Mi scuso tanto per l'attesa, sono una frana nel rispettare i tempi... comunque spero che il capitolo vi piaccia, ce l'ho messa tutta per metterci tutto il sentimento possibile. Buona lettura ^^
Ginny fece il suo ingresso nella
Sala Grande insieme a Dean, che mandava sorrisi abbaglianti a chiunque si
congratulasse con lui per il duello del giorno prima. La notizia si era sparsa
così in fretta fra le quattro case che Harry si guadagnò non poche occhiatacce
quella mattina, non ultima quella di Ginny, che passandogli accanto lo trafisse
con lo sguardo senza neanche accennare a un saluto.
-
Altrochè
se esagerano – commentò Hermione alzando gli occhi dalla Gazzetta del
Profeta.
-
Già –
disse Ron. – Manco ti fossi unito a tu-sai-chi, schierato con i Mangiamorte,
finito ad Azkaban e…
-
Dacci un
taglio, Ron – lo ammonì Hermione.
-
Ok,
scusa… bè, amico, in fondo sei abituato alle radiografie a distanza,
no?
Hermione lo fulminò con lo sguardo
e Ron tornò al suo succo di zucca.
Harry era divertito dall’assurdità
della situazione. Anche quando Ginny cominciò a fissarlo mentre baciava Dean con
un trasporto esagerato, sostenne lo sguardo finchè non fu lei a cedere e tornare
a parlare con Luna e Neville come se niente fosse.
-
A
proposito, cosa ti ha detto Ginny l’altra sera? – chiese
Hermione.
-
Oh,
ecco… l’intenzione era di farmi il lavaggio del cervello.
-
Bè,
certo, metterti a mandare schiantesimi ovunque non è stato
esattamente…
-
Non
ricominciare, Hermione! – la interruppe Ron. – Anche io al suo
posto…
-
Tu?! –
Hermione scoppiò in una fragorosa risata.
I due amici erano così intenti a
battibeccarsi che non fecero caso a Harry che usciva dalla Sala
esasperato.
In qualche modo sentiva di avere la
situazione in pugno. Certo, non poteva avere Ginny – sarebbe stato troppo
rischioso per lei – ma riconquistare la sua amicizia si.
-
Attenti
ragazzi, Potter potrebbe ammazzarci tutti! – biascicò Malfoy, anche lui diretto
nell’aula di Trasfigurazione, seguito da Tiger, Goyle, Nott e Pansy Parkinson,
che presero a sghignazzare in direzione di Harry.
-
Fanculo,
Malfoy. – disse Harry, sorridendo beffardo. – Fammi spazio, grazie.
Malfoy restò immobile, così Harry
si fece largo fra il gruppetto dandogli una spallata.
-
Non
toccarmi, feccia! – imprecò Malfoy.
-
Risparmia il fiato!
Appena entrato in classe andò a
sedersi al solito posto verso le ultime file e pensò ai tanti oggetti in cui
avrebbe potuto trasfigurare Malfoy alla prossima occasione.
Fu svegliato, pochi minuti dopo, da
qualcuno che lo strattonava piano.
-
Non hai
dormito stanotte? – disse Hermione prendendo posto accanto a lui insieme a
Ron.
-
Cosa? Mi
sono addormentato?
Hermione annuì silenziosa vedendo
entrare
-
Herm,
non svegliarmi, d’accordo? – disse Ron.
-
Weasley,
vieni qui alla cattedra.
-
Cosa?!
Ron si alzò di malavoglia fra le
risatine sommesse degli altri due.
Mentre Ron cercava di Trasfigurare
un gatto in un canarino (trasformandolo prima in diversi bizzarri animaletti tra
cui un gatto col pelo giallo e il becco al posto del muso) Harry si abbandonò a
estasianti sogni a occhi aperti. Ginny che mollava Dean… lui e Ginny in riva al
lago… lui e Ginny su un’isola deserta, lontano, senza l’ombra di un solo
Mangiamorte a rovinare tutto…
Qualcosa lo colpì sulla testa,
piano. Un biglietto di pergamena ricadde un secondo dopo sul pavimento accanto
al suo piede. Harry lo raccolse e lesse.
Non
hai avuto nemmeno il coraggio di chiedermi scusa.
Non era firmato, ma Harry sapeva di
chi era. Ancora una volta si sentì pervaso da una sensazione di pienezza. Le importava. Era ferita dal fatto che
non si fosse ancora scusato. Guardò in direzione di Ginny, qualche banco più
avanti, ma lei non si girò. In quel momento il desiderio di stringerla a sé, o
semplicemente dirle quanto gli importava di lei parve bruciargli dappertutto.
Non poteva andare avanti così. D’un tratto si rese conto di avere bisogno di
lei. Del suo sorriso, del suo profumo, dei suoi capelli rossi tra le dita, dei
suoi occhi vispi e luminosi. Doveva assolutamente fare
qualcosa.
***
Si diresse con ostentata noncuranza
verso Ginny e Dean, che pranzavano parlottando con Neville e Seamus. Posò con
delicatezza una mano sulla spalla di Ginny, che si voltò. Parlò prima che lei
potesse dire qualcosa.
-
Scusa se
ho schiantato il tuo ragazzo, Ginny.
Cercò di non ridere mentre i
quattro lo fissavano allibiti. Ginny arrossì violentemente, ma non replicò. Poi,
dato che nessuno aveva una qualsiasi reazione, si voltò senza dire altro e se ne
andò.
Ginny continuava a guardare il
piatto mentre gli altri avevano ripreso la conversazione, che si era
inevitabilmente spostata su Harry. Certo che non se l’era aspettato. L’unica
cosa di cui era convinta era che quel ragazzo si meritava una raffica di
schiaffi.
-
Ginny,
sei pronta? – disse Hermione, interrompendo il fluire incessante dei suoi
pensieri.
-
Per
cosa?
-
Andiamo
a Hogsmeade questo pomeriggio, ricordi?
-
Ma Gin,
pensavo di andarci con te… – s’intromise Dean.
-
Oh… no,
grazie, vado con Hermione, così facciamo un giro per negozi, va
bene?
Quella era senz’altro un’ottima
occasione per stare per un po’ lontana da Dean e rinfrescarsi le idee, e poi
Hermione era la persona ideale per farle da psicologa e tirarle su il morale.
Raggiunsero le carrozze per il
villaggio ferme al limitare del giardino e ne scelsero una su cui viaggiavano
alcuni chiassosi Tassorosso del secondo anno.
-
Ho
portato un bel po’ di galeoni – disse Hermione – così possiamo scegliere il
vestito per il ballo di Natale!
Ma Ginny non l’ascoltava. Guardava
fuori dal finestrino, assorta, come se non conoscesse a memoria ogni dettaglio
di quel paesaggio che già cominciava a coprirsi di un sottile strato di neve
candida.
-
Gin, si
può sapere dove hai la testa oggi?
-
Scusa,
Herm. Sono un po’… confusa, credo.
Hermione tacque per qualche
istante.
-
Ginny,
come vanno le cose con Dean? – azzardò.
-
Tutto
normale. Perché me lo chiedi?
-
Dalla
faccia che hai non sembra proprio. – sorrise Hermione. - Cosa c’è che non
va?
Per quale motivo Hermione faceva
sempre centro?
La carrozza si fermò. I Tassorosso
scesero eccitati per riversarsi da “Tiri Vispi Weasley”, il negozio di scherzi
magici di Fred e George.
-
Hermione, pensi che ci sia qualcosa
di sbagliato in me?
L’amica la fissò come se fosse
impazzita.
-
Vedi,
io… credo di essere io li problema. Dean è affettuoso, protettivo, so di
piacergli veramente. Ma non è diverso da tutti gli altri con cui sono stata. Mi
sento… come in trappola. Non riesco a capire di cosa ho bisogno e sapevo dal
primo momento che non avrebbe funzionato. Non lo merita,
Hermione.
Hermione riflettè per un attimo.
Sembrava contenta che Ginny si fosse finalmente decisa ad aprirsi con lei.
-
Bè,
tutto quello che posso dirti è… lascialo. Non è questo che vuoi, giusto? Meglio
farla finita subito, sai benissimo che aspettare ancora significherebbe solo
farlo soffrire di più. E non dirmi che sei una stupida – disse quando Ginny aprì
la bocca per parlare -, hai semplicemente fatto uno sbaglio. Se gli vuoi bene,
non illuderlo.
Erano arrivate da Madama
McLan.
-
Adesso
ti consiglio di sceglierti un vestito e non pensarci più… oh, Harry è dietro di
te. – bisbigliò Hermione.
Ginny
sussultò.
-
Ciao –
disse Harry con un enorme sorriso.
-
Ciao.
Si maledisse mentalmente per essere
arrossita.
-
Possiamo
entrare con voi o volete fare le vostre cose da ragazze da sole? – chiese
Ron.
“Andatevene all’istante” pensò
Ginny… ma Harry e suo fratello erano già dentro ed Hermione le diede una leggera
spinta, catapultandola fra centinaia di deliziosi abiti e altrettante ragazze in
delirio. E menomale che doveva essere un pomeriggio rilassante.
Guardò i vestiti stipati a decine
in ogni angolo del negozio senza vederli. Vagava silenziosamente per la grande
sala affollata senza cercare qualcosa in particolare. Con la coda dell’occhio si
soffermò a osservare Ron e Hermione che ridevano di gusto mentre si tenevano per
mano. Perché non poteva andare così anche per lei ed Harry? Perché doveva sempre
cacciassi in storie che la portavano sempre verso una fine certa e dolorosa?
Provò un moto di rabbia improvvisa verso Hermione che l’aveva trascinata lì
dentro e poi lasciata sola. Si chiese cosa ci faceva lei in un posto del genere.
Per chi avrebbe indossato un bel vestito, per un ragazzo che non amava e
probabilmente presto l’avrebbe detestata?
-
Ginny,
ho trovato questo! Non è delizioso? – disse Hermione interrompendo i suoi torvi
pensieri.
-
Non
voglio provare niente. – disse soltanto.
Hermione la fissò con
un’espressione indecifrabile.
-
Okay…
dammi quel vestito. – sospirò Ginny rassegnata, afferrandolo dalle mani di
Hermione. – Però se non mi piace, ce ne andiamo.
Si diressero verso i camerini.
Ginny non aveva nemmeno guardato la sottile stoffa che teneva stretta tra le
mani, come se potesse ancora aggrapparsi a qualcosa per non precipitare. Harry
camminava dietro di lei parlando con Ron, ma non le importava. In quel momento
niente le importava. Voleva solo un po’ di pace.
Non appena fu entrata nel camerino
cominciò a spogliarsi, fissando la sua immagine riflessa allo specchio,
chiedendosi cos’era che le persone vedessero in lei. Le gambe sottili e bianche,
il ventre piatto, il seno piccolo e sodo, le braccia così esili e fragili, anche
se, in realtà, lei non si sentiva per niente fragile. E poi i suoi occhi verdi e
profondi, e quei capelli rossi così luminosi che sembravano prendersi gioco
della luce emanata dai raggi del sole. Era bella. Solo che nemmeno quello le
importava, perché quella bellezza non poteva portarle neanche un po’ di
felicità. Scivolò nel grazioso abito, verde smeraldo come i suoi occhi. Lungo
fino al ginocchio, le ricadeva a pennello disegnando le sue forme appena
accennate. Sorrise alla Ginny dello specchio, che rimandò il sorriso. Fece una
piccola giravolta e uscì, cercando Hermione per farsi allacciare il nastro
dietro il collo.
Inorridì quando si rese conto che
Hermione non era lì ad aspettarla, e nemmeno Ron. C’era solo Harry, che la
guardava con un enorme sorriso sulle labbra.
-
Stai
benissimo. – disse, sempre sorridendo. Sembrava rapito.
-
Io… dove
sono finiti Ron e Hermione? – mugugnò ignorandolo.
-
Sono
usciti a fare una passeggiata.
Tremante di rabbia, si richiuse nel
camerino senza dire una parola. Provò ad allacciarselo da sola, maledicendosi
per essere stata tanto ingenua. Dopo molti inutili tentativi le braccia le
ricaddero lungo i fianchi, e rimase a guardare quell’immagine imperfetta,
desiderando ardentemente di prendere a pugni lo specchio.
Un attimo dopo si vide avvolgere da
due braccia fredde, e, nonostante una parte di lei volesse allontanarlo, rimase
inerme mentre Harry le allacciava il vestito come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
-
Fatto. –
disse.
-
Grazie.
Poi Harry tornò a stringerla, e
Ginny sussultò mentre le scostava i capelli dal collo e la baciava da dietro.
Una lacrima solitaria le attraversò il volto mentre assisteva esterrefatta a
quella scena, quella meravigliosa scena che aveva sognato così tante volte e in
così tanti modi.
-
Per
favore, non piangere.
Ginny si voltò lentamente verso di
lui, fissandolo dritto negli occhi.
-
Non
volevo che mi vedessi piangere.
Lui non disse niente. Delicatamente
prese il viso di lei tra le mani, la guardò per un interminabile istante e la
baciò.
Ginny fece di tutto per non
piangere, ma non ci riuscì. Le lacrime bagnarono il viso di Harry mentre la sua
bocca premeva su quella di lei, ma lui non sembrò farci caso. La baciò con una
delicatezza assoluta, come se fosse la cosa più fragile e preziosa del mondo.
Non poté fare a meno di stringersi a lui, aggrappandosi alle sue spalle, come se
quel contatto fosse ossigeno.
Si staccarono dopo quella che parve
un’eternità, e lei non osò sciogliere l’abbraccio. Abbassò lo sguardo, il volto
arrossato rigato di lacrime.
-
Che cosa
significa? – sussurrò rivolta al suo petto.
Harry non rispose. Il suo silenzio
fu come una pugnalata al cuore. I secondi passavano, Ginny aspettava, respirando
il suo profumo e odiandosi allo stesso tempo per quello che stava facendo.
Eppure non riusciva a scostarsi da lui di un millimetro.
-
Vattene.
– disse infine, guardandosi i piedi. Ma Harry non accennava ad allontanarsi,
anzi le parve aver aumentato la stretta. – Ti prego.
Finalmente lo lasciò, e le sembrò
di essere investita dalla distanza che si era creata tra
loro.
Harry la guardò un’ultima volta, il volto segnato dal dolore. E se ne andò.