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Autore: Tisyid    30/01/2015    1 recensioni
Il liceo si sa non è mai facile, un tipo come Sherlock come potrebbe affrontare i compagni, i progetti, le feste...Moriarty? , si lui è ovunque ma ovviamente anche John dà il suo grande contributo,
Dal testo:
John
Io e Sherlock arriviamo a tavola ad accoglierci un sorriso esagerato da parte di sua madre, mi guarda come un perito d'arte guarderebbe uno dei tanti quadri importanti sistemati sul salotto della donna.
- Allora John parlaci un pó di te.
- Non c'è molto da dire.
Guardo in basso imbarazzato.
- Sei di queste parti?
- Sì in effetti abito qui vicino.
Bevo un sorso d'acqua.
- Hai una ragazza?
Sputo l'acqua sorpreso dalla domanda, il padre di Sherlock mi guarda con compassione. Ma tutti gli Holmes sono così delicati nel parlare?.
- No non ho una ragazza.
Guardo Sherlock che sembra alzare gli occhi al cielo scocciato.
Genere: Comico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harriet Watson, Jim Moriarty, John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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John 

Quando l'autobus finisce il tragitto inizio ad incamminarmi verso l'uscita muovendomi a zig zag  tra i ragazzi, quando la mia attenzione si sposta sulla scena che sta avvenendo a pochi metri da me, il ragazzo di prima James sembra avere un'aria furiosa, viene verso di me per poi spingermi indietro per lasciarlo passare. Cerco di uscire dal veicolo tra calci e le spinte che ormai ricevo un po’ ovunque finché finalmente non sono fuori. 

 Mi incammino verso l'entrata della scuola notando di non essere l'unico sull'orlo del ritardo, mi guardo in giro un ultima volta cercando volti a me familiari e una ragazza dai capelli rosse attira la mia attenzione sembra andare di fretta, guardo l'orologio , tardi o no, io non ho voglia di correre sono ancora stanco per la corsa di stamattina. Dietro di me il ragazzo che era seduto accanto a James sull'autobus mi sorpassa correndo in classe. 

 Nel corridoio per arrivare alla mia classe si affaccia l'aula di mia sorella, do uno sguardo veloce senza soffermarmi troppo, noto che sta parlando con un ragazzo, non prendo i dettagli e mi dirigo in classe aumentando il passo. Finalmente attraversata la soglia dell'aula, cerco velocemente un posto, finché non ne vedo uno in fondo all'aula, perfetto non attirerò molto l'attenzione lì. Mi dirigo a passo svelto verso quel banco per poi andarmi a  sedere, appoggio a terra la cartella per poi prendere il cellulare e sistemarlo sul banco.

-Ciao io mi chiamo John. 

Saluto il ragazzo accanto a me che sembra più interessato ad osservare ciò che accade all'esterno, si volta e in un attimo mi trovo di fronte due occhi gelidi che indagano ogni minimo particolare di me.  

-Sherlock Holmes.  

Si limita a dire dopo aver finito di osservare ogni mio particolare, tento di continuare un discorso quando il ragazzo dai capelli ricci mi precede.  

-Sei sicuro?  

-Sicuro di cosa?  

-Di volerti sedere qui, ci sono altri posti liberi  

-Si, non vuoi compagni di banco? 

Rispondo alzando un sopracciglio.  

-Non ho detto questo. 

Risponde freddo riportando lo sguardo all'esterno e ogni tanto sbircia il cellulare. 

-E allora come mai la domanda?  

-In genere le persone non vogliono stare con me. 

-Perché?  

Che domanda stupida, perché sono così inopportuno, tanto ormai lo detto. Sherlock si volta alzando un sopracciglio e guardandomi un ultima volta come stesse cercando qualcosa. 

-Perché le persone sono stupide e non mi sopportano suppongo.  

Ora la cosa inizia davvero a confondermi provo ad analizzare anche io il suo comportamento con scarsi successi, vorrei capire se parla seriamente o scherza.Sembra un tipo sveglio, viene da una buona famiglia a giudicare dai vestito e poi?. 

-Noi non ci conosciamo come fai a dire che non ti sopporterò?  

-Eri molto agitato ieri sera, non devi essere abituato hai cambiamenti, non dai molta importanza a gli oggetti di valore, sei un tipo chiuso a giudicare dal tuo comportamento di poco prima. Hai un fratello e appartieni a una famiglia piuttosto povera, credo di conoscerti abbastanza.   

Sento il cuore accelerare i battiti e noto le mie pupille dilatarsi guardando il mio riflesso alla finestra cerco che dire che mi ha sorpreso è poco, credo di essere anche spaventato 

-Co-Come ha-hai... 

Balbetto qualcosa di incomprensibile ma lui sembra capire all'istante cosa voglio chiedergli. 

-Hai le occhiaie non sei andato a letto molto presto, eri agitato. Hai cercato immediatamente con lo sguardo un posto libero anziché presentarti hai compagni come hanno fatto molti, hai un fisico forte di conseguenza puoi difenderti senza il minimo sforzo ma il tuo carattere non ti permetterebbe di fare male a nessuno a meno che non fosse necessario, poi sei venuto in fondo alla classe forse per passare inosservato non ami stare al centro dell'attenzione. Ah il tuo telefono e ridotto piuttosto male non devi tenerci più di tanto inoltre è inciso un nome "Harry", ed evidente che appartieni ad una famiglia povera dai vestiti, non sono nuovi anche se piuttosto bene curati. 

 Quel ragazzo inizia a preoccuparmi non so se è una cosa negativa, c'è qualcosa in lui che mi attrae a se, qualcosa che mi costringe ad ascoltare ogni singola parola, a pendere dalle sue labbra, ora che ci penso neanche gli insulti non sembravano un'offesa detti da lui.  

-Fantastico  

Dico senza neppure accorgermene, sono davvero scioccato dalle parole di quel ragazzo. 

-Cosa? Sul serio?  

Il viso di Sherlock muta espressione per pochi istanti, per pochi minuti i suoi occhi glaciali sembravano confusi, lo guardo come per cercare di capire il motivo del suo stupore, insomma era  fantastico come con dei piccoli dettagli abbia descritto una parte della mia vita.  

-Certo, è fantastico cosa c'è di strano?  

-Di solito le persone hanno due reazioni differenti quando parlo di loro e sono sicuro che nessuno mi abbia mai fatto un complimento.  

-Che reazioni hanno allora?  

-O mi insultano o mi picchiano  

Lo dice con totale indifferenza  

-Sul serio?  

Non riesco a trattenere un sorriso causato soprattutto dall'indifferenza di quel ragazzo. 

-Ora che ci penso a volte entrambi le cose. 

Alza gli occhi al cielo come per ricordare qualcosa ed io scoppio a ridere. 

-Cosaa?  

Le parole escono dalla mia bocca senza neppure chiedere il permesso.  

-Una donna sulla cinquantina con un borsa con delle borchie, le avevo solo detto che il marito la tradiva, credo di aver scatenato la sua ira nessuno fino ad allora aveva mai usato una borsetta come arma.  

Ricomincio a ridere come un pazzo e vedo lui accennare un sorriso.  

  

James 

Vedo qualche gruppetto entrare e mi incammino verso la porta, spero solo che questa giornata finisca presto. Entro in classe sbattendo contro un ragazzo che sta entrando, cerco un posto libero approfittando del momento per osservare i compagni con i quali passerò cinque anni, per poi precipitarmi a sedere.  

-Hey  

Oddio quella petulante voce, no fa che non sia lui, mi volto lentamente provando a  convincere me stesso di essersi sbagliato.  

-Hey James   

Di nuovo quel ragazzino Patrik, Phil o come diavolo si chiamava. Ho bisogno di un coltello mi guardo attorno alla ricerca di un'arma, ma le cose più pericolose in questa aula sono la prof sovrappeso dai capelli bianchi che con tanto di registro abbracciato sembra intenta a parlare con il preside sulla soglia della porta e i cancelletti della lavagna.  

-Mi siedo accanto a te. 

Distolgo i pensieri di omicidio a lui rivolti quando mi accorgo che si è seduto vicino a me. Ok rilassati forse ci sono ancora posti liberi, forse puoi ancora scappare prima di ucciderlo a suon di cancelletti, mi alzo cercando con lo sguardo un altro posto nella stanza ma neppure il tempo di guardarmi intorno che la campanella suona. Fantastico, la prof rientra urlando e ci ordina di sedere, ora che ci penso non sarebbe male come arma, guardo Anderson sogghignando e lui ricambia sorridendo, butto la testa indietro notando due ragazzi, uno dai capelli corvini e l'altro biondo cenere, ridere. Credo proprio che sarà un lungo e faticoso anno. 

   
 
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