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Autore: Ciribiricoccola    30/11/2008    5 recensioni
Il cuore e le sue ragioni. Una fan e i suoi sogni. E una richiesta che può avere più risposte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Jones, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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eileen

Care McFlyane, in questi ultimi giorni ho avuto un'idea e ho voluto fare uno dei miei esperimenti che ià ben conoscete :). Fare esperimenti con le FF è diventato quasi un lavoro per me!

Questa volta, voglio parlarvi di una ragazza e di un suo sogno. Ma non credete che il SUO sogno non sia anche il VOSTRO. Perchè io ho scritto questa storia ispirandomi a tutte voi, a tutto quello che sognate quando pensate al vostro gruppo/cantante/attore/modello/ragazzo del cuore. O almeno, ci ho provato :).

Dopo essermi informata e documentata, ho deciso di scrivere questo primo lungo capitolo. Ed il secondo... bè, sarà il finale, dal momento che la storia è nata per essere BREVE. Ma vi dirò che questo finale è, come l'ho chiamato io, "biforcuto"... perchè? Perchè è doppio. Ci saranno due risvolti e starà a voi scegliere quello che più vi piace! Pubblicherò entrambi i finali in una volta, cosicchè possiate scegliere subito. Nel frattempo, vorrei sapere cosa ne pensate dell'inizio, dello sviluppo di questa storiella...

Vi ricordo che la mia è una favola. E lo capirete da sole, se sarete lettrici attente! E vi ricordo che... anche se queste righe vi sembreranno stupide e scontate... bè, forse rappresentano un pò ciò che alcune di noi vorremmo che accadesse, chi lo sa... 

Vi lascio alla lettura. Ma prima, una cosa importante: il titolo, "Come on, Eileen" è preso da una canzone del 1982 dei Dexys Midnight Runners, una band inglese di abili musicisti che fece molto successo con questa canzone per poi finire nuovamente nell'ombra, purtroppo... Lo stile musicale celtico di questa simpatica canzone mi è servito per ideare la protagonista, che è irlandese, come leggerete... Vi consiglio dia scoltarla :).

Buona lettura!!

Ciry

COME ON, EILEEN!


Eileen aveva appena compiuto diciotto anni nella sua città natale, Dublino.

Aveva mantenuto le lunghe onde bionde che portava sin da piccola, assieme alla pelle chiara, con qualche lentiggine, e al naso piccolo.
Gli occhi le si erano fatti leggermente più scuri: non erano più celesti come quando aveva pochi mesi, erano diventati blu scuri, con qualche screziatura grigia.

Si era trasformata in una ragazza molto carina, seppur molto minuta.

Tutti la guardavano e parlavano con lei come se fosse una bimba, anche se in realtà non lo era. Ufficialmente, era una donna.
Ma lei non se ne aveva a male, anzi, era sempre molto gentile con tutti e non si arrabbiava quasi mai.

Soprattutto, aveva molta fantasia.

Leggeva molto, ascoltava la musica ancora di più, e tutto ciò aveva fatto sì che, nonostante tutte le brutture del mondo le ridessero sfrontatamente in faccia, lei non ci badasse poi così tanto.
Certamente aveva avuto qualche delusione, in diciotto lunghi anni, ma aveva sempre cercato di affrontarle con il migliore degli spiriti: sorridendo, stringendo un po’ i denti e continuando a immaginare, a vagare con la mente…

Nonostante le avessero detto in tanti che ormai era diventata una “donna”, lei aveva mantenuto ben attiva la propria immaginazione.

Spesso la chiamava a sé, magari quando era sola in camera sua e in silenzio, e la sollecitava a creare personaggi, creature, sensazioni di vario tipo, qualsiasi cosa pur di farla sentire al settimo cielo, anche solo per pochi minuti.

 
Anche quando il dottore le aveva annunciato, serissimo, che era malata di cuore, Eileen aveva istantaneamente immaginato e fantasticato.

Il suo cuore non era quello delle tavole mediche di anatomia, né quello dei telefilm ospedalieri, non era fatto così.
Il cuore di Eileen aveva una forma perfettamente a cuore. 
Era rosso come un cuore rosso. 
Era perfetto, senza atri né ventricoli, niente aorta o valvole varie.
Il cuore di Eileen se ne stava sospeso in mezzo al petto, da solo, e batteva.

Ecco com’era, secondo lei.

E questo suo cuore non soffriva di cardiomiopatia dilatativa, come diceva il dottore.
Quella era davvero una parola dal suono complicato, assurdo.

No, il suo cuore era semplicemente più… cicciottello di altri cuori.

Bastava prendere delle pillole per calmarlo, per fargli mantenere le sue giuste dimensioni; certo, bisognava prenderle subito, o il cuore sarebbe scoppiato come un palloncino, ma Eileen era sempre molto attenta a questo genere di cose, e il suo cuore si era sempre mostrato collaborativo nei suoi confronti.

 
Quando quel dottore, sempre quel dottore tanto bravo ma anche tanto serio, le aveva detto che avrebbe dovuto subire un trapianto per non morire, Eileen pianse un po’.
Non che avesse paura.
È che si era affezionata al proprio cuore, non era entusiasta di averne un altro, che sicuramente sarebbe stato rosso fiammante, nuovo di zecca.
Ma non come il suo cuore, un po’ malandato ma pieno di ricordi, un po’ come un nonnino che racconta le favole ai nipoti.

E dunque, basta pillole, con questo cuore nuovo.
Basta con i limiti eccessivi, basta con gli orari da ricordare per le medicine.

Tutto sommato, era contenta.
Chissà come sarebbe stato, questo cuore nuovo.

L’avrebbe scoperto presto.

Ma intanto, aveva preso il suo biglietto per il concerto dei McFly, un regalo di compleanno da parte dei genitori, ed era andata a vedere il suo gruppo preferito suonare, nel suo paese, per i suoi diciotto anni.

Il suo cuore, tenuto calmo dalle pillole, batteva con discrezione e rimaneva delle normali dimensioni di un pugno, ma Eileen sapeva che anche lui era contentissimo di vederli.

 
Suonavano all’aperto, era sera, era estate, e il tempo era bello, una volta ogni tanto. Probabilmente, anche la luna aveva voluto assistere a quel concerto di beneficienza, mossa dalla curiosità.

 
Harry.

Fu quello che vide per primo.
Essendo tra le prime file, lo salutò sbracciandosi e applaudì entusiasta quando lo vide sedersi alla batteria.
Lui sorrise, e le sembrò quasi che quel sorriso fosse solo per lei. Ma scacciò via quel pensiero presuntuoso per concentrarsi sul ritmo che il batterista stava dando al pubblico e alla band.

 
Poi Tom.

Tom la faceva ridere, aveva una faccia davvero molto buffa, le sembrava uno di quegli gnomi che ogni tanto la venivano a trovare durante i pomeriggi noiosi, nella sua testa.
Applaudì anche a lui, sentendolo suonare i primi accordi di “Lies”.

 
Dougie, oh sì, Dougie era veramente uno spasso.

Dougie era quello che la sorprendeva sempre, perché se ne stava serio per i primi minuti di ogni concerto, poi cominciava a scherzare, a fare il deficiente, ed Eileen rideva fino a piangere ogni volta che lo vedeva fare una delle sue gag.
Sentendolo stuzzicare le corde del suo basso, aspettò pazientemente che cominciasse a suonare e a farla ridere.

 
E poi, per ultimo, si concesse Danny.

Danny era il Principe Azzurro delle sue fiabe immaginarie.

 
Aveva rifiutato sin da piccola lo stereotipo del Principe biondo, perché quella bionda doveva essere solo lei, la Principessa da salvare.

Raperonzolo era bionda.
La Bella Addormentata era bionda.
Cenerentola era bionda.
Lei era bionda.

Perciò, il suo Principe doveva avere i capelli scuri. Neri, mori o castani.

E poi, gli occhi azzurri.
Sì, quelli erano concessi sia al Principe che alla Principessa.

Danny aveva i capelli castani e gli occhi azzurri.
E aveva tutte le carte in regola per essere un vero Principe Azzurro.

Aveva i capelli ricci e quasi sempre spettinati, come quelli di un Principe dopo una lotta all’ultimo sangue contro un drago che aveva rapito al sua Principessa.
Aveva un bellissimo sorriso rassicurante, come tutti i Principi, che hanno il sacrosanto dovere di far sentire la propria Principessa al sicuro.
Aveva delle mani grandi, belle e forti, come quelle di un Principe che impugna una spada magica in grado di sconfiggere tutto e tutti.
Era alto come i veri Principi, dalla presenza possente e maestosa.
Ed era sicuramente buono.
Affascinante.
Romantico.

Eileen sospirò estasiata prima di cominciare a cantare insieme a tutte la fans dei McFly.

 

Dopo l’ultima canzone, “The last song”, aveva dovuto prendere una delle sue pillole con dell’acqua: il suo cuore aveva cominciato ad agitarsi come un puledro selvaggio, lo poteva sentire mentre cresceva ad ogni “pum”.
Lo domò immediatamente, riuscendo a scostarsi per qualche attimo dalla folla che spingeva e urlava per mettersi in fila e comprare gadgets e CD autografati.

Quando si sentì nuovamente tranquilla e con il cuore che di nuovo batteva normalmente, Eileen si incamminò verso due membri della security, la sua copia di “The heart never lies” tra le mani.
Con fare agitato, si portò una mano al petto, ma si tranquillizzò, sentendo il contatto duro della plastica del pass, giusto sotto la sua T- Shirt.

 
Si sentiva in colpa per le altre fans, ma terribilmente felice per se stessa.

Suo cugino Ian, era stato lui a procurarglielo.
Quel ragazzone lavorava nello staff del tour, era stato ingaggiato per montare il palco.
E quando aveva regalato il pass per il backstage alla cugina, si era beccato un abbraccio e un bacio calorosissimi e pieni di lacrime.

Erano anni che Eileen aspettava l’occasione giusta per poter avvicinare la sua band preferita; grazie a Ian, il suo momento era finalmente arrivato.

Davanti ai due orchi buoni in nero della sicurezza che la guardarono con sospetto, Eileen esibì con discrezione il pass, e uno di loro annuì, prendendola gentilmente sottobraccio.

La ragazza rabbrividì per il terrore e spalancò gli occhi appena sentì degli schiamazzi provenienti da dietro di lei…

“Chi è quella?! Dove va?!”
“Ferma!!!”
“Raccomandata di merda!!!”
“Ma va nel backstage?!”
“Come si permette?!”

Si strinse un po’ più forte al braccio dell’omone, accelerando il passo verso l’albergo dall’altra parte della strada, quello dove alloggiava il gruppo.

Senza dire una parola, l’uomo la condusse velocissimamente ad un’entrata laterale del palazzo.
Insieme fecero due rampe di scale in metallo, quasi al buio.
Presero due ascensori diversi.
Arrivarono al quinto piano, quello delle suite.
L’uomo la fece sedere su uno dei divanetti di velluto che stavano nel corridoio ben illuminato e le disse: “Adesso dobbiamo aspettare che i ragazzi siano pronti. Quando arrivano, puoi parlare con loro, fotografarli, chiedere degli autografi. Però, devi darmi il tuo cellulare.”

Eileen non discusse: aprì il suo zaino rosso e diede il suo Samsung all’orco buono, che continuò: “Non chiedere loro troppe domande e non fare nessuna mossa brusca, altrimenti sarò costretto a portarti fuori. Hai un quarto d’ora per stare con loro. Hai capito?”

Il tono calmo ma fermo dell’uomo fece annuire la ragazza con serietà, e lui le fece un piccolo sorriso, mettendosi a camminare avanti e indietro nel corridoio, in attesa, l’indice e il medio destri appoggiati sull’auricolare trasparente.

Anche Eileen si mise in attesa: incrociò le braccia, perdendosi con lo sguardo sulla moquette blu scura.

Ancora una volta, stava esplodendo per l’emozione, ma il suo cuore batteva normalmente, tenuto saldamente a freno dai medicinali.

Meglio così, anche se avrebbe tanto voluto sentire il batticuore che tutti percepiscono quando si emozionano tanto. Lei non lo aveva mai potuto percepire.

Pensò a Harry, a come gli avrebbe sorriso di lì a poco, un po’ come aveva fatto lui con lei.
Pensò a Tom, al modo in cui l’avrebbe abbracciato mentre si faceva fare una foto con lui.
Pensò a Dougie, a quanti complimenti gli avrebbe fatto per aver cantato “Ignorance” alla perfezione.
Pensò a Danny.

E l’omone in nero le disse: “Arrivano”.

 

 

“Ti chiami Eileen, come quella dei Dexys Midinght Runners!” esclamò Tom, stringendo la mano di Eileen nella sua, tre volte più grande.
“Ma sei di Dublino?” le domandò Harry.
“Io… sì, sono di qui! E… sì, mi chiamo come la ragazza della loro canzone!” rispose lei, arrossendo e mettendosi a ridere, un po’ nervosa.
“La vuoi una birra?” le propose Dougie, allungandole una Porter in bottiglia per farla calmare.
“No, grazie, io non…” iniziò, interrompendosi quasi subito.

Le era sempre venuto automatico rifiutare alcol, fumo e alcuni tipi di pietanze, nelle sue condizioni.

Ma loro non sapevano del suo cuore.

“Sei… sei astemia?” provò ad indovinare Dougie, ritirando a sé la bottiglia, un po’ esitante.
“No, no…” rispose subito lei, cercando di spiegarsi “Io… ecco, io soffro di cuore e non posso bere dopo aver preso le mie pillole…”

Per qualche istante, un silenzio strano invase la stanza, lasciando spazio solo alle grida esaltate e ovattate delle fans, fuori dall’albergo.

“Bè, se avessi accettato, non so se avrei potuto lasciartela bere…” commentò Dougie, ironico “Quanti anni hai?”
“Diciotto” rispose la ragazza, stringendosi nella spalle con una faccia fintamente rassegnata e un sorriso.
“Dougie, non si chiede l’età a una signora!”intervenne Danny, mettendosi a ridere; Eileen lo guardò, gli occhi che brillavano e le guance che prendevano fuoco.
“Posso… Posso chiedervi di…?” chiese timidamente, brandendo il suo singolo preferito con un pennarello nero.
“Certo!” ribatté subito Tom, prendendole gli oggetti di mano con un sorriso.

 

Tutti firmarono la sua copia di “The heart never lies”.
Dougie addirittura disegnò sulla propria fotografia un paio di lunghi baffi.
Aveva fatto una foto con tutti e quattro, Danny le aveva messo una mano sulla spalla, facendola sentire la più fortunata del mondo.
Eileen strinse il disco a sé insieme alla macchina fotografica e sospirò contenta.
Il suo cuore pulsava con battiti soddisfatti.

A un certo punto, sentì una minuscola ma tagliente fitta, ed ebbe paura.
Nello stesso istante, l’omone della sicurezza che l’aveva accompagnata fin lì, entrò e annunciò: “Ragazzi, vi vogliono fuori”.
“Sì, arriviamo, salutiamo questa ragazza!” replicò Harry , per poi voltarsi verso Eileen.
“Ti senti bene?” le chiese, facendosi serio.

Era un po’ pallida, quella ragazzina così piccola.
Lei annuì, incerta.
“Ragazzi, questa gente non la teniamo…” li richiamò di nuovo l’orco, prima di entrare nella stanza, un po’ spazientito.

 
Un’altra fitta, uguale alla prima.
Eileen chiamò con voce tremante: “Danny…”

 
Dougie, lui scosse leggermente il braccio del suo amico chitarrista, notando che lei lo aveva chiamato. Non l’aveva sentita.

“Sì? Dimmi!” le disse, avvicinandosi, mentre gli altri tre già si stavano avvicinando alla porta per uscire.
Eileen, gli occhi che giravano impazziti per la stanza, pieni di ansia, chiese titubante: “Danny, posso restare qualche minuto qui? Devo dirti una cosa!”
Il ragazzo, un po’ spiazzato dalla richiesta, ripose incerto: “Ma… non lo so, voglio dire, noi ora…”
“Resto qui ferma e non mi muovo, te lo giuro! Ti posso aspettare qui? Per favore…”

 
D’istinto, le avrebbe detto di no, come aveva sempre fatto con tutte le fans insistenti, seppur con il sorriso addosso e la gentilezza che non negava mai a nessuno.
Però quella Eileen tremava, aveva il fiatone, sembrava che avesse fatto una corsa tremenda.
Se l’avesse lasciata sotto l’occhio vigile di Jeffrey, non avrebbe fatto niente di male: in fondo, non aveva l’aria di una che aveva in mente di fare casini.
In caso contrario, Jeffrey ci avrebbe messo mezzo secondo a sbatterla fuori.
“Ma no” si disse, mosso a compassione: quella ragazza sembrava quasi stare male. Soffriva di cuore, del resto.
E non stava chiedendo niente di impossibile.

 
“Danny, andiamo!” lo chiamò l’orco Jeffrey.
“Dan, vieni?” fece eco Tom, paziente.

 
“Ok” disse in fretta, rivolto a Eileen “Io adesso devo andare qua fuori per un po’. Ti lascio qui con Jeffrey, della security. Tu stai buona qui e mi aspetti. Io ritorno, ok?”

Con la fiducia dipinta sul volto, la ragazza annuì, sorridendo velocemente, e lui se la lasciò alle spalle, bisbigliando frettolosamente qualcosa all’orco buono, che annuì sulla porta.
Fece appena in tempo a scorgere Tom che la salutava con la mano, poi Jeffrey le si parò davanti e chiuse a chiave, silenzioso e rigoroso.

 

 
“Cosa sono?” le chiese con tono sospettoso, vedendola con le pillole in mano.
Eileen gli mostrò la scatoletta trasparente con tanto di etichetta, un po’ timorosa, e rispose: “Sono per il cuore. Devo prenderle con l’acqua…”
Jeffrey annuì, lasciando che spezzasse una delle sue pillole ovali a metà.

“Puoi prendere mezza pasticca nei casi di emergenza, se ti capita di prendere i medicinali e poi, dopo un’oretta, ti senti di nuovo poco bene. Ma non più di mezza” aveva ordinato il dottore tempo addietro, scandendo bene le parole.
E lei aveva obbedito fedelmente, ingoiando mezza pasticca giallo pallido insieme a un sorso d’acqua presa dalla sua bottiglietta, che poi rimise ordinatamente nello zaino ai suoi piedi.

Rilassò la schiena sul divano su cui stava seduta già da diversi minuti, e, accavallate le gambe, appoggiò il gomito al bracciolo, aspettando.
Forse non avrebbe dovuto davvero stare lì, avrebbe dovuto prendere le sue cose e andarsene, perché Danny le avrebbe di sicuro riso in faccia, di fronte alla sua richiesta.

O forse no.

Dopotutto…

Lui era il suo Principe Azzurro.

O… avrebbe dovuto esserlo.

In ogni caso, chiedere era l’unico modo per sapere.
E lei voleva proprio togliersela, questa soddisfazione, perché non sapeva se ne avrebbe avuto l’opportunità in futuro.
Anzi, non sapeva neanche se ci sarebbe stato un futuro.

Perché il cuore nuovo la aspettava, era pronto, l’operazione era stata fissata per il mese successivo, a Settembre.

Ma il tempo, il tempo non si fissa. Il tempo scorre e basta.

E lei ne aveva non poca paura, insieme al suo buon cuore malmesso.

 

 

La presenza silenziosa, eppure estremamente opprimente, di Jeffrey l’orco non le permise di fantasticare come avrebbe voluto, e l’attesa fu davvero lunga: trascorse quasi un’ora seduta lì, su quel divano, a guardare le pareti, il soffitto, i suoi stessi piedi, lo zaino.

Ma, trascorsa quell’ora, Danny arrivò.
Bussò alla porta e Jeffrey gli aprì.
Aveva sei o sette piccoli peluche tra le mani.

“Ci sei ancora!” esclamò sorridente, vedendola.

Eileen annuì con un sorriso, risvegliandosi dal torpore dell’attesa.

“Jeffrey, puoi aspettare fuori?” chiese il chitarrista, sistemando i peluche su una tavolino “Se ci sono dei problemi, ti chiamo…”
Il gigante esitò un attimo prima di annuire, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.

 
Eileen ebbe un’altra fitta e sospirò nervosamente, passandosi una mano sul petto.

“Ti senti bene? Vuoi un po’ d’acqua?” le chiese Danny, accucciandosi davanti a lei con aria vagamente preoccupata.
Lei scosse la testa e rispose: “Sto bene, grazie…”
Lui le sorrise e, stringendo per un attimo gli occhi, batté piano una mano su un suo ginocchio e disse: “Sai… Non mi ricordo come ti chiami…”
“Eileen…” gli disse, sorridendo senza arrabbiarsi.
“Giusto, giusto, Eileen, come la canzone…” ribatté il ragazzo, andando a sedersi accanto a lei.

“Allora” esordì, tranquillo “Dimmi tutto! C’è qualcosa che vuoi dirmi?”

Improvvisamente, il cuore di Eileen si calmò e lei non sentì più l’ansia addosso, quell’ansia che le faceva temere quelle strane fitte.

“Bè, sì…” rispose, schiarendosi la voce “Io volevo fare i complimenti a tutti quanti, innanzitutto, prima mi sono dimenticata! Siete stati davvero bravi a organizzare questo concerto per un’occasione del genere…”
“C’erano molti malati terminali…” ribatté Danny, un po’ rattristato “Abbiamo suonato volentieri, tutti i soldi che abbiamo raccolto serviranno a far sì che certe malattie vengano definitivamente sconfitte quanto prima…”
“Lo so… ho dato anch’io qualcosa, con i miei…”
“Ma… sei malata anche tu?”
Eileen spiegò con calma: “Con me il cancro non c’entra… Io non sono necessariamente una malata terminale, ho una… cardiomiopatia dilatativa… ma fra un mese, potrò avere un altro cuore…”
“E… da quanto hai questa malattia?” chiese Danny, serio.
“Da quando avevo quasi dieci anni…” spiegò la ragazza “Devo prendere delle pillole per evitare che il cuore si ingrandisca troppo. Perciò… non posso fare sport a livello agonistico…a  dir la verità, non è sicuro neanche farlo per hobby… e poi… Bè, sai… tutto quello che comporta un discreto sforzo… Non posso neanche guadare un film dell’orrore se non ho le pillole con me…”
“Mi dispiace, Eileen, davvero…” le disse Danny, mettendole una mano dietro la schiena per accarezzargliela, in segno di conforto “Ma io… che posso fare per…”
“Adesso io ti farò una proposta, Danny” lo interruppe lei, torcendosi le mani per il nervosismo “E… te la farò perché non so se potrò arrivare a vivere fino al trapianto”.

Danny si stupì della fermezza di quella frase, mescolata alla voce piccola e bassa della sua interlocutrice. Quasi si spaventò, vedendola così solenne.
Annuì, incitandola a continuare.

“E’ una cosa a cui non posso fare a meno…” spiegò Eileen, evitando di guardarlo “Io… sono cresciuta con questo problema, ma non ho mai voluto che si vedesse troppo, perché volevo essere trattata come una persona normale… Quindi… ho sempre diviso il mio cervello tra… questo mondo… e un mondo che esiste soltanto nella mia testa… non so se capisci, lo so che sembra molto stupido…”
“Non è da stupidi” la contraddisse Danny “Anche a me capita di staccare la spina ogni tanto, di immaginare qualcosa che non sia quel che mi circonda… Se per te questo è un bisogno, nessuno può dirti che è sbagliato… a meno che tu non sia completamente fuori dal mondo reale!”
Eileen sorrise apertamente e ribatté: “La mia vita è bella così com’è, in questo mondo. Mi sento con i piedi per terra, abbastanza per vivere bene, anche con la malattia che ho, ma che riesco a gestire…”
Il ragazzo le sorrise di rimando e disse: “Meglio così. Vuol dire che sei una persona responsabile! Ma cosa volevi chiedermi?”

Di nuovo, quella biondina si fece piccola piccola davanti ai suoi occhi.

“Vorrei chiederti di aiutarmi a realizzare un sogno. Però non sei obbligato e non dovrai farlo per pena, se deciderai di farlo…”

Realizzare un sogno. Che frase importante! Danny rimase spiazzato.

Lui avrebbe dovuto realizzare un sogno, come un genio della lampada.

Confuso, disse: “Se posso farlo, se è lecito…”
“Io te lo chiedo perché…” lo interruppe lei, più animata anche se titubante “Io te lo chiedo perché… perché tu mi piaci tanto, Danny…”

 
Il chitarrista sorrise, intenerito.

Aveva ricevuto un complimento del genere triliardi di volte durante la sua carriera, ma quel tono, quelle parole così semplici le aveva sentite uscire solo dalle bocche della fans più piccole, bambine dagli occhi grandi che lo corteggiavano candidamente e senza peli sulla lingua, chiedendogli un autografo mentre si stringevano alle gambe delle madri.

Eileen non aveva usato il tipico “Sei bellissimo” o “Mi piaci moltissimo”, né tantomeno si era spinta sino ad apprezzamenti più audaci.
Aveva detto solo “Mi piaci tanto”, rossa come un pomodoro, con la voce da bimba e un sorriso che voleva dirgli: “Scusa, sembra che abbia otto anni, ma ne ho diciotto”.

“Grazie…” replicò, piacevolmente stupito.
Eileen, sempre con le guance in fiamme, riprese: “Io vorrei chiederti soltanto… se per te va bene… un bacio”.

Finalmente lo aveva detto. Non ce la faceva più a girarci intorno.
Si sentiva già più leggera, anche se piena di vergogna.

Danny la guardò, interdetto.

“Un bacio” ripeté.

Lei annuì, pronta a ricevere un secco “NO”.

“Tu vuoi che io ti dia un bacio” ribadì il ragazzo, senza alcuna nota di collera nella voce.
“Sei già fidanzato?” domandò Eileen, le mani già pronte a nascondere il viso.
“No, no!” rispose subito lui “E’ solo che… non capisco…”
“Un bacio!” ribatté lei, cercando di fargli capire meglio “Un bacio vero!”
Divertito dall’affermazione, Danny ridacchiò nervosamente e chiese: “Sì, fin qui ci arrivo… ma perché io, Eileen? Perché hai scelto me?”
Accantonando l’imbarazzo, la ragazza sorrise con una punta di orgoglio e rispose: “Perché nel mio mondo immaginario c’è un principe Azzurro… e saresti tu…”

 
Stavolta fu Danny ad arrossire.
“Era da tanto tempo che non incontravo una ragazza che crede nel Principe Azzurro, sai?”

Eileen rise, sistemandosi timidamente qualche ciocca bionda dietro le orecchie, poi lo guardò, in attesa di una risposta.
Non aveva gli occhi impazienti. Solo molto speranzosi.

La sua speranza nelle sue mani, in quelle di Danny Jones dei McFly, quello che aveva sempre brillato per le sue schitarrate, la sua indole burlona… ma per quanto riguardava il romanticismo…
Bè, almeno i testi che scriveva parlavano per lui su quel fronte!

 
“Allora vuoi un bacio vero?” le chiese, avvicinandosi di più.

Lei annuì, diventando nuovamente rossa.

“Un bacio da Principe, giusto?” ribadì lui, mettendole lentamente un braccio intorno alle spalle.

Tesa come una corda di violino, lei annuì di nuovo, puntando gli occhi nei suoi.

“Bè, io non sono un principe, sono solo un chitarrista e un cantante…” si giustificò il ragazzo, sorridendo.

La sentì trattenere il respiro per un attimo.

***

La cardiomiopatia dilatativa è una malattia molto seria che fa ingrossare il cuore. Per maggiori informazioni, potete consultare Wikipedia. CARDIOMIOPATIA DILATATIVA
Per sentire "Come on Eileen", invece, dovete andare su Youtube! COME ON EILEEN

E ora, un indovinello... anzi 2.... Come mai ho citato canzoni come "Lies", "The heart never lies" e "The last song"? :)

Infine, vi lascio mandando un grande bacio a tutte!

QUESTA STORIA è NATA ANCHE GRAZIE A SILVIA, CHE MI HA INVOLONTARIAMENTE ISPIRATO :). SILVIETTA (ANCHE SE SEI DI UN ANNO PIù GRANDE DI ME!), QUESTA è IN PRIMIS PER TE!
Ma delle altre non mi dimentico! Ricordatevelo!!!
A presto!
   
 
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