.
Portia mi trucca per coprire tutto e mi fa indossare un abito corto ma a collo alto, con un tessuto piuttosto spesso e ricoperto da piume colorate, per deviare ulteriormente l’attenzione.
Ora che maschera e armatura sono di nuovo al loro posto, mi sento molto più sicura di prima, quasi come se si fosse trattato solo di un brutto sogno.
Nonostante Portia non sia affatto sicura a lasciarmi andare in giro da sola, la rassicuro e mi preparo a fare una veloce telefonata a Nolan.
Nemmeno dieci minuti più tardi, sono al solito luogo di ritrovo e in lontananza riesco a vedere mio cognato. Non è da solo, è in compagnia di un altro stratega che conosco da un paio di anni: Plutarch Heavensbee.
Mio padre me lo ha presentato durante una delle feste, anche se credo di non averlo più visto dopo la sua morte.
Posso avvicinarmi senza problemi, al contrario di Nolan so che è una persona interessata solo allo spettacolo di qualità – che sia il Distretto 1 o il 12 a procurarglielo, poco gl’interessa. So anche che detesta la cattiva pubblicità, e Haymitch rinchiuso come un animale da qualche parte attirerebbe troppo l’attenzione.
Li raggiungo e saluto entrambi con un caloroso sorriso, mi rendo conto che è un po’ più difficile adesso, non posso muovere bene il collo e non vorrei che notassero qualcosa.
Non perdo tempo a spiegare a mio cognato il motivo per cui l’ho chiamato. « Ho bisogno che qualcuno di voi gentiluomini mi accompagni a far rilasciare il mio mentore… sareste così cortesi da concedermi un po’ del vostro tempo? » e mentre parlo il mio sorriso si allarga, mentre le mie mani non lasciano gli avambracci di entrambi.
Plutarch annuisce, rivolgendosi poi all’altro stratega. « Stavamo parlando proprio di questo a dire il vero » dice, sistemandosi il colletto della giacca.
La cosa mi prende alquanto di sorpresa, ma non lo lascio vedere.
« La zona di redenzione non è altro che una sala protetta da un campo di forza » mi spiega Nolan, con un mezzo sorriso tirato. È ovvio che preferirebbe tenerselo lontano dei piedi ancora un po’.
« Abernathy sta… dando sfogo ai suoi pensieri e la stanza non è insonorizzata, temo che non in molti stiano apprezzando » conclude Plutarch, facendomi ben intendere che se non me lo porto via in fretta finirà per essere arrestato sul serio, e portato in una vera prigione.
Annuisco, raddrizzando la schiena e voltando appena il busto verso la porta d’ingresso. « Non gli farò lasciare l’attico nemmeno per un momento. Vogliamo andare? »
Sia Plutarch che Nolan annuiscono, ma il primo fa cenno a mio cognato di non doversi scomodare e gli chiede di tornare pure a lavoro.
« Mi dispiace veramente moltissimo » mi scuso, mortificata, mentre Plutarch mi poggia una mano dietro la schiena, conducendomi fuori dalla folla di sponsor, mentori e accompagnatori. « Ieri sera mi sono addormentata e non ho sentito nulla. Di solito riesco a tenerlo sotto controllo ».

Due giorni passano senza che succeda nulla, nessun altro tributo ha perso la vita e Haymitch, dopo quarantotto ore di silenzio, mi si avvicina e si scusa senza guardarmi in faccia.
Ha cercato di evitarmi per tutto questo tempo, rimanendo chiuso nella sua stanza.
C’è da dire che non si è mai allontanato.
Chaff è venuto spesso, accompagnato occasionalmente da Seeder, Cecelia, Woof o Blight.
Ma dopo una battuta sugli arresti domiciliari e su come io sia una perfetta “cagna da guardia”, ho dovuto chiedere a tutti di andarsene prima che Haymitch potesse di nuovo azzuffarsi con l’amico.
« Non preoccuparti » gli dico sinceramente, ma lui non sembra per niente sollevato. « Avrei dovuto pensarci due volte prima di provare a svegliarti durante un incubo ».
A questo annuisce. « Non farlo mai più » sembra quasi una minaccia, ma la cosa mi fa sorridere. Lui non se ne accorge perché non riesce a guardarmi negli occhi. « Se proprio devi svegliarmi lanciami qualcosa, ma non toccarmi ».
« Va bene » non me lo faccio certo ripetere due volte. « Adesso però smettila con la faccia da cane bastonato, ti prego ».
Mi allontano per tornare a sedermi sul divano e batto un paio di volte il palmo sul cuscino accanto al mio, per farlo sedere.
Sembra rifletterci su per qualche momento, prima di raggiungermi.
Forse dovrei avercela con lui, dovrei essere arrabbiata, ma non ci riesco perché nell’uomo accanto a me non vedo più la persona che mi ha aggredita – e spero di non vederla mai più.
Mi si stringe il cuore a vederlo in questo stato, però. È chiaro che si sente incredibilmente mortificato; una volta che ci lasceremo andare questa situazione alle spalle, dubito che ne faremo mai più menzione.
Sinceramente voglio solo dimenticare del tutto e andare avanti. È già abbastanza difficile, non credo che potrei affrontare tutto questo da sola. Ho bisogno dell’aiuto di Haymitch, per quanto sia assurdo.
« Non dovresti denunciarmi? »
« Ti ho fatto rilasciare, perché dovrei denunciarti? Che amica sarei? »
Per cercare di provare il mio punto, mi avvicino a lui e lo prendo sottobraccio, poggiando la testa sulla sua spalla. Dopo un attimo di incertezza, sento i suoi muscoli rilassarsi. « Non siamo amici » dice, con convinzione. « Tu sei della Capitale » a quanto pare sembra una giustificazione più che adeguata.
Non ho intenzione di mettermi a litigare adesso, quindi incasso quella che secondo lui dovrebbe essere un’offesa, e sto zitta.
Dopo poco, però, si volta appena verso di me, per la prima volta dall’aggressione, e io sollevo la testa dalla spalla per poterlo guardare in faccia. « Ma non ti odio, non sempre ».
« Devo considerarlo un onore, vero? » lo prendo in giro, anche se lui fa roteare gli occhi infastidito.
« Non farmelo rimangiare, Trinket ».
Questo non fa altro che suscitare in me una risata genuina, mentre torno a poggiare la testa contro la sua spalla.
Per ora mi accontento di un’ammissione di non-odio permanente.

I giorni continuano a passare e dal momento che nemmeno il quarto giorno succede nulla di interessante, gli strateghi attivano delle trappole nascoste in alcune delle case.
La ragazza del Distretto 3 viene attaccata dai ratti carnivori, la mordono ripetutamente ma riesce a scappare e a rifugiarsi abilmente in un vicolo stretto e apparentemente innocuo.
Il ragazzo del Distretto 9, invece, non è stato così fortunato e quando sono arrivati i ratti, è stato divorato vivo.
Il gruppo dei Favoriti, accampatosi in una delle case attorno alla Cornucopia, si è ritrovato a dover fronteggiare un’invasione di formiche rosse.
Hanno riportato gravi ferite ma nessuno è stato ucciso, grazie al fuoco acceso dalla ragazza del Distretto 1, che ha allontanato gli insetti.
Il tributo del Distretto 11, poi, cercando di sfuggire ad uno sciacallo solitario, è finito su una mina nascosta, saltando in aria assieme all’animale.
Sono rimasti in sei nell’arena: tre Favoriti – entrambi dell
1 e il ragazzo del 4, la ragazza del 3, il ragazzo del 10 e la ragazza dell8.
Decido che è di nuovo il momento di abbandonare l’attico per raggiungere i miei colleghi al piano di sotto.
Lascio Haymitch con Chaff e appena le porte dell’ascensore si aprono, noto una certa agitazione.
Vengo subito affiancata da Velvet, che dopo la nostra chiacchierata durante la prima giornata di Giochi, sembra aver cominciato a nutrire verso di me una certa stima.
Ci sediamo tranquillamente ad uno dei divanetti più vicini ai grandi schermi e quando un senza-voce passa con dei bicchieri sul vassoio prendiamo da bere.
I miei lividi sono spariti del tutto e posso permettermi un abito piuttosto generoso in quanto a scollatura, cosa che fa attirare nel giro di breve tempo Bartholomeus e Solomon.
Gli inseparabili accompagnatori dei Distretti 4 e 9.
Cercano di intrattenere una conversazione più o meno decente, nonostante io non stia cercando di nascondere la mia poca voglia di essere in loro compagnia.
Fortunatamente c’è Velvet, che come al solito riesce a gestire egregiamente la situazione.
Immagino ci sia un motivo se lei riesce a mantenere il suo posto da accompagnatrice del Distretto 1 da più di dieci anni. « Sol, ti prego, devi dirmi dove hai trovato questa tinta per capelli perché è meravigliosa ».
Perdo qualche momento ad osservarli meglio.
Portano lo stesso taglio di capelli: lunghi boccoli che gli arrivano alle spalle.
Quelli di Bart sono acquamarina e quelli di Sol indaco.
Indossano perfino un completo con lo stesso taglio, due meravigliosi frac dai colori inversi, però.
Indaco per Bart e acquamarina per Sol.
Ho sentito Lamia dire che avevano entrambi una relazione con la stessa donna e avevano intenzione di prendere un appartamento in cui vivere tutti e tre insieme.
Sinceramente anche se così fosse, non vorrei proprio essere nei panni di quella poverina. Faccio fatica a sopportarne uno…
Dopo un po’ Sol dà una leggera gomitata al fianco di Bart e indica un punto indefinito alle nostre spalle.
Ovviamente io e Velvet ci voltiamo. All’inizio non noto nulla di insolito, poi mi accorgo che una piccola folla si è formata accanto al rinfresco.
Per un attimo temo possa essere un’altra rissa, ma poi mi rendo conto che non è di questo che si tratta.
Mentre uomini e donne si accalcano, ogni tanto qualcuno si sposta a sufficienza per farmi notare che ad essere al centro dell’attenzione è Finnick.
Dovrebbe essere tutto regolare, se non fosse che ci sono veramente troppe persone che si sono avvicinate.
I senza-voce fanno fatica a passare.
« Perdonatemi, vado a salvare il mio mentore dalla folla innamorata » ridacchia Bart, prima di allontanarsi, ovviamente seguito dal suo gemello acquisito.
Rimango un po’ da sola con Velvet, ma quando comincia a farsi tardi decido di tornare su per andare a dormire.
Haymitch non è sul divano, e Chaff è sparito.
Prima di farmi prendere dal panico vado a bussare alla sua porta e dopo qualche momento ricevo il permesso di entrare.
Faccio passare solo la testa, ignorando il disordine e il cattivo odore, per dirgli che volevo semplicemente controllare che stesse bene, prima di dargli la buonanotte.

Cala la notte del settimo giorno, i Favoriti sono radunati attorno ad un fuoco acceso all’interno del salotto vuoto del loro rifugio.
Progettano di andare a cacciare il resto degli altri appena sorgerà il sole.
Quando cominciano a battere le strade e ad ispezionare le case, però, devono fare i conti con le trappole…
Dopo essere sfuggiti per la seconda volta alle formiche rosse, vengono attaccati dai ratti. Il ragazzo dell'1 perde una mano, ma quando si ritrovano bloccati in una casa, con il gas velenoso che invade la stanza entrando dalle bocchette per l'aria, è l'unico in grado di salvarsi buttandosi dalla finestra.
Nonostante l’ossigeno entri attraverso la finestra rotta, la ragazza dell’1 e il ragazzo del 4 si stanno già contorcendo a terra. Il suono di due cannoni risuona in tutta l’arena.
I quattro partecipanti restanti superano l’ottava notte e all’alba del nono giorno è la voce di Claudius Templesmith a svegliarli.
Ci sarà un banchetto alla Cornucopia.
Si presentano tutti e quattro, il ragazzo dell’1 è gravemente ferito. La mano mozzata dai ratti si è infettata, i tagli procurati dai vetri infranti gli sfregiano il viso e nella caduta si è slogato una caviglia.
È il primo a prendere ciò che gli serve: medicine, cibo e acqua.
Si ritira nei vicoli e la ragazza del 3 si fa avanti, prende uno zaino ma il ragazzo del 10 la attacca. Lei non si è ancora del tutto ripresa dai morsi dei ratti, cade a terra ma con un calcio si libera del suo aggressore e scappa via a mani vuote.
La ragazza dell’8, approfittando della confusione e del fatto che il ragazzo del 10 sia ancora a terra, si lancia su uno degli zaini, ma lui è più veloce, la trascina a terra e la soffoca usando lo stesso zaino che la ragazza stringe fra le mani, spingendoglielo contro il viso come se fosse un cuscino.
A quel punto fa scorta di tutto ciò che gli serve e poi scappa via.
Ormai sono rimasti solo in tre, e i giorni continuano a passare sereni; se continuano così, gli strateghi dovranno intervenire nuovamente.
Un giorno mi sveglio incredibilmente tardi e senza la voglia di fare molto.
In genere a questo punto dei giochi è sempre così, e la stanchezza vince.
Passo ore sotto la doccia e mangio da sola in camera, ordinando più dolci di quanti avrei dovuto…
Presto poca attenzione alla televisione, ma quando la sera mi aggiungo ad Haymitch sul divano, scopro che non è successo assolutamente nulla.
È l’undicesimo giorno, la ragazza del 3 non mette nulla sotto i denti da due ed è ferita, mentre i suoi avversari hanno medicine, cibo e acqua. Non credo che arriverà alla sera…
Molti puntano sul ragazzo del Distretto 1, tanti altri su quello del 10. Pochissimi sulla ragazza.
Quando arriva Chaff, come al solito, io mi allontano e raggiungo di nuovo Velvet.
Adesso è comprensibilmente su di giri…
Mentre discuto con lei, vedo che la mentore del Distretto 3, si sta dando da fare.
Gira fra gruppi di persone mostrando qualcosa, sembra entusiasta… è un po’ strana, ma non è cattiva.
Forse pensa di poter aiutare la sua ragazza.
Quando si accorge che la sto guardando, si avvicina a noi e sento l’accompagnatrice del Distretto 1 irrigidirsi appena.
Wiress mi domanda qualcosa, all’inizio non afferro bene il significato delle sue parole, poi me le ripete e capisco che mi sta chiedendo se per caso ho visto in giro Indigo Cronin – uno degli sponsor che quest’anno si è dato più da fare.
Ci rifletto un attimo, e mi rendo conto che in effetti sì, l’ho visto non troppo tempo fa mentre chiacchierava con Gloss, accanto al bancone del bar.
Subito lei mi ringrazia e si affretta ad andarsene, mentre io torno a guardare la mia amica.
« Lasciala perdere » mi dice Velvet, prendendomi sottobraccio e accompagnandomi verso il rinfresco. « È completamente suonata. Sta cercando di procurare non so che fili per il suo tributo » ride, poi mi passa da bere. « Cibo, acqua, armi. Ecco cosa dovrebbe provare a comprare. Non fili… »
Io la guardo e annuisco assente, in verità sto pensando a come sarebbe diverso essere l’accompagnatrice di un altro distretto.
Uno qualsiasi che non sia il 12 – o l’11.
Con mentori che fanno il loro lavoro senza doverli pregare, nonostante le loro stranezze ed evidenti problemi di salute. Sarebbe tutto più facile e invece mi ostino a non fare domanda per un trasferimento.
Aspetto che siano loro a propormi una promozione, ma se continuo così finirò per restare al 12 per sempre…
E perché la prospettiva non mi sembra poi così tremenda come dovrebbe essere? Forse sento di non meritarmelo veramente… in fondo se non arriviamo mai lontani nei Giochi non è solo colpa di Haymitch.
Devo fare di più…
« Effie? Mi stai ascoltando? »
Annuisco portando il bicchiere alle labbra, e cerco di sorridere, concentrandomi su di lei.
« Stavo dicendo che Christal e Gloss sono appena riusciti a comprare un set di coltelli per il nostro tributo. Non mi sorprende che tutti puntino su di lui… la ragazza era forte ma scarseggiava in cervello. Lui… lui è già un vincitore ».

Meno di sei ore più tardi, mentre io sono di nuovo al mio piano, con il mio mentore e il corpo di Chaff praticamente privo di sensi seduto al tavolo, il suo vincitore salta in aria grazie alla bomba a mano della ragazza del distretto 3, Proxy – bomba creata dal nulla grazie a quello che è riuscita a trovare per strada e ai cavi che le sono arrivati poche ore prima, tramite un paracadute d’argento.
Sinceramente avrei voluto essere con Velvet solo per vedere la sua faccia.
Chaff borbotta qualcosa al suono del cannone e io mi volto a guardarlo, con fare disgustato.
« Haymitch, non può passare la notte qui » è fermo su quella sedia da ore, si è già sentito male due volte e vorrei evitare che finisca per vomitarmi di nuovo sul tappeto.
« Rilassati dolcezza » dice, gettando un’occhiata veloce all’amico mezzo morto – senza riuscire a trattenere un sorriso divertito. « Più tardi lo faccio portare sul suo piano ».
Sbuffo infastidita, la sua presenza mi mette a disagio – non posso togliermi le scarpe, o allentare un po’ la cintura del vestito, o anche solo rilassarmi un pochino sul divano… non finché c’è un estraneo nel mio appartamento. « Non capisco perché Hestia non venga a prenderselo ».
« Perché a lei non interessa » la risposta di Haymitch arriva talmente velocemente che quasi non la registro, me quando sto per rispondere, la voce di Claudius Templesmith cattura la mia attenzione.
Proxy è finalmente uscita dal suo vicolo, armata di bombe e coltelli rubati dal ragazzo del Distretto 1.
Posiziona le mine in punti strategici e poi corre a nascondersi, non appena il ragazzo del Distretto 10 si avvicina alla Cornucopia per sgraffignare del cibo, mette il piede su una di queste e salta in aria, chiudendo finalmente la sessantasettesima edizione degli Hunger Games.
Ho solo il tempo di chiudere gli occhi per un attimo e di tirare la testa all’indietro, prima che il suono dell’ultimo cannone faccia saltare Chaff dalla sedia, disorientato.
Si guarda intorno agitando il moncherino come se fosse un’arma e poi si piega in due, svuotando definitivamente il suo stomaco.
Accanto a me sento Haymitch cominciare una risata, ma il respiro gli si spezza in petto quando riceve una mia gomitata fra le costole.
« Ehi! » si lamenta, ma la mia occhiata lo zittisce.
Mi alzo, ignorando il mentore del Distretto 11 che per quanto mi riguarda potrebbe stramazzare al suolo in questo preciso istante.
Quasi mi dispiace che abbiano fatto pace, almeno prima potevo evitare di dover tornare in camera mia saltellando, per evitare le pozze di vomito.
Cerco di concentrarmi sul fatto che anche quest’anno sia finita, e che nel giro di pochi giorni tornerà tutto alla normalità.

 
A/N2: Ahm, ancora non ho corretto… ma questa prima stesura sono circa 6300 parole. Quindi io evito di dilungarmi in questa nota.
Dico solo che sono successe parecchie cose, spero di non aver messo troppa carne sul fuoco.
Fra Lysander all’inizio, l’aggressione, Plutarch, Wiress e via dicendo…
Non so quando aggiornerò Petrichor, se dopo questo capitolo o se scriverò prima i 68th Hunger Games. Vedrò cosa mi riuscirà più facile :)
Dico solo che durante i prossimi Giochi qualcos’altro di importante sta per succedere, che scatenerà una serie di cose.
Finnick c’entra qualcosa, ma non solo questo.
Grazie mille e alla prossima!
 

x Lily
   
 
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