Cap
2
Cassandra
Oltrepassò
la barriera protettiva del Campo con
un sospiro sollevato. Quando inizialmente aveva accettato di seguire un
paio
delle lezioni del corso di medicina che teneva Will, a Nuova Roma, non
aveva
immaginato che sarebbe stata lontana per due intere settimane.
Sospirò
nuovamente, ravviandosi una ciocca di lunghi capelli biondo miele che
le era
finita davanti agli occhi azzurri.
Non
c’era un’anima in giro, malgrado fosse
mattina inoltrata.
Questo
finchè non raggiunse l’ufficio di Chirone,
perlomeno.
Persino
da dietro la resistente porta in legno di
quercia si riusciva a percepire la voce di Katherine, visibilmente
alterata.
Era
appena tornata e già le toccava affrontare un
litigio tra semidei: fantastico.
Aprì
la porta con circospezione, trovando riuniti
tutti i Capocasa.
C’era
Jace, seduto a capotavola e intento a
giocherellare distrattamente con il fodero di Cortana.
Raphael
se ne stava nell’angolo più remoto,
silenzioso e solitario come sempre quando il suo gemello non era nei
paraggi.
Cameron
sonnecchiava leggermente, la testa
appoggiata sul palmo delle mani.
Arya
e Tammy stavano sedute vicine, sorridendosi
di tanto in tanto e approfittando di qualsiasi scusa per sfiorarsi con
la
rapidità e la delicatezza che avrebbe avuto il tocco di una
farfalla. Stavano
insieme da poco e Cassandra aveva sempre pensato che fossero una coppia
stupenda.
Jennifer
e Kim osservavano erano sedute accanto a
Faith e Rebecca e nessuna di loro sembrava perdersi un istante della
discussione in atto.
Kevin
e Francisco stavano seduti ai lati di
Aiden, il primo a ridere sotto i baffi e l’altro a cercare di
fare da paciere
tra l’amico e Katherine coadiuvato dall’aiuto di
Drew, che cercava invano di
tranquillizzare la ragazza.
Perché
sì, la persona contro cui la figlia di
Ares stava inveendo con un linguaggio talmente colorito che avrebbe
fatto
arrossire persino il Divino Dioniso, era proprio Aiden.
-
Sicura di non essere mezza Gorgone, Banks?
Perché sai, sei amabile quasi quanto loro. –
-
Sicuro di non volere un biglietto di sola
andata per gli Inferi, Gray? Sai, potrei risparmiarti il viaggio ombra
e
spedirtici a calci. –
-
Come dicevo, hai una classe invidiabile –
rimarcò, beffardo.
-
Ah, toglietemelo da davanti o giuro che lo
strangolo con le mie mani – esclamò, esasperata,
incrociando le braccia al
petto.
Sembrava
che fosse l’unico modo per impedire alle
sue mani di correre sull’impugnatura della daga che portava
assicurata al
fianco.
Cassandra
tossicchiò leggermente, attirando
l’attenzione su di sé.
-
Io sarei tornata –, disse, - Ma se è un brutto
momento ripasso più tardi. –
Jace
si alzò di scatto, rivolgendole uno di quei
suoi sorrisi folgoranti.
-
Bentornata, Alice. –
Gli
lanciò uno sguardo piccato. – Non chiamarmi
in quel modo – disse, calcando bene su ogni parola.
Da
quando aveva messo piede al Campo per la prima
volta, il figlio di Zeus aveva preso a chiamarla in quel modo adducendo
la
scusa che le ricordasse incredibilmente la protagonista del
“Paese delle
meraviglie”.
-
Cassie! – esclamò per tutta risposta la
Capocasa di Hermes.
-
Becca! –
Si
strinsero in uno di quei leggendari abbracci
spaccaossa che erano un po’ il marchio di fabbrica di
Cassandra.
Rebecca
Mason aveva un anno in meno di Cassandra,
naso all’insù e occhi color ambra da cerbiatta,
incorniciati da una massa di
boccoli castani perennemente scompigliati. Dire che avesse le
lentiggini non
rendeva giustizia alla cosa. Quasi ogni centimetro del suo viso magro e
dalla
carnagione perennemente abbronzata era ricoperto da piccole efelidi.
Esuberante
e amante degli scherzi, aveva in comune con Cassandra il fatto di
estraniarsi
dal mondo talvolta e dare l’impressione che fosse tra le
nuvole.
Quando
si separarono, la figlia di Apollo rivolse
un’occhiata incuriosita in direzione del resto dei semidei.
-
Che mi sono persa? –
A
risponderle fu Kim, la figlia di Chione che in
molti al Campo paragonavano a una regina per
via dei suoi modi aggraziati e sensuali. Gli occhi color
ghiaccio erano
freddi e controllati, e ciò faceva presagire problemi
all’orizzonte.
-
Ieri l’Oracolo ha pronunciato una delle sue
profezie. Il Divino Zeus si sta spegnendo e alcuni di noi sono stati
scelti per
prendere parte a un’impresa. –
-
Ci siamo riuniti per decidere il da farsi -
aggiunse Arya, lanciando un’occhiata eloquente ai presenti, -
Ma alcuni di noi preferiscono
punzecchiarsi come bambini. –
Katherine
non diede segno di aver raccolto la
frecciata, mentre Aiden si limitò a stringersi nelle spalle
e a ribattere: -
Ehy, fa parte del mio fascino. –
Cassandra
annuì, assimilando rapidamente tutte le
informazioni. Era stata via solo per due settimane e al Campo era
successo il
putiferio.
-
Credete che anche Cassandra sia coinvolta? –
domandò Rebecca, curiosa.
Per
tutta risposta, un fascio di luce investì la
ragazza. Non era una sensazione spiacevole; era calda, avvolgente, e
carica
d’affetto. Insomma, era un po’ ciò che
gli abbracci scatenavano in lei.
-
A giudicare dal fatto che brilla come un
lampadina, direi di sì – osservò Jace.
Poi
si rivolse verso l’alto, come se volesse
parlare direttamente ad Apollo, - Abbiamo capito, ti spiacerebbe
diminuire un
po’ l’intensità? O quantomeno fammi
avere un paio di occhiali da sole e un po’
di crema, non sono attrezzato per prendere il sole in sala riunioni.
–
Katherine
gli rifilò una gomitata nelle costole,
tuttavia era evidente che si stesse sforzando di non ridere, - Non
essere
blasfemo. –
Arya
tossicchiò, riportando l’attenzione su di
sé.
-
Vi dispiacerebbe concentrarvi sul nocciolo
della questione? Quando partiremo per
l’impresa?
-
Da quando sei stata nominata a capo
dell’impresa? –
-
Da quando tu sembri troppo impegnato a fare
battute stupide per svolgere il tuo compito – lo
rimbeccò.
Tammy
alzò le mani, esclamando: - Okay, abbassate
le penne tutti e due. E, comunque, non possiamo partire questa sera.
Punto
primo perché non è saggio lanciarsi in
un’impresa mortale in piena notte. –
Venne
interrotta dallo sbuffo di Kevin.
-
Visto che non tutti siamo figli di Nyx -,
continuò piccata, - E poi perché questa sera ci
sarà la partita di Ruba
bandiera d’inizio anno. –
Un
mormorio si diffuse tra i presenti. Sembrava
stupido preoccuparsi di una cosa futile come quella, ma era una
tradizione e
come tale andava onorata.
-
Giusto. Allora … - dissero all’unisono Jace e
Arya.
Tacquero,
folgorandosi a vicenda con un’occhiataccia.
Tammy
fece scivolare sotto al tavolo la mano,
intrecciando le dita con quelle della fidanzata. Strinse appena, in un
muto
invito a lasciar perdere.
Davanti
a quel cambio d’umore improvviso,
Cassandra sorrise.
Sì,
le sue due amiche formavano una gran bella
coppia.
Jace
-
Allora partiremo domani all’alba. Adesso
dedichiamoci a formare le squadre per stasera – riprese Jace,
per poi
aggiungere: - Io prendo il blu. –
Jennifer
sbuffò. - Che cosa strana, non succede
mai. –
-
È un problema, sirenetta? –
-
Dico solo che magari per una volta
potresti cambiare, visto che il blu è il mio colore
preferito. –
-
Già, ma non ti sta bene neanche la metà di
quanto sta bene a me. –
La
figlia di Poseidone sgranò gli occhi verde
scuro, indignata: - Ma ti senti quando parli? –
-
Certo che sì, la mia voce è fantastica.
–
Roteò
gli occhi.
-
Dicevamo … il capitano dell’altra squadra?
–
Arya
fece svettare la mano in alto.
-
La Casa di Apate non guida una battuta di Ruba
bandiera da un po’ … oltretutto il rosso mi sta
bene – concluse, in un’evidente
frecciatina.
-
Bene. Fate la vostra scelta, Capocasa –
concluse formalmente il figlio di Zeus.
Una decina
di minuti più tardi, dopo aver contato e diviso i foglietti
su cui i vari
semidei avevano segnato la loro preferenza, venne fatto
l’annuncio.
-
Squadra rossa, capitanata da Arya: Apate,
Borea, Apollo, Ade, Nyx, Poseidone, Eros e Afrodite. Squadra blu, con
il
sottoscritto: Zeus, Ares, Lissa, Dioniso, Hermes, Chione ed Efesto.
–
Jace
si stiracchiò come un gatto, emettendo una
serie di schiocchi allarmanti.
Le
contratture che si portava dietro da ormai
otto anni, da quando cioè era un ragazzino spaurito che
aveva messo piede per
la prima volta al Campo, gli davano il tormento più o meno
ogni giorno. Qualche
volta, quando era particolarmente fortunato, lo lasciavano in pace per
mezza
giornata.
-
Mio nonno fisicamente sta meglio di te … e lui
è del ’33 – lo informò
Katherine, ironica.
-
Uhm, e tuo nonno saprebbe fare questo? –
chiese, sollevandola come se non pesasse nulla e caricandosela in
spalla.
Bloccata in quella morsa micidiale, non le rimase altro che subire un
attacco
particolarmente intenso di solletico.
Jace
la lasciò andare solo quando era ormai a
corto di fiato.
Katherine
si ravviò un’onda scura, arricciando il
labbro inferiore in un lieve broncio.
-
Ti odio – asserì, ma le parole vennero rovinate
dal sorriso divertito che le increspava le labbra.
-
No, tu mi adori. Hai il fratello adottivo
migliore del mondo … di gran lunga meglio di quei tipi che
ti girano per la
Casa. –
Rise,
annuendo. – Sì, ed è anche il fratello
adottivo più modesto che si sia mai visto sulla faccia della
Terra dai tempi di
Achille. –
-
La modestia è per le persone brutte o incapaci,
quando si è belli e incredibili è assolutamente
sprecata. –
Lo
spintonò. – Ma falla finita! –
Insieme
raggiunsero l’Arena, allestendo un
piccolo incontro di scherma. Un’ora più tardi,
entrambi si lasciarono cadere
sulla sabbia con un gemito esausto.
-
Direi che è stato un pareggio –
borbottò,
tirandosi su e allungando una mano verso di lei. Katherine la prese,
alzandosi
in piedi e spingendolo nuovamente giù. Puntò la
lama della spada contro di lui,
poco sotto il mento, sorridendo vittoriosa: - Io direi che ti ho appena
battuto. –
-
Sei sleale – bofonchiò, scostando la lama con
un braccio e alzandosi nuovamente.
Katherine
si strinse nelle spalle. – In amore e
in guerra è tutto lecito. –
Jace
arricciò il naso, in una comica espressione
di disgusto, - Ti prego, risparmiami le frasi stile Afrodite.
–
-
Sì,certo, cambia discorso. Tanto ti ho battuto
lo stesso. –
Katherine
Mentre
si dirigeva verso il campo da gioco, venne
affiancata da Nicole e Clare. Gabriela aveva fatto un pezzo di strada
con loro,
ma poi si era limitata a rivolgere loro un piccolo cenno del capo e a
raggiungere i membri della sua squadra. Mentre si predisponevano
intorno a
Jace, la figlia di Efesto le diede di gomito.
-
Quanta gente ha fatto arrabbiare di recente? –
-
Escludendo te? -, contò mentalmente per una
frazione di secondo, - Più o meno metà Campo.
Esattamente tutti quelli in
rosso. –
Nicole
sospirò.
Magnifico,
ci mancava solo una schiera di semidei
decisi più che mai a farli neri.
-
Abbiamo anche la Cacciatrice con noi – aggiunse
poi, indicando Alyssa che si teneva a distanza da tutti i ragazzi
presenti.
Certe
abitudini dovevano essere dure da mettere
da parte.
Come
se si fosse sentita chiamata in causa, la
ragazza si avvicinò a passo lento e studiato.
Le
sorrisero tiepidamente, mentre Clare rompeva
gli indugi e le porgeva amichevolmente una mano: – Clare,
figlia di Chione.
Loro sono Katherine, figlia di Ares, e Nicole, figlia di Efesto.
Benvenuta in
squadra. –
-
Alyssa … non c’è molto da dire, non ho
parentele divine. –
-
E di dove sei? –
-
Sono nata a Corinto, da una famiglia di nobili
origini. –
Clare
stava per aggiungere qualcosa, ma Katherine
le diede di gomito. C’era solo un motivo se una comune
mortale si univa alle
Cacciatrici di Artemide: aveva avuto una vita difficile e probabilmente
non le
andava di affrontare il discorso.
-
Chi è a capo della squadra? – chiese poi
Alyssa, rompendo il silenzio imbarazzante che era sceso tra loro.
-
Jace. Lo riconoscerai tra tutti perché è quello
con l’espressione tronfia e arrogante –
replicò Nicole.
-
Il biondo con quel corpo … beh, divino –
chiarì
Clare.
-
Figlio di Zeus? – chiese, assottigliando lo
sguardo per osservarlo meglio. In tutta la progenie del padre degli Dei
c’era
qualcosa di simile, e quel ragazzo per certi versi le ricordava Talia.
Clare
annuì.
-
Magnifico – borbottò. Non sembrava affatto
contenta di dover prendere ordini da un ragazzo.
Jace
scelse proprio quel momento per
raggiungerle.
Aveva
già indossato l’elmo e gli occhi blu
luccicavano al di sotto del bronzo celeste.
-
Volete un the e dei pasticcini o vi date una
mossa? –
-
Non costringermi a farti finire di nuovo con il
sedere per terra, Jace – lo rimbeccò Katherine.
Tuttavia
indossò anche lei l’elmo dal pennacchio
blu e fece roteare l’elsa della sua spada tra le dita sottili.
-
Andiamo a umiliarli – decretò con ferocia.
Aiden
La
partita andava avanti da quasi un’ora quando
la vide. Camminava con andatura furtiva e teneva la spada ben stesa
davanti a
sé. Non c’era traccia di altri suoi compagni,
quindi probabilmente era andata
in avanscoperta.
Si
ammantò nell’ombra, apparendole davanti senza
il minimo rumore.
Katherine
trasalì, puntandogli contro la spada.
-
Non dirmi che ho spaventato la feroce figlia di
Ares – la schernì.
-
Fottiti, Gray. –
-
È una proposta? – la rimbeccò.
Era
una sua impressione o era avvampata al di
sotto dell’elmo?
-
Neanche se fossi l’ultimo semidio sulla faccia
della terra. Ho gusti migliori. –
-
Già, tipo Strongold, no? –
Non
sapeva neanche lui perché l’aveva detto, ma
il fatto che le voci su di loro potessero essere vere lo irritava.
-
Che accidenti c’entra Jace? È il mio migliore
amico. –
-
E lui questo lo sa? –
Katherine
gli rivolse un’occhiata corrucciata.
– E a te
perché dovrebbe interessare? –
Si
strinse nelle spalle.
-
Infatti non m’interessa. –
-
Perfetto. Se non c’è altro, togliti dai piedi.
–
-
Hai paura di batterti con me, Banks? –
Scoppiò
a ridere, sinceramente divertita.
-
Ho paura di farti troppo male, Gray – lo
corresse.
Aiden
fece baluginare la sua spada, incrociando
le lame. Menarono un paio di fendenti lenti, per poi intensificare gli
scambi.
Era
rapida, più veloce di quanto avesse mai
immaginato. Tuttavia era in grado di reggere lo scontro almeno per un
po’.
Quando finalmente la vide sbilanciarsi un po’ in avanti, tese
la gamba e la
fece cadere.
Non
aveva considerato la sua reazione, però,
perché si ritrovò ad essere trascinato a terra
con lei.
Sopra
di lei
a voler essere precisi.
Gli
elmi erano volati via nell’impeto della
caduta così la chioma nera come la notte della ragazza era
sparsa a terra. La
osservò per una manciata di secondi che parvero
interminabili. Era bella, si
sorprese a notare.
Insopportabile,
arrogante e impetuosa, certo … ma
così tremendamente bella.
La
voce di Katherine lo riscosse dai suoi
pensieri. - Che ne dici di toglierti di dosso, Gray? Mi stai
schiacciando. –
Rotolò
di lato, liberandola dal suo peso.
La
osservò raccogliere l’elmo, calcarselo
nuovamente in testa e toccarlo con la punta della spada.
-
Per la cronaca, ti ho appena ucciso. –
Sì,
ma di certo non nel senso che credeva lei.
Spazio
autrice:
No,
non siamo
sparite, tranquilli! È solo che con la sessione
d’esami siamo immerse nei libri
fino al collo e il tempo da dedicare alla scrittura purtroppo
è davvero poco. Abbiamo presentato un altro paio di OC
che speriamo di aver reso nel migliore dei modi - questo giudicatelo
voi ;) – e
nel prossimo capitolo finiremo finalmente di presentare in modo degno
tutti gli
altri. Abbiamo un
piccolo sondaggio da
proporvi:
1.
Finora
quali sono i vostri semidei preferiti?
2.
C’è
già qualche coppia che shippate?
Al
prossimo – che giuriamo
arriverà presto – aggiornamento.
Baci,
Eris
& Fiamma