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Autore: Iaiasdream    22/02/2015    4 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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BAKA TIME: IN RITARDO… ANCORA!! Scusatemi!!!! Sono quasi quattro mesi di ritardo con questa storia. È imperdonabile lo so. Quindi non voglio farvi ancora aspettare.
Voglio solo ringraziare tutte le lettrici che hanno inserito la mia storia fra le preferite, seguite e ricordate. Vi ringrazio davvero di cuore! Vi lascio alla storia, un bacione!!
 
 
 
32° capitolo: REGALO DI NATALE
 



Mi ha sempre affascinato il paesaggio dipinto dai vari colori della natura che circonda le vaste aree campagnole, lontane dalla città. Intensifica dentro di me quella sensazione di pace che cerco, ormai invano, da tanto tempo.
Gli innumerevoli e deformi alberi di ulivo, scorrono velocemente davanti ai miei occhi, sembrano volermi seguire, e quel movimento difficile da sostenere, rende pesanti le mie palpebre, costringendomi, così, a chiuderle, per permettere alla mia mente di concedersi al sonno. Accompagnato da esso, un ricordo: la pioggia più fitta e inesorabile che potesse lambire il mio cuore; lacrime amare e brucianti che mai il mio viso abbia dovuto sopportare in tutto il suo tempo di vita, e in fine il più grande dolore, sopportato in tutti questi anni.
Trasalisco di scatto, ritrovandomi a guardare il paesaggio in movimento, riflesso sul parabrezza dell'auto.
<< Cos'hai? >> chiede Castiel al mio fianco. Gli volgo lo sguardo cercando di riprendere il mio naturale ritmo respiratorio.
<< N-nulla >> rispondo con un sibilo, ripoggiando la schiena contro il sedile. << Castiel... chi era al telefono? >> chiedo quasi intimorita.
<< Siamo quasi arrivati >> m'interrompe, cambiando volutamente discorso.
<< Andiamo a casa mia? >> chiedo rassegnata.
<< Ti accompagno >>
<< E tu? Dove vai? >>
<< Ho qualcosa da fare >> risponde secco muovendo lo sterzo in senso orario.
<< Cosa? >> ribatto spazientita. Non ricevo alcuna risposta da lui, e a quel punto, cercando di non perdere del tutto le staffe, raccolgo quanta più aria possibile nei polmoni e sospirando aggiungo: << Castiel, non ricominciare con i tuoi silenzi! Ti ho promesso che lotterò al tuo fianco per salvare il nostro amore... >>
<< Ginevra è tornata al paesello >> m'interrompe con voce secca.
Dal canto mio, non riesco più a proferir parola, rimango con le labbra socchiuse e gli occhi sgranati, fissi sula sua immagine impassibile. Tempo qualche secondo e dentro il mio cuore inizio a sentire un miscuglio di emozioni negative. Scuoto la testa stringendo le palpebre con l'intento di cancellare la figura di quella maledetta.
<< È... È tornata? >> riesco solo a sibilare dopo qualche secondo di esitazione.
<< Non devi preoccuparti Rea, questa volta non l'avranno vinta loro >> sorride beffardo.
<< Cosa vuoi dire? >> chiedo speranzosa.
<< È una sorpresa >> risponde voltandosi a guardarmi, regalandomi un sorriso sincero. Sto per ribattere, ma il rumore del freno sugli pneumatici me lo impedisce annunciando l'arrivo a casa mia. Mi volto smarrita, mentre sento il rumore del clacson riecheggiare da fuori.
Vedo la porta d'entrata aprirsi per far uscire Kim con mio figlio in braccio. Quest'ultimo si dimena, incitando la mia amica a lasciarlo andare.
Il mio gesto è istintivo: velocemente apro lo sportello ed esco dall'auto.
<< Mamma! >> urla Etienne correndomi incontro.
<< Etty, sta attento a non cadere! >> esclama Kim correndogli dietro.
Accolgo mio figlio fra le braccia, e non appena il suo corpicino si unisce al mio, mi avvinghia, stringendomi con forza.
<< Mammina, pensavo non tornassi >>
<< Ma che dici Etienne? La mamma non lo farebbe mai >> rispondo stringendolo ancor di più.
<< Ciao Castiel! >> lo sento dire dopo un po'.
<< Ciao Pulce! >>
<< Uffa! >> esclama il distaccandosi da me e incrociando le braccia al petto storcendo le labbra << smettetela! Io non sono Pulce! Né Etty! Il mio nome è Etienne! Mamma di' anche tu qualcosa! >>
<< Smettetela entrambi! >> esclamo linciando con gli occhi Kim e Castiel. Quest'ultimo sorridendo, si allontana dall'auto e avvicinatosi a me, allunga le mani verso Etienne, invitandolo ad andare con lui. Il bambino non se lo fa ripetere e gongolando passa fra le braccia del rosso, che non perde tempo a giocare lanciandolo dolcemente per aria. Vedo il mio bambino ridere e incitarlo a continuare. Non posso fare a meno di sorridere, e riempirmi il cuore di gioia.
<< Castiel, domani verrai con noi a casa di zio Lysandro alla cena e di Natale? >>
<< Non lo so, vedremo >> risponde Castiel con estrema sincerità. Lo guardo attentamente cercando di scorgere nei suoi occhi qualche barlume di speranza, quella che ha promesso di darmi per tornare da me. A un tratto mi rivolge lo sguardo, e così rimaniamo a fissarci complici.
<< Quando avete finito con le vostre frasi sott'intese, volete degnarmi della vostra attenzione? >> chiede dopo un po' Kim incrociando le braccia al petto e lanciandoci delle rudi occhiatacce.
<< Ciao Kim >> la saluto sorridendo.
<< Ciao, un corno! Ma che caz...spita! >> esclama correggendosi velocemente dopo aver visto l'espressione curiosa di Etienne. Sa che non voglio che si dicano volgarità davanti a lui.
<< Ma dico io... fate come se io non ci fossi! Non vi basta avermi fatta preoccupare terribilmente, adesso m'ignorate? E che caz... >>
<< Kim! >> la interrompo indicandole Etienne con gli occhi.
<< E vabbè! Tappagli le orecchie! Sono due giorni che non dico parolacce! Sai che martirio? >>
<< Vorrà dire che te lo lascerò spesso >>
<< Provaci >> ribatte lei fulminandomi con un solo sguardo.
Scherzando e ridendo entriamo in casa, ma appena varcata la soglia, Castiel mi porge il bambino annunciando che deve andare. Tra le insistenze di Etienne, nel tentativo di farlo rimanere e i perché di Kim, molto curiosa, io sono l'unica che rimane in silenzio a fissare malinconicamente il vuoto.
<< Ho da fare Etienne, non appena posso, verrò a giocare con te >> risponde Castiel calmando l'euforia del bambino. Dopo quelle parole, mi accorgo che un imbarazzante silenzio si è impadronito del nostro udito. Alzo lo sguardo verso il rosso, che mi guarda come se aspettasse una mia reazione.
Perché non mi muovo? Perché non dico niente? Caspita! Ieri sera ci siamo amati perdutamente! Normalmente, dovrei abbracciarlo e baciarlo, facendogli mille raccomandazioni, e invece, non riesco a muovermi.
Come al solito, e per mia fortuna, Kim capisce al volo la situazione, e prendendo per mano Etienne, si dirige in cucina offrendogli una fetta di pane e nutella. Il bambino accetta senza opporsi, e così Castiel ed io rimaniamo soli.
<< ... Rea? >>
<< Promettimi solo una cosa! >> lo interrompo sentendomi il viso avvampare.
<< Dimmi >> chiede lui sorridendo.
Mi stringo nelle spalle e volgendo lo sguardo da un'altra parte, mormoro: << torna da me >>
Non ho il tempo di terminare la frase, che mi sento afferrare per un polso e subito, vedo le sue labbra piombarsi con impeto sulle mie.
Castiel mi avvolge la schiena, facendomi aderire al suo petto, mentre, con maestria, rende il bacio più travolgente.
Quando si distacca, riprende fiato, poi dolcemente appoggia la sua fronte alla mia e sussurra: << Te lo prometto, vita mia >>
 
***
 
<< Sai quello che stai facendo? >>
Indifferente a quella domanda posta per l'ennesima volta da Kim, afferro il canovaccio ricamato, e mi accingo ad asciugare le posate.
<< Rea perché non mi rispondi? >>
<< Cosa vuoi sentirti dire Kim? >> chiedo appoggiando il tutto sul piano del mobile << Sono preoccupata! È l'unica cosa che riesco a pensare in questo momento >>
<< Cosa ti rende preoccupata? >> chiede appoggiando i gomiti sul tavolo e incrociando nervosamente le dita << Il ritorno di quella puttana? >>
<< Non è solo quello >> rispondo passandomi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi afflitta.
<< E allora cosa? Cazzo Rea! Ti sei liberata di quell'impiastro di Armin, hai avuto un travolgente ritorno di fiamma con Castiel, adesso qual è il problema? >>
<< Lo sai bene >>
<< No, non lo so! >> esclama sbattendo un pugno sul tavolo, poi alzandosi, si reca alla finestra e incrociando le braccia al petto, sbuffa infastidita. << Perché deve essere così complicato? >> mormora con voce tremante. << Fosse dipeso da me, avrei mandato a fanculo tutto >>
<< Ma tu pensi che io non ci abbia mai pensato? >> sorrido amaramente, avvicinandomi a lei.
<< E allora fallo, porca miseria! >>
<< Alle volte t'invidio sai? >> sibilo ignorando il suo incitamento << sai essere così spontanea e menefreghista senza porti alcun problema >>
<< Forse perché la mia vita in confronto alla tua è così povera di suspense? >>
<< Se vuoi, possiamo cambiarci i ruoli >> propongo dopo un po' sbuffando un sorriso per sdrammatizzare la situazione, che a parer mio è diventata troppo pesante anche per essere sostenuta da una forza della natura come Kim.
<< Già, scherziamoci su’! >> esclama quest'ultima stiracchiandosi e sbadigliando. << Se permetti, vado a farmi un bagno, tra qualche ora dovremo prepararci per andare a casa di Rosalya... ha insistito tanto perché cenassimo da loro >>
<< Mi chiedo per quale motivo non sono partiti per la luna di miele? >> chiedo ritornando ad asciugare le posate.
<< Volevano passare il Natale con noi >> risponde Kim a voce alta, recandosi verso le scale << partiranno dopo le feste! >>
La voce della bruna si dissolve con la sua lontananza. Il silenzio ritorna a invadere la cucina. Ho terminato le mie faccende, e strofinandomi le mani per riscaldare, mi avvicino di nuovo alla finestra: le bianche nuvole che coprono il cielo, sembrano nascondere qualcosa di minaccioso. A un tratto, un brivido di freddo, si delinea lungo la mia schiena, facendomi trasalire. Senza volerlo, le labbra danno inizio a un tremolio frenetico, mentre i miei occhi puntati contro la finestra non accennano nessun movimento, sembrano quasi pietrificati.
<< Castiel, dove sei? >> mi ritrovo a sibilare.
<< Mamma? >>, è Etienne a riportarmi alla realtà. Rizzo la schiena, volgendomi per guardarlo. Regge in mano il telefono di casa, e me lo porge guardandomi con aria curiosa.
<< Cosa c’è Etienne? >> chiedo stringendomi nelle spalle.
<< Zia Rosalya >>
Afferro il telefono, accarezzando la testa di mio figlio, che rimane fisso a guardarmi con il capo chinato verso l’alto.
<< Rosa? >>
<< Rea, Etienne mi ha detto che sei tornata dall’ospedale >>
<< Sì, qualche ora fa >>
<< Com’è andata l’operazione? >>
<< Tutto bene >>
<< E la serata con Castiel? >>
Ed ecco la domanda che mi sarei dovuta aspettare da una come Rosalya. Istintivamente rivolgo lo sguardo ad Etienne, che continua a guardarmi ignaro del ragionamento hot che si verrà a creare repentinamente, se decido di rispondere alla domanda della bambolina argentata.
<< Rosa, non ti sento… >> provo a divagare.
<< Ehi, ti avviso che con me non attacca, quindi cerca di rispondere, almeno tu! Castiel mi ha chiuso il telefono in faccia! >>
<< Lo hai chiesto anche a Castiel?! >> esclamo sbalordita.
<< Perché, ho sbagliato? >>
“Ma secondo te! Eri davvero convinta che Castiel ti avrebbe risposto?”. Scuoto la testa sospirando, stringo gli occhi passando una mano sul viso.
<< Ti prometto che stasera ti racconto tutto >> mormoro rassegnata.
<< Guarda che l’hai promesso >> insiste lei beffarda.
Ci salutiamo senza aggiungere altro.
<< Cosa voleva? >> chiede a un tratto il bambino.
<< N-nulla di ché >> rispondo accennando un sorriso forzato. << è meglio se andiamo a prepararci Etienne >>
<< Mamma, verrà anche Erich? >> chiede il bambino afferrandomi la mano e trascinandomi con gentilezza verso le scale.
<< Penso di sì >>
<< Che bello! Mi piace giocare con lui >>
<< Lo so >>
Saliamo al primo piano, e subito la stonata voce di Kim, intenta a intonare una canzone sconosciuta, che naturalmente, e di sicuro, fa parte del suo repertorio, risuona per il corridoio, indisturbata. Etienne ed io ci guardiamo per qualche istante, per poi scoppiare a ridere divertiti.
<< Vi ho sentito! >> esclama la bruna dal bagno << Siete solo invidiosi della mia splendida voce! >> aggiunge dopo un po’ uscendo, mostrandosi coperta da un cortissimo asciugamano che dovrebbe coprirle l’intero busto, e invece lascia scoperto più del dovuto.
Come un fulmine copro gli occhi di Etienne, portandolo dietro di me.
<< Kim! Vuoi cortesemente coprirti? >>
<< Ché? Sono per caso nuda? >> chiede squadrandosi << No! >> si risponde da sola.
<< C’è il bambino! >>
<< E allora? Ascoltami bene, amica mia… >> mormora avvicinandosi al mio orecchio << tuo figlio… >> ciò che sibila dopo mi fa trasalire.
<< Kim, non azzardarti a dirlo in presenza di altri! >> esclamo linciandola con gli occhi.
<< Non preoccuparti, l’ho detto in confidenza, non sono mica idiota da sput… rivelare tutto >>
<< Cosa state dicendo? >> interviene Etienne dietro di me.
<< Sai, mi sto davvero pentendo di avertene parlato >> sospiro, ignorando completamente la domanda di mio figlio.
 
***
 
Mi ero davvero dimenticata come fosse la casa di Rosalya, l’ultima volta che la vidi, mancavano i muri pittati di glicine, e la tappezzeria completamente rimodernata, naturalmente, a suo piacimento.
Rimango fissa a guardare quella meraviglia che s’imprime nei miei occhi, Rosalya ha davvero superato se stessa. Sembra di stare in una sala dove avvengono le sfilate, e quei mobili con i loro rivestimenti, non sono altro che modelle sulla passerella.
<< E’ meglio serrarla questa >> interviene Kim, chiudendomi la bocca, e distruggendo così l’incanto << non vorrei che si frantumasse a terra e rovinasse tutto questo idillio >>
<< Come fai a rimanere sempre così indifferente? >> le chiedo infastidita.
<< Semplicemente: me ne frego >>
Scuoto la testa sorridendo.
<< Che fate lì impalate? >> chiede Rosalya tutta eccitata, uscendo da una delle tante camere di questa casa meravigliosa. << Avanti, venite nella sala da pranzo >>
La seguiamo senza battere ciglio, e quando varchiamo la soglia della stanza da lei citata, cerco di tenere bene a mente il consiglio di Kim: mi reggo il mento, altrimenti so che lo stupore me lo farebbe staccare completamente dal resto della mascella.
Mi sembra di stare nella casa delle bambole. Come cavolo ha fatto ad arredarla in questa maniera in così poco tempo? E pensare che volevo spendere i soldi nel comprare quelle casette da collezione, quando ne ho una qui in scala reale e con tanto di bambola all’interno.
<< Ciao ragazze! >>
Kim ed io ci voltiamo nello stesso istante ritrovandoci a guardare Lysandro, seduto come un perfetto nobile, sul divano difronte il focolare acceso.
<< Ciao zio Lys! >> esclama Etienne raggiungendolo.
<< Siete sole? Castiel non è con voi? >>
<< Castiel… >> mormoro come un’ebete.
<< Cass aveva da fare >> risponde prontamente Kim.
<< Però ha promesso che viene >> aggiunge Etienne giocherellando con il merletto della camicia di Lysandro. Quest’ultimo ci osserva titubante, sembra voglia chiederci qualcosa, ma non lo fa. E forse è meglio così, non voglio rispondere a nessuna domanda, perché il pensiero verso Castiel e il ritorno di Ginevra, mi stanno attanagliando il cuore.
La sera giunge in fretta, e il lungo tavolo che troneggia la sala da pranzo è stato apparecchiato da un pezzo.
Lysandro legge indisturbato un libro, mentre Kim ed Etienne giocano a tombola bisticciando tra di loro per contendersi la quaterna, con premio: il panettone. Io, appoggiata all’infisso della porta, con le braccia incrociate al petto, li guardo divertita. A un tratto mi sento sfiorare la spalla. Mi giro di scatto. Rosalya mi sorride maliziosa, e con un sibilo m'invita a seguirla. So già cosa vuole, e senza replicare, sapendo già che insisterebbe, m'incammino nella sua scia.
Entriamo in cucina e subito, il forte profumo del pollo invade le mie nari facendo brontolare il mio stomaco che urla dalla fame.
<< Che odore >> mormoro con l’acquolina in bocca.
<< Allora, a noi due Rea >> esordisce la bambolina strofinandosi le mani.
<< Mi fai quasi paura >>
<< Avanti Rea, dimmi subito cosa è successo fra te e Castiel! >>
<< Ok. L’abbiamo fatto >> rispondo tutto d’un fiato.
<< E lo dici così? >> chiede lei scettica.
<< P-perché? Come avrei dovuto interpretarlo? >> chiedo smarrita.
<< Uffa! Non sai per niente essere sentimentale. Sembra quasi che stia parlando con un uomo delle caverne: l’abbiamo fatto! >> l’ultima frase l’ha espressa indurendo la voce.
Rimango a fissarla sbalordita. “Alle volte, davvero, mi chiedo se la mia esistenza non è altro che un miscuglio di anormalità. E poi sarei io quella con problemi!”
<< E ora perché mi guardi così? >> chiede dopo un po’, guardandomi con bieco.
<< Nulla! >> rispondo secca, recandomi al lavandino per riempirmi un bicchiere d’acqua.
La cucina di Rosalya è tipica di quelle americane, infatti, sopra il lavandino regna una finestra alta un metro dalla quale viene riflesso il giardino. Guardo l’esterno con malinconia, e noto che dal cielo, illuminati dai lampioni, i fiocchi di candida neve iniziano a scendere lentamente.
<< Nevica >> sussurro con dolcezza continuando a fissare l’esterno. Il buio contrastato da quelle luci rende l’atmosfera quasi inquietante, ed eccolo qui, quel brivido sentito prima, ritorna a percorrermi la schiena. Chiudo gli occhi dandogli sfogo, tremando, e quando li riapro, il mio cuore perde un battito. Tutti i miei sensi si concentrano sullo sfondo riflesso sui vetri della finestra, impedendomi di ascoltare le parole di Rosalya.
Istintivamente mi allontano dal lavandino recandomi alla porta della cucina. Rosa mi chiama, ma non dico nulla. Voglio raggiungere l’uscita e rendermi conto che non sto sognando.
Quando vi giungo, afferro la maniglia con esitazione, e raccogliendo abbastanza aria nei polmoni, abbasso il saliscendi aprendo la porta.
No. Non è un sogno. Ciò che ho davanti ai miei occhi è la pura, semplice realtà.
Fra quella flebile pioggia ghiacciata, l’immagine di Castiel, succube delle ombre, opera della luce, resta ferma lì, davanti al cancello. Semplicemente, aspetta.
Esco di casa ancora incredula. Non riesco neanche a sentire il freddo che penetra indisturbato nella carne avvolta solo da un maglioncino rosso. Accenno due passi verso di lui.
<< Castiel >> sussurro con voce tremante. << C-Cass! >> lo chiamo ancora e questa volta alzando il tono per farmi sentire, e mentre mi avvicino più a lui, finalmente riesco a distinguere la sua espressione del viso; sta sorridendo.
<< Sono tornato Rea >> lo senti dire, facendo fermare i miei passi << come ti avevo promesso >> aggiunge avvicinandosi per eliminare l’ultimo spazio che ci divide. Quando ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza, allunga la mano sul mio viso accarezzandomi lievemente la guancia. I suoi occhi luccicano, e quel suo colore raro, sembra quasi fondersi con il bianco della neve, facendolo diventare cristallino.
Sento il mio cuore spingere le pareti del petto.
<< Sono tornato da te >> ripete con un sussurro avvicinando le sue labbra alle mie, e prima di unirle completamente, aggiunge: << e questa volta per sempre >>.
 
 

BAKA TIME 2: Ed eccoci finalmente al termine della mia storia… Sto scherzando!!! Come vi è sembrato questo capitolo? Fatemelo sapere, mi raccomando!
Alla prossima!! Vado di fretta, purtroppo! :’(
   
 
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