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Autore: Didone24    29/11/2008    4 recensioni
- Io… io ti interesso?
Ginny rise, amara. Gli si avvicinò fino a quando non si trovò a un passo dal suo viso.
- Secondo te?
Posò le labbra sulle sue, arrabbiata, risoluta, sicura che non si sarebbe sottratto a quella dolce tortura. Lo baciò con trasporto, spingendolo con forza contro l’armadio. Harry rispose al bacio, attraendola a sé e affondando le mani nei suoi lunghi capelli…
Ginny giocherellò con i bottoni della sua camicia, tormentando ogni asola prima di sfilargliela del tutto. Fece per togliersi la maglietta, ma Harry la bloccò, stringendole il braccio con forza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso tanto per l'attesa, sono una frana nel rispettare i tempi... comunque spero che il capitolo vi piaccia, ce l'ho messa tutta per metterci tutto il sentimento possibile. Buona lettura ^^

 

 

Ginny fece il suo ingresso nella Sala Grande insieme a Dean, che mandava sorrisi abbaglianti a chiunque si congratulasse con lui per il duello del giorno prima. La notizia si era sparsa così in fretta fra le quattro case che Harry si guadagnò non poche occhiatacce quella mattina, non ultima quella di Ginny, che passandogli accanto lo trafisse con lo sguardo senza neanche accennare a un saluto.

 

-          Altrochè se esagerano – commentò Hermione alzando gli occhi dalla Gazzetta del Profeta.

-          Già – disse Ron. – Manco ti fossi unito a tu-sai-chi, schierato con i Mangiamorte, finito ad Azkaban e…

-          Dacci un taglio, Ron – lo ammonì Hermione.

-          Ok, scusa… bè, amico, in fondo sei abituato alle radiografie a distanza, no?

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo e Ron tornò al suo succo di zucca.

 

Harry era divertito dall’assurdità della situazione. Anche quando Ginny cominciò a fissarlo mentre baciava Dean con un trasporto esagerato, sostenne lo sguardo finchè non fu lei a cedere e tornare a parlare con Luna e Neville come se niente fosse.

 

-          A proposito, cosa ti ha detto Ginny l’altra sera? – chiese Hermione.

-          Oh, ecco… l’intenzione era di farmi il lavaggio del cervello.

-          Bè, certo, metterti a mandare schiantesimi ovunque non è stato esattamente…

-          Non ricominciare, Hermione! – la interruppe Ron. – Anche io al suo posto…

-          Tu?! – Hermione scoppiò in una fragorosa risata.

 

I due amici erano così intenti a battibeccarsi che non fecero caso a Harry che usciva dalla Sala esasperato.

In qualche modo sentiva di avere la situazione in pugno. Certo, non poteva avere Ginny – sarebbe stato troppo rischioso per lei – ma riconquistare la sua amicizia si.

 

-          Attenti ragazzi, Potter potrebbe ammazzarci tutti! – biascicò Malfoy, anche lui diretto nell’aula di Trasfigurazione, seguito da Tiger, Goyle, Nott e Pansy Parkinson, che presero a sghignazzare in direzione di Harry.

-          Fanculo, Malfoy. – disse Harry, sorridendo beffardo. – Fammi spazio, grazie.

 

Malfoy restò immobile, così Harry si fece largo fra il gruppetto dandogli una spallata.

 

-          Non toccarmi, feccia! – imprecò Malfoy.

-          Risparmia il fiato!

 

Appena entrato in classe andò a sedersi al solito posto verso le ultime file e pensò ai tanti oggetti in cui avrebbe potuto trasfigurare Malfoy alla prossima occasione.

 

Fu svegliato, pochi minuti dopo, da qualcuno che lo strattonava piano.

 

-          Non hai dormito stanotte? – disse Hermione prendendo posto accanto a lui insieme a Ron.

-          Cosa? Mi sono addormentato?

 

Hermione annuì silenziosa vedendo entrare la McGranitt.

 

-          Herm, non svegliarmi, d’accordo? – disse Ron.

 

-          Weasley, vieni qui alla cattedra.

-          Cosa?!

Ron si alzò di malavoglia fra le risatine sommesse degli altri due.

 

Mentre Ron cercava di Trasfigurare un gatto in un canarino (trasformandolo prima in diversi bizzarri animaletti tra cui un gatto col pelo giallo e il becco al posto del muso) Harry si abbandonò a estasianti sogni a occhi aperti. Ginny che mollava Dean… lui e Ginny in riva al lago… lui e Ginny su un’isola deserta, lontano, senza l’ombra di un solo Mangiamorte a rovinare tutto…

 

Qualcosa lo colpì sulla testa, piano. Un biglietto di pergamena ricadde un secondo dopo sul pavimento accanto al suo piede. Harry lo raccolse e lesse.

 

Non hai avuto nemmeno il coraggio di chiedermi scusa.

 

Non era firmato, ma Harry sapeva di chi era. Ancora una volta si sentì pervaso da una sensazione di pienezza. Le importava. Era ferita dal fatto che non si fosse ancora scusato. Guardò in direzione di Ginny, qualche banco più avanti, ma lei non si girò. In quel momento il desiderio di stringerla a sé, o semplicemente dirle quanto gli importava di lei parve bruciargli dappertutto. Non poteva andare avanti così. D’un tratto si rese conto di avere bisogno di lei. Del suo sorriso, del suo profumo, dei suoi capelli rossi tra le dita, dei suoi occhi vispi e luminosi. Doveva assolutamente fare qualcosa.

 

***

 

Si diresse con ostentata noncuranza verso Ginny e Dean, che pranzavano parlottando con Neville e Seamus. Posò con delicatezza una mano sulla spalla di Ginny, che si voltò. Parlò prima che lei potesse dire qualcosa.

 

-          Scusa se ho schiantato il tuo ragazzo, Ginny.

 

Cercò di non ridere mentre i quattro lo fissavano allibiti. Ginny arrossì violentemente, ma non replicò. Poi, dato che nessuno aveva una qualsiasi reazione, si voltò senza dire altro e se ne andò.

 

 

 

Ginny continuava a guardare il piatto mentre gli altri avevano ripreso la conversazione, che si era inevitabilmente spostata su Harry. Certo che non se l’era aspettato. L’unica cosa di cui era convinta era che quel ragazzo si meritava una raffica di schiaffi.

 

-          Ginny, sei pronta? – disse Hermione, interrompendo il fluire incessante dei suoi pensieri.

-          Per cosa?

-          Andiamo a Hogsmeade questo pomeriggio, ricordi?

-          Ma Gin, pensavo di andarci con te… – s’intromise Dean.

-          Oh… no, grazie, vado con Hermione, così facciamo un giro per negozi, va bene?

 

Quella era senz’altro un’ottima occasione per stare per un po’ lontana da Dean e rinfrescarsi le idee, e poi Hermione era la persona ideale per farle da psicologa e tirarle su il morale.

 

Raggiunsero le carrozze per il villaggio ferme al limitare del giardino e ne scelsero una su cui viaggiavano alcuni chiassosi Tassorosso del secondo anno.

 

-          Ho portato un bel po’ di galeoni – disse Hermione – così possiamo scegliere il vestito per il ballo di Natale!

 

Ma Ginny non l’ascoltava. Guardava fuori dal finestrino, assorta, come se non conoscesse a memoria ogni dettaglio di quel paesaggio che già cominciava a coprirsi di un sottile strato di neve candida.

 

-          Gin, si può sapere dove hai la testa oggi?

-          Scusa, Herm. Sono un po’… confusa, credo.

 

Hermione tacque per qualche istante.

 

-          Ginny, come vanno le cose con Dean? – azzardò.

-          Tutto normale. Perché me lo chiedi?

-          Dalla faccia che hai non sembra proprio. – sorrise Hermione. - Cosa c’è che non va?

 

Per quale motivo Hermione faceva sempre centro?

 

La carrozza si fermò. I Tassorosso scesero eccitati per riversarsi da “Tiri Vispi Weasley”, il negozio di scherzi magici di Fred e George.

 

-          Hermione, pensi che ci sia qualcosa di sbagliato in me?

 

L’amica la fissò come se fosse impazzita.

 

-          Vedi, io… credo di essere io li problema. Dean è affettuoso, protettivo, so di piacergli veramente. Ma non è diverso da tutti gli altri con cui sono stata. Mi sento… come in trappola. Non riesco a capire di cosa ho bisogno e sapevo dal primo momento che non avrebbe funzionato. Non lo merita, Hermione.

 

Hermione riflettè per un attimo. Sembrava contenta che Ginny si fosse finalmente decisa ad aprirsi con lei.

 

-          Bè, tutto quello che posso dirti è… lascialo. Non è questo che vuoi, giusto? Meglio farla finita subito, sai benissimo che aspettare ancora significherebbe solo farlo soffrire di più. E non dirmi che sei una stupida – disse quando Ginny aprì la bocca per parlare -, hai semplicemente fatto uno sbaglio. Se gli vuoi bene, non illuderlo.

 

Erano arrivate da Madama McLan.

 

-          Adesso ti consiglio di sceglierti un vestito e non pensarci più… oh, Harry è dietro di te. – bisbigliò Hermione.

 

Ginny sussultò.

 

-          Ciao – disse Harry con un enorme sorriso.

-          Ciao.

 

Si maledisse mentalmente per essere arrossita.

 

-          Possiamo entrare con voi o volete fare le vostre cose da ragazze da sole? – chiese Ron.

 

“Andatevene all’istante” pensò Ginny… ma Harry e suo fratello erano già dentro ed Hermione le diede una leggera spinta, catapultandola fra centinaia di deliziosi abiti e altrettante ragazze in delirio. E menomale che doveva essere un pomeriggio rilassante.

 

Guardò i vestiti stipati a decine in ogni angolo del negozio senza vederli. Vagava silenziosamente per la grande sala affollata senza cercare qualcosa in particolare. Con la coda dell’occhio si soffermò a osservare Ron e Hermione che ridevano di gusto mentre si tenevano per mano. Perché non poteva andare così anche per lei ed Harry? Perché doveva sempre cacciassi in storie che la portavano sempre verso una fine certa e dolorosa? Provò un moto di rabbia improvvisa verso Hermione che l’aveva trascinata lì dentro e poi lasciata sola. Si chiese cosa ci faceva lei in un posto del genere. Per chi avrebbe indossato un bel vestito, per un ragazzo che non amava e probabilmente presto l’avrebbe detestata?

 

-          Ginny, ho trovato questo! Non è delizioso? – disse Hermione interrompendo i suoi torvi pensieri.

-          Non voglio provare niente. – disse soltanto.

 

Hermione la fissò con un’espressione indecifrabile.

 

-          Okay… dammi quel vestito. – sospirò Ginny rassegnata, afferrandolo dalle mani di Hermione. – Però se non mi piace, ce ne andiamo.

 

Si diressero verso i camerini. Ginny non aveva nemmeno guardato la sottile stoffa che teneva stretta tra le mani, come se potesse ancora aggrapparsi a qualcosa per non precipitare. Harry camminava dietro di lei parlando con Ron, ma non le importava. In quel momento niente le importava. Voleva solo un po’ di pace.

 

Non appena fu entrata nel camerino cominciò a spogliarsi, fissando la sua immagine riflessa allo specchio, chiedendosi cos’era che le persone vedessero in lei. Le gambe sottili e bianche, il ventre piatto, il seno piccolo e sodo, le braccia così esili e fragili, anche se, in realtà, lei non si sentiva per niente fragile. E poi i suoi occhi verdi e profondi, e quei capelli rossi così luminosi che sembravano prendersi gioco della luce emanata dai raggi del sole. Era bella. Solo che nemmeno quello le importava, perché quella bellezza non poteva portarle neanche un po’ di felicità. Scivolò nel grazioso abito, verde smeraldo come i suoi occhi. Lungo fino al ginocchio, le ricadeva a pennello disegnando le sue forme appena accennate. Sorrise alla Ginny dello specchio, che rimandò il sorriso. Fece una piccola giravolta e uscì, cercando Hermione per farsi allacciare il nastro dietro il collo.

 

Inorridì quando si rese conto che Hermione non era lì ad aspettarla, e nemmeno Ron. C’era solo Harry, che la guardava con un enorme sorriso sulle labbra.

 

-          Stai benissimo. – disse, sempre sorridendo. Sembrava rapito.

-          Io… dove sono finiti Ron e Hermione? – mugugnò ignorandolo.

-          Sono usciti a fare una passeggiata.

 

Tremante di rabbia, si richiuse nel camerino senza dire una parola. Provò ad allacciarselo da sola, maledicendosi per essere stata tanto ingenua. Dopo molti inutili tentativi le braccia le ricaddero lungo i fianchi, e rimase a guardare quell’immagine imperfetta, desiderando ardentemente di prendere a pugni lo specchio.

 

Un attimo dopo si vide avvolgere da due braccia fredde, e, nonostante una parte di lei volesse allontanarlo, rimase inerme mentre Harry le allacciava il vestito come se fosse la cosa più naturale del mondo.

 

-          Fatto. – disse.

-          Grazie.

 

Poi Harry tornò a stringerla, e Ginny sussultò mentre le scostava i capelli dal collo e la baciava da dietro. Una lacrima solitaria le attraversò il volto mentre assisteva esterrefatta a quella scena, quella meravigliosa scena che aveva sognato così tante volte e in così tanti modi.

 

-          Per favore, non piangere.

 

Ginny si voltò lentamente verso di lui, fissandolo dritto negli occhi.

 

-          Non volevo che mi vedessi piangere.

 

Lui non disse niente. Delicatamente prese il viso di lei tra le mani, la guardò per un interminabile istante e la baciò.

 

Ginny fece di tutto per non piangere, ma non ci riuscì. Le lacrime bagnarono il viso di Harry mentre la sua bocca premeva su quella di lei, ma lui non sembrò farci caso. La baciò con una delicatezza assoluta, come se fosse la cosa più fragile e preziosa del mondo. Non poté fare a meno di stringersi a lui, aggrappandosi alle sue spalle, come se quel contatto fosse ossigeno.

 

Si staccarono dopo quella che parve un’eternità, e lei non osò sciogliere l’abbraccio. Abbassò lo sguardo, il volto arrossato rigato di lacrime.

 

-          Che cosa significa? – sussurrò rivolta al suo petto.

 

Harry non rispose. Il suo silenzio fu come una pugnalata al cuore. I secondi passavano, Ginny aspettava, respirando il suo profumo e odiandosi allo stesso tempo per quello che stava facendo. Eppure non riusciva a scostarsi da lui di un millimetro.

 

-          Vattene. – disse infine, guardandosi i piedi. Ma Harry non accennava ad allontanarsi, anzi le parve aver aumentato la stretta. – Ti prego.

 

Finalmente lo lasciò, e le sembrò di essere investita dalla distanza che si era creata tra loro.

Harry la guardò un’ultima volta, il volto segnato dal dolore. E se ne andò.

 

  
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