Film > Big Hero 6
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Autore: Kyasarin    01/02/2015    1 recensioni
I Big hero 6 continuano a mantenere la pace nella tecnologica San Fransokyo, diventando conosciuti da tutti come supereroi. Un giorno alla San Fransokyo Istitute of Tecnhology si aggiunge un nuovo nerd, che racconterà ai nostri eroi un passato pieno di mistero e di orrore, ma che si dimostrerà un ragazzo buono e pieno di vita. Quella stessa sera, mentre i nostri eroi stavano salvando delle persone da un edificio in fiamme, incontrano uno strano uomo mascherato, che lasceranno i big hero pieni di domande. Chi sarà mai quell'individuo?
Questa è la prima storia che scrivo su questo fandom e spero di fare i meno errori possibili.
Avvertimenti: Ci saranno alcuni spoiler sul film.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tadashi “Shirokudo”

L'aria autunnale avvolgeva la bellissima e tecnologica San Fransokyo, mentre il paesaggio dei parchi da verde aveva raggiunto delle tonalità arancioni. La città era caotica come sempre e le foglie che cadevano leggere ondeggiavano nel vento leggero, rendendo l'atmosfera romantica. Ma nella San Fransokyo Istitute of Tecnhology c'era già fermento. Tutti gli studenti si trovavano in laboratorio, che si preparavano per continuare i loro lavori. Tra di loro c'erano anche i big hero 6, che stavano perfezionando le loro invenzioni che, sotto sotto, sarebbero stati utili alla squadra. Hiro, nel suo laboratorio ereditato dal fratello, stava iniziando il nuovo proggetto per i microbot, mentre baymax era sotto carica.

-Baymax? Sei pronto?

-Quasi.

Rispose il robot gonfiabile. In quel momento bussarono alla porta azzurra.

-Avanti.

Wasabi fece capolino da dietro la porta, con il suo solito fare tranquillo.

-Ciao Hiro. Vieni al laboratorio principale il professor Ducke deve presentarci un nuovo studente...

-Arrivo. Baymax mi aspetti qui?

-Certamente Hiro.

Hiro e Wasabi uscirono dal laboratorio, imboccando il corridoio verso il laboratorio centrale. Tutti gli studenti erano riuniti intorno al professor Ducke, un nuovo professore che aveva preso il posto del professor Callaghan, che era in compagnia di un giovane ragazzo dai capelli corvini e gli occhi verdi. Era un ragazzo alto, asciutto e muscoloso, che faceva sembrare qualsiasi ragazza piccola e fragile in confronto a lui. Wasabi e Hiro raggiunsero il resto della squadra, che osservava il giovane che ricambiava con un sorrisetto lievemente accentuato. Honey Lemon era una di quelli che lo osservava con più accuratezza. I capelli erano lisci e corti e terribilmente in disordine. Indossava una maglietta bianca sotto una camicia marroncino mogano. Indossava dei jean all'apparenza vecchi edi un colore blu scuro. Gogo si avvicinò ad Honey e la giovane distolse per un attimo lo sguardo. Quando rivolse lo sguardo di nuovo verso il ragazzo, notò che la stava guardando. I loro occhi si incanenarono per dei secondi che parvero infiniti. In quel momento Honey iniziò a peoccuparsi nello stato in cui si trotava. Il suo vecchio camice era un sporco e bruciacchiato da qualche reazione chimica, i capelli legati alla bene e meglio e gli occhiali... be, erano gli unici ad essere apposto. Lui non distoglieva lo sguardo dalla giovane studentessa, che la rendeva nervosa e un po' imbarazzata. Appena vide il rossore sul viso di Honey, il ragazzo sorrise e distolse lo sguardo, tornando a osservare il resto dei compagni.

-Ragazzi. Questo è il vostro nuovo compagno. Vi lascio a voi i convenevoli. Però mi serve qualcuno che gli faccia da guida mentre io vado dal preside.

-Tranquillo professore. Ce ne occupiamo noi.

Disse Wasabi, uscendo dal gruppo di studenti. Il giovane di colore si avvicinò al ragazzo, dandogli amichevolmente una pacca sulla schiena.

-Va bene. Buona fortuna allora.

-La ringrazio professore.

Disse il nuovo arrivato. Il professore se ne andò e tutti gli studenti, tranne il giovane e i big hero, tornarono alle loro postazioni.

-Piacere ragazzi. Io sono Tadashi ma i miei amici mi hanno affibbiato il nome di shirokudo o semplicemente Shiro.

Ma tutta la squadra si zittì, ascoltando e riascoltando quel nome mille volte. I loro occhi diventavano lucidi, soprattutto quelli di Hiro che osservava il giovane Shirokudo.

-Che succede ragazzi? Ho detto qualcosa che non va?

-No, è solo che... avevamo un amico... un fratello... che aveva il tuo stesso nome. Ma non è il momento di rivangare il passato. Io sono Wasabi e loro sono Gogo, Fred, il piccolo Hiro e Honey Lemon.

-Piacere. E tu? Sei un giovane laureato?

-Già. È un piccolo genio. È il fratellino di Tadashi.

Disse Fred, dando il pugno al piccolo Hamada.

-Davvero? Non vedo l'ora di vedere il tuo progetto. Sono proprio curioso.

-Allora andiamo. Ti faccio vedere i due proggetti a cui sto lavorando.

Disse Hiro, avviandosi all'uscita del laboratorio principale. Dopo aver percorso il tratto di corridoio, entrarono tutti nel laboratorio. Era tutto un po' in disordine, ma la cosa più strana per Shiro era quella strana valigia rossa al centro della stanza.

-Mi sa che ha finito il caricamento.

-Di cosa stai parlando?

-Perdonami in anticipo.

Hiro tirò un pugno al braccio di Shiro, che cacciò un verso di dolore. Il quel momento la valigia si aprì, gonfiando uno strano robot dall'aspetto rassicurante e colloso, color latte. Con passi lenti e un po' impacciati, il robot uscì e si avvicinò al giovane dolorante.

-Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale. Ciao Hiro, ciao ragazzi.

-Un operatore sanitario? È... è incredibile! Questo è il tuo progetto?

-è stato creato e completato da mio fratelli prima che se ne andasse. Baymax, esegui scanner.

Disse Hiro, avvicinandosi al robot gonfiabile.

-Scanner completato. Hiro, ho analizzato un grave problema.

-Cosa? Non è possibile che gli abbia fatto così male.

-Non credo che parli di quello che mi hai fatto tu.

Disse Shiro, sedendosi sulla sedia accanto alla finestra.

-Forse sta parlando di questo...

Disse, afferrando la fine della parte sinistra dei jeans e tirandola su fino al ginocchio, rivelando una protesi di metallo che fece impallidire un po' tutti.

-Ma cosa è successo?

-Per sapere la mia storia devo iniziare dall'inizio. Avevo più o meno dieci anni. Mio padre e mia madre erano i presidenti di una grandissima azienda di famiglia grazie alla quale eravamo molto benestanti. Avevo tutto, una famiglia amorevole, una casa grande e un cucciolo tutto mio. Ero un ragazzino come gli altri: ero pieno di amici, guardavo i cartoni violenti in tv, mangiavo quantità industriali di zucchero, uscivo con gli amici a mangiare schifezze e d'estate giocavo a nascondino in giardino e bevevo la limonata in veranda. Ma la cosa che mi piaceva di più era il sabato. In quel giorno i miei non lavoravano e passavamo tutto il giorno insieme: Il mattino ci svegliavamo verso le dieci e facevamo la colazione, poi nel pomeriggio andavamo a giocare a golf e la sera andavamo al cinema o al teatro. Quella sera siamo andati al teatro a vedere un'opera di un compositore italiano e... e da li non ricordo molto bene...

Il gruppo ascoltava senta interromperlo, mentre il ragazzo era sommerso dai flashback.

-Mi ricordo solo che ero seduto sulla poltrona, con a fianco i miei genitori. Ho guardato mio padre e... e poi mia madre che mi sorrisero entrambi...

La sua voce stava letteramente tremando.

-Ci scambiammo quei sorrisi e quando ho rivolto di nuovo lo sguardo verso il palco c'è stato un botto fortissimo, un flash e tutto si fece scuro. Mi ricordo che le mie orecchie fischiarono e quando riaprii gli occhi ero in un letto d'ospedale. Mia madre e mio padre sono morti nell'esplosione, io me la sono cavata con l'amputazione della gamba, qualche costola rotta e un leggero trauma cranico.

-Ma cosa ha causato l'esplosione?

Chiese Honey, spostandoli lievemente vicino al nuovo arrivato.

-La mia città è sempre stata vittima di attentati da parte di gruppi di chiminali o di mafiosi. Le infermiere che mi hanno assistito nei giorni di terapia mi hanno raccontato che tra il pubblico c'era un personaggio che la mafia voleva eliminare e così hanno fatto esplodere il teatro. Da quel giorno la mia vita cadde a pezzi. Dopo essermi rimesso, mi hanno montato la protesi e mi hanno affidato a un orfanotrofio, ma nessuno mi ha adottato. Adottavano sempre i più piccoli e io ero già abbastanza grandicello. Aspettai cinque lunghi anni e fu in quel periodo che mi interessai alla tecnologia e alla robotica. Continuavo gli studi in queste materie e allo stesso tempo facevo una specie di addestramento militare. Avevo così tanto tempo a disposizione, che ho modificato anche la protesi, infatti guardate...

Passò un dito dietro l'orecchio destro, togliendo uno strano piccolo cip.

-Questa specie di cip mi permette di comandare le “articolazioni” della gamba, permettomi così di camminare nel modo più normale possibile.

Lo mise di nuovo dietro l'oreccio, incastrandolo con un apposito sostegno.

-Dov'ero rimasto? Ah si! Dopo cinque anni un ragazzo di vent'anni arrivò dicendo di appartenere alla mia famiglia e mi “adottò”. Infatti, lui era il figlio del maggiordomo che si occupava di me, morto per il dolore. Per quel uomo occuparsi della mia famiglia era la sua vita. Comunque sono tornato a casa con lui e adesso, per proseguire i miei studi in robotica, sono venuto qui.

-E qual'è il tuo progetto?

-Venite con me. Ve la mostro.

Disse il giovane Shiro alzandosi. Raggiunsero un altro laboratorio, che il ragazzo aveva preso per continuare i suoi studi. Entrarono nel laboratorio, dove due persone stavano lavorando al computer.

-Ragazzi, loro sono Chuck e Dave... i miei aiutanti diciamo.

Il ragazzo si avvicino a un manichino, che indossava una strana tuta nera munita di guati inclusi.

-Ecco qui il mio proggetto. La Tuta Amplificante.

-Tuta Amplificante?

-Esatto. Grazie a una particolare diramazione di impulsi che stimolano i nervi e i muscoli, moltiplicando la propria forza muscolare.

-Wow... che figata...

Disse Fred, girando intorno al quel manichino.

-Però è un proggetto a cui sto ancora lavorando. Devo trovare la giusta intensitò di impulsi per tutti, altrimenti ri dovrebbe trovare un'intensità differenziata per ogni persona. Comunque con questa particolare tuta, perfettamente traspirante e leggera, resistente anche all'acqua e a una temperatura superiore ai 350° gradi, ogni lavoro sar più facilitato. Facciamo in ipotesi: un incendio all'angolo di Kyusama Street, tutti i vigili del fuoco, ma una famiglia è bloccata sotto le macerie e non ce modo di alzare quei blocchi. Semplice, bastano due vigili che indossano questa tuta per salvare la vita di quelle persone.

-però... è un progetto fantastico!

-Già, ma finchè non troverò l'intensità giusta posso dire che non è ancora un proggetto fantastico...

-Ce la farai.

-Ah ragazzi... volevo chiedervi una cosa...

Disse, sedendosi sulla sua sedia della scrivania. Si staccò la protesi dalla gamba, appoggiandola sulla scrivania insieme al cip dietro l'orecchio. Per lui sembrava una cosa così normale, mentre i ragazzi guardavano la gamba che finiva subito dopo il ginocchio. -Chiedi pure.

Disse Hiro. Il ragazzo prese una piccola chiave inglese, iniziando ad avvitare qualcosa sulla protesi.

-Parlatemi un po' di questi... big Hero 6...

I ragazzi si sorpreso, ma Fred infranse il silenzio uscendo dal gruppo.

-Sono un fantastico gruppo di supereroi che difendono la nostra città dal crimine. Il più figo di tutti e un fantastico mostro spudafuoco che spicca balzi enormi ed è un gran figo... almeno, così mi hanno detto...

-Ah. E gli altri?

-Si, be, Fred non ti ha raccontato. Sono degli eroi in gamba e... non ne sappiamo molto di loro.

-mh...

Mormorò il giovane, alzando la protesi e controllandola accuratamente.

-Questa protesi mi sa che non funziona bene. Comunque credo che questi supereroi non sanno cosa si nasconde nei vicoli più malfamati.

-Cosa intendi?

Chiese Gogo, lievemente irritata. Dopotutto, hai Big Hero 6 non sfuggiva nulla.

-Non dico che sono degli “stupidi eroini da stapazzo che non troverebbero il crimine nemmeno con il ragar”, dico solo che non cercano il crimine del luogo giusto. Non pensate che tutti questi incendi e altre infrazioni alla legge sono opera di qualche... che ne so... gruppo mafioso...

Disse, riattaccandosi la protesi e “indossando” il cip. Arrivò la sera e l'istituto era ancora aperto per chi lavorava fino a tardi. Quella sera gli studenti erano pochi, tra cui Honey Lemon e Shiro. Il ragazzo si trovava nel suo laboratorio, a lavorare su quella dannata protesi che non voleva funzionare bene. Bussarono alla porta poco dopo, facendo uscire il ragazzo da quel vortice di ricordi orribili della sua infanzia.

-Avanti.

Disse distrattamente, tornando nella realtà. Honey sbucò da dietro la porta, con il suo solito sorriso solare e dolce.

-Hey Shiro, io sto per andare.

-Aspetta, rimani qui. Ti va di farmi compagnia?

Chiese il ragazzo, montandosi la protesi.

-Certo.

La ragazza entrò nel laboratorio, mentre il ragazzo si avvicinò a lei zoppicando un po'.

-Ti fa molto male?

Chiese lei preoccupata. Il ragazzo la guardò e sorrise, contento del fatto che la ragazza si preoccupava molto del suo stato.

-No tranquilla. Sto benone.

Il ragazzo si avvicinò ancora e sorrise, guardando la giovane nel profondo negli occhi. Stava letteramente “scavando” in lei, cercando di cogliere qualsiasi sfumatura di lei. Honey non sapeva che dire. Si sarebbe persa in quegli occhi.

-Che... che cosa c'è?

Si avvicinò ancora e il suo sorriso sparì, allungando le mani verso il suo viso roseo. Prese i occhiali e li tolse, mettendoli nella tasca del camice di lei.

-Hai dei bellissimi occhi...

Disse, allontanandosi un po' e sorridendogli. La ragazza era completamente cremisi.

-G-grazie...

Il ragazzo iniziò a ridere divertito, guardando le sue guance rosse.

-Stai tranquilla. Sei diventata rossa. Era solo un complimento, non ti ha mica chiesto di sposarmi...

Disse lui, avvicinandosi a uno degli scatoloni a terra. La ragazza sorrise.

-Non sono poi così rossa!

Disse lei, guardandosi allo specchio.

-Beh... diciamo che non passa indifferente.

Rispose. Si inginocchiò e prese lo scatolone, appoggiandolo sulla scrivania. Poi raggiunse un altra scatola, ma questa volta Honey si avvicinò e lo aiutò. Così passarono la sera e divertirsi con le pulizie. Ma la cosa che divertì di più Honey Lemon fu il fatto che Shiro attaccò la musica a tutto volume, tanto che uno degli altri studenti venì a bussare alla loro porta infuriato per il troppo rumore. Mentre il povero Shiro le sentiva di santa ragione, Honey si sbellicava dalle risate. Alla fine del lavoro, però, il ragazzo si accomodò sul divanetto in pelle attacco al muro, togliendosi la protesi che gli procurava un dolore insopportabile.

-Che succede?

-Non funziona come dovrebbe e la sospensione che evita che il ferro venga a contatto con la carne si inceppa alcune volte e non protegge.

Disse, distendendo la protesi sulle sue cosce. La ragazza si accomodò vicino a lui, osservando la gamba di metallo.

-Sai... prima ho mentito sul fatto di non ricordare cosa è successo durante l'esplosione. Lo so, sembra impossibile, ma ricordo cosa è successo. È solo che prima non volevo entrare nel macabro.

-E cosa è successo?

-Be, quando ho riaperto gli occhi, intorno a me c'era solo... il fuoco. Cercai di alzarmi ma la gamba mi faceva un male cane. Non avevo il coraggio di vedere cos'avevo. Ero in preda al dolore e alla disperazione e volevo solo andarmene e iniziai a strisciare verso un condotto dell'aria che portava all'estreno, ma era troppo piccolo e iniziai a urlare e a colpire il muro con tutta la forza che avevo, per dei secondi che parvero un eternità. Svenni poco dopo quasi asfissiato dal fumo e da lì non ricordo davvero nulla. In quel momento mi sentivo egoista. Volevo solo uscire e non ho pensato a cercare mamma e papà... è stata causa mia... se sarei andato a cercarli forse adesso sarebbero ancora vivi.

-Ma perchè hai continuato? Non pensavi che fosse finita?

-Si. Ero disperato e per questo ero demoralizzato. Poi mi sono isolato da tutto e ho capito. Ho capito che è bello vivere e che è giusto combattere per questo.

Le sorrise dolcemente.

-Aspetta! Non puoi far parte della nostra squadra se prima non ci facciamo una bella foto.

-Cosa? Una foto?

-Si dai. Io solo la regina dei selfie e non posso vivere senza una foto.

-Ok.

Honey aprì la fotocamera, tenendo il cellulare con la mano destra, mentre il ragazzo faceva il segno della vittoria con la mano sinistra, sorridendo. Scattarono la foto e, poco dopo, si scambiarono i numeri di telefono.

-Si sta facendo tardi. Sarebbe ora di andare.

-Come farai con la gamba?

-Hey, sono sopravvissuto a un esplosione. Sopravviverò anche a un momento di solitudine prima che arrivi il mio amico. Tu vai pure. Non pensare a me.

-Sei sicuro?

-Certamente. Buona notte, Honey Lemon.

_-_-_

Quella fu l'ennesima notte di agitazione nella città, intervallato dalle sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco. Uno dei più alti grattacieli di San Fransokyo era in fiamme e non era la prima volta quella settimana. I pompieri avevano già fatto irruzione nell'edificio, portando all'esterno feriti e, purtoppo, alcuni cadaveri. Il quel momento arrivarono i Big Hero 6, subito acclamati dalla gente tutt'intorno al palazzo in fiamme. Si trovavano tutti sopra Baymax, pronti ad entrare.

-Forza ragazzi. Ce la possiamo fare. Ci affidiamo ai nuovi scanner termici.

-Ricevuto Hiro.

Entrarono nell'edificio attraverso una grande finestra, trovandosi immersi nelle fiamme.

-Dividiamoci.

I supereroi si divisero, accendendo il radar termico. Dovevano utilizzarlo “all'incontrario” diciamo. Honey aveva indentificato un persona e iniziò a camminare tra le fiamme. Dopo un po' vide una strana figura incapucciata, fermo tra le fiamme.

-Hey! Chi sei? Stai tranquillo sono qui per aiutarti.

Quella strana figura si girò, mostrando sotto quello strano cappuccio una maschera nera e bianca.

-Ma che...

Quel personaggio corse veloce verso di lei, così veloce e la ragazza non riuscì a spostarsi. L'uomo mascherato la afferrò per il collo, alzandola da terra.

-Tu chi sei? Sei una di loro?

-Di chi stai parlando? Sei stato tu ad appiccare l'incendio?

-No. Sono qui per salvare le persone bloccate.

-Allora sei se un eroe lasciami andare.

L'eroe mascherato ci pensò un attimo, poi la lasciò andare.

-Questi incendi non sono semplici incidenti domenstici. C'è qualcuno che passa il suo tempo a divertirsi ad uccidere gente.

Disse lui, fissandola intensamente negli occhi. Sentiva uno strano senso di deja-vu.

-Credete di fare qualcosa al riguardo?

La ragazza non ebbe il tempo di rispondere che l'uomo mascherato venne colpito di striscio da un disco tagliente sulla gamba. La ragazza indietreggiò, vedendo alcune scintille che uscivano dallo strappo della tuta.

-Hey! Fermo dove sei!

Disse Gogo, riprendendo il disco al volo. IL ragazzo si rialzò e, zoppicando, si avvicinò a una finestra, lanciandosi verso il buio.

-Honey stai bene?

Le chiese Gogo, avvicinandosi alla bionda.

-Si. Sto bene.

Disse, alzandosi.

-Andiamo. Abbiamo portato le ultime persone in salvo. Indagheremo più tardi.

Disse la giovane corvina.

_-_-_

Due ore dopo l'incidente, il silenzio che regnava in quella cantina venne interrotto bruscamente da dei gemiti di dolore, seguiti dal cigolio della porta.

-Forza... manca poco amico...

Un uomo di colore dai capelli neri e cortissimi, vestito in giacca e cravatta, aiutava l'uomo mancherato a sedersi.

-Grazie mille amico mio...

Si accomodò sulla poltroncina della scrivania, tenendo premuta la ferita.

-Adesso vado a prendere il kit. Ma come è successo?

-I big hero... ecco cosa è successo.

L'altro uomo gli diede il kit.

-credi che c'è bisogno di qualche punto di sutura?

-No. Basta una fasciatura. Ma...

-Ma cosa...

-Quei big hero. Una di loro la conosco. L'ho riconsociuta. Maledizione come potevo non riconoscerla prima. Quegli occhi... quei bellissimi occhi verdi. Come ho potuto farmi prendere in giro così. Faccio indagini su di loro da quando hanno fatto la loro prima apparizione e oggi non mi sono accorta di conoscerla. Devo ritrovarli e parlargli subito.

-Gli hai parlato degli incidenti?

-Si... ma non credo che mi ha creduto. Gli riparlerò...

-E come puoi fare? Non hai prove concrete che tu li conosci.

-Si che ce le ho.

-Non puoi andare da loro e digli che li hai visti e gli hai visti. Salterebbe la tua copertura.

-Allora aspetterò.

-Ne sei sicuro Shiro?

Il ragazzo il tolse la maschera, mentre gli occhi verdi scintillavano di lacrime di dolore.

-Si. Ne sono sicuro.

 

 

 

 

 

Nota autrice: Allora, fin qui tutto confuso. Comunque per il nuovo arrivato nella storia verrà chiamato Shirokudo o semplicemente Shiro come qui sopra e verrà chiamato con il suo nome pochissime volte. Con questo vi lascio

al prossimo capitolo

Kya

 

   
 
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