Film > The Big Four
Segui la storia  |       
Autore: gingersnapped    17/02/2015    3 recensioni
Hiccup Horrendous Haddock III era tutto fuorché orrendo, come invece suggeriva il suo nome
Merida Dunbroch era una ragazza non convenzionale.
Jackson Overland Frost era il tipico adolescente che si nascondeva dietro una maschera
Rapunzel Corona era di una bellezza che rasentava la perfezione.
Questa però, non è una raccolta d’amore. Questa è una raccolta di come questi quattro amici si innamorarono –e alcuni scoprirono più tardi di esserlo già in precedenza. Questa è una raccolta di giorni normali resi speciali da momenti e da parole, oppure da un semplice gesto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mericcup
 


Non era certo da Merida piangere. Era, ovviamente, caratteristico della ragazza litigare con Macintosh che stava prendendo in giro un bambino che solo soletto si era trovato costretto a passare di lì, ed era sempre caratteristico prendere le difese di un bambino che neanche conosceva, solo che non era da lei correre via, non era da lei scappare e piangere una volta raggiunto un corridoio deserto. Non aveva mai dato peso alle parole di quel pallone gonfiato, solo che quella volta era diverso. Tutto era diverso.
“Sappiamo entrambi che sei sola, Dunbroch. La tua famiglia non ti vuole, neanche più quelli che credevi amici ti vogliono.”
E sembrava tutto così dannatamente vero. Tutti la evitavano da giorni ormai: nessun abbraccio da Rapunzel, nessuno scherzo da Jack. Credeva persino di essersi dimenticata  di che colore fossero gli occhi di Hiccup. Strinse le ginocchia al petto, soffocando un singhiozzo.
Ad un certo punto la rossa sentì dei passi, e avvertì qualcuno che si sedette accanto a lei.
“Certo che questi corridoi deserti sono affollati per emarginati e ribelli”, commentò sarcasticamente un ragazzo, con una voce fin troppo familiare.
“Chiunque tu sia, vattene”, biascicò lei, la voce impastata di pianto, non riconoscendo il ragazzo.
“Che hai, Merida?”
A quel punto lei aprì gli occhi e si ritrovò a poca distanza dai suoi quelli verdi del moro che conosceva da tantissimo tempo ormai.
“Niente, Hiccup. E adesso, vattene!”
“No, non me ne vado. Tu non piangi, ma lo stai proprio facendo. Perché?”
“Senti, Hic, vattene prima che ti faccia sparire in un altro modo”, soffiò lei, troppo scossa per risultare anche un minimo intimidatoria.
“Dovrai inventartene uno allora, perché io non mi muovo da qui”, disse lui, pacato, con un sorriso mite stampato sulle labbra fini. “Ho visto che parlavi con Macintosh prima..”
Merida spalancò gli occhi. “Non mi parli da giorni e poi mi vedi parlare con Macintosh?”
“No..è che.. certo, se-sembrereb-bbe.. oh, insomma, è per una buona causa!”, cercò di giustificarsi Hiccup, ricevendo lo sguardo scettico della rossa.
“Non mi parli per una buona causa? Dimmela, allora”, disse arrabbiata.
“Non posso.”
Merida sospirò, e una lacrima le scese sulla guancia rossa. “Ho capito”, disse, alzandosi.
“Aspetta, dove vai?”, chiese Hiccup, alzandosi anche lui.
“Me ne vado in posto dove posso rimanere sola, quindi senza di te!”
“Ma tu non sei sola, non lo sei mai. Hai me, per esempio, e hai Punzie, e Jack, e quelle tre pesti dei tuoi fratelli, e i tuoi genitori..”
“E dove siete stati in questi giorni? Perché mi avete lasciato sola-“
“Non è vero!”
“Si, invece. Ha ragione Macintosh, nessuno mi vuole più..”, sussurrò Merida, con gli occhi che ricominciavano a lacrimare.
“Quindi è stato quell’idiota a farti venire in mente un’idiozia del genere?”, chiese Hiccup, abbracciandola contro la sua volontà, visto che la rossa cercava di divincolarsi. “Siamo sempre qua, e ti vorremo sempre. Solo che..”disse il moro, accarezzandole i capelli dolcemente.
“Solo che cosa?”
La scostò leggermente, in modo da potersi guardare. “Doveva essere una sorpresa, e lo sarebbe stata se tu.. ecco, noi ti stiamo preparando una festa.”
La ragazza sgranò gli occhi, sorpresa. “Voi mi avete fatta sentire malissimo per una stupida festa?!”
“Non chiamarla così, altrimenti non so proprio cosa ti farebbe Rapunzel.”
“Siete così stupidi. Tutti voi. Io non voglio una festa, io voglio voi, adesso e per sempre”, disse lei, incredula ancora a tutta la vicenda.
“Hai creduto alle parole di Macintosh che tu una volta hai chiamato nullità tonante e cretino fosforescente. Chi è la stupida?”
“Hai dimenticato cretino con qualche lampo d’imbecillità”, aggiunse lei, dopo un po’. “E comunque sembrava avere così ragione..”
“La prossima volta che pensi che Macintosh abbia ragione tu-“
“Prima mi do uno schiaffo e poi lo picchio?”, propose la rossa, facendo ridere Hiccup.
“No. Vieni da me e ne parliamo.”
“Non penso succederà nuovamente, insomma, è pur sempre un cretino con qualche lampo d’imbecillità.”
“Allora questo sarà un invito potenziale.”
Merida si asciugò le ultime lacrime che aveva con le maniche della maglietta, e abbracciò di slancio il moro.
“Grazie, Hic.”
“Di nulla. E adesso, andiamo alla festa.”
Stavano per girare l’angolo quando videro Elsa, la cugina più grande di Rapunzel, con gli occhi gonfi correre quasi addosso a loro.
“Scusatemi”, disse, con la voce rotta dal pianto, sparendo appena ne ebbe l’occasione in quel corridoio deserto.
“Visto? Questi corridoi deserti sono così affollati”, disse nuovamente il moro, facendo alzare gli occhi al cielo alla rossa.
“Mi vuoi portare a questa festa o no?”
“Ti devi fingere sorpresa però.”
“Hiccup!”
 

 
Jackunzel 

 
Rapunzel guardò nuovamente l’orologio. Erano soltanto le 11 e 10 e lei aveva un pranzo con Flynn soltanto alle 14 e 00. Cosa fare? La sua stanza era già pulita, i libri erano sistemati e i compiti tutti svolti. La soluzione era chiamare Merida? La bionda dubitava che con una bella giornata come quella l’amica non sarebbe corsa a fare equitazione e tiro con l’arco. Avrebbe potuto vedere un film, ma alla televisione non facevano niente al momento, e dopo già cinque minuti si era stufata di fare zapping, pigiando annoiata il tasto per cambiare canale. E poi non avrebbe dovuto neanche preoccuparsi dell’abbigliamento perché l’aveva scelto il giorno prima con Anna, la sua dolce cugina, e Merida, che annoiata aveva detto a ogni maglietta, gonna o pantaloncino “bello” senza guardarlo veramente. Guardò il vestitino corto in panno bianco, adatto per la primavera, e il resto degli accessori rosa. Sarebbe stato tutto assolutamente perfetto se non fosse così annoiata. I suoi occhi puntarono nuovamente le lancette dell’orologio. 11 e 13. Guardò nuovamente il vestito accuratamente scelto, e decise di uscire prima del previsto, passeggiando per le vie assolate della città.
E così, raggiunto il parco, fu felicissima quando vide Jack in compagnia di due bambini, un maschio e una femminuccia, più piccola.
“Jack!”, esclamò infatti, avvicinandosi.
“Ciao Punzie”, salutò lui, leggermente in imbarazzo. “Jamie, Sophie, io sono qui, non allontanatevi”, disse ai bambini, tornando a prestare attenzione alla bionda.
“Che ci fai così in ghingheri al parco? Il bianco non è di certo il colore adatto per andare qui”, le chiese Jack, infilando le mani nella tua tipica felpa.
“Ho un pranzo pomeridiano con Flynn, quindi sono venuta qui a passarmi il tempo”, rispose la bionda.
“Un pranzo pomeridiano?”, ripeté Jack, stranito, esternando tutto ciò con una smorfia molto eloquente. Si sedette su una panchina lì vicino, in modo di avere la visuale libera per poter osservare i due bambini. “Non sono neanche le 12.”
“Non ci vedremo prima delle 14, ha dei compiti da finire”, spiegò la bionda, seguendo lo sguardo dell’amico. Un attimo prima sembrava arrabbiato e adesso rideva a crepapelle.
“Cosa? Ha disertato il vostro appuntamento per i compiti?”
“L’ha solo posticipato”, lo corresse lei, alzando gli occhi al cielo. “E comunque ne sto approfittando per farmi una bella passeggiata. È una bella giornata dopotutto.”
Jack sorrise. “Suppongo.”
“Come fai a dirlo? La primavera è meravigliosa, adoro aprile”, disse lei, chiudendo gli occhi e beandosi della luce del sole che le riscaldava la pelle.
“Vieni, facciamoci una passeggiata”, propose Jack, alzandosi.
“E i bambini?”
“C’è Toothiana, più in là. E poi c’è anche Bunnymund. Se la caveranno” , rispose lui, stringendosi nelle spalle.
La ragazza lo seguì, e camminò accanto a lui mentre la portava in un sentiero ombreggiato che terminava verso una fontana. “È bello, questo parco.”
“Hai ragione”, accordò lei. “Allora, di cosa vogliamo parlare?” 
 
Dopo un po’ ridevano a crepapelle, seduti sul bordo di quella fontana vuota, ma comunque magica.
“E poi mi ha detto: ‘avanti Frost, sfidami se hai il coraggio’ e io gli ho risposto: ‘temo che perderesti, Bun’”, concluse Jack, guardando la bionda tenersi la pancia per le troppe risate. Era assolutamente stupenda con quelle gote arrossate per il troppo riso, gli occhi verdi in quel modo sembravano ancora più splendidi, e i ciuffi biondi che sfuggivano dalla treccia erano divini.
“Sei assolutamente pazzo, Jack”, commentò lei, ridendo ancora. “Povero Bunnymund che deve sopportarti!”
“Se lo meritava!”, esclamò l’albino, e allo sguardo indagatore della bionda fu costretto ad aggiungere :“Almeno quella volta.”
“Perfetto, adesso tocca a me. Primo libro che hai letto.”
“Non me lo ricordo. Probabilmente uno di quel tipo, lì, Stilton”, rispose Jack, molto vago.
“Quel tipo, anzi quel topo si chiama Geronimo Stilton!”, esclamò Rapunzel per poi ridere di nuovo. “Il primo libro che ho letto è stato La piccola principessa. Sarah era così buona e gentile e così intelligente che desideravo essere come lei.”
“Ma lo sei già”, le fece notare Jack. Al che lei assunse una postura fintamente regale e con accento fintamente inglese disse “Ma non sono una principessa.”
“Okay, ora di nuovo il mio turno. Ehm, sì, lo so. Amico o amica preferito”, disse lui, sorridendo malignamente.
“Jack, non puoi farmi questo! Io..passo!”
“Non è possibile passare in questo gioco”, la informò il ragazzo, e Rapunzel si morse un labbro.
“Maschio o femmina?”
“Entrambi.”
“Presenti esclusi?”
“Assolutamente no.”
“Sei un ragazzo orribile”, scherzò lei, guardando il cielo. Chi era più importante tra Merida, Hiccup e Jack? Merida era la sua amica per eccellenza, anche se non condividevano poi così tanti interessi. Quello che lei reputava piacevole, come una passeggiata al tramonto, o osservare le nuvole, erano tutte attività che la rossa trovava estremamente noiose e viceversa, tutto ciò che Merida riteneva piacevole, come cavalcare senza sella in un bosco pieno di ostacoli e duellare con spade medievale, erano attività che spaventavano a morte la bionda. C’era Hiccup, che era la sua controparte maschile. Non c’erano bisogno neanche di parole, si intendevano con il solo sguardo, verde nel verde. Passavano pomeriggi interi a parlare dei loro libri preferiti, a scambiarsi opinioni e metodi per disegnare. E poi c’era Jack. Il suo cuore fece un tonfo sordo, per poi battere leggermente più veloce. Jack era il più buon farabutto che avesse mai incontrato, da quando anni fa si erano conosciuti e da allora –Rapunzel questo lo sapeva bene- niente era stato più lo stesso. Ma per lei erano tutti importanti allo stesso modo come amici.
“Non posso scegliere. Siete per me più di quanto io sia per me stessa”, rispose Rapunzel.
“Okay, tocca a te.”
“Non hai risposto!”
“Jamie. Sì, proprio Jamie. Voi siete la mia famiglia, ma Jamie è il mio amico preferito.”
Rapunzel disegnò con le labbra una ‘o’ di sorpresa.  “Nuovo argomento. Primo amore.”
“Passo.”
“Non è possibile passare in questo gioco”, lo canzonò lei, ripetendogli quelle stesse sue parole.
“Allora esercito il diritto di non giocare più.”
Rapunzel aggrottò le sopracciglia, pensierosa. “Sei impossibile! E poi ci conosciamo da sempre, sono la tua famiglia Jack”, disse lei, non evitando di canzonarlo alla fine.
“Ti basta sapere che è bionda?”
“È Elsa?”, chiese la (bionda) ragazza.
“Non parlerò più”, disse lui, cupo.
“Oh mio Dio! È Elsa!”, esclamò lei, un’espressione indecifrabile sul viso.
“E sentiamo, quale sarebbe il tuo?”
“Oh, è semplice. Hercules. Io e Merida avevamo una cotta pazzesca per lui qualche anno fa.”
“Cosa?”, domandò Jack tra le risate.
“Eravamo giovani e..”
“..in preda agli ormoni a quanto pare!”
Rapunzel fece una smorfia, e gli diede uno scappellotto. “Ho un altro turno allora, per questa tua bravata.”
“Avresti dovuto informarmi che il tuo primo amore fosse così ridicolo!”
Lei lo ignorò. “Primo bacio.”
“Questo te lo concedo. È stata Merida, curiosamente.”
Rapunzel non riuscì a trattenere la sorpresa e cacciò un urlo, gli occhi verdi increduli. “Cosa?!”
Jack rise, per poi assumere quel suo sorriso malizioso. “È stato due anni fa, e non è stato neanche poi un granché.”
“Ma perché? Lei non me l’ha mai detto! Raccontami tutto!”
“Non ricordo bene.. Era estate ed era il periodo in cui Hiccup-“
“Si era preso una cotta per Astrid”, concluse la bionda.
“Esattamente. E poi lei mi ha detto che-“, iniziò Jack ma si fermò. E se Merida non avesse detto a Rapunzel quello che aveva detto a lui? D’altronde non le aveva neanche raccontato del bacio.
“Che cosa?”, domandò avida di curiosità Rapunzel.
“Niente, lascia stare.”
“Jack, andiamo. Me lo devi. “
“Merida mi aveva appena detto che era stracotta di Hiccup.”
“Ma questo lo sapevo!”
“E io le ho detto che se mai avrebbe voluto dirglielo avrebbe dovuto anche baciarlo. Poi lei mi ha baciato e ha detto:’così?’ e io le ho suggerito di farlo durare più di due secondi cronometrati.”
“Non ci posso credere che il tuo primo bacio è stato Merida! È..”
“Capitato e basta. Tu, invece? Sempre primo bacio.”
“L’anno scorso, con Flynn”, rispose lei, sorridendo al ricordo. “Era sera, ed eravamo su una barca, ed eravamo circondati dalle lanterne ed era tutto perfetto. Era il mio primo appuntamento, ed è stato romantico, più di quanto tu possa dire. Tu e Merida..”
“Sì, io e Merida ci siamo baciati perché lei voleva baciare Hiccup che in quel momento stava baciando Astrid, però è stato un bel bacio”, disse Jack.
“Ma non perfetto. Quello mio e di Flynn lo è stato. Dio stesso ha sorriso.”
Un silenzio amichevole cadde tra loro, senza risultare eccessivamente fastidioso.
“Smettila di guardarmi così”, disse poi lei, un sorriso che emergeva tra le labbra ma che tentava di nasconderlo.
“Così come?”, chiese lui, sperando di sembrare innocente.
“Come se sapessi tutto di me.”
“Ma io so adesso tutto di te. Conoscevo un sacco di cose prima, e adesso le conosco tutte. Abbiamo giocato a dirci qualcosa di noi per due ore”, disse l’albino. Rapunzel quasi scattò in aria.
“Due ore? E adesso, che ora è?”
“Quasi le 14..”
Fu proprio in quel momento che realizzò che la ragazza si era fermata a parlare con lui perché aveva del tempo da impiegare aspettando l’ora in cui lei e Flynn avrebbero potuto fare il loro pranzo pomeridiano, e l’albino desiderò non aver detto niente. Ma ormai aveva parlato, e la bionda si era alzata.
“Sarà meglio che vada”, disse. “Grazie della compagnia.”
“Figurati.”

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Big Four / Vai alla pagina dell'autore: gingersnapped