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Autore: giapponesina6    30/01/2015    0 recensioni
Sono tornata con una nuova storia. Tratto di nuovo i miei personaggi preferiti.
Lui, lei, una giornata di pioggia, un’immagine sbiadita, una lacrima. L’addio.
La storia si svolge in diverse sfere temporali. il corso degli eventi non è consecutivo, si va dal presente al passato, in modo che certi avvenimenti vengono capiti in seguito con ciò che però è accaduto prima. Spero di non confondere le idee, è la prima volta che provo questa tipologia di scrittura, speriamo ci riesca. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Misty, Serena, Tracey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Angolo Dell'Autrice:

Ecco postato il mio secondo capitolo. Per stasera è tutto. Spero di avervi incuriosito.


Maggio 2006
 
Ormai fuori era buoi pesto e Serena non era ancora rientrata in albergo. Lui non faceva altro che guardare dalla finestra e aspettare il suo ritorno.
Aveva esagerato.
Del resto lei era sempre così disponibile con lui.
< Ma perché diamine l’ho fermata? Cosa mi è passato per la mente > prese a scalciare una sedia.
Era sicuro di aver voltato pagina di averla dimenticata. Ormai non ci pensava più, anche perché quando lo faceva si sentiva morire dentro.
A quel pensiero la porta della stanza si aprì.
< Serena? >
La ragazza era ancora evidentemente scossa e infreddolita.
Aveva lo sguardo basso e si mordeva nervosamente il labbro.
Lui non aggiunse altro e l’attirò a sé.
Lei si lasciò abbandonare tra le sue braccia e prese a piangere energicamente.
Lui ancora una volta si sentì tremendamente in colpa.
Passarono secondi, minuti forse ore in quella posizione senza parlare.
Lui continuava a stringerla e lei continuava a singhiozzare.
Furono le sue parole a spiazzarlo.
< Ti amo Ash. >
Un leggero senso di nausea prese il sopravvento. Lui non si aspettava una simile rivelazione.
Non disse nulla.
Ma lei avvertì che la sua presa diventava sempre più debole.
 
 
Gennaio 2005
 
 
Ed ad un tratto lei provò quella spaventosa sensazione di aver perso, per sempre, quello che aveva sempre desiderato, ma che non ho mai avuto.
 
 
Dicembre 2004
 
Era uscita di casa come una furia, dimenticandosi di prendere una felpa o un giubbotto. Tutti gli occhi dei passanti erano su di lei. Lo sarebbero stato di sicuro anche i suoi.
Doveva apparire come una matta, con occhi tanto rossi e stanchi di piangere e in canotta sotto la neve.
Ma stranamente non aveva freddo.
Il sangue le ribolliva nelle vene.
Non ne poteva più di questa storia.
Ogni momento senza lui era una tortura.
Lei doveva rivederlo.
Lei aveva bisogno di Ash.
 
 
Maggio 2006
 
Finalmente Serena si era tranquillizzata. Aveva preso a respirare normalmente, anche se gli occhi erano ancora segnati da quel pianto. Lui le portò una fumante tazza di tea per poi sederle accanto.
< Ti devo delle scuse Serena >
< Non parliamone più ti prego > le era ritornato il magone.
< Hai ragione > tentò di sorriderle, ma lei non riuscì a ricambiare.
< Non devi avere paura del presente Ash. Ci sono io con te >
Questa volta non fermò le sue labbra, che si posarono così avide su quelle di lui. Si lasciò assaporare dalla ragazza.
Lui le era debitore, ma il presente lo terrorizzava, perché il passato  lo aveva letteralmente consumato.
 
 
Gennaio 2005
 
Intorno a lei il silenzio, nel suo cuore il vuoto. A testimoniare quel dolore solo il cielo, che per ironia del destino anche lui non cessava di piangere.
 
 
Dicembre 2004
 
Tracey era in trepidazione. La ragazza era uscita senza dir nulla, e con le lacrime agli occhi. Era stufo di doverla vedere in quello stato. Doveva mettere fine a quell’assurda storia.
La ragazza maggiore gli porse una tazza di tea.
< Daisy sono così preoccupato per lei >
< Lo so, lo sono anch’io cosa credi. Forse questa volta ho esagerato >
< Tu lo hai fatto solo per lei. Misty non ragiona quando si tratta di lui >
< Cosa possiamo fare Tracey? >
Ora anche lui avvertiva il tono preoccupato della ragazza. Strinse i pugni con tutta la forza che aveva in corpo, tanto da procurarsi una lieve ferita sul palmo della mano.
< Ci penserò io > furono le sue ultime parole per poi essere interrotti dal suo rientro.
Misty non degnò di uno sguardo i due, sgattaiolò in perfetto silenzio in camera sua.
 
 
La ragazza alzò il volume della radio per cercare di coprire i suoi pensieri che rimbombavano nella testa.
Era stremata da tutto e tutti.
Prese a soffocare le sue lacrime sul cuscino ancora una volta.
Poi la sua attenzione fu rapita da una foto.
Quella foto ritraeva lei e Ash, tempi addietro.
Eccolo il battito dal passato.
Quel brivido lungo la schiena.
Lei lo amava terribilmente.
Prese quel ritratto tra le sue mani e con le dita prese a sfiorare la sua figura.
Era così bello. A riportarla in quella stanza fu il giovane ragazzo che stava bussando con insistenza alla sua porta.
< Misty posso entrare? >
< Non ho voglia di discutere >
Il ragazzo lo interpretò come un si ed aprì la porta.
Vederla su quel letto con in mano quella foto gli provocò una fitta allo stomaco.
Lei lo capì e la ripose in un cassetto.
< Non hai mangiato nulla > disse per rompere l’imbarazzo.
< Non ho fame >
< Ho dovuto sostituirti nell’incontro di oggi >
< Diamine l’incontro col ragazzo di Vermilion, me ne ero completamente scordata >si era portata le mani al volto.
< Non dico che devi essere felice in palestra, ma almeno adempiere ai tuoi compiti >
< Hai ragione, non accadrà più scusa > era davvero mortificata.
< Per questa volta passa, ma sei in debito con me. Coraggio fammi un sorriso > il suo tono era diventato quello di sempre.
Del resto lui provava le sue stesse cose, con la differenza che doveva convivere con lei, mentre lei combatteva con la distanza.
Abbozzò un sorriso.
< Ora potresti lasciarmi sola >
Lui acconsentì, con ancora una volta il cuore in frantumi.
 
Gennaio 2005
 
< Mi stai facendo troppo male con queste parole >
< Non immagini quanto me ne hai fatto tu con quel bacio >
 
Maggio 2006
 
Incubi.
Cos’è un incubo? Un sonno tormentato da scene sanguinose. Da mostri pronti a sbranarci.
Di sussulti, paure, ansie e brividi.
No per Ash non era nulla di tutto questo.
Per lui l’incubo vero era svegliarsi e trovarsi senza lei.
Ancora una notte a sognarla.
A sognare i suoi occhi e rivivere quel momento.
Ancora una volta le stesse lacrime.
 
Serena fu svegliata da quelle lacrime.
Erano così pungenti.
In quelle lacrime avvertiva tutto il suo dolore.
Vide la sua nuda schiena. Pervasa dall’istinto l’abbracciò.
Mi avvicinai a lui e, lentamente, feci passare le mie braccia sotto le sue e incrociai le mani sul suo petto.
Sentivo quelle lacrime fredde cadermi sulla pelle. Poteva essere forte quanto voleva, ma in quel momento, era la fragilità ad avere la meglio su di lui.
< Sono qui >
Lui si lasciò cullare dal suo abbraccio e dalle sue parole e finalmente si addormentò.
 
Dicembre 2004
 
Passarono i giorni e fortunatamente per Misty non fu affrontato più l’argomento Ash.
Quel pomeriggio non aveva impegni con la palestra e aveva deciso di dedicarsi agli addobbi natalizi. Era completamente immersa nello scegliere le decorazioni che non si accorse dell’arrivo di Tracey.
< Ti vedo in serie difficoltà >
< Oh Tracey? Non so proprio che colore scegliere >
Lui prese a trafugare negli scatoloni per poi tirarne fuori una sfera rosso fuoco.
< Io direi che questo colore sarebbe perfetto, del resto ricorda così tanto il colore dei tuoi capelli > era come rapito da quell’immagine, lei ancora una volta capì l’antifona.
< Io ero più orientata per un colore freddo. Come questo >
Gli mostrò una sfera dal color del ghiaccio.
Lui le sorrise.
< Fa un po’ come vuoi. Del resto è sempre così > prese a ridere di buon gusto e lei lo imitò.
Poi il ragazzo si alzò per allontanarsi.
< Dove vai? >
< Ho da fare alcune commissioni > le sorrise.
E quel sorriso spiazzò notevolmente la ragazza. Aveva la sensazione che non prometteva nulla di buono.
 
Il ragazzo aveva faticato tanto in quei giorni per riuscire a rintracciarlo.
Sapeva con certezza che si trovava a Kalos, ma sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio. Fortunatamente aveva dei contatti lì, che si erano mossi in ricordo di una vecchia amicizia.
Lui avrebbe solo dovuto inviare loro quella lettera, del resto se ne sarebbero occupati loro.
Imbucò la lettera.
E inspirò a pieni polmoni.
< Finalmente questa storia finirà >
 
Gennaio 2005
 
Poggiò la testa al finestrino dell'autobus diretto all’aeroporto, cercò di trattenere le lacrime, ma non riuscendo nel suo  tentativo, si portò  le mani in volto iniziando a piangere. Le lacrime calde rigavano le sue guancia fredde, provocando una sensazione di bruciore, ma l'unica cosa che davvero bruciava , era il suo cuore distrutto. L'unico rumore udibile, a parte i suoi  singhiozzi, erano i tergicristalli del bus. Non riusciva a capire. Non capiva come aveva potuto fargli una simile cosa.
 
 
Maggio 2006
 
Trascorsero i giorni, le settimane, Ash si era buttato a capofitto nella conquista delle medaglie. Ormai ne mancava solo una e avrebbe preso parte alla lega.
Serena al suo fianco non aveva più toccato l’argomento, aveva deciso di ingerire la pillola e andare avanti. Ash aveva bisogno di lei.
 
 
A chilometri di distanza la ragazza era distrutta. Non usciva, non mangiava non voleva vedere nessuno. La sua persona aveva smesso di esistere da quel maledetto giorno di gennaio.
Era trascorso un anno, ma la ferita nel suo cuore non si era ancora rimarginata. Quelle sono le ferite che non si cicatrizzano mai.
Aveva finalmente realizzato, dopo che l'ennesimo anno di gelo e dolore le avevano scavato le ossa, ormai pericolosamente in rilievo sulla sua pelle, che lui non l’avrebbe voluto vedere mai più.
Aveva faticato a rimuovere quell’odio nei suoi occhi neri dalla sua mente. Forse non avrebbe mai dimenticato le sue parole, ma doveva trovare la forza di ricominciare. Lo doveva almeno alle sue sorelle, che si erano tanto prodigate per lei.
Lasciò il suo letto, che ormai aveva preso la sua forma, diede un pugno sul lavandino, per poi guardarsi la mano.
Non aveva provato dolore.
Ormai era insensibile a quella sofferenza fisica.
Si diede una lavata al viso, ancora segnato per poi scendere in cucina e faticò a trattenere le lacrime.
Fu Daisy a impallidire nel vederla, ormai era più di un anno che sua sorella non lasciava quella dannata stanza.
< Misty? > riuscì a pronunciare con un filo di voce
< Avrei un po’ di fame > disse a denti strette nel tentativo di frenare le lacrime.
Sua sorella si precipitò ai fornelli e preparò subito un po’ di riso.
Le altre due la guardavano in assoluto silenzio e lo stesso Tracey faticava a trovare le parole giuste.
Daisy le porse la ciotola contente il riso e lei prese a ingerirlo con lentezza, il suo stomaco non era più abituato al cibo. In quel periodo aveva faticato a mandar giù anche un singolo boccone.
La ragazza si mise dietro di lei e prese a carezzarle i capelli, anche essi avevano perso di lucentezza.
< Direi che dobbiamo darci un bel taglio >
Lei si limitò ad annuire. Cercò di mandar giù un altro paio di bocconi, ma dovette faticare contro la nausea. Poi si alzò dalla sedia e fece rientro in camera.
 
Fu Tracey a seguirla, la prese per un polso, e al contatto col lei impallidì. Era così magra.
Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
Aveva odiato Tracey con tutta se stessa.
< Per favore Tracey mi fai male >
< Non riesco più a vederti in questo stato >
< Sei tu che mi hai ridotto così. Lasciami in pace >
Quelle parole rimbombarono ovunque.
Nella testa di lui.
Nel cuore di lei.
E in quello delle sue sorelle.
Lui mollò la presa e lei scivolò via, nella sua camera.
 
 Gennaio 2005
 
Lei non aveva niente. Non era più niente.
 
 
Dicembre 2004
 
Finalmente aveva conquistato la sua quarta medaglia. Serena era entusiasta di lui.
< Finalmente un altro tassello è stato messo al suo posto >
< Di questo passo disputerai la lega in brevissimo tempo >
< Voglio realizzare il mio sogno Serena e poi potrò finalmente rientrare a casa > disse con un tono malinconico.
< Ti manca la tua famiglia >
< Già > purtroppo non era solo quello a mancargli, la separazione più forte era stata quella con Misty. Le aveva promesso che sarebbe tornato da lei, ma ormai erano trascorsi quattro anni.
Ma ora la distanza era diventata insostenibile.
Aveva sbagliato tanto in passato. Avrebbe dovuto rivelarle i suoi sentimenti quando ne aveva avuto l’occasione. Ma era così immaturo.
Lei glielo ripeteva sempre, quanto aveva ragione.
Avevano viaggiato tanto insieme, e giorno dopo giorno, sorriso dopo sorriso, se ne era innamorato.
La ragazzina dai capelli biondi notò che si era perso nei suo pensieri gli si avvicinò per poi prendere a fissarlo.
Lui parve accorgersi dei suoi occhi blu puntati su di lui.
< Cos’hai da fissarmi? > disse imbarazzato.
< Nei tuoi occhi, ecco, si vede. È uno di quegli amori che non smettono mai >
< Ma di cosa stai parlando? >
< Si tratta di quella ragazzina dai capelli rossi vero? >
< Misty? Ma cos ac’entra ora? >
< Ecco quando parli di lei, oppure quando ti perdi nei tuoi pensieri, o quando parli di casa tua nei tuoi occhi vi è sempre la stessa luce > aveva le lacrime che scalpitavo a venir fuori.
< Tu sei matta > prese a ridere, ma lei non riuscì ad imitarlo.
< Ash Ketchum? > gli si mise davanti un ragazzo sulla ventina, che non aveva mai visto prima. Lui lo guardò dalla testa ai piedi, per poi andargli incontro.
< Si sono io. Ci conosciamo? >
< Non di persona, ma ho sentito molto parlare di te. Questa è per te > gli porse una lettera.
Lui impallidì nel vedere da dove proveniva. Poi guardò nuovamente quel ragazzo.
Aveva una strana sensazione, che non prometteva nulla di buono.
< Di cosa si tratta? >
< Non ne so nulla, un amico mi ha detto di consegnartela, il mio compito finisce qui. Addio > se ne andò senza lasciare modo di replica.
Lui strinse tra le mani quella busta bianca, che tanto bruciava tra le sue mani.
Poi fu stranito di vedere di chi si trattava.
< Tracey? >
 
Gennaio 2005
 
Era in volo verso Kalos. Vi era una tale confusione intorno a lui. Ripensò a quella scena e di nuovo il sangue prese a ribollirgli nelle vene. E ancora una volta si chiese perché lo avesse fatto.
 
  
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