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Autore: Soly_D    15/02/2015    2 recensioni
#09. «Sakura-chan è mia... è finalmente mia~♥».
«Oh, non credo proprio!», dichiarò Sakura, ergendosi minacciosa sulla figura di Naruto steso al suolo.
«Sappi che dopo questa scenata dovrai faticare enormemente per riconquistarmi».
Ma Naruto non la ascoltava, immerso nel suo alone di cuori e arcobaleni.
[Raccolta NaruSaku]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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The Bridge between Heaven and Earth


#07. You will always be my hero 

Ad un anno dalla fine della guerra, le autorità di Konoha avevano avuto la brillante idea di organizzare una festa per celebrare una nuova era di pace e benessere. E chi avevano scelto come ospite d’onore? Ma ovviamente lui, l’eroe: Uzumaki Naruto.
Il suddetto eroe accelerò il passo. Era terribilmente in ritardo e tra l’altro non aveva nemmeno imparato a memoria il discorso che Kakashi-sensei aveva gentilmente scritto per lui. L’idea di stare lì, su un palco, circondato da centinaia di persone, lo metteva in agitazione. Non che si vergognasse – amava essere al centro dell’attenzione – ma con che faccia avrebbe potuto parlare della devastazione che aveva portato la guerra? Non erano dei bei argomenti di cui parlare: era pur sempre una festa, no?, e la guerra doveva rimanere solo un lontano ricordo. La gente aveva bisogno di divertirsi, di non pensare alle perdite. Scosse la testa e si impose di restare calmo, mentre cominciava vedere le strade illuminate di Konoha.


***


Sakura aveva aspettato, aspettato e aspettato. Fino all’ultimo giorno.
Eppure ora si trovava lì, per le strade del villaggio, nel suo kimono preferito – quello rosso, quello che le stava particolarmente bene – senza uno straccio di accompagnatore. E la colpa era esclusivamente di quella testa quadra di Naruto.

Quando Sakura uscì dall’ospedale, quella sera, trovò Naruto fermo ad aspettarla seduto sugli scalini.
«Naruto, cosa ci fai qui?».
Il ragazzo si voltò, sorridendo. «Non avevo nulla da fare e così ho pensato che ti avrei potuto riaccompagnare a casa».
Sakura assunse il cipiglio più severo del suo repertorio, stringendosi la borsa a tracolla contro il fianco. «Solo perché l’altra sera hai detto di amarmi ed io ti ho incoraggiato a sperare, non significa che ora dobbiamo comportarci come... come una coppietta». Scese gli scalini e lo sorpassò, avanzando lungo la strada per paura che Naruto potesse notare il rossore che le impregnava le guance.
«Sakura-chan, aspetta! Hai frainteso!».
Naruto la raggiunse, continuando a camminare al suo fianco. E dire che era partito con tutt’altre intenzioni...
«Volevo solo fare una passeggiata con te, come ai vecchi tempi».
Sakura voltò la testa per osservarlo. C’era qualcosa che lo turbava: lo intuiva dal sorriso incrinato, dagli occhi che guardavano ovunque tranne che verso di lei. «Cosa devi dirmi, Naruto?».
Lo vide aprire la bocca per parlare e richiuderla subito dopo, indeciso.
«È che io... ho paura», borbottò. «Paura che dopo la mia dichiarazione dell’altra sera il nostro rapporto possa cambiare, in qualche modo. Capisci? Non voglio che tu ti senta forzata a provare qualcosa per me. Cioè, dev’essere una cosa naturale, ‘tebayo!».
Sakura gli rivolse un’occhiata perplessa, non avendo capito a pieno il concetto.
«Insomma, voglio dire... non è cambiato nulla, tra di noi, vero? Siamo sempre gli stessi, il nostro rapporto è sempre lo stesso: ci vogliamo bene, ci sosteniamo a vicenda. Io sbaglio, tu mi picchi, io rido e tu ridi con me. È ancora così, no?».
Sakura lo guardò per qualche secondo, in silenzio.
Anche immaginando di intraprendere una relazione amorosa con Naruto, non riusciva a pensare al loro rapporto in maniera diversa: non ci sarebbero stati sbaciucchiamenti in mezzo alla strada, né paroline dolci, nomignoli o regali d’anniversario, niente di tutto ciò. Avrebbero continuato a litigare, o meglio, lui avrebbe continuato a dire e fare sciocchezze, e lei lo avrebbe menato ogni volta che ce ne fosse stato bisogno, e poi avrebbero risolto tutto con un bacio. Stop. Le si imporporarono le guance al solo pensiero.
«Sì, siamo sempre noi», confermò, e vide il volto del compagno aprirsi in uno di quei sorrisi che aveva sempre amato. «Ma per caso ti sei... ti sei pentito delle cose che mi hai detto l’altra sera?». Quella domanda le era uscita dalle labbra senza nemmeno averla pensata.
Naruto sgranò gli occhi, fraintendendo, e Sakura lo bloccò prima che potesse parlare.
«Non metto in dubbio che continui ad amarmi, ma forse preferisci che io e te siamo amici, anziché... ehm... qualcosa di più?».
Quel dubbio le metteva agitazione, come se da ciò potesse dipendere l’intensità dei sentimenti di Naruto verso di lei. Che cosa stupida.

«Sakura-chan, non ho mai detto questo», rispose il ragazzo, grattandosi la nuca. «Sarebbe meraviglioso se un giorno tu scegliessi me, ma nel frattempo voglio che tra di noi non cambi nulla. Non devi sentirti a disagio sapendo che io ti... che sono innamorato di te. Sono sempre il tuo migliore amico, quello con cui confidarti e scherzare».
Sakura represse a stento un sorriso divertito. «Non mi pare di essermi fatta tanti problemi in questi anni».
«Ma questa volta è diverso», spiegò Naruto arrossendo. «A dodici anni era solo una cotta, ora invece... be’, lo sai», concluse, mettendo le mani dietro la testa e accelerando il passo. Sakura allargò il sorriso, trovandolo adorabile nella sua ingenuità.
«No, Naruto, non lo so. Illuminami», lo prese in giro, raggiungendolo.
L’Uzumaki ridacchiò imbarazzato. «E dai, Sakura-chan, è già difficile di per sé... se poi ti ci metti anche tu...!».
Sakura inarcò un sopracciglio, scettica. «Non è difficile, sei tu ad essere un disastro con le parole».
«Ehi!», urlò lui, offeso, dandole una spinta. «Sai cosa ti dico? Anche la cucina non è difficile, sei tu ad essere un disastro ai fornelli!».
Naruto si pentì di quelle parole quando vide Sakura schioccare le nocche delle dita con sguardo assassino e a quel punto entrambi furono certi che quel loro rapporto così strano, così particolare, speciale, non sarebbe mai cambiato. Nemmeno a distanza di dieci anni.


Forse Naruto aveva preso un po’ troppo sul serio la questione del «Siamo sempre noi, vero Sakura-chan?» e la cosa la faceva imbestialire parecchio. Insomma, lei cominciava finalmente a provare qualcosa per Naruto e ora lui non la degnava nemmeno di un misero invito per quella stupidissima festa?
Sospirò, guardando il via vai di gente in mezzo alle bancarelle.
Konoha illuminata a festa durante la notte era un vero spettacolo. Le rosticcerie erano addobbate con lucine multicolore, ghirlande di fiori e lanterne rosse. Ovunque aleggiava un tiepido odore di carne arrostita. Le voci dei bambini e le risate amplificate dall’alcol si mescolavano con la musica, una melodia energica e ritmata che faceva venire voglia di ballare.
Sakura non si era mai sentita così sola. Oh, se solo Naruto l’avesse invitata...
Come per magia, vide passare l’oggetto dei suoi pensieri a velocità supersonica.
«NARUTO!», urlò, correndogli incontro. «FERMATI SUBITO!».
Lo afferrò per il colletto della maglia, costringendolo a bloccarsi.
Il ragazzo si voltò, portandosi una mano dietro la testa per l’imbarazzo, ma presto il sorriso di scuse si trasformò in un’espressione esterrefatta. Sakura indossava un kimono rosso con ricami floreali che le arrivava al ginocchio e aveva legato i capelli in una crocchia morbida, dalla quale sfuggiva qualche ciocca che le incorniciava il viso lievemente truccato. E i suoi grandi occhi verdi... oh, li aveva sempre amati gli occhi di Sakura.
«Sakura-chan», boccheggiò. «Sei bellissima!».
La ragazza arrossì, colta alla sprovvista, e si morse l’interno della guancia per reprimere un sorriso.
Per quanto Naruto potesse essere dolce e romantico e cavalleresco, Sakura non poteva dimenticare la questione dell’invito.
«Oh, be’, grazie, ma non cercare di distrarmi!».
Naruto inarcò le sopracciglia, confuso. «Distrarti da cosa, Sakura-chan?».
«Perché non mi hai chiesto di venire con te a questa festa?», soffiò, esasperata.
Naruto sorrise. «Ci sei rimasta male?».
«Sì, cioè, no... un po’, forse», rispose lei, arrossendo ulteriormente.
Allora Naruto le indicò il palco allestito a pochi passi da loro.
«Lo vedi, lì, Kakashi-sensei?».
Sakura lo colpì sulla nuca. «Non chiamarlo così! Ora per noi è l’Hokage!».
«Be’, l’Hokage mi ha chiesto di tenere un discorso lunghissimo sulla vittoria della guerra e ho pensato che non avrebbe avuto senso invitarti se poi saremmo stati tutto il tempo lontani».
Sakura si morse il labbro inferiore. Oh, avrebbe dovuto immaginarlo.
«Allora ti va di riaccompagnarmi a casa, più tardi?».
«Certo, ‘tebayo!», esclamò lui, raggiante. «Ora vado, altrimenti Kakashi-sensei mi ammazza!».
E a nulla servì urlargli nuovamente che quello era l’Hokage.


***


Centinaia di persone lo stavano fissando, attendendo che parlasse.
Naruto cercò lo sguardo di Kakashi, fermo dall’altra parte del palco, il quale lo incitò a continuare, e allora tirò fuori dalla tasca il foglio con scritto il suo discorso. Lesse qualche parola a caso. Guerra. Madara. Obito. Morte. Salvezza. Defunti. Pace. Commemorazione.
Prese un respiro profondo e cominciò.
«Oggi, siamo tutti qui riuniti per diversi motivi: primo tra tutti, commemorare i caduti in guerra...».
Alzò gli occhi sulla folla. Vide le lacrime farsi strada negli occhi di ogni ninja lì presente, vide il dolore per la perdita delle persone care.
«...e per onorare i superstiti», continuò, stringendo il foglio tra le dita.
Onorare i superstiti? C’era davvero scritto così? Ma che diamine significava?
Naruto accartocciò il foglio e lo gettò via, poi rialzò gli occhi sul pubblico.
«Come tutti voi ben sapete, sono Uzumaki Naruto, l’eroe di Konoha». Rise di se stesso, come un bambino, destando lo stupore della gente. «Ma chi voglio prendere in giro? Io, un eroe? Cosa ho fatto per meritare questo titolo? I veri eroi sono Yamanaka Inoichi, Nara Shikaku, Hyuuga Neji e tutti coloro che si sono sacrificati un anno fa. È grazie a loro se siamo vivi, qui, a festeggiare la fine della guerra».
Guardando una vecchietta annuire in segno di approvazione e sorridergli con calore, Naruto si sentì invaso da una forza nuova, sconosciuta, che gli permise di proseguire un discorso improvvisato sul momento, ma che veniva dal profondo del suo cuore.
«Certo, non ci sarà mai un solo giorno in cui non sentiremo la mancanza dei nostri cari e il dolore sarà forte, inevitabile, ma ricordiamoci che proprio loro avrebbero voluto vederci felici. Godiamo del presente che ci hanno donato e costruiamo un mondo nuovo. Niente più guerre: solo pace, amore e tanto ramen!».
Il pubblico scoppiò in urla e applausi, e Naruto scese dal palco, lasciandosi trasportare dalla gente in mezzo alla festa.
Sakura, guardandolo da lontano, si asciugò gli occhi lucidi con il dorso della mano.
Era inutile che Naruto lo negasse, era proprio quello che faceva di lui un vero eroe. Il suo eroe.















Note dell'autrice:
E' da quando è finito Naruto che immagino una cosa de genere e finalmente sono riuscita a buttare giù qualcosa. Spero che vi piaccia! Se avete notato, questo capitolo è collegato al precedente tramite la dichiarazione di Naruto. Nient'altro da dire, GRAZIE a tutti coloro che seguono e commentano questa raccolta, vi adoro! ♥

Soly Dea
  
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