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Autore: Elissa_Bane    14/02/2015    3 recensioni
John ha trovato una compagna, Giulia. Se ne andrà dal 221 B solo quando sarà certo di aver lasciato Sherlock in buone mani. Ed è così che conosce Cecilia, troppo giovane per il dolore che ha già sopportato. Cecilia, che è in grado di competere con Sherlock. Cecilia, che ha cicatrici ricamate addosso.
Attenzione: Mary nella storia non è presente, non è mai nemmeno esistita. Tutti i fatti si svolgono dopo la 2x03
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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Cercatevi una stanza
Capitolo 22
Only to save you.

Sherlock
Cecilia è sveglia. So che ha avuto un altro incubo, ma non me ne ha voluto parlare. Ora fissa le foto delle lettere: G-L-N-O-B-I-N-O-R-D-E-D
Dodici lettere, dodici ragazze, dodici le coltellate inferte all’ultima.
Ho trovato qualcosa che ti potrebbe interessare, ma è abbastanza macabro. Ricevo sul cellulare.
Dove devo raggiungerti? SH
St Paul’s

Ripongo il telefono nella tasca della giacca e vado da lei.
-Stai bene?- le chiedo.
-Parametri vitali assolutamente ineccepibili- afferma laconica.
-Devo uscire- le dico.
-Esci.
-Guardami- rivolge verso di me il viso stanco.
-Dimmi.
-Tu non sei sola. Tu hai Giulia e John e Greg e Josh- E me, penso, senza dirlo ad alta voce. Lei sorride dolcemente, posandomi la mano sul viso.
-Vai, o farai tardi- dice tranquilla.
Mi alzo e esco di casa, andando verso la chiesa.

 

-Sei arrivato finalmente!- detesto aspettare e mi ha fatto attendere ben quindici minuti.
-Oh, scusa, Sherlock- dice. Mi si avvicina e, in una parodia del gesto di Cecilia di poco prima, mi posa la mano sul viso. Sono stupito, ma con un gesto fulmineo muove il polso, e un ago affonda nella mia carne. Brucia. Un incredibile torpore mi lascia cadere per terra, mentre sopra di me la chiesa buia inghiotte il mio ultimo tentativo di parlare.
-Cecilia- sussurro cadendo.
Poi c’è solo il buio.

§§§

Cecilia
Tuo fratello non è a casa. Rispondo spazientita a Mycroft.
Non mi risponde al telefono. MH
Sai che a volte lo fa.
Prova a chiamarlo tu, allora. MH
A memoria digito il suo numero di telefono. Dannazione, non risponde. Nemmeno la seconda volta. Nemmeno la terza. E neanche la quarta.
Hai visto? MH
Sbrigati. Vieni qui. E porta anche Giulia e John. VELOCE.
Non può averlo preso. No. Non può essere. Come faceva a sapere?
Inutile, Lui sa sempre tutto.

Entro in quella che è camera mia. Molly è stata portata via stamattina presto, ma nella stanza il sangue resta. Mi siedo sotto la finestra, osservando la gente andare e venire. Poi una piccola macchia scura attira la mia attenzione. Un cellulare, nascosto sotto un cuscino.
C’è un messaggio.
Allora colombella, piaciuto il mio regalo di Natale?
Reprimo la tentazione di mandarlo al Diavolo (o in altri luoghi ameni) e rispondo con le dita tremanti.
Avrei preferito avessi evitato tutta la messinscena delle donne.
Ma poi dove sarebbe stato il gioco? Comunque, a scanso di equivoci, lui è qui.
Sta bene? Digito velocemente.
Certo. Vorrei proporgli di giocare a scacchi, non appena si sveglierà.
Cosa vuoi?
Non lo hai ancora capito? Io voglio te. Una risata isterica mi nasce dalle labbra. Tutto questo è surreale.
Il cellulare vibra ancora, avvisandomi di un altro messaggio.
Hai tempo sino alle dodici di oggi per capire dove ti aspetteremo. Altrimenti domani potresti trovarti un nuovo cadavere in casa. Magari nel letto.
Una volta capito il dove mi resterà da capire il quando, giusto?
Ti avviserò io. Non vorrei mai che sbagliassi l’orario del nostro appuntamento. Quando hai capito, inviami un messaggio. Scrivi solo il luogo. Nient’altro.
Il cellulare tace. Non arrivano altri messaggi.
Nel frattempo suona il campanello. Aprendo vedo Mycroft, Giulia e John.

-Abbiamo poco tempo- mormoro chiudendo la porta alle loro spalle.

§§§

-Ben svegliato!- apro gli occhi piano, scoprendo di trovarmi seduto su una poltrona. La sala è grande, di pietra fredda riscaldata solo dal camino. L’uomo davanti a me sorride –Volevo proporti una partita a scacchi, dovendo ingannare il tempo.
-Perché mi hai drogato e rapito? Pensavo che io e te avessimo concluso i giochi-affermo guardandolo.
-Oh, ma non è per te che sei qui. È per lei- mormora sorridendo feroce.
Non ne capisco il motivo e lui, vedendo la mia insicurezza, ride.
-Lei è legata a te, dimentichi?
-E allora?
-Se ci fossi tu al suo posto, non saresti disposto a rischiare la tua stessa vita pur di salvarla?

§§§

Cecilia
-John, mi servi solo tu. Mycroft, non puoi fare nulla. Porta a casa al sicuro Giulia- ordino dopo ore passate a pensare.
Ci lasciano soli. Fisso ancora una volta le lettere. G-L-N-O-B-I-N-O-R-D-E-D. GLNOBINORDED. Non hanno senso, in qualsiasi lingua o codice cifrato.
-John. Cosa facevi per aiutare Sherlock nelle indagini?
-Nulla. Parlavo e facevo domande, perché?
-Allora parla e fai domande, diamine!- esclamo.
Sospira, ma si siede sul divano.
-Le lettere sono la chiave?
-Si.
-Che senso hanno?
-Non lo so.
-In che lingua sono?
-Nessuna conosciuta.
-Cos’altro potrebbero essere?- chiede. Mi fermo a fissare l’orologio. Sono le undici e cinquantacinque. Ho solo cinque minuti.
-Un anagramma?- continua.
-No- mormoro capendo –Sono in inglese, è solo sbagliato l’ordine- osservo le foto. Dieci lettere sono state scritte usando l’immagine di fiori che fioriscono in inverno, due in estate.
G ciclamino, N cactus di natale, O rododendro, I calendula, N viola cornuta, O erica, R cavoli ornamentali, D gelsomino invernale, E elleboro, D bucaneve, L rosa, B margherita.
Le metto in ordine, capendo solo in quel momento:

LONDON BRIDGE

Ricorda quel giorno sul London Bridge dice la voce di mia sorella.
Undici e cinquantanove.
London Bridge digito.
In quel momento le campane suonano le dodici. Dio, se esisti, fa che lui sia salvo.
Brava bambina risponde il cellulare.

Guardo John che mi fissa senza capire.
-Grazie- gli dico –Grazie. Vai da Giulia ora.
-Sicura di farcela da sola?- mi chiede -Voglio aiutarti. Lui è il mio migliore amico.
-No. Devo farlo da sola- rispondo sorridendo stanca.
A mezzanotte vibra il cellulare.
Non rispondo, preparandomi alla lunga notte che mi aspetta.


Indosso i miei soliti pantaloni neri con la camicetta celeste.
Voglio che indossi un abito. Mi scrive.
Perché?
Perché lo sai che odio vederti coi pantaloni. Scuoto la testa, ma ubbidisco.


Piove. Come sempre, del resto. Mi avvicino alle tre figure scure sul ponte.
La prima è Sherlock, illeso. La seconda è Lui, Jim Moriarty.
Ma non è la sua figura che mi sconvolge così tanto, quanto il terzo uomo che li segue.
Un viso felice –Sono entrato in polizia perché lo voleva il mio compagno. E sinceramente non me ne pento.
-Solo perché gli vuoi scaldare il letto non sei tenuto ad essergli amico.
-Il fatto è che nessuno qui mi conosce. Nessuno presta caso al nuovo arrivato.
Una telefonata chiusa in modo stizzito.
Due occhi celesti freddi e immobili mi fissano.
Josh.
Ha preso le chiavi di casa a Lestrade. Le ha consegnate agli uomini di Moriarty. Ci ha tenuto d’occhio per mesi. Al ritrovamento del corpo di Molly è stato l’unico a non voltarsi di fronte a lei, come se già sapesse che cosa aspettarsi.
Ha scattato lui la foto che ha fatto iniziare tutto.
-Ciao- ridacchia sorridendo.
Non lo degno di uno sguardo. Sono stata stupida. È colpa mia.
-Dodici?- chiedo all’uomo.
-Sono le ore per cui sono rimasto drogato durante la tua fuga- Ah. Ecco.
-La mia vita per la sua, Jim- mormoro . So di stare andando incontro alla mia morte a braccia aperte. Ma è giusto, è il prezzo per la mia stupidità.

All’improvviso però mi tornano altri ricordi alla mente.
-Lo amo davvero- dice Josh.
-Sono parecchio geloso, non vorrei mai che qualcun altro gli mettesse gli occhi addosso.
Il modo in cui si curva verso di lui, noto.
È innamorato. Posso sfruttare questa cosa per salvarci. Entrambi.
-Corretto- afferma Moriarty.
-Accetto.
Sherlock mi osserva. Avanzo verso Jim, che lo spinge verso di me. Un istante basta per mormorargli –Stai tranquillo.
Siamo immobili. Josh accanto a Sherlock, io accanto a Jim.
-Mi avrai tutta per te- mormoro verso Moriarty. Josh comincia a capire –Solo per te, non avrai bisogno di nessun altro. Mi potrai avere in ogni singolo modo. Tua. Solo tua. E tu sarai solo mio.
Vedo Josh pensare a come fermare tutto questo. Un’idea lo attraversa.
-NO!- urla.

Spinge Sherlock nel fiume.
Prima che Moriarty mi possa fermare sto volando anche io. Pensavo che il ragazzo avrebbe gettato me nel fiume. Fingendomi morta avrebbero liberato Sherlock.
Ma non è il momento per pensare a cosa sarebbe potuto essere. Ammanettato e imbavagliato, Sherlock non riuscirà a uscire vivo dall’acqua.

Mi lascio cadere, rivivendo un altro momento in cui volai.

 

 

 

  
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