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Autore: _DreamPearl_    06/02/2015    2 recensioni
Il tempo sembrava aver sgretolato i cuori dei due giovani.
Li aveva allontanati dai sogni, da se stessi.
Forse avevano dimenticato.
O forse no.
Vittime impotenti di una vendetta, burattini di un sogno.
Si ritroveranno, perché in realtà non sono mai stati distanti.
Non si sono mai persi veramente.
"E le lacrime scivolarono, calde, sul volto di Ash, e giunsero dove la bocca, tremante, sussurrava quel nome..."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Lucinda, Team Rocket
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Manga
Capitoli:
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Non era una bella giornata. Nonostante fosse estate, la città  di Yantaropoli  sembrava essere stata inghiottita da una nuvola stanca, e l'umidità riposava abbracciandosi alle poche persone infreddolite.
Ash, quel mattino, come tanti altri, se ne stava tranquillo nel suo letto del centro pokemon. Ma la tranquillità sarebbe finita presto.
Poco dopo le otto, Serena e Clem entrarono nella stanza, attente a non fare poco rumore. Aprirono le tende, tirarono le coperte e con un sonoro “Buongiorno!” richiamarono Ash dalla terra dei sogni.
Si...buongiorno anche a voi...” sospirò amareggiato
“Forza dormiglione! Oggi si riparteee!” Clem era emozionatissima, e infilò nello zaino del ragazzo tutto ciò che trovava nella stanza
“Avanti, ora preparati, noi ti aspettiamo giù” lo esortò con dolcezza Serena.
Quella bruna era cotta di Ash fino alla punta dei piedi. Non potevi non notarlo, ogni volta lo cercava, e quando lui le dedicava un po' di attenzione, arrossiva in modo non poco evidente, tanto che una volta Ash le chiese: “C'è qualcosa che non va? Non è che hai la febbre?” ma lei rispose solo con una risatina nervosa “No no, sto bene...ah ah ”. Si era ripromessa che glielo avrebbe detto, un giorno, quello che provava per lui. Aspettava solo il momento giusto.
Ash non ci mise molto a vestirsi, e dopo poco raggiunse i tre ragazzi per fare colazione. Prima di ripartire Lem e Clem andarono a fare alcune compere, mentre Ash e Serena li aspettarono sul lungomare.
Fecero due passi, poi si fermarono a guardare il mare.
Umh, peccato, oggi è un po' nuvoloso” esclamò la ragazza
Si peccato, di solito il mare è così bello...”
“Già... adoro il suo colore, quel bellissimo blu mare
” sospirò lei
Quelle ultime parole turbarono il ragazzo. Rivolse lo sguardo lontano, mentre una brezza gli scompigliava i ciuffi corvini. Serena lo notò, ma non fu sopresa. L'aveva già visto farlo solo al pronunciare di quel colore, e mai aveva capito perchè.
Così diede voce ai propri pensieri: “Ash...non è la prima volta che ti comporti così...cosa ti fa venire in mente? Un ricordo, forse?”
Lui continuò a guardare le onde, stanche. La sua risposta fu appena un sussurro: “Troppi pensieri nella testa che mi fanno male...”
Non l'aveva mai visto così. Doveva essere una cosa davvero importante, magari gli mancava il mare della sue regione, la sua famiglia...così la bruna cercò di farlo parlare, di farsi spiegare.
Come ti senti quando lo guardi..?” non sapeva che altro dire.
Non rispose. Il fragore delle onde che si abbattevano sulla spiaggia sassosa, senza sosta, rapì il suo sguardo. Rimasero lì, fermi, senza dire niente, aspettando che uno dei due rompesse la tensione di quel silenzio troppo carico di sentimento.
Serena pensò che forse era meglio lasciarlo solo, e fece per andarsene, quando un sospiro, così flebile, rispose: “...Solo...”.
Il suo sgardo scrutava ancora all'orizzonte, come alla ricerca di qualcosa. “Cioè...non è solitudine, ma ogni volta che guardo il mare mi sembre che...che manchi qualcosa. In me. Insomma io sono qui, ma in non certo senso non ci sono, non del tutto.” poi guardò la ragazza, che si sforzava di capire. Aveva gli occhi di un azzurro chiarissimo. L'ultima volta che aveva guardato degli occhi da così vicino, quelli erano blu. Blu mare.
Mh...mi sembra così strano, così sbagliato” aggiunse lui
Non sai cosa è giusto o cosa è sbagliato finchè non sbagli e te ne penti ” disse dolcemente Serena, appoggiandogli una mano sulla spalla. Era ormai quasi covinta che il suo amico avesse nostalgia di casa.
Pensaci Ash: nessuno si avvicinerebbe al fuoco dopo aver capito che scotta...” disse sorridendo
Lui abbozzò un sorriso, poi si allontanò un poco dall'amica, scrutando ancora il colore intenso del mare. “...tranne chi ha un motivo valido per bruciarsi.” sospirò.
“Hai detto qualcosa?” la voce di lei lo raggiunse da dietro.
“Oh, si bhe, ho davvero fame adesso!”  esclamò di risposta, esibendo un bianchissimo sorriso. Scoppiarono a ridere. “Sei sempre il solito, Ash!”, e due voci li chiamarono dalla piazzetta. “Ragazzi, dov'eravate finiti?! Dobbiamo partire subito, siamo in ritardo sulla tabella di marcia e potremmo...”
“Calmati Lem, lasciami il tempo di mangiare!”
esclamò il corvino
“Non ci pensare nemmeno! Mangeremo lungo il tragitto, che la cosa ti piaccia o no” e si mise a capo del gruppetto, che tra risatine e lamenti, riprese il viaggio.

 


Nello stesso momento, poco lontano...
Jessie: “Qui agente Jessie, come procede il recupero?”
James: “Abbiamo la ragazza.”
Jessie: “Ottimo. Condizioni?”
Meowth: “L'abbiamo addormentata. Non è stato facile catturarla.”
Jessie: “Non importa, dobbiamo essere pronti a tutto. Ora venite qui al più presto: non ci metterà molto ad arrivare.”
James, Meowth: “Fai trovare tutto pronto. Ci vediamo tra poco.”
 

 

 

Arrivò un fresco pomeriggio. Il sentiro che costeggiava la costa a strapiombo era sabbioso, e l'umidità appiccicava sulle scarpe sabbia biancastra. Qua e là alcuni pockemon spuntavano dai cespugli di Bacche, e le foglie verdi piroettavano in aria, trasportate da un venticello tiepido. Serena e Ash persero il cappello più volte, ma questo continuo prendi e fuggi li divertiva.
“Mi fanno male i piedi” piagnucolò ad un tratto Clem
Hai ragione dai, fermiamoci un po'” rispose suo fratello Lem
I cinque ragaazzi mangiarono dei panini e un po' di frutta, poi lottarono, su richiesta di Ash. Il tempo intanto si faceva più fresco, e cadde perfino qualche goccia, cosa che spinse gli amici a proseguire più in fretta. Ma della prossima città nessun segno.
Non è che...ci siamo persi?” Serena cominciò a preoccuparsi, e inconsapevolmente si attaccò al braccio del corvino.
Ma no! La so la strada, tranquilli!” esclamò Lem
“Avanti,” disse Ash rivolto alla bruna “Non c'è nulla di cui preoccuparsi e ...”  ...come? Quella frase...
“Ash ha ragione!” sorrise Clem, e prese per mano Serena trascinandola avanti.
Il grigio delle nubi si fece più intenso.
 

 

James: “Eccoli, li vedo
Jessie: “Va tutto secondo i piani, perfetto” disse, ed esortò Meowth a tenere ferma una figura legata che non la smetteva di dimenarsi
James: “Il moccioso non ha il Pikachu sulla spalla. Meglio. Sarà più facile non farci mettere i bastoni tra le ruote.” A quell'affermazione la figura si agitò più di prima e cerco, invano, di urlare. Di risposta le arrivò una gomitata da Jessie, che la fece calmare.
“Non provare a ostacolarci, ragazzina, o te ne pentirai amaramente.” le sussurrò Meowth, poi, prendendole il viso, le mostrò un sentiero, quel sentiero dove stavano per giungere Ash e i suoi compagni, che si scorgevano già in lontananza. Dal volto di lei scese una lacrima, calda, che rigò quel volto graffiato, e impotente.
Stai attenta, perchè se tenti di ostacolarci, non avremo pietà. Né per te...” e le strinse le catene che le legavano le braccia e le cinghie che che le tappavano la bocca, “...nè per lui.”
Poi la obbligò a inginocchiarsi, e Jessie la prese per i capelli.
Fai la brava, e guarda in basso.”
Erano in un angolo buio del sentiero, a qualche passo dallo strapiombo, appena nascosti tra  pochi alberi e arbusti. Ci sarebbero passati davanti, i cinque amici, e se li sarebbero trovati alle spalle.

 


“Ehi ragazzi! Perchè non facciamo una gara di corsa?! Solo oltre quella grande curva laggiù!” esclamò Clem ad un tratto
“Ma non ti facevano male i piedi?” rise suo fratello, mentre Serena diceva: “Mh, non ne ho molta voglia e poi...”
“...chi perde paga la cena ad Ash!” s'impuntò la piccola, e subito dopo gli amici erano in posizione per scattare
Ehi!” esclamò il corvino, fingendosi un po' offeso, “vedremo chi arriverà ultimo!” rise poi, sfidando i suoi amici.
“Si parte al mio segnale!” disse Lem
Uno...”
“Due...!!” velocissimi, Serena, Lem e Clem, corsero sul sentiero largo e sabbioso, mentre il povero Ash, superato un momento di confusione, iniziò a correre urlando “Non vale così!”. Ma già i tre avevano superato la curva dello strapiombo, con accanto qualche albero e un po' di arbusti, e scomparvero dietro una verde collinetta. Il corvino smise di correre, stanco, e si avvicinò allo strapiombo, superando il boschetto. Guardò lontano, guardò il mare, e sospirò.
La brezza gli fece cadere il cappello, che andò a posarsi vicino all'ombra scura di un olmo. Sì avvicinò, chinandosi per raccoglierlo...

 

Ma una voce fredda, vagamente familiare, lo fece sobbalzare.
Moccioso...ne è passato di tempo.” Un ombra spuntò dall'oscurità. Aveva lunghi capelli violacei, indossava una tuta nera, aderente al corpo magro ma robusto. Lo sguardo maligno, di un calore gelido che non ricordava, penetrava dentro di lui portando a galla volti e ricordi chiusi nella sua memoria.
“...Jessie...?” Il ragazzo era stupito da quella figura che dopo tanti anni si trovava ancora di fronte.
Sembri un po' meno bamboccio di come ricordavo. Hai i capelli un po' più lunghi...la corporatura più robusta...anche quel volto da bambino ti è scomparso...” Jessie lo scrutava attentamente.
“...ma non sono qui per questo.” disse, tornando ad assumere quell'aria pericolosa che Ash non riusciva a comprendere
Ora, senza storie, dammi Pikachu.” e aprì un sacco nero, destinato al loro 'bottino'. Il ragazzo cominciò a capire il perchè di quell'incontro, e non esitò  a rifiutare la richiesta stringendo i pugni in un secco “Mai.” Spuntò un sorriso sul volto della donna. Un sorriso amaro.
Resti lo stupido di sempre, moccioso, e non dire che non ti avevo avvertito. Ho detto 'senza storie', ma tu non hai voluto ascoltarmi. Bene. Molto bene.” e spostò lo sguardo verso il bordo del precipizio, dove un Meowth e un alto uomo dai capelli lilla trattenevano la figura che si dimenava. A un cenno della donna, James sfondò un calcio nello stomaco della ragazza, che si piegò in due per il dolore.
Si sentì un urlo soffocato.
A quel suono il corvino s'irrigidì. Con gli occhi spalancati, lentamente rivolse lo sguardo alla figura piegata su sé stessa, non riuscì a dire niente. *Non è possibile...* fu l'unico pensiero.
“Cosa c'è moccioso? Ci stai ripensando?!” rise di gusto l'uomo dai capelli violetti, insieme al pokemon.
Ash non riusciva a muoversi.
Ti conviene muoverti a decidere, non abbiamo tutto il giorno.” Jessie lo stimolava, ma ci fu solo silenzio di risposta.
Lei non sarebbe dovuta essere lì. Non poteva crederci. Non voleva.
Infastiditi dal silenzio del ragazzo, i due iniziarono ad innervosirsi. “Ti prendi gioco di noi?! Vogliamo una risposta...” e iniziarono a colpirla ancora, “...e farai bene a darci ciò che vogliamo...” ora un altro calcio, “...se non vuoi vederla finita...” e un altro colpo, “...per colpa tua!” l'ultimo fu accompagnato da un grido di dolore, un grido che fino allora era rimasto dentro di lei, sopportando colpo dopo colpo.
Quel grido. Quella voce.
“NON OSARE PIÙ TOCCARLA.” sbottò Ash ad un tratto. I due si fermarono, guardandolo con disprezzo. “Non sei nella posizione per dare ordini” rispose aspro James.
Tutto dipende da te bamboccio,” Jessie fece segno di fermarsi e riprese la parola, “tu ci dai il Pikachu, e noi liberiamo la ragazza.”
Ash stava morendo dentro. Mai avrebbe pensato di arrivare a questo punto...ma lì c'era lei. Lei che stava soffrendo per colpa sua. E non diceva niente, dava spazio a lui di decidere il suo destino, la sua vita.
O la sua morte.
James si spazientì. Tirò fuori un coltellino, prese la ragazza per i capelli tirandola su, glielo mise sotto il mento e le alzò il volto graffiato, rigato di lacrime e di sangue, mostrandolo al corvino. Una ciocca blu scivolò dalla fronte.
Una ciocca blu mare.
Il cuore di Ash rallentò, perdendo battiti.
Un dolore agghiacciante gli penetrò nei muscoli, fino alle ossa.
Era lì.
Lei era lì, straziata e bellissima.
Gli occhi si inumidirono.
Guardavano lei, i suoi occhi, la sua paura.
E le lacrime scivolarono, calde, sul volto di Ash, e giunsero dove la bocca, tremante, sussurrava quel nome...

 

 

“...Lucinda...”

   
 
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