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Autore: Sundy    01/12/2008    0 recensioni
Raccolta di dieci storie, ciascuna per una coppia diversa, che ruotano intorno al tema della lettera d'amore. SPOILER per chi non abbia seguito l'anime fino alla fine.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Claimed @ DieciSuDieci

1 - Kaname & Villetta


«È uno strano dolore morire di nostalgia
per qualcosa che non vivrai mai.»
(Alessandro Baricco – Seta)



Con gli occhi scuri cerchiati dall'attesa lentissima, esasperante, della loro punizione esemplare, l'uomo si rigira tra le mani la carta oleosa sottratta senza troppa fatica al vassoio del cibo, e la arrotola dentro la manica della tuta da carcerato. Abbandona la testa contro la parete e lentamente socchiude le palpebre, mentre i rumori, nella penombra, si fanno ancora più smorzati.

Dopo quarantadue giorni di prigionia senza la minima speranza di ricevere una grazia, la disperazione delle prime ore ha assunto una consistenza rarefatta, i pensieri si schiacciano l'uno su l'altro, perdono di spessore e diventano sempre più semplici ed essenziali. Sente la mente vuota, ridotta a una ricetrasmittente pronta a captare ogni minimo movimento all'interno della mastodontica prigione in cui, come larve di formiche, vegetano in attesa di un volo che consisterà, e lo sanno tutti talmente bene che non hanno bisogno di ripeterselo, in un solo passo in avanti verso il plotone d'esecuzione.
Kaname ha perso il sonno quasi subito, in un ultimo tentativo di arginare, vigilando sulla disperazione dei propri compagni, la sua personale angoscia. Ha imparato a non addormentarsi che per pochi minuti di seguito nei primi cinque giorni, quando il colonnello aveva ancora la febbre alta, e Chiba, con la ferocia ostinata del suo istinto di lupa che non vuole abbandonare il cucciolo malato, si rifiutava di staccarsi da lui per seguire le guardie nel settore femminile; quando Tamaki, che sembrava aver dimenticato l'assenza del libero arbitrio negli uomini che vigilavano su di loro e diventava sempre più nervoso di fronte alla loro indifferenza, aveva cominciato a sbraitare sempre più forte, sputandogli in faccia tutta la sua paura di morire senza riuscire a provocare in loro alcuna reazione; gli stessi giorni in cui i singhiozzi strozzati della ragazzina britanna, che gli pareva di ricordare fosse stata un Knight of Round, incrinavano senza interruzione la densità opprimente dell'aria.

Con il protrarsi dell'attesa, tutto si è fatto più ottuso, silenzioso e immobile; il suo sonno non è più tornato regolare, ma dalle pieghe della sua mente in cui lo aveva ricacciato per non impazzire di nostalgia, è riaffiorato il sogno, l'ultimo sogno che si è permesso di avere e che adesso gli sembra perdere consistenza con la stessa velocità con cui si degradano i suoi pensieri, nell'aria solida, irrespirabile della prigione.

"Amore mio, stanotte vi ho sognati."

E' così che ha pensato di cominciare a scriverle, sui pezzetti di carta che lo scarso zelo di quei soldati apparentemente privi di anima gli permette di conservare nelle maniche della tuta, una lettera che non arriverà mai a destinazione, lo sa, ma che vale l'illusione del contatto. Vorrebbe trovare le parole per raccontarle, finché gliene resta il tempo, di quanto è grande il suo amore per lei, della commozione che sentiva stringendole la vita, delle speranze e delle aspettative che aveva per il loro futuro, ma quando si ritrova solo davanti al rotolino di cellulosa tanto gelosamente custodito, tutto quello che riesce a scrivere è l'unica verità sopravvissuta alla totale, annichilente sconfitta – che gli è rimasto solo un sogno.


Ogni volta che chiude gli occhi, si ritrova nella stessa distesa immensa di terra e sale. Villetta cammina su una lingua di sabbia che si stende a perdita d'occhio sulla sponda del mare, la stoffa leggera dell'abito chiaro le lambisce le caviglie brune, la pelle color caramello è impolverata di sabbia, non può vedere il suo viso ma riconosce con un fremito di nostalgia opprimente la curva dolce del suo collo e i suoi capelli di seta che riempiono l'aria mentre con un movimento morbido lei si china per raccogliere qualcosa. Da sotto la coperta morbida della sabbia, Villetta tira fuori una moneta, una vecchia moneta da cinque yen corrosa dal tempo e dalla storia, una moneta che lui conosce benissimo. Se la rigira tra le mani e Kaname trattiene il respiro, perché sarebbe disposto a pagare qualunque prezzo per poter vedere ancora una volta il suo viso, almeno in quel sogno, ma ormai sa che non è verso di lui che Villetta si volta, e il cuore di lui, fedele alla parte che in quel sogno sempre uguale gli spetta, si divincola in una morsa dolorosa… con le sue lunghe dita scure la donna pulisce la moneta dalla sabbia che vi si è attaccata e poi la porge delicatamente alla mano infantile che si tende verso di lei. Kaname fa appena in tempo a sentirlo ridere e il sogno svanisce.


Tamaki si sforza di non farsi sentire mentre piange in un angolo, Chiba stringe la mano del colonnello, appoggiandosi alla sua spalla, e i suoi occhi sembrano meno affilati, nella penombra.
Lentamente, il Segretario estrae il suo prezioso rotolino di carta dalla manica di tela ruvida e con più stanchezza che angoscia aggiunge un’altra riga alla sua ultima lettera.


"Amore mio… vi ho sognati ancora."


Nota: .. ma nonostante lo scorcio 'angst abbestia', sappiamo tutti come si è risolta la faccenda! ^______^ La moneta che Villetta raccoglie dalla spiaggia è la stessa su cui è incentrata Obelòs.
Dedicata a Kitty, perché il sogno di Villetta e della moneta era suo. E lo è ancora…
  
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