Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Neflehim    17/02/2015    1 recensioni
Subito dopo la partita contro il Rakuzan, Kagami viene invitato da uno sponsor di una delle più famose università a tornare a Los Angeles per iniziarsi al professionismo.
Kuroko ferito per l'abbandono dell'amico decide di non avere più alcun rapporto con lui, di qualsiasi genere.
Passano tre anni, e Kuroko con la sua vecchia "famiglia" delle medie (i Miracoli) si ritrovano a doversi recare a Los Angeles per problemi personali, sperando con tutto se stesso di non fare incontri dolorosi.
Ma si sa, Oha Asa non sbaglia mai!
E per l'Acquario ha previsto poca fortuna ancora per molto, molto tempo.
[Coppie principali: KurokoxKagami,AominexKuroko,AominexMomoi,MidorimaxTakao.
Forse altre nel corso della storia]

[SOSPESA]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap II in revisione 2. Quando il destino ti è avverso....

Erano appena usciti dal negozio di articoli sportivi e si erano incamminati sulla strada del ritorno verso gli alloggi universitari, quando Momoi, in testa al gruppo con la cartina spiegata - era passata una settimana dal loro arrivo ma ancora non riuscivano ad orientarsi in quella città enorme- se ne uscì con un:
<< Che ne dite di andare a mangiare qualcosa? Se non sbaglio ci dovrebbe essere un ristorante dietro l'angolo!>> Lanciò uno sguardo dubbioso al pezzo di carta che aveva tra le mani e poi annuì più convinta.
Tutti risultarono favorevoli ma solo Kuroko si accorse che qualcosa non andava in quella cartina e quando lo capì esultò interiormente per essersene accorto prima di incamminarsi.
<< Satsuki- chan...>> quella fievole voce, restata in silenzio per tutto il tempo dell'uscita , attirò l'attenzione dei presenti che si voltarono a guardarlo ansiosi, ma allo stesso tempo con il timore che il ragazzo volesse rifiutare.
<< Satsuki-chan... la cartina è al contrario.>> Tono di voce apatico ma anche un pò rassegnato.
Ci fu un minuto buono in cui nessuno fiatò, mentre l'unica ragazza si faceva sempre più piccola sotto lo sguardo omicida degli amici.
<< Satsuki...>> la voce di Daiki metteva letteralmentei brividi e di risposta Momoi si nascose dietro Murasakibara, che decise di aiutarla dopo essere stato corrotto con una scatola di cioccolatini che la ragazza si portava sempre appresso come scorta di sopravvivenza.Come in casi del genere.
Kuroko senza farsi vedere sfilò dalle mani dell'amica la cartina e sbiancò quando si accorse che andando "dietro l'angolo", come aveva detto Momoi, sarebbero entrati in una via con locali a luci rosse.
Rimise la cartina nella giusta posizione e constatò che l'unico locale in cui ci si poteva sfamare era il Mc'Donald in una strada parallela.
<< Daiki,lascia stare Satsuki-chan e tu Asushi falla scendere dalle tue spalle che sta per vomitare>>
All'ordine di Akashi tutti si rimisero ai loro posti.
In effetti Satsuki era diventata di uno strano colore verde e dovette ammettere che Atsushi era decisamente troppo alto per i gusti di una che soffriva di vertigini.Se poi si contava il fatto che il ragazzo l'avesse tirata su come un sacco di patate e se la fosse caricata in spalla senza un minimo di tatto...
Quando rimise i piedi per terra tirò un sospiro di sollievo.
<< C'è un Mc Donald più avanti...>> se ne uscì Testuya quando tutti si furono ricomposti.
<< Approvo>> disse immediatamente Aomine sorridendo. Probabilmente si stava gia pregustando il quintale di hamburger che si sarebbe comprato.
<< Non avevo dubbi >> sussurrò Midorima per poi uscirsene con un << Oha Asa non ha nulla in contrario oggi, quindi per me va bene>>
Tutti lo guadarono un pò interdetti. Un oroscopo ora, decideva anche che cosa mangiare? Sorvolarono.
Alla fine ci fu un assenso generale e si avviarono rumorosamente verso la loro destinazione.
Daiki pareva non aver gradito la presa di parte di Murasakibara verso Momoi e qundi per vendicarsi aveva deciso di fregare le barrette di cioccolato dalle mani del gigante che urlava infuriato cercando di riprendersele. Kise aveva frainteso, prendendolo come un gioco a cui voleva assolutamente partecipare e quindi iniziò anche lui ad urlare.
Midorima li guardava sospirando con in mano una maschera tribale inquietante ma allo stesso tempo piuttosto buffa presa non si sa bene dove (l'oggetto fortunato del giorno, probabilmente).
Akashi invece aveva rinunciato e li stava ignorando bellamente, mentre si dava una spuntata ai capelli affermando che gli erano cresciuti un pò troppo.
Tutto questo mentre camminavano per strada.
Come sempre quando era con loro, Kuroko si ritrovò a sorridere lievemente.
Momoi accanto a lui lo stava osservando preoccupata e si rasserenò vedendo quel minimo gesto.
Come previsto e senza perdersi riuscirono ad arrivare salvi e affamati fino al Mc dove etrarono come una baraonda.
Assordato dal troppo rumore che comunque la sua comitiva stava causando, Kuroko li spedì ad occupare un tavolo mentre lui e Momoi prendevano gli ordini: Un milkshake alla vaniglia per lui, dieci BigBurger per Aomine, due Happy Meal per Akashi e Midorima, una coca dietetica e un insalata semplice per Kise( la linea!), tre gelati diversi per Murasakibara e un insalata di pollo per Momoi.
Il commesso lo avrebbe fulminato per un ordine così grande, se non fosse stato che con la sua Misdirection si era reso praticamente invisibile e così quello si ritrovò a fissare Momoi che gli sorrise affabile facendolo arrossire.
Kuroko sperò davvero di riuscire a portare tutto senza far caracollare qualcosa per terra.
Mentre tornavano ai tavoli, lui e Momoi sentirono molti clienti guardarli un po scioccati- per i BigBurger probabilmente- ma riuscirono entrambi ad arrivare incolumi e senza far danni con gli ordini.
Intanto Aomine aveva ridato le barrette a Murasakibara che con un'aria da bambino soddisfatto ne sgranocchiava una in attesa del suo gelato; Kise aveva finalmente compreso che non era un gioco e quindi si era messo a messaggiare con le sue fan, Akashi si guardava in uno specchietto sorridendo come un matto ( cosa non molto lontana dalla verità), Midorima fissava intensamente la maschera quasi pensasse che quella si mettesse a parlargli e Kuroko voleva sotterrarsi. Probabilmente i clienti li avevano presi per un gruppo di stramboidi.
Si affrettò ad appoggiare sul tavolo le pietanze in modo che gli altri potessero smettere di attirare l'attenzione e si sedette accanto a Daiki fissando con un pò di nostalgia quei dieci panini che l'amico stava mangiando di gusto.

"Si ritrovò all'improvviso con un panino tra le mani ed alzò lo sguardo su Kagami-kun che aveva spostato il suo verso la finestra.
<< Non mi piacciono quelli scarsi a basket, ma tu te ne sei meritato uno>>"

Scosse la testa, Testuya, cercando di scacciare quei ricordi dolorosamente felici dalla testa, sotto lo sguardo attento di Daiki che non si era perso quell'accennata espressione triste e che senza prevviso gli scompigliò i capelli beccandosi con un sorriso un'occhiata irritata.
Da irritato il volto di Kuroko si fece riconoscente per quel costante sostegno, per poi tornare subito dopo imperscrutabile come al solito.
All'improvviso un rumoroso chiacchiericcio più alto del normale interruppe, per la seconda volta la calma del ristorante.
Kuroko alzò lo sguardo curioso - proprio quando Kise, violando la sua dieta, aveva rubato una patatina a Midorima che gli aveva schiaffegiato la testa prima che quello potesse mangiarla - e si mise ad osservare il gruppetto appena arrivato: dalle divise e dal pallone che uno di loro teneva tra le mani, dovevano giocare a basket e questo gli fece accelerare di riflesso i battiti.
Senza saperne il motivo rimase incantato a fissarli mentre, dopo aver ordinato, si sistemavano proprio davanti a loro.
Momoi seduta davanti a lui,lo fissò per qualche secondo ma prima che potesse chiedergli cosa aveva, una voce dietro di lei risultò più alta delle altre ed arrivo alle loro orecchie gelando completamente tutti il tavolo di Tetsu, lui soprattutto.
<< Oggi Taiga è stato più spettacolare del solito! Avete visto che canestro?!>>
La conversazione continuò senza sapere che stava pian piano stava distruggendo la falsa tranquillità che in quelle due settimane si era instaurata nei sette dietro di loro.
<< Hai ragione amico! Oggi Kagami si è superato, quando è saltato sembrava stesse volando!>>
Di scatto tutti e sei sigirarono verso Kuroko che con le mani tramati, aveva poggiato il suo frullato sul tavolo per poi infilarle tra le gambe cercando di fermarne il tremore.
Gli occhi persi nel vuoto, la pelle pallida e gelida come un vero fantasma.
Daki osservò impotente l'amico cadere nella disperazione.
L'unica cosa che riuscì a fare fu abbracciarlo, mentre con odio fissava il tavolo davanti al loro.
Los Angeles era enorme e nonostante sapessero che le probabilità di incontrarlo ad UCLA erano del 90%, avevano sperato fino alla fine di avere un po' più di tempo.
<< Testu, sta tranquillo... va tutto bene, tutto bene>>.
Improvvisamente si accorse che l'altro tavolo aveva smesso di parlare e fissava loro sei con gli occhi sgranati.
<< Che avete da guardare?!>> Abbaiò contro quei ragazzi che sembrarono riscuotersi.
<< Aomine Daiki...>> sussurrò uno di loro tirando fuori una rivista sportiva.
Sbirciando ma senza smuoversi dalla sua posizione, vide la sua faccia e quella degli altri stampata sulle pagine di carta.
<< La Generazione di Miracoli al completo!>> esclamò d'un tratto un altro, solo che in inglese.
Gli unici che riuscirono a capire cosa stava dicendo furono Midorima e Akashi ma lo ignoraono troppo preoccupati per Tetsuya che non si era amcora mosso, come congelato.
Daiki nell'abbraccio poteva sentire il cuore dell'amico andare a singhozzo.
<< Andiamo via Tetsu.>>
Il ragazzo ancora in trance si lasciò tirare in piedi mentre gli altri li seguivano - si, persino Atsushi, lasciò perdere il suo gelato-.
<< Aspettate! >>esclamò uno di quegli odiosi ragazzi in uno stentato giapponese<< A-abbiamo un amico in comune! Kagami Taiga!>>
A quel nome Daiki sentì Kuroko tremare ancor di più, così decise di trascinarlo velocemente fuori dal locale, liquidando quel tizio con un ringhiato << Non conosco quel bastardo!>>
Solo più tardi si sarebbe reso conto, quanto era stata contraddittoria quella frase.
Apena usciti Tetsuya prese a respirare affannosamente per qualche secondo fino a quando non riuscì a calmarsi.
<< Kurokocchi...>> mormorò Kise avvicinandosi preoccupato.
<< Kuro-chin...>>
Akashi fissò Tetsuya con sguardo corrucciato poi si rivolse verso Midorima.
<< Shintaro chiama un taxi, torniamo a UCLA !>>


Il supermercato in cu si era recato subito dopo la partitella di street basket con i compagni di squadra, era pieno come sempre.
Dovette spintonare un uomo che era entrato nel panico, indeciso se scegliere delle fettine di maiale fine oppure quelle ultrafine, per poi mettere entrambe nel cestino con una faccia soddisfatta.
"Quel tipo deve star facendo la spesa per sua moglie" pensò mentre lo sorpassava, scusandosi per averlo urtato.
Fece scorta di carne, verdure e tutto quello che poteva servirgli cercando di sbrigarsi ed uscire il prima possibile da quella trappola opprimente.
Arrivò a pagare alla cassa solo quindici minuti dopo, con i nervi a fior di pelle per il nervoso.
Quando uscì dal supermercato tirò un respiro profondo inalando l'aria fresca della sera e storse il naso quando si ritrovò a inspirare smog e odore di fritto.
In quei momenti, più degli altri, si ritrovava a ripensare con malinconia, all'aria pulita e tranquilla del Giappone.
Il respiro gli si fermò quando si ritrovò a vagare ancora una volta nella tristezza dei ricordi.
"Kuroko."
Quel nome, più di tutti gli altri gli provocò una fitta dolorosa al petto.
Prepotentemente il volto del vecchio amico si fece spazio davanti ai suoi occhi.
I capelli azzurri, la pelle delicata e gli occhi inespressivi che solo su un campo da basket bruciavano dalla voglia di vincere.
Ricordò le sue battute, la sua voce, le sue prese in giro e le sue lacrime.
Gli mancava.
Da tempo si era reso conto che colui che davvero gli mancava del Giappone, più di tutto e più di tutti era proprio il suo migliore amico.
Non Tatsuya, rimasto in Giappone per badare a Murasakibara.
Non l'aria pulita.
Non la Generazione di Miracoli con i suoi prodigi.
Kuroko Tetsuya, la sua piccola ombra che aveva abbandonato per il successo.Quel successo che tanto aveva cercato e che ora gli stava stretto.
Si divertiva davvero a giocare a livello professionistico, ogni partita era una sfida che lo spingeva a dare il massimo. I giocatori erano i migliori ed aveva imparato da ogni avversario qualcosa.
Eppure si sentiva insoddisfatto. Provava un costante senso di inquietudine, e la maliconia e la nostalgia in quell'ultimo anno si erano fatte più pressanti.
Inoltre, nonostante i suoi compagni erano delle brae persone, sentiva di non poterli considerare del tutto degli amici.
Se ne era accoorto, Kagami, che nessun americano avrebbe potuto sostituire i suoi amici del Seirin e anche tutti quelli della Generazione dei Miracoli.
"Nessun americano avrebbe potuto sostituire Tetsuya."
Si chiese come stava.
Se stava frequentando l'università, magari una con un club di Basket.
Ricordava che nei mesi prima della sua partenza, Kuroko era andato a vivere con Aomine. Ricordava anche per bene la gelosia che gli era presa quando lo aveva saputo. Quando si era reso conto che se lui fosse partito Aomine avrebbe potuto riprendersi il suo posto come "luce" di Tetsuya.
Quel pensiero era stato l'unico che aveva fatto vacillare la sua convinzione nel voler tornare in America.
Alla fine però la voglia di giocare in una squadra di alto livello e le pressioni da parte della sua famiglia di tornare a casa da loro, lo avevano portato a prendere l'aereo e a lasciare la sua vita in Giapone per potersi affermare come professionista.Ricordava il semplice e deludente "Buon Viaggio" dell'amico quando lo aveva salutato all'areoporto .
Si era sentito deluso e arrabbiato dal fatto che Kuroko non gli avesse detto nulla come "Chiamami quando arrivi" o un "Ci sentiamo presto" e solo dopo qualche giorno si era reso conto del motivo.
Con quel "Buon Viaggio" Kuroko lo aveva chiuso fuori dalla sua vita.
Nessuna chiamata e nessuna risposta alle sue chiamate.
Non voleva più vederlo.
Gli si strinse il cuore a quel pensiero, come succedeva sempre quando tornava a qui primi mesi d'inferno.
Aveva stremato fino all'esasperazione i sempai,per capire se sapessero qualcosa di lui.
Eppure anche loro gli avevano detto che Kuroko era letteralmente "sparito" dicendo che voleva un momento di pausa.
Erano passati tre anni e la pausa non si era interrotta. Eppure Kagami aveva sempre sospettato che per qualche motivo assurdo gi stessero mentendo.Per questa sensazione sempre più opprimente, Kagami aveva pian ano preso le distanze anche da loro.
L'unico con cui si sentiva ancora era Tatsuya , ma anche lui da qualche mese era sparito.
Si sentiva solo.
Abbandonato.
Abbandonato dai suoi vecchi amici, esattamente come lui aveva fatto con loro quando era partito.
All'improvviso ricordò le parole che Kise aveva detto a Kuroko dopo aver perso l'amichevole contro di loro: aveva detto che era come la Generazione dei Miracoli e che presto avrebbe raggiunto un livello così alto che lo avrebbe portato a distanziarsi dai suoi compagni.
Aveva chiesto a Kuroko se pensava davvero che non sarebbe cambiato.
Si rese conto che quando era partito, Kuroko aveva avuto la sua risposta e allo stesso tempo, non rispondendo alle sue chiamate, lui gli aveva dato la sua, di risposta.
Strinse gli occhi per cercare di scacciare tutti quei pensieri dolorosi e si apprestò ad aprire la porta del suo appartamento che aveva raggiunto senza rendersene conto, così preso dai ricordi.
Era una casa spoglia, quella che aveva scelto.
Sembrava come se dovesse partire da un momento all'altro.
Non aveva messo nessun oggetto davvero personale.
Riviste sportive, mobilio serioso e solo su una mensola tre foto: la prima rappresentava la squadra del Seirin al completo, mentre reggeva la coppa dopo la vittoria contro Akashi e la sua squadra.
La seconda era stata fatta di nascosto in un attimo in cui lui e Kuroko erano assieme a tutta le Generazione dei Miracoli: c'era Murasakibara con le mani infilate in un sacchetto di caramelle, Midorima con una tegliera tra le mani, Kise appiccicato al braccio di Kuroko mentre quest'ultimo cercava di impedire a lui di prendere a pugni Aomine che allo stesso tempo veniva tirato da un braccio da Momoi; infine erano tutti e cinque girati con il volto terrorizzato verso Akashi che li minacciava di tirare le sue forbici se non avessero smesso.
La terza lo fece sorridere: era stata scattata una mattina durante il campo di allenamento.
All'interno della foto vi era Kuroko con i capelli indomabili e tra le braccia N.2 che allungava le zampe verso di lui,sdraiato a terra terrorizzato.
Rimase a fissare il sorriso divertito appena accennato sulle labbra dell' "amico".
La nostalgia tornò a fargli visita. Quelle foto potevano definirsi le uniche cose a cui teneva in quella casa.
Di quei tre anni passati in America non aveva alcuna foto.
Non sentiva minimamente quella squadra come sua.
Ricordava bene cosa significava essere una squadra. Come ci si sentiva, come era bella la sensazione di essere a casa.
C'erano volte che la sensazione di essere nel posto sbagliato lo soffocava e doveva abbandonare gli allenamenti di corsa.
Accarezzò con le dita la prima foto.
Voleva rivedere la sua squadra.
Voleva rivedere persino N.2
Voleva rivedere Kuroko.
Voleva vedere la Generazione dei Miracoli.
Voleva rivedere Tetsuya.
Sentire la sua voce,le sue frecciate.
La sua schiettezza e anche il suo silenzio.
Perchè con Kuroko riusciva a sentirsi bene anche nel silenzio.
Perchè Kuroko era l'unico che riusciva a capirlo, a sapere sempre quali erano i suoi pensieri, quello che voleva fare.
Era diventato in poco tempo importante quanto Tatsuya,come un fratello.
Anzi...forse considerava Kuroko un fratello anche più di Tatsuya.
Tatsuya gli aveva insegnato il basket e come farsi degli amici attraverso di esso.
Kuroko gli aveva insegnato ad "amare" il basket, a non rendere il suo sport come un mero uso per vincere.
Gli aveva insegnato come era essere amici anche al di fuori del basket, perchè con lui condivideva tutto.
Aveva imparato persino ad amare leggere!
Spostò lo sguardo verso la libreria poco fornita ma di certo di più di quando era arrivato in Giappone cinque anni prima.
Accese il lettore musicale dove un cd di jaz partì diffondendo una musica dolce che non gli si addiceva ma con l'umore che aveva, sentiva il bisogno di un atmosfera tranquilla.
Si cucinò qualcosa di veloce per poi prendere un libro e sdraiarsi sul divano.
Era diventata un abitudine ormai.
Ricordava bene le volte in cui Kuroko era rimasto da lui a dormire e a volte rimaneva sveglio anche tutta la notte appresso ad un libro che gli interessava.
Rifare quelle cose glielo facevano sentire un po' più vicino.
Amleto. Storse il naso ma sorrise quando lesse il titolo del libro a caso che aveva preso.
Quella doveva essere una serata davvero cupa per mettersi a leggere una storia di vendetta.

"<< Oi Kuroko ! Che leggi con così tanto interesse?>>
Lo vide alzare la testa giusto quel tanto che bastava per rispondergli << Amleto>>
<< E di che parla??>>
<< Il principe di Danimarca scopre che suo padre è stato assassinato da suo zio e così decide di vendicarsi ma questo lo porta ad uccidere nel corso della storia il padre della sua amata che impazzisce e si suicida. Alla fine con l'inganno Amleto uccide lo zio ma poco dopo muore tra le braccia del migliore amico dopo aver proclamato un nuovo re>> lo dice come se stesse leggendo un monologo. Competamente inespressivo.
<< Che storia tragica>>
<< Infatti è una tragedia, Kagami-kun>>
<< Ti piacciono le storie senza lieto fine?>>
<< Non particolarmente>>detto questo riabbassa lo sguardo e torna ad ignorarlo."

Eppure ricordava di avergli visto in mano quel libro decine di volte e un giorno gli aveva anche letto un intera riga a memoria. Decisamente gli piaceva molto.
Per questo motivo,di nascosto, lo aveva comprato. Per poter capire cosa avesse di così speciale quella storia; e doveva dire che non gli era dispiaciuto per nulla: la figura di Amleto era piuttosto interessante e nel suo carattere deciso e a volte nelle sue parole ci si rivedeva.
<< Essere grandi non è agitarsi senza grandi argomenti, ma con grandezza scendere in campo per un nulla quando l’onore è in gioco >> recitò soddisfatto di ricordare ancora quei versi.
Improvvisamente il rumore di un telefono che squillava ruppe il silenzio che si era creato nella casa.
Sbuffando si allungò verso il tavolino davanti al divano su cui aveva appogiato il telefono e rispose.
<< Sono Kagami. >>
Un urlo acuto dall'altra parte del telefono lo assordò per qualche secondo.
<< Idiota!Parla come si deve!>>
<< Taiga ! E' successa una cosa incredibile! >>
Il ragazzo parlava velocemente e a malapena Kagami riuscì a capire.
<< Ah si? E che è successo?>>
<< Abbiamo incontrato la Generazione dei Miracoli! >>
Taiga si ritrovò a fissare il telefono come se vedesse spuntarci fuori un alieno, mentre una strana costrizione gli cresceva nel petto.
<< La Generazione dei Miracoli è in Giappone, idiota!>>
Lo sentì ridacchiare << Oh no invece! Sono proprio qui  a Los Angeles e la prova ti sta arrivando in quest momento sul cellulare! >>

Si sentì la musichetta del messaggio che titubante Taiga aprì.
Non osava sperare che fosse vero.
Perchè se lo era, allora anche lui probabilmente ci sarebbe stato.
Trattenne il fiato e il suo cuore accelerò quando vide le figure familiari dei suoi vecchi rivali che uscivano dal ristorante.
C'erano tutti e cinque i membri e Momoi.
Lui non lo vedeva .
Un moto di delusione gli iniziò a crescere dentro mentre la speranza scemava.
Decise comunque di non buttarsi giù. Non ancora.
<< Sono loro davvero....>>
<< Che ti avevo detto?!>>
<< Senti... per caso c'era anche un altra persona con loro? Un ragazzo basso con gli occhi e i capell azzurri?>>
Trattenne il respiro nell'attesa che l'altro gli rispondesse.
<< In effetti c'era un tipo simile... ma non sembrava stare molto bene e per questo se ne sono andati quasi subito.>>
Il cuore gli balzò in gola per accelerare come un matto.
Kuroko!
<< Aspetta se non sbaglio dovrei avere una foto un pò più chiara.>>
Cinque secondi dopo si sentì di nuovo il trillo del messaggio che Kagami aprì immediatamente.
Ok! Stava di certo per avere un infarto.
Nella foto un pò sfocata, si vedeva un ragazzino con i capelli azzurri che cercava disperatamente di restare aggrappato al braccio di Aomine che con l'altro lo sosteneva in vita.
Dopo i primi minuti di esultanza interiore si concentrò sull'espressione sconvolta di Kuroko e si chiese cosa avesse.
<< In quale Mc siete andati?>>
Quando quello gli rispose Kagami agrottò le sopracciglia pensieroso.
<< Sono tornati a piedi o in taxi?>> Sembrava decisamente un interrogatorio.
<< Taxi>>
<< E per caso ti ricordi che indirizzo hanno detto all'autista?>>
<< Non proprio ma credo un posto dalle parti di West L.A>>
Non era molto ma era già qualcosa!
Kagami sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene come poco prima di una partita.
<< Grazie ci vediamo domani>> detto questo attaccò ancora prima che l'altro potesse ispondere.
Kuroko e gli altri erano a Los Angeles!
Era una cosa fantastica! Altro che serata cupa!
Improvvisamente poi si fermò un attimo a riflettere.
Perchè quei sette si erano recati in America?
E Kuroko come stava? Non aveva un bell'aspetto nella foto.
Scosse la testa confuso dal troppo pensare e decise che glielo avrebbe chiesto dopo averli trovati.
Perchè li avebbe trovati!
Non avrebbe permesso nè a Kuroko nè a se stesso di lasciarselo sfuggire di nuovo dalle mani!


Erano riusciti a convincere l'autista a farli entrare tutti, con una lauta mancia oltre al normale compenso.
C'era da dire che in sette in un taxi non si stava proprio comodissimi.
Sembrava come un dejavu del viaggio verso l'areoporto giapoese.
Alla fine Akashi si era messo nel posto accanto al guidatore, Kise era dovuto salire in braccio a Midorima, Momoi su Murasakibara , mentre Kuroko stava accoccolato tra le braccia di Daiki, ancora tremante.
A metà del viaggio si era appisolato sotto lo sguardo apprensivo dell'amico che non l'aveva perso d'occhio nemmeno per un momento.
Lo aveva cullato per tutto il tempo cercando di tranquillizzarlo.
<< Come sta Kurokocchi?>>sussurrò Ryouta cercando di sporgersi dalla spalla di Momoi per osservare il ragazzo.
<< Ora dorme ma continua a tremare>> gli rispose Daiki senza distogliere lo sguardo.
Akashi si affacciò dal sedile davanti e fissò corrucciato Tetsuya << Dobbiamo dargli la medicina>> poi si rivolse all'autista e gli chiese in un inglese perfetto, quanto mancava all'arrivo.
<< Dieci minuti >> rispose quello in uno stentato giapponese.
Ed in effetti dopo appena dieci minuti la vettura si ritrovò all'interno di una lunga strada alberata.
Nonostante fosse notte e abbastanza buio il viale che costeggiava ogni singolo edificio della Città Universitaria UCLA era completamente illuminato da lampioni di media e piccola altezza.
Ai lati del viale vi erano panchine in legno alternate ai lampioni.
All'interno della Città, passavano fino alle sette, autobus universitari che facevano l'intero giro di tutte le facoltà, trasportando studenti, docenti e addetti ai lavori.
Il taxi si fermò davanti ad uno degli edifici più moderni.
Quando la portiera posteriore fu aperta Kise fu sbalzato giù dall'auto da un irritato Midorima che gli imprecò contro per non essere stato fermo un attimo; subito dopo di loro, con grazia scese Momoi per nulla scomposta per poi essere seguita da Atsushi che si lamentò per le sue merendine tutte sbriciolate.
Daiki, il più delicatamente possibile, riuscì ad uscire dal taxi senza svegliare Kuroko tra le sue braccia, mentre Akashi saldava il conto con l'autista e lo ringraziava per il favore fatto.
Dopo pochi minuti entrarono nel loro appartamento e Daiki si diresse nella stanza che condivideva con Kuroko e stese il ragazzo nel suo letto ancora vestito, non volendo rischiare di svegliarlo. Cercando di fare il più piano possibile prese la siringa piena che c'era nel comodino, la sterilizzò e ne iniettò la sostanza nel braccio del ragazzo che fortunatamente si lamentò solamente per poi tornare a riposare. Finito, Daiki buttò quell'aggeggio nel cestino, con disgusto.
Odiava dover fare una cosa simile a Tetsu, ma non aveva scelta.
Si sedette sul letto davanti prendendosi la testa tra le mani osservando il sonno agitato di quel piccolo ragazzo che considerava un fratello.
Si alzò dal letto subito dopo e si stese accanto all'amico abbracciandolo, cercando di dargli un pò di conforto.
Sorrise quando sentì il corpo del più piccolo calmarsi un poco.
Al naso gli arrivò l'odore particolare e appena accennato di Tetsuya.
Odore di casa che lo riportò a tre anni prima, quando dopo essere stati battuti , Kuroko lo aveva pedonato per il suo comportamento e gli aveva permesso di tornare ad essere suo amico.
Pian piano, con fatica, si era di nuovo guadagnato la fiducia di Tetsu -e di conseguenza si era anche avvicinato un pò a Kagami-.
Poi era successo che, poco prima della partita contro il Rakuzan,Kuroko aveva deciso di andare a vivere da solo e con sua sorpresa gli aveva chiesto di essere il suo coinquilino.
Aveva accettato subito, pensando a quell'offerta come una specie di definitiva riconciliazione.
All'improvviso però, era tutto precipitato, quando Kagami aveva annunciato che sarebbe tornato in America per diventare un giocatore professionista, accettando la proposta che uno sponsor gli aveva posto subito dopo la partita contro Akashi.
Aveva assistito impotente all'auodistruzione di Tetsu. Al suo sfogo violento quando era tornato dopo aver salutato l'amico all'areoporto. Lo aveva stretto a sè, vedendolo pian piano spegnersi ogni minuto che passava. Quel giorno si era promesso di difenderlo da tutto e da tutti coloro che avrebbero potuto in qualunque modo ferirlo.
Era forte, Tetsu.
Dopo un mese passato nella più totale apatia, si era rialzato da solo dalle ceneri e aveva cercato di andare avanti o almeno di mostrarsi forte all'esterno.
Perchè lo sapeva Daiki , che dentro l'amico imperversava ancora l'inferno e quell'apparente tranquillità che mostrava, poteva sbriciolarsi per un nonulla.
E poi dopo solo un pao di mesi , la situazione era precipitata di nuovo alla notizia che....
I suoi pensieri furono interrotti dall'entrata silenziosa di Satsuki, venuta a vedere come stava Tetsuya. La vide sospirare e sedersi sul letto di Daiki mentre con espressione sofferente osservava il viso tirato del più piccolo.
Aomine si ritrovò a fissarla, rendendosi conto che, l'amore di Satsuki verso Tesu non era ancora svanito.
Si ritrovò a sentirsi male a quel pensiero.
Sapeva perfettamente che Tetsu non provava null'altro con un affetto fraterno verso di lei e lo rattristava capire che lei stava soffrendo per quell'amore non corrisposto.
Sentì qualcosa agitarglisi rabbioso nello stomaco quando capì quanto forti ancora erano i sentimenti di Satsuki verso Tetsuya.
Gelosia? Si chiese sorpreso.
Verso di chi? Tetsu ? Satsuki? Non lo sapeva Daiki ma l'avrebbe accettata come ci si aspettava da lui e avrebbe lasciato che fosse il tempo a chiarirgli le idee.
La vide alzarsi e girare attorno al letto e per poi stendersi e racchiudere Kuroko in un caldo abbraccio.
Daiki sorrise .
Erano una strana famiglia loro sette.
Poteva sentire la presenza degli altri nell'altra stanza che sembrava facessero la guardia alla loro tranquillità.
Erano diventati una strana famiglia creata completamente intorno a Kuroko, e nonostante sapessero che lui non voleva essere protetto, tutti quanti si sarebbero impegnati per renderlo felice.
Era stato lui, anche se indirettamente e in uno strano modo – battendoli - a ricongiungerli tutti e a far si che tornassero quelli di un tempo.
I ragazzini che amavano giocare a basket più di ogni altra cosa.
Non avrebbero permesso che nulla distruggesse la loro salvezza.
Era questa la promessa muta che si erano fatti.
Dopo poco, però, avevano scoperto che su certe cose erano impotenti e che alla vita non ci si poteva opporre.
Chiuse gli occhi Daiki, cercando di scacciare quei pensieri infausti dalla sua testa.
Erano lì in America proprio per impedire al destino di mettere le mani su di loro.
Non si sarebbero arresi.
Con il respiro pesante di Tetsu e Satsuki nelle orecchie come ninnanna si addormentò anche lui , ringraziando che quel letto era abbastanza grande per farci stare tutti e tre.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Neflehim