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Autore: quirke    15/02/2015    2 recensioni
"Che cazzo ti prende?" urlò ferito, "Vuoi risvegliarti, Harry? Sei soltanto una testa di cazzo che vuole buttare giù chiunque, lì con te" E si avvicinò spintonandolo, ignorando i respiri irregolari di Harry ed i singhiozzi irruenti. "Ma io non ci sto più a questo stupido gioco, stronzo. O la smetti di fare il bastardo, o me ne vado io" Con l'ultima spinta, lo addossò al bancone, facendogli male alla schiena.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo, ma queste settimane sono state pesanti e non ho avuto proprio tempo. Questo è il terzo capitolo, e tutto si è evoluto senza tanti dettagli, lascio il lavoro di tessere gli avvenimenti tra il capitolo precedente e questo qui alla vostra immaginazione. Riempire e dare troppe spiegazioni, qualche volta potrebbe risultare noioso.
Siamo alla festa di compleanno di Lola :)

-Pedro è il solito noioso, e all'inizio sembra lamentarsi completamente. Beh, tutta quella rabbia era solo alimentata dalla frustrazione e gelosia riguardo Lola che, ahimè, si lascia andare ferendolo più del dovuto.

-Harry è davvero egoista. Silenzioso, carino e gentile, ma spingere il suo amico tra le braccia del diavolo è stata una mossa stupida che la mia Ashley cerca di far evitare, senza riuscirci comunque.
Intanto, se lui è felice, Harry se ne frega altamente di chi gli sta intorno. 
La scena dell'autobus riprende il primo capitolo, e mentre la stringe a lui, affrontano argomenti che, seppur siano normali, s'ingigantiscono e perdono senso se sono loro, in quelle condizioni, a condividere.

Non so cos'altro aggiungere, spero solo che il capitolo vi sia sembrato carino, non accettabile perchè quello che io avevo in mente ed avevo intenzione di creare era mille volte meglio dentro la mia testa ma comunque, dai! Buona lettura, e vi ricordo la nota musicale :)
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golden age


Golden Age

Capitolo III - Autumn
 

“Quando hai diciassette anni 
non fai veramente sul serio

 

"Smettetela con queste effusioni del cazzo"
"Secondo me, sei solo geloso Pedro"
La stanzetta offuscava ogni briciola d'intelligenza o salubrità. Il tavolino, incastrato tra un paio di divani in camoscio rosa pallido, era affogato da piattini colmi di chips, pop corn e schifezze di qualsiasi genere. Le confezioni di pizza ordinata erano posizionate dovunque, sia sul pavimento che in precario equilibrio su due lattine di coca cola.
Ogni tipo di rifiuto, dalle sigarette consumate alle bottiglie di birra terminate, era abbandonato sul pavimento della stanzetta, sopratutto ammassati agli angoli per non infastidire i vivaci movimenti degli ospiti.
Il karaoke barcaffé, artisticamente chiamato Karaoke dal proprietario, tanto ricco d'immaginazione, era stracolmo di gente quel sabato sera e Lola era riuscita a fatica a prenotare ed affittare una sala per quella sera.
Non che rispecchiasse a pieno i suoi gusti, dato che il suo diciottesimo compleanno lo voleva organizzato su uno yatch privato con tanto di Lil Wayne e il resto della Young Money a bordo, ma intanto quello era meglio di niente.
Con il microfono in mano, e dopo varie acrobazie che avevano messo a rischio la vita degli altri, si era finalmente decisa e sedersi sul sofà vellutato. Seppur la voce stridula non si fosse ancora stancata di strepitare, quello che per lei era cantare, Gold Digger.
Il caldo estenuante in quella piccolissima stanza era soffocante, le fronti imperlate di sudore e la voce annaspante.
Lola si era spogliata del maglioncino in lana rosa, rimanendo così in un paio di pantaloncini a vita alta consumato ed un body bianco con su disegnato un mazzo di carte. La pelle olivastra sbirluccicava per il caldo, la coda alta oscillava ad ogni strofa terminata. E, per approfondire il malumore di Pedro, Chanel aveva da poco afferrato l'altro microfono e cominciato a strillare, accompagnando la festeggiata e facendole il verso.
Pretendevano di cantare.
Il fumo annebbiava la stanza, la lampada illuminava quei metri quadrati di mille colori vivaci e diversi. Proiettava ombre e figure strane, bruciava la pelle di ogni invitato, colorava l'allegria instaurata nella festa.
Una volta terminata la canzone, sfumata nel baccano generale che si era creato, Poppy, carissima amica di Lola, s'appropriò del telecomando, impostando Beware di Big Sean, euforicamente.
Rubò l'ennesimo microfono da sopra il televisore e si affiancò alle altre due ragazze, spronandole ad alzarsi in piedi ed accompagnare la canzone con tanto di balli sensuali.
Le ubbidirono, saltellando sul pavimento umido e ricoperto da una miriade di coriandoli colorati e stelle filanti.
Cominciarono a cantare all'unisono, interrompendosi di tanto in tanto per ingurgitare un sorso di birra.
Pedro si era accomodato nel divano all'angolo, calmo e pacato. La camicia era sbottonata nelle prime asole, tradendo un paio di scapole sudate e magre. I capelli lattei avevano perso un po' di colore, erano umidi e, comunque e ancora, leggermente gonfi.
Sul grembo teneva un paio di mozziconi ed un accumulo di caramelle gommose, che andavano terminandosi tra un sorso di birra e un profondo assaggio di erba.
"Che palle!" borbottò flebilmente, indirizzandosi ad Harry.
Harry ridacchiò, facendo rabbrividire il petto. Allungò le gambe ed incrociò gli stivaletti in camoscio sotto al tavolino.
Protese una mano verso il ventre di Ashely, afferrò una manciata di croccantini e cominciò a mangiarli elegantemente, uno per uno. Posandone anche qualcuno sulla bocca umida della ragazza che schiudeva le labbra, permettendogli di accarezzarla quel poco indispensabile prima di appoggiarle il biscotto sulla bocca.
Era allungata sul resto del divano, poggiando la testa sulle sue coscia, a fissare lo spettacolo davanti a lei. Non si stava lamentando, anzi, si stava anche divertendo seppur non avesse sfiorato nemmeno un goccio d'alcool, non lo reputava necessario.
All me, di Drake, tuonò tra le quattro mura improvvisamente, allegerendo un po' l'atmosfera.
Ashley piegò le ginocchia spigolose, avvolte da un skinny jeans e prese a tamburellare il ritmo della canzone contro le sue coscia.
"Voglio divertirmi!" protestò ancora una volta Pedro.
"Ripeto" esclamò Ashley, non smuovendosi ancora, "Sei solo geloso che siano lesbiche, e quindi non ti degnino di un'occhiata" Allungò una mano all'indietro e, una volta incontrato il ginocchio di Pedro, lo accarezzo come a dargli forza, compatirlo.
"Poppy non é lesbica" mormorò Harry.
In tutto erano una decina di ragazzi, di cui la maggioranza proveniva dalla sua stessa scuola, mentre gli altri erano degli scarti pescati da vecchie conocenze della festeggiata. Avevano il loro fascino, certo, forse erano anche fin troppo belli rispetto a lui, ma avevano fumato così tanto da frantumare ogni sorta di divertimento o conoscenze che si sarebbero potute creare in quella festa. C'erano Lola e le sue amiche che ballavano davanti al karaoke, loro tre che le fissavano senza alcun apparente problema, dato che potevano godersi la vista di un bel paio di fondoschiena in primo piano, e poi quel gruppetto sospetto che balbettava parole incomprensibili tra un mozzicone e l'altro. Lo stesso gruppo che aveva passato a Pedro un paio di canne, gentilmente.
"Ma é bruttina" rispose Pedro, senza peli sulla lingua.
"E non venire a lamentarti se poi nessuno vuole intavolare una conversazione civile con te" lo rimbeccò subito Ashley, "Sei stronzo"
"Ho il mio fascino" obbiettò sensualmente Pedro, ancora una volta.
Lola, Poppy e Chanel, ormai ragazza indiscussa della festeggiata dato che avevano preso a slinguazzarsi nel centro della sala, e finalmente!, ballavano sotto le note di Dont Tell 'Em, di Jeremih.
Qualcun'altra si era aggiunta a loro, alzando le braccia in alto e abbandonando ogni sorta di dignità rimastale.
"Provaci, allora" sentenziò Harry.
Sapeva chi era l'obbiettivo di Pedro, chi tanto bramava e desiderava, sopratutto quella sera.
"Non ne varrebbe la pena"
"Cosa?" Ashley s'introdusse nel discorso, girando il capo verso di loro. Non capiva niente.
"Non ti riguarda, stellina" la ammutolì Pedro, rinfacciandole una smorfia infantile.
Con quella risposta, Pedro non fece altro che catturare la sua attenzione. Infatti, Ashley abbandonò completamente la posizione precedente, puntellando così i gomiti contro le coscia di Harry e sdraiandosi a pancia in giù, per osservarli meglio.
"Che ti frega" esclamò Harry, cominciando ad accarezzare la schiena di Ashley. "Potrai giustificarti domani, dicendole che eri così ubriaco da non averla più riconosciuta"
"Sei matto" sbuffò subito dopo Pedro, incrociò poi le gambe mandando al diavolo il restante delle caramelle che cadde sul pavimento.
"Dai, lo sai perfino tu che lo vuoi"
Pedro si rilassò contro lo schienale del divano, abbracciò il collo di una bottiglia di birra tra le dita e ritornò a fissare la festeggiata scuotersi come non mai, muovere il bacino e accarezzare il collo di Chanel con la lingua.
"Vai" lo spronò ancora Harry, fissando il suo profilo ardentemente.
Pedro balzò su, sbattendo la bottiglia vuota contro il tavolino. Si sistemò il colletto della camicia, tolse dai jeans i residui di cibo e spettinò i capelli, portandoli da un lato.
"Che vuole fare?" Ashley lo seguì dirigersi verso il gruppetto di ragazze, sicuro, tentennante. Forse più debole che fiducioso.
"Shh" soffiò Harry, dolcemente.
Afferrò una lattina di Fanta, portandola sulle labbra umide e non smuovendo lo sguardo dal suo amico.
Pedro, imponendosi un'aria un po' brilla e inconsapevole, si diresse verso Lola e Chanel. Gli occhi chiari brillavano libidinosi, viziosi. Allungò una mano e s'incastrò tra le due ragazze, cominciando a smuoversi, agitarsi lentamente e oscillare ogni parte del suo corpo.
Ashley ritornò a guardare Harry, fissò la mandibola rilassata, gli occhi scaltri e le labbra divertite. I capelli spettinati e scombussolati, il collo nudo e seducente.
Sbuffò e ritornò a fissare nuovamente Pedro.
Hey Daddy, di Usher, rieccheggiava senza sosta.
Pedro, intanto, si era completamente lasciato andare. Chanel aveva morso le labbra di Lola, sotto lo sguardo impotente del ragazzo. Poi Lola, e nel mentre Pedro non si era permesso di respirare, rischiando quasi di soffocare, si era allungata verso di lui lentamente. Aveva combaciato il bacino, sfiorato il suo petto tremante con il seno prosperoso, e si era avvicinata alla sua bocca, secca. Il corpo fremeva, era eccitato, e perfino Ashley se ne rese conto.
Pedro schiuse velocemente le labbra, invitandola senza tanti giri di parole. Cercò di cancellare subito il sapore di Chanel e concentrarsi solo su quello di Lola, bramato, desiderato così tanto da non averne abbastanza.
Chanel aveva cominciato a ridacchiare divertita, lasciandoli divertire. Era evidentemente un po' brilla, se rideva di gusto a quella scena.
Lola aveva incastrato le unghia laccate di rosso sui capelli di Pedro, cominciando a graffargli la nuca ed approfondire il bacio, fino a finire contro un muro, incastrata dai respiri irregolari del petto di Pedro.
"Si farà soltanto male" confessò Ashley, tracciando dei ghirigori con le dita sulla coscia di Harry. "Dovresti fermarlo"
"Passerà"
"Dai"

 

Gennaio si era poiettato ancora più gelido di dicembre, non che Harry non se lo fosse aspettato, ma sperava che perlomeno le temperature si potessero alzare.
Il cielo era buio, costellato di tanto in tanto da deboli accumuli di stelle che non servivano proprio a nulla dato che solo i lampioni si erano degnati di illuminare la strada.
Il vento fischiava instancabilmente, ruggiva ripiegando sotto al suo volere i rami spogli dei pochi alberi nei dintorni.
L'autobus frenò stridulo, accostandosi ad una fermata. Alla sua destra, miriadi di macchine e veicoli di qualsiasi tipo fuggivano intrepidi, brillando forse ancor più dei lampioni. Stridevano contro l'asfalto umido, tappezzato da pozzanghere.
L'acqua scrosciava rumorosamente, batteva contro le finestre appannate dell'autobus, rigandole. Quest'ultimo era quasi vuoto, vi erano soltanto qualche decina di persone.
Quando volle riprendere la strada, questo rieccheggiò un aspro e sgradevole lamento del motore. Poi, lentamente, si amalgamò al traffico ritornando a viaggiare tra quelle strade inglesi.
Harry si era coperto il collo con una calda sciarpa di lana. Il giubbetto pesante in velluto lasciava intravedere una camicia a quadretti slacciata, che a sua volta rivelava una semplice tshirt bianca. I jeans scuri terminavano in un paio di anfibi, quasi slacciati.
Respirava tranquillamente, dando importanza ad ogni inalazione. Odorava di tabacco, ma poco. I capelli erano incastrati dentro la cuffia grigia, gli occhi luminosi erano stanchi e fissavano il mondo fuori da quel finestrino, non prestandoci comunque molta attenzione.
Stretta a lui, stretta tra le sue mani e sinuosa, avvolta dalle sue braccia e nascosta come una rara perla, c'era Ashley.
Odorava di pioggia, e anche di campi infiniti di fiori e spensieratezza. Stringeva i suoi fianchi morbidi con le dita, come temendo che potesse sfuggirle da un momento all'altro.
Il maglione semplice e bianco, sempre oversized per renderla ancora più fragile, le copriva il corpo minuto. Le gambe lunghe erano strette in un jeans che veniva poi arrotolato in dei veloci risvolti che lasciavano scoprire un paio di calzini bianchi.
"Harry" Ashley soffiò il suo nome sulla porzione di collo scoperta, portandolo a rabbrividire.
Lo fissava da ormai parecchio tempo, ancorata al suo mento e tutti i tratti del viso rilassati. Una visuale che da sotto le forniva nuovi e preziosi dettagli che caratterizzavano il suo viso.
Harry si staccò dal finestrino, abbassando lo sguardo ed incrociando i suoi occhi, invitandola a parlare.
"Qualche volta mi capita di pensare, sai?" mormorò docile, "Secondo te, fino a quando dureremo?"
Ashley abbassò lo sguardo, cominciando ad accarezzare il petto di Harry, solleticarlo e disegnarci strane figure incomprensibili.
Harry non seppe cosa risponderle, non ci aveva mai pensato a quello. Semplicemente non era una ragazza, ed evitava tutte quelle seghe mentali assurde che non avrebbero fatto altro che distruggere quel poco che avevano creato. Anzi, si corresse subito, quel tanto che avevano messo in piedi.
"Non pensarci, no?"
Ashley sbuffò, fissandolo con un cipiglio inasprito.
"Non ci faccio mica apposta"
"Ashley?"
"Mh?"
"Come reagiresti se morissi domani?"
Ashley si tese quanto una corda di violino, si rilassò poi. Sussultò sulle ginocchia di Harry, tremando un po', e infine si ricompose, lanciandogli prima un'occhiataccia aspra e ridacchiando successivamente. Se avevano tutti quei pensieri strani in testa, era colpa solo di quella strana compagnia di Lola che li aveva covinti a fumare una loro "specialità" indimenticabile.
"Entrerei in camera tua, rubandoti qualsiasi cosa m'interessasse. Poi farei festa al Karaoke. Effettivamente , e solo in quel caso, mi concederei una bellissima sbornia"
"Soltanto per me"
"Sì, mi ubriacherei solo per te"
"Un giorno vorrei vederti ubriaca"
"Basta che muori"
Harry approfondì lo sguardo, scavando a fondo dentro Ashley, scuotendola senza alcun consenso. Aumentò la stretta sulla sua schiena, gliel'accarezzò dolcemente.
"Va bene"
Ashley ridacchiò divertita, spiaccicandosi ancor di più contro il suo corpo, avvinghiandosi a lui, combaciando il suo mento con l'incavo tra la spalla e il collo di Harry, stringendo le mani intorno al suo bacino.
"Mi farai impazzire" le sussurrò all'orecchio, soffiandole contro la pelle. Riscaldandola.
"È quello che voglio, infatti" gli mormorò sulla pelle nuda del collo, "Magari finisci per diventare uno squilibrato, ti suicidi e finalmente potrò ubriacarmi!"
Harry, semplicemente, scrollò le spalle.
L'autobus svoltò, curvò senza un briciolo d'eleganza, costringendo Ashley a premersi contro Harry, che a sua volta l'accettò senza tanti giri di parole, senza ripensamenti inutili. Senza nemmeno pensarci, quasi un tic involontario e sopratutto quotidiano, abituale.
Magari era già impazzito, no?

 

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Verde Vênus | via Tumblr
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