Anime & Manga > Candy Candy
Segui la storia  |       
Autore: bacionero    20/02/2015    5 recensioni
Candice si ritrova ad abitare nuovamente a villa Andrew. E' lontana da anni dal suo Terry ma qualcosa potrebbe riavvicinarli...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




You’re the light, you’re the night
You’re the color of my blood…


La vecchia casa della nonna di Patty si trovava in pieno centro, e aveva certamente visto tempi migliori. L’anziana signora l’aveva abitata al tempo in cui aveva deciso di fare ben tre lavori: lavapiatti in un ristorante, donna delle pulizie nell’ospedale in cui lavorava Candy e aiutante operaia di una ditta che stava costruendo una strada. In seguito aveva deciso di ritirarsi nella sua lussuosa villa in Florida portando con sé una Patty ancora sconvolta dalla morte di Stear.

Candy bussò due volte prima che le venisse aperto.

-Mi dispiace, la signorina Patty non è in casa.

Ad aprirle era accorsa la signorina Lindstrom, una donna di mezza età che si occupava di tenere in ordine la casa. Patty non aveva rinunciato a tenere in casa almeno un domestico: le sue origini altolocate e il modo in cui era vissuta fino a quel momento l’avrebbero resa incapace di muovere un dito, anche se avesse voluto.

Candy decise di dirigersi a teatro. Forse aveva perso troppo tempo a fare colazione in quell’elegante sala da thè e nel frattempo la sua amica poteva aver tranquillamente deciso di raggiungere il fidanzato al suo posto di lavoro.

Giunta a teatro trovò qualche difficoltà ad essere ammessa dentro, ma il tempestivo incontro con Patty risolse la situazione.

-Lei è con me, signor Johnson-disse all’usciere che stava impedendo alla sua amica di entrare.

-Oh, Patty, vedo che qui sei di casa!

-In realtà è Paul che è di casa, ma diciamo che passo un bel po’ di tempo in questo teatro-chiarì Patty, non senza l’immancabile rossore che le imporporava le guance quando sottintendeva più di quanto diceva- ma tu, piuttosto, cosa ci fai da queste parti?

-In realtà ero venuta a trovarti a casa, ma non c’eri, così ho pensato  che fossi  qui.

-Mi hai fatto davvero una bella sorpresa. Senti, Candy…ti ho vista ieri sera, qui a teatro! Ti ho vista entrare e poi uscire alla fine della rappresentazione…sei venuta a vedere Terence, è così?

Suo malgrado, Candy si sentì costretta a rivelarle ogni cosa. Non le piaceva mentire con la sua amica e, in più, l’assenza di Annie le faceva sentire il bisogno di confidarsi con qualcun altro. Sorprendentemente, nelle parole di Patty non ci fu  alcun rimprovero o biasimo.

-Ascolta, Candy. Perché, invece di incontrarvi in questo modo, non parlate e cercate di trovare una soluzione? Forse qui a teatro è difficile, con i giornalisti e tutto il resto, però potrei mettervi a disposizione la stanza d’albergo dove vi ho fatto incontrare. È una stanza riservata per me, sai la casa di mia nonna è piuttosto fredda e tra qualche settimana arriverà il gelo dell’inverno, così avrò bisogno di una sistemazione più comoda. Mio padre è un caro amico del direttore e mi ha fatto riservare una stanza, ma  finora non ne ho sentito il bisogno perché l’unico camino che c’è in casa basta.

Candy si stupì lei stessa di aver accettato l’aiuto della sua amica, anche perché stava cominciando a chiedersi se il sacrificio che stava chiedendo a se stessa e a Terence non fosse davvero troppo.

-Bene, Candy. E adesso che ne diresti di organizzarci per questa giornata? Potresti farmi compagnia qui a teatro, poi pranzeremo insieme e resterai con me fino a stasera. Ti presterò un abito da sera  dei miei, così non sarai costretta a tornare indietro e rivedere Susanna.
 
                                                                 
Nel tardo pomeriggio, nella  stanza che occupava a villa Andrew, seduta al tavolo da toeletta, Susanna spazzolava i suoi lunghi e setosi capelli. Quella sera non avrebbe cenato. Avrebbe fatto come quando  da bambina dopo un dispiacere  preferiva rintanarsi sotto le coperte e aspettare che la fatina del sonno, come la chiamava sua madre, spargesse  sulle sue palpebre la polverina magica che la faceva  addormentare.

Aveva creduto di trovare in William Andrew un amico, o comunque qualcuno di cui potersi fidare, e invece  il suo comportamento indecifrabile l’aveva dapprima ferita e poi delusa. Non aveva diritto ad alcuna spiegazione, in fondo era solo un’ospite in quella casa, e sapeva che  William  sarebbe stato poco propenso ad aprirsi con lei e rivelarle perché aveva  rinunciato a fare quel giro per la tenuta come le aveva chiesto.

In quel mentre bussò June.

-Buonasera signorina. Il signor Andrew mi ha ordinato di aiutarvi a vestirvi per la cena-esordì la cameriera, e Susanna attraverso lo specchio notò che in braccio teneva un abito da sera.

-Dite al signor Andrew che sono indisposta e che farò a meno di cenare.

-Il signor William si è raccomandato con me perché insistessi…

-Ah, ma davvero? E come faceva il signor William a sapere che avrei preferito restare in camera? Quell’uomo prevede tutto, ma sapete una cosa? Anche io ho cominciato a prevedere le sue mosse. So benissimo che vi ha dato istruzioni per convincermi a scendere di sotto per la cena, esattamente come due sere fa. Ma oggi resterò in camera, anche se dovesse venire il signor Andrew in persona e  trascinarmi con la forza!

-Il signor William desidera la vostra presenza per via dell’ospite d’onore di stasera, il signor Hathaway, Robert Hathaway…

-Cosa?- esclamò Susanna alzandosi e appoggiandosi alla stampella, e subito una lacrima le scese sulla guancia. Quell’uomo era quanto di più simile somigliasse  ad una figura paterna, e il solo pensiero di poter vedere una persona amica dopo tanti sguardi malevoli o perlomeno indifferenti le diede una grande consolazione.

-Va bene, aiutatemi a vestirmi, e anche a truccarmi…

-Truccarvi? Avete un aspetto meraviglioso. La vita di campagna vi fa bene avete e un bellissimo colorito. Sarebbe un peccato intervenire anche di poco. Sapete, forse non mi dovrei permettere ma voglio dirvelo lo stesso. Quando siete arrivata, due giorni fa, eravate l’ombra di voi stessa, adesso invece siete come rifiorita.

Susanna istintivamente si guardò nello specchio, e pensò che la ragazza aveva ragione. Adesso aveva i tratti del viso più distesi, gli occhi erano più vivi, più penetranti, la pelle più luminosa. Ma, come al solito, abituata a non voler vedere il positivo  della vita, non ci aveva fatto caso.

L’abito che June l’aiutò ad indossare era nero, lungo e scollato, particolare  che metteva in risalto la carnagione perlacea della ragazza e le braccia magre e toniche, le spalle non troppo strette e, soprattutto, quel neo sulla spalla sinistra che non aveva mai mostrato per via degli abiti  indossati fino a quel momento, e che appariva e scompariva ogni volta che la piuma applicata al vestito si muoveva. Doveva davvero indossare un abito simile, un abito che somigliava più a quello di una ballerina di cabaret che a quello di una signorina per bene? Ma, d’altra parte, la voleva smettere di essere, come si era definita il giorno precedente, una “campagnola di città”? Quante volte aveva visto la sua collega Karen Kleis, una ragazza certamente moderna ed emancipata, sfoggiare con tanta naturalezza abiti di quel genere? Lei non era da meno, per bellezza e portamento. E poi, come non ricordare l’abito di Candy, quell’abito lungo e fasciante che aveva indossato la sera precedente per andare a vedere Terence? No, certamente lei non era meno bella di Candy, anzi forse lo era di più.

-Ditemi, quest’abito apparteneva alla ragazza che occupava questa stanza?

-La signorina Elisa Legan? Oh, no, non avete la stessa taglia! Il signor Andrew mi ha mandato di proposito a Chicago questo pomeriggio per comprarvi un abito. Evidentemente  anche lui ha capito  che gli abiti da sera della signorina Legan non potevano starvi bene.

Questo poteva significare una cosa sola, pensò Susanna. Che William Andrew l’aveva osservata bene. Il suo sguardo si era poggiato sui suoi fianchi, le aveva alitato sul collo, le aveva accarezzato la schiena. Si era soffermato sulle sue spalle e i suoi avambracci,  sulla sua vita…mentre pensava a queste cose, lo specchio le restituì il sorriso che involontariamente aveva trasformato il suo viso in una maschera di gioia. Non capiva perché una tale idea potesse mandarla tanto  in estasi.

-Adesso pettinatemi, per favore. Voglio che i miei capelli siano acconciati in maniera sofisticata.

Portare i capelli lunghi e sciolti con quel vestito sarebbe stato troppo. Se il vestito era audace, una chioma perfettamente acconciata avrebbe smorzato l’audacia del vestito e avrebbe fatto dire di lei che era una donna “che osava, ma fine ed elegante” piuttosto che una donna senza classe che si poteva incontrare in un night qualsiasi.

June la acconciò i capelli in alto in maniera molto elaborata e Susanna si guardò con soddisfazione allo specchio.

Se il suo aspetto la soddisfaceva, il pensiero del comportamento da adottare quella sera la impensieriva. Dopo che William aveva d’un tratto aumentato le distanze, non toccava di certo a lei tentare di accorciarle, ma non poteva neanche comportarsi in maniera fredda e distaccata. Insomma, sarebbe stata una serata difficile.

Scese le scale accompagnata dal maggiordomo e fu da quest’ultimo introdotta  nel salotto dove era stato servito l’aperitivo e dove Albert amava attardarsi con  i convenevoli di rito prima di accompagnare gli ospiti in sala da pranzo. Il padrone di casa stava parlando con Robert e con un altro individuo molto elegante. Al suo avvicinarsi Robert si voltò e la salutò con calore.

-Accidenti Susanna, quasi stentavo a riconoscerti! Sei una meraviglia!

-Buonasera Robert. Sono tanto felice di vederti! Signor Andrew…

Gli occhi di Albert si spalancarono e l’uomo fece vacillare la flute che teneva in mano. Susanna lo guardò in viso un secondo di più per sincerarsi che fosse proprio ammirazione quella che aveva scorto nel suo sguardo ma Albert rivolse immediatamente l’attenzione su altro.

-Signor Cavendish, conoscete la mia amica, la signorina Susanna Marlowe? Anche lei fa parte della compagnia Stradford.

William l’aveva chiamata “amica”. Anche questo, come lo sguardo di ammirazione di poco prima, era un bel complimento, ma forse con questo appellativo aveva  voluto più che altro evitare di dare spiegazioni al signor Cavendish  sul perché una perfetta sconosciuta abitasse in quella casa.

-E’ un grande piacere, signorina Marlowe. Sono un grande amico del signor Hathaway, e spero che, se tutto va in porto come deve, lavoreremo insieme.

-Temo di non capire….

-Susanna, ti va di scambiare due parole in privato?-intervenne  Robert-potete scusarci?

Susanna e Robert si allontanarono quanto bastava per non essere sentiti.

-Come stai Susanna? Ti vedo bene, non è così?

-Sì, è vero. Ma che succede? Perché sei qui questa sera? E perché quell’uomo, il signor Cavendish , mi ha detto che lavorerà con noi?

-Sono qui per le pressioni del signor Cavendish, uno dei nostri futuri finanziatori, forse. Mi ha chiesto ripetutamente di essere presentato al signor William, dopo che ha saputo che eravamo in contatto. Io gli ho telefonato questo pomeriggio per chiedergli un incontro, pensavo che mi avrebbe detto di no, e invece mi ha invitato a cena.

-Ma…e la rappresentazione? E il teatro…Terence…

-Sta’ tranquilla, Susanna. Ho lasciato ogni cosa nelle mani del signor Miller, il mio vice. Quella di stasera non è una prima, e certamente Terence darà il massimo anche senza di me.
Albert li interruppe invitandoli ad accomodarsi in sala da pranzo. Fu una cena molto strana. Susanna non aveva mai  visto Albert così. Di una freddezza glaciale, si era limitato a parlare il meno possibile. Dopo averlo studiato per almeno una mezz’ora concluse che la severità del suo comportamento non poteva essere imputata  a lei, Albert era troppo intelligente per volersi vendicare in questo modo solo perché quella mattina  lo aveva interrotto mentre lavorava parlandogli di Terence. e lei era troppo acuta perché le sfuggisse il vero oggetto di quel disprezzo. Non era né lei né Robert, ma il misterioso signor Cavendish, che a ben guardare, era dotato dell’antipatia tipica delle persone boriose che pensano di avere tutto il mondo nelle loro mani.

-Bene, signor William, domani potrei mandare il mio segretario da voi per prendere appuntamento per parlare di quell’affare.

-Non vi scomodate, signor Cavendish, e non scomodate il vostro povero segretario, potrebbe chiedervi un aumento. Purtroppo non sono nelle condizioni di fare nuovi affari con nessuno, anche se questi dovessero essere molto vantaggiosi. Sapete, negli ultimi anni ho avuto delle perdite consistenti e non ho alcuna voglia di rischiare.

Albert fissò il suo interlocutore che abbassò gli occhi e si schiarì la voce, imbarazzato, come se le parole che aveva appena sentito avessero toccato un nervo scoperto. Ma poco dopo, facendo finta di niente, rilanciò.

-Oh, non pensate al passato. Voi avete la sola  cosa che veramente interessa a questo cinico mondo  degli affari: il buon nome. Lo sanno tutti che le vostre aziende sono floride e che mettersi in affari con voi è un onore e un piacere.

-Avete detto bene: il mio buon nome. Che io non intendo sporcare in alcun modo legandolo alle persone sbagliate.

Questa e altre battute dello stesso tenore accompagnarono l’intera cena, e Susanna rimase colpita del cinismo di Albert, che infierì a più riprese sul povero signor Cavendish.

Per Susanna fu un sollievo la fine di quella cena. Fortunatamente il saggio Robert aveva trovato il modo di togliere il disturbo al più presto e si era portato dietro il signor Cavendish.

Mentre Albert all’ingresso salutava i suoi ospiti, Susanna cercò un po’ di pace in quel salottino un po’ isolato dalla grande zona di rappresentanza e che aveva scoperto essere una calda e comoda tana dotata di un camino e di una piccola biblioteca. Si sedette per terra e tentò di scaldarsi: il vestito era davvero scollato e lei non era abituata.

-William Albert Andrew….generoso e cinico…-sussurrò aprendo I palmi delle mani in direzione del fuoco.

-Mi nominate?-disse una voce dietro di lei. Era Albert. Forse aveva sentito tutto!

-Oh! Cosa avete sentito?

-Ho sentito quanto bastava…il mio nome. O forse avete detto altro?

Certamente aveva sentito tutto, ma aveva preferito non ammetterlo.

-Prendete-le porse un bicchiere di whisky e sedette per terra accanto a lei.

- Siete stato gentile a cercarmi per offrirmelo.

-E’ che volevo scusarmi per la penosa serata alla quale vi ho sottoposta stasera, e all’altrettanto penoso spettacolo che ho dato  di me. Non mi avevate visto tanto sgradevole, finora.

-Per la verità anche con me vi siete comportato in maniera per così dire…decisa, soprattutto il primo giorno e…oggi.-disse Susanna abbassando gli occhi.

-Vi chiedo scusa per questo, ma vi giuro che lo stato d’animo con il quale mi sono rivolto a voi e al signor Cavendish era completamente diverso.

-Ah, davvero? E quale stato d’animo vi ha spinto oggi a trattarmi a quel modo?-gli chiese mentre sorseggiava il suo whisky.

Susanna aveva parlato troppo presto, e subito si pentì della sua uscita, ma ormai era troppo tarsi. Non restava che attendere la risposta e con curiosità rivolse i suoi occhi verdi in direzione degli occhi cerulei di Albert, che non ebbe timore di rispondere ad una domanda tanto inattesa.

-Ero stanco di sentire nominare Terence, sempre Terence. So che è l’unica persona in grado di rendervi felice, ma forse io non devo essere necessariamente il depositario delle vostre confidenze. È già tanto che mi sia offerto di ospitarvi in casa mia, il resto è un vostro fatto privato.

-Oh…ma allora perché vi siete tanto interessato…oh, sapete cosa c’è? È assurdo…

-Assurdo cosa?

-Neanche io voglio più nominare Terence! Neanche io voglio più parlarne con voi! Che stupida sono stata!-Susanna cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi- Ah ah….scusate. è il whisky che fa questi brutti scherzi, non ci sono abituata, a ventitré anni non riesco a reggere neanche un mezzo bicchiere di whisky! Dovrei cominciare a bere, forse? Giuro che non sono mai stata tanto lucida!

Lucida e incosciente insieme da poggiare il capo sulla spalla di Albert.

-Buona vita Terence…-sussurrò Susanna rigirando il bicchiere-bene, mi sono tradita. Ho ventirè anni, adesso conoscete il mio segreto….e voi? Scommetto che non ne avete ancora trenta…

-Ventinove…e penso che sarebbe meglio mettere via questo-disse Albert prendendole il bicchiere dalle mani e poggiandolo per terra.

-No! Adesso che cominciavo a divertirmi! Siete davvero cattivo, cinico e cattivo!-esclamò sollevando il capo.

-Che sono cinico l’avete già detto. Prima, quando parlavate da sola.

-Allora avrete anche sentito che vi ho definito generoso!-esclamò ma ancora indugiava nella piacevole sensazione che il  tessuto della giacca di lui aveva regalato alla sua pelle nuda quando le aveva tolto il bicchiere dalle mani.

-Bene, propongo di rimandare il resto della conversazione a domani. Vi aiuto ad alzarvi.

-No, non prima che mi abbiate rivelato cosa vi ha fatto quel tale…quel Cavendish.

-Mi ha procurato non pochi problemi in passato, parlando male di me. Conoscerete i particolari in un altro momento.

Albert si alzò e aiutò Susanna a fare altrettanto. Ella si appoggiò a lui mentre Albert le prendeva la stampella.

-Comunque vi devo ringraziare, signorina Marlowe. Se quell’uomo stasera non ha potuto disporre appieno del suo veleno è perché voi lo avete distolto. Con il vostro fascino e la vostra bellezza.

Susanna smise di ridere.

-Grazie. Non sapete quanto piacere mi facciano queste parole.


                                                              

 
Non ci crederete, sono proprio io! Sì, quella che stava scrivendo quella storia sul quadrilatero Albert –Susanna- Candy -Terence, lol. Sono imperdonabile, ma per un po’ non ho avuto il pc, mi sono ribeccata il raffreddore e dulcis in fundo ops…l’incubo della pagina bianca. Che ho superato perché mi sono decisa finalmente a concentrare tutte le mie energie mentali…indovinate? Su Albert! Ho capito che l’impasse era causato dal fatto che in quel momento preferivo parlare di  Albert piuttosto che di  Terence. Mi ostinavo ad aprire una pagina di word pensando a cosa avrei scritto su Terence e invece era Albert che voleva prepotentemente essere immortalato su questi schermi. Così mi sono arresa all’idea e in due giorni ho scritto quello che volevo scrivere. Devo dire che le immagini del video di Ellie Goulding e la canzone, Love me like you do, mi hanno ispirata. Non ho ancora visto il film ma la coppia del video mi ha ricordato i miei Albert e Susanna. Certo, c’è una grande differenza tra Albert e mister Grey ma anche alcune analogie, e poi le  scenografie grandiose del video  mi hanno fatto pensare a villa Andrew. Ecco quindi l’omaggio al film nel titolo, nei  primi due versi della canzone e nella foto che dovrebbe ricordare alcune scene del  video. 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Candy Candy / Vai alla pagina dell'autore: bacionero