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Autore: _Magica_    03/02/2015    2 recensioni
''Amore sparito, rinnegato, corroso e malsano troppo sudicio e marcio per essere puro... eppure troppo vivido e forte per non essere niente..."
Buona lettura! E fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brenda, Minho, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE...
Allora io non sono un genio, il mio modo di scrivere non è di certo meraviglioso e le mie idee non sono così fantastiche. Però comunque ho visto che la storia vi piace (per quello che mi avete detto) e sono felice, molto felice. Io sono anche insicura e non ce la faccio proprio a scrivere con le mie forze. Ho sempre paura dei pareri altrui e mi demoralizzo a non finire, cercando però sempre di migliorare. La cosa che non sopporto? L'indifferenza. Vi fa schifo la mia storia? Ditemelo, fatemelo sapere... il problema non esiste. Trovate qualche incongruenza? Benissimo, fantastico, come ho detto prima non sono un genio. Vi piace? :3 :3 (Va be' sempre i ben venuti).
Comunque fatemelo sapere quello che pensate. Grazie. (scusate dello sclero) buona lettura :)

 
Capitolo 4
Il mare le piace. Da sempre è così. Una volta sua mamma ce l’ha portata e da quel momento Kara ha impresse le sue parole a fuoco nella mente.
‘’Il mare mi piace perché se lo guardo attentamente, se con gli occhi ne seguo ogni movimento, mi sembra quasi di perdermi e di dimenticare quello che ho davvero attorno’’
Ma per quanto Kara cerchi di perdercisi non ci riesce proprio…
Scuote la testa.
Non riesce a sparire perché c’è sempre quel faro che cattura la sua attenzione, che le indica la via di casa che lei vorrebbe a tutti i costi smarrire.
Vorrebbe naufragare, affogare…
Scordare…
Scordare.
Ma il nome Kara ed il verbo scordare stanno bene insieme solo con la negazione.
‘’Kara non scorda…’’
‘’Scordare non è per Kara…’’

<< Kara? >>
Aris.
La rossa si gira sorridente ed afferra il pasto che lui le avvicina
Aris si mette a cavalcioni  dalla sporgenza affianco lei.
<< Ti piace proprio il tramonto?! >>
<< Già >> Sorride Kara << Il tramonto sa di casa >>

Non è vero… Kara di bugie così ne ha dette tante.
Il tramonto era quello che Minho adorava disegnare sulla carta, era quello che le sue mani definivano alla perfezione coi pastelli, era quello grazie al quale il suo sorriso era più luminoso del solito. Diceva che donava un senso di pace così profonda da perdercisi dentro.

La madre di Kara si perdeva nel mare…
Minho nel tramonto…
Kara nei ricordi…

Aris le chiede com’è la sua casa.
E lei sorride. La sua casa è una persona sola, ma mente…
Come sempre mente…
<< La mia casa… è lontana…probabilmente ormai distrutta >>

Lui sorride triste, le passa un braccio sulle spalle.
Kara non sa opporsi…non ne ha la forza…

Vede Minho lanciare un’occhiataccia da lontano ad Aris…
Ma che cosa vuole?!
Kara si stringe ancora di più al ragazzo. In fondo le tiene caldo…solo questo.
Va be’… Kara le bugie non le sa proprio dire.
Sospira inquieta, il corpo rivolto al presente, la mente al passato…

 
<< Kara… tra tutti i posti del mondo dove potevi andare… proprio qui sei finita? Ma lasciamoci alle spalle il passato >> Kara sta quasi per riderle in faccia. Anche la falsità in lei è sempre la stessa.
Però non riesce a risponderle, irrimediabilmente le manca il fiato. Che condanna quella ragazza…
A Kara sale lo sputo, le spappolerebbe in faccia un bel catarro…
‘’ Clamati, calmati’’ dice a se stessa.
<< E’ tutto passato in fondo, ci siamo lasciate tutto alle spalle… ma… >>
Sorride radiosa, la stronza.
‘’OH! Te lo faccio vedere io cosa è passato! La mia pazienza… quella sì che se ne è andata!’’

Le tremano le ginocchia e le scoppia la testa. Se un maniaco omicida fosse presente… sicuramente avrebbe la sua faccia.
<< Helen… Helen per favore ci lasci sole? Non vedo Kara nella situazione giusta per intraprendere una conversazione… >>
Brenda. Grazie al cielo Brenda.
Helen?! Da dove salta fuori Helen?
<< EH… povera Kara che vita difficile la tua. A volte mi chiedo perché la C.A.T.T.I.V.O. non ti abbia messa nel labirinto con noi… passati due giorni ed ecco risolto il ‘’problema Kara’’ >>
A quel nome Kara si poggia istintivamente una mano sulla spalla…
C.A.T.T.I.V.O.
Ricorda lo shock dell’acqua elettrizzata. Le urla, le imprecazioni, il dolore. Il coltello argenteo con il quale le deturpavano la schiena. E quegli uomini in tute verdi, che uno alla volta si erano portati via le persone che amava.
Labirinto?
Qualsiasi cosa è migliore di quello che ha passato lei.
Comunque Madison/ Helen (?)  se ne va.
 
<< Ti senti bene? >>
Kara si riscuote e torna alla realtà.
<< Hem… si certo >>
Non ha toccato cibo, fa per alzarsi.
Aris la blocca con un braccio. E la guarda… occhi azzurri come il cielo più splendente del creato. Così inconfondibili, imperscrutabili, semplicemente meravigliosi. Kara sa che potrebbe riconoscerli tra mille.
Aris si alza con lei e le propone di accompagnarla a casa.
La ragazza prega di no. Tra qualche minuto torneranno i flashback e non vuole che Aris ricordi con lei.
Perché per quanto lei gli voglia bene, per quanto adori lui e i suoi occhi, non la capisce e non ci riuscirà mai a capirla.
Triste? Decisamente.

Si avvia verso l’abitazione di Brenda. Cammina veloce, non si guarda intorno.
Attraversa la porta e con un sospiro si getta sul giaciglio con lo spettacolo meraviglioso davanti agli occhi del tramonto sul mare.

<< Brenda? >>
Nessuna risposta. Kara si guarda intorno…
Niente, silenzio, vuoto.
La assale il panico.

<< Brenda?! Brenda! >>
No…non c’è.
Si precipita fuori, corre verso  Thomas. Lui è sulla porta di una casa intento a parlare con una donna corpulenta.
<< Thomas! Dov’è Brenda?! >>
<< Comunque ciao anche a te Kara. E’ un po’ che non la vedo sinceramente… AH già è andata nella foresta insieme a gli altri, tornano fra qualche ora >>
Kara ha gli occhi di fuori.
NO! NO! NO,NO,NO,NO!

Come ha potuto dimenticarsene?!
Non ci può riuscire da sola… non adesso.
Gli uomini verdi, la stanza bianca, il coltello rosso intriso del suo sangue. E le parole di lui, le sue promesse, le sue bugie.
Non ci riuscirebbe, morirebbe.

Sente il vuoto che l’attrae e la chiama.
Dannato silenzio e la circonda e la invade.

Si allontana correndo, si getta dietro un cespuglio…
 e piange, tutte quelle lacrime che ha cercato di reprimere. Anche con l’aiuto di Brenda a volte si perde così tanto nei ricordi da non trovarne più uscita. Pur essendoci la sua mano che la stringe forte, la sua voce che le sussurra che tutto andrà bene.

Anche solo pensare a come sarebbe senza. Persa, derisa, sola
Sola come è sempre stata.
Come non smetterà ma di essere.

Si sente attrarre, si sente chiamare: la sua ora è giunta, il suo destino segnato.
Se ne va con il tramonto negli occhi, la salsedine nelle narici… ed una voce che la chiama…
<< Kara? >> Voce distante, appannata, sbiadita… ma chiara… dannatamente chiara.

Minho…
MINHO?
No! Nell’ultimo istante di lucidità cerca di staccare la sua presa dal proprio braccio.
Ma la stretta è forte, come sempre del resto.
Si sente precipitare nel baratro immenso.

E lui con lei.

 
 
<< KARA! >> Fa per correrle dietro ma una mano morbida lo tiene.
<< Non andare, lei non ti vuole… ti sta usando >> Madison.
Scaccia via il suo palmo dal proprio braccio, contatto che sembra bruciarlo.
Si lancia all’inseguimento con un martello che gli batte sul petto.
La vede lontana, imboccare una strada laterale.
La vede entrare in un edificio…
Uomini verdi…
Il ragazzo si blocca. Non lo hanno ancora visto, fa ancora in tempo ad andarsene.
Non hanno visto nemmeno lei perciò potrebbe andarsene, lasciarla lì, andare via.
Pensa al suo viso che gli sorride spensierato, che fissa il tramonto assorto.
E già conosce la risposta.
Non potrebbe mai lasciarla a se stessa.
Se entra nel palazzo e la segue loro lo vedranno, non riuscirà a scappare… lo prenderanno.
Ed allora addio libertà, speranze e sogni.
Ma se non entra lì dentro morirebbe, lo consumerebbe il riprovo per se stesso… si farebbe schifo.
Sorride triste e si lancia dietro alla rossa.
Come aveva previsto lo vedono, lo indicano, lo inseguono.
Ma lui è più veloce, si infila nel palazzo e rimane interdetto.
Minimo dieci piani.
CAZZO!
‘’Pensa Minho, pensa’’
Si ricorda delle manine di Kara piccole e gracili di quando aveva nove anni.
‘’Il mio numero preferito è il 5 perché 5 sono le dita delle mani così non mi dimentico il mio numero preferito’’
Lui le aveva riso dietro per tanto di quel tempo…
Ma…
Sale le scale di corsa fino al quinto piano.
La vede subito: è rannicchiata in un angolo con la testa sommersa nelle ginocchia… così piccola, eppure così forte.
Le si avvicina si china su di lei.
Kara solleva gli occhi. Mai nessun occhio potrà essere come il suo, mai nessuna iride potrà raccogliere le sue sfumature, mai alcuna parola potrà descriverla.
Perché lei è così, così e basta.
E’ così fragile, così piccola, così  indifesa eppure così resistente, così forte, così decisa.
Ma i suoi occhi esprimono tutto l’odio del mondo… e lui quello sguardo non può sopportarlo.
‘’Che cosa ti aspettavi?!’’ dice una voce nella sua testa ‘’E’ colpa tua!’’
E la voce ha ragione, dannatamente, orribilmente, schifosamente ragione. E’ colpa sua, è sempre stata colpa sua.
Ma non può darle retta, non può arrendersi… non può e non ci riuscirebbe mai.
E l’odio di lei è l’unica cosa al mondo a cui non resiste, tutto gli è indifferente… ma quegli occhi, quello sguardo fanno più male di qualsiasi pugno, qualsiasi schiaffo.
<< Hey… >>
OH! Forse gli schiaffi fanno male. Si massaggia la guancia dolorante e la ragazza si tira indietro; è però immobile all’angolo e non riesce a muoversi.
Fa per urlare ma lui le preme una mano sulla bocca.
<< Ascolta, saranno qui tra poco. Abbiamo dieci minuti perché hanno cinque piani da setacciare >>
Le toglie la mano dalla bocca e lei non urla, però lo guarda malissimo.
<< Che cazzo vuoi?! Tornatene da quella puttanella della tua ragazza >>
<< Kara! >>
<< Ma si può sapere che ci fai qui?! Vettene! Vattene! >>
Lui sorride triste.
<< io… ecco volevo, volevo dirti >>
<< NON MI IMPORTA COSA VUOI DIRMI! >>
Lei glielo sputa in faccia quello che pensa, glielo dice quello che prova, invece lui non ci è mai riuscito ed è probabile che non ci riuscirà mai.
Gli occhi di lei sono gonfi di lacrime: castano e verde mischiato in una sfumatura intensa d’oro… così belli, eppure così letali.
E cerca di trattenersi, cerca di non piangere… ed è così bella quando ci prova.
Lui abbassa la testa, avvilito, sconfitto.
Un trambusto proveniente da sotto li spaventa.
Secondo piano.
Che senso ha avuto rischiare tutto quello, che senso ha avuto giocarsi la possibilità di vivere se lei è distante, se lei è perduta, lontana?!
<< Ti prego, ti prego vattene… >>
Non cerca neanche più di trattenersi: piange e basta, lacrime lucenti che le scendono sulle guance e bagnano il pavimento.
Piange però in silenzio, non un singhiozzo le esce di gola, solo lacrime salate, amare e distruttrici.
<< Kara… >>
Si china su di lei e la abbraccia, la stringe e cerca di dirle con un abbraccio quello che non riesce a spiegarle.
Perché la vita è ingiusta, dannatamente ingiusta. E il tempo che come una candela si consuma sta per finire. E lui non ha nemmeno iniziato a parlarle, non ci ha nemmeno provato.
Lacrime scendono anche dai suoi occhi… e bagnano la spalla di Kara.
In un abbraccio dovrebbe esserci amore, dolcezza, tenerezza invece in questo c’è solo l’odio. Lui lo percepisce: lei se n’è andata. Il treno ‘’Kara’’ è passato da un pezzo e lui è stato così deficiente da non prenderlo, così coglione da non vederlo.
Lei è una maschera di indifferenza da cui solo gli occhi gonfi di pianto stonano.
Rumore forte. Terzo piano.
<< Le scale che portano al piano di sopra sono inaccessibili >> gli spiega lei << Ci prenderanno… >>
Lui non lo può accettare, non ci riesce.
Non possono prendere anche lei, non devono.
Lui non può salvarsi, lo hanno visto entrare… ma lei ha ancora una speranza… lei avrà sempre una speranza.
Invece lui è fottuto, perduto, andato.
Tanto vale giocarsi il tutto per tutto.
Si leva lo zaino dalle spalle.
Tira fuori l’album e glielo mette nelle mani. Lei lo guarda stranita, schifata.
<< Se mi dai questo schifo allo scopo di farmi vedere i disegni della tua ragazza credo che gli darò fuoco. >>
Lui ghigna. No quelli non sono i disegni di Madison.
<< Dagli fuoco se lo desideri… però… Kara ascoltami infondo a questa stanza c’è un armadio. Nasconditi. E non uscire per nessun motivo okay? Promettimelo >>
<< E tu? >> Chiede la ragazza in tono indifferente intenta ad aprire l’album.
Kara gira la prima pagina e resta di stucco, perplessa, commossa.
Si preme una mano sulla bocca.
Sgrana gli occhi, le tremano le mani e ginocchia.
Minho conosce quel disegno. Sulla prima pagina dell’album c’è lo schizzo di una bambina.
E no… non è Madison. Ha i capelli ramati che le scendono sul viso come una carezza, lo sguardo perso nel tramonto che con quei colori vivaci la fa brillare di luce. Gli occhi sembrano quasi oro, il cappello calato sul viso, il sorriso… bella
Kara ha la bocca semi aperta, lo sguardo perso nel disegno. E’ triste.
 Gira pagina.
Rumore frastornante. Quarto piano.
Qui c’è la stessa bambina sulla riva del mare, i capelli in trecce spesse, intenta a camminare in bilico su un tronco spiaggiato: un ciuffo di capelli ribelle mosso dal vento, i piedi uno avanti l’altro per non cadere.
Kara alza gli occhi. Non c’è più indifferenza nel suo sguardo, non c’è più odio.
C’è solo dolore ed affetto.
E lui sa che per quello sguardo, per quell’affetto, sarà sempre pronto a combattere.
Lo guarda fisso, le lacrime che le solcano il viso.
<< Adesso vai all’armadio >>
<< NO! No..no..>>
Lo guarda spesata in cerca di una soluzione… ma soluzione non c’è.
La sua ora è giunta.
<< Kara…avrei dovuto spiegarti tante di quelle cose…ma >> Dice lui con voce rotta << Addio… >>
Si china un’ultima volta su di lei e le poggia un bacio sulla fronte.
Lei però di scatto alza il viso e le loro labbra si toccano.
Lui non ci crede, è immobile, disorientato.
Quante volte si era immaginato quel momento che nessun sogno poteva descrivere davvero. Le sue labbra sono morbide, bagnate di lacrime.
Lui le stringe i fianchi e lei gli passa le mani attorno al collo.
E come può andarsene adesso  che tutto quello che ha sempre desiderato è finalmente suo?! Come può lasciarla lì?!
<< Non andartene… fammi venire con te >>
Scuote la testa lei rimane qui, lei si salva, lui semmai muore. Non potrebbe sopportare se le facessero del male.
<< Non posso… >> sorride triste << Salvati tu… >>
Adesso è Kara a scuotere la testa.
<< Non lasciarmi…torna sempre >> Dice ad un centimetro da lui. Il suo profumo, così buono. << Non dimenticarmi ti prego non farlo! >>
Lo guarda implorante come se dopo tutto quello che era accaduto fosse anche solo possibile.
<< Mai… >> le sussurra lui << Mai… >>
<< Promesso?! Tornerai da me…? >>
<>
Rumore sulle scale.
Lui le poggia un ultimo bacio sulle labbra poi le intima di andarsene.
Kara si infila dentro l’armadio e scompare alla sua vista.
Se la ricorderà così: gli occhi rossi, i capelli al vento, l’album stretto al petto, lo sguardo preoccupato nella sua direzione.
E il ragazzo aspetta.
Gli uomini arrivano, lo prendono e se ne vanno.
E’ triste: lo portano via, cancellano la sua vita, lo allontanano da ciò che ama.
E’ silenzioso, nostalgico, pessimista.
Però non ha paura… tornerà da lei.
Lo ha promesso
 
 
<< L’ho promesso… >>

La sua mano abbandona la stretta e Kara cerca appunto di allontanarsi, ma come allora è alle strette,  non può andarsene.

<< Mi hanno portato nel loro quartier generale mi hanno tenuto lì per un anno a sommergermi di test e a rimpiangere il fatto di non avermi trovato prima. Non hanno avuto abbastanza tempo per istigarmi in testa le loro idee schifose. Ma ancora la notte mi sveglio a volte con la scritta ‘’La C.A.T.T.I.V.O. è buona’’ stampata nella testa. Non voglio pensare cosa sia per Thomas .Ho conosciuto altri ragazzi, alcuni erano lì da 10 anni >>

 La sua  voce è assente. Non la guarda nemmeno, è come se parlasse a se stesso. E non a Kara che ha ancora lo sguardo perso nei suoi ricordi così nitidi e dolorosi.

<< OH se avessi potuto scegliere Kara, pensi davvero che non sarei tornato subito da te?! >>

E qui sfoggia uno dei suoi sorrisi tristi.

<< Siamo stati scelti in trenta, allontanati dagli altri e chiamati uno alla volta in una stanza bianca. Quelli che ne uscivano non erano più gli stessi: ognuno portato con una barella chi sa dove. Ad un certo punto un ragazzo è uscito correndo e gridando che non gli togliessero i ricordi… aveva gli occhi di fuori, lo sguardo perso, e si agitava come un forsennato… >>
Si blocca un secondo…
Prende fiato… si appoggia la testa sulle mani un minuto. Poi semplicemente si solleva e riprende.
<< E lì ho avuto paura… i mei ricordi, tutto quello che provavo, quello che sognavo, quello a cui tenevo: cancellato, spazzato via, rimosso… ed io non potevo permetterlo… cioè te lo avevo promesso >>

Sorride…

Che bello il suo sorriso, pensa Kara.
Il suo sorriso? Ma a cosa sta pensando?!
<< Allora impazzii. C’erano solo due persone prima di me. Infine mi ricordai della penna che avevo in tasca, la tirai fuori…ero disperato. E scrissi… proprio lì sul braccio un nome. Avrei potuto scegliere quello di chiunque ed invece c’era il tuo Kara stampato sulla mia pelle >>

Kara solleva lo sguardo da terra e lo guarda fisso, gli occhi colmi di lacrime.
Sente il cuore batterle all’impazzata nel petto, lo sente gridare il suo nome.
<< Mi svegliai in una radura, verde piena di erba ed alberi.  Con me c’erano trenta ragazzi. E cercai nella mia testa qualcosa, perché fossi lì, chi mi ci aveva portato… ma c’era il vuoto, ottenebrante, scandalizzante.
Non ricordavo niente, il mio passato, i miei amici, mia madre. Solo il mio nome. E quello di qualcun altro scarabocchiato malamente sul braccio. E quel nome che non ricordavo assolutamente a chi appartenesse mi diede la forza, coraggio e speranza. Per due anni ho corso in lungo e in largo per un labirinto con creature orribili pronte ad uccidermi ad ogni secondo… sperando che ad aspettarmi qualcuno c’era. >>
Alcune lacrime scendono dal suo volto e bagnano il terreno.
Kara sente l’istinto di andare lì ad abbracciarlo. Ma il ricordo è più forte. Una presenza si cela tra lei ed il ragazzo. Qualcosa che adesso non c’è di persona ma che come un muro li separa per sempre: dolci, morbidi capelli biondi ondulati, e uno sgradevole, indicibile, schifoso sorriso.
Il muro della stronza Madison/Helen o come cazzo si fa chiamare, è troppo spesso, ha radici troppo profonde e recinsioni troppo alte per essere valicato.
Adesso Kara potrebbe benissimo andarsene, potrebbe lasciarlo lì ed andare via.
Però per quanto la mente le dica che è la cosa giusta, il cuore resiste… e Kara con lui.
<< Ho ricordato alcune cose solo dopo essere evaso insieme ad altri ragazzi. Quanti ne sono morti. Ci hanno preso in giro, usato, imbrogliato, ucciso tutto per scopi a noi segreti. E lì ricordavo piano piano, poco alla volta. E quello che ricordavo faceva male, perché non esisteva più. Sono sopravvissuto per miracolo anche a quello che ci hanno fatto lì… quelle teste di caspio. Quanti amici ho perso… Troppi >>
E qui il suo volto si fa serio, una maschera di rabbia imperscrutabile.

<< E tu mi viene qui a parlare di promesse, mi vieni qui a parlare di giuramenti. Hai presente quante persone sono morte?! Ce lo hai presente?!No è vero, sei solo una ragazzina viziata, che non fa altro che pensare a se stessa. A volte credo proprio che Helen abbia ragione…sei solo un’egoista. Pensi solo a te stessa. Vieni qui a dirmi che mi odi. Dopo tutto quello che ho passato come ti permetti anche solo a giudicarmi?!  Probabilmente non sai nemmeno cos’è la C.A.T.T.I.V.O eppure pretendi di fare la preziosa… ma per favore, per favore sei solo una bambinella mai cresciuta, vai a giocare con le bambole… non ti immischiare. E seconda cosa. SPARISCI DALLA MIA VITA! TOGLITI DALLA MIA TESTA! >>

Kara si sente sull’orlo delle lacrime. Però è forte e no, non è una bambinella viziata.
Stronzo! Chi cazzo si crede di essere?! Certo… la sua storia è triste, ma anche Kara ne ha da raccontarne di storie tristi.
Il suo più grande sogno sarebbe davvero non conoscere la C.A.T.T.I.V.O. ma aimè… la conosce fin troppo bene.

<< Solo tu sei un sopravvissuto giusto?! Solo tu hai sofferto… ovvio. Ed io sono la bimbetta viziata che dovrebbe giocare con le bambole. Forse ti sfugge qualcosa non credi? Forse ti sfugge il fatto che un anno dopo hanno preso anche me. Troppo tardi per mettermi nel ‘’Labirinto’’ che era, visto che tu non lo sai, solo una parte delle prove. Alle altre sezioni eravamo sottoposti noi: gli ultimi trovati, o semplicemente quelli più portati a resistere a degli esperimenti. C’erano diversi gruppi. Ero importante… la mia capacità di creare diciamo così… ‘’squarci nel passato’’ era utilissima. Grazie a ricordi di non so quante persone, sono riusciti a ricostruire tutto il corso degli eventi e le varie fasi della malattia. Lo hanno anche usato per creare i così detti ‘’Dolosieri’’se proprio vuoi saperlo. Creavano flashback in pratica… parziali, ovvio… ma comunque erano loro. E con quello, tutto quello… c’entrava in qualche modo il mio sangue >>

Si stoppa un secondo, l’odio negli occhi.

<< E me la ricordo bene la C.A.T.T.I.V.O., fin troppo bene… >>

Si scende appena lo scollo della maglia per lasciare intravedere una scritta: tatuata, sottile e piccola.
Minho la guarda, lo sguardo esterrefatto.
 
Proprietà della C.A.T.T.I.V.O.
Gruppo M. Soggetto A1
‘’The memory’’
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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