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Autore: Giorgia_Farah    05/02/2015    0 recensioni
Alexia, Alucard e Gioiella: una famiglia di vampiri felice, con il nonno Drakon e i genitori di Alexia. Prima di questo però la vampira dovette affrontare mille avventure, delusioni e pericoli. Red Moon 2 è il secondo capitolo della storia di Alexia. Questa volta però la loro perenne felicità viene distrutta a causa di un vampiro che li accusa di aver trasformato la loro figlia una vampira neonata ( un pericolo per la loro razza) e chiedono guerra. Per impedire tutto questo Alexia, insieme ai suoi componenti della famiglia, dovrà ritornare di nuovo alla sua vita spericolata e avventurosa di prima. Quando era ancora una mezza vampira.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ringhi mi rimbombavano nelle orecchie come presagio di morte, se non mi sarei allontanata da lì avrei per sempre detto addio a quelli che amavo. Mi misi, una volta atterrata, in posa d'attacco, i ruggiti dell'animale era eco dei miei.

I suoi occhi bruciavano di rabbia, all'inizio l'enorme statura e la sua folta pelliccia nera lo fece scambiare per un orso.

“Fermo”, urlò Consuelo cercando di sfuggire alla stretta di Drakon.

Gioiella era nelle braccia di suo padre e mi guardava con gli occhi sgranati dall'orrore.

“Gunnar, è tutto apposto”, lo consolò Drakon mentre gli accarezzava la sua enorme spalla. Come faceva a non provare paura? Io avevo una fifa che me la facevo sotto. “Lei è mia figlia, Alexia, te la ricordi? Ve ne avevo sempre parlato”, aggiunse lui.

Da come disse il mio nome, il ringhio dell'animale cessò, l'acqua dei suoi occhi spensero le fiamme e l'iride gli scintillò. Allo stesso tempo anche i miei muscoli si rilassarono, e ritornai in posa normale. La pelliccia nera del presunto Gunnar si abbassò e i possenti muscoli si rilassarono, rimase qualche secondo a studiarmi con lo sguardo passando anche al viso di mio padre, quando il silenzio si fece troppo imbarazzante vidi il lupo abbassare la schiena e le zampe anteriori formando un regale inchino.

Nello stesso istante capì: ero la figlia del loro più famoso amico, del vampiro più importante di tutti i tempi, quindi se mio padre era ben parlato in tutti i territori della terra....questo faceva di me la figlia di una leggenda.

“Ehm....non è necessario”, dissi imbarazzata al lupo che rimaneva immobile. Gunnar.

Un secondo dopo si rialzò. Era alto, forse due persone, aveva gli occhi marroni color nocciola, occhi umani. Si poteva capire a distanza la differenza di un lupo e un licantropo: la statura e gli occhi.

Gunnar rimase a guardarmi, gli occhi mi ammiravano come un uomo ammira la sua donna. Oh, quanto avrei preferito arrossire. E premetto che stavo rivolgendo la parola ad un licantropo che prima aveva cercato di farmi fuori.

Drakon gli posò di nuovo la mano sulla spalla. “Fedele amico, dov'è Crono?”, chiese mio padre.

Il lupo voltò il muso verso Drakon e poi alla foreste dove pian piano riuscivo ad udire ritmi veloci ed indistinti. Venivano da tutte le parti, ci circondavano, ed erano molti, pesanti e....puzzolenti.

Uno, due, venti lupi di ogni genere di colore scuro si affacciarono oltre la fitta vegetazione. Era grossi, enormi, non ringhiavano come mi aspettavo. Peccato, questo significava niente scarica di adrenalina.

Il più grosso, da quello che notai, era bianco con qualche sfumatura di grigio, i suoi occhi erano color del ghiaccio. Era Crono. Guardò mio padre poi me, si avvicinò a passi da gigante e mi rivolse lo stesso inchino di Gunnar, due secondo dopo anche gli altri lupi lo accompagnarono con la mossa.

Okay, adesso ero molto imbarazzata. Crono, una volta alzato il muso, saltò così alto da sfiorarmi la testa per poi scomparire dietro un cespuglio. Rimanemmo in silenzio, ascoltando lo strappo e l'ululato straziante che si sparse in tutto il territorio, una frazione di secondo dopo l'ululato si trasformò in un urlo umano. Tre secondi esatti dallo stesso cespuglio spuntò un uomo muscoloso, sulla trentina, alto più di me, lo sguardo serio: di uno che voleva prendere a pungi qualcuno. La statura diritta, la camminata seria, il suo volto, lo faceva riconoscere tra tutti gli altri come il capo del clan. Non si poteva non notarlo.

Crono, mi prese la mano e mi baciò il palmo. “E' un piacere conoscerti, Alexia, Drakon ci ha parlato molto di te”

“Ehm...è un ….è un piacere anche per me”

“Crono”, lo chiamò Drakon mentre spalancava le braccia.

Ora Gioiella corse da me, seguita da sua zia, che si mise al mio fianco, stringendomi il braccio.

“Drakon, vecchio amico mio”, aggiunse il capo, abbracciando mio padre.

“Tre anni sono passati...e già non mi sembra che il tempo sia corso così in fretta, mi sembra ancora ieri che vi ho salutato per l'ultima volta”

“Come vedi, la tua presenza è ben accolta”, Crono gli sorrise, i suoi occhi ridevano. Era chiaro che i due erano felici di rivedersi, la cosa trasmetteva talmente tanta allegria da far sorridere anche a me. “Ma mi scuso per la seconda volta dell'errore di Gunnar, non aveva riconosciuto tua figlia. Dai tuoi racconti sembrava un po' diversa”

“Sì, ed è per questo che sono venuto qui”, mormorò stringendo poi le labbra.

Crono si accigliò.

Dietro di noi strappi e urla spezzarono le parole di mio padre facendolo tacere, venti uomini muscolosi e belli ci circondarono subito dopo essere usciti dalla trasformazione. Gunnar, quello che prima mi aveva attaccata, era simile al capo, presumibile che si trattasse del figlio, solo che lui aveva i capelli ricci e neri, gli occhi marroni color nocciola e le labbra carnose e precise, era bellissimo, il suo sorriso che mi rivolse dopo era bellissimo.

“Perdonatemi per prima, Alexia”, sussurrò. Aveva un non so che di fanciullo nel suo volto da farmi sentire mamma per la seconda volta.

Ricambiai il sorriso. “Non ti preoccupare Gunnar, piacere di conoscerti”

“Anche per me”, aggiunse, abbassando appena lo sguardo, imbarazzato. Poi si volse verso i nostri padri.

Papà mi guardava. “Vieni, Alexia”, mi invitò con la mano tesa. Ubbidii, portandomi dietro le due bambine. Papà mi cinse le spalle col braccio. “Lei non è più come vi raccontavo prima, per un semplice motivo: è stata trasformata”

L'aria si riempì di brusii e mormori fra licantropo e licantropo. “Ma....questo è impossibile!”, aggiunse Gunnar venendoci in contro.

Consuelo, intimorita, si scansò appena da lui, scontrandosi contro di me.

“E' una bugia!”, urlò qualcun altro.

“Non può essere!”

“Non esistono mezzi vampiri trasformati”

“Non può essere, non si è mai vista una cosa simile”

“Forse ci stanno mentendo”

“SILENZIO!!!”, ruggii io rivolgendomi al gruppo. Non sopportavo che si dicesse cosi: forse meritavo di essere morta, di non aver mai visto mia figlia perchè me lo meritavo? Era un male se il mio fidanzato mi aveva trasformata? No. “Ero una mezza-vampira e sono sopravvissuta. Dopo essermi....”, deglutii, era imbarazzante quello che stavo per dire e cambiai subito sinonimo “...accoppiata con Alucard....”

“E' un incesto!”, urlò sbalordito Crono.

“Lasciala parlare”, intervenne mio padre, calmo.

“Noi ci amiamo, da quando ho saputo che io, e solo io, ero la figlia di Drakon, e il mio amore verso Alucard era puro come qualsiasi alto innamorato, e lui ricambiava, non vedevo per quale ragione non potevamo stare insieme. Certo, all'inizio c'erano stati esitazioni da parte dei miei genitori, volevano farmi cambiare idea, ma quando hanno capito che non mi sarei separata da lui mi hanno capita. Non mi vergogno per quello che ho fatto. E ne sono orgogliosa”

Silenzio, tutti erano impietriti con le orecchie diritte.....metaforicamente parlando, gli occhi dei ragazzi guardavano prima me poi Alucard.

Detto ciò, lui mi affiancò e mi strinse la mano: un gesto di ringraziamento. In seguito, prese lui la parola.

“Ci siamo amati, ci siamo fidanzati, e dal nostro amore è nata nostra figlia”, con la mano libera indicò Gioia al mio fianco. La bambina corse verso il padre, lui l'abbracciò mostrandola a tutti. Nello stesso instante, i visi immobili dei ragazzi impallidirono. “Un abominio, un tabù, una cosa da disfarsene immediatamente, direte voi. Invece no, non è come pensate, lei non è una bambina immortale. Mai ci saremo sognati, io ed Alexia, di distruggere la vita di un bambino umano, ed è successo che una mezza-vampira era rimasta in cinta di me: vampiro. Ma come? Non biasimo quello che state pensando, perché lo leggo nei vostri occhi, anche voi vi state porgendo le stesse domande che m'ero fatto io tanti anni fa. Eppure la nostra pazienza ottenne risultato: era molto semplice: una mezza-vampira conserva sempre quel 50% del suo essere umano che la accompagnerà per tutta la vita, l'altro 50% del suo essere è un vampiro e cioè immortale. Nella sua parte umana, come se la paragonassi ad un umano normale, era praticamente trasformabile anche grazie al suo ciclo che di solito le vampire tende a non avere. E così crebbe Gioiella, aiutammo a nutrire sia lei che la madre, era stata dura a causa del metabolismo che cambiava della bambina dentro il grembo materno, ma alla fine riuscimmo a trovare un equilibrio di nutrimento per entrambe, presto scoprimmo anche il potere della piccola, e molte altre cose. Il parto fu la svolta decisiva, la bambina si faceva largo tra il grembo materno per uscire da Alexia, la trasformai appena in tempo che la morte me la portasse via, dopo che Gioiella è uscita. Per due anni siamo vissuti in pace, avendo l'onore di assistere alla crescita e allo sviluppo precoce di nostra figlia, poi un intruso ci distrusse il futuro: un vampiro captò l'odore della mia fidanzata e di mia figlia, quando le trovò scambiò quest'ultima per una bambina immortale e pensiamo che avesse avuto la sfacciataggine di andare dai “Cinque” per testimoniare quello che aveva visto. Di rimando, “I Cinque” hanno creduto alle parole del vampiro e ora stanno venendo a prenderci. Vogliono distruggerci sia me e Alexia che nostra figlia e tutto il resto della famiglia”

Sospiri e sguardi persi nel vuoto erano l'unica cosa che si muovevano in quelle statue calde. Stavano pensando, riflettevano, cercavano di capire.

Accese in me uno scintillo di speranza.

“Non vi chiedo la morte, vorrei che veniate con noi, a Redmoon, e testimoniaste quello che avete visto e udito in questo giorno. Ma....se davvero si arriverà ad uno scontro...”

“Si può arrivare ad una guerra?”, chiese uno. Uno giovane e con i capelli castano chiari, spettinati. Non per questo gli stava bene.

“Sì, se “I Cinque” non vogliono darci ascolto. Ma la cosa fondamentale per noi è che ci crediate e che vi schierate dalla nostra parte. Ovviamente, non è un obbligo, a voi la scelta”

Ed ecco quel silenzio che mi faceva chiudere la bocca dello stomaco, mi mandava il mondo a rotoli, era come se dovesse accadere qualcosa di negativo. Due minuti dopo, durati un'eternità, Crono mise le braccia intorno alle nostre spalle, ci guardò con un sorriso che sapeva di felicità e amore.

“Venite, avremo molte cose di cui parlare”, si volse a mia figlia e non esitò un momento per prenderla in braccio. “Siamo felici che tu sia qui, Gioiella, è un vero piacere sapere che la generazione di Drakon si prolungherà in eterno”, poi mi guardò. “E tu, Alexia”, mi accarezzò la spalla.

“Tu sei la protettrice di Solemville, in te vedo il coraggio e la tenacia di tuo padre. Tu e Drakon siete una cosa sola, voi siete i protettori del mondo, uniti siete in grado di cambiare il futuro. Non dimenticarlo mai. Assomigli così tanto a tuo padre, presto i libri e la storia parleranno anche di te. Presto anche tu diverrai leggenda”

Furono parole che colpivano il cuore, che rimodellavano l'animo e facevano sorridere perfino gli occhi. Non mi sembrava vero d'essere vissuta ventuno anni per farmi sentire questo. Non mi sentivo degna, ho fatto solo quello che mi diceva il cuore, in tutta la mia vita ho amato e cercato di proteggere le persone che amo, ne ho passate tante, eppure mi sembrava che in quei casini la causa ero sempre stata io. Come questo: aver partorito una splendida bambina che prima o poi sarebbe stata scambiata per una immortale. Tutto partiva da me. Io, io, la causa ero io.

Era impossibile! Nah, non sarei mai stata una leggenda.

 

 

 

 

   
 
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