Film > Anna Karenina
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Autore: Arianna18    01/02/2015    1 recensioni
Anni dopo il suicidio di Anna Karenina, la figlia, Anja, avrà l'occasione di sapere la verità. I segreti così abilmente mantenuti, le nuove esperienze e un amore incondizionato animeranno la vita della ragazza. Una volta crollate tutte le sue certezze riuscirà a riconquistare la figura paterna, fino a quel momento, quasi completamente assente?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II.

 

Erano trascorse due settimane dall’incontro con il conte Vronskij, ma il cuore di Anja non aveva trovato pace, anzi, il desiderio di parlare con quell’uomo cresceva e si faceva più insistente con il passare dei giorni. Di lì a poco, sarebbe tornato Serëža e sicuramente l’avrebbe aiutata a fare chiarezza: dopotutto lui aveva conosciuto Anna, aveva vissuto con lei, anche se per poco tempo.
Decise, contro la volontà del padre, di andare lei stessa ad accogliere suo fratello, aveva constatato che più rimaneva lontana da casa, più le probabilità di incontrare Vronskij aumentavano, così quel pomeriggio, dopo essersi preparata al meglio, si precipitò nella carrozza che l’avrebbe condotta alla stazione. Sentiva una strana euforia percorrerle le ossa, un’impazienza talmente travolgente da impedirle di restare calma.
Appena i cavalli si fermarono corse fuori dalla vettura dimenticando per un secondo di essere in mezzo alla gente che la osservava sbalordita. Il treno da Mosca era leggermente in ritardo e ciò contribuì a far crescere l’inquietudine di Anja la quale continuava a studiare ogni minimo particolare di ciascun essere umano lì presente nella speranza di ritrovare un dettaglio che le sembrasse familiare.
Nello stesso momento, però, qualcun altro si accorgeva della sua presenza. Sulla pensilina alle spalle della ragazza, il conte Vronskij attendeva l’arrivo di qualcuno, ma senza alcuna impazienza. Tuttavia quando la vide un inspiegabile senso di nervosismo lo attraversò. Non la conosceva affatto, ma, nonostante tutto, si sentiva profondamente legato a quella ragazza. Voleva raggiungerla, parlarle, ma sapeva che non avrebbe dovuto farlo per due semplici motivi: sia per non esserle causa di dispiacere, sia perché in lei rivedeva Anna.
Improvvisamente Anja si voltò e finalmente, dopo giorni di attesa, lo vide in mezzo alla folla nel suo cappotto nero. Aveva la stessa espressione malinconica di quando l’aveva incontrato, ma conservava tutta la sua fierezza e il suo decoro. Non poteva credere di essere stata così fortunata. Chiuse gli occhi per qualche secondo per accertarsi che fosse tutto reale e con sua grande gioia capì, quando li riaprì, che le sue preghiere erano state ascoltate. Mentre si affrettava a raggiungere Vronskij sentì, in lontananza, il fischio sordo del treno che finalmente arrivava a destinazione.
Quando raggiunse la pensilina, per un istante fu presa dallo sconforto, lui era scomparso in mezzo ai fumi della stazione, ma improvvisamente una voce, pochi centimetri dietro di lei, le parlò.
“ Anja Karenina, ci incontriamo ancora” disse lui con il suo solito tono calmo e sicuro. Anja si voltò e sul suo viso comparve il più sincero dei sorrisi. Nel guardarla Vronsij riconobbe tutta la spontaneità della madre e non poté fare altro che inchinarsi e baciarle la mano.
“Sapevo che vi avrei rivisto!” Esclamò, tradita dall’euforia tipica di una giovane donna, mentre lui la guardava ammirato.
“Come mai vi trovo qui, state partendo?” chiese non riuscendo a trattenere la curiosità.
“No, in verità aspetto mio fratello di ritorno da Mosca. Oh ecco il treno!” il rumore del ferro sulle rotaie catturò l’attenzione di Anja e Vronskij approfittò della situazione per osservarla meglio. Era davvero uguale ad Anna: lo stesso viso regolare, le stesse labbra sottili, gli stessi capelli castani e decisamente ricci. Solo gli occhi erano diversi, invece che di un leggero colore ambrato, erano grigi, quasi trasparenti. Non poteva negare che quegli occhi gli ricordassero qualcuno di familiare. Anche nei modi di fare, poi, c’era tutta l’essenza di Anna, ma Anja possedeva ancora l’ingenuità di una ragazzina. In alcuni momenti, però, quella ragazzina scompariva per lasciare spazio alla donna piena di fascino che stava diventando. Aleksej Vronskij  aveva, davanti agli occhi, uno spettacolo unico nel suo genere.
“E voi siete in partenza o come me aspettate qualcuno?” chiese.
“Sono venuto a prendere mia madre” fece lui, ma mentre parlava un ricordo attraversò la sua mente e il suo cuore: l'ultima volta che si era recato in una stazione ad aspettare il ritorno della contessa Vronskaja, sua madre aveva conosciuto Anna.
Quel giorno lui la vide, la vide ed era bellissima, così elegante e aggraziata nei gesti. Le urla della gente, il fischio di un treno in partenza, ogni cosa sembrò non esistere più. I movimenti si fecero lenti e cadenzati, il respiro rallentò, ma il cuore prese a battere all’impazzata. Aleksej non aveva mai provato una sensazione simile prima di allora.
Scosse la testa per rimuovere quel ricordo insistente, ma fu inutile: lo sguardo di quella donna diciotto anni prima aveva lasciato un segno indelebile. Bastò un solo sguardo ed ora che riconosceva in Anja Anna stessa sentì mancare la terra sotto i piedi.
Il treno si fermo emettendo un rumore assordante, ma Anja sembrava non farci caso: suo fratello era arrivato finalmente e lei non vedeva l’ora di presentarlo al conte Vronskij.
“Torno subito, vogliate scusarmi” disse la ragazza arrossendo leggermente.
Lui la guardò mentre spariva nel fumo della locomotiva e istintivamente pensò che non fosse saggio continuare a parlare con lei: già in passato i rapporti con la famiglia Karenin gli erano costati molto, forse troppo, non voleva che la storia riprendesse lo stesso corso di un tempo. Decise che era meglio attendere sua madre più avanti dove Anja non l’avrebbe visto e se ne andò.
Nello stesso momento, la ragazza, all’apice della felicità,si era spostata verso il vagone di Serëža per accoglierlo con tutto l’affetto possibile e, quando lo sportello si aprì e lo vide uscire, non seppe più contenere la gioia.
“Serëža! Sono così contenta di vederti! Non puoi capire quanto tu mi sia mancato!” Disse abbracciandolo.
“Cara sorella, Mosca era così noiosa senza di te! La prossima volta verrai, non m’importa cosa dirà nostro padre” Esclamò lui provocando la sonora risata di Anja che riecheggiò per tutta la stazione.
“Oh Serëža, devo raccontarti così tante cose, ma prima ti voglio presentare una persona”
Camminarono fin dove, pochi minuti prima, era rimasto Vronskij, ma, con grande delusione, lui non c’era. La ragazza guardò in ogni direzione, ma dovette rassegnarsi al fatto che se ne fosse andato.
Presero la carrozza e, una volta arrivati, dopo essere passati dal padre, i due fratelli si raccontarono tutto ciò che era successo nelle settimane trascorse lontani l’uno dall’altra, dei balli a casa dello zio Stiva, della mostra d’arte della baronessa e, per ultimo, dell’incontro avvenuto nel cimitero di Pietroburgo.
Serëža era sorpreso, ma, con grandissima delusione della sorella, non aveva la minima idea di chi fosse il conte Aleksej Vronskij; tuttavia, il nome gli suonava terribilmente familiare.
Dopo quella sera non ne parlarono più, ma Anja non aveva dimenticato e, se non fosse riuscita a saperne di più da sola, avrebbe chiesto a suo padre.

   
 
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