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Autore: Darkunk    01/02/2015    2 recensioni
DAL PRIMO CAPITOLO:
-Tu...mi hai salvata.-
Mi avvicinai verso quel ragazzo con le lacrime agli occhi, e sentì che le mie gambe stavano per cedere. Ma l'avrei raggiunto. Lui mi aveva salvato.
DAL TERZO CAPITOLO:
Ci restammo a fissare per un tempo che mi sembrò infinito,
finché la mia boccaccia non parlò.
-Scusa, ma noi due...
per caso, non ci siamo già incontrati?-
•~•~•~•~•~•
Prima fiction su Death Note con il solo scopo di far piacere al pubblico il mio lavoro.
[LxNuovo personaggio•LightxMisa]
Darkunk
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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                       Meet Me


-Ehm...Ametista...-
Megumi mi pungolò un braccio con la matita, urtandomi ancora di più il senso nervoso.
-Che c'è?-
La mia voce era un sibilo. Vidi Megumi arretrare con la sedia, formando una visibile distanza. La sua mano era alzata all'altezza della faccia, in veste di difesa.
Era così evidente il mio nervosismo? 
-Nulla, solo...va tutto bene?-
Sospirai.
-Si, tranquilla.-
No, non stava andando affatto bene.

Quella mattina fu difficilissimo concentrarsi. Entravo in panico ogni tot. secondi, con il pensiero snervante che ero sotto osservazione. L'unico barlume di speranza a cui mi aggrappavo era il sapere che non avevo fatto niente di male, e che la polizia prima o poi l'avrebbe capito.
Forse.

Le lezioni sarebbero finite presto.
Lanciai furtiva uno sguardo all'orologio appeso alla parete, sperando che il prof non mi notasse: lo vedevo come un gesto irrispettoso  nei suoi confronti, che equivaleva ad urlarli che non mi servivano a niente le sue ore. 
Sospirai di sollievo, nel constatare che mancavano appena 5 minuti.
Ce la potevo fare.
Non sarebbe stata un'accusa nei miei confronti a fermarmi.

                             ***

-Signorina Aru?-
Mi girai di scatto appena mi sentì chiamare. Un signore tutto ben vestito, sulla soglia dei settant'anni, si parò alla mia vista.
Teneva in mano delle chiavi, presumibilmente della limousine nera dietro di lui.
Il fatto che sapesse il mio nome non rassicurava affatto, e che per di più sembrava appartenesse ad un ceto sociale più alto del mio, non migliorava la situazione.
-Si?- la mia voce uscì fuori come un sussurro, ma evidentemente non fu un problema, perché rispose meccanicamente alla mia domanda.
-C'è una persona che vorrebbe vederla.- affermò, in tono solenne.
-Mi segua.-
Rimasi sbigottita.
-Cosa? Non ci penso nemmeno.-
L'anziano mi guardò sorpreso dietro i suoi occhiali rigidi.
-Insomma...- mi affrettai ad aggiungere.
-Potrebbe essere chiunque. Io...Io non la conosco.-
Dalla limousine scesero altre due persone, più o meno sulla trentina d'anni, che mi parvero vagamente famigliari.
Una di loro, quello con i capelli afro, prese dall'interno della giacca un distintivo.
Perfetto, ora la polizia era pure venuta a prendermi.
 -Ehi, Ametista!- urlò il secondo agente, il quale sembrava molto più giovane del primo.
-Non ti ricordi me? Sono Tota  Matsuda, collega di Koushun, tuo padre! da quasi cinque anni che non ci vediamo!-
Il nome di mio padre mi tranquillizzò. Probabilmente, li conosceva.
Feci mente locale di quello che mi disse, ma non mi fece ricordare nulla.
Evidentemente, mi era parso così inutile che il mio subconscio lo aveva cancellato.
Matsuda ricevette una pacca non molto gentile sulla testa.
-Sei un idiota, Mastuda! Ryuzaki ci aveva intimato di non usare i nostri nomi al di fuori della centrale! E per i più con un indiziata!-
Quelle parole mi ridiedero l'ennesima conferma: era vero, alla polizia non ero una semplice ragazza. Per la polizia c'era la possibilità che fossi un'assassina.
-Si, scusami, hai ragione.- annuì tristemente il moro, abbassando la testa.
-Ametista Aru, qualcuno di molto importante sospetta che lei sia Kira. La prego di seguirmi in macchina.- 
Annunciò frustrato quello con i capelli afro.
Riluttante, seguì i due agenti e quel vecchio così singolare dentro la limousine nera, accucciando il mio corpo alla portiera. 
La macchina partì a tutta birra, lasciando dietro una coltre di fumo.
Il silenzio fu d'oro per una buona parte del viaggio, finché non mi misi a parlare, tormentata dallo stress.
-Per la cronaca- deglutì, -chi sarebbe questo "qualcuno di molto importante"?- 
L'anziano signore, al volante, mi blandì con un neutrale -Lo scoprirà presto.-
Non potei fare a meno di appoggiare la testa al finestrino, ed elaborare un discorso su come spiegare il mio passato a queste persone, sperando che mio padre fosse stato muto come un pesce.
Avevo l'assurda idea che sarebbe stata la prima domanda posta, che quelle persone volessero solo sapere di più, di più e ancor di più della mia intera esistenza. E senz'altro di domande sulla mia vita precedente me ne avrebbero fatte. Kira doveva aver avuto per forza un brutto riscontro con persone losche per operare in questa maniera, no?

                            ***

L'agente con i capelli ricci, che scoprì chiamarsi Aizawa, per via di una scambio di battute con Matsuda, bussò due volte alla porte dell'hotel dove l'ospite che voleva incontrarmi risiedeva.
Attendemmo pochi secondi, poi ricevemmo un baritonale -Avanti.-
Subito venni soffocata dall'abbraccio    di mio padre, che mi stritolò come se non ci fosse un domani.
-Papà, non respiro-
Si staccò simultaneamente dal mio corpo, rivolgendomi un suo radiante sorriso.
-Scusa se non ti ho risposto al cellulare, ma ho l'obbligo di tenerlo spento.-
-Come mai?-
-Ah, si!- 
Disse, sistemandosi gli occhiali.
-Vieni.-
Mi prese per un braccio e mi trascinò letteralmente in un'altra camera, con un'energia che non gli apparteneva. Doveva essere successo qualcosa di veramente straordinario.
-Questa persona è Ryuzaki, Ametista. Ma tu lo conoscerai come L.-
Mi fece girare da destra a verso sinistra, non ancora ben conscia su chi stavo per vedere.
Quello che vidi mi spiazzò.
Un ragazzo, molto più grande di me ma nemmeno troppo vecchio, sorseggiava una tazza di quello che sembrava te', appollaiato letteralmente sulla sedia. Eppure, per quanto la scena fosse singolare, provai un grande senso di Déjà Vu.
Ci restammo a fissare per un tempo che mi sembrò infinito, finché la mia boccaccia non parlò.
-Scusa, ma noi due...per caso, non ci siamo già incontrati?-
Mi guardò con quella che potrei definire "curiosità", fino a quando un agente che non avevo mai visto espresse il suo pensiero.
-Be', non credo. L non si è mai fatto mai vedere da nessuno se non da noi, quind...-
-Non dica così, Ukita.-
Pure la sua voce, sembrava così famigliare.
-Magari in una vita precedente. È molto comune.- aggiunse poi, con tono neutrale.
Poi si rivolse a me con una sorte di...sorriso? Stiramento di labbra sarebbe più corretto.
-Comunque suo padre ha ragione, signorina Aru. Sono L. Ora, vorrei esporre a lei il motivo di questa convocazione. Si sieda, prego.-
Realizzai in ritardo che era con L, forse la persona più intelligente del creato, e non potei non sentirmi un po' a disagio. Tentai di calmarmi, sedendomi sul divano accanto a lui. 
-Come avrà potuto evincere, sospettiamo che lei sia Kira, signorina Aru. Principalmente perché è una delle persone pedinate dall'agente dell'FBI Raye Penber dal...-
-Sono stata pedinata dall'FBI?!-

La nostra conversazione fu retta da sue spiegazioni e mie domande incredule, da percentuali del mio essere Kira (che comunque, mi disse, erano sotto il 2%), dalle telecamere che erano state necessarie per provare la mia innocenza, ma dal momento che le avevo trovate, sarebbero state rimosse (anche perché mi spiegò, la mia reazione non era nello stile di Kira, e quindi, la mia innocenza sembrava fosse stata quasi riconfermata).
Con mio grande giubilo, non si cimentò su domande personali. Ora bisognava capire se non lo riteneva necessario, se me lo avrebbe chiesto più avanti (sempre se ci fossimo rincontrati) o se tutto quello che faceva me Ametista lo sapesse già. 
-Ci sono altri indiziati, esclusa me e la mia famiglia?-
Si portò il pollice alla bocca.
-Ci sarebbe il figlio del Sovrintendente Yagami, Light Yagami.-
Light Yagami, Light Yagami, Light Yagami...
L'avevo già sentito, da qualche parte.
-Oh, lo conosco!-
L'attenzione di L si prestò su di me.
-Cioè, non lo conosco direttamente, però siamo arrivati entrambi primi alla prova d'ammissione all'università.-
-Umh, capisco-
Arricciò i piedi con fare infantile, aggiungendo.
-Se per caso dovessi entrare all'università, anche se non ci dovrebbero essere dubbi, vista la tua intelligenza...-
Mi fece un poco sorridere. Dire che non mi sentivo intelligente sarebbe come dire che credevo che i maiali volassero, ma a quanto pare L non notò il mio disappunto.
-...potresti seguire Light, sempre che tu voglia, ovviamente. E sempre se hai voglia, potresti anche venire ad aiutare al caso. Potresti esserci utile.-
Mio padre partì in quarta.
-Ma Ryuzaki, ha solo diciassette anni!-
-Ritengo l'età un fattore irrilevante, signor Aru. E poi, non la sto' obbligando.-
Si riconcentrò su di me.
-Ci stai, Ametista?-
-Credo di si. Tanto non ho niente da perdere.-



Angolo:
Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Ho cercato di disegnare la mia idea di come potrebbe essere Ametista.
Lo so, non è proprio il massimo, ma l'ho fatto con il cuore ^^
Ringrazio Midnight Lies per il bellissimo commento.
Davvero, grazie.
Darkunk

---->"http://darkunk.deviantart.com/art/Ametista-Aru-510803882"
  
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