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Autore: Miss One Direction    31/01/2015    6 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HARRY'S POV.

 
Sfiorai delicatamente il dorso di tutti quei libri sullo scaffale e all'improvviso mi sembrò quasi di essere tornato bambino: intento a contare con estrema innocenza tutti gli ostacoli che si presentavano davanti alle mie dita. Mi divertivo a perdere il conto per poi ricominciare, ci provavo gusto.
Alle mie spalle, invece, Manuela era impegnata a disegnare un qualcosa che non avevo ancora capito: dal disegno originale sembrava un manga ma lei si ostinava a negare, sostenendo che i disegni Tumblr non fossero tutti manga. In risposta avevo alzato le spalle e avevo iniziato a girare per la sua stanza come un bambino curioso.
Sapevo della sua mancanza di oggetti segreti o cose simili, ma mi stavo comunque divertendo un mondo a girovagare per quelle 4 mura.
La libreria era in assoluto la più pazzesca che avessi mai visto: ogni singolo libro era perfettamente posizionato al suo posto, in una precisione quasi inimmaginabile se si pensa alla padrona.
L'intero mobile sembrava come diviso in tre: nella parte superiore erano presenti vecchi libri di scuola, a giudicare dalle copertine rovinate lungo il dorso. Nella parte centrale, corrispondente alla mia faccia, erano presenti romanzi su romanzi: gli stessi che mi divertivo a contare. Infine, ai miei piedi, erano sistemati vecchi vocabolari rovinati, sempre relativi ai tempi della scuola. I tre "reparti" erano separati da tre mensole più piccole con sopra peluche di diverse forme e soggetti, un po' troppi a parer mio...
Avevo già una mezza teoria al riguardo ma non volli dirla ad alta voce: non volevo far sprofondare la mia ragazza di nuovo nel passato, non avrei avuto le palle di affrontare le sue lacrime, non così all'improvviso.
Continuai a contare i libri l'ennesima volta fin quando, arrivato al fatidico numero di 32, non afferrai un romanzo di Nicholas Sparks intitolato Il meglio di me. Lo rigirai tra le mani fino a quando non rivolsi uno sguardo anche a Manuela: era concentratissima, non staccava gli occhi dal foglio... ci mancava poco che non sbattesse nemmeno le palpebre.
In tutta sincerità non mi sarei mai aspettato che la mia ragazza avesse tutte quelle qualità: cantare, ballare, disegnare... Una mini tuttofare, insomma.

- Amore... - la richiamai rimettendo il libro al suo posto.
- Mmh? - mugugnò non staccando nemmeno per un secondo gli occhi dal foglio.

Ve lo avevo detto: ci stava mettendo l'anima in quel disegno.
Da un lato era anche giustificata, a giudicare dal soggetto che aveva deciso di ricopiare: una coppia di ragazzi abbracciati, il viso di lui intento a baciare la fronte di lei, quest'ultima stretta al petto dell'innamorato come se avesse paura.

- Hai davvero letto tutti questi libri? - chiesi ingenuamente, rendendomi conto solo dopo di quanto quella domanda fosse risultata patetica.

Era ovvio che li avesse letti, cosa ci sarebbero stati a fare altrimenti?
Diedi per scontato una sua risposta sarcastica, gliel'avevo appena servita su un piatto d'argento, ma ricevetti un semplice: - Già, e conta che li ho finiti tutti in meno di un anno. -. Schiusi le labbra, sempre più sorpreso, fin quando non la strinsi da dietro.

- La mia piccola intellettuale... - le sussurrai all'orecchio per poi lasciare un tenero bacio sul suo collo.

Mi sorrise leggermente e, dopo essersi girata finalmente verso di me, mi regalò un soffice bacio a stampo.
Amavo quando mi baciava così delicatamente, mi si gonfiava il cuore ogni volta.
Continuai ad abbracciarla ancora per qualche minuto e da lì potei comparare meglio i due disegni davanti a lei: il risultato che stava ottenendo era praticamente identico al soggetto originale della foto. Rimasi senza parole al solo vederlo e fu lì che trovai l'ennesimo motivo che rendeva quella ragazza di appena un metro e sessanta, speciale. Ripensando ai primi tempi in cui l'avevo conosciuta, mi resi conto di quanto fossi cambiato in quei pochi mesi: prima non avrei mai pensato a un complimento simile nei suoi confronti, in quel momento invece me ne stavano venendo in mente a migliaia.
In più stavo provando una sorta di spensieratezza che, in un certo senso, mi rendeva sempre di buon umore: mi svegliavo sempre col sorriso sulle labbra, sorriso che si ampliava ancora di più quando mi immaginavo tra le braccia di Manuela.
Le baciai la spalla, sperando in qualche sua possibile reazione, ma mi accontentai quando la vidi piegare leggermente verso l'alto l'angolo delle labbra; inspirai profondamente e un'ondata di profumo al Borotalco mi entrò dritto nei polmoni... Stavo iniziando a pensare che quello fosse il dolce profumo della felicità e della libertà: sì, quella ragazza era la mia via d'uscita dal mondo circostante, l'angolo di conforto che ognuno di noi dovrebbe avere.
Girando per un attimo lo sguardo, notai subito la nostro foto incorniciata poggiata accanto a noi: sulla cornice, all'inizio semplicemente nera, erano stati applicati vari adesivi con il segno della pace, il simbolo dei Rolling Stones, qualche Puffo e altre forme dei cartoni animati. A quella vista sorrisi divertito: riusciva a rendere suo ogni oggetto anche solo toccandolo.

- Per oggi direi che basta. - annunciò sistemando la matita e la gomma nell'astuccio.

Non ricevendo risposta dal sottoscritto, prese a guardarmi e, notando che la mia attenzione era catturata dalla foto, poggiò la testa contro la mia: entrambi stavamo ammirando una piccola dimostrazione del nostro amore, racchiusa solo da un pezzo di vetro e una cornice proveniente da una sotto specie di "Paese delle Meraviglie".
In quel momento iniziai ad immaginare la nostra possibile vita futura: in una casa tutta nostra, magari con una famiglia...
Erano pensieri del tutto infantili e precipitosi ma allo stesso tempo, almeno per il sottoscritto, possedevano una sorta di bellezza irresistibile: i classici piani che programmi per la tua vita, quei progetti che saresti disposto a far realizzare a tutti i costi. 
Mi strinse un braccio dolcemente, poggiando il mento su di esso, e iniziò ad osservare il mio profilo: sembrava incantata... Avrei pagato qualsiasi cifra per poter entrare anche solo per un momento nella sua testa, per conoscere quali pensieri le stessero passando per la mente, ma mi accontentai del dubbio, troppo felice per il luccichio che le stava facendo brillare gli occhi. 
Arrossii leggermente sotto il suo sguardo e, dopo qualche minuto, le lasciai un morbido bacio all'angolo della bocca.
Sorrise di nuovo e, non facendolo nemmeno apposta, rimasi fin troppo intenerito dalla sua fossetta: avrei voluto mordere e baciare quella guancia per il resto della mia vita.

- Lo sai che la fossetta ti rende ancora più tenera? -
- Poi apro la bocca e rovino tutto. - rispose ridendo.

Mi avvicinai di nuovo a lei e, posando il mento sulla scrivania a pochi centimetri dal suo viso, le scostai una ciocca di capelli.

- Tutti amano le fossette. - esclamai fiero, contento di possederle anch'io.
- Io amo le tue fossette. - rispose all'improvviso, lasciandomi completamente spiazzato.

Avete presente quando le farfalle nello stomaco rischiano seriamente di uscire fuori? Io non avevo le farfalle, bensì degli elefanti.
Ecco una delle tante cose che amavo di lei: riusciva sempre a sorprendere, in ogni situazione. E io amavo le sorprese.

- Ho una proposta. - annunciai sorridendo, cercando di nascondere il rossore delle mie guance, e diventando entusiasta nel vedere quel pizzico di curiosità che le stava facendo alzare un sopracciglio. - Che ne dici di una bella cenetta a lume di candela, solo io e te? -

In quel momento alzò entrambe le sopracciglia ma continuò a guardarmi con una sorta di espressione divertita. Iniziai a mordermi il labbro, in attesa della sua risposta, fin quando non chiese: - E gli altri? Li facciamo scomparire magicamente? -.
Ridacchiai leggermente per la battuta e, dopo aver alzato le spalle, le baciai dolcemente una mano rispondendo: - Scema, intendo in un ristorante. -.
Un secondo dopo era impegnata a ridere di gusto: cosa avevo detto di così buffo?
Aspettai qualche secondo che si calmasse, senza capire il motivo di quel "divertimento", fino a quando non si indicò il viso con l'indice.

- Ti sembro una che va nei ristoranti? - chiese sarcastica, continuando ad indicarsi.

Bhe: a giudicare dalla coda mezza sfatta, senza trucco, con la mia maglia troppo grande, i leggins e le calze di lana... in quel momento no, non sembrava affatto una tipa da ristoranti di classe.
Eppure, al solo ricordo di lei in quel vestito rosa, con i tacchi e perfettamente truccata al matrimonio di Nick e Taylor... mi iniziarono a brillare gli occhi: la mia ragazza aveva tutte le potenzialità per diventare più femminile, doveva solo impegnarsi di più.
E glielo avrei dimostrato proprio quella sera: l'avrei fatta sentire bella con un abito addosso, magari anche con dei tacchi e un po' di trucco in più.
Sapevo già la sua opinione al riguardo:"Non posso mettermi i vestitini perché, con il culo a mandolino che ho, mi si alzano dietro e ho le chiappe ai quattro venti!" e ridacchiai al solo pensiero; quando l'aveva vista scendere le scale, al matrimonio della mia ex, mi era sembrata una dea greca e non riuscivo ancora a crederci che lei non se ne fosse nemmeno resa conto.
Ogni pensiero riguardante questo argomento non faceva altro che rendermi più determinato: stava diventando una specie di missione.

- No, ma non mi dispiacerebbe per niente guardarti le gambe per una volta. - risposi malizioso, mordendole il labbro per poi ricevere uno schiaffo leggero sulla testa.

Non avevo capito se quello schiaffo era stato per la frase maliziosa o perché le avevo appena morso il labbro, ma non mi importò: in quel momento desideravo solo un "Accetto" o un "Sì" da parte sua. 
Mollò la presa intorno al mio braccio e, dopo una linguaccia, continuò a guardarmi con le braccia incrociate sulla scrivania e la testa posizionata su di esse, nella mia stessa posizione: non riuscivo a capire come potesse risultare tenera e stronza allo stesso tempo, era un mistero.
Aspettai con ansia una sua risposta fino a quando non sbuffò leggermente e annuì per poi affermare un: - Va bene. - leggermente divertito.
Avrei voluto urlare dalla gioia ma, per mantenere una certa dignità, mi limitai semplicemente a sorridere ancora di più: la mia missione iniziava i quel preciso istante.

- Ci vediamo alle 8, mi aspetto di vederti con le gambe scoperte. - le sussurrai all'orecchio prima di baciarle la guancia e alzarmi per andare a prepararmi a casa mia.

La sua risata riecheggiò per tutta la stanza e aggiunsi un: - Ti amo. - prima di aprire la porta, un minuto prima di uscire mi lanciò un peluche a caso ed esclamò un divertito: - Io no. -.
Dopo aver salutato le ragazze e dopo essere entrato nella mia auto, mi ritrovai, finalmente, ad urlare come una femminuccia: stavo per avere il mio primo, vero, appuntamento con la ragazza dei miei sogni; come potevo non essere felice?
 







 
 
MANUELA'S POV.
 

Ero rimasta spiazzata dall'invito di Harry, davvero.
Non ero una tipa da ristoranti, cosa abbastanza ovvia se si pensa alla sottoscritta, ma ero comunque rimasta sorpresa: avremmo passato una serata diversa dal solito...
Okay, ero completamente terrorizzata al solo pensiero di rovinare tutto, in fondo succedeva sempre così: entravo in un ristorante e, che mi andassi a scontrare con un cameriere o facessi cadere l'acqua sul tavolo, il tutto si trasformava sempre in un semplice disastro-attira figure di merda. Ero semplicemente troppo imbranata per posti simili, in più non mi ero mai sentita a mio agio.
Per tutte queste ragioni non riuscivo ancora a spiegarmi il motivo della mia risposta affermativa e stavo iniziando ad avere paura: paura di spaventare Harry o, peggio, di farlo vergognare di avere una ragazza patetica come me.
Rimasi ancora un po' a pensarci ma, alla fine, sospirai afflitta: ormai avevo già detto di sì, gli avrei spezzato il cuore se all'improvviso mi fossi rifiutata.

Potrai anche vestirti come una donna, ma le Converse non te le tocca nessuno.

Pensandoci, avrei potuto tranquillamente indossare le mie amate Converse sotto qualcosa di più sofisticato: almeno mi sarei sentita un pochino di più a mio agio, nonostante un possibile completo elegante.
Dopo essermi torturata abbastanza il cervello, decisi di scendere al piano di sotto per avvertire le ragazze: sarebbero esplose dalla gioia e, vedendole così felici, sarei diventata allegra anch'io.
La scena che mi si presentò, una volta sceso l'ultimo scalino, fu abbastanza usuale: Daniela era al telefono, intuii che stesse parlando con Niall dal sorriso presente sul suo volto, Mara stava sistemando un po' di cose in cucina mentre Margaret era intenta a passare l'aspirapolvere.
Sentendo dei continui "Attacca tu. No, tu. No, tu." da parte di Daniela, mi venne un piano "diabolico" in mente... per questo motivo mi avvicinai silenziosamente al lato della mia amica.

- Attacca Manuela, ciao Nello. - esclamai, afferrandole il cellulare dalla mano e ponendo fine alla chiamata.

Ero stata una stronza, me ne rendo conto, ma la faccia di Daniela dopo fu qualcosa di impagabile: aveva le labbra socchiuse, in una sorta di espressione disperata che mi fece salire le lacrime agli occhi per le troppe risate. Nonostante amassi quei due insieme, quella robe smielate non riuscivo proprio a sopportarle: troppo zucchero, decisamente.
Se Harry si fosse anche solo azzardato a dirmi cose del genere, stile "No, patatina, attacca prima tu.", non mi sarei fatta nessuno scrupolo a mettere giù sul serio.

- Ma... Sistah! - mi sgridò Daniela, dopo aver messo a fuoco la situazione.

Mi limitai a continuare a ridere, seguita a ruota da Mara e Margaret, e mi diressi verso il frigorifero per prendere da bere: non volevo interrompere un momento intimo ma, allo stesso tempo, se avessero continuato con quelle moine avrei potuto riscontrare il diabete da lì a poco.
Dopo aver bevuto una lunga sorsata di succo all'arancia direttamente dal cartone, rimisi a posto l'oggetto tra le mie mani e dichiarai un veloce: - Ragazze, stasera io e Harry andiamo a cena fuori. -
Conoscendole, mi sarei aspettata dei semplici urletti per la felicità.
E invece no.
Mara mi guardò ad occhi aperti dopo aver posato il panno umido sul tavolino, a Margaret per poco non cadde l'aspirapolvere, e Daniela si dimenticò all'istante del suo ragazzo per concentrarsi su di me.
Non avevo detto una cosa così strabiliante... vero?
Avrei chiesto il perché di tutte quelle occhiate, se le ragazze non mi avessero preceduta iniziando a farmi domande su domande del tipo: - Come?! A che ora? Dove? Quando avevi intenzione di dircelo? Hai già pensato a cosa indosserai? Di che colore sarà il completo di Harry? -.
Sarei diventata una Wedding Planner, ma la situazione mi sembrava un po' esagerata in quel momento.

- Ragazze, è una semplice cena. - risposi con le sopracciglia alzate, non capendo io motivo di tutta quella frenesia.

Lo ammetto: ero leggermente emozionata anch'io, ma il fatto che le ragazze stessero dando di matto, solo per cosa avrei dovuto indossare, mi sembrava davvero assurdo.

- Una semplice cena?! Manu, questo è il genere di appuntamento per cui il genere femminile passa una giornata intera a prepararsi! - esclamò Margaret, con un'enfasi che riconobbi anche in Mara e Daniela.

Quella era una delle cose che non sarei mai riuscita a comprendere: passare ore ed ore a prepararsi? Scherziamo?
Imbranata e ritardataria com'ero, sarei arrivata mezz'ora dopo l'orario stabilito solo per aver pisciato e respirato.
Nah, le cose da femminuccia non facevano proprio per  me.

- Mi metterò un pantalone più avvitato con una camicetta sopra, non vedo tutta questa grande organizzazione. - risposi, incrociando le braccia al petto.

Alla mia risposta tutte e 3 scoppiarono a ridere di gusto, cercando anche di imitarmi: mi stavo sentendo un fenomeno da baraccone, non scherzo.
Cosa c'era di male a vestirsi così? Okay, era un look un po' troppo semplice, ma, agli occhi della sottoscritta, quell'outfit sembrava abbastanza anche per incontrare la Regina.
Non mi sarei sentita a mio agio con indosso un vestito, di nessun genere: mi si alzavano tremendamente dietro e, come successo in passato, mi si sarebbe potuta alzare la gonna e le mie mutande sarebbero state in bella mostra a chiunque. Sia mia madre che le ragazze non facevano altro che ripetermi di quanto fosse idiota quell'idea ma, alla fine, cedevano sempre: in fondo, ero io quella che doveva sentirsi a proprio agio, mica loro. 
La "scenetta comica" proseguì per qualche minuto fino a quando, dopo aver visto la mia espressione, non tornarono serie all'istante.

- Tu ci stai davvero dicendo che andrai in pantaloni... ad un appuntamento così romantico? - mi chiese leggermente accigliata Margaret, in una domanda del tutto retorica.

Annuii con decisione e, forse per la mia volta, i loro sguardi non mi scalfirono minimamente: ero decisa, non avrei ceduto neanche davanti a loro.

 



 
                                                                                               ******
 
 



La determinazione è una dote, a parer mio, meravigliosa. C'è chi ce l'ha e chi non ce l'ha, io ero fatta interamente di quella.
Per questo motivo mi chiesi, per l'ennesima volta: chi diavolo me lo aveva detto a me di stare in bagno, con le gambe nella vasca, intenta a farmi fare la ceretta da Mara?
Un'altra cosa: stavo andando sempre più sicura del fatto che esistesse un girone all'inferno anche per i peli, di qualsiasi zona del corpo. Stronzi.
Gli uomini devono possedere i peli, sempre in quantità non esagerate, ma non le donne: le donne non meritano di subire un dolore pari a quello di una striscia, su della cera calda, che strappa in un attimo ogni singolo pelo presente. Il ciclo non è già abbastanza?
Contro ogni rigor di logica, le ragazze mi stavano praticamente costringendo a rendermi "femminile".
L'aggettivo, continuamente ripetuto da quelle tre matte, stava a significare: capelli decenti, pelle morbida (cosa che, per fortuna, avevo sempre avuto), nemmeno un singolo pelo sulle gambe, tacchi (alti, a dir poco), trucco, vestito e classico cappottino inglese, direttamente dall'armadio di Mara, per completare il tutto.
In poche, semplici, parole? L'esatto opposto di me.
In un momento di puro dolore, fui costretta a mordermi la lingua da sola per non urlare, era una questione di orgoglio: nessuno doveva sentirmi strillare dal dolore come una gallina, nemmeno mia madre.
Non appena notai le mie gambe perfettamente lisce mi sentii sollevata: sì, solo per essere sopravvissuta a quella specie di esecuzione.
Dopo aver buttato l'ennesima striscia appiccicosa, Mara si lavò le mani e mi annunciò un compiaciuto: - Avrei dovuto fare l'estetista. -.
Preferii lanciarle un occhiata da "No comment" invece che dirle cosa stavo pensando, sarei potuta risultare estremamente volgare.
Mi alzai con non poca fatica dal bordo della vasca e mi diressi, stile soldatino, verso camera mia: all'interno, Daniela era già pronta con l'arricciacapelli caldo in mano.
Un'altra cosa negativa in me? I capelli estremamente troppo lisci.
Se provavo a farmi riccia, o addirittura solo mossa, dopo 10 minuti scarsi mi ritrovavo più liscia di prima e la situazione mi dava sui nervi: ero stanca di dover essere sempre costretta ad avere i capelli lisci.
Per questo motivo rivolsi un'occhiata afflitta a Daniela per poi aggiungere: - Sistah, apprezzo davvero il gesto ma sappiamo entrambe come andrà a finire. -.

- Lo so, ma provare non costa nulla. - rispose decisa, indicando la sedia davanti a lei.

Con un leggero sospiro mi avvicinai a lei e mi sedetti sulla sedia, pronta ad assistere ad un potenziale miracolo.
Non mi resi davvero conto di quanto tempo passò, so solo che, a risultato finale, Daniela esclamò un emozionato: - Sono una maga! -.
Quando mi guardai allo specchio, le diedi subito ragione: i miei capelli, fin troppo lisci dalla nascita, in quel momento erano perfettamente mossi e al loro posto; non sembravano nemmeno i miei.
Mi ero fatta una certa idea su quanti prodotti avesse usato per farli mantenere, ma preferii non pensarci: il risultato mi sembrava troppo ben riuscito, ero felice.
Mancava poco più di mezz'ora all'arrivo di Harry e io dovevo ancora vestirmi e truccarmi: mi sembra scontato specificare che, in entrambi i casi, io non avevo avuto il permesso nemmeno di dire la mia.
Intelligentemente, prima di andare da Margaret per il trucco, decisi di infilarmi le calze velate e sì: la sottoscritta era in guerra anche con quegli affari.
Le tirai come minimo una decina di volte, stando attenta a non rimanerci impigliata con le unghie, e mi ritrovai a fare piegamenti sulle gambe per farle aderire bene: mi stavo sentendo una balenottera, in procinto di scoppiare.
Mi avviai in camera di Margaret, vergognandomi terribilmente delle mie cosce, e mi sedetti sulla sedia senza dire una parola.
La mia amica mi spiegò, in grandi linee, quali trucchi avrebbe usato: personalmente, iniziai a perdere il filo del discorso già alla prima frase.
Anche in fatto di trucco ero del tutto inesperta: mi bastavano una matita nera e un mascara, solo per ingrandire i miei occhi troppo piccoli e a mandorla, per essere contenta.
Quando iniziai a sentire diversi pennelli sul mio viso, iniziai ad avere paura: non volevo sembrare tutt'altra persona, poi Harry si sarebbe spaventato nel vedermi senza trucco di nuovo, cosa MOLTO probabile.
Cercai di spiegarlo a Margaret ma lei, a ogni mio minimo movimento delle labbra, mi urlò contro un: - Chiudi quel forno! - che, di conseguenza, mi faceva rimanere zitta.

Le tue amiche mi spaventano...

Tocca le mie amiche e ti castro, criceto.
Quando non sentii più niente sulla mia pelle, decisi di guardarmi allo specchio: inutile dire che mi sembrò di essere davanti ad un'altra persona.
Non potevo essere io, doveva essere uno scherzo: il mio colorito era leggermente più scuro, merito del fondotinta, mentre i miei occhi erano allungati da una precisissima linea di eye-liner e adornati da un ombretto grigio-azzurro, le labbra brillavano sotto un sottile strato di lucido.
Non era un trucco esagerato, anzi, ma non riuscii comunque a crederci: stavo passando da "ragazza di strada" a una vera e propria donna.
Mi era sempre sembrato impossibile eppure, davanti a quello specchio, quella vecchia convinzione stava lentamente scomparendo: mi ero persino dimenticata di quelle calze velate, per quanto ero rimasta shockata.

 - Voi avete qualche potere magico... - sussurrai, avvinandomi alla mia immagine riflessa.
- No, abbiamo semplicemente valorizzato una ragazza già bellissima di suo. - si intromise Mara, entrando nella stanza
con un sorrisetto compiaciuto.

Sorrisi all'istante, troppo grata alle mie amiche per tutto quel lavoro, ma quell'atmosfera finì subito dopo aver dato un'occhiata all'orologio: le 19,45. Merda.
Tutte e 4 andammo letteralmente nel panico, iniziando a correre a destra e sinistra e rimasi non poco sorpresa quando mi fecero infilare, alla velocità della luce, un vestito.
Riuscii a guardarlo bene solo quando tornai di nuovo dritta, davanti allo specchio grande appeso alla parete: era di un azzurro acqua-marina, con uno scollo a cuore adornato da tanti piccoli brillantini che seguivano la forma delle coppe, la gonna era leggermente più morbida per accarezzare meglio le mie forme.
Anche solo il pensiero che avessero tenuto conto del mio colore preferito, mi fece sorridere: mi resi conto solo allora dell'incredibile aiuto che erano così determinate a darmi.
Avrei voluto abbracciarle fortissimo ma me lo impedirono, esclamando un chiaro e forte: - I capelli! Che nessuno tocchi quei capelli, per l'amor del cielo! -.
Tutta quell'euforia, però, venne spezzata via non appena notai le scarpe: delle decolté azzurre, dal tacco 15, mi stavano come fissando da un punto non lontano da me.

Non ci avrete mai!

Non appena notai l'espressione compiaciuta sul volto delle mie amiche, feci di tutto per scappare da quella stanza e ci riuscii per un pelo: va bene il trucco, il vestito e i capelli... ma le scarpe no, era troppo.
Una volta chiusa in camera mia, cercai dovunque le mie Converse nere e le infilai alla velocità della luce: sarei risultata ridicola, con un vestito così elegante e delle scarpe così trasandate, ma almeno avrei mantenuto un briciolo di me stessa.
Tirai un vero e proprio sospiro di sollievo, solo quando sentii il campanello: era giunta l'ora, non avevo più tempo per ripensamenti o cambi.
Sentii le ragazze correre al piano di sotto e io iniziai, senza nemmeno rendermene conto, a fare avanti e indietro per la stanza: non avevo idea di come sarebbe potuto andare l'appuntamento e l'ansia mi stava divorando l'intero stomaco.

Non dimenticarti il pancreas, il fegato, l'intestino eccetera.

Avrei voluto mordermi il labbro dal nervosismo ma quel lucidalabbra me lo impedì: ci mancava solo che mi finisse sui denti.
Non ero stata così tesa nemmeno alla consegna del diploma, diamine.
Persi un battito quando tra i muri riecheggiò la risata di Harry, forse dovuta a qualche battuta delle mie amiche, e mi si chiuse ancora di più lo stomaco: rovinare quella serata così importante, era l'ultimo dei miei desideri.
Allo stesso tempo, però, ero più convinta che avrei combinato un casino se mi avesse portata in un ristorante troppo raffinato: non era proprio il mio genere.
In più, pensandoci, avrei potuto approfittare della situazione per continuare con il mio piano di "Welcome back, dear teenager".
Sì, avevo dato un nome alla mia missione.
All'improvviso mi venne un'idea geniale, un po' strana, ma comunque geniale.

Non oso immaginare come finirà la serata...

Mi risvegliai da tutti quei pensieri solo quando una testa fece capolino dalla porta e sussurrò un emozionato: - Miss Convinzione è pronta? -.
Annuii alle parole di Mara, rilasciando poi un profondo sospiro, e la seguii al piano di sotto: stavo scendendo le scale, non sarei più tornata indietro.
Davanti alla porta di casa, accanto a Margaret e Daniela, Harry mi sembrò un vero e proprio principe: era ancora più perfetto in quel completo nero, con un perfetto papillon al collo, i capelli leggermente tirati all'indietro con un po' di gel... Non era un look del tutto elegante, escludendo il papillon, ma risultò comunque uno spettacolo da mozzare il fiato.
All'improvviso mi sentii inadeguata, quando si accorse della mia presenza e schiuse leggermente quelle labbra che avrei voluto baciare per il resto della mia vita: e se non gli fossi piaciuta? Se risultassi ridicola ai suoi occhi, conciata in maniera così eccessiva per i miei soliti standard?
No, non ero mai stata quel genere di ragazza che si preoccupa di quello che indossa e quell'occasione non doveva essere diversa: avevo un piano in mente, e il giudizio di Harry lo avrei voluto scoprire solo alla fine della serata.
 












                                                                                                   I love your dimples...







Spazio Autrice: C'era una volta una ragazza di nome Manuela, Directioner, Little Black Star e appartenente alla 5Sos Fam. Sparì per circa 2 mesi e venne odiata da tutto il popolo di EFP. Fine.
Che descrizione di merda... 
Ricominciamo: ehy bella gente! Questa mezza hippie psicopatica è tornata! Con un capitolo di cacca, ma è tornata!
Non starò qui a inventare scuse: la merdina scritta qua sopra è stata un vero e proprio parto. 
Sono sempre  più convinta che il periodo da Natale ad Aprile, per quanto riguarda me, sia il più brutto di tutti gli anni: l'anno scorso per un motivo, quest'anno per un altro. Morale? L'unica forever alone che ci rimane sempre di cazzo, è la sottoscritta. 
Oggi sono qui, sia per voi, che per quella piccola Cupcake che domani compie 21 anni: mi sembra ieri che ho conosciuto tutti e 5 e ora... basta, non mi esprimo. 
Tornando al capitolo: Harry è un tenerello pazzesco nella prima parte, aw, e alla fine invita la sua ragazza ad un vero e proprio appuntamento. 
Dite la verità: ce la vedete Manuela in un ristorante elegante? Bene, nemmeno io. 
La storia sta per giungere al termine, mancano una decina di capitoli più o meno, e io sto già lavorando ad un'altra storia su Zayn che posterò esclusivamente su Wattpad: yeeee. 
Domande del giorno:
1) Questo capitolo è molto romantico: quale momento vi ha fatto più intenerire?
2) Come pensate finirà la serata?
3) Come vi aspettate il finale dell'intera storia? (Non sono ammessi i 'non lo so' o i 'non ne ho idea', mi irritano)
La quarta domanda oggi non mi viene quindi vi lascio solo con queste 3 u.u
Sono consapevole di stare sul cazzo a molte di voi, ma ricordatevi che questa mezza hippie vi ama! 
Peace and Love
Xx Manuela


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