I miei
venti metri quadrati
Capitolo
Secondo
Da
grande svaligerò le banche
Nicoletta,
o Nicole…sinceramente non so come si chiamasse, sta di fatto che non le
piaceva, e che si era trovata un soprannome stupido come Nikka.
Assolutamente inutile, che si limitava a starle bene. Ma a lei che importava,
lei era l’esteta. Nominata
nel nostro liceo “Studentessa
più elegante dell’anno”. In America hanno le reginette
di primavera, invece noi abbiamo queste cose qui. Probabilmente voi vi starete
chiedendo se c’è davvero qualcuno che si è preso la briga di
decidere chi nella nostra scuola si veste meglio, e io vi posso dire di
sì. Diciamo che il mach finale è stato tra me e lei, ma poi mi
sono tinta i capelli di blu e pare che abbia perso apprezzamenti per questa
stravaganza. Ma comunque non divaghiamo e torniamo a mio fratello Mei tra le grinfie di quell’arpia.
Il ragazzo seguì la padrona di casa col
turbante dentro l’appartamento. Non era molto illuminato, le luci che la
signora Marianna aveva messo dovevano essere di voltaggio sbagliato si disse Mei, perché si stava cavando gli occhi per vedere
davanti a sé. La sua passione per le cose elettroniche spuntava sempre
all’improvviso.
“Ecco è per di
qua…”disse Nikka annoiata indicandogli la
stanza dove entrare. L’ambiente non era grande, e come il resto della
casa poco illuminato, c’era una lampada da tavolo che emanava luce
soffusa e una finestra aperta dalla quale, data l’ora invernale non
penetrava che scarsa luce.
A Mei si
illuminarono gli occhi quando vide il vecchio computer col cassone che stavano
affidando alle sue sagge cure. Per la prima volta da quando sua madre lo aveva
obbligato ad andare a casa dell’odiosissima Marianna, era contento di
aver accettato l’incarico. Lambiccare tra l’elettronica lo riempiva
sempre di gioia.
Nikka fece un mezzo sorriso
sbilenco mentre Mei tirava fuori baracca
e burattini intenzionato a rimettere a nuovo il vecchio catorcio.
La ragazza si buttò sul letto
continuando a fumare e a fissarlo insistentemente, ignorando il fatto che a lui
potesse dare fastidio.
E infatti a lui dava
fastidio. Deglutì un po’ a disagio, non era abituato a essere
osservato. A scuola le ragazze non lo vedevano nemmeno, a parte sua sorella, e
coi ragazzi non ci parlava se non per dare una mano nei compiti; così
rimaner da solo in una stanza, seppure in compagnia di un pc
anteguerra tutto per lui, con una ragazza lo metteva
un po’ in imbarazzo. Soprattutto perché lei non lo era per nulla e
si era sistemata a mo di sirena su un fianco tenendo la testa appoggiata alla
mano destra.
Aveva una tuta blu e un asciugamano legato
alla testa come se fosse un turbante, Mei non
l’aveva mai vista struccata, ma sotto la coltre di trucco quel giorno si
potevano notare due enormi occhiaie viola. Insomma lo aveva accolto in tenuta
da casa, si vede che la sua venuta non la metteva in imbarazzo, oppure aveva
davvero scarsa importanza.
L’aveva vista solo qualche volta a
scuola, ma sapeva che era considerata un’esteta ,
come sua sorella. Era strano vedere un’esteta in desabie.
“come hai detto che ti chiami?”
chiese dopo un po’ la ragazza con fare annoiato spegnendo la sigaretta in
una lattina di cola.
“Mei” fu
pronto a rispondere lui come se lo stessero interrogando. Il guizzo del ragazzo
la fece ridere, e lui arrossì visibilmente estrapolando la password
d’accesso senza chiederlo alla padrona.
“Io sono Nikka”
si presentò mettendosi a sedere , lui
annuì. Nikka ebbe la sensazione che quello
sarebbe stato più che una conversazione, un monologo.
“Ci siamo mai
visti da qualche parte? Che so a qualche festa? Io vado spesso
al Luxury…”
chiese cercando di capire perché non l’avesse mai visto.
“Non vado alle feste…” fu la
mogia risposta di mio fratello. Nikka si elettrizzò comunque credendo di aver capito di che tipo
di ragazzo si trattasse “Ah! Allora sei uno da rave! Alcol e canne!!” strillò entusiasta prima di aggiungere
“tranquillo non lo dico a mia madre”.
Ma Mei
declinò un’altra volta la categoria in cui l’avevano messo
dicendo, per la verità parecchio imbarazzato “Non bevo e non fumo…a
dire il vero non esco molto io…”cercò di spiegare lasciando
in sospeso un concetto assolutamente percepibile. Nikka ci mise un po’ per
analizzare la risposta del ragazzo che le stava di fronte, ma poi dopo le
dovute riflessioni aggiunse “Non mi dirai che sei un po’ nerd?
E stai in casa tutto il giorno davanti al
computer…?”.
Non c’era del disprezzo , più che altro dello stupore nel suo tono.
“Beh…a dire il vero è un
po’ così…” ammise infine Mei.
“Allora sei un hacker! Potresti svaligiare una banca via internet!” esclamò
ridanciana togliendosi l’asciugamano dalla testa e mostrando una ricca
coltre di capelli tinti di un colore a metà tra il castano e il
rossiccio.
“Beh…non è che sia proprio
il mio hobby…però credo che se mi ci mettessi riuscirei a
farlo…” disse Mei vergognoso. Il commento
si fece attendere e sbuffò fuori insieme al fumo della nuova sigaretta
che si era accesa “Figo…”
Era la prima volta che qualcuno lo definiva figo.
“Ho fatto” annunciò lui.
“Di già?” chiese lei
stupita vedendolo alzarsi dalla sedia, era davvero alto. Lui annuì
“Non c’era nulla, solo uno stupido trojan
horse…” .
Nikka fece una espressione strana che obbligò il ragazzo a
spiegare “Un virus…”.
Quando
Nikka cominciò a interessarsi a mio fratello
era chiaro che in realtà non si stava interessando a lui ma ai suoi
vestiti. Almeno, a me e a lei fu chiaro il suo intento, Mei
invece come prevedibile non aveva capito un tubo.
I
vestiti, erano i vestiti ad avere ingannato Nikka.
È ovvio essendo un’esteta è quasi l’unico parametro
che ti rimane intatto per giudicare le persone. E un ragazzo che va in giro
vestito come un modello, mai troppo elegante mai troppo sportivo o antiquato
non poteva essere un nerd.
Peccato
che Mei lo vestisse mia madre. Come vestiva me
d’altronde, ma io a differenza di mio fratello ero consapevole di quello
che mi affibbiava, lui invece viveva di sola inerzia senza chiedersi cosa mia
madre gli avesse rifilato quella mattina.
Credo
che le attitudini di nostra madre abbiano bisogno di una spiegazione: il suo
sogno era diventare stilista, ed era arrivata sulla buona strada, prima che mio
padre morisse togliendo così alla famiglia il suo sostegno economico,
così mia madre non aveva voluto rischiare di arrischiarsi in
un’avventura che poteva rivelarsi senza fondo, e aveva deciso di darsi al
ruolo impiegatizio riservandosi di vestire noi due.
Quando
Mei uscì da quella casa non poteva immaginare
che non sarebbe finita così, non poteva immaginare che Nikka avesse una mente così perversa da pensare che
dei vestiti del genere potessero essere sprecati su un nerd…non poteva
immaginare che ce l’avrebbe avuta intorno ancora per molto tempo…
Quando
arrivò a casa poi trovò ad accoglierlo nostra madre che credendo
di non essere vista ballava con il suo manichino in cucina, e me che fumavo in vestaglia sdrucita in corridoio. Anche gli
esteti a volte hanno bisogno di svaccarsi…
Eccomi qui di nuovo con
un capitolo idiota…a dire il vero non ho ancora deciso se la
continuerò, primo perché i personaggi non mi vengono come
dovrebbero venire(sono dei maledetti), per di
più ho già due fic all’attivo che
mi impegnano abbastanza…ma devo ancora vedere, se dovesse avere successo
potrei gasarmi e continuare a scrivere!!!
Ringrazio tantissimo
lisettaH che ha commentato. Ti ringrazio
tantissimo per i complimenti e ti dico che in effetti
credo che Nikka debba stare antipatica, o almeno
all’inizio, si spera che cominciando a conoscerla cambi!!^_^
Volevo aggiungere
un’altra cosa, se qualcuno leggendo questa fic
pensa sia stupido che questa gente si interessi solo ed esclusivamente ai
vestiti,sappiate che la cosa è assolutamente
voluta, diciamo che la storia gira intorno ai vestiti….che idee idiote
che mi vengono!!!!