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Autore: Neflehim    17/02/2015    1 recensioni
Subito dopo la partita contro il Rakuzan, Kagami viene invitato da uno sponsor di una delle più famose università a tornare a Los Angeles per iniziarsi al professionismo.
Kuroko ferito per l'abbandono dell'amico decide di non avere più alcun rapporto con lui, di qualsiasi genere.
Passano tre anni, e Kuroko con la sua vecchia "famiglia" delle medie (i Miracoli) si ritrovano a doversi recare a Los Angeles per problemi personali, sperando con tutto se stesso di non fare incontri dolorosi.
Ma si sa, Oha Asa non sbaglia mai!
E per l'Acquario ha previsto poca fortuna ancora per molto, molto tempo.
[Coppie principali: KurokoxKagami,AominexKuroko,AominexMomoi,MidorimaxTakao.
Forse altre nel corso della storia]

[SOSPESA]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap I in fase di revisione
1.
Partenza.

Accade, in un momento imprecisato, che il tuo mondo, la tua realtà venga completamete distrutta, da poche e semplici parole.
Che il tuo punto di riferimento, la stella che seguivi ciecamente, ti abbandoni, sparisca, senza alcuna esitazione.
Accade che tu debba lasciarla andare per non limitare il suo viaggio, la sua ascesa.
Le stelle devono brillare alte nel cielo e non si accontentano di una luce tenue e soffusa.
Tetsuya lo sapeva,da sempre, ed era per questo motivo che si era costretto ad accettarlo, anzi a renderlo reale lui stesso.
Aveva schiacciato tutto il suo dolore in un piccolo anfratto della sua anima, aspettando il momento opportuno per dargli sfogo.
Era perfino riuscito a sorridere quendo gli era stato annunciato che sarebbe partito per l' America e che probabilmente non sarebbe più tornato.
<< Se è questo quello che desideri, allora sarò felice per te, Kagami-kun>> gli aveva detto.
Il suo volto era rimasto imperscrutabile, mentre il suo mondo gli crollava sotto i piedi.
Lo aveva accompagnato all'areoporto assieme a tutti i loro amici e si era limitato a salutarlo con un semplice
" Buon viaggio" senza alcuna emozione nella voce, nè sentimento.
Era un così bravo bugiardo, Kuroko Tetsuya, ma non fino a quel punto.
Sapeva nascondere i sentimenti dietro una maschera impenetrabile,ma non riusciva a esternare false emozioni.
A malapena riusciva a tirar fuori quelle vere.
Ricordava lo sguardo fisso di Kagami, come se si aspettasse qualcos'altro da lui.
Cosa voleva che gli dicesse?
" Ti chiamerò"?
Oppure un "ci sentiamo appena arrivi"?
Se era così, sarebbe rimasto davvero deluso,Taiga.
Non aveva intenzione di chiamarlo. Mai più.
La sofferenza era già troppa da sopportare, senza aggiungerci quella di dover sentire la sua voce attraverso un apparecchio, con la consapevolezza che lo aveva abbandonato.
Era rimasto in piedi, silenzioso, mentre vedeva la sua luce, avviarsi verso il gate senza mai guardarsi indietro.
Aveva seguito,nel silenzio più assoluto - o almeno più del solito- gli altri fin sopra il terrazzo, dove solitamente i parenti o gli amici rimasti a terra salutavano i propri cari che probabilmente non li vedevano nemmeno.
Ricordava gli sguardi dei suoi amici fissi sulla sua nuca per tutto il tempo ma anche così non aveva fiatato. Senza emozioni e con un debole saluto se ne era tornato a casa per poi chiudersi in camera.
La luce spenta e le finestre sigillate.
Solo allora aveva sfogato il suo dolore in un pianto disperato e per la prima volta in vita sua, Kuroko Testuya era stato violento.
Aveva perso la lucidità e solo parecchio tempo dopo si era come risvegliato, ritrovandosi in mezzo alla sua stanza semi distrutta, qualcuno che urlava, freneticamente bussando da dietro la sua porta,la mano insanguinata gocciolante sul pavimento.
Si era guardato intorno sorridendo mestamente,constatando quanto in basso fosse caduto. Niente sarebbe stato più lo stesso.
Quel suo cambiamento, lo sfogare la sua rabbia e il suo dolore che da tempo teneva racchiusi dentro di sè, non si sarebbero fermati.
Ora non riusciva più a controllarli e ne ebbe completa certezza quando aprì tremante la sua porta, trovandosi davanti un Aomine Daiki- con cui da un paio di mesi divideva la casa- sconvolto nel vederlo in quelle condizioni.
Ricordava che l'amico lo aveva abbracciato in silenzio e di essere scoppiato in un nuovo pianto, che mai si era permesso di far vedere in tutta la sua vita.
Sorrise amaramente tra le lacrime : Kagami aveva raggiunto un nuovo primato, farlo piangere davanti a qualcuno che non fosse lui.
Nei giorni seguenti se ne era rimasto fermo in quello che rimaneva della sua stanza, "apatico". Completamente in balia del mondo e incapace di reagire a qualunque cosa.
Daiki si era preso cura d lui, facendolo mangiare e a volte anche di metterlo a letto.
"Come un fratello maggiore" si era detto in quei pochi momenti in cui poteva definirsi "vivo".
Gli era stato accanto e aveva, inutilmente, cercato di farlo riprendere dal vuoto che sentiva dentro.
Daiki lo aveva lentamente, visto cadere nel baratro della disperazione senza riuscire a fare nulla per poterlo aiutare.
"Era rotto."
Così lo aveva descritto tempo dopo.
Aveva urlato,Daiki, cercando di scuoterlo da quel gelo che si era impossessato di lui. Si era arrabbiato, aveva perfino pianto per lui e solo allora , Tetsuya si era reso conto che stava facendo del male anche agli altri oltre che a se stesso.
Ricordava vagamente di aver ricevuto le visite dei suoi più cari amici in quel periodo. Ma a stento rammentava i loro volti.
Solo quando aveva visto quello distrutto della sua prima luce aveva compreso che doveva cercare di reagire, almeno nelle apparenze.
Quel giorno era uscito di nuovo di casa dopo mesi di reclusione,ma non aveva fatto molta strada. Daiki non lo aveva lasciato un attimo, seguendolo fino al campetto da basket.
Sapeva che in quel modo si sarebbe solo inflitto più dolore.
Perché mille volte, in quel campo si era allenato con lui.
Perché tornarci non avrebbe fatto altro che mandare in frantumi la sua anima , facendo riaffiorare i ricordi di cui aveva vissuto nel suo stato di apatia.
Eppure sentiva di doverlo fare.
Così aveva ribattuto alle proteste dell'amico.
Sentiva che il basket era ormai l'unica cosa che ancora, lo poteva almeno un po' avvicinare a lui.
Così era risalito Tetsuya, ancora rotto e fragile come il vetro, ma con dello scotch aveva rimesso in piedi i pezzi.
Era un restauro quasi inconsistente ma che lo aiutava ad andare avanti, almeno per le persone che gli volevano bene.

Aomine Daiki sembrava aspettare qualcuno stravaccato sulla panchina del parco centrale.
Chi lo conosceva bene poteva dire che era piuttosto nervoso e come conferma quasi sobbalzò quando vide in lontanza quattro persone avvicinarsi a lui.
Le osservò per bene una ad una e si rese conto che formavano il gruppo più strano mai visto: c'era un gigante con quasi tutto il braccio infilato in una busta piena di caramelle gommose, un ragazzo occhialuto con un orso intagliato che gli usciva dalla tasca della giacca, un modello che messaggiava al cellulare ed infine un ragazzino che faceva scattare pericolosamente le forbici che aveva tra le mani.
Daiki si grattò la testa sconsolato ma con uno strano sorriso.
La Generazione dei Miracoli quasi al completo.
Mancava solo una persona che non aveva chamato.
<< Aominecchi al telefono sembrava urgente... è successo qualcosa a Kurokocchi??>>
Chi altri poteva essere se non Kise ?
L'interpellato alzò la testa ritrovando le facce preoccupate di quattro persone.
<< Non proprio.... oggi ho sentito Moritaka e mi ha detto di aver parlato con un suo amico della situazione di Tetsu.>>
Niente saluto.
Non sarebbe stato da loro.
<< E quindi?>>
<< Pare che questo amico sia più esperto di Moritaka e che abbia una nuova proposta che potrebbe aiutare Tetsu forse addirittura del tutto>>.
Ci furono esclamazioni stupite ed entusiaste.
<< A quando l'appuntamnto?>> gli chiese Akashi, dando per scontato che avrebbero partecipato tutti per sentire questo specialista.
<< Beh, se riesco a convincere Tetsu,tra due settimane all'areoporto>> così sganciò la bomba, aspettando che tutti la ricevessero.
<< Ok quindi... cosa??>>
<< Questo amico non è qui in Giappone, ma in America... a Los Angeles>>
Akashi e gli altri lo guardarono straniti.
<< Aominecchi ... a Los angeles c'è...>> Kise lasciò la frase in sospeso ma sapevano tutti come sarebbe continuata.
<< Lo so, ma non posso far sprecare un opportunità del genere a Tetsu! Cercherò in tutti i modi di convincerlo!>>
Restarono tutti un pò in silenzio.
<< Los Angeles... in effeti ero curioso di vedere le università di lì e poi è la patria del Basket...>> se ne uscì alla fine Akashi stupendo tutti.
<< Vieni anche tu??>>
<< Ovvio che si... Abbiamo deciso assieme che saremmo restati uniti di fronte alle difficoltà, inoltre per quanto mi riguarda non dovrò neppure convincere mio padre visto che sono anni che cerca di spedirmici.>>
Pian piano con suo stupore , Daiki vide anche tutti gli altri annuire convinti.
Era questo che era riuscito a fare Tetsuya: ricreare la vecchia famiglia che erano alle medie, prima che i loro talenti si sviluppassero.
Alla fine decisero che li avrebbe chiamati dopo aver parlato con Tetsu e così si diresse verso l'unico posto in cui sapeva di trovarlo.

L'aria fresca della sera gli scompigliava i capelli azzurri, mentre agilmente si muoveva sul campo con il pallone da basket tra le mani.
Adorava sentire il rumore della sfera di cuoio che rimbalzava sull'asfalto, le scarpe che strusciavano sui piccoli ciottoli, il clang del ferro del canestro quando la palla ci rimbalzava sopra.
Con la coda dell'occhio poteva vedere sulle gradinate le sue cose: la borsa con cui usciva tutte le mattine per recarsi al suo lavoro in biblioteca, la sua giacca e poco lontano, il timer che scandiva il lento passare dei minuti che gli rimanevano prima di essere costretto a fermarsi.
Una piccola fitta al torace, il fiatone e i muscoli indolenziti lo avvisarono che quel tempo presto sarebbe scaduto.
Fece ancora un tiro e quando vide di nuovo la palla rimbalzare, saltò quel poco che poteva per fare canestro.
Quando i suoi piedi ritoccarono terra, le sue gambe cedettero e lui si ritrovò frustrato in ginocchio sul cemento. Si passò una mano sul volto per coprirsi gli occhi e togliersi il sudore che gli imperlava la fronte.
Nel momento in cui la mano gli ricadde sul fianco, Kuroko fece di nuovo forza sulle gambe per rialzarsi e recuperò la palla con l'intento suicida di continuare ancora un po'.
Di non arrendersi.
Di non perdere anche quella flebile speranza che riusciva ancora a dargli quello sport che tanto amava.
Quello sport che lo collegava come un filo invisibile fino al di la dell'oceano, all'unica persona che lo faceva andare avanti.
Chiuse gli occhi e tornò a circa tre anni prima. Ad un delle ultime partite che avevano disputato assieme, quando ancora lui e Kagami-kun giocavano nel Seirin.
Cercò di ricordare i movimenti di Aomine e con poca difficoltà riuscì a riprodurli quasi tutti. Non era una copia perfetta come quella di Ryouta.
Riproduceva semplicemente ciò che ricordava e da quei movimenti ne creava di nuovi per consolidare la sua tecnica.
Riprodurre quelli di Kagami-kun era impossibile. Il suo stile cambiava costantemente.
Improvvisamente si bloccò, rendendosi conto che quel metodo lo aveva solamente portato a ricordare la parte più dolorosa di quella vittoria.
L'annuncio dell'abbandono.
Sentì qualcosa rompersi di nuovo dentro di se e capì che pian piano, tutti i cocci che con pazienza illusoria aveva cercato di riattaccare assieme, stavano tornando in pezzi.
Ricordava di sfuggita lo sponsor che, alla fine della partita contro Akashi, si era avvicinato a Kagami dandogli un biglietto.
Non aveva sentito le parole che si erano detti ma l'espressione piena di aspettativa stampata sul volto dell'amico gli era rimasta bene impressa nella mente.
Strinse con rabbia il pallone che aveva tra le mani e dopo aver mirato lo lanciò verso il canestro .
Sarebbe entrata al 99%, se una mano non l'avesse afferrata poco prima del canestro schiacciandocela poi dentro con forza.
<< Daiki, sarebbe entrato>> gli fece notare mascherando l'ira di poco prima, con la sua solita espressione vuota.
<< E' da un bel pò che quel coso trilla, Tetsu>> lo rimproverò l'altro indicando il timer che emetteva un bip inquietante.
<< Allora sei qui da un bel pò... come mai non mi hai fermato?>>
Daiki sospirò << Mi avresti tenuto il broncio per una settimana, e poi lo sai quanto mi piace vederti giocare...>> Il moro lanciò la palla come se stesse buttando un pezzo di carta nel cestino.Ovviamente quella entrò nel canestro esattamente come la carta sarebbe finita nel cestino.
<< E' ovvio che se avessi visto che ti stava affaticando troppo ti avrei fermato molto prima.>>
<< E' ovvio>> confermò Tetsuya irritato << Mi sei venuto a prendere?>> gli chiese poi mentre metteva a posto le sue cose nella borsa.
<< Già>> fece qualche altro tiro mentre aspettava Kuroko quando alla fine decise di interrompere il silenzio che si era creato.
<< Ieri mi ha chiamato Moritaka... >> se ne uscì all'improvviso.
Testu si bloccò mentre si metteva in dalla la borsa << Daiki...>>
<< Visto che tu non gli rispondi al telefono>> lo rimproverò Aomine.
<< So già di cosa vuole parlarmi... e la risposta è sempre "no".>>
<< Non era di "quello" che voleva parlare...>>
Quell'affermazione attirò l'attenzione di Kuroko.
<< Ah si, e cosa voleva?>>
<< Mi ha detto di aver un amico a cui ha parlato di te e che vorrebbe incontrarti>>
Tetsuya sospirò << Sono stanco di parlare con "loro" e di sentirgli dire sempre le stesse cose, Daiki.>>
<< Moritaka ha detto che il suo amico è specializzato nello studio sperimentale di qualcosa che potrebbe aiutarti.>>
<< Daiki, abbiamo ascoltato così tanti specialisti... sono stanco di sentirne altri>> sussurrò il ragazzo passandosi le mani tra i capelli.
Aomine lo guardò, capendo che doveva giocarsi l'ultima carta << Questo amico non è qui in Giappone, se mai decidessi di accettare di vederlo dovremmo prendere l'aereo.>>
Kuroko lo guarda stranito << Aereo? Dove dovremmo andare?>>. Sentì il cuore accelerare in una strana attesa.
Daiki prese un respiro profondo << In America,a Los Angeles.>>
Tetsuya si gelò. Il respiro sembrò fermarglisi in gola e il cuore sobbalzare.
<< Los... Angeles...>> riuscì a balbettare<< Daiki... mi sono promesso...>>
<< Si Tetsu, lo so... non è detto che lo vedremo.>>
<< Daiki, non so se ce la faccio...>> gemette Kuroko.
L'amico gli si avvicinò passandogli un braccio attrono alle spalle << Non sarai solo. Verremo tutti assieme a te, "tutti".>>
Tetsuya alzò lo sguardo stupito verso di lui << Tutti?>>
<< Siamo una famiglia che hai riunito tu... >>
Tetsuya scosse la testa contrario.
<< Siete sempre stati una famiglia, a volte succede che essa si divida ma torna sempre assieme alla fine>>.
Daiki si scostò un pò da lui guardandolo stranito << Parli come se tu non ne facessi parte... e poi, seguendo questa logica tu e Kagami...>> si fermò giusto in tempo quando sentì Tetsuya irrigidirsi.
Lo fissò meglio e si rese conto che gli occhi dell'amico si erano velati della stessa rabbia e durezza -e nostalgia- che aveva impressa ogni volta che si parlava di Kagami<< Io e Kagami non siamo mai stati una famiglia, Daiki.>>
Lo disse in modo gelido, sembrava di star parlando con una lastra di ghiaccio.
Il fatto che avesse tolto l'onorifico dal nome di Kagami, diceva molto, anzi quasi tutto.
Sapeva più di tutti Daiki, come si sentisse Tetsu, o almeno in parte.
Fino a quando non aveva perso la partita contro di lui e il Seirin,fino a quando non aveva visto Kagami porgere il pugno a Tetsu e quello ricambiare, non si era reso conto quanto l'amico gli mancasse.
Poi quando aveva visto Kagami portargli un Tetsuya quasi svenuto davanti e ricambiare con lui il saluto con il pugno aveva capito molte cose.
Si era sentito solo, nei mesi successivi all'ultima partita della Teiko.
Gli erano mancate le volte in cui Tetsu appariva dal nulla spaventandolo a morte, o i loro casuali incontri al ristorante .
Le volte in cui lo riprendeva oppure gli infilava nella maglietta i ghiaccioli per punirlo di qualche sua stupida affermazione.
Poter riavere quel rapporto con Tetsuya lo aveva fatto tornare ad amare il basket - ovviamente anche Kagami aveva fatto la sua parte-.
Allo stesso tempo però, mentre tornava amico di Tetsu,vedeva morire l'anima del ragazzo alla mancanza di Kagami.
Era appena riuscito a rendergli il peso che costantemente sembrava ingobbirgli le spalle nel mese successivo alla partenza di Kagami un po' più leggero,e subito dopo ricevevano una notizia ancora più dolorosa che lo aveva fatto ripiombare nel baratro della disperazione .
Ogni volta che tentava di aiutarlo, qualcosa sembrava volerglielo impedire.
La seconda volta ci aveva messo più tempo per farlo reagire.
Sorvolò su quello che era successo la notte della notizia e...
<< Daiki... >> quella voce sottile lo fece tornare al presente.
<< Si? >>
<< Va bene... andiamo in America. >>
Daiki sorrise mesto.
Non aveva detto "Va bene mi farò visitare".
No,lui aveva detto "Va bene andiamo in America".
Lo conosceva bene Tetsu, e in quel momento non stava pensando allo specialista ma solo a "lui". Probabilmente alla quasi certa, possibilità di rivederlo.
Sapeva che quello era l'unico modo per convincerlo.
Che "lui" era l'unico modo per convincerlo.



Avevano organizzato tutto con calma.
Grazie ad Akashi, subito dopo che Tetsu aveva accettato la partenza, si erano ritrovati studenti di una delle più famose università di Los Angeles la cosidetta UCLA o Università della California, Los Angeles.
Stranamente la famiglia Akashi era una delle benefattrici e aveva donato ingenti quantità di denaro ai laboratori di ricerca e quant'altro, così non solo pagavano le tasse ridotte al minimo ma avevano anche l'appartamento migliore dell'università nell'ala più prestigiosa.
Non avevano avuto problemi con l'università,ne con i biglietti aerei.

Un altro paio di maniche era stato convincere i genitori degli altri Miracoli.
Alla fine però, tra un litigio ed un altro erano riusciti a farsi dare tutti il permesso di partire.
Una settimana era passata in fretta, ed ora si ritrovavano schiacciati in sette in un taxi - rischiando una multa sostanziosa- in direzione dell'aeroporto.
Potevano sentire l'autista sbuffare e guardare continuamente lo specchietto per poi tornare a fissare avanti dopo un'occhiata pittosto tagliente da quelli seduti sui sedili posteriori.
Arrivati, sembrò quasi cacciarli fuori a calci e poi sgommare via.
<< I tassissti sono sempre dei gran maleducati!>> sbottò Momoi togliendosi la polvere dai vestiti, mentre Daiki s'incollava la sua borsa - che sembrava dannatamente pesante!- in spalla come se fosse un sacco vuoto.
<< Atsushi prendi quella di Tetsu!>>
Il ragazzo annuì e stava per caricarsela quando Tetsuya lo fermò<< Atsushi- san, è un trolley, posso tasportarlo senza fare fatica.>>
Murasakibara lo fissò un attimo e poi annuì sorridendogli con la bocca piena -"strano!"- e scompigliandogli capelli << Non affaticarti Kuro-chin >>.
<< Tranquillo. >>
Si avviarono tutti e sette all'interno arrivando giusto in tempo per dare le carte d'imbarco e recarsi verso la zona riservata ai viaggiatori.
Passò un'ora dove Midorima cercava di trovare dei passatempi per i più problematici del gruppo, mentre Kuroko di non pensare all'ultima volta che si era recato ad un aeroporto.
Akashi se ne era lavato le mani leggendo una rivista sportiva, affermando che non aveva firmato nessun contratto per tenere a bada tre bimbi dell'asilo nel corpo di adulti e così aveva lasciato tutto a Midorima che stava per aver un esaurimento nervoso.
<< Shin-chaaaan! >>
Shintaro si gelò terrorizzato.
Sapeva che Oh Hasa non sbagliava mai, ma aveva sperato che il capello texano che aveva in testa sarebbe bastato per mitigare la sfortuna.
Dopotutto il Cancro non era in ottima posizione quel giorno.
<< Takao...>> mormorò sconsolato vedendo il moro e gran parte della squadra del Seirin, salutarli fuori dalla zona viaggiatori.
Kuroko si avvicinò alla coach e al capitano con un sorriso tirato.
<< Siete venuti...>>
La ragazza gli accarezzò i capelli sorridendo intenerita << Certo che si! Io, Hyuuga e Teppei prenderemo il prossimo aereo tra due settimane, dopo aver sistemato le faccende con l'università>>
<< Sul serio sempai, non ce ne è bisogno...>> mormorò Tetsuya guardandoli però con gratitudine di quell'affetto.
<< Non dire stupidagini idiota!Siamo i tuoi sempai e come tali ci prenderemo cura di te, chiaro?!>>
Hyuuga emanava un aura piuttosto intimidatoria che Teppei- nonostante cercasse di farlo calmare- riuscì come al solito solo a far intensificare.
<< Si!>> per istinto, probabilmente, sia lui che gli altri membri dei Miracoli si ritrovarno sull'attenti -tranne Akashi- del tutto assoggettati.
<< Ok allora ci vediamo tra due settimane, tra poco parte il vostro volo...>> detto questo dopo vari saluti i membri ed ex del Seirin, se ne andarono lasciando solo Takao che stava stressando Midorima sopra oltre ogni limite.
Era paradossale come quel ragazzo riuscisse a sfinirlo il triplo degli altri cinque al di là della zona risevata.
<< Shin-chan! Il tuo segno è al penultimo posto oggi! Speriamo che non crolli l'aereo!>> disse il moro ridendo dopo aver visto Kise sbaiancare. Midorima lo guardò preoccupato e rivolse uno sguardo carico di rimprovero all'amico.
<< Takao non dirlo neppure per scherzo! >>
<< Suvvia Shin-chan! Non prenderla troppo sul serio!>> gli rispose con il suo solito tono divertito per poi rirendere << Prenderò l'aereo insieme alla coach Riko e agli altri del Seirin tra due settimane>>
<< Takao, ti ho detto che ...>>
<< Non voglio sentir ragioni Shin-chan!>>lo interruppe il moro che detto questo, gli lascia un bacio umido sulla guancia -davanti a tutti!-, saluta gli altri andandosene poi saltellando tutto contento.
Non c'era bisogno di specificare che l'algido Midorima era arrossito a quel contatto, ma non riuscì a dire nulla che il loro volo venne chiamato dall'altoparlante.
Salvato sulla linea.
Kuroko s'irrigidisce e tutti se ne accorgono.
Daiki gli passa un braccio sulle spalle per fargli forza e lui gli sorride grato, mentre il peso sullo stomaco si alleggerisce di qualche chilo.
Stavano davvero per partire per l'America.
E c'era il 70% di possibilità che lo avrebbe incontrato.
Fece un respiro profondo. Non doveva pensarci se non quando sarebbe arrivato il momento.
Come se fosse facile!
In qualche modo riesce a spazzare via tutti i pensieri infausti dalla sua mente e a concentrarsi solo sull'imminente viaggio.
<< Sei sicuro? >> Kuroko annuisce alla domanda gentile di Akashi.
Si ritrova però, a tremare mentre la signorina prende il suo bagaglio per caricarlo nella stiva e timbra la sua carta d'imbarco per farlo salire sull'aereo.
Decide che fare un esercizio di resperazione è la cosa migliore per calmarsi.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Esp..
Qualcuno gli va addosso e lo insulta, mentre Daiki viene a malapena fermato da Murasakibara prima che possa darle a quel maleducato.
"Si, ce la posso fare" si dice per farsi forza mentre sale sull'aereo.
Poi quando si siede sul suo posto, lo sente.
Kise dietro di lui,pare ancora terrorizzato dall'affermazione di Takao e geme un << Crollerà l'aereo!>> mentre Midorima accanto al ragazzo lo guarda rassegnato e Kuroko davanti, si ritrova a sospirare.
Sarebbe stato un "lungo e snervante" viaggio.








   
 
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