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Autore: _windowsgirls    21/02/2015    1 recensioni
Già durante la celebrazione del suo matrimonio, Zayn si rende conto che tutto sta cambiando. Il suo segreto più intimo gli pesa ancora di più sulle spalle, e non può fare a meno di pensare che, a volte, il passato torna con una potenza superiore ad una tempesta improvvisa.
Dalla storia:
La macchina era lontana solo cinque metri, ma prima che potesse raggiungerla, una mano lo tirò per la camicia e lo fece sbattere contro il muro. Venne placcato dal gomito dell’aggressore sotto il collo e incominciò a sudare freddo.
« E’ questo l’unico modo in cui possiamo parlare? »
« Cosa volete? » A Zayn era stato difficile fare uscire quelle poche parole, paralizzato dal terrore. Sapeva che sarebbero arrivati, che l'avrebbero cercato, altrimenti non avrebbero fatto irruzione al matrimonio. Era giunto il momento.
« Cosa vogliamo? Ma parli sul serio? Vogliamo vendetta, mi sembra più che ovvio. »
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Uncertainty

 



Circa una settimana dopo, tutti i parenti - persino quelli canadesi - vennero a conoscenza della gravidanza di Johanna, e tutti ne furono entusiasti. Trisha, la mamma di Zayn, era emozionatissima di diventare nonna, anche se non sarebbe stata la prima volta perchè la sua figlia più grande aveva già avuto due gemelli, a differenza della mamma di Johanna che incominciava a fare i primi regali alla figlia, portandoglieli direttamente a casa. «Mamma, davvero, non ne vale la pena adesso. Insomma, non so neanche se sia un maschio o una femmina!» disse la ragazza, mentre sistemava l'ennesima tutina gialla sulla mensola della finestra. Zayn il giorno prima era andato a comprare la cassettiera, ma per la cameretta avrebbe dovuto aspettare almeno i primi cinque mesi di sviluppo. Johanna, a parte il giorno del matrimonio e quello in cui gli aveva dato la notizia, non aveva mai visto Zayn così felice, sembrava persino che stesse trascurando il lavoro per starle accanto quanto più possibile. Non voleva perdersi neanche un minuto di quell'avventura, e Johanna ne era felicissima; insomma, non voleva quello, dopotutto?
«Tesoro, smettila. Li faccio con il cuore, non togliermi questo gusto!». Johanna sbuffò spostando uno scatolone e mettendolo addossato al muro, quando suonarono al campanello. Christine andò ad aprire e si ritrovò davanti un Zayn coperto da una scotola enorme e che faticava a reggere. Cercò di spostarsi e entrare in casa come meglio poteva, mentre la suocera gli mantenava la porta aperta. «Dove lo devi lasciare?».
«Mettilo al centro del salotto, amore!» gridò Johanna dalla stanzetta, mentre Zayn appoggiava pesantemente lo scatolone sul pavimento e si passava un braccio sulla fronte sudata.
«Dio, quanto pesa».
«Avresti potuto chiedere aiuto..».
«No, Christine, non preoccuparti. Ce la faccio, vorrei fare tutto da solo». La madre di Johanna alzò le mani in segno di resa e andò a salutare la figlia, intimandole di non stancarsi troppo ma soprattutto di chiamare se avesse avuto bisogno di una mano nella sistemazione. Prese poi la sua borsa e, abbracciato Zayn, se ne andò, chiudendo la porta rimasta aperta fino ad allora. «Bene» disse lui, cercando di togliere via lo scotch. «Ora dovremmo montarla..»
«Sicuro di volerlo fare adesso? Potremo chiamare qualcun-»
«No, Jo, non togliermi questo piacere» Aprì l'imballaggio e si ritrovò di fronte un sacco di mensole di legno, chiavi, aggeggi di metallo e chiodi. Johanna si appoggiò con le braccia incrociate allo stipite della porta.
«Io penso davvero che tu stia facendo davvero tutto di fretta».
Zayn le fece un sorriso e richiuse lentamente la scatola. «Forse non servirà solo una persona..» Non fece in tempo a finire che qualcuno bussò alla porta con le nocche. «Aspettavi qualcuno?» chiese lui, alzandosi in piedi e mettendosi un elastico a mò di fascia. Era sabato, e Zayn sarebbe stato tutto il giorno a casa in quanto il suo ufficio era chiuso e, grazie al cielo, non aveva ricevuto nessuna sopresa. Johanna sbuffando andò verso la porta e fuori c'erano Danny, Harry, Niall e Lucie con dei pacchi regalo in mano.
«Oddio, anche voi no, per favore!»
«Ma se sono i primi regali che ti portiamo!»
«Infatti non ho detto questo» puntualizzò lei, mentre li faceva accomodare tutti nel salone. «Solo che la mia famiglia mi ha regalato talmente tante cose che non oso immaginare cosa accadrà nel momento in cui questo piccolo dovesse nascere» disse passandosi una mano sulla pancia piatta.
Harry guardò Zayn e il moro si aprì in un gran sorriso. «Siete arrivati giusto in tempo».
«Oh no..» sibilò la moglie, mentre prendeva i regali e li portava in cucina, intimando a Lucie di seguirla.
«Che è successo?» chiese la ragazza, chiudendosi la porta dietro.
«Ora Zayn ha degli aiutanti. Non vorrei assistere a quello che andranno a costruire e non ci tengo neanche a sapere il come».
Lucie sorrise e si sedette su uno sgabello, guardando l'amica aprire i piccoli pacchetti. Per la prima volta, non erano robe, ma ciuccetti, bavette e piccoli giocattoli per i primi mesi. «Grazie mille, davvero».
«Di nulla» disse Lucie mentre guardava l'amica radiosa. «Sono davvero felice per te, Jo. Ti stai creando una famiglia e lo stai facendo nel migliore dei modi» Johanna si girò a guardarla e le si sedette di fronte, accatastando i ragali dall'altra parte del tavolo.
«Ti voglio bene, Lux. Grazie per esserci sempre».
«Vaffanculo, stai attento!» Lucie girò la testa, sentendo il rumore del trapano a quell'imprecazione.
«Che è stato?»
Johanna alzò le spalle, «Staranno combinando qualcosa..»
«Niall, passami quello stramaledetto ripiano!»
Lucie si guardò alle spalle, preoccupata. «Ma riusciremo a trovarli sani e salvi, dopo?» disse mentre in sottofondo si sentiva il rumore di un martello che picchiava sul legno duro.
«A proposito. Che mi devi dire, di te e Niall? Insomma, in questi giorni ci siamo sentiti per telefono e basta. Vorrei sapere qualcos'altro, a parte gli incontri intimi e casuali» Johanna premette sulle ultime parole per ribadire il concetto. Lucie le aveva raccontato dei suoi incontri con Niall, in quanto non si erano soffermati ad un unico e solo, ma comunque non aveva molto da dirle. Sapeva più o meno tutto.
«Non so dirti se siamo una coppia».
Johanna scoppiò a ridere, mentre dall'altra parte della casa Zayn infuriava contro Danny perchè gli aveva passato il cacciavite sbagliato. «Ma per favore!» sbottò poi, fissando Lucie negli occhi.
«No, davvero. Cioè, teoricamente stiamo insieme, ma praticamente non ne ho la certezza. Non mi ha fatto la proposta»
«Fidati, secondo me lui è convinto di averla fatta con i gesti»
«Sì, ma avrei preferito qualcos'altro io». 
«Tesoro» disse Johanna ironica, sporgendosi più sul tavolo per avvicinarsi all'amica. «Non ti aspetterai mica un diamante, vero?»
L'altra scosse la testa, «No, per carità. Avrei voluto una cosa tipo 'ciao amore, vuoi essere la mia ragazza'? Ma ovviamente, sogno troppo».
Johanna si alzò per raggiungere l'amica quando dal salone giunse un lamento prolungato, seguito ad un martellare fortissimo, ed Harry aveva fatto capolino dalla porta. «Scusate se vi interrompo..» disse, mentre un sacco di goccioline di sudore gli scendevano lungo la fronte. «Ma... Jo, avresti una benda, del ghiaccio, qualcosa?»
«Ma che, state facendo un'orgia lì dentro?» disse Lucie, guardando Harry in quello stato.
«No» disse lui, passandosi un dito sotto al naso. «Peggio».
Johanna intanto aveva preso dal freezer un sacchetto di ghiaccio e glielo porse, sporgendosi per vedere cosa fosse successo. «Ma perchè ti serve?»
«Ehm, diciamo solo che Zayn non è molto abile ad usare un martello pesantissimo».



Zayn era seduto sul divano, con il ghiaccio premuto sul pollice della mano sinistra e i ragazzi che finivano di montare gli ultimi cassetti della cassettiera. Johanna era seduta accanto a lui e lo guardava scuotendo la testa. «Se non sai fare qualcosa, perchè ti metti a farla comunque?»
«Pensavo di riuscirci!» sbottò l'altro mentre Harry rideva, con la fronte appoggiata alla spalla di Danny.
«Ecco perchè ti sei martellato un dito!» Zayn lo incenerì con lo sguardo, stringendosi il ghiaccio contro la mano. «Zitto»
«Ma ti fa ancora male?» chiese Lucie mentre Niall la abbracciava da dietro e teneva la testa incastrata nella sua spalla. Zayn la guardò con tanto di occhi.
«Sai i cartoni animati, dove i personaggi si fanno male da qualche parte e quella parte del corpo incomincia a pulsare, rossa, in maniera esagerata?»
«Beh?»
«Ho avuto la dimostrazione che quanto accadeva lì, è pura realtà» disse lamentandosi e guardando con le labbra corrucciate il pollice gonfio. Johanna gli diede uno schiaffo sulla nuca. «Idiota»
«Ehi, vedi che stavo montando la cassettiera per il bambino!».
«Che io non ti avevo chiesto di fare, tra l'altro!» Gli sorrise e gli fece l'occhiolino, mentre Danny si staccava da Harry e la seguiva in cucina. «Jo, puoi darmi un bicchere d'acqua?».
La ragazza aprì il frigo, prese la bottiglia e gliene versò un po' in un bicchiere di plastica. Il ragazzo lo svuotò in un attimo, rimanendo senza fiato. «Piano, ti ghiacceresti lo stomaco!» «A proposito, come è andata finire con quel ragazzo, Louis? Non ci siamo più visti da quel giorno». «Oh» disse lei, mettendo la bottiglia a posto. «Non lo so, sinceramente. Non l'ho più visto. Spero che abbia seguito i suggerimenti del dottor Martin. Non puoi capire come io mi sia sentita in colpa».
«Tranquilla» disse lui, appoggiando il bicchiere sul piano della cucina. «Per fortuna non era niente di grave, si sarà già ripreso».
Lei gli sorrise e si sedette sullo sgabello, «Senti, ma tu che ci facevi al pronto soccorso? Non pensavo fossi medico».
«In effetti non do l'aria di esserlo. Però sono andrologo, per la precisione.» rispose Danny tornando nel salone mentre Niall ed Harry trasportavano la cassettiera per portarla nella stanzetta destinata al piccolino.
«Wow!» gli urlò dietro Johanna, seguendolo. «Complimenti!»
«Grazie!» le rispose Danny soddisfatto di se stesso. «Bene» Harry uscì dalla stanza e si strofinò le mani tra loro, come per pulirle dalla polvere. «Io ho finito. Però la prossima volta vorrei venire per non lavorare, okay?» disse rivolgendosi a Zayn che appoggiò il ghiaccio per terra, premendosi il pollice con l'altra mano.
«Tranquillo. Grazie a tutti»
«Vado anche io, Jo» disse Lucie prendendo la mano di Niall e facendo incastrare le loro dita. «Ci vediamo presto, va bene?»
«Senza dubbio». Johanna aprì la porta e la casa si svuotò così come si era riempita. Per terra c'era ancora il ghiaccio che Zayn si preoccupò di prendere per portarlo di nuovo nel congelatore, e tutti i pezzetti di legno che erano saltati via dato l'utilizzo del trapano. «Comunque, Zayn caro, la prossima volta, fai meno danni».
«No» disse mentre tornava dalla cucina. «La prossima volta chiamo direttamente la ditta di costruzione».



Il lunedì successivo Zayn andò a lavoro, salutando con un bacio sua moglie e con una carezza la pancia, e uscì, prendendosi la macchina perchè era in ritardo e quel giorno gli aspettava un sacco di lavoro da fare. Non appena Johanna rimase sola, si preparò una tazza di caffè e poi andò subito nella stanzetta, incominciando a mettere in ordine tutti i regalini. Si preoccupò prima di tutto di mettere le tutine nei cassetti, mentre tutti i giocattoli li metteva nell'ultimo scomparto, in quanto non li sarebbero serviti subito. Prese la scopa e incomiciò a spazzare per terra, incominciando già a pensare alla futura disposizione dei mobili e del casino che ci sarebbe poi stato in tutta casa, seguito ovviamente dai suoi rimproveri. Sorrise al pensiero, poi prese a lavare la finestra, anche se era del lavoro superfluo: nel momento in cui sarebbe arrivata la cameretta, ci sarebbe stata sempre tantissima polvere. Lasciò lo strofinaccio umido sulla mensola e andò ad aprire le finestre di tutta casa per far cambiare l'aria. Poi, passò a sistemare il letto matrimoniale e a pulire il bagno, a sistemare il salone e la cucina e poi a spolverare. Quando ebbe finito si tranquillizzò sapendo di aver concluso, quando suonarono alla porta. Spiò dal piccolo cerchietto e fu entusiasta di aprire. «Doniya!»
Era la sorella più grande di Zayn, e trasportava un passeggino doppio con dentro due bambini deliziosissimi che le assomigliavano moltissimo. «Ciao, Jo!» disse spingendo il passeggino ed entrando in casa. I piccoli stavano dormendo beatamente, e Johanna girò intorno per abbracciare la ragazza.
«Che sopresa, come stai?».
«Io bene, anche se queste due bestioline non mi fanno dormire molto la notte. Ma tu? Mi combini queste cose?» Risero entrambe e Johanna la fece accomodare sul divano. «Vuoi qualcosa?» .
«No, grazie. Ho fatto colazione da poco. E' da un sacco di tempo che non ci vediamo. Come va?»
«Ora come ora, meravigliosamente bene» le rispose entusiasta, soffermandosi a vedere gli occhi scuri di Doniya esattamente uguali a quelli di suo marito. «I tuoi bambini sono bellissimi».
«Li avevi già visti, vero?»
«Sì, sì, il giorno del matrimonio. Ti assomigliano molto».
«Hanno anche molto del papà» disse Doniya sorridendole. «Come l'ha presa Zayn? Gli è venuto un infarto?» sorrise, aggiustando il colletto della tutina di Ben, il maschietto.
Johanna scosse la testa, «Affatto! E' stato forse più entusiasta di me!»
«Ne sono felicissima. Grazie al cielo sei sta più fortunata di me». Johanna sapeva cosa fosse successo a Doniya in quanto gliene aveva parlato Zayn, ma comunque ogni volta che usciva l'argomento, si rattristava. Quando era rimasta incinta, Matt aveva negato la paternità dei bambini, quando invece Doniya era stata solo con lui. Si erano lasciati per un po', perchè lui non sopportava la situazione, lasciando la ragazza cadere in depressione. Stava seriamente pensando di lasciare i piccoli gemellini, quando Matt, ucciso dalla sua stessa coscenza, era ritornato sulla sua porta con la scusa 'Perdonami, ma sul momento non ho riflettutto'. Proprio per quel suo comportamento immaturo, Johanna non provava molta simpatia per Matt, ma comunque era il compagno di Doniya e non doveva importarsene più di tanto. «Lo so, infatti ringrazio Dio ogni giorno per avermi fatto avere al fianco una persona meravigliosa come Zayn» le rispose, appoggiando la schiena al divano.
«Meno male che sei entrata nella sua vita. Zayn non era così».
Johanna inclinò leggermente la testa di lato. «In che senso?»
«Prima non prendeva niente sul serio, viveva con il motto 'vivi e lascia vivere' ed era il modo con cui comunicava sempre con i suoi amici. Ce n'erano alcuni che erano terribili, non li sopportavo proprio, ma ovviamente lui non mi aveva dato ascolto. Una notte, qualche anno fa» iniziò mentre Myriam iniziava a stiracchiare le piccole braccine «tornò ubriaco come non mai e gli occhi cerchiati di nero. Mia madre non riuscì a farlo rimanere neanche in casa, era troppo ... traumatizzato, oserei dire» terminò mentre anche Ben iniziava ad aprire piano gli occhi.
«Traumatizzato?» chiese Jo, interessata alle vicende riguardanti suo marito. Ma la sua domanda non ottenne risposta perchè entrambi i piccoli scoppiarono a piangere, riempendo tutta casa con le loro urla. Doniya prese Myriam in braccio e alzò la maglietta per farla allattare, mentre fece un cenno a Johanna di prendere Ben. «Lui ha mangiato prima, cullalo un po' con le braccia per calmarlo!» disse, mentre il piccolo si dimenava nella carrozzina. Johanna, impacciata, slegò le sicure e lo prese in braccio, mentre il piccolo le urlava contro l'orecchio e le tirava ciocche di capelli. «Ahia!» ma Ben non la finiva, e le sue urla sembravano tanto degli ultrasuoni. Incomiciò a scuotere le braccia su e giù per farlo calmare, ma nulla sembrava funzionare. «Dai, Ben!» urlò Doniya mentre allattava Myriam che riprendeva sonno pian piano. Johanna non sapeva come tenere fermo il bambino, allora lo girò di spalle e si appoggiò la sua testa nell’incavo del collo, dandogli dei leggeri colpetti sulla schiena. Intanto continuava a cullarlo, nonostante le urla non accennassaro a finire, e lei era ormai nel pallone. Doniya staccò Myriam e la mise di nuovo nel passeggino, pulendole le labbra umidicce, poi fece per avvicinarsi a Johanna che girava intorno al salone per non stare ferma. Stava per ridarle Ben quando si sentì una cosa calda bagnarle la spalla. Spostò di poco la testa e vide che il bambino le aveva vomitato addosso. «Oh mio Dio!» esclamò schifata mentre si toglieva il bambino di dosso e lo dava alla madre. Doniya si affrettò a cullare il bambino, stringendoselo al petto, in un modo che solo le mamme possono conoscere, mentre Johanna alzava la parte della maglietta sporca per andarla a pulire. Andò in cucina e prese un tovagliolo bagnato, cercando di togliersi di dosso la bile, quando sentì piombare il silenzio in casa. Si sporse dalla porta della cucina e vide Ben addormentato nel passeggino, mentre Doniya si legava in una coda alta i folti capelli marroni. «Potrai mai perdonarmi?» disse mentre rimetteva la borsa nel porta bagagli del passeggino, preparandosi ad andarsene. Johanna buttò il tovagliolo e con faccia schifata si sfilò la maglietta, rimanendo in cannottiera. «Tranquilla, può capitare..» rispose, gettando la maglietta per terra quanto più lontano possibile. «Ora tolgo il disturbo, penso di averti infastidita abbastanza». Doniya prese i manici del passeggino e incominciò a spingere, aprendosi la porta.
«No, hai portato solo un po’ di confusione in questa casa silenziosa» disse Johanna stampandosi sulla faccia un sorriso soddisfacente, mentre Doniya usciva fuori, ridendo.
«Tanto tra circa otto mesi toccherà a te, o sbaglio?».
Johanna sgranò piano gli occhi e la salutò, accompagnando la porta a chiudersi con un gesto del braccio. Rimasta nuovamente sola, si andò a buttare a peso morto sul divano, con le mani nei capelli e la maglietta appallottolata nell’angolo della stanza. I bambini sono un tormento nei primi periodi, e lo sapeva, ma non si era preparata ad avere un bambino così strettamente vicino come quella mattina. Anzi, qualsiasi pensiero fatto nei giorni precedenti stava lentamente crollando, lasciando spazio a nuovi dubbi e perplessità. Si strinse tra le braccia, percosse da un brivido di freddo, con lo sguardo puntato sulla maglietta sporca. «Che cosa ho fatto».






Spazio autrice
Ciao a tuttiiiiii, eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vi piaccia.
Non potete capire quanto io mi sia affezionata a questi personaggi, giuro!
Diciamo che sostanzialmente in questo capitolo non accade nulla di che fuorchè l'incontro con Doniya, il cui episodio ricopre un ruolo davvero molto importante perché fa pensare davvero tanto la nostra Johanna. Voi come reagireste, se foste in lei?
Prima di dileguarmi, voglio dirvi tre cose:
1) ho concluso la raccolta di os pubblicando la terza che è sul carissimo Harry. Vi lascio il link così che possiate farci un salto (cliccateci sopra) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3033881&i=1 e magari mi lasciate un commentino;
2) sabato prossimo inizierò a pubblicare 'Nothing is like it used to be' :D;
3) ieri è stato il mio diciottesimo compleannoooooooooooo *saltella come una scema*.
Okay, dopo questa....posso andarmene ahahahah
Lasciatemi qualche commento su questo capitolo, intanto ahahah.
Love you.
A sabato prossimo,
Eli.


 
  
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