Videogiochi > Slender Game
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    08/02/2015    1 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kate schiacciò con forza la sveglia zittendola velocemente, accompagnata da un suono di carta stropicciata. Il braccio ricadde poi verso terra, lungo il materasso. Quello era il suono più fastidioso che aveva mai sentito in tutta la sua vita. Ogni mattina era la stessa storia, anche quando si poteva permettere di restare a letto a dormire, doveva alzarsi presto. Grugnì infastidita e girò la testa dall’altro lato, affondando una guancia nel cuscino. Con un occhio socchiuso vide la luce che penetrava nella stanza tra le tende alle finestre. I lunghi capelli corvini le coprivano il viso. Voleva dormire ancora. Dopo la nottata precedente non aveva voglia di nient’altro, se non del suo letto.
Era andata a una festa organizzata dai rappresentanti della sua scuola. Era stata una perdita di tempo. Era tornata a casa frastornata e stanca; si era chiesta se non le avessero messo qualcosa nella bevanda che aveva ordinato. Il luogo dove aveva avuto luogo la festa era lontano dalla città e non aveva avuto un passaggio, quindi per tornare in fretta a casa aveva deciso di prendere la strada del bosco. L’atmosfera che c’era lì però l’aveva inquietata e si era immaginata diverse cose impossibili, forse per la stanchezza, o per l’alcol… Era tornata a casa tardi, portando con sé un mucchio di pezzi di carta scarabocchiati che aveva poggiato sul comodino. I suoi genitori già dormivano e lei aveva con sé le chiavi, quindi era entrata senza farsi notare e si era subito messa a letto, sprofondando in un sonno molto pesante. Era passata la notte, e Kate sentiva una tempia pulsare.
Il telefonino squillò.
Kate si girò nel letto infuriata e cercò di raggiungerlo con la mano, tastando sul comodino un paio di volte con forza prima di riuscire e prenderlo. Si girò sulla schiena e guardò lo schermo. Era un messaggio dalla sua amica Jennifer. Ma Kate aveva sonno, non voleva alzarsi dal letto in quel momento, quindi fece cadere il telefonino sul comodino e si girò dall’altra parte.
<< Katherine, tesoro, la colazione è pronta! >> Chiamò una voce dal piano di sotto; era sua madre. Kate biascicò un’imprecazione e si alzò dal letto, sbattendo i pugni sul cuscino. Sembrava che quella mattina nessuno volesse lasciarla dormire.
Saltò goffamente giù dal letto e cercò le pantofole con gli occhi chiusi, la mente annebbiata. Quando le trovò si mise a camminare verso la porta, evitando i vestiti, i libri e i mobili che erano sparsi in giro per la sua camera; conosceva la posizione esatta di ogni ostacolo nella stanza, viveva sempre in quel disordine. Le dava sicurezza, il suo disordine, mentre quando sua madre metteva in ordine la stanza la ragazza si sentiva persa.
Uscì dalla stanza e percorse il corridoietto fino alla rampa di scale che la portò al piano di sotto. Mentre scendeva le scale sentì una corrente d’aria passarle in mezzo alle gambe nude che la fece rabbrividire; sua madre doveva aver aperto le finestre per far entrare un po’ d’aria fresca, e lei non aveva addosso nient’altro se non una lunga maglietta bianca che le raggiungeva le ginocchia.
Andava sbandando, con gli occhi socchiusi e i capelli che le coprivano il viso; sapeva bene dove mettere i piedi per raggiungere la cucina dove sua madre le aveva preparato la colazione.
La donna era ben vestita e già pettinata. Stava armeggiando con qualcosa in uno scaffale, e quando sentì il suono strascicato delle pantofole di Kate si voltò mostrando un sorriso smagliante.
<< Katy, tesoro! >> La accolse raggiungendola. Le prese un braccio e si offrì di accompagnarla fino al tavolo. Kate ritrasse il braccio bruscamente e scosse la testa gemendo. Andò a sedersi da sola e lentamente aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte.
<< Qualcuno ti ha detto per caso di svegliarmi questa mattina? >> Chiese seccata fissando la tazza di caffelatte fumante di fronte a sé. Sua madre sospirò.
<< Ho solo pensato che ti avrebbe fatto piacere se ti avessi preparato la colazione. >> Disse con il sorriso sulle labbra la donna. Kate prese a bere il latte a piccole cucchiaiate, rimanendo in silenzio. Sua madre tamburellava con le unghie lunghe su un mobile della cucina accanto al lavandino facendo girare lo sguardo per la stanza. << Questa notte io e tuo padre non ti abbiamo sentita arrivare… >>
<< Ho fatto tardi. Avevo le chiavi. Sono andata a letto subito. >> Scandì Kate in modo automatico con lo sguardo puntato sulla sua tazza. Sua madre annuì sollevata.
<< E ti sei divertita? >> Chiese.
Kate brontolò qualcosa esasperata e disse:<< Sì. >> In tono provato. Sua madre sorrise di nuovo.
Passarono alcuni minuti durante i quali le due non si rivolsero la parola. Poi sua madre tirò un sospiro e parlò:<< Oggi ho preferito svegliarti prima per avvertirti, Katherine. >> Disse. Kate non alzò gli occhi dalla sua tazza, che ora aveva superato la metà. Sua madre aspettava qualche segno per poter continuare, ma non ne arrivarono, quindi riprese a parlare. << Io e tuo padre oggi lavoreremo fino a tardi, quindi dovrai prepararti il pranzo da sola, e forse anche la cena… >> Kate non annuì. << Se non ce la fai puoi chiedere aiuto al vicino, il signor Tucker, oppure puoi andare a mangiare qualcosa al bar, o prendere qualcosa da asporto… >>
<< Ho capito. >> Sibilò la ragazza interrompendola. Sua madre deglutì e si sistemò i vestiti.
<< Bene. >> Disse sorridendo un’altra volta. Andò da Kate e la baciò sulla fronte, scompigliandole un po’ i capelli. << Ci vediamo questa sera, tesoro mio. >> Le mormorò dolcemente. Kate cercò di sottrarsi almeno alla mano della madre, ma fu tutto inutile.
La seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza e sentì la porta chiudersi con forza.
Kate sospirò infastidita. Odiava quando sua madre le scompigliava i capelli a quel modo, specialmente la mattina, appena sveglia, e non voleva che la chiamasse a quel modo; “Katy” era un nome così fastidioso e infantile… Lei non era più una bambina, anche se la sua statura e i suo lineamenti suggerissero il contrario…
Finito il latte, ripose la tazza nel lavandino e fece scorrere un po’ l’acqua. Si voltò e andò a prendere il telefono; ormai che era sveglia, tanto valeva guardare che cosa le aveva scritto Jennifer.
Il messaggio diceva: “Ciao, sei sveglia? Pensavo di uscire e di andare insieme in qualche bar per fare colazione insieme!” Nel messaggio era inclusa una faccina sorridente che non lasciava dubbi sullo stato d’animo di Jennifer. Kate sorrise nonostante il malditesta che la tormentava da quando si era svegliata. Rispose al messaggio dicendo che sarebbe arrivata in venti minuti e salì le scale per andare in bagno a sciacquarsi la faccia.
Arrivata nel bagno, Kate appoggiò la testa al mobiletto al lato del lavandino, di fronte allo specchio e rimase a fissarsi per qualche istante, stanca. Sospirò e si abbassò sul lavandino, facendo uscire l’acqua e cominciando a sciacquarsi il viso, strofinando vigorosamente sugli occhi per svegliarsi totalmente. Mentre si lavava la faccia ripensò alla sera precedente, quando tornando dal bosco le era sembrato di vedere delle strane forme dietro agli alberi; aveva trovato anche delle pagine nel bosco, quella notte, ma non aveva capito cosa fossero, e in quel momento non ricordava nemmeno cosa riportassero scritto sopra né dove le avesse messe…
Quando alzò la testa per guardarsi allo specchio sentì come un colpo alla testa. Sentì il suono di un vetro infranto e all’improvviso si crepò lo specchio di fronte a lei, una fitta nella testa difficile da descrivere e vide qualcosa alle sue spalle, nell’angolo, riflesso nello specchio rotto. Un ombra, una figura nera alta e gobbuta, la cui testa, se esistente, era nascosta dalla crepa sullo specchio. Fu un attimo, tanto che le sembrò di essersela immaginata. Come il suono del vetro infranto e la fitta alla testa, che come era venuta era sparita. Non c’era niente di diverso attorno a lei, lo specchio era intatto, quindi cosa era successo?
Si era immaginata qualcosa; le capitava spesso di fantasticare su qualunque cosa, ma mai le sue fantasie erano state più reali…
Scosse la testa e si sciacquò di nuovo il viso, pensando di essersi lasciata suggestionare dalle sue stesse fantasie.
Kate tornò in camera sua per trovare dei vestiti adatti per uscire quella mattina; si guardò intorno mentre camminava nella stanza e adocchiò dei fogli di carta ingialliti sparsi sul suo comodino. Non li aveva notati prima, quando era andata a prendere il telefono. Erano i fogli che aveva trovato nel bosco la notte prima. Erano inquietanti. C’erano delle immagini disegnate sopra con del carboncino nero e delle scritte calcate con forza.
 
NON GUARDARE  O TI PRENDERA’
 
Assieme a questa frase c’era una X in alto a destra del foglio e l’immagine di un omino stilizzato sotto alla scritta.
 
GUARDA SEMPRE NIENTE OCCHI
 
Al centro di questa pagina c’era un cerchio barrato con delle X. Quell’idea fece venire i brividi a Kate.
 
AIUTAMI
 
Questa pagina rappresentava solo la scritta. Non vi erano illustrazioni su di essa.
Altre pagine erano invece prive di messaggi, come quella rappresentante decine di alberi molto alti, e in mezzo ad essi una figura molto simile a un albero, ma con fattezze più umane.
Un’altra pagina aveva disegnata al centro una figura umana molto alta, le braccia lunghe e un apparente completo da uomo. Il messaggio era semplice.
 
NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO
 
Un’altra pagina rappresentava un piccolo cerchio, che a Kate fece venire in mente la Luna, accompagnato da una scritta.
 
NON PUOI CORRERE
 
TI SEGUE
 
Rappresentava un'altra volta un omino stilizzato accanto a un albero, la cui altezza superava di poco quella dell’uomo del disegno.
L’ultima pagina era il disegno di quello che sembrava un albero molto approssimativo accompagnato da una scritta confusa e calcata con forza sul foglio che aveva l’aria di una richiesta disperata.
 
LASCIAMI IN PACE
 
Kate alzò lo sguardo dalle pagine che aveva raccolto la sera precedente. Che diavolo è questa roba? Si chiese. Leggere quei messaggi l’aveva messa in uno strano stato di inquietudine che non aveva mai sentito prima, come se avesse un mattone sul petto, e ogni battito del suo cuore e ogni respiro fossero una sofferenza immane.
Scosse la testa sospirando. Dovrei smetterla di vedere tutti quei film dell’orrore… Pensò. La sua mente andò a tutte le notti in bianco con la sua amica Jennifer  passate a guardare film vietati ai minori. La divertiva vedere tutte quelle scene disgustosamente crude e macabre, in un certo senso…
Si ricordò così di Jennifer. La sua amica la stava aspettando al bar, doveva sbrigarsi. Trovò un paio di jeans attillati e una maglietta leggera nera e uscì di casa mettendosi il telefono in tasca.
Era una mattina di sole, un’ottima giornata per uscire e fare una passeggiata, stare insieme con gli amici o anche andare al mare da soli… Si stava avvicinando l’estate, e Kate non vedeva l’ora che arrivassero quelle giornate in cui si sarebbe potuta finalmente tuffare a mare senza doversi preoccupare di fare presto a casa, di dormire a sufficienza per la scuola.
A Kate non piacevano molto le giornate soleggiate, in realtà… Preferiva quando il sole era oscurato dalle nubi, e il cielo prometteva tempesta. Ma l’estate stava per arrivare, quindi si sarebbe dovuta accontentare… A volte si chiedeva se ci fosse qualcosa di sbagliato in lei, ma preferiva non pensarci e continuare a vivere la sua vita in modo spensierato.
Per fortuna, qualcuno si stava godendo quella mattinata di sole, e infatti, il signor Shaun Tucker, vicino di casa di Kate, era in giardino a curare le sue piante. Non appena la ragazza ebbe chiuso la porta dietro di sé, l’uomo alzò lo sguardo attirato dal suono della porta e salutò sorridente la ragazzina. Fece un ampio gesto con la mano mentre riprendeva il fiato e salutò:<< Buona giornata, signorina Kate. >>
Kate non riuscì a rispondere in tono scontroso a quell’uomo, e arrossì rispondendo al saluto. Si limitò comunque a un piccolo saluto con la mano e si avviò per la sua strada, mentre Tucker tornava ad occuparsi del suo giardino.
Shaun Tucker era un uomo sulla cinquantina ben portata, portava spesso un paio di occhiali, anche se al momento non li indossava. I suoi capelli castano cenere e i suoi occhi solari non davano l’idea di persona che lui era, né tantomeno la sua barba ispida, che gli dava un aspetto trasandato e poco serio. Ma aveva dei modi di fare molto originali, con i quali si era conquistato la simpatia dei vicini. Anche Kate era affascinata da quell’uomo, sempre così disponibile e cordiale, che si chiedeva se fosse normale… Tutti gli adulti la trattavano come una bambina e non parlavano con lei; nessuno la capiva, a parte il suo vicino. Anche se non avessero mai parlato molto profondamente, l’uomo aveva sempre dimostrato di saper capire a fondo le persone, e a volte aveva dato a lei degli utili consigli… Niente di importante, certo, ma dalle piccole cose si capivano le cose più importanti sulle persone, come diceva Shaun Tucker.
Era una bella giornata, come aveva detto il signor Tucker; il Sole splendeva nel cielo e non trasmetteva un caldo eccessivo, come le torride giornate estive, e all’ombra si otteneva sollievo dal caldo. Non era una di quelle giornate di primavera in cui si continuava a sentire un freddo pungente nonostante il Sole. A Kate non dispiaceva quel tempo…
Ogni estate Kate si lamentava del troppo caldo; passava giornate intere con indosso una leggera vestaglietta e il costume da bagno, tuttavia aveva sempre caldo. D’inverno la ragazza girava per casa con maglioni pesanti e jeans lunghi e stretti, avvolta in una coperta pesante che prendeva lei stessa da uno scaffale alto dell’armadio dei suoi genitori; tanto se non fosse stato per lei nessuno l’avrebbe usata. D’estate la ragazza dormiva tanto nel suo letto, spesso rimanendo mezza nuda dal caldo, beveva moltissimo, non importava se si trattasse di acqua o bibite rinfrescanti, e andava spesso al mare con Jennifer, quasi sempre e solo con lei, e tornava a casa tardi. Durante l’inverno Kate si chiudeva in casa, intirizzita nei suoi vestiti che le davano un senso di protezione, a bere camomille e a dormire spaparanzata sul divano.
Kate non era esattamente una ragazza attiva… Non frequentava molto i suoi amici, a parte Jennifer, sua migliore amica, sincera e disposta a tutto per lei; non brillava a scuola, ma le importava poco. Si impegnava a sufficienza, ma con poco interesse… Era totalmente disinteressata. A volte lei stessa si fermava e si chiedeva cosa volesse… Litigava con i suoi genitori, era incontentabile, ma semplicemente finiva per ignorare questo suo atteggiamento, dicendo che era fatta così, e che non si potevano cambiare le persone…
Non aveva molti sogni. Al momento pensava fosse normale non pensare al futuro, alla sua età, ma alcuni suoi amici sembravano avere già le idee chiare. Persino Jennifer sapeva cosa voleva fare da adulta.
Kate era arrivata alla caffetteria dove si erano date appuntamento con Jennifer. La vide seduta a un tavolo appoggiata contro il vetro del locale, seduta scomposta, come sua abitudine, intenta a guardare il telefonino. Forse stava mandando un messaggio a Kate per chiederle dove fosse, quindi lei si affrettò. Raggiunse la finestra della caffetteria e bussò piano vicino alla testa di Jennifer.
La ragazza si voltò di scatto e non appena vide il viso dell’amica le sue labbra si allargarono in un sorriso contento e i suoi occhi azzurri luccicarono. Kate sorrideva come non aveva ancora fatto quella mattina: era contenta di vedere la sua amica, voleva scambiare quattro chiacchiere con lei, come facevano sempre, in modo spensierato, senza preoccupazioni. Si diresse quindi alla porta della caffetteria, impaziente di abbracciare Jennifer.
Jennifer era una ragazza magra e simpatica, sempre pronta a dare una mano e anche molto paziente. Le piaceva portare i capelli lunghi e vestiva spesso con abiti chiari e leggeri.
<< Pensavo di trovarti in stato peggiore di così. >> Disse Kate entrando nel locale mentre Jennifer si alzava per salutarla. La guardò indignata prima di ridacchiare.
<< Che cosa intendi dire? Mi sembrava che quella che ha bevuto come un cammello ieri fossi tu! >> Rise mentre Kate si sedeva di fronte al suo posto, anche lei vicino alla finestra.
<< Ma che dici? Ho preso solo un bicchierino di… Qualunque cosa fosse! >>
Le due ragazzine scoppiarono a ridere mentre la poca gente attorno a loro faceva finta di niente.
<< Comunque ieri non ti ho più vista, dopo che quel ragazzo mi ha abbordata… >> Disse pensierosa Jennifer. Kate si scrollò un po’ la maglietta.
<< In realtà la festa ieri non era un granché… Ho pensato che ti stessi divertendo con la tua nuova compagnia, così ho pensato di andarmene. >> Rispose con calma controllando il posto su cui si era seduta, sperando che non ci fossero briciole o rimasugli di cibo.
<< Smettila di controllarti intorno! Ho scelto questo posto perché era il più pulito, conoscendoti… >> Le disse scherzosa sorridendo in modo furbo. Kate ammiccò all’affermazione dell’amica, però era vero; Kate era una ragazza piuttosto puntigliosa e testarda, la minima imperfezione sul tavolo la avrebbe fatta sbuffare infastidita, oppure la più piccola briciola sulla panca dove era seduta la avrebbe fatta saltare sulla sedia. A volte si chiedeva come Jennifer la sopportasse… Jennifer controllò lo schermo del suo telefono e continuò a parlare:<< Comunque, quel ragazzo di ieri sera non era niente di ché… Mi ha letteralmente portata via e ha cominciato a parlarmi di lui e della sua famiglia, e dei suoi passatempi… >>
<< Un vero gentiluomo… >> Commentò Kate ridendo sotto i baffi.
<< Non mi ha lasciata parlare neanche un secondo! >> Si lamentò esasperata Jennifer, e fece una faccia disperata che fece scoppiare di risate la amica. << E non era nemmeno tanto carino, altrimenti gli avrei dato un po’ di tempo in più… >>
<< A me non sembrava male… >> Commentò Kate seguendo con un dito le venature del legno del tavolo a cui le due ragazze erano sedute. Arrivò una ragazza con un cappellino della caffetteria in testa e un grembiule bianco sopra i vestiti che chiese loro cosa volessero ordinare.
<< Per me una tazza di cioccolata calda. >> Ordinò Jennifer alzando un dito in alto. Kate ci pensò un po’ su. Aveva appena fatto colazione, e non sentiva tanta voglia di prendere qualcos’altro, però non voleva sembrare il tipo di persona che andava là per occupare il posto e basta… Pensò qualche secondo e poi ordinò una tazza di cioccolata calda a sua volta.
La ragazza che aveva preso gli ordini annuì e disse che sarebbero arrivate in pochi minuti. Detto questo si voltò e andò verso il bar. Le due ragazze ripresero a chiacchierare.
<< Non ti sembrava male? >> Chiese Jennifer sorridendo. << Bé, secondo me non ti sarebbe piaciuto tanto, se lo avessi visto bene… >>
Kate rise.
<< Ma in fondo a te piacciono i ragazzi un po’ strani… >> Mormorò Jennifer sorridendo furbamente e guardandola con occhi allusivi. << Come Joseph Price, dell’altra classe… >>
Kate alzò lo sguardo e sorrise imbarazzata.
<< Ma davvero…? >> Mormorò Kate coprendosi la bocca e osservando la ragazza che tornava con le due tazze di cioccolata su un vassoio. Ringraziò la ragazza e si concentrò sulla sua cioccolata.
Jennifer scattò all’improvviso e disse:<< A proposito di Joseph, lo sai che è sparito? >>
Kate alzò lo sguardo interrogativa. << Davvero? >>
Jennifer annuì. << Non si sa dove sia finito, e con lui altri sei ragazzi dell’altra classe… >> Kate abbassò lo sguardo pensierosa.
<< Strano… >> Mormorò.
<< E nella faccenda è immischiato anche Alex Huges… >> Borbottò Jennifer poco interessata.
<< Chi? >> Chiese Kate guardandola confusa.
<< Dai! Alex, il ragazzo dell’altra classe! Non te lo ricordi? >> Kate non aveva idea di cosa Jennifer stesse dicendo. La sua amica fece roteare una mano lasciando perdere. << Lo hanno trovato qualche giorno fa nella vecchia villa abbandonata, da solo insieme a una videocamera con la memoria piena. >>
<< Che ci faceva lì? >> Chiese Kate confusa.
<< Non si sa niente… La polizia lo ha trovato in stato confusionale, non parlava con nessuno e sembrava essere terrorizzato da qualcosa… >> Rispose Jennifer bevendo un po’ dalla sua tazza.
Kate guardò la sua cioccolata con un po’ di inquietudine. << Che cosa c’era nella videocamera? >> Chiese.
Jennifer scosse la testa. << Non si riesce a capire un cavolo. >> Fece piegando la testa di lato. << Ci sono le riprese di questo ragazzo, Alex, e poi vengono inquadrati i sette ragazzi scomparsi… E’ piuttosto lungo, se lo cerchi su Internet lo trovi senz’altro. Qualcuno lo ha già caricato in rete. Non si capisce molto, come ti ho già detto, però a parte alcuni discorsi che sembrano inutili, ci sono diversi momenti in cui la ripresa sembra quasi tagliata, cancellata dalla memoria, e la telecamera non funziona bene… >> Mosse la mano destra mimando una ghigliottina sull’altra mano, mentre parlava.
<< E i sette ragazzi sono…? >> Fece Kate lasciando continuare Jennifer.
La ragazza strinse le spalle. << Tutti della loro classe. Oltre ad Alex e Joseph ci sono Kate Parker, la bionda dell’altra classe, William Walker, il suo fidanzato, Larry Taylor, quel ragazzone dai capelli rossi, Andrej Evans, quel tipo strano, Luke Scott e Felix Arv… Arvid… >> Si inceppò mentre pronunciava l’ultimo nome.
Kate ricordava il cognome del ragazzo, e si inceppò a sua volta tentando di anticipare l’amica. << Kjel… Kjellberg? >>
Jennifer spinse in avanti la testa con vigore, smuovendo i lunghi capelli e puntando l’indice contro Kate. << Esatto! >> Sbottò entusiasta per essersi risparmiata di dover nominare quel nome così difficile. << Il ragazzo Svedese. >> Aggiunse. Kate annuì. Si ricordava il nome del ragazzo proprio per la sua particolarità. Appoggiò la guancia alla mano e sospirò, chiedendosi cosa fosse successo a quei ragazzi.
<< E non si sa niente? >> Chiese scuotendo rapidamente la testa.
Jennifer strinse le spalle. << Alex non ha parlato. Sembrava terrorizzato da qualcosa, e le riprese non sono state molto di aiuto, come ti ho detto… >>
<< Terrorizzato da qualcosa… >> Ripeté Kate pensierosa. << Si dice che la vecchia villa fosse stregata… >> Mormorò cercando di dare una spiegazione all’enigma.
<< Ma è un racconto dell’orrore, una favola! >> Rise Jennifer alzando una mano. Bevve un po’ di cioccolata dalla sua tazza. << Non vorrai dirmi che hanno incontrato qualche fantasma! >> Rise.
Kate rise a sua volta; in realtà non credeva molto nel soprannaturale, anche se spesso fosse un ottimo spunto per inventare storie, la interessava, proprio perché misterioso e incerto, faceva spesso riflettere… Ma questo non significava che credesse pienamente nelle storie di fantasmi. La divertivano, semplicemente… << Che strano… >> Mormorò sovrappensiero, destando l’attenzione di Jennifer, che la fissò interrogativa. << Ieri sera, tornando dalla festa, ho preso il sentiero nel bosco per tagliare strada e tornare a casa più rapidamente. Non è durato molto, ma per tutto il tempo che sono stata lì mi è sembrato che qualcuno mi stesse osservando da lontano, che qualcuno mi stesse pedinando… >>
<< Inquietante… >> Borbottò Jennifer con la tazza alla bocca.
<< Poi per la strada ho trovato delle pagine… >> Mormorò mantenendo lo sguardo basso. Jennifer inarcò un sopracciglio. Kate annuì senza aspettare che glielo chiedesse e alzò lo sguardo. << Dei fogli di carta con sopra degli strani disegni e dei messaggi… >> Alzò la mano e fece scorrere un dito dell’altra sul suo palmo.
<< Davvero? >> Chiese Jennifer stupita mantenendo a mezz’aria la tazza di cioccolata. Kate annuì sorridendo leggermente, non sicura di esserne autorizzata. La situazione era ben strana, ma non le sembrava così seria… << Sei sicura che non fosse lo scherzo di qualcuno? >> Chiese Jennifer. << Magari di quell’idiota di Trevor… >>
<< Era ancora alla festa quando me ne sono andata, e comunque nessun altro avrebbe osato prendere quella strada, a parte me. >> La precedette Kate tornando a concentrarsi sulle venature del tavolo. Jennifer sorrise, fingendo di essere offesa.
<< Giusto. Kate la suprema è l’unica con abbastanza palle da attraversare un bosco oscuro e inquietante! >> Esclamò in modo solenne allargando le braccia e alzando gli occhi al cielo. Kate rise e la spinse con un braccio in modo scherzoso.
<< Oppure l’unica incapace di provare emozioni! >> Ribatté ridendo e facendo scoppiare Jennifer dalle risate.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Slender Game / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio