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Autore: HikariMoon    04/02/2015    2 recensioni
NUOVO AGGIORNAMENTO: AVVISO
Sono passati quattro anni dal ritorno dei Maestri della Luce dal futuro. Quattro anni in cui Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo hanno cercato di riprendere le fila della propria vita.
Ma è arrivato il momento che i Guerrieri di Gran RoRo tornino a combattere per i sei mondi. Guidati da una verde farfalla i quattro si ritroveranno finalmente catapultati a Gran RoRo. E ad attenderli ci saranno vecchi amici e una misteriosa ragazza. Grazie a loro verranno a sapere tutto ciò che è successo in quegli anni e chi minaccia la pace, rendendosi conto di come il mondo che hanno lasciato non sia più lo stesso. Ma prima di iniziare la loro battaglia scopriranno che c’è una loro vecchia amica che ha bisogno del loro aiuto.
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Kenzo Hyoudo, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 3

Elisabeth continuava a camminare avanti e indietro per il salotto. Ogni pochi secondi si fermava e alzava la mano in cui teneva il cellulare per fissare il display, per poi mordersi un labbro e riprendere il proprio peregrinare.

Era in ansia. E sapeva di star esagerando, ma questo non riusciva certo a tranquillizzarla. Riusciva solo non a ricordarle il motivo scatenante della sua ansia.

Perché Yuuki non era ancora tornato? Era quasi sera! Non era la prima volta che si tratteneva più del previsto con i Maestri della Luce o che rimaneva a cenare con loro, ma ogni altra volta le mandava un messaggio per non farla preoccupare.

D’accordo, non era né sua madre, né sua sorella. E decisamente Yuuki non era certo un bambino bisognoso di protezione. Ma cinque anni prima avevano cercato di ucciderlo! Poteva ben essere giustificata di essere un po’ preoccupata, no?

E se gli fosse successo qualcosa? Se lui e gli altri Maestri della Luce fossero stati scoperti? Se qualcuno avesse cercato di far loro del male? Se li avessero rapiti o peggio uccisi?

La ragazza si prese la testa tra le mani e si sedette spossata su una delle poltrone attorno al tavolino. Le sembrava di impazzire. Alzò appena lo sguardo verso il cellulare che aveva quasi gettato sul tavolino e lo fissò minacciosa.

Squilla.

Neppure dipendesse da quell’ammasso di circuiti.

Fu in quel momento che Kojiro entrò nella stanza portando con sé un vassoio che posò delicatamente vicino al cellulare della ragazza. All’uomo non servì molto per mettere insieme i pezzi e fare due più due.

“Ancora nessuna notizia da Yuuki?”

Elisabeth scosse la testa e rimase in silenzio. Pochi secondi dopo era di nuovo in piedi, incapace di restare ferma. Si voltò verso il maggiordomo torcendosi le mani.

“No! E io ho sempre più paura che gli sia successo qualcosa! Kojiro, secondo te perché non ha ancora chiamato?”

Infatuarsi di Yuuki pochi anni prima non era stata una mossa intelligente. Anche se le era passata, la sua preoccupazione per lui era cresciuta in modo esponenziale. Mancava solo che cominciasse a fargli il terzo grado! Doveva decisamente calmarsi.

Kojiro sorrise comprensivo.

“Vedrà che semplicemente non si sarà accorto dell’ora. Dopotutto, mi sembra molto positivo il fatto che si trovi così bene con i propri amici.”

Elisabeth cercò di sorridere: Yuuki non era da solo e i quattro Maestri della Luce insieme di sicuro sarebbero stati attenti.

“Penso che tu abbia ragione.”

Il maggiordomo accolse quelle parole con un leggero inchino e si avviò verso la porta.

“Vi farò avvertire non appena la cena sarà pronta.”

La ragazza annuì distrattamente e pochi secondi dopo si ritrovò di nuovo sola. Decise di chiamarlo un ultima volta e poi accettare la possibilità che Yuuki si fosse solo dimenticato di avvisarla. Quasi non si sorprese quando il cellulare suonò a vuoto. Sospirando rassegnata, tornò a sedersi sulla poltrona e chiuse gli occhi.

Improvvisamente qualcosa sfiorò la sua guancia. Elisabeth provò ad ignorarla, ma alla fine la curiosità ebbe la meglio. Dopotutto era anche la curiosità che la supportava nei suoi studi di archeologia.

Con gli occhi appena socchiusi, notò una vaga luminosità verde vicino al cellulare. Gli aprì di scatto e quello che vide la lasciò letteralmente a bocca aperta. C’era una piccola farfalla che volteggiava davanti a lei ed era essa la fonte del chiarore.

Elisabeth sgranò gli occhi e rimase immobile. Se lo raccontava a qualcuno, la prendevano per matta. Forse era veramente esaurita: tra gli esami di archeologia, la preoccupazione per Yuuki…

Ignara del turbamento della ragazza, la farfalla si diresse leggera verso la finestra. Quasi attratta, Elisabeth si alzò e la seguì. Si stava veramente convincendo di essere pazza. Arrivata alla finestra, osservò la farfalla volteggiare per qualche istante per poi tornare verso di lei.

“I Maestri della Luce hanno risposto alla chiamata.”

Per la sorpresa, Elisabeth arretrò di qualche passo all’interno della stanza. Chi aveva parlato? Era sola in quella stanza e da che mondo e mondo le farfalle non parlavano. Il suo stupore non fece che aumentare quando la farfalla si dissolse in verdi scintille.

E all’improvviso ricordò. Yuuki e gli altri Maestri della Luce ne avevano parlato un paio di volte. Quella sembrava proprio una delle farfalle di uno dei sei mondi di Gran RoRo, quello di Smeraldo. Ma quindi quelle parole significavano che…

Strinse le labbra, allo stesso tempo rassicurata e dispiaciuta. Una piccola parte di lei aveva sempre sperato, un giorno, di poter vedere Gran RoRo. Non poteva dire che non era così. Ma non era neppure sicura di poter essere in grado di lasciarsi alle spalle la sua vita, per gettarsi ad occhi chiusi in un mondo sconosciuto. Ammirava per questo Yuuki e gli altri.

E, oltretutto, Yuuki le sarebbe mancato. Ormai era abituata ai loro duelli, alla sua presenza, alle chiacchiere prima di andare a dormire.

Un sorriso tirato si aprì sulle sue labbra ed Elisabeth si avvicinò alla finestra per chiuderla. Fissò incerta l’esterno prima di parlare.

“Buona fortuna, Maestri della Luce. Buona fortuna, Yuuki.”

A quel punto, tirò la tenda e si diresse verso la porta. Doveva adattarsi alla nuova routine: qualcosa le diceva che per un po’, Yuuki non sarebbe tornato.

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Chiuse gli occhi per placare il senso di vertigini. La testa pulsava ferocemente.

Pareti bianche. Fiamme. Una mano che stringeva la sua. “Il passaggio è di qua. Presto!”

“I sensori a lungo raggio stanno rilevando il picco di energia. Sto procedendo a rilevare la posizione.”

Degli uomini vestiti di blu. Un’esplosione. Un’altra corsa, un’altra mano che stringeva la sua.

“I motori sono pronti. Resto in attesa delle coordinate.”

Di nuovo quegli occhi carichi d’odio. Vento e un’energia che continuava a crescere. Sei simboli colorati. Di nuovo quella mano che stringeva la sua.

“Speriamo non riescano a individuarci.”

Finalmente il mal di testa stava passando. Ancora pochi minuti e si sarebbe sentita meglio. Inspirò: doveva farcela.

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Aprirono gli occhi. Le prime cose che videro davanti a loro erano alberi. Solo lontano, oltre ad essi, s’intravedevano alcuni rilievi montuosi color rosso-marrone. A Hideto ricordavano alcuni dei luoghi che aveva visto in Australia o nel Gran Canyon.

Istintivamente, tutti assieme, alzarono lo sguardo verso l’alto e, tra le chiome verdi, videro un immenso cielo azzurro percorso da bianche nuvole. Un cielo luminoso anche se privo di sole.

Abbassarono lo sguardo in silenzio, lasciando che i loro occhi vagassero da un punto all’altro di quel luogo. Il riconoscimento e la consapevolezza di quello che era successo stavano lentamente crescendo dentro di loro. Ogni dubbio spazzato via dalla realtà che li circondava: erano tornati a Gran RoRo.

Al Guerriero Blu quei luoghi erano fin troppo familiari. Il bosco, il deserto roccioso… per giorni li aveva percorsi durante il loro primo viaggio. Quando, solo e desideroso di mostrarsi forte, aveva viaggiato insieme a quella banda di ladruncoli. Per fortuna poi aveva incontrato Dan e Clarky e da lì le cose erano pian piano cambiate.

Al ragazzo si formò un groppo in gola. Non doveva continuare a pensare ai due amici o tutto sarebbe stato più difficile. Scacciati quei pensieri, il Guerriero Blu si voltò sorridente verso gli amici.

“Non vorrei sbagliarmi, ma questo posto…”

Gli occhi blu di Hideto incrociarono quelli entusiasti di Kenzo e quelli leggermente lucidi di Mai. I tre ragazzi si abbracciarono di slancio e un attimo dopo coinvolsero un ancora riluttante Yuuki. Anche se sapevano che il Guerriero Bianco non amava gesti così plateali di affetto, quel momento era importante. Dopo tutto quello avevano affrontato in quegli anni, erano finalmente di nuovo a Gran RoRo.

Non s’illudevano che sarebbe stato facile, ma potevano sperare di riuscire a tornare a dire la loro nel modo migliore che conoscevano: Battle Spirits.

Separandosi, i loro sguardi tornarono a vagare attorno a loro in cerca di un punto di riferimento qualsiasi.

“Siamo senza dubbio in una delle aree del Regno di Rubino.”

Kenzo annuì alle parole di Yuuki, continuando a fissare un po’ sconsolato il sentiero appena tracciato sotto i loro piedi: sembrava partire dal nulla e finire nel niente. Decisamente non passavano molte persone da quelle parti. Non che ci fosse molto da sorprendersi, da quello che avevano scoperto nel loro precedente viaggio, il Regno di Rubino era il meno popolato e i villaggi si concentravano soprattutto nelle vicinanze dei corsi d’acqua.

Mai si sistemò meglio la borsa sulla spalla. “Adesso che si fa?”

Hideto si dondolò sui piedi senza saper bene cosa rispondere. Fu allora che notò qualcosa tra gli alberi. Scrutando con più attenzione in quella direzione si rese conto che era una casa. Puntò un dito verso di essa per mostrarlo agli altri.

“Lì c’è qualcosa!”

La sua voce richiamò l’attenzione degli altri. Avvicinandosi al punto indicato, si resero conto che la casa era in realtà una baracca pericolante e che molti alberi erano stati divelti o erano anneriti. Parte della parete rocciosa retrostante ai resti della casa mostrava chiari segni di una frana. Il che riusciva a spiegare in parte lo stato pietoso dell’abitazione. I vetri erano completamenti rotti, una parte del tetto era crollata sotto il peso delle macerie e una buona parte delle assi era annerita dalle fiamme. L’unica cosa certa era che quella casa era abbandonata da un sacco di tempo. Hideto si fermò su quella che doveva essere l’entrata e si rese conto che l’interno era, se possibile, in peggiori condizioni dell’esterno. Vetri rotti, pezzi di metallo e legni anneriti mischiati a terra e frammenti di roccia ricoprivano il pavimento ancora sovrastato da quello che, con molta fantasia, si poteva supporre essere ciò che restava del tetto e del piano superiore.

Voltandosi per tornare dagli amici si rese conto che Kenzo aveva trovato una specie di insegna, semi sepolta dalla terra e dall’erba. Anche Mai si era avvicinato al ragazzino e lo stava aiutando a pulire. Un’espressione sorpresa si dipinse sul volto della ragazza qualche istante dopo.

“Ma questo era uno dei ritrovi per duellanti di Battle Spirits!”

Kenzo, imitato da Hideto e Yuuki, alzò lo sguardo sui legni sconnessi e anneriti.

“Era uno dei Banchi delle Carte. Ma perché l’hanno lasciata andare in rovina in questo modo?”

Fissando ciò che restava delle pareti di legno della casa, Yuuki cominciò a ricordare. Lui conosceva quel luogo. Anche se ora era in quello stato, lui c’era stato un tempo.

L’oste alzò lo sguardo, curioso di sapere chi si avventurasse per i boschi in prossimità del tramonto. Tra i soldati del Re e i briganti non era certo un rischio che molti prendevano alla leggera. La persona, che si rivelò essere un ragazzo, si avvicinò al bancone. Da com’era vestito, si vedeva che doveva essere qualcuno d’importante.

“Che cosa posso fare per voi?”

Il ragazzo non rispose subito, ma posò una carta sul bancone spingendola verso di lui. L’uomo la prese con cautela e non appena la vide un’espressione stupita si dipinse sul suo volto: Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio. Era una carta piuttosto rara, era difficile che qualcuno in quelle zone le maneggiasse con così tanta disinvoltura. Dopotutto, per avere delle carte nuove e rare bisognava andare nei centri abitanti più grandi o viaggiare in altri Regni: due casi in cui pochi abitanti del Regno ricadevano. Tornò a voltarsi verso il ragazzo, rimasto immobile e silenzioso per tutto il tempo.

“Carta interessante. Cosa dovrei farmene?”

Il ragazzo lo fissò per un istante, prima di voltarsi verso la porta. Fatti pochi passi, tornò a guardarlo.

“Dovete consegnarla ad un ragazzo che passerà da qui. È il Guerriero Rosso. Dategliela.”

L’uomo fece una fatica enorme per non guardarlo come se fosse pazzo. I Maestri della Luce erano solo una leggenda. Aveva saputo da alcuni avventori delle storie sul Maestro della Luce venuto a Gran RoRo qualche decina di anni prima, ma non ci aveva mai creduto sul serio. Almeno finché non aveva conosciuto Magisa. La Maga gli aveva riempito la testa di vecchie leggende e gli aveva più volte confermato l’esistenza dei Guerrieri. A quanto sembrava i suddetti bazzicavano in altri Regni: lui, in tutti i suoi anni di vita, ne aveva mai incrociato nessuno. Poco male, al massimo poteva rivendere la carta e ottenere un bel gruzzoletto.

“Come dovrei riconoscerlo? E cosa gli dico se mi chiede chi gliel’ha lasciata?”

Il ragazzo sorrise impercettibilmente.

“Lo riconoscerete, fidatevi. Voi dategliela e basta, il resto non è un problema che vi riguarda.”

Uscì senza aggiungere altro. Una volta fuori dalla locanda, il ragazzo si diresse con passo rapido ma misurato verso una radura poco distante, incurante delle tenebre che si stavano allungando tra gli alberi.

Lì, ad attenderlo, c’era una ragazza di qualche anno più giovane di lui. Sedeva tranquilla su un tronco, i lunghi capelli raccolti in due trecce e il bordo dell’abito scuro sfioravano l’erba ai suoi piedi. Non appena il ragazzo fece la sua comparsa, la giovane si alzò sorridendo.

“Yuuki, fratello mio.”

Con pochi passi la affiancò. “Tutto sta procedendo secondo i nostri piani, Kajitsu. Ora non resta che attendere il suo arrivo.”

Il ragazzo alzò lo sguardo verso il bosco e sembrò accorgersi solo in quel momento delle ombre sempre più veloci del crepuscolo. Tornando a voltarsi verso la sorella, i tratti del suo volto si addolcirono.

“Si è fatto tardi. Torniamo a casa, sorellina.”

La ragazza annuì e gli sorrise. Un attimo dopo, i due furono avvolti da uno sciame di farfalle verdi e scomparvero senza lasciare alcuna traccia della loro presenza.

In quel luogo Kajitsu aveva mandato una delle sue farfalle per condurre Dan da loro. Yuuki si voltò verso la direzione in cui s’intravedeva ancora il deserto: poco lontano da lì, lui e Dan si erano affrontati nel loro primo duello. Un sorriso nostalgico piegò le sue labbra: il primo di una lunga serie. Vittorie e sconfitte erano state così tante da quel giorno che non erano più riusciti a tenerne il conto. Dan era stato il primo vero amico che avesse mai avuto.

Comunque, pensò tornando a guardare i resti dell’edificio, i danni erano almeno in parte di origine dolosa. Gli portavano alla mente fin troppi ricordi della sua precedente vita di dignitario del Re del Mondo Altrove.

Kenzo posò a terra l’insegna e si guardò attorno sconfortato.

“Quanto mi piacerebbe che ci fosse qualcuno da queste parti. Avrei un sacco di domande da fare.”

Hideto incrociò le braccia e ridacchiò. “Beh, io nelle vicinanze non vedo nessuno. Ma se hai imparato a parlare con le piante…”

Il ragazzino sbuffò e guardò l’amico di traverso. Prima che potesse dire qualcosa, Yuuki interruppe le sue recriminazioni.

“Conosco questa zona. Dovremo camminare per un po’ prima di trovare qualche luogo abitato.”

Mai sospirò e l’idea sembrò non essere ben vista neppure dagli altri due ragazzi. Non avendo, però, molte altre scelte, i quattro decisero di incamminarsi verso l’interno del bosco per cercare di raggiungere un sentiero qualunque. Dovevano pur cominciare da qualche parte per racimolare qualche notizia sulla situazione di Gran RoRo. Speravano proprio che Magisa avesse avuto una buona ragione per non farsi vedere: avrebbe almeno potuto accoglierli in qualche modo.

Per lunghi minuti, camminarono in silenzio. Nessuno di loro avrebbe saputo che cosa dire: erano ancora troppo emozionati di essere finalmente tornati e, all’opposto, cominciavano a sentirsi un po’ in colpa per non aver pensato neppure un istante alle loro famiglie. Ma, come la prima volta, era successo tutto troppo velocemente per dare loro il tempo di pensare a tutte le conseguenze. L’unica speranza era che riuscissero a capirli.

Improvvisamente, sentirono uno strano rumore nell’aria. I quattro si fermarono e si guardarono attorno, senza riuscir a individuare la direzione da cui proveniva. Pochi secondi dopo, il rumore si fece più forte e allora lo riconobbero: ero il rumore di un’astronave.

Fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo verso il cielo visibile tra gli alberi: un’astronave passò sopra di loro, alzando polvere e foglie con lo spostamento d’aria provocato dall’alta velocità.

Mai sgranò gli occhi e si sentì mancare il respiro. L’avrebbe riconosciuta tra mille: la sua astronave, la sua bellissima Limoviole. Una volta che li ebbe superati, l’astronave sembrò rallentare. Curvò di lato non molto distante da loro, abbassandosi oltre gli alberi. E bastarono quei pochi secondi perché anche gli altri si rendessero conto di quello che Mai aveva già capito. La cromatura viola brillò per un istante e poi scomparve oltre gli alberi.

Mai fu la prima a muoversi. “Andiamo, laggiù ci deve essere una radura!”

L’entusiasmo della ragazza contagiò anche i suoi tre compagni che si affrettarono a seguirla. Hideto fu il primo ad affiancarla.

“Sicura che non possa essere una trappola?”

La Guerriero Viola non rispose subito. Quel pensiero aveva attraversato anche la sua mente. Ma, soffermarsi su di esso, l’avrebbe costretta a presupporre che a Serjou fosse successo qualcosa: era inconcepibile per lei. Non anche Serjou, non dopo aver dovuto dire addio a Dan e salutato, forse per sempre, Clarky.

“Lo so.”

La ragazza s’inumidì le labbra prima di proseguire. “Ma non possiamo neppure escludere che la Limoviole sia stata mandata da Magisa.”

Kenzo e Hideto intuirono il bisogno di Mai di sperare che sull’astronave ci fosse Serjou: anche loro ci speravano. Yuuki indicò la direzione con una mano.

“Trappola o meno, credo che lo scopriremo presto.”

Con il cuore in gola e mille domande che tornavano ad affollarsi nelle loro menti, i quattro quasi contarono i minuti che trascorsero prima che la radura fosse visibile tra gli alberi. A quel punto non ci fu più nessun dubbio che quella fosse la Limoviole, l’astronave su cui avevano viaggiato durante la loro prima avventura.

Una volta allo scoperto dagli alberi, i ragazzi si fermarono. Non sapevano ben cosa fare a quel punto. Attendere di vedere chi fosse sull’astronave o avanzare? Durante gli istanti di indecisione, Mai non poté evitare di far vagare lo sguardo sul mezzo. Nel vedere gli evidenti graffi sulle fiancate e quelli che sembravano danni di armi da fuoco, la ragazza aggrottò le sopracciglia: che cosa diamine era successo? Chi si era permesso di maltrattare in quel modo la sua bellissima astronave?

Fu in quel momento che si sentì il portellone esterno abbassarsi. In realtà i motori non erano stati completamenti spenti, dando l’impressione che la Limoviole fosse pronta ad allontanarsi al primo cenno di pericolo.

Pochi secondi di attesa e due persone apparvero. La prima fece comparire un sorriso di sollievo sulle labbra di Mai: era Serjou che, a pochi metri da loro, si esibì in un perfetto inchino.

“Maestri della Luce, sono onorato di potervi incontrare nuovamente.”

La ragazza non riuscì a trattenersi e percorse lo spazio che li separava per gettargli le braccia al collo, dimentica per il momento dei precedenti istinti omicidi nei confronti di chi avesse danneggiato la sua astronave. Serjou sembrò colto leggermente alla sprovvista dal suo gesto, cosa che fece sorridere gli altri tre ragazzi, ma alla fine ricambiò.

Mai, quando si staccò da lui, era raggiante. “Serjou, non sai quanto sono felice di vederti!”

L’espressione del granroriano rimase composta e le labbra si piegarono appena in un sorriso.

“Sono lieto anch’io di vederla Lady Viole e costatare che siete sempre più splendida.”

Mentre Mai sorrideva, Serjou si voltò verso gli altri tre Maestri.

“Ovviamente sono lieto di rivedere anche voi. È difficile trovare persone altrettanto speciali.”

“Lo spero bene!” Osservò divertito Hideto.

“Ragazzi, non si salutano più i vecchi amici?”

A quella voce, i quattro Maestri della Luce si ricordarono che Serjou non era sceso da solo e l’attenzione si concentrò sul secondo passeggero della Limoviole.

Era alto, questo era sicuro. Superava di un buon palmo lo stesso Yuuki, che era il più alto tra loro quattro. E aveva un fisico piuttosto robusto. Ed era di sicuro un abitante del villaggio Gurii, il villaggio di Zungurii. Pelle ambrata, capelli castani, lo stesso stile di vestiario.

Senza contare che la voce era sembrata familiare a ciascuno di loro. Come anche il volto, osservò Kenzo. Ma chi poteva essere?

Il granroriano, chiunque fosse, alla fine sbuffò spazientito e sembrò guardarli come se non si fossero accorti di qualcosa di estremamente ovvio.

“Ok, sono cresciuto, ma sono sempre io ragazzi! Zungurii, non vi ricordate?”

Il silenzio accolse quelle parole. Per lunghi istanti i quattro ragazzi, compreso Yuuki, lo fissarono piuttosto scioccati. Il primo a riprendersi fu il Guerriero Bianco che conosceva un po’ meglio la peculiarità del tempo su Gran RoRo: forse avrebbe dovuto ricordare agli altri che non avevano avuto nessuna certezza che anche lì fossero trascorsi gli stessi anni della Terra. Gli altri tre, invece, non riuscirono a trattenersi.

“Zungurii?!?”

In realtà, l’uomo protagonista del loro stupore, si rivelò piuttosto soddisfatto della loro reazione. Forse si era reso conto anche lui che i Maestri della Luce non sembravano aver ancora afferrato il concetto di tempo su Gran RoRo.

Hideto, ripresosi, scoppiò a ridere. “Cresciuto? Stentavamo a riconoscerti… la prossima volta dillo subito!”

Anche Zungurii scoppiò a ridere. Mai, invece, si voltò verso Serjou.

“È stata Magisa a mandarvi, vero? Quando potremo incontrarla?”

Serjou, notando gli sguardi carichi di aspettative di tutti e quattro gli umani, dovette sforzarsi per rispondere loro. Ma era meglio sapessero la verità dall’inizio. Zungurii lo guardò, evidentemente grato che fosse lui a prendersi quel compito.

“Sì, in un certo senso è stata Maga Magisa a mandarci qui. Purtroppo, però, Lady Viole non so dirle quando potrete incontrarla. Ci sono molte cose che dovete sapere.”

Il tono grave dell’abitante del Regno di Ametista fece scattare degli allarmi nelle teste dei quattro Maestri della Luce. Avrebbero dovuto aspettarsi dei problemi, ma… Magisa? Se era successo qualcosa a lei che possedeva il Nucleo Progenitore! Che cosa dovevano aspettarsi?

Kenzo deglutì. “Che cos’è successo Serjou?”

Il granroriano si voltò verso il ragazzino. “Ogni vostra domanda avrà la sua risposta, ma non è questo il luogo adatto. M.A.I.A aspetta solo che risaliamo per riattivare i motori.”

Mai alzò un sopracciglio. “Maia?”

Serjou inclinò il capo di lato. “Esatto, Lady Viole. Multipurpose Advanced Intelligence Android… M.A.I.A.”

Al solo sentire quelle parole, gli occhi di Kenzo si illuminarono e voltò così bruscamente la testa verso Serjou che Hideto si sorprese che il collo dell’amico non si fosse spezzato.

“Sulla Limoviole c’è un’intelligenza artificiale?”

Serjou tornò ad annuire. “È l’ultimo miglioramento che abbiamo apportato alla Limoviole. È in grado di gestire in modo remoto tutti i sistemi dell’astronave, controllando in tempo reale i parametri e i possibile danni.”

La Guerriero Viola ridusse gli occhi a due fessure. Con le braccia incrociate e il piede che batteva per terra, riusciva davvero a incutere timore.

“Non mi sembra funzioni bene, allora. Immagino le cose o le fiancate assomigliano ad un colabrodo?”

Serjou rimase impassibile mentre Zungurii si esibì in una risatina nervosa. Se anche avevano sperato che Mai non se ne accorgesse…

“Diciamo che non abbiamo avuto il tempo per sistemare quei danni… Gran RoRo non è più il luogo sicuri che avete lasciato anni fa. Rimanere troppo a lungo in un unico posto può essere molto pericoloso.”

Hideto si voltò verso di lui, iniziando ad avere sempre più chiaro il fatto che la situazione di Gran RoRo non fosse per nulla rose e fiori: anzi, si stava delineando un quadro sempre più fosco.

“Immagino sia una delle tante cose su cui dovete metterci al corrente. E immagino pure che questo non sia il posto più adatto, giusto?”

Quasi a sottolineare che il gruppo stava perdendo tempo, un sottile ronzio si fece più vicino e, con enorme sorpresa dei Maestri della Luce, si parò loro davanti quello o forse quella che Serjou aveva chiamato M.A.I.A. Era un piccolo robot non molto più grande di un pallone ma di forma più ovale e schiacciata. La sua superficie aveva un colore viola metallizzato su cui risaltavano le parti argentate e nere che costituivano probabilmente parte dei suoi sensori esterni. Uno stretto display occupava parte di quella che apparentemente era la parte anteriore e su di esso si vedevano quelli che sembravano degli occhi: stilizzati come due macchie verde acqua ma pur sempre due occhi. In effetti, il robot sembrava aver assunto un’espressione piuttosto infastidita.

“I sensori a lungo raggio hanno individuato la presenza di un’astronave in avvicinamento.”

Per essere un robot, la sua voce era risultata fin troppo irritata. Kenzo, che in quegli anni si era fatto un po’ più alto, si lanciò in avanti e afferrò il robot tra le mani ignorando completamente quale potesse essere l’umore dell’androide. La sua espressione era quella di un bambino la notte di Natale.

“Fantastico! Non ho mai visto una simile tecnologia! Sulla Terra si stanno cercando di fare simili androidi, ma siamo ancora ad anni luce di distanza!”

Il Guerriero Verde, così preso dalla contemplazione dal traguardo tecnico-scientifico che M.A.I.A. costituiva per lui, non si rese conto del sempre più crescente fastidio della stessa unità. Emessi diversi suoni di avvertimento e bip sempre più concitati, l’espressione sul display divenne arrabbiata e un improvviso flash di luce intensissimo (quello che poi lo stesso Kenzo avrebbe determinato come una torcia incorporata) abbagliò il ragazzo che lasciò la presa di colpo con un grido. Tutto questo prima che uno degli altri avesse il tempo di intervenire.

Mentre lui cercava di riacquistare la vista, Serjou osservò imperturbabile i voli indispettiti dell’unità artificiale che continuava ad emettere piccoli suoni ad intermittenza, sempre la stessa espressione furiosa sul display.

“Forse avrei dovuto avvisarvi che M.A.I.A. è un’unità piuttosto… suscettibile.”

Hideto, che stava cercando di capire se Kenzo avesse subito un qualche danno, lo fissò sconcertato.

“Magari avresti potuto.”

Serjou si limitò ad inclinare leggermente il capo. “La prossima volta non mancherò.”

Nel frattempo, Kenzo era riuscito a riaprire gli occhi e, non appena fu in grado di vedere il mondo attorno a lui, si voltò piuttosto arrabbiato verso il robot.

“Come cavolo ti è saltato in mente!”

M.A.I.A. per nulla inquietata dal tono minaccioso, gli si parò davanti a pochi centimetri dal viso.

“Non sono un giocattolo ragazzino!”

Kenzo, sforzandosi di ignorare il perfetto funzionamento del suo sintetizzatore vocale, si mostrò sempre più offeso dal fatto di essere chiamato ragazzino da quello che, in fin dei conti, era un ammasso di circuiti pre-programmato da qualcuno.

“Sono un Maestro della Luce per tua informazione… mucchio di circuiti bruciacchiati!”

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. L’ultima cosa che il ragazzo vide fu l’ombra del robot fiondarsi ad alta velocità verso di lui, accompagnato da un indistinguibile insieme di suoni. Poi nero e le voci degli amici che lo chiamavano preoccupati.

Hideto e Mai si erano inginocchiati subito al fianco di Kenzo che, fortunatamente, a parte un bel bernoccolo non avrebbe avuto altre conseguenze, a parere del Guerriero Blu, se non quella di un bel mal di testa e un più forte risentimento verso M.A.I.A. … ovviamente una volta ripresosi dal K.O. Incredibile come un robottino così piccolo potesse essere così letale.

Il suddetto robottino, intanto, sembrò aver sbollito completamente la sua rabbia perché, con espressione tranquilla proiettata sul display, tornò a voltarsi verso Serjou.

“L’astronave è sempre più vicina. Richiesta conferma per manovra di allontanamento.”

Zungurii, lanciando qualche occhiata perplessa verso gli amici, sorrise imbarazzato.

“Saliamo?”

Yuuki annuì seguito a ruota da Mai e Hideto che stavano aiutando Kenzo a rimettersi in piedi. Il ragazzo iniziò a borbottare lamenti sottovoce massaggiandosi la fronte, senza aver ancora chiaro che cosa fosse successo.

Il gruppo si diresse velocemente verso la pedana mentre M.A.I.A sfrecciò verso l’interno, probabilmente diretta ad attivare i sistemi e i motori per la partenza. Mentre salivano, rallentati dall’ancora confuso Kenzo, Serjou riprese la parola.

“In realtà c’è un’altra cosa che dovreste sapere…”

Kenzo, continuando a massaggiarsi la fronte, si esibì in un lamento sofferente.

“Se è una sorpresa come il robot, non credo di volerla vedere… non sopporterei un altro colpo così.”

Zungurii ridacchiò, per poi riassumere un’espressione seria quando il Guerriero Verde gli lanciò uno sguardo omicida.

“Non credo che lei cercherà di lanciarti qualcosa addosso…”

Mentre il granroriano parlava, il gruppo entrò nell’ampia sala che occupava il resto di quel piano della Limoviole. La stanza non sembrava aver risentito come l’esterno di una mancata manutenzione e ad un primo sguardo sembrava identica all’ultima volta che l’avevano vista. L’unica differenza era che, in piedi, vicino ad uno dei divani, c’era una ragazza, alzatasi di scatto non appena li aveva sentiti entrare. Fu per questo motivo che nessuno di loro ebbe bisogno di chiedere delucidazioni su chi fosse la lei in questione.

Era una ragazza sottile, i capelli verdi le sfioravano appena le spalle e due ciocche più lunghe incorniciavano il viso dove risplendevano due grandi occhi scuri. Il corto abito nero con decorazioni bianche e verdi risaltava contro il lilla dei divani e le pareti beige.

Sembrava nervosa o perlomeno era quella l’impressione che traspariva dai suoi occhi. Un sorriso appena accennato si aprì sulle sue labbra. Per lunghi istanti nessuno di loro disse nulla, finché i motori che si attivavano e le impercettibili vibrazioni della Limoviole fecero loro capire che si erano messi in moto. Serjou scivolò al posto di guida, liberando M.A.I.A. dal compito di controllare il pilota automatico.

Per tutto il tempo, la ragazza non aveva smesso di fissarli, sembrava quasi studiarli. Ma non aprì bocca. Alla fine, fu Mai a farsi avanti sorridente. Hideto era ancora alle prese con Kenzo, piuttosto scocciato per quanto successo. Yuuki, invece, non aveva staccato gli occhi dalla ragazza, incapace di spiegare la strana sensazione che aveva provato quando l’aveva vista.

“Piacere di conoscerti. Io sono Mai.”

“Lo so.”

La sconosciuta sorrise incoraggiante all’espressione leggermente perplessa di Mai.

“Mi hanno parlato moltissimo di voi... Serjou e Zungurii. Di tutti voi.”

E, in effetti, non era propriamente una bugia. Solo non era tutta la verità. Ma finché non trovava un modo per spiegare loro la realtà, non poteva fare altrimenti. Era ancora tutto così confuso nella sua mente, non era sicura neppure di esser in grado di convincere se stessa, figurarsi i Maestri della Luce. Che cosa potevi dire a delle persone che sai di non aver mai incontrato nella tua vita, ma di cui ti ricordi? Persone con cui non hai mai parlato, ma con cui senti di aver passato dei momenti insieme? Soprattutto come?

“Quindi sai chi siamo, giusto?” Osservò Hideto mentre accompagnava Kenzo a sedersi su uno dei divani.

La ragazza si limitò ad annuire. Kenzo, ancora con la mano sulla fronte, girò la testa per riuscire a guardarla.

“Beh, a quanto pare rimani solo tu da presentarti.”

La ragazza deglutì e Zungurii sembrò accorgersi del suo disagio perché accennò con il capo ai divani.

“Perché non ci mettiamo tutti comodi? Il viaggio potrebbe durare un po’ e abbiamo un sacco di cose da raccontarvi.”

La granroriana rivolse uno sguardo grato verso Zungurii e si diresse subito verso il divano non ancora occupato da nessuno. Mai e Yuuki la imitarono e si sedettero accanto a Kenzo e Hideto. Zungurii invece si sedette sullo stesso divano della ragazza. La quale, consapevole di non poter rimandare ancora, stava torturando con le mani la stoffa della gonna. Dopo pochi istanti, però, inspirò e tornò ad alzare lo sguardo verso i Maestri della Luce.

“Mi chiamo Aileen Dealan. Sono nata in un villaggio del Regno di Smeraldo.”

Mai sorrise. “Piacere di conoscerti. È molto che viaggi con Serjou e Zungurii?”

“Qualche anno.” Fu la laconica risposta di Aileen.

Hideto, lasciato vagare per un istante lo sguardo oltre le vetrate attraverso cui si vedeva sfrecciare veloce il deserto, si voltò verso la granroriana. Decisamente su Gran RoRo era trascorso molto più tempo che sulla Terra.

“Esattamente quanto tempo è passato dal giorno in cui ce ne siamo andati?”

Zungurii ci rifletté un attimo prima di rispondere a quella domanda che interessava molto a tutti e quattro i Maestri della Luce. Era un dettaglio che avrebbe influito molto sulla loro percezione della situazione di Gran RoRo… forse spiegando il motivo per cui c’era di nuovo qualcosa che minacciava i sei Regni.

“Oh, non moltissimo. Ventiquattro anni… più o meno.”

Kenzo sbattè le palpebre sorpreso. “Ventiquattro anni?!? Wow… cioè, è un sacco di tempo! Per noi sono passati solo sei anni.”

Il granroriano sorrise divertito. “In realtà per noi non è proprio così tanto tempo… sapete, la vita su Gran Roro ha una durata un po’ diversa da quella di voi umani.”

Quelle semplice parole ebbero il potere di riportare Mai, Hideto e Kenzo a una delle scoperte più eclatanti che avevano fatto nel futuro. Anche Yuuki, messo al corrente anni prima, partecipò allo scambio di sguardi. Se ne erano quasi dimenticati in quegli anni, lontani da Gran RoRo. Ora, però, sapevano che era un dettaglio che non avevano il diritto di nascondere. Ma il solo pensiero di dire ai loro amici una verità così sconcertante… beh, giustificava i messaggi che si scambiavano in quel muto colloquio: glielo diciamo o non glielo diciamo?

“Maestri della Luce…”

L’attenzione dei quatto venne distolta dalla questione che si era loro presentata e tornò a concentrarsi su Aileen. Lo sguardo della ragazza non mostrava più, almeno all’apparenza, il nervosismo di prima. Ma dalla postura del suo corpo si vedeva che non doveva essere stato facile per lei trovare il coraggio di dire qualsiasi cosa dovesse comunicare loro. La schiena e le spalle erano rigide e le mani, adagiate in grembo, continuavano a stringere la stoffa della gonna.

Ottenuta la loro attenzione, Aileen deglutì e lanciò una veloce occhiata a Zungurii che le sorrise cercando di sembrare incoraggiante. Tornando a voltarsi verso i Maestri della Luce non riuscì a evitare di soffermarsi un istante di più sul Guerriero Bianco. Sapeva di conoscere tutti, ma i ricordi che aveva di lui erano molto più netti ed era quello che sentiva verso di lui che la confondeva maggiormente. Emozioni che non era stata lei a provare ma che, nonostante tutto, sentiva assurdamente sue. Resasi conto che Yuuki la stava scrutando, Aileen distolse lo sguardo fissando un punto imprecisato alle spalle dei Maestri della Luce.

Perché doveva essere così difficile?

“Prima non sono stata sincera… non completamente almeno.”

L’unica reazione dei Maestri della Luce fu quella di esibirsi in espressioni più o meno perplesse. Non che si aspettasse che capissero subito da soli. Al loro posto non era sicura che avrebbe creduto alle proprie parole.

“Io so chi siete voi, ma non solo grazie ai racconti di Serjou e Zungurii. Io so chi siete perché… perché io vi conosco.”

La consapevolezza si fece largo sul volto di Yuuki che quasi trattenne il respiro. Non poteva essere… allora quella sensazione che aveva provato quando l’aveva vista… no…

Aileen si rese conto che il Guerriero Bianco aveva già capito e per quel motivo non riuscì a tenere lo sguardo sollevato, abbassandolo sulle proprie mani che aveva tolto dalla stoffa della gonna e che ora torceva lentamente.

“In realtà è ancora tutto molto confuso… i ricordi, le sensazioni… faccio fatica qualche volta a capire che cosa ho vissuto veramente io e cosa invece è solo un flash-back… cioè, so di aver veramente vissuto e provato io tutto quello che ricordo. Solo… solo a volte non sono certa di quello che ho vissuto realmente in questa… vita.”

Aileen rialzò gli occhi scuri verso i Maestri della Luce, desiderando con tutto il cuore che capissero. Aveva fatto fatica a pronunciare l’ultima parola: la realtà che aveva iniziato a comprendere in quegli anni, il passato che aveva pian piano ricordato era troppo grande per essere spiegato a parole. Mai, Hideto e Kenzo sembravano star metabolizzando il discorso confuso della granroriana. Solo Yuuki aveva già capito, anzi aveva soltanto avuto conferma del primo istinto provato.

La guardò e dovette sforzarsi per non distogliere lo sguardo. Il volto della ragazza si mischiava con i tratti di un altro volto, un volto dai lineamenti più acerbi. Gli occhi scuri si schiarivano e assumevano una sfumatura rosata. I capelli si allungavano. Era come vivere contemporaneamente il peggior incubo e il più bel sogno della propria vita. Non sapeva neppure lui che costa provava in quel momento. Paura e senso di colpa, perché davanti ai suoi occhi sfrecciavano gli eventi di sei anni prima. Desiderio di andare il più lontano possibile da lei, per non rischiare di farla soffrire di nuovo, di non essere un’altra volta incapace di proteggerla. E una gioia immensa, inattesa, insperata… perché lei era di nuovo lì, davanti a lui. Avrebbe voluto abbracciarla, sentirla vicina come in quel sogno che lo aveva risvegliato dal coma.

Ma poi la consapevolezza che lì davanti a lui ci fosse Aileen Dealan, una ragazza che lui di fatto non conosceva, che doveva ancora venire a patti con ciò che la sua mente cercava di farle ricordare, tornava a dominare.

Una promessa fatta in un’altra vita era sufficiente a dargli il diritto di entrare nella vita di Aileen Dealan e magari rischiare di rovinargliela come in passato? Aveva sempre cercato di darle una vita serena, ma aveva sempre fallito. Il destino non gli aveva mai permesso di darle una vita lontana da guerra, dolore, disperazione.

Noi staremo sempre insieme…

Promettimi solo che mi verrai a cercare, anche nella generazione futura. Dammi la tua parola, ti prego Yuuki.

Lo farò, te lo giuro. Ti ritroverò e staremo insieme.

Noi supereremo il tempo e ci rincontreremo sicuramente…

Era questo che senza volere le sue parole avevano voluto significare? Era possibile che il destino stesse cercando di dare loro una seconda opportunità? Non era mai riuscito a credere che potesse succedere in quella stessa vita.

E lui non sapeva come comportarsi, non sapeva quale decisione prendere.

E la sua mente, intanto, continuava a mescolare il viso di Aileen con quello della sua amata sorella… e con il volto che per primo si era impresso nel suo cuore. E il suo nome affiorò sulle sue labbra prima che potesse rendersene conto.

“Kajitsu…”

Non avrebbe voluto farlo, la ragazza davanti a loro non rispondeva a quel nome e, per questo, non appena si rese conto di cosa aveva sussurrato, si alzò in piedi dirigendosi verso le vetrate della Limoviole. Il suo movimento fu seguito dagli occhi di tutti gli altri Maestri della Luce e anche da quelli della giovane granroriana, confusa dall’improvvisa tristezza che quel gesto le aveva fatto provare.

Ci vollero alcuni secondi agli altri tre Maestri della Luce per collegare quel nome alle parole sentite poco prima. E quando finalmente lo compresero, si voltarono come automi verso Aileen. Non era possibile. Eppure era così semplice. Dopotutto, non era la prima volta che si confrontavano con questa realtà.

Aileen Dealan era Kajitsu Momose. No. Non era lei. In Aileen rivivevano le emozioni e i ricordi di Kajitsu… e riviveva anche ciò che era stata l’ultima sfortunata Principessa del Regno di Smeraldo. Ma fino a dove arrivava la linea che separava una coscienza dall’altra?

Era la stessa domanda che si erano posti anche nel futuro il giorno in cui aveva scoperto la verità su Zolder e, poi, su Flora. Lì, però, era passata in secondo piano di fronte al fatto che Zolder era molto diverso da Yuuki e Flora non ricordava nulla del suo passato. Quella scoperta li aveva sorpresi, ma era appunto il futuro, il 2650, un’altra epoca. E per quanto la morte della piccola Principessa Farfalla, causata dall’ormai incontrollabile sete di potere del Re del Mondo Altrove, fosse stata un duro colpo per tutti e avessero sperato che le cose fossero andate in un altro modo… nessuno di loro si sarebbe aspettato di dover affrontare una simile situazione nella loro vita presente. E doverlo fare li lasciava leggermente spiazzati.

Aileen intanto aspettava e, ogni minuto che passava, riusciva sempre meno a nascondere l’ansia e la paura che i Maestri della Luce non l’avrebbero accettata. O, peggio, che avrebbero visto in lei solo ciò che era stata. Lei non voleva essere l’eco della Principessa Farfalla. I ricordi e le sensazioni avrebbero sempre fatto parte di lei, ma lei voleva essere Aileen Dealan. Sarebbero riusciti ad accettarlo anche i Maestri della Luce?

L’atmosfera si stava facendo sempre più tesa. Zungurii avrebbe voluto fare qualcosa per aiutare tutti i suoi amici, ma sapeva che doveva essere ognuno di loro da solo a confrontarsi con quella rivelazione. Neppure per lui era stato facile, se ne ricordava bene. Ma forse lui, o Serjou, avevano avuto più tempo per rendersi conto di quello che significa e di trovare un modo per affrontarlo. Dopotutto, quando aveva conosciuto Aileen, la ragazza era ancora alla ricerca della spiegazione da dare ai suoi sogni, alle sue visioni e sensazioni. Era stato un lento cammino che in un certo senso avevano percorso insieme.

Kenzo dovette risistemarsi gli occhiali che gli erano scivolati dal naso. Ora il suo mal di testa stava raggiungendo dei picchi insopportabili e solo per merito di quell’insopportabile irascibile unità. Il loro arrivo a Gran RoRo si stava rivelando una sfilza di sorprese, una dopo l’altra. Almeno nel futuro, le sorprese avevano avuto il buongusto di arrivare poco per volta.

“Quindi tu… tu hai i ricordi della nostra Kajitsu?”

Aileen strinse le labbra e annuì. Mai, nonostante non si fosse ancora ripresa del tutto dallo shock, si rese conto di quello che doveva essere il dubbio che stava dilaniando la granroriana. Ci era passata anche lei. Per anni aveva nascosto una parte di lei, inconsciamente desiderosa di dimostrare a chi la circondava di essere forte e di essere sempre all’altezza di ogni situazione. Nel tentativo di essere sempre come gli altri si aspettavano che lei fosse. Si alzò e si andò a sedere vicino a lei. Esitò un attimo prima di posarle delicatamente una mano sulla spalla.

“Non pensare che noi ti stiamo chiedendo di essere lei. Dacci solo un po’ di tempo, non è la prima volta che ci succede. Solo il tempo di abituarci…”

Aileen sorrise e annuì appena con il capo, ma si capiva che il discorso Zolder e Flora sarebbe dovuto essere tirato fuori un’altra volta.

“… e poi potremo conoscerti meglio.”

Aileen sorrise nuovamente e passò in rassegna con lo sguardo tutto il gruppo di Maestri della Luce. Anche Yuuki era tornato a voltarsi verso di loro, deciso a girare pagina in qualche modo e desideroso anche lui di conoscere la loro nuova compagna di viaggio. La ragazza fu rincuorata da quelle parole e, ancora inspiegabilmente per lei, dalla consapevolezza che il gesto di poco prima del Guerriero Bianco non fosse stato un rifiuto.

“Credo sia arrivato il momento di raccontarvi che cosa è successo in questi ventiquattro anni.”

Tutti annuirono, ma il discorso fu interrotto, ancora prima di essere iniziato, dall’arrivo di M.A.I.A., annunciata da un sottile e prolungato ronzio nell’aria. Il robot fece un giro attorno al gruppo di ragazzi per poi fermarsi a mezz’aria sopra il tavolino al centro e il display voltato verso Mai. Sullo schermo scuro l’espressione sembrava dispiaciuta.

“Prima di ogni cosa, ritengo di dovermi scusare Lady Viole. In questi anni avrei dovuto occuparmi meglio dello stato dell’astronave.”

La ragazza fu colta di sorpresa dal tono amareggiato del robot. Certo, era infastidita dallo stato un po’ trasandato della Limoviole, ma non per questo si sarebbe messa in cerca di un capro espiatorio! Quindi, vagamente a disagio per la serietà della confessione di M.A.I.A., scosse una mano e sorrise.

“Non preoccuparti. Non volevo accusare nessuno.”

Sul display si alternarono espressioni abbattute ed espressioni serie.

“La ringrazio per la sua gentilezza, sarà uno sprone per migliorarmi.”

Kenzo sbuffò, ripensando all’ultimo scontro con il robot. “Cerca di migliorare anche i tuoi parametri di comportamento.”

L’immagine proiettata sul display di M.A.I.A. cambiò nel nanosecondo che gli fu necessario per voltarsi verso il ragazzo, confermando l’idea che Kenzo si era già fatto su di lei: era un robot decisamente scostante.

“Nell’occasione a cui fai riferimento, ho semplicemente attivato i miei protocolli di protezione ragazzino.”

Il Guerriero Verde prese un profondo respiro e si obbligò a contare fino a dieci. Temeva, però, che presto sarebbe stato costretto a contare fino a cento e oltre probabilmente.

“Per tua informazione, io ho un nome.”

M.A.I.A. si esibì in quello che sembrava una perfetta riproduzione di uno sbuffò annoiato.

“Ovviamente. Il mio spazio di memoria è in grado di conservare una quantità molto elevata di dati. I vostri nomi sono tutti stati memorizzati: Mai Shinomiya, il Guerriero Viola... Hideto Suzuri, il Guerriero Blu... Yuuki Momose, il Guerriero Bianco... Lenzò Kiodò, che saresti tu.”

A sentirsi un’altra volta storpiare il nome, il ragazzo rimase un attimo senza parole. Tornato dal futuro, aveva perso l’abitudine. Poi, ripresosi dalla sorpresa, saltò su dal divano come se fosse stato punto da una vespa, trovandosi a fronteggiare direttamente il robot che esibiva sul display un’espressione di sufficienza.

“Allora credo ci sia qualche errore nella tua memoria. Il mio nome è KENZO HYOUDO … cerca di memorizzarlo correttamente!”

Gli occhi stilizzati sul display di M.A.I.A. si ridussero a poco più di due linee oblique.

“I miei dischi di memoria sono in perfetto stato. Tutti i miei circuiti sono tra i migliori prodotti della tecnologia del Regno di Diamante. Mi aspetto formali scuse... Bonzò.”

Il Guerriero Verde si obbligò a trattenersi dal mettersi a lanciare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro contro il robot fluttuante.

“Bonzò?!? Io mi chiamo KENZO. K-E-N-Z-O!!!! Non è un nome particolarmente difficile! Perché me lo storpiate tutti? E tu lo stai facendo a posta!”

Un’espressione innocente apparve sul display. “Non so di cosa tu stia parlando... Menzò.”

“Tu… tu…” Kenzo stava fumando e le mani gli fremevano. La pazienza ha un limite, anche quella di uno scienziato.

“Io ti smonto con la stanghetta degli occhiali!!!!”

Il ragazzo iniziò a rincorrere il robot attorno ai divani, sentendosi sempre più offeso dai suoni di risate che M.A.I.A. stava diffondendo dai suoi sistemi vocali. Quanto gli mancava Stella! Almeno lì era una concorrenza tra scienziati! Umiliato da un robot, mai!

Mai e Hideto si fissavano con la bocca spalancata, increduli di fronte alla scena che si stava presentando loro. Dovevano essere finiti in qualche dimensione parallela… stavano per discutere sulla situazione di Gran RoRo e un istante dopo… Kenzo e M.A.I.A. si lanciavano offese a tutto spiano, rincorrendosi come due matti. Si chiedevano quando il Guerriero Verde si sarebbe reso conto di non poter avere la meglio sul robot.

Yuuki, educatamente, non aveva commentato la scena ma la guardava anche lui piuttosto perplesso. Anche Serjou aveva preferito rimanere silenzioso spettatore del piccolo show improvvisato. Zungurii, invece, rideva a più non posso e incitava ora uno ora l’altro dei due contendenti. Aileen, infine, sembrava star valutando se essere divertita o preoccupata da quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi: sicuramente la stavano confondendo.

“È inutile che cerchi di raggiungermi... non puoi competere con il mio sistema dei nuclei. È stato realizzato dai migliori ingegneri del Regno di Diamante. Pura tecnologia di Gran RoRo, ragazzino. Gli allievi hanno superato i maestri umani!”

La brusca frenata di Kenzo colse tutti gli altri di sorpresa. Il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo del respiro accelerato dalla corsa, ma si vedeva dai suoi occhi che non si era neppure minimamente arreso. Anzi, dava la preoccupante impressione di aver raggiunto il punto di rottura. Per lunghi istanti rimase in silenzio, fumando dalla rabbia. Ma ci volle solo un attimo agli altri, quando iniziò a parlare, per rendersi conto di come aveva deciso di vendicarsi.

“Beh, ti do la notizia del secolo piccolo robot bisbetico! E cerca di prestare attenzione ai tuoi piccoli sensori di riconoscimento sonoro… i granroriani che ti hanno creato, anzi tutti i granroriani…”

Kenzo prese un profondo respiro, ignorando bellamente gli espliciti gesti di Hideto di concludere lì il discorso e lo sguardo supplicante di Mai. Era arrivato il momento di prendersi una rivincita su quel robot: voleva proprio vedere quanto si sarebbe vantata poi! E la sua parte razionale era, in quell’istante, poco più di una vocina strozzata in un angolo della sua mente.

“Sono tutti, ma dico TUTTI… degli ESSERI UMANI!!!”

Hideto si lascò cadere sul divano con le mani a coprirsi il viso, scuotendo il capo rassegnato. Non voleva vedere le reazioni dei granroriani presenti: che glielo dovessero dire, era assodato… ma non era stato decisamente il modo migliore per farlo. E il silenzio che calò nell’astronave ne fu la prova. Come se non avessero abbastanza problemi…

Oh, sì. Sperava proprio che Kenzo fosse pronto con una bella spiegazione per rimediare alla sua uscita. Ci sarebbe stato proprio da divertirsi. Peccato non avere un po’ di pop-corn…

Salve a tutti! ^-^ So di essere di nuovo in leggero ritardo, potrei dire che la motivazione fosse quella di aumentare la “suspence” ma sarebbe una bugia… la causa maggiore del mio ritardo è da attribuire alla sessione di esami. E poi ha influito anche la difficoltà che ho avuto ha scrivere come volevo alcuni passaggi di questo capitolo…

Ma veniamo al capitolo. Sono proprio curiosa di sapere che cosa ve ne pare… perché, diciamo, sono successe un po’ di cose. XD Intanto abbiamo scoperto che su Gran RoRo sono passati 24 anni e che a quanto pare le cose nei sei Regni sono un pochino complicate… ma soprattutto abbiamo conosciuto due nuovi personaggi! Aspetto con ansia i vostri pareri su Aileen e su M.A.I.A.

E volete sapere una cosa? M.A.I.A. è nata dopo che alcuni di voi mi avevano chiesto se ci sarebbe stato qualcuno a storpiare il nome di Kenzo anche nella mia storia! XD Ditemi che ne pensate.

Su Aileen (la pronuncia dovrebbe essere EY-LEEN... ho cercato su internet XD), invece, non c’è molto da dire per il momento… solo una domanda: vi aspettavate l’apparizione della reincarnazione di Kajitsu Momose? ^-^ Ovviamente mi aspetto di sapere che cosa ne pensate… spero che il personaggio vi piaccia e soprattutto vi possa piacere in futuro!

Per chi sperava la presenza di Elisabeth a Gran RoRo, spero non sia rimasto deluso. Oltre al fatto che sono piacevolmente sorpresa del successo che questo personaggio ha ottenuto, non era stata mia intenzione fin dall’inizio farla andare a Gran RoRo… ma non preoccupatevi: lei e altri personaggi come Andrew e Kaoru li vedremo ancora! ^-^

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti:

Per le preferite (siete sempre di più… vi ringrazio di cuore!): Ale_LoveBS, I Love Yamikawa 4 Ever, Lacus Clyne, lalla_fairy_pole, Scorpion550,  ShawnSpenstar e _Mamoru_

Per le seguite: Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Per le recensioni del capitolo 2: Scorpion550 e _Mamoru_

Non mi resta che ringraziare un’ultima volta tutti, anche quelli che semplicemente leggono e darvi appuntamento al prossimo capitolo (probabilmente l’ultimo di questo episodio) dove scopriremo finalmente che cosa è successo a Gran RoRo. Vi lascio con una domanda: dov’è Magisa?

Alla prossima, Hikari/D’Artagnan

P.S. suggerimenti per future storpiature del nome/cognome di Kenzo sono bene accetti! XD

P.P.S. vi do appuntamento con l’ultimo capitolo al 14-15-16/2 circa… sto preparando degli esami ma penso di riuscire a scrivere lo stesso il capitolo… altrimenti potrebbe venire spostato (ma spero di no) a massimo il week-end successivo.

  
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