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Autore: _earlygreytea__    02/02/2015    0 recensioni
la lotta tra il bene e il male non finirà mai. Il passato si intreccerà con il presente. L'amore dovrà combattere per avere un lieto fine. Una nuova guerra è alle porte e Hogwarts sarà ancora pronta a combattere per difendere l'amicizia, la fratellanza e l'amore. Un amore così forte da uscire dagli schemi che ancora persistono sulla purezza del sangue. Da batterli. E trionfare. Perché come la Rowling ci insegna, l'amore vince su tutto e come dicevano i latini amor omnia vincit.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Sirius Black, Teddy Lupin | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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Il resto del viaggio era stato relativamente breve e relativamente lungo. Astrea aveva dovuto seguire il cugino Nott in uno scompartimento lontano da quello in cui era stata prima. Era in uno dei primi vagoni. Regnava una certa calma. Nessuno schiamazzo, nessuna risata, nessuno che si rincorreva per gli stretti corridoi. Vi erano solo ragazzi, seduti compostamente nei loro scompartimenti, che discutevano del più e del meno, sfogliando qualche giornale e commentando di tanto in tanto una nuova riforma o l’ultimo scoop. I lineamenti del viso erano completamente ghiacciati in una tale espressione di indifferenza che la piccola Astrea li aveva paragonati a statue. Nello scompartimento dove poi si era seduta aveva fatto conoscenza con gli amici del cugino e i rispettivi fratelli minori. La bella Amanda Goyle sedeva nel posto più vicino al finestrino, le spalle diritte, le gambe accavallate e le mani posizionate delicatamente sopra di esse. Affianco si trovavano il piccolo e cicciottello fratello di lei Enea e stretta stretta nel piccolo bucchetto che rimaneva, sedeva Aryette Zabini, una piccola bambina, cugina dei due, dalla pelle mulatta, i capelli scuri e la stessa identica espressione di ghiaccio stampata sul viso di tutti. Dall’altra parte era seduto Isaac Davis, un affascinante ragazzo del settimo anno, che aveva tenuto i posti per i due nuovi arrivati. La gracile bambina si era seduta nell’angolino vicino al finestrino. Rimase zitta per tutto il viaggio. Ascoltò solo gli altri che parlavano, osservò i loro lievi cambiamenti del viso nelle piccole smorfie, i gridolini delle due oche e i grugniti di quel bambino dalla faccia porcina. E si divertì così per tutta la durata del viaggio, a immaginarsi i tre davanti che emettevano i versi dei suddetti animali. In tal modo era riuscita ad estraniarsi dalle loro discussioni sulla purezza del sangue, su quanto fossero sfigati i mezzosangue grifondoro e altre cavolate simili basate su un’ignoranza di fondo mista ad una buona dose di pregiudizio. Arrivati a destinazione si trovò davanti un grande omone che gridava – Primo anno! Primo anno da questa parte!!!-. E seguito quello era salita su una delle barche che portavano ad Hogwarts insieme a Aryette ed Enea. Mentre Enea era terrorizzato che la piovra gigante o le sirene potessero portarselo giù nelle profondità del lago Nero, Aryette era impassibile, come mummificata in quella posa. Gli occhi di Astrea, invece, erano pieni di stupore; le grandi iridi azzurre si perdevano nello scrutare attentamente l’imponente edificio, studiava tutte le ombre, tutte le statue che si riusciva a scorgere da quella distanza, il ponte che si vedeva a lato, le finestre illuminate che si mettevano in netto contrasto con l’oscurità che regnava al di fuori. La bocca della bambina era spalancata, il corpo incapace di muoversi, il viso di voltare lo sguardo per interrompere quella magnifica visione. Entrati nel castello, furono condotti da un professore davanti ad un gran portone. Quello giratosi verso i primini disse- Bene, aspettate un attimo qui, tra pochi minuti avverrà lo smistamento. Non abbiate paura, è più semplice di quello che sembra. Comunque, dovete fare molta attenzione alla vostra scelta, la casa in cui verrete smistati sarà la vostra nuova famiglia, la vostre vittorie saranno le sue vittorie e le vostre trasgressioni saranno le sue perdite. Ora se volte scusarmi- regalando prima di andarsene un tenero sorriso a tutti quanti. Astrea intanto era stata inglobata dal gruppo di ragazzini che aspiravano entrare a serpeverde. Ad un certo punto da un altro gruppetto saltò fuori il bambino dai capelli corvini che si mise a salutare ad alta voce –Ehi ragazzina dai capelli biondi! Non ci siamo presentati bene prima, io sono James Potter, tu? -. Astrea che era voltata di spalle si sentì gelare il sangue nelle vene e per un paio di secondi non sentì più il cuore battere. “E ora? Che faccio per Merlino? Oh per Morgana, mi stanno guardando tutti male! Gli rispondo con una frecciatina… ma è così simpatico e carino! Ok, ora iniziano quasi ad essere disgustati, ok. Ora gli rispondo a dovere e poi mi rigiro, fai un respiro Astrea, uno due e…” e nel mentre si era girata, anche lei ora sembrava una statua come gli altri, e per quanto le dispiacesse aprì la bocca e disse – Forse e dico Forse, perché Forse non hai capito, non mi presento con le persone che non ritengo degne di conoscere il mio nome. Ma Forse mi sbaglio sai, capita a tutti no?!- E detto così si era voltata di scatto, cercando di arrossire il meno possibile e pregando in cuor suo che quella conversazione era bella che finita. Ma non sempre si può avere ciò che si vuole, infatti, questa volta a rispondere era stata una bambina dalla pelle olivastra e i capelli a boccoli ebano a rispondere per James- Come ti permetti di dire così? Voleva solo fare amicizia, brutta viziata egoista che non sei altro! -. Perciò aveva dovuto a malincuore fare un altro respiro, voltarsi, guardarla con sguardo omicida e dirle – Lurida sfigata che non sei altro, sei ottusa come il tuo amichetto là per non capire che con le schifezze come voi non ci perdo neanche tempo a parlare? -. Qualche secondo dopo il professore era tornato e il portone si era aperto. Astrea sentiva un tale senso di colpa da voler vomitare quel poco che aveva mangiato in treno e tutta la colazione che Sally le aveva preparato quella mattina. Non riuscì nemmeno a godersi il soffitto stellato con le candele volanti. Arrivati di fronte alla piccola scalinata che divideva il tavolo dei professori da quelli degli studenti, ascoltate si e no le parole della preside, il gentile professore che li aveva accompagnati fin là, srotolò una lunga pergamena ingiallita e si mise a leggere i numi dei nuovi studenti. Berry Jonathan. TASSOROSSO. Evergreen Emily. CORVONERO. Finnigan Jenny. Astrea aveva osservato le bambina, che si era messa il cappello parlante in testa, con odio. Come si era permessa quella spocchiosa bambina di dirle quelle cose. GRIFONDORO. Astrea era tutto tranne che sorpresa dalla risposta del cappello parlante. Intanto Jenny scendeva orgogliosa i pochi scalini per andare a sedersi al tavolo dei grifoni che esultavamo per la nuova arrivata. Goyle Enea. SERPEVERDE. “Doveva finire a tassorosso quella faccia da maiale” pensava Astrea, sempre più tesa. Non era solita ad essere cattiva con gli altri, ma in quel momento era più tesa che mai e per rilassarsi un attimo prendeva in giro tra sé e sé tutti coloro che le passavano sotto mano. Potter James. GRIFONDORO. E orgoglioso il ragazzino andava dalla folla che lo acclamava a sedersi affianco alla sua nuova amica e ad altri ragazzini che erano stati appena smistati. Rosier Astrea. Fece uno dei suoi grandi respiri a andò a sedersi sul seggiolino. Si fece mettere in testa il grande cappello e una voce nella sua testa le disse – mmmh vediamo, coraggio, tenacia, fedeltà… cara sembri perfetta per essere Grifondoro. -No Grifondoro no signor cappello, la prego, i miei genitori si arrabbieranno moltissimo, la scongiuro, non grifondoro. - tesoro, ma con serpeverde centri poco nulla. -Fa niente, ma la prego non Grifondoro. La bambina era così terrorizzata da ciò che avrebbe potuto dire il cappello che tirò un lungo sospiro di sollievo quando lo senti gridare SERPEVERDE. Si avvicinò lentamente al tavolo della casa verde-argento e si mise a chiacchierare con Goyle e un altro paio di ragazzini che erano stati smistati. Il banchetto fu la cosa più bella della serata e, anche con quella morsa allo stomaco, Astrea riuscì a mangiare quasi tutto. Poco prima che i caposcuola chiamassero i vari ragazzini del primo anno per portarli nei rispettivi dormitori, il professore che aveva presieduto allo smistamento, che aveva capito chiamarsi Paciock, si avvicinò a lei e le chiese molto cordialmente di seguirlo un attimo. -Io non ho fatto niente glielo assicuro. Astrea era già spaventata di aver combinato qualcosa o che si fossero arrabbiati per come aveva risposto ai due nuovi Grifondoro poco prima. -Oh, no tranquilla non hai fatto proprio nulla, ma il cappello parlante mi ha chiesto di andarti a chiamare. “Oh Merlino, e adesso che vuole? Ormai mi ha smistata, non può più fare niente… no?” continuava a torturarsi con simili domande finché non arrivò ad una piccola stanza dove vi era dentro soltanto il grosso e vecchio cappello. -Paciock se vuoi lasciarci da soli. -Certo, torno tra cinque minuti. Una volta rimasti soli il cappello disse- Come mai hai così tanta paura dei tuoi genitori, allievi che sono venuti prima hanno combattuto e scelto malgrado le conseguenze la via più giusta per la loro vita. Dimmi di cosa hai paura? Che non ti amino più? Che ti facciano del male? Magari la cruciatus… -No. Se fosse per quello sarei già ciò che vorrei essere. -Ma… -Ma mi hanno giurato che avrebbero ucciso Sally, il mio Elfo domestico, se non fossi finita in sempreverde e lei è la mia vera famiglia. Il occhi della bambina erano spalancati, tristi, ma anche un po’ fieri per il gesto buono che aveva compiuto. -Sacrificio, saresti la perfetta erede di Codric Grifondoro. Ma come posso capire la situazione è più difficile del solito, perciò, domani mattina, prima di andare a fare colazione, recati alla casetta di Hagrid, il guardia caccia, che si trova sull’uscita nord del castello, poi addentrati nella foresta proibita. Fai cento passi in direzione nord-ovest e dopo cinquanta passi a nord. Al cinquantesimo passo fermati, apri la mano sinistra, chiudi gli occhi e pensa intensamente a qualcosa di bello che ti è stato tolto. Poi aprili. Questo è il più grande aiuto che ti posso dare, non sprecarlo, e non sprecare la tua vita, arriverà un momento in cui bisognerà scegliere tra il bene e il male. Non sprecare la tua vita, perché vale molto di più di quanto credi. E detto questo chiamò il professor Paciock che attendeva fuori. Astrea era quasi paralizzata e per tutto il tragitto non pensò ad altro che alle parole del cappello parlante, che le aveva chiesto in pratica di disubbidire al regolamento scolastico il primo giorno di scuola per poi che cosa, non glielo aveva detto. Entrata nella sala comune, scese le scale per andare al suo dormitorio e trovata la sua stanza vi entrò. Le altre a quanto pare erano già andate tutte a dormire, e questo la portò a riflettere riguardo a quanto tempo fosse stata via veramente, un’ora buona a quanto pareva. Si mise alla svelta la sua camicia da notte e poi si andò a coricare nel suo letto. Passò la notte in bianco, un po’ per l’eccitazione per il primo giorno di scuola e un po’ per l’ansia che provava, vista la sua tenera ingenuità, per quell’azione che era al limite dell’illegalità. Perciò alle prime luci dell’alba la bambina non perse tempo a mettersi su la divisa, il suo mantello e ad uscire dalla sala comune e dal castello, sperando di non incrociare nessuno. Scese gli enormi scalini facendo attenzione a non scivolare, percorse il più velocemente possibile quella stradina che portava direttamente alla piccola dimora del mezzo gigante. Oltrepassata anche quella fissò inquieta per qualche minuto la foresta proibita. Doveva ammettere che le metteva non poca paura e che sembrasse che il vento che soffiava tra le foglie animasse gli alberi, come se parlassero. E oltre a un dieci metri non riuscivo a scorgere più nulla con certezza. Chiuse i suoi enormi occhi celeste e prese un paio di profondi respiri prima di iniziare a contare i passi mentre si addestrata. E ad ogni passo ogni cosa sembrava diventasse sempre più viva, sempre più sinistra. Si mise a canticchiare una piccola filastrocca che le ripeteva Sally quando era piccola prima di andare a dormire, per cercare di concentrarsi su tutt’altro. -Cinquanta. Chiuse lentamente gli occhi e apri la mano sinistra tremante. Smise di respirare per qualche secondo e penso a quel gattino randagio che aveva accolto e che lo stesso pomeriggio era stato ucciso dal padre perché era anch’esso, una razza sporca e al di sotto della nostra purezza. Pensò ai grandi occhioni di quell’animale e al fatto che era stato, strano a dirsi, il suo primo amico. Quando aprì gli occhi, un signore, sulla quarantina, con due grandi buffoni e due occhi color della pece, le sorrise. La piccola in un primo momento si spavento, cacciò fuori un urletto e fece quasi cadere dalla sua mano sinistra la piccola pietra che straordinariamente era comparsa nella sua mano diafana. -Non spaventarti piccola. Sono qui solo per darti una mano, un amico mi ha detto che sei una persona molto importante che ha bisogno di un amico, e io sarò non solo quello, ma anche, diciamo, il tuo angolo custode, come ti chiami piccola? -Astrea… -Sai Astrea, mi ricordi tanto una persona- sussurrò l’uomo disegnando sul suo volto un tenero, triste sorriso. -Io ti ricordo la prozia Ella. Non è vero signor Back? L’uomo era rimasto profondamente stupito dalla risposta della bambina e addolcendosi ancora di più, disse- Le assomigli più di quanto possa credere. Astrea dopo aver passato la notte a chiacchierare con Sirius del fatto che era diventata prefetto, si diresse verso la sala grande intenzionata a mangiare tutto quello che le passava sotto per iniziare al meglio il primo giorno del sesto anno. Così decise di salire molto presto, in modo da trovare poca gente (soprattutto della sua casa) per non sentirsi strana o grassa nell’ abbuffarsi con salsicce e frittate. Giunse velocemente alla sala e si mise a sedere in un angolo del tavolo del “serpi”, prese un paio di panini con la marmellata, un po’ di caffè e latte e un paio di salsicce. Come inizio era più che ottimo. Di colpo però, si era ritrovata bagnata fradicia, senza un apparente motivo ed era certa solo di una cosa -POTTER! Giuro che se ti trovo ti affatturo in tutti i modi possibili e inimmaginabili. Quest’anno non la passi liscia stupido pomposo che non sei altro!
   
 
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