PILLOLE DI FANDOM 2.0
Prompt: Sherlock, Johnlock. Ricerca su Google: come dichiararsi al proprio miglior amico.
Parole: 325
Note: navigavo nella totale confusione poi ho avuto il lampo di genio ed è uscito questo.
John aveva ripetuto così tante volte alla gente che non era gay che ormai avevano iniziato a crederci tutti, Sherlock compreso. Questo, era in pratica, il motivo per cui si era ridotto a cerca su google qual era il modo migliore per confessare al proprio amico di essersi innamorati di lui. Non che la gente fosse di molto aiuto, la maggior parte delle cose erano incoraggiamenti a non scoraggiarsi per il quasi sicuro rifiuto. Anche quelle poche cose che consigliavano di fare erano cose banali a cui aveva già pensato e che aveva già scartato perchè, no, non avrebbero funzionato per loro.
Stava ancora cercando quando Sherlock era rientrato come al solito da uno dei suoi giri per la città in cerca di qualcosa da fare. Chiuse la pagina e il portatile in modo meno ovvio possibile, mentre Sherlock si sedeva pesantemente sul divano e ciarlava qualcosa al riguardo dei drogati di Londra e come fossero sempre meno affidabili -davvero Sherlock, ma non mi dire.
John controllò l'orologio: era l'ora di cena. Quella semplice constatazione gli diede un'idea.
“Ceniamo da Angelo?” Propose. Sherlock lo fissò strano, prima di alzarsi, recuperare la sciarpa che si era tolto qualche istante prima e avviarsi verso la porta senza aspettarlo come al solito.
Arrivati al locale, si sedettero al solito posto, quello che guardava alla strada e dava qualcosa da fare a Sherlock mentre John mangiava e lui faceva finta di metter qualcosa nello stomaco.
“Angelo,” aggiunse prima che l'uomo tornasse al suo lavoro. “Potresti portarci delle candele?”
Sia Angelo che Sherlock lo fissarono stupiti per qualche secondo, prima che borbottando dei complimenti il proprietario del locale si allontanasse a recuperare quanto richiesto.
“Questo è un appuntamento.” precisò Sherlock.
“Esatto.”
Sherlock lo fissò intensamente per qualche istante. “Okay.” aggiunse solo tornando a fissare fuori dalla finestra e ciarlare come faceva sempre; la differenza, comunque, era la mano di Sherlock poggiata sopra la sua sul tavolo a cui erano seduti.