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Autore: Therainsmelody    20/02/2015    2 recensioni
Abby ha problemi con il padre che la tratta come una serva;
Cara vive una vita agiata ma è insoddisfatta di se;
Nicholas ha un terribile e oscuro passato;
Lucas non fa che preoccuparsi per gli altri;
Ethan cerca solo di salvare il fratello dalla loro disastrosa famiglia
e Alan di scoprire il segreto che suo padre gli tiene celato da anni.
Sarà una lettera a dare inizio a quella che verrà ricordata come
la più grande rivelazione di segreti a cui la piccola cittadina di Wahoo abbia mai assistito,
ma la verità arriva sempre con un prezzo.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13 – Non lasciarla andare

If you like her, if she makes you happy,
And if you feel like you know her …
Then don’t let her go.
 
 

Pov Ethan
 
Avevo lasciato Jess solo nella sua tenda. Non che questo facesse una gran differenza per lui, era così preso dal ripassare le varie fasi della guerra di secessione che non aveva nemmeno sentito la mia voce.
Mi diressi il più silenziosamente possibile verso il minuscolo boschetto, chiamarlo così era quasi un eufemismo, cercando di non farmi notare da Lucas e Alan che stavano chiacchierando al centro del nostro accampamento.
Alan Gray.
Quel ragazzo era davvero strano.
Prima di tutto suo padre, a mio avviso, era pazzo. Non quanto quello di Abby, ma quasi.
Secondo, non per importanza, lui aveva una cotta pazzesca per sua sorella. Non sapevo se gli altri ne fossero a conoscenza, anche se mi sembrava così evidente che pure uno stupido l’avrebbe capito al primo sguardo.
Erano tutte cose da cui avrei dovuto tenere il naso fuori.
Mentre stavo per infilarmi tra gli alberi mi voltai un’ultima volta, per essere certo che nessuno si fosse accorto di me, e in quel momento mi trovai davanti ad una situazione a dir poco inaspettata.
Quel figlio di puttana di Parker aveva afferrato Alan per la giacca e lo stava baciando.
È questo lo spirito, fratello!
Non ne capivo nemmeno io la ragione, ma quella scena riuscì, inaspettatamente, a strapparmi un sorriso. Senza accorgermene mi ritrovai a fare il tifo per Lucas.
Rincominciai a camminare e il buio sotto le fronde mi avvolse. Il giorno seguente avrei scoperto come quello a cui avevo appena assistito fosse andato a finire.
 
Come mi aspettavo lei era lì. Indossava un giaccone a dir poco sproporzionato, probabilmente l’aveva rubato a Lucas, e i suoi soliti tacchi alti. Camminare con quei cosi perennemente sui piedi doveva essere una vera tortura, mi chiesi quale motivo la spingesse a farlo.
Mi fermai quando lei si voltò nella mia direzione, con tutte quelle foglie secche probabilmente mi aveva sentito arrivare.
<< Che cosa ci fai qui, Ethan? >> Sorrisi divertito, era sempre stata scontrosa con me.
<< Quello che ci fai tu, suppongo. >> L’avevo vista uscire dalla sua tenda e infilarsi fra gli alberi, così avevo deciso di seguirla.
<< Volevo restare un po’ da sola a riflettere, ma tu hai appena rovinato tutto. >> Mi avvicinai.
<< Strano, di solito le ragazze sono molto felici di vedermi. >> Cara mi restituì un sorriso sprezzante.
<< Io non sono come le sciacquette che ti fai di solito. >> Ok, era decisamente arrabbiata per qualcosa.
<< Non le chiamerei proprio sciacquette … troiette facili mi sembra più appropriato. >> Cara scoppiò a ridere. Una risata vera, non sarcastica.
<< Che hai da sghignazzare tanto? >>
<< Troiette facili è praticamente la definizione di sciacquette! Quanto sei stupido, McIdiota! >>
Continuò a ridere per un po’, poi cercò di respirare più lentamente nel tentativo di riprendere il controllo.
<< Stupido quanto vuoi, ma almeno sono bello. >> Tra noi calò un silenzio imbarazzante. Gli occhi di Cara erano sfuggenti e sembravano non riuscire a soffermarsi su qualcosa per più di qualche secondo.
Baciala.
La voce di Lucas lo urlò nella mia testa.
Provami che non sei innamorato di lei. Baciala.
Io non ero innamorato di Cara, non lo ero punto e basta, per quale stupido motivo dovevo dimostrare a qualcuno di avere ragione?
Lei era ancora lì, immobile.
La luce della luna filtrava tra le fronde degli alberi e le ricadeva sul capo, illuminando le sue lunghe ciocche bionde.
Avrei potuto farlo.
Avrei potuto afferrarla e baciarla.
D'altronde l’avevo fatto con così tante ragazze d’arrivare a perderne il conto, ma non mi era mai importato niente di loro. Ferirle, spezzare i loro cuori o lasciarle per un’altra erano tutte cose di cui non mi ero mai preoccupato.
Non volevo comportarmi così con Cara, di lei m’importava.
In quel momento decisi che non ci sarebbe stato nessun bacio, ma non implicava in alcun modo l’amore.
Lei si strinse nel suo giaccone e fermò lo sguardo su di me.
<< È vero. >> Nel silenzio la sua voce suonò forte e chiara, quasi autoritaria.
<< Cosa? >> Abbassò gli occhi per un millesimo di secondo prima di rialzarli ed ero praticamente certo di aver visto un piccolo sorriso fare capolino dalle sue labbra.
<< Quello che hai detto poco fa, è vero. >> Il mio cuore perse un battito prima che il mio cervello realizzasse che, quasi sicuramente, si stava riferendo alla parte della frase in cui dicevo di essere stupido.
Poi parlò di nuovo e allora il mio cuore si fermò sul serio, o almeno quella fu la sensazione.
<< Sei davvero bello. >>
In pochi attimi colmai la distanza che ancora di separava e ci ritrovammo fronte contro fronte.
<< Dillo di nuovo. >> Pensavo che avrebbe nuovamente distolto lo sguardo o che se ne sarebbe uscita con una delle sue battute taglienti, invece restò nella stessa identica posizione di prima.
In silenzio.
Scrutare nei suoi occhi era come ammirare un altro cielo e in quel momento potevo farlo solo io, erano solo per me. Eravamo così vicini che i nostri respiri, danzando nell’aria fredda della notte, si fondevano diventando una cosa sola.
L’attesa era così snervante che non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a resistere.
<< Tu sei bellissimo, Ethan McKaine. >> Non riuscivo a capire se ero più scioccato dal fatto che Cara Williams avesse detto che ero bello o che avesse pronunciato il mio cognome nel modo corretto, cosa che non era mai successa fino a quel momento.
Fu allora che la vidi davvero per quello che era.
La guardai e tutto quello a cui l’avevo sempre associata scomparve: non era la capo cheerleader; non era la ragazza più popolare della scuola; non era quella con uno stuolo di sbavanti ragazzi al suo seguito e nemmeno quella che mi urlava contro nel cortile quando picchiavo uno più piccolo. Era semplicemente Cara, in tutta la sua fragile e devastante bellezza.
<< Lo sei anche tu. >> Sembrò sorpresa dalla mia reazione, ma nonostante questo non si mosse.
Feci scivolare le mie mani sulla sua vita e anche quel poco spazio che era rimasto scomparve.
I nostri corpi aderivano perfettamente l’uno all’altro e la mia bocca trovò la sua. Quando finalmente ci baciammo realizzai che era quello che avevo sempre voluto, forse addirittura dalla prima volta in cui ci eravamo conosciuti.
L’avevo desiderato così ardentemente e profondamente da non essermene mai accorto e solo in quell’attimo la verità era uscita allo scoperto.
Tutto quello che avevo fatto e detto nella mia vita era teso al raggiungimento dell’unica cosa che avessi mai veramente voluto: Cara.
Mentre ci stringevamo nel nostro primo bacio un pensiero semplice, ma al contempo così tremendamente reale mi riempì la testa, non lasciando spazio a nient’altro.
Sono innamorato di lei.

 

Pov Abby
 
Io e Lucas ne avevamo discusso la sera prima ed eravamo arrivati alla conclusione che fosse giunto il momento per uno dei nostri celeberrimi scherzi. Lui mi aveva raccontato del viaggio in treno, di come fosse certo che Ethan provasse qualcosa per Cara ed entrambi c’eravamo accorti che lei si comportava in modo diverso nei suoi riguardi.
Era quello il motivo per cui, alle sette di mattina, eravamo entrambi svegli a bisbigliare nel mezzo del nostro accampamento improvvisato.
<< Lo sai che quella ha il sonno più pesante di un macigno. Fidati di me: io la prendo e la porto in braccio fin nella loro tenda e nel mentre tu fai, silenziosamente, uscire sia Alan che il fratellino di Ethan. >> Ero seriamente preoccupata dal fatto che Ethan potesse svegliarsi a metà della nostra operazione, ma non riuscivo a pensare ad un’alternativa migliore.
Avevamo già scartato quella di spostare Ethan nella tenda di Cara e Lucas per svariati motivi, primo dei quali il peso eccessivo del giocatore di football.
<< Ok, ok. Vai a prenderla, ci vediamo dopo. >> Guardai le spalle di Lucas sparire all’interno della sua tenda e poi mi voltai, muovendomi il più furtivamente possibile.
Aprii la cerniera esterna ed entrai.
Dentro regnava il silenzio del sonno e una tenue, e stranamente confortante, oscurità. Non ci misi molto ad individuare Jess: era più piccolo degli altri due; non russava e dormiva in modo incredibilmente composto. Lo scossi delicatamente per le spalle e lui aprì gli occhi senza emettere alcun tipo di suono; rimase semplicemente a guardarmi, in attesa di ulteriori istruzioni. Con un cenno della testa gli feci capire di uscire, poi mi portai un dito alle labbra per chiedergli di non fare rumore.
Lui annuì, si alzò e lasciò la tenda. Ringraziai mentalmente Dio per l’immensa intelligenza di quel ragazzino.
Uno era andato.
Mi rialzai e osservai i due ragazzi che stavano ancora dormendo, ignari di tutto. Nonostante la mancanza di luce, riconoscere la figura slanciata e i capelli neri e perennemente arruffati di Alan non fu molto difficile. Lo raggiunsi e tentai di scuoterlo come avevo fatto con Jess, ma lui non reagì minimamente, allora decisi di tentare un’altra strada. Mi abbassai e avvicinai il più possibile la mie labbra al suo orecchio, mentre con una mano gli tappavo la bocca perché, se era come me, per prima cosa si sarebbe lamentato. Soltanto a quel punto iniziai a chiamarlo per nome, cercando di non svegliare Ethan.
<< Alan. Alan, sono io, Abby. Alan, svegliati. >> Dopo qualche secondo spalancò gli occhi e li puntò nei miei con fare interrogativo.
Gli feci segno di restare zitto e poi spostai la mano.
Sentii Ethan rigirarsi nel suo sacco a pelo; dovevo assolutamente sbrigarmi.
Afferrai Alan per il gomito, costringendolo ad alzarsi, e lo trascinai fuori dalla tenda.
Jess stava seduto, la schiena poggiata contro il tronco di un albero, e leggeva un libro dalla copertina vecchia e logora. Non mi ero nemmeno resa conto che l’avesse portato con sé poco prima. Era così immerso nella lettura che non fece caso a nessuno di noi.
Mi voltai giusto in tempo per incrociare lo sguardo sorridente di Lucas mentre s’infilava nella tenda di Ethan con Cara che gli penzolava tra le braccia. Quella ragazza era davvero incredibile, sarebbe potuta scoppiare la terza guerra mondiale e lei avrebbe continuato a dormire senza accorgersi di niente!
Prima di conoscerla non pensavo esistesse un sonno così profondo.
Qualche istante e Lucas fu di nuovo fuori, al mio fianco.
Mi sorrise e alzò entrambi i pollici in segno di vittoria, poi distese le braccia verso il cielo e, stiracchiandosi per bene, sbadigliò.
<< Io me ne torno a dormire, ma quando mi sveglio voglio che sia tu ad aggiornarmi. Anche perché dubito che Cara riuscirà ad incrociare la mia strada senza provare il folle desiderio di saltarmi addosso e strangolarmi. >> Mi inchinai con finto fare cerimonioso e, usando il tono di voce della nostra professoressa di storia, risposi:
<< Come voi desiderate, mio signore. >> Lucas rise, a voce molto bassa, e svanì all’interno della sua tenda.
Soltanto allora mi accorsi che Alan era ancora lì e mi stava fissando in silenzio.
Gli dovevo almeno una spiegazione.
Gli feci cenno di seguirmi ed entrammo nel minuscolo boschetto a ridosso del nostro accampamento.
<< Scusa per il trambusto, io e Lucas volevamo fare uno scherzo a Cara ed Ethan. >> Nessuna reazione. Non una singola emozione aveva attraversato il viso di Alan.
Ritentai.
<< Mi dispiace che tu ti sia dovuto alzare così presto, è solo che mi sembra piuttosto ovvio che quei due si piacciono e così abbiamo deciso di regalargli un “risveglio a sorpresa”! >> Ancora niente. Non riuscivo a capire se dipendesse dal fastidio del risveglio indesiderato o se era arrabbiato con me per … per tutto il resto.
<< Alan, ho fatto qualcosa di sbagliato? Se è così ti chiedo scusa, ma per favore parlami! >> Sospirò. Se non altro era un inizio.
<< Abby, tu non hai fatto niente che non va, sono io che sono un disastro. >> Fece un piccola pausa. Riuscivo ad immagine il suo cervello che cercava di ramazzare le idee per poi espormele in modo logico e sensato.
<< Nella mia vita mi sono innamorato di una sola ragazza e questa, oltre che essere già fidanzata con il ragazzo perfetto, salta fuori che è anche mia sorella. Io non sono mai piaciuto a nessuna e l’unica volta che ricevo attenzioni di quel genere da qualcuno si tratta del migliore amico gay della mia gemella. Voglio dire, si può essere più sfigati di così?! E non fare quella finta faccia sorpresa, sono sicuro che Lucas te ne ha parlato. >> L’ultima frase mi strappò un sorriso. In effetti, vista da quel punto, la sua vita amorosa non era stata per nulla fortunata.
<< Dev’essere di famiglia, allora, perché io ero certa di non poter piacere a nessun ragazzo prima di Nick ed ero così insicura e disperata che ho chiesto a Lucas di poterlo baciare solo per sapere che effetto faceva. Credimi se ti dico che le cose miglioreranno, è la pura verità. Ok, ti sei innamorato di me ed è andata male, ma pensa cosa sarebbe successo se Nicholas non avesse fatto parte della mia vita e io avessi scelto te: non saremmo potuti stare assieme lo stesso perché, in un modo o nell’altro, avremmo comunque scoperto di essere fratelli gemelli. Lo so che suona dannatamente male eppure dovremmo essere grati del fatto che tu non abbia avuto il coraggio di dichiararti prima o che io abbia deciso di scappare via dopo quel bacio. Se avessimo dovuto lasciarci dopo essere stati assieme avrebbe fatto ancora più male; se ci fossi amati davvero non avremmo mai avuto la possibilità di costruire un legame fraterno fra noi. >> Erano parole dure, ne ero conscia, ma lo stavo facendo per il suo bene.
<< Ma io ti ho amata, Abby, e ti amo ancora. Non ci sarà mai nessun altra come te. >> Era così affranto che ebbi l’istinto di stringerlo tra le mie braccia e cullarlo finché non si fosse ripreso.
Ovviamente sarebbe stata una cosa stupida da fare.
<< Lo so, ma devi andare avanti. Il mondo è pieno di persone che farebbero carte false pur di averti, pensa un po’ che pure io ne conosco una! Quello che voglio dirti è che non devi disperare, là fuori, da qualche parte, c’è sicuramente qualcuno che sarà in grado di ricambiare il tuo amore come io non ho saputo fare. >> Il silenzio calò di nuovo fra noi.
<< Saresti un’ottima sorella, lo sai? >> Le sue labbra si distesero in un sorriso appena accennato.
<< Pensa a quanto sei fortunato, su questa mia versione hai l’esclusiva assoluta! >> Feci qualche passo e azzerai la distanza che ci separava con un abbraccio.
Sentii le sue braccia cingermi e il suo respiro vicino all’orecchio mentre sussurrava:
<< Ti voglio bene, sorellina. >>
Anch’io ti voglio bene.

 

Pov Cara
 
Qualcosa mi stava solleticando il collo, probabilmente un insetto. Alzai una mano per colpirlo e involontariamente mi ritrovai a schiaffeggiare una persona.
<< Oddio! Lucas non volevo colpirti, io … >> Mi ero alzata, pronta a scusarmi con lui, solo per trovarmi faccia a faccia con Ethan.
<< Che cosa ci fai nella mia tenda? >> Lui scoppiò a ridere e si lasciò ricadere sul suo materassino.
<< La vera domanda è cosa ci fai tu nella mia tenda! >> Mi guardai attorno con più attenzione. Gli zaini di Ethan e i molteplici libri di Jess erano appoggiati, vicini, in un angolo, mentre dalla parte opposta erano accatastati alla rinfusa alcuni maglioni, che appartenevano senza dubbio ad Alan.
Anche sforzandomi non riuscivo proprio a capire come fossi finita lì.
Ragiona, Cara. Ci deve essere una spiegazione logica.
Ethan, nel frattempo, si era girato su un fianco e mi stava osservando con il suo mezzo sorrisetto da spaccone ad increspargli le labbra.
<< Va bene volermi rivedere, ma bastava chiedere e avrei organizzato un incontro un po’ più discreto. >> Afferrai il cuscino e lo colpii in testa. Voleva essere una cosa seria, da persona arrabbiata, ma, quanto vidi la sua faccia ridacchiante, non riuscii ad evitare di sorridere.
<< Smettila! Sto cercando di capire cos’è successo! >>
In quel momento mi fu tutto più chiaro, come se, avendo espresso il pensiero ad alta voce, il mio cervello si fosse risvegliato dal torpore del sonno.
Lucas e Abby! C’è sicuramente il loro zampino in tutto questo!
Non mi capacitavo di come non fossi riuscita ad arrivarci più in fretta. Un seconda constatazione seguì a ruota la prima: loro due sapevano. Nessuno dei miei migliori amici faceva qualcosa senza motivo e se loro due avevano deciso di farmi uno scherzo del genere era perché avevano capito che mi piaceva Ethan.
<< Abby e Lucas! Sono stati loro due e di certo sanno quello che provo per te. >> Ethan si avvicinò leggermente, puntellandosi sui gomiti.
<< Cos’è che provi, esattamente, per me? >> Mi stava prendendo in giro. Di nuovo.
<< Piantala di fare il cretino almeno per qualche secondo! Sanno che tu mi piaci! >> Ethan si avvicinò ancora e mi lasciò un bacio, lieve come petali di rosa, alla base del collo.
<< Se è per questo sanno anche che tu piaci a me. Lucas me ne ha parlato mentre eravamo in viaggio. >>
La risata divertita di Lucas si fece spazio nella mia mente.
Se sapevano entrambi, tempi duri aspettavano sia me che Ethan perché quei due erano una fonte inesauribile di guai e risate.
Ethan mi baciò di nuovo, appena sotto la mandibola. Cercavo, in ogni modo possibile, di concentrarmi per trovare una soluzione e lui non faceva altro che distrarmi.
<< Sono quasi certa che non siano a conoscenza di quello che è successo ieri sera, altrimenti questo stupido scherzo sarebbe stato molto più elaborato. Bene, devono continuare ad ignorarlo, d’altronde non c’è nulla di serio tra di noi e sarebbe sciocco fargli credere altrimenti. >> Era vero che c’eravamo baciati, ma di sicuro non avevo intenzione di fare coppia fissa con Ethan. Lui, fra tutte le persone che conoscevo, era senza ombra di dubbio la meno portata per le relazioni.
Essendo la ragazza più popolare della scuola, di ragazzi ne avevo avuti parecchi, nessuno di cui mi fossi innamorata s’intende, ma questo mi aveva comunque insegnato a gestire perfettamente una relazione superficiale alla Ethan McKaine senza farlo sapere ad anima viva.
Lui alzò lo sguardo su di me e mi parve quasi … ferito?
No, dovevo essermelo immagina e basta.
Uno come lui non se la prendeva solo perché una ragazza non faceva sul serio; finché lei ci stava a lui andava bene.
<< Tranquilla, non dirò nulla a nessuno di loro. >> Il mezzo sorrisetto da bastardo spuntò di nuovo.
<< Se tu accetti un altro appuntamento al buio con me questa sera. >> Il mio cuore cominciò a battere più forte.
Stai calma, Cara. L’hai già fatto in passato.
Sorrisi, nel modo in cui ai ragazzi piaceva così tanto, e mi passai una mano fra i capelli per scostarmeli dal viso.
<< Ad un’offerta del genere non posso certo rifiutare. >>
 
Sgattaiolai fuori dalla mia tenda appena Lucas uscì per andare da Abby.
Era la seconda sera che me ne andavo di nascosto e questo mi fece sentire in colpa per nessun motivo in particolare, d’altronde non stavo facendo nulla di male. La sera prima avevo troppi pensieri per la testa o, meglio, un solo pensiero, ma del genere da essere troppo grande per gestirlo tutto in una volta sola. Ero andata a fare due passi per svuotare la mente e mi ero ritrovata di fronte al problema in carne e ossa, ma, visto che cercare d’ignorarlo non era stato abbastanza, l’avevo addirittura baciato.
Come al solito mi ero ficcata in un grande casino.
L’aria fredda mi accarezzò il viso, facendo svolazzare le mie ciocche bionde in ogni direzione. Quando arrivai sotto l’albero della notte prima lui era già lì. Non si era ancora accorto del mio arrivo perciò mi fermai e rimasi ad osservarlo in silenzio.
Avevo sempre visto Ethan come l’idiota della scuola; come il bullo che non provava sentimenti per niente e per nessuno, ma avevo scoperto che non era così. Per capirlo bastava osservarlo con suo fratello: non avevo mai visto qualcuno preoccuparsi così tanto per un proprio familiare.
Stava appoggiato al tronco nodoso con la schiena e teneva le braccia conserte. Si metteva in quella posizione anche a scuola, lo faceva sempre mentre guardava male i ragazzi più piccoli.
La sensazione che avevo provato la prima volta che l’avevo visto con Jess tornò a farsi sentire, molto più intensamente di quanto non avesse mai fatto. Era dolce come il miele, ma più forte, più prepotente e arrogante.
Era lava.
Decisamente.
C’era un piccolo vulcano dentro di me che mi stava trasformando in una donna fatta solo di fuoco. Con un tocco avrei potuto ridurre in cenere qualsiasi cosa, ma, se non avessi fatto attenzione, sarei finita per bruciarmi da sola.
Ethan non mi aveva ancora notata; avrei voluto raggiungerlo, ma c’era una domanda che pulsava nella mia testa da quella mattina e della quale ero enormemente spaventata:
Sono innamorata di Ethan McKaine?
Non lo sapevo e la cosa mi tormentava.
Mi avvicinai di qualche passo e lui si voltò.
<< Era ora che ti facessi vedere, Williams! >> Per la prima volta in vita mia non sapevo cosa rispondergli. Tutto quello che volevo era correre da lui, abbracciarlo, baciarlo e non lasciarlo andare mai più.
Che pensiero stupido.
<< Perché hai voluto vedermi? >> Lui sorrideva, io ero seria. Non potevo più andare avanti così.
Avevo provato a dirmi che Ethan non m’interessava, ma poi l’avevo baciato.
Avevo provato a credere che fosse una delle solite storielle senza importanza, ma il solo immaginarlo con una diversa da me mi spezzava il cuore.
Non sapevo se ero innamorata di lui e non mi aspettavo che lui ricambiasse, ma volevo che Etahn fosse mio.
Mio e di nessun’altra.
<< Pensavo di riprendere da dove c’eravamo interrotti ieri. >> Il suo sorrisetto era ancora lì.
Chissà quante ragazze erano finite a letto con lui solo grazie a quello.
<< No, spiegami perché. Perché mi hai baciata? Perché io e non un’altra? >> Avevo alzato la voce senza neanche accorgermene.
Ethan ammutolì.
Probabilmente nessuna gli aveva mai chiesto spiegazioni.
Aprì la bocca per rispondermi, ma intuii che stava per dire una bugia così parlai per prima.
<< Non voglio sentirti dire quello che tu pensi sia giusto dire per avermi, voglio che tu mi dica la verità! >> Ethan si avvicinò piano. Fece scivolare la sua mano nella mia delicatamente, gli occhi rivolti a terra, e io aspettai, immersa nel suo silenzio. Col pollice stava tracciando piccoli cerchi all’altezza del mio polso quando finalmente mi rispose.
<< Perché sono innamorato di te. >> Respirai a fondo due volte. Non poteva averlo detto davvero, era più plausibile il fatto che fossi impazzita del tutto e che avessi cominciato a sentire le voci.
<< Tu … >>
<< Io ti amo, Cara. >> Le sue braccia mi cinsero i fianchi, le mie finirono sul suo collo e qualche secondo dopo ci stavamo baciando. Non era strano e surreale come lo era stato la volta prima, era perfetto.
In quel momento capii che Ethan era il ragazzo che volevo fin da quando ero bambina: quello che riesce a farti sorridere; che ti fa battere il cuore ogni volta che incroci il suo sguardo; che ti fa sentire desiderata come nessun’altra; il genere di ragazzo che, quando sei stretta nel suo abbraccio, riesce a renderti davvero felice.
Ethan fece un mezzo giro e la mia schiena finì per sbattere contro il tronco dell’albero a cui si era appoggiato prima. Scese a baciarmi il collo fino ad arrivare al bordo della felpa che avevo preso in prestito da Lucas. L’afferrò e me la sfilò in un unico movimento. Sotto portavo una delle mie camicette preferite, inutile dire che quei poveri bottoncini in madreperla non fecero più ritorno al loro posto e che, in seguito, vennero sostituiti da semplici copie di plastica bianca. Ethan continuò con la sua scia di baci sulla mia pancia; mi lasciai sfuggire un gemito.
Perché dev’essere così dannatamente bravo?
Lui alzò lo sguardo su di me con quel suo solito sorrisetto strafottente.
Io colsi l’occasione per sfilargli, a mia volta, il maglione.
Ethan a petto nudo sembrava uno dei modelli dell’ Abercrombie, praticamente scolpito nel marmo. Alzai un sopraciglio con fare interrogativo e lui ribatté con un’alzata di spalle.
<< Il football è uno sport che aiuta molto in certe cose. >> Feci scorrere le mani sui suoi addominali mentre lui armeggiava con i ben cinque bottoni dei miei costosissimi jeans. Quando riuscì a sfilarmi anche quelli mi afferrò per i fianchi e mi sollevò di peso. Io, d’istinto, strinsi le braccia attorno al suo collo e allacciai le gambe all’altezza della sua vita e così mi ritrovai mezza nuda, contro un albero e in braccio ad Ethan McKaine.
<< Cose tipo questa. >> Aggiunse bisbigliando prima di baciarmi appena sotto l’orecchio. Potevo sentire il suo respiro caldo che mi sfiorava il viso; le sue mani che mi tenevano saldamente i fianchi il suo corpo che aderiva perfettamente al mio.
Lo baciai di nuovo.
Sulle labbra, sul collo, sulle scapole.
Gli strappai un gemito di piacere.
Volevo Ethan, lo volevo con tutta me stessa, ma non potevo continuare a mentirgli.
<< Ethan, aspetta. >> Lui si fermò e mi guardò sogghignando.
<< Ti prego, non dirmi che la capo cheerleader della nostra scuola è ancora vergine. Non ci crederei nemmeno se mi pagassero per farlo. >> Non era quello, non ci andava neanche lontanamente vicino.
<< Io non sono così come mi vedi. La vera Cara non è la snella ragazza bionda con gli occhi azzurri che gira per la scuola con una marea di ragazzi dietro o la cheerleader sexy che tutti si vorrebbero fare. È tutta un’enorme bugia! >>Respirai nel tentativo di contenere le lacrime che, lo sentivo, stavano per arrivare.
<< Dio! Nemmeno il colore dei miei occhi è vero! La realtà è che ti sei innamorato della Cara che faccio finta di essere, quella vera nemmeno la guarderesti. >>  Rimase immobile a fissarmi. Avevo paura che decidesse di andarsene, paura che tutto stesse per finire.
<< Ma se io la odio quella Cara?! Mi sono innamorato di te quando ho capito che non eri solo una stupida ragazza pom-pom come tutte le altre e non m’interessa se non sei bionda o se i tuoi occhi non sono azzurri oppure se odi portare quegli stupidi vestiti firmati! Io ti amerei anche se ti rasassi a zero e te ne andassi in giro in tuta per il resto della tua vita! Cara Williams, io ti amo! Riesci a capirlo? >>
Mi amava.
Ethan McKaine mi amava sul serio.
Lo baciai ancora e ancora, finché non dovetti fermarmi per riprendere fiato.
<< Anch’io ti amo, Ethan. >>
Era la verità, lo amavo.
Lui sorrise.
Un sorriso vero, non uno di quelli a metà.
<< Ora che abbiamo chiarito le cose … ti prego, ti supplico, se vuoi mi butto anche in ginocchio, ma facciamolo! >> Aveva la stessa espressione dei cuccioli quando vogliono le coccole, era troppo adorabile e bisognoso di attenzioni per dirgli di no.
Non risposi a voce, ma feci scendere lentamente le mie mani sfiorandogli ogni centimetro di pelle, dalle spalle fino al bordo dei suoi pantaloni.
Poi abbassai la zip.


Spazio Autrice
Sono riuscita ad aggiornare! Questa volta pensavo seriamente di non farcela: tra lo studio (ho dovuto fare ben due ricerche e sto tutt'ora lavorando ad una terza); la malattia (sì, perché il resto non era abbastanza e quindi mi sono anche ammalata!) e la solita mancanza di tempo, è finita che ho impiegato molto più del normale per scrivere questo capitolo.
Spero, come sempre del resto, che vi piaccia (ho molti dubbi a riguardo quindi fatemi sapere!).

Inutile dirvi che ho fangirlato sull' Etara per tutto il tempo! (Non so se ve l'ho mai detto, ma è così che chiamo la ship di Ethan e Cara).
Fra tutte è forse la mia coppia preferita ... non si era notato, vero? ;)

La frase iniziale è tratta da uno dei miei libri preferiti di Nicholas Sparks (preferiti è una gran parola visto che li amo tutti alla follia): Le parole che non ti ho detto (Message in a bottle), che, tra l'altro, vi consiglio vivamente di leggere.

Con questo è tutto, spero di non tardare troppo con il prossimo aggiornamento!
Mel

 
   
 
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