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Autore: _Fedra_    30/01/2015    9 recensioni
Giurereste mai che le ragazze che abitano al piano di sopra siano in realtà due spietate cacciatrici di demoni?
Con l'arrivo di Claire e Teresa in uno squallido appartamento alla periferia di Roma, la Città Eterna si trasforma in un teatro gotico in cui nulla è più come sembra e anche il più candido angelo di pietra può trasformarsi in un mostro assetato di sangue.
Riuscirà il giovane Raki a sopravvivere in questa nuova realtà?
DAL CAPITOLO 1:
Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire, Priscilla, Raki, Teresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi d'argento'
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Tre.

La cacciatrice di demoni

 
*

 
 
 
 
Claire abbassò lo sguardo sulla creatura tremante raggomitolata ai suoi piedi.
“Va tutto bene. Sei al sicuro, ora”, disse con calma.
In tutta risposta, Raki scoppiò in singhiozzi.
I suoi occhi sbarrati si posavano ora sul cadavere del mostro ora sulla ragazza.
“Perché?”, continuava a gemere. “Perché?”.
“Era da stamattina che ti tenevo d'occhio. Puzzavi di yoma da far venire la nausea. Così ti ho seguito”, proseguì Claire.
Con un gesto secco del polso, ripulì la spada e la mise al sicuro nel fodero assicurato alle sue spalle nude.
“Io...non...Gaia”, Raki aveva preso a dondolarsi avanti e indietro sul pavimento, le braccia strette attorno alle ginocchia.
“Forza, non puoi restare qui”, lo interruppe Claire in tono sbrigativo. “Dobbiamo andarcene”.
Il ragazzo non rispose, continuando a singhiozzare.
“Gaia...”, sussurrò. “Io...non volevo...non volevo...perché?”.
Claire sospirò, fissando quell'essere torcersi nel proprio dolore.
Si era dimenticata di quanto potessero essere deboli, gli umani.
Peccato che in quel preciso istante aveva ben altro da fare che stare dietro ai suoi piagnistei.
“Senti, mi dispiace per quello che hai dovuto vedere, davvero. Però adesso dobbiamo andarcene. E alla svelta”, disse con decisione.
Raki non si mosse.
Claire sbuffò, andando in cucina e tornando con un pacchetto di fiammiferi tra le mani.
“Ascolta, ragazzino, io qui sto lavorando”, riprese mentre afferrava quaderni e pezzi carta e li appallottolava sul letto, a pochi centimetri dal cadavere. “Ergo, non complicare la situazione e fai come ti dico”.
In tutta risposta, il ragazzo rimase immobile.
“Ultimo avviso”.
Claire accese un fiammifero e lo avvicinò alla pila di cartacce ammonticchiate sulle coperte.
Le fiamme divamparono all'istante.
Raki lanciò un grido di sorpresa, gli occhi sbarrati, mentre il fuoco si propagava a vista d'occhio nella stanza, divorando i mobili di legno chiaro e la carta da parati a fiori, i libri di storia dell'arte e i pupazzi ammonticchiati sulle mensole.
Claire balzò prontamente verso la finestra aperta.
“Insomma, che cosa aspetti a scappare?”, gli gridò, indicandogli la porta con il capo.
Ma Raki non si mosse di un millimetro.
A quanto pareva, in quel momento era talmente sotto shock da essere immune persino agli istinti di sopravvivenza.
Sarebbe morto nell'arco di pochi minuti.
E ciò avrebbe significato un sacco di grane sul lavoro per Claire.
“Stupido umano”, ringhiò la ragazza scattando in avanti e scavalcando le fiamme.
Non ebbe alcuna difficoltà a sollevare Raki tra le braccia e arrampicarsi sul davanzale della finestra, saltando nel vuoto.
L'aria della sera li accolse nel suo abbraccio gelido mentre volavano giù, atterrando dolcemente sul marciapiede illuminato dalla pallida luce dei lampioni.
Le fiamme avevano ormai raggiunto la finestra e un denso fumo nero aveva preso ad avvolgere la via nella sua stretta pestilenziale.
Alcuni vicini si erano affacciati dai balconi, gridando e indicando l'incendio.
Una signora in pantofole aveva appena chiamato i vigili del fuoco.
“È questa la tua macchina?”, domandò Claire indicando l'utilitaria parcheggiata di fronte al portone.
Raki annuì debolmente, più pallido che mai.
La ragazza lo trascinò verso l'automobile, costringendolo ad aprirla e a infilarsi nell'abitacolo.
“Su, vai prima che arrivi gente!”, gli ordinò.
I primi inquilini avevano raggiunto il portone e ora guardavano con aria preoccupata le fiamme propagarsi dal fianco del loro palazzo.
Raki però non sembrava essere in condizioni di compiere qualsiasi azione.
Fissava il vuoto con gli occhi sbarrati, le mani appoggiate sul volante senza stringerlo.
“Capito, va'”, ringhiò Claire spazientita, spalancando la portiera. “Spostati”.
Fu un'impresa costringere il ragazzo ad alzare il sedere e a rannicchiarsi sul sedile del copilota.
E fu altrettanto difficile per Claire entrare nell'abitacolo con il suo metro e novanta di altezza, gettando la spada sui sedili posteriori.
Nel frattempo, l'intero condominio si era riversato sulla strada.
Per fortuna, erano tutti troppo occupati a fissare l'incendio per fare caso a loro.
Dopo aver allontanato il più possibile il sedile dal volante, Claire mise in moto.
L'utilitaria gemette mentre inseriva la frizione prima di schizzare via nella notte.
Un attimo dopo, l'ululato delle sirene riempì l'aria ma ormai la ragazza era lontana.
Nemmeno cinque minuti dopo stavano già correndo sulla tangenziale.
“Tutto bene?”, domandò Claire non appena superarono i cavalcavia.
Raki non rispose.
Se al suo posto ci fosse stato un pupazzo, sicuramente sarebbe stato molto più loquace di lui.
Claire si morse la lingua.
“Senti, mi dispiace per la tua ragazza, davvero”, fu la frase di circostanza più umana che le venne in mente.
Raki continuava a restare sepolto nel suo silenzio.
A ogni incrocio, il suo colorito si faceva sempre più pallido.
“Ehi, sei ancora vivo?”, domandò improvvisamente Claire, sterzando bruscamente a sinistra nel superare una Smart.
In tutta risposta, Raki fece una smorfia orribile.
Solo allora Claire si ricordò dove aveva già visto quell'espressione.
Fece appena in tempo ad accostare, che il ragazzo vuotò sul marciapiede tutto quello che aveva mangiato nelle ultime ore.
Claire restò a fissarlo dall'abitacolo.
Gli ricordava vagamente Maleficat quando ingoiava le palle di pelo.
Solo che quella visione era decisamente più disgustosa.
“Ehi, laggiù! Tutto bene?”.
Raki era chino sul marciapiede, ansimando.
Claire scese dalla macchina, avvicinandoglisi a grandi passi.
Povera piccola creatura, pensò.
Inavvertitamente, gli mise una mano sulla spalla.
“Su, su, ora passa tutto. Passa tutto”, gli disse.
Al tatto, le sue membra tremavano dalla testa ai piedi.
Era ancora sotto shock.
Claire alzò gli occhi.
Nel suo campo visivo lampeggiò l'insegna al neon di un bar a pochi metri da loro.
“Coraggio, ora ci penso io”.
Raki non oppose alcuna resistenza nel momento in cui Claire lo afferrò da sotto le ascelle e lo trascinò di nuovo in macchina, adagiandolo sul sedile anteriore.
“Non ti muovere. Torno subito”, gli ordinò prima di avviarsi a grandi passi verso il bar.
Pochi minuti dopo, tornò con un bicchiere di carta colmo di qualcosa di caldo e fumante.
“Bevi. Ti farà bene”, disse avvicinandolo alle labbra disidratate del ragazzo.
Lui le strinse leggermente.
“Per favore”.
Sembrò trascorre un'eternità prima che riuscisse a trangugiare un solo sorso.
Claire restò al suo fianco, osservandolo in silenzio.
Quando ebbe finito, ripose il bicchiere semivuoto sul cruscotto.
“Va meglio, ora?”, chiese.
Raki non rispose.
“Che cos'era?”, domandò dopo alcuni minuti, lo sguardo rivolto fuori dal finestrino.
“Uno yoma, un demone mangiatore di carne umana. Sei stato molto fortunato, questa sera”,  rispose Claire con calma.
Il ragazzo gemette.
“Gaia era un mostro?”, domandò poco dopo, voltando il capo verso di lei.
“No. Quella non era Gaia. Non lo era più da molto tempo”.
“E allora cos'era? Perché aveva il suo aspetto e la sua voce?”, Raki deglutì prima di continuare. “Perché mi ha baciato?”.
“Gli yoma tendono ad assumere le sembianze e i ricordi degli umani che divorano. Ecco perché riescono a mimetizzarsi tra di voi senza che ve ne accorgiate”, spiegò Claire. “Quel demone avrà sicuramente percepito il legame che vi univa e l'ha usato per arrivare a te”.
Raki soffocò un singhiozzo.
“Quindi Gaia è...?”.
“Mi dispiace”.
Il ragazzo rovesciò il capo all'indietro, tirando su con il naso.
“Quanto tempo fa?”, chiese.
“Dipende. Forse dall'inizio dell'estate. È da allora che sono iniziate le sparizioni. Probabilmente è andata in vacanza in qualche posto infestato dagli yoma e uno di loro ha usato il suo corpo per venire qui, dove sicuramente avrebbe trovato più prede a disposizione”.
Raki represse a malapena un singhiozzo.
“Bevi. Ti farà passare il dolore”, lo esortò Claire, porgendogli quello che restava della tisana.
Il ragazzo vuotò il bicchiere come se si fosse trattato di qualche potente alcolico.
“Perché l’hai ucciso?”, domandò qualche istante dopo.
“Sono stata incaricata dall’Organizzazione per cui lavoro”.
“Organizzazione?”.
“Voi umani ci chiamate Claymore. Siamo delle guerriere incaricate di uccidere gli yoma che infestano i vostri centri abitati. Io e mia sorella siamo arrivate ieri a seguito degli omicidi avvenuti negli ultimi mesi”.
“Hai una sorella?”.
Al solo pensiero dell’esistenza di un’altra creatura simile a Claire, Raki rabbrividì.
“Oh, siamo in tante. C’è sempre troppo lavoro da fare e troppe poche guerriere a disposizione”, rispose la ragazza ridacchiando.
“Troppo lavoro? Perché, quanti mostri ci sono in giro?”.
“Molti di più di quanto tu possa immaginare. Sta’ tranquillo, almeno per quanto riguarda questa città non c’è più alcun pericolo. Il mio lavoro qui è finito stanotte. Domattina potrai dimenticare tutto”.
Raki posò nuovamente il bicchiere sul cruscotto.
“Ti ho sconvolto, vero?”, domandò Claire.
Il ragazzo annuì.
“Perché hai dato fuoco all’appartamento?”, domandò.
“Fa parte del Protocollo del 1473. Gli umani non devono sapere dell’esistenza degli yoma o dell’Organizzazione. Perlomeno non la gente comune, perché farebbe troppe domande. Bisognava cancellare le prove. In ogni caso, l’Organizzazione provvederà a risarcire quanto prima i famigliari di quella ragazza”.
“E allora perché mi stai dicendo queste cose? Io non dovrei restare all’oscuro di tutto questo?”.
“Tecnicamente dovresti. A rigor di logica, mi converrebbe tagliarti la testa subito, ma non posso per via dell’articolo 1 della Costituzione Claymore del 5000 a. C. che mi impedisce di uccidere gli umani. Se fossi stato una ragazza, ti avrebbero subito arruolato nell’Organizzazione. Ma vedo che sei un tipo intelligente e so che conserverai con cura il segreto”.
Claire gli rivolse un’occhiata talmente eloquente, che Raki avvertì tutti i capelli rizzarsi sulla nuca.
Solo allora li vide.
“Ehi! Ma tu hai gli occhi d’argento!”, esclamò indicandole il volto.
“Eh, già. Non so se te ne eri accorto, ma io non sono un essere umano”, ridacchiò Claire.
“Ah, no? E allora…cosa sei?”.
“Sono un mezzo yoma”.
“Cosa?!”.
La ragazza sorrise.
“Non temere. Ho solo ereditato la forza e i poteri di un demone, ma la mia mente è assolutamente umana. Ecco perché sono nettamente superiore ai miei avversari”, spiegò.
Raki continuava a fissarla con gli occhi sgranati per l’ammirazione.
“Ovviamente, quando sono a caccia in posti affollati come le metropoli, devo trovare il modo di camuffarmi. Di solito uso le lenti a contatto, come quelle che avevo stamattina. Un tempo l’Organizzazione ci faceva assumere dei farmaci che ci rendevano simili agli umani, ma alla fine i nostri poteri risultavano decisamente compromessi”.
“Da quanto tempo esiste questa Organizzazione?”.
“Da sempre. Sei uno storico dell’arte, dovresti saperlo che i demoni hanno sempre fatto parte delle vostre paure più recondite”.
“Anche tu eri un umano, una volta?”.
“Sì. Tanto tempo fa”.
“Quanto?”.
Claire sorrise.
“Sai, a quest’ora potrei essere tua nonna. Per una Claymore, sono ancora una ragazzina”, commentò.
“E sei di origine francese?”.
“Mia madre”.
Lo sguardo di Claire si fece improvvisamente vacuo, segno che le confidenze erano finite.
“Senti,”, aggiunse con decisione “sei un ragazzo davvero simpatico, ma ora devo andare. Sicuramente, in questo momento ci sarà qualche altro yoma affamato di interiora in giro per il mondo in attesa del nostro intervento. Sarà meglio che rientri alla base, prima di levare le tende”.
“Quindi te ne andrai?”.
“Il mio compito è finito. Di solito non mi piace restare a fare la turista”.
Lo sguardo di Raki si velò di delusione.
“Che c’è?”, domandò Claire.
“Io…niente”, balbettò lui. “Volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita”.
“Risparmia le frasi di circostanza. Sappi che l’ho fatto solo perché sono stata incaricata dai miei superiori. Piuttosto sono io che ringrazio te per aver tenuto lo yoma occupato a sufficienza da non accorgersi del mio arrivo”.
Raki abbassò lo sguardo.
“Claire, posso farti una domanda?”, chiese dopo un po’.
“Spara”.
“Quel bacio…è stato il demone, vero?”.
La ragazza fece una smorfia enigmatica.
“Non è nella natura di uno yoma provare questo tipo di sentimenti. Se l’ha fatto, è stato solo perché aveva ancora i ricordi e le emozioni di Gaia nel suo organismo”, rispose. 
Raki abbassò lo sguardo.
“Quindi Gaia provava davvero qualcosa per me”, commentò a voce bassa.
“Davvero non te ne eri accorto? Io ero convinta che steste insieme!”.
“Io…credevo che fosse solo una grande amica, tutto qui. Mai avrei pensato che potesse provare una cosa simile”.
Il ragazzo scoppiò in singhiozzi, nascondendo il volto tra le mani.
“Io le volevo bene, Claire!”, gridò. “Davvero, era una delle persone più care che avessi al mondo! Ma non avrei mai pensato che potessi piacerle. Il fatto è che lei…era un’amica…solo un’amica…oh, cosa sto andando a pensare!”.
Claire gli mise subito una mano sulla spalla, annuendo comprensiva, per quanto un mezzo-demone potesse esserlo.
“Allora è meglio che le cose siano andate così. L’avresti persa comunque, un giorno. Non poteva dirti addio in un modo migliore”, disse piano.
Raki annuì, incapace di trattenere le lacrime.
“Sei stanco e hai bisogno di riposo. Domani andrà meglio, vedrai. E dopodomani meglio ancora. Sai, voi umani avete il tempo dalla vostra. Vi aiuta a dimenticare. E ciò che dimenticate diventa perdono”.
Non sapeva come, ma senza volerlo aveva citato le stesse parole che Teresa aveva detto a lei molto tempo prima, quando era stata appena trasformata.
Raki levò lo sguardo, respirando a fatica.
Sembrava l’ombra di se stesso.
“Ti accompagno a casa. Dove abiti?”, chiese Claire.
“Non lontano da qui”, rispose il ragazzo debolmente.
“Allora andiamo. Qui stai solo prendendo freddo”.
Claire riaccese il motore, cercando di guidare il più piano possibile.
Il traffico procedeva a singhiozzo, mettendo a dura prova la sua pazienza.
Se ci fosse stata Teresa al suo posto, pensò con un sorriso, sicuramente di lì a poco avrebbe scatenato un vero pandemonio.
Per tutto il tragitto, Raki non proferì parola.
Se ne stava rannicchiato sul sedile anteriore, scoccandole di tanto in tanto qualche occhiata intimorita e indicandole la strada per monosillabi.
Alla fine, parcheggiarono di fronte a una palazzina non lontana da San Giovanni.
“Grazie del passaggio”, disse il ragazzo una volta parcheggiato.
“Ti ho già detto di non ringraziarmi. Se l’ho fatto, è stato solo perché non sei nelle condizioni di guidare e se per caso andavi a sbattere avrei avuto un po’ di problemi sul lavoro, tutto qui”, rispose Claire laconica.
Incredibilmente, Raki le abbozzò un sorriso; poi scese dalla macchina.
Anche Claire scese, raccattando la sua spada e facendo per allontanarsi.
“È stato un piacere, Raki”, disse porgendogli le chiavi. “Sicuramente, ricorderai giornate decisamente migliori di questa. Addio!”.
La ragazza fece per avviarsi verso casa, quando improvvisamente si fermò, la nuca che le formicolava in preda a una sensazione sgradevole.
Come sospettava, nel momento in cui si voltò Raki era ancora in piedi in mezzo alla strada, fissandola con aria imbambolata.
“Dai, torna dentro o ti prenderai un accidente con questo freddo!”, esclamò, in barba al suo mini-abito.
Raki non si mosse.
“CLAIRE!”, gridò un attimo prima che sparisse dietro l’angolo.
La ragazza si immobilizzò sul marciapiede con un piede sollevato a mezz’aria.
Nessun essere umano estraneo all’Organizzazione l’aveva chiamata per nome prima d’ora.
Si voltò lentamente.
“Che c’è?”.
Raki aveva ricominciato a tremare.
“Non andartene”, sussurrò.
“Su, vai a casa. Non corri più alcun pericolo”, gli intimò lei senza troppi complimenti.
Il ragazzo scosse il capo.
Evidentemente, non era abituato a subire l’attacco di un demone tanto spesso.
Claire sospirò, tornando indietro.
“C’è qualcuno a casa?”, chiese.
“No. I miei non torneranno prima delle nove e mio fratello Zaki lavora in un bar fino a tardi”.
“Capito, ti accompagno di sopra. Non vorrei che mi cadessi dalle scale”.
Con un sospiro rassegnato, Claire lo scortò fino al suo appartamento al terzo piano.
Entrarono in una casa semplice e ordinata, che profumava di pulito.
Raki divideva la camera con il fratello maggiore, occupata per metà da un grande letto a castello.
Le pareti e la scrivania erano ingombre di appunti, libri e foto.
Una di esse, appiccicata allo schermo del computer, ritraeva Raki il giorno della laurea.
Aveva un sorriso da orecchio a orecchio al disotto della corona di alloro ed era circondato da ragazze.
Gaia era in bella vista al suo fianco, stringendogli affettuosamente un avambraccio.
Raki si levò le scarpe e crollò sul letto ancora vestito.
Era visibilmente distrutto.
“Ora mi lasci andare o no?”, chiese Claire in tono esasperato.
Il ragazzo non rispose.
“Cerca di riposare. Se ti fa stare tranquillo, aspetterò di là il ritorno dei tuoi genitori ma non oltre. Chiaro?”.
Raki annuì nervosamente.
“Grazie ancora, Claire”, sussurrò.
“Un altro grazie e ti taglio la testa”, rispose lei con un sorriso complice.
Poi, prima ancora che il ragazzo potesse trattenerla oltre, si rifugiò all’ingresso, sedendosi sul pavimento.
Restò in ascolto nel buio, fino a quando non udì il respiro di Raki farsi più profondo e regolare.
Finalmente!, pensò con sollievo.
Si avvicinò alla porta della sua camera da letto in punta dei piedi, sbirciando all’interno.
A quanto pareva, il ragazzo dormiva così profondamente che in quel momento neppure le cannonate avrebbero potuto svegliarlo.
Claire sorrise.
Nonostante fosse un tipo strano e dannatamente stupido, alla fine lo trovava simpatico.
A quel pensiero, trasalì.
Dove aveva già sentito quelle parole?
Un altro passo e ti prendo a calci.
Prima ancora che se ne fosse resa conto, Claire era già sgusciata fuori dalla finestra come una ladra.




Prima cosa: vi amo!
Davvero, siete i lettori più fantastici che si possano desiderare.
Non credevo che questa storia potesse piacere così tanto, nè che potesse ricevere così tante visite e commenti positivi * e pensare che volevo cancellarla dal mio computer...dico, CANCELLARLA! *
E inoltre ringrazio in particolar modo quelli tra voi che mi stanno dando un sacco di spunti e di idee per farla crescere ancora di più, approfondendo alcuni aspetti che altrimenti avrei tralasciato.
Insomma, io e i personaggi * tra cui Raki, appena rinvenuto a suon di sberle * vi porgiamo la nostra più sentita gratitudine.
Essendo sopravvissuta all'esame * tra l'altro andato benissimo! * mi sono voluta scatenare con quest'utlimo capitolo, rendendolo un po' più lungo del solito.
Spero solo di non avervi annoiati o essere stata troppo pesante * cercate anche di mettervi nei panni di Raki, partito per friendzonare l'unica ragazza che se lo sia mai veramente filato (per dirla alla romana) e trovatosi invece ad avere a che fare con un demone affamato delle sue interiora *
Sono rimasta molto colpita dal fatto che molti di voi si siano affezionati al personaggio di Gaia.
Devo confessare che all'inizio mi ero ispirata a più di un personaggio negativo quanto reale, ma alla fine, per una serie di ragioni, ho deciso di metterci dentro un piccolo frammento di me.
Penso che non potevo dirgli addio in un modo migliore, tanto per citare Claire.
Ma ora basta con i sentimentalismi, passiamo ai ringraziamenti veri e propri! ;)

Per le recensite: bienchen * bentrovata! *, la mia sorellona Angelika_Morgenstern, i mitici Alan Kall e Uzumaki_Devil_Dario, e infine la simpaticissima SognatriceAOcchiAperti

Per le preferite: Angelika_Morgenstern AlanKall

Per le seguite: bienchen Uzumaki_Devil_Dario

L'aggiornamento tornerà come sempre venerdì prossimo.
Dovessero esserci variazioni, vi manderò un messaggio direttamente su efp oppure potete dare un'occhiata alla mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra?fref=photo
Se vi va di aggiungermi agli amici, mi trovate sotto il nome di Fedra Efp * per ora ci sono solo io, a differenza del mio vero nome, che ha tantissime omonime sparse per il centro Italia *

Un abbraccio e a presto :)

Vostra,
F.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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