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Autore: _Hyperion_    09/02/2015    0 recensioni
Non è friendzone, lo giuro!
Dal primo capitolo:
"Decisi che già mi piaceva. Sembrava una caricatura, un personaggio direttamente uscito dai cartoni animati. Lui, ignaro dei pensieri che gli stavo rivolgendo, era seduto da solo infondo alla mensa intento a mescolare, quasi meccanicamente quella che lontanamente assomigliava ad una zuppa".
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZA PER CHI NON HA MAI LETTO UNA MIA STORIA (come se ne avessi scritte tante..): so scrivere decisamente meglio (*si para il culo mostruosamente*).

~~Martedì 10 settembre 2002

Caldo. Faceva un fottuto caldo. A Londra in Settembre. Probabilmente sarebbe finito il mondo di li a poco. Dal canto mio, me ne stava accasciata in canotta e pantaloncini sul mio banco di scuola aspettando l’insegnante della prima ora. Come primo giorno di scuola era già noioso, di fatto l’unica novità sarebbe stato il corpo docenti in quanto i compagni di classe erano quasi tutti gli stessi dell’anno precedente sebbene il grado di scuola fosse salito. Essendo per metà francese (anzi, a dirla tutta: per un quarto), ero stata costretta ad iscrivermi ad un Lycèe a Londra. Per mia fortuna le prime tre ore passarono in fretta, l’unica nota di divertimento erano le occhiatacce che i rigidi insegnanti parigini rifilavano al mio abbigliamento; ma io ero così: non mi davo arie, ero solo un po' trasgressiva e le regole non mi piacevano affatto.
Suonata la campanella della pausa, uscii in corridoio con Harriet, la mia migliore amica da sempre, per dare un’occhiata alla nuova scuola e il brusio tipico della ricreazione mi avvolse, però quel giorno c’era qualcosa di strano, molti ragazzi ridevano e uno in particolare, a noi sconosciuto si avvicinò dicendo: “ehi belle bimbe, l’avete sentita la novità?” e vedendo i nostri sguardi confusi aggiunse con fare misterioso: “E’ tornato..” e sghignazzando se ne andò scuotendo la sua chioma bionda ormai fuori moda.
“Chi è che è tornato, Alexandra?”
“Non lo so, Harry. Ma proviamo a chiedere, sono curiosa!”
Così, trascinando la povera amica, mi avvicinai ad un ragazzo che, se non si ricordavo male, avrebbe dovuto frequentare il terzo anno.
“Ehi, ehm ciao” diamine, non mi ricordavo neppure il nome “Sai, ho visto che siete tutti agitati e un tizio mi ha detto che è arrivato qualcuno.. è famoso? Oppure molto popolare, insomma ne state parlando tutti, immagino”
Dal canto suo, il ragazzo mi squadrò per poi iniziare a ridere compulsivamente e vedendo che non mi scomponeva, anzi sembravo capircene ancor di meno mi disse : “Si vede che siete di prima, pivelline! Ma che popolare e popolare, è tornata quella checca di quinta! L’anno scorso ha saltato scuola perché non è capace di leggere e mammina l’ha tenuto a casa ma se vuole uno straccio di diploma l’ultimo anno se lo deve fare! Anche se dubito che lo passerà” e continuò a ridere per poi aggiungere fissando i miei occhi azzurri e poi quelli nocciola di Harriet “però voi, bamboline fareste meglio a stargli alla larga, non si sa mai che vi passi i pidocchi con tutti quei ricci! Dovreste frequentare gente più seria, tipo me…”
“Ma certo! Tu dicci il nome intanto” ribattei con non-chalance.
“E chi se lo ricorda! I froci non sono miei amici!” e vedendo il nostro sguardo truce, si affrettò ad aggiungere “Qualcosa Penniman, non so... Miguel, Michelle.. non mi stupirei se avesse anche un nome da donna” e con questo girò i tacchi e se ne andò.

Scuola finiva alle 17 così gli alunni erano costretti a pranzare nella putrida mensa oppure per i più fortunati che abitavano nella vicinanze, a casa propria. Ad esempio Harry. Così mi ritrovavo a mangiare con gente diversa ogni volta, per di più ragazze che si fingevano mie  amiche o che comunque conoscevo da poco. Una giornata di novembre la mensa era quasi deserta e quando finii di riempirmi il vassoio di porridge e frittata, non ci misi molto ad individuare il personaggio più preso di mira dalla scuola. E anche il più eccentrico. Il ragazzo dimostrava tutti i suoi quasi 20 anni: barba appena fatta e smoking abbinato però a converse nere e un  papillon rosso. Decisi che già mi piaceva. Sembrava una caricatura, un personaggio direttamente uscito dai cartoni animati. Lui, ignaro dei pensieri che gli stavo rivolgendo, era seduto da solo infondo alla mensa intento a mescolare, quasi meccanicamente quella che lontanamente assomigliava ad una zuppa.
‘tentar non nuoce’ pensai e mi avvicinai piano piano.
“Ehi, ciao! Io sono Alexandra!”. Il ragazzo sobbalzò vistosamente e alzò la marea di ricci castani per posare gli occhi, contornati da occhiali con montatura verde e arancio, su di me.
“Ah, ciao” balbettò poco convinto.
“Tu sei Penniman vero? Ehm mi sfugge il nome però!” tentai senza darmi per vinta.
“Michael, mi chiamo Michael. Come mai non lo sai? Insomma, tutti sanno chi sono io” rispose amaramente lui.
“Oh, sai io sono nuova in questo istituto, è il mio primo anno” e con noncuranza mi sedetti di fianco al ragazzo pensando ‘ Al diavolo quello che diranno gli altri, questo merita una possibilità! Non mi pare così male’
“Ho capito. Bene, Alexandra, cosa ti piace fare?” chiese lui annoiato.
“Disegnare, mangiare, nuotare e cantare” elencai felice della domanda. Sentendo la parola cantare gli occhi di Michael si illuminarono, fece per ribattere qualcosa ma la prima delle tre campanelle suonò e lui si alzò di fretta scusandosi imbarazzato “Devo andare ma, bhe se vuoi domani, o tutti i giorni se è per questo, io sono sempre qui, sai.. da solo” e sul volto gli si aprì un bellissimo sorriso mentre notavo quanto fosse alto e esageratamente magro. Nell’istante in cui lui si voltò, lo chiamai un ultima volta: “Michael?”. “Si?”. “Mi piacciono anche papillon rossi” e lui con il viso proprio del color del suo farfallino si allontanò senza riuscire a trattenere un sorriso.

Per i 4 seguenti mesi, ad ogni pausa pranzo, ci incontravamo e mentre mangiavamo,  Michael mi raccontava  dei suoi grandi sogni, tra i quali, fare teatro. Io, dal canto mio, lo ascoltavo imbambolata.
Qualche volta i ci incontravamo nel dopo scuola, sempre a casa mia però e il giovane Penniman non volle mai spiegarmi il perché. Ero felice in quel periodo anche se tutti i miei amici quasi non mi rivolgevano la parola e mi prendevano in giro quando difendevo il mio nuovo compare. Harriet era l’unica che mi era rimasta accanto, ringraziando il cielo.

Un pomeriggio uggioso di maggio i ci ritrovammo in un bar di Londra.
“Mi sono accorto che da quando ti conosco parlo solo io, però sono curioso di sapere i tuoi progetti”
“Ma io adoro ascoltarti!” dissi con una punta di timidezza “Però se ci tieni tanto… dopo il liceo andrò alla scuola d’arte se mamma e papà mi lasciano! Sai, adoro disegnare”
“Davvero?? E me lo faresti un disegno?” mi implorò lui.
“Oh.. okay! Dammi un  po' di tempo.. te lo porterò quando sarà pronto”. Sorrisi sinceramente felice della richiesta.
Così il giorno dei risultati degli esami dei ragazzi di quinta, lo aspettai fuori dall’istituto. Quando lo vidi arrivare, rigorosamente in pantaloni verdi e bretelle, gli corsi incontro.
“Allora?? Come è andata? Dai, dimmelo, dimmelo!”
“Massì, l’ho passato. Col minimo dei voti, ma lo sai che mi interessava solo il diploma per poter andare al College di Musica..” disse a mo di giustifica lui.
“Ma va benissimo! Sei stato bravissimo!”. E saltando, gli schioccai un bacetto sulla guancia.
“Senti, ti devo dire una cosa..”
“No! Prima io!” risi, interrompendolo “vieni come me, forza!” e mi misi a correre trascinandolo fino alla riva del Tamigi, ci sedemmo  in un porticciolo abbandonato, lasciando ciondolare le gambe a pelo d’acqua.
“Ehm ehm!” annunciai con fare comico “Ecco il disegno..” e estrassi lentamente dalla borsetta un foglio formato A4 piegato a metà per poi consegnarlo al mio amico che, stupito, lo aprì.
Una grande O si dipinse sulla bocca di Michael nel vedere se stesso disegnato sul quel pezzo di carta. Era identico! Incredibile! Avevo utilizzato un semplice carboncino nero e gli avevo lasciato una piccola dedica: “Ehm me la puoi leggere tu? Sai, è un po' piccola..” chiese imbarazzato e io, ricordandomi della sua dislessia,  subito eseguii la richiesta: “O certo, certo! ‘A MICHAEL, PORTALO SEMPRE CON TE, CON AFFETTO LEXIE’”
“Grazie mille, davvero! Lo terrò sempre con me” disse lui emozionato e dopo un momento di silenzio ripresi “Ma ora dimmi ciò che volevi.. ti ho interrotto ancora fuori scuola..”
Facendo un evidente sforzo sovraumano, lui mi disse “Prima dammi un bacio”
“Cosa?”
“Sì, dai. Da amici, solo per questa volta.. poi ti dico tutto, promesso”
Rossa come un pomodoro, mi  avvicinai e posai le mi labbra su quelle di Michael: “Ecco” dissi subito dopo.
Lui sorrise timidamente e poi sospirando e diventando più cupo, disse “E’ un addio, questo, Alexandra” al che io strabuzzai gli occhi e chiesi: “che intendi dire?”. “Il college è dall’altra parte della città e dovremmo trasferirci da qui, pensavo accadesse a settembre ma mamma ha deciso di partire prima..”
“Prima? Prima quando?” chiesi tremando.
“Domani.”
“Ma sei il mio migliore amico, non puoi farmi questo. Non puoi!” strillai colpendolo con i pugni. Forse ero troppo infantile e pensavo solo a me stessa ma non mi importava, avrei sentito troppo la sua mancanza.
“Io.. mi dispiace..”.
“No, non è vero! Altrimenti rimarresti qui con me!” Mi alzai e me ne andai via correndo mentre le lacrime mi rigavano il viso.
“Alexandraaaa!”



Angolo autrice Beatrice (che.ridere.):
mmh, no una long proprio non ce la faccio.. però dai.. ho preparato tre capitoli (Non potete capire: 5 mesi! Aiuto). Spero vi possa piacere, è quasi una 'What if?' in cui vorrei descrivere il carattere di Mika fuori dai riflettori e dai teatri. Alexandra è ovviamente completamente inventata, e nella mia testa è davvero molto simpatica :)
Detto questo, ci si rivede fra qualche giorno per il proseguo. Questions bene accette!
Hola chicos! :*
 
  
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