Momenti Cruciali
II Parte
Sono le piccole scelte quotidiane a fare di noi quello che
siamo.
Alphonse posò lo sguardo su Edward: da quando Winry era uscita da quella porta, non si era mosso di un
millimetro. Anche in quel momento se ne stava steso a fissare il soffitto. Gli
unici movimenti che aveva compiuto erano stati quelli involontari, come
respirare o battere le palpebre. Per il resto era rimasto in religioso
silenzio, lasciandolo a riflettere sulle sue ultime parole: << Winry ci sta nascondendo qualcosa. >>
Quando
Edward aveva pronunciato quella frase, Alphonse aveva
pensato seriamente che durante quella specie di coma in cui era caduto il suo
cervello aveva ricevuto poco ossigeno danneggiandosi gravemente. Insomma, Winry che nascondeva qualcosa a loro? Semplicemente
assurdo, se non illogico. Quale motivo avrebbe avuto per farlo? Nessuno. Anche
se di questo, a causa del silenzio del fratello maggiore, iniziava a dubitare.
Ricordava
benissimo il giorno in cui avevano incontrato Pinako
per la prima volta - quella giornata non l’avrebbe mai dimenticata,
d’altronde - e Winry si era dimostrata educata
e ben disposta nei confronti dell’anziana signora. Più che altro
era stato Edward a provocarla, ricevendo in cambio una bella padellata in pieno
viso. Era per questo che il comportamento di Winry e
Edward l’aveva turbato.
Si
sarebbe aspettato la reazione di Winry da Edward, e
quella di Edward da Winry.
Conosceva
benissimo suo fratello, e sapeva benissimo che erano due le cose che faceva di
rado o mai:
1. Chiedere scusa di sua spontanea
volontà.
2. Ringraziare.
E quel
tipo ringraziamento tanto cortese l’aveva completamente
lasciato senza parole. Come la reazione esagerata di Winry,
ovviamente.
Per la
prima volta poteva dire di non capire veramente sua sorella.
Era una
sensazione strana, in effetti.
La porta
della camera si aprì all'improvviso con uno scricchiolio, rivelando la
signora Pinako che spingeva una sedia a rotelle con
aria turbata. Vide Edward sporgersi leggermente verso di lei per vedere meglio.
Pinako aveva una strana espressione in viso:
sembrava... turbata.
<< Alphonse,
potresti aiutare tuo fratello a salire su questa sedia, per favore? Quando
avete fatto venite in soggiorno, ci sono due... persone che vorrebbero
vedervi.>> Detto questo la donna uscì velocemente, così
come era entrata lasciando i due fratelli basiti, a guardarsi confusi: che cosa
diamine stava succedendo?
Winry guardò incerta la vecchia Pinako
uscire dalla stanza di Edward e Alphonse con
espressione ancora turbata: poverina, se per Winry
vedere degli Alchimisti di Stato era estremamente fastidioso e sfiorava i
confini dell'odio, per la signora Pinako che aveva
visto suo figlio partire insieme alla moglie per la guerra da cui non avrebbero
più fatto ritorno doveva essere traumatico. Per un attimo, giusto un
secondo, Winry pensò di sentirsi molto vicina
alla vecchia signora. Questo pensiero la spaventò a tal punto da farla
nuovamente indietreggiare, attirando su di se lo sguardo curioso ma
tremendamente professionale di Riza Hawkeye. La giovane Alchimista di Stato guardò la
ragazzina con circospezione: non si era ancora abituata alla presenza di due
Alchimisti di Stato in quella casa? Riza poteva
capire di essere considerata poco meno che un essere umano che aveva venduto
l'anima al diavolo per la divisa che indossava, ma... sentiva che la paura di
quella ragazzina, Winry Elric,
riguardava solo in parte lei e il Colonnello.
<<
I ragazzi si stanno preparando, usciranno a momenti. >> mormorò Pinako con voce piena di astio. Quella, pensò Roy,
era la voce di una donna che di certo non gradiva la presenza di due Alchimisti
di Stato non solo in casa sua, ma anche in tutto il pianeta. Tuttavia non ci
badò poi molto, infondo aveva visto con i suoi stessi occhi gli sguardi
affilati che avevano rivolto loro gli abitanti di Resembool
vedendoli dirigersi a casa Elric. << Bene.
Intanto, viste le circostanze, vorrei scambiare due parole con lei, signora. E'
lei la responsabile di questi ragazzi, vero? >> chiese Roy in tono
pratico e concentrato, cercando di non dare alla vecchia un ulteriore motivo di
odiarlo. Pinako rispose guardinga: <<
Sì. Che cosa volete da loro? >> chiese quindi, vedendo con la coda
dell'occhio Winry
trattenere il fiato in attesa della risposta del Colonnello. Anche il
Colonnello doveva essersi accorto dell'interesse di Winry,
perché lanciò uno sguardo d'intesa al Sottotenente. Riza annuì appena, voltandosi verso Winry. << Aspettiamo fuori. >> propose la donna
invitando Winry a seguirla. La ragazza lanciò
uno sguardo incerto a Pinako, - per quanto se ne
vergognasse - in cerca di aiuto.
Ma anche Pinako scosse la testa, rendendo esplicito quello che il
Colonnello e il Sottotenente avevano sottinteso: << Winry,
sarebbe meglio che tu non ascoltassi questa conversazione. Segui il
Sottotenente Hawkeye, per favore. >>
Winry la fulminò con lo sguardo vedendosi ormai con le spalle al muro
e seguendo il Sottotenente, che aveva già aperto la porta per uscire.
Chiusa la
porta di entrata, in soggiorno cadde un'altra volta quel silenzio innaturale e
malgrado tutto carico di sottointesi.
<< Prima
di venire qua ho chiesto informazioni. Ho saputo che la madre di questi ragazzi
è morta meno di una settimana fa. Conferma? >> chiese ancora una
volta Roy in tono nuovamente pratico e formale. Pinako
annuì, ormai conscia di dove volesse arrivare il Colonnello. <<
Sì. >> confermò quindi con tono sommesso, aspettando la
prossima inevitabile domanda.
<<
E sa anche quello che hanno cercato di fare questi ragazzi, nello studio di
casa loro? >> Gli occhi del Colonnello lampeggiarono di una luce
innaturale, simile allo scoppiettio di un fuoco appena attizzato ma che
all'occasione sarebbe stato in grado di bruciare un'intera casa.
E come
poteva non saperlo? Già due giorni prima, quando si era vista comparire
davanti Winry e quell'armatura che poi aveva riscoperto
essere Alphonse con in braccio il corpo imbrattato di
sangue del fratello maggiore, aveva sospettato qualcosa. Non aveva fatto
domande, si era impegnata a curarli come milioni di volte aveva visto fare da
suo figlio, in una vita che in quel momento le appariva più lontana che
mai.
L'ultima
conferma l'aveva avuta la notte stessa in cui erano arrivati, quando dopo
essersi assicurata che le condizioni di Edward fossero stabili era andata fino
a casa loro, scoprendo quella... cosa che avevano creato.
<<
Sì. >>. << Non ho altre domande. >> annunciò
Mustang facendosi pensieroso. Pinako però
aveva altro da aggiungere.
<<
Che cosa volete da questi ragazzi? Sono gravemente feriti e se dovessero
compiere un ulteriore sforzo potrebbero non... >> Ma Roy la interruppe,
andando con lo sguardo fino alla porta ancora chiusa della camera dei ragazzi. Pinako rabbrividì: quello sguardo color carbone
sembrava trapassare il massiccio legno della porta e guardare fin dentro le
anime di quei poveri ragazzi incoscienti.
<< Due
giorni fa alla Sede Centrale di Central City sono
arrivate delle lettere spedite da Resembool,
più precisamente dai fratelli Elric. Sulle
lettere era scritta sempre la stessa cosa: qual ora noi avessimo saputo dove si
trovasse l'Alchimista Hohenahem Elric
avremmo dovuto informarlo di ritornare a casa. L'esercito non ha più
avuto notizie di Hohenahem dal massacro di Ishbar. Io e il Sottotenente Hawkeye
siamo stati mandati qui nel caso Hohenahem si facesse
vivo per riprendere il suo ruolo di capofamiglia. Le ricerche che quest'uomo
stava conducendo prima della sua scomparsa potrebbero essere ora fondamentali
per l'Esercito, se arrivate a buon punto. Ma adesso abbiamo un altro
obbiettivo. - nessuno si accorse la
porta della camera dei due ragazzi era stata parzialmente aperta, così
da poter origliare senza essere visti - Ho bisogno di parlare con loro.
>> Il tono di Roy Mustang era calmo e riflessivo, forse era per questo
che appariva ancora più pericoloso.
Infine la
porta della camera si aprì totalmente, mostrando Alphonse
che spingeva la sedia a rotelle dove era seduto Edward. Adesso che non era
più nel letto il suo copro mutilato e le bende sporche di sangue che
servivano a medicare le parti del corpo che erano state offese conferivano a
Edward un'aria misteriosa, quasi... vissuta.
E i suoi
occhi, si rese conto Roy, non erano per niente quelli di un ragazzino di
quindici anni. Erano gli occhi di chi aveva visto tutte le mostruosità
di questo mondo, occhi tormentati che poche volte il Colonnello aveva avuto
l'occasione di incontrare, persino nei suoi superiori.
<<
Siete voi i fratelli Elric? >> la domanda gli
salì alle labbra prima di rendersi conto di quanto apparisse stupida. Ma
dalla risposta di Alphonse, l'uomo si rese conto ben
presto che non c'era nulla da dare per scontato, con quei ragazzi. Alphonse si limitò a rispondere affermativamente:
<< Sì. >> Ma fu il rimbombo di quella parola per tutta
l'armatura a stupire Mustang e a indurlo sulla via della scoperta. Quel ragazzo
non aveva un corpo. La sua anima era legata a un'armatura. E il ragazzo sulla
sedia rotelle aveva perso il braccio destro e la gamba sinistra. D un tratto
tutta la voglia di parlare da solo con loro era svanita.
<<
Sono stato a casa vostra. Ho visto il Cerchio Alchemico. So tutto.
>>
Winry non riuscì a nascondere il fastidio che provava per il modo in
cui era stata cacciata da quella casa. Insomma, se c'era qualcuno che aveva il
diritto di starci, quella era lei, no? Si morse la lingua per aver pensato a
una cosa così stupida; la verità era che aveva paura. Quella
sensazione sinistra che l'aveva accompagnata per la maggior parte di quella
settimana era scomparsa quella mattina, quando Edward si era risvegliato, per
poi ricomparire in quel preciso momento, più forte e insistente che mai.
E la calma del Sottotenente non faceva altro che attizzare le sue paure. Che
cosa diamine volevano da Edward e Alphonse?
Che cosa, dannazione?! ... Poi capì. Erano due Alchimisti di Stato,
infondo. E l'avevano già fatto una volta, con lei. Le avevano portato
via i genitori. E adesso volevano portarle via anche Edward e Alphonse.
<<
Sottotenente? >> la chiamò Winry,
riuscendo a stento a mantenere la voce normale.
La donna
parve sorpresa, ma poi le sorrise; era un sorriso dolce, constatò Winry, che stonava terribilmente con l'abito che indossava.
<< Chiamami Riza. >> le chiese
gentilmente la donna, tendendole la mano in un gesto che Winry
notò appena.
<<
Avete intenzione di portare via Edward e Alphonse?
>> chiese ancora Winry con voce tremante ignorando
totalmente il gesto di Riza. Riza
ritirò la mano con naturalezza, per nulla risentita. << Se
verranno via con noi lo faranno di loro spontanea volontà. Non è
abitudine mia e del Colonnello Mustang, indurre persone a seguirci contro il
loro volere. >>
Winry abbassò lo sguardo, per nulla convinta. Riza
allungò una mano fino al mento della ragazza, sollevandoglielo con
delicatezza per poterla guardare negli occhi, in un gesto che a Winry ricordò terribilmente la propria madre.
<<
Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente
dovrebbe evere questo sguardo. >> Riza ritirò la mano, ma Winry
fu incapace di spostare lo sguardo da lei, sentendo che la frase era stata
lasciata in sospeso. <<... Tuttavia io pagherei per avere il tuo aspetto.
Perché... se ricordo bene... è così che ci si sente quando
si ama qualcuno. >>. Winry guardò la
donna stupita, mentre nella sua mente su affollavano mille ricordi che
rappresentavano la sua famiglia... ma in particolare una persona... <<
Edward... >> mormorò Winry a bassa voce,
convinta che Riza non l'avesse sentita. Il giovane
Sottotenente sorrise, mentre i suoi occhi correvano automaticamente alla porta
che la separava dal suo superiore, il Tenente Colonnello Roy Mustang.
Edward
iniziò a chiedersi come diavolo era arrivato a sedersi a quel tavolo e
conversare amabilmente con quell'Alchimista... quel Roy Mustang.
Ah,
già, ricordò a se stesso con una smorfia, era stato Alphonse a spingerlo fino a quel tavolo, seduto proprio di
fronte a Mustang. E che stava dicendo lui? Ah, già, ecco...
<<
Pagamento di elevate somme di denaro destinate alla ricerca, accesso illimitato
alla consultazione di testi speciali, possibilità di utilizzare tutti i
mezzi e attrezzature dello stato per ricerche... Potrebbero anche riuscire a
riottenere i loro corpi... >>
Alphonse vide suo fratello drizzare improvvisamente le orecchie e
stare finalmente attento al discorso che il Colonnello aveva iniziato da circa
una decina di minuti.
<<
Naturalmente - continuò Mustang -, in cambio, dovranno obbedire
all'Esercito... >>
<<
Io credevo che gli Alchimisti esistessero per aiutare le persone. >>
obbiettarono quasi contemporaneamente Edward e Alphonse,
sorpresi.
L'espressione
di Mustang cambiò, facendosi quasi dolente. << Infatti è
così. Ma gli Alchimisti di Stato appartengono all'Esercito e qual'ora
dovessimo entrare in guerra essi dovrebbero prender parte alla battaglia,
usando l'Alchimia per uccidere. E' questo il prezzo da pagare. Il lato
macchiato della medaglia. >> Nel tono di Mustang c'era qualcosa di
stonato, come una specie di... disprezzo. Ma solo Alphonse
era riuscito a cogliere quel particolare, visto che Edward aveva assunto
nuovamente un aria penseriosa. Pinako
restava in silenzio anche lei persa tra i suoi pensieri, squadrando di tanto in
tanto l'espressione di Edward per sperare di riuscire a cogliere un barlume
delle idee che in quel momento gli passavano per la testa. << Signore...
crede veramente che questi ragazzi potrebbero farcela? Che potrebbero
veramente diventare Alchimisti di Stato alla loro età? >>
chiese finalmente Pinako, riattirando
l'attinzione del Colonnello su di sè.
L'uomo
annuì senza esitazione, spostando nuovamente lo sguardo su Edward e
vedendo nei suoi occhi lo stesso fuoco che anni prima aveva alimentato le sue
ambizioni.
<<
Sì, certo. >>
<<
Lei ha mai sparato a qualcuno? >> chiese poi Winry
guardando la pistola lucidata che pendeva dal fianco di Riza.
La donna sembrò stupita, ma poi sul suo volto apparve quella stessa
espressione che solo pochi secondi prima era comparsa sul volto del suo
superiore. << Oh, sì, tante, tante volte. >> Il Sottotenente
parve sovrappensiero per qualche secondo, poi guardò Winry
negli occhi. << Ti auguro di non essere mai costretta a farlo.Puntare la pistola verso una persona e... premere il
grilletto. Nello stesso momento in cui senti la pistola vibrare leggermente e
il fischio del proiettile farsi più alto... sai che il colpo
andrà in segno, e che hai tolto la vita a una persona che non hai mai
incontrato in vita tua. >> Winry sentì
un brivido correrle giù per la schiena mentre cercava di immaginare la
scena. Il Sottotenente dovette accorgersi del turbamento che aveva provocato in
Winry, perchè subito
si affrettò ad aggiungere: << Essere un militare non piace neanche
a me. Non penso che ci sia qualcuno a cui piaccia. >>
Winry la guardò confusa. << Ma se non le piace allora perchè non abbandona l'Esercito? >> Sul volto
di Riza comparve un sorriso: d'altronde, quante volte
se l'era fatta quella domanda? << Perchè
c'è una persona che devo proteggere ad ogni costo. Gliel'ho promesso,
capisci? E fin quando avrò vita non esiterò a premere il
grilletto per proteggere questa persona.... >>
Winry aveva osservato con attenzione la determinazione con cui Riza aveva pronunciato quella frase e ne rimase sorpresa.
Il Sottotenente avrebbe ucciso qualcuno pur di proteggere questa 'persona' a
cui voleva bene... Non avrebbe mai esitato a premere il grilletto per
proteggerla. E lei, Winry, avrebbe mai premuto il
grilletto di una pistola puntata contro una qualsiasi persona, pur di
proteggere coloro che amava?
<<
Questa persona che vuole proteggere.... è il Tenente Colonnello, vero?
>> chiese Winry a bassa voce, sorprendendosi di
come le fosse salita spontanea quella domanda e sentendosi come una ragazzina
che spettegolava con le sue amiche sul più bel ragazzo della
città.
Riza si irrigidì trattenendo il respiro guardando Winry
con occhi increduli.
Winry le sorrise affabile: << L'ho capito da quello che ha detto. 'Fin
quando avrò vita non esiterò a premere il grilletto per
proteggere questa persona'. Prima, a casa, ha puntato la pistola contro di me
senza neanche aspettare di capire se vi trovaste realmente in pericolo. E' Roy
Mustang la persona che vuole proteggere, vero? >> chiese ancora Winry senza però aspettarsi una vera risposta: era
tutto sottointeso, ancora una volta.
La porta
d'ingresso si aprì in quel momento, rivelando proprio il Tenente
Colonnello. << Andiamo. >> annunciò il Colonnello
sistemandosi brevemente il colletto della divisa. Riza
annuì sorridendo leggermente a Winry. <<
A presto, signorina. >> disse Riza,
apprestandosi a seguire il Colonnello.
Winry rispose al sorriso, tendendo la mano alla donna: << ...
Può chiamarmi Winry, Riza...
>>
Il
sorriso di Riza si allargò: << Bene.
Allora ciao, Winry. >>
Edward
sospirò di sollievo ritrovandosi finalmente tra le morbide coperte di
quel letto da una piazza e mezzo. Aveva appena finito di farsi aiutare da Alphonse a cambiarsi le bende al braccio e alla gamba.
Inutile dire che era stato molto doloroso, considerando che sulle ferite era
stata 'delicatamente' applicata da Pinako una pomata
speciale per farle rimarginare prima... Era incredibile quanto quella vecchia
si stesse dimostrando tanto gentile nei confronti suoi e della sua famiglia.
Nonostante
tutto, Edward non riusciva a non essere diffidente. Infondo se lo stava
chiedendo fin da quella mattina, quando si era risvegliato: che cosa spingeva
quella vecchia a darsi tanta pena per degli adolescenti che conosceva da appena
quattro giorni? Naturalmente il comportamento di Winry
nei confronti di Pinako non era affatto cambiato e
all'ora di cena Alphonse era stato costretto a
portare il cibo della ragazza fino alla camera che le era gentilmente stata
assegnata, al secondo piano, perchè si
rifiutava di scendere a mangiare con loro. Aveva lasciato detto che non
scendeva a cena perché aveva un forte mal di pancia.
Sciocchezze,
pensava Edward, erano tutte delle grandi, gigantesche sciocchezze. Winry non si ammalava mai. Salvo casi eccezionali
nel vero senso della parola.
Con una
smorfia ricordò tutte quelle volte che lei lo aveva preso in giro
perché aveva iniziato a fargli male la testa o la schiena, vantandosi di
non aver mai contratto quei tipi di fastidi. E, in quei casi estremamente eccezionali
in cui si ammalava, stava tanto male da coinvolgere tutta la famiglia nella
sua agonia.
Con un
sorrisino ricordò quella volta in cui le venne la febbre e si
lamentò tutto il giorno perché le bruciavano gli occhi, le faceva
male la testa, il cibo non aveva sapore, le fischiavano le orecchie...
Era per
questo che non credeva che Winry stesse male. Edward
e Alphonse sarebbero stati i primi a saperlo, in quel
caso.
Aveva
valutato tutte le possibili sfaccettature del carattere di Winry e inevitabilmente aveva finito per rianalizzare le proprie azioni; finiva sempre così,
d'altronde. Era sempre lui a sbagliare, con lei. Era sempre stato lui quando
avevano sei anni e giocavano a nascondino ed era ancora lui adesso che ne
avevano quattordici e non riusciva ad allontanare dalla mente il pensiero di
lei. Chiuse gli occhi con aria spossata chiedendosi dove diamine fosse finito Alphonse. Erano stati insieme per tutta la giornata, in un
totale, assoluto e noiosissimo silenzio. E di cose di cui parlare ce ne erano
ovviamente. La proposta di quel Mustang, innanzitutto.
Se Edward
aveva veramente intenzione di recuperare il vero corpo di Alphonse - e ovviamente ce l'aveva - la prima cosa da fare
era diventare un Alchimista di Stato.
Finora
era l'idea migliore che aveva attraversato la mente del maggiore degli Elric, e - sempre fino a quel momento - l'unica.
Ma
ovviamente, come si suol dire, non esistono diamanti
perfetti; così come allo stesso modo era estremamente imperfetta
l'idea di Edward.
Per
tanti, buoni motivi.
·
Winry
·
Winry
·
Un
altra volta Winry.
Un po'
ripetitivo, vero? Beh, era la verità però. Se Edward e Alphonse fossero diventati veramente Alchimisti di Stato,
si sarebbero impegnati a trovare un modo per riavere indietro i loro veri
corpi. E quindi avrebbero finito col viaggiare. Viaggiare, viaggiare, e
viaggiare ancora. Viaggiare molto, tanto, troppo.
Una
domanda giungeva ovvia, a quel punto: e Winry che
fine avrebbe fatto durante quel viaggio?
C'era
stata una frazione di secondo in cui aveva pensato di portarla con sé e Alphonse in tutti i viaggi che avrebbero fatto in futuro.
L'idea era stata scartata subito, ovviamente. Winry,
come già più volte Edward aveva avuto modo di constatare, non era
assolutamente capace di stare ferma in un punto per più di tre
secondi. In più, portarla con sé avrebbe significato esporla a un
pericolo troppo alto e Edward non avrebbe mai sopportato la
consapevolezza di saperla in pericolo per via del proprio dannato egoismo.
Sì,
egoismo. Perché una parte di sé, quella più intima e
meglio nascosta, non riusciva minimamente ad accettare l'idea di doversi
allontanare tanto da Winry. L'unico pensiero che lo
spingeva ad andare avanti in quella follia era il pensiero di Alphonse, segregato in armatura per via dei suoi errori.
Edward doveva
restituirgli il suo vero corpo.
Poi,
inoltre, veniva la promessa fatta alla loro madre in punto di morte: 'Qualunque
cosa fosse successa loro non si sarebbero mai separati. Sarebbero rimasti
insieme. Sempre.' Ma Trisha ovviamente non aveva
tenuto conto di quello che sarebbe successo dopo la sua scomparsa. Non
aveva minimamente immaginato che quelle stabili fondamente
che tenevano insieme la famiglia avrebbero traballato in quel modo fino a
rompersi definitivamente e far crollare il tutto in un insieme di macerie...
Se avesse
saputo quello che era successo avrebbe approvato? Edward conosceva bene sua
madre, ma non riusciva a trovare la risposta.
Che cosa
avesse fatto Trisha se in quel momento si fosse
trovata lì con loro?
Edward
sorrise amaramente. Se sua madre fosse stata lì niente di tutto quello
che era accaduto sarebbe successo. Assolutamente niente. O almeno... forse.
Forse non
si sarebbe accorto di provare per Winry più di
semplice affetto se sua madre fosse stata ancora viva. O forse se ne sarebbe
accorto più tardi.
Nuovamente
fu costretto a reprimere una domanda impertinente che mai avrebbe ammesso di
aver realmente pensato: sua madre avrebbe approvato i sentimenti che provava
per Winry? Avrebbe avuto... la sua benedizione?
Un uomo e
una donna innamorati... lui diventa Alchimista di Stato e parte, lasciandosi
lei alle spalle... Edward temeva di sapere che cosa avrebbe pensato sua madre
se fosse venuta a conoscenza di quello che stava succedendo ai suoi figli in
quel momento. D'altra parte era una situazione che lei aveva vissuto in prima
persona, molto prima di loro. Ma lui non era così... Edward non era
affatto come suo padre. Lui non avrebbe mai lasciato Winry...
se non ce ne fosse l'estrema necessità.
E, in
ogni caso, non l'avrebbe mai abbandonata con due figli piccoli da
crescere, così come aveva fatto suo padre. Tre, si corresse
mentalmente Edward, reprimendo un sorriso
nel ricordare il giorno in cui sua madre aveva portato a casa Winry.
Ma il
punto non era quello. Aveva fatto una promessa ad Alphonse
ed era disposto a mettere da parte Winry - a
malincuore e per il momento - se da quello fosse dipeso l'esito della sua
'missione'. Ma non poteva lasciarla così, di punto in bianco, senza
nemmeno la certezza che senza di lui sarebbe stata bene, al sicuro.
Non
poteva partire con Alphonse così, da un giorno
a l'altro, e lasciarla da sola. Aveva contemplato l'idea di portarla con
sé almeno a Central City, e di acquistare una
casetta per lei in modo che tornassero a trovarla almeno una volta al mese. Ma
si era reso conto che l'idea era assurda: non sapeva fin dove si sarebbero spinti
lui e Alphonse durante i loro viaggi e di certo non
potevano interrompere le loro ricerche una volta al mese per tornare a Central City e stare lì un solo giorno. Era assurdo.
Aveva
bisogno di qualcuno di cui si fidasse cecamente che si prendesse cura di Winry intanto che lui e Alphonse
intraprendevano il loro viaggio alla ricerca 'dell'ignoto'.
Purtroppo,
si rese conto Edward con un sospiro sconsolato e a dir poco esasperato, non
c'era nessuno che avesse quei requisiti, perché lui non si fidava di nessuno
all'infuori di suo fratello e Winry.
Ah, per
quanto riguardava il piccolo problemino di essere rimasto con un solo braccio e
una sola gamba aveva già risolto tutto. Era successo quella sera a cena,
quando aveva chiesto a Pinako quanto costasse farsi
installare due Automail. La donna, offesa, aveva
replicato che non aveva nessun bisogno dei suoi soldi e che, se lui voleva, gli
avrebbe installato degli Automail domani stesso-
ricordandogli ovviamente che il dolore che si provava durante quel tipo di operazioni
era a dir poco terribile -.
Per una
volta Edward non si era domandato come mai quella donna fosse così
dannatamente gentile con lui.
Winry si rigirò per l'ennesima volta tra le coperte, sbuffando
sonoramente: perché diamine non riusciva a togliersi dalla testa quelle
parole?! Erano solo sciocchezze, parole senza senso dette da una persona che
per di più non sapeva niente di niente di lei! Non doveva fissarsi!
Nonostante
Winry cercasse di autoconvincersi
che fosse tutta suggestione, le parole di Riza Hawkeye le rimbalzavano nella mente da quel pomeriggio:
<<
Tu non hai gli occhi di una ragazzina di quattordici anni. Nessun adolescente
dovrebbe evere questo sguardo. Tuttavia io pagherei
per avere il tuo aspetto. Perché... se ricordo bene... è così
che ci si sente quando si ama qualcuno... >>
E
perché ogni volta che ci ripensava le veniva in automatico pensare ad
Edward?
Non
riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Edward prima che tutta
quella storia della Trasmutazione iniziasse: Edward che la guardava mentre
pensava di non essere visto, Edward che le sorrideva in modo diverso, Edward
che arrossiva, Edward che le stava sempre accanto…
Edward,
Edward, Edward, Edward….
La sua
mente sembrava essere diventata monotona come un disco rotto che si incanta a
metà canzone.
E
nonostante il suo buon senso le dicesse che era una cattivissima idea, Winry stava seriamente pensando di scendere fino alla
camera di Edward per passare la notte lì. La camera che Pinako le aveva assegnato le sembrava stranamente tetra e
vuota…
Poche ore
prima, dalla finestra, aveva visto Alphonse dirigersi
verso casa loro e non l’aveva più sentito rientrare. Quindi doveva
ancora trovarsi là… Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di
quello che le stava accadendo, ma sapeva che sarebbe stato sbagliato oltre che
terribilmente ingiusto che questa persona fosse Alphonse,
non dopo che lui le aveva
dichiarato i suoi sentimenti.
Già…
in un certo senso aveva sempre saputo che Alphonse le
aveva voluto molto più bene del dovuto, però non era mai stata
capace di scoraggiarlo o rattristarlo in alcun modo… era per questo che
spesso e volentieri litigava con Edward. Con un sorriso ricordò il
periodo in cui Edward era geloso del trattamento di favore che riservava ad Alphonse… Edward non era mai stato capace di mettere
una distinzione tra le persone. Metteva sullo stesso piano sia persone che conosceva da una vita
che persone che aveva appena incontrato. Non aveva ‘unità di
misura’ insomma. E spesso si paragonava ad Alphonse,
di un anno più piccolo, imbronciandosi perché secondo lui, Winry voleva più bene al fratellino più
piccolo.
In
Edward, Winry aveva sempre visto
dell’altro… Edward era il fratello maggiore, l’unico a cui
poteva parlare nei momenti tristi e che riusciva a trovare una soluzione a
tutto… Solo in quel momento Winry si rese conto
di quanto aveva potuto contare su Edward, in tutti quegli anni… E adesso
era Edward ad avere bisogno di lei.
E ancora
doveva rendersene conto, ovviamente. E il tutto doveva succedere prima che
prendesse seriamente in considerazione la proposta di Mustang. Winry si fidava di Edward e Alphonse,
sapeva che loro non l’avrebbero mai lasciata da sola, però…
non riusciva a tranquillizzarsi.
**************************My Space
MellyVegeta: Davveroo
ti è piaciuta la parte iniziale? A me è sembrata un po’
poco realistica…. Ma tutta la storia se la consideri freddamente è
un po’ campata in aria *finge di non amarla e venerarla fino allo sfinimento*Aaaah, grazie per gli auguri^^ Visto? Ho
aggiornato presto! Sinceramente non ci speravo neanch’io,
e invece ho ricevuto abbastanza commenti (e auguri di compleanno) da
convincermi ad aggiornare XD Tu però continua a seguirmi, ok? Mi fa
piacere rispondere ai tuoi commenti^^
Talpina Pensierosa: Grazie per gli auguri^^
Sono contenta che il cap ti sia piaciuto e spero di
leggere nuovamente un tuo commento^^
Kekkuccia: Figurati, il mio italiano non
è meglio del tuo quando avvisto una EdWin
spettacolare *ç* Visto, ho aggiornato ancora! Hai intuito, lo ammetto,
anche se sinceramente dubito che qualcuno non abbia ancora capito come
andrà a finire la storia… specialmente considerando che l’autrice,
me medesima *si da aria di importanza* è una EdWin
forever! XD Spero di leggere nuovamente un tuo
commento^^
Diamontpearlvoiceinu: Non preoccuparti se non sei
riuscita a commentare lo scorso capitolo l’importante è che ora
sei qui^^ Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto,
e conto di leggere un tuo nuovo commento nel weekend XD
Ora, come al solito, aspetto i vostri commenti se volete
sperare di leggere il prossimo chappy già tra
pochissimi giorni^^