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Autore: WRitE_Of_uS    18/02/2015    0 recensioni
Può una ragazza innamorarsi delle belle parole, delle promesse e delle aspettative?
Bé in questo caso si.
ma tutte le favole hanno un "vissero felici o contenti", o a volte la vita reale ha la meglio?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno inverno, e buongiorno alla neve che hai portato. Buongiorno alla pioggia che continua a cadere instancabile. 3 messaggi sul telefono. Dove sei? Ti sto aspettando! Corri in oratorio che poi andiamo a pattinare. Erano le 3.30 del pomeriggio e io non me ne ero neppure accorta, avevo continuato a dormire indisturbata per tutto quel tempo.
Mi alzai subito dal letto e mi buttai sotto la doccia bollente, l'acqua scendeva lungo la mia schiena e in quel momento pensai che sarei potuta restare li per delle ore, ma non potevo, il mio migliore amico mi stava aspettando. Uscii contro voglia dalla vasca e mi misi addosso le prime cose che mi capitarono sotto mano, un maglione, un paio di leggins e delle scarpe comode e facili da sfilare.  Presi la sacca consumata dei pattini e l'appoggiai sulla spalla destra, pensai a quante volte il pattinaggio mi aveva salvato la vita, a quante volte quei pattini vecchi e graffiati, fossero l'unica cosa in grado di farmi tornare il sorriso.  Ognuno nasce con un proprio fine, ognuno di noi è destinato a diventare qualcuno,  c'è chi lo scopre prima, chi lo capisce con il tempo. Io non ne avevo idea.
Avevo imparato a prendere la vita un pò come veniva, a non dipendere dalle aspettative e in un certo senso avevo perso me stessa. Mi ero smarrita e non sapevo esattamente chi o cosa stessi cercando. Almeno non ancora.
Uscii di casa dopo aver dato un saluto veloce a mia madre, mi chiusi la porta alle spalle e aprii l'ombrello. 
Corsi in mezzo alla pioggia per raggiungere in tempo il pullman, che per poco non mi chiuse le porte in faccia. Mi sedetti  sul primo posto libero che trovai e infilai gli auricolali nelle orecchie sparando la musica a tutto volume,per soffocare il rumore dei miei inutili pensieri. Guardavo le goccioline scivolare lungo il vetro e mi ricordai di quando ero piccola, di quando nella macchina di mio padre sceglievo una goccia, e speravo che sarebbe stata più veloce rispetto alle altre.
Erano altri tempi, altri problemi, tutte cose all'altezza di una bambina di 5 anni che fa una gita in macchina con il papà. Chiamarlo babbo era un affronto, il nostro era un rapporto particolare, passavamo poco tempo insieme, ma quando stavo con lui mi sentivo una piccola principessa protetta dal suo valoroso eroe. Sentivo una distanza, però, non colmabile da nessun ponte, da nessun compromesso, era una voragine che alla fine ci separò. Mio padre andò via di casa, problemi con la mamma mi diceva. La sua assenza era quasi impercettibile, ormai ero abituata al suo lavoro e  tutti gli altri fattori che lo tenevano lontano da me, ma faceva comunque male. Non poterlo più considerare come facevo una volta.
Il pullman si fermò ed io raggiunsi l'oratorio. Nicolò aveva il viso chino sullo schermo luminoso del telefono, mi misi di fronte a lui sperando che notasse la mia presenza.
<< Sei passata prima per l'Indonesia?>> chiese in tono sarcastico.
<< Mi sono svegliata tardi scusami>>.
<< si ma chi dorme non piglia pesci, quindi il pattinaggio salta>>. 
Mi prese per una mano e mi trascinò dentro, il campetto da calcio era pervaso da ragazzi in pantalonncini che correvano dietro un pallone.
Lui era li, seduto sugli spalti, sorridente come sempre.
   
 
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